La forza del velocista negli anni ’90. Leoni era già nel futuro

02.01.2022
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Negli articoli che abbiamo dedicato al lavoro sulla forza ci aveva colpito il grande ricorso alla palestra che faceva, e che fa, Davide Cimolai il velocista chiamato in causa. Spesso abbiamo sentito dire che corridori di 20 o 30 anni fa si allenavano in maniera molto più semplice, salivano in bici e andavano. Incuriositi da tutto ciò, abbiamo chiesto ad Endrio Leoni, uno degli sprinter più forti degli anni ’90 e anche di inizio 2000.

Vi anticipiamo però che dopo averlo sentito siamo rimasti parecchio colpiti anche noi. Leoni infatti era un vero antesignano della preparazione moderna, anche se non mancavano, come vedremo, elementi vecchio stampo.

Endrio Leoni è stato pro’ dal 1990 al 2002, era davvero molto potente. Il guizzo dei 50 metri finali era il suo punto di forza
Endrio Leoni è stato pro’ dal 1990 al 2002 era davvero molto potente. Il guizzo dei 50 metri finali era il suo punto di forza
Endrio, come allenava la forza il velocista ai tuoi tempi?

Posso dire come facevo io e non tanti avevano i miei metodi. Oggi il preparatore ha una certa idea di forza e impone i suoi lavori agli atleti, ma ognuno è diverso. Io sono Leoni, tu sei Cipollini e lui è Van der Poel: ognuno è diverso e reagisce diversamente a questa componente. Io per esempio non credevo alle classiche SFR in salita. Almeno per un velocista, a mio avviso, non andavano bene perché rallentavano troppo le fibre.

E come facevi la forza in bici?

Facevo molte partenze da fermo e delle volate in salita. Entrambe con il rapportone… Iniziavo con durate di 12”-15” secondi fino ad arrivare a 30”. Le facevo al massimo.

E lavoravi anche in palestra?

Sì, molto, anche quattro volte a settimana.

Cosa facevi?

In palestra lavoravo con massimali abbastanza alti, al 90%. Facevo il “castello”, lo squat… Lavoravo da prima con una gamba, esercizi monopodalici, e poi con due gambe con le quali curavo soprattutto l’esplosività. Ero arrivato a fare lo squat anche con più di 120 chili.

Tante volate al massimo con il lungo rapporto per Leoni: così curava la forza in bici
Tante volate al massimo con il lungo rapporto per Leoni: così curava la forza in bici
Come eseguivi queste ripetizioni?

Facevo delle serie da 5-6 ripetute molto veloci. E già nel 1999 usavo il “biorobot” il quale mi dava dei range di velocità di esecuzione da rispettare.

Biorobot? Di cosa si tratta?

È un macchinario che si attaccava il bilanciere. Bisognava eseguire la ripetuta più o meno in 3-4 decimi di secondo. Se si era più veloci vuol dire che il carico era poco, se si era più lenti vuol dire che era troppo. Era un qualcosa di molto raro, di derivazione dall’atletica leggera. Mi seguiva Mario Del Giudice, un preparatore molto esperto appunto nell’atletica. Colui che accompagnò Manuela Levorato (fortissima sprinter degli ’90-2000 e tutt’ora primatista dei 100 metri, ndr) ai suoi record. Del Giudice poi lavorò anche con Davide Rebellin.

Quanto facevi palestra e quante volte ci andavi a settimana?

La iniziavo a novembre e la concludevo a fine gennaio. Anche perché poi si andava in ritiro e la si lasciava. I ritiri non erano organizzati come adesso. Ci andavo quattro volte a settimana: due volte facevo pesi e corpo libero e due volte solo corpo libero. Tanta palestra mi ha fatto molto bene, a mio avviso. Mi ha “ringiovanito” muscolarmente. E infatti nel 2001 e nel 2002, a 33-34 anni, ho vinto ancora abbastanza.

Durante la stagione mantenevi le sedute in palestra?

Ho fatto dei richiami, ma non mi davano grossi frutti. Credo che fosse un qualcosa di molto soggettivo. Avevo la sensazione di “incatramarmi”. Lavorare in palestra era un mesociclo che richiedeva 30, anche 40, giorni per essere metabolizzato. Invece oggi vedo che è cambiato molto. Ho sentito di gente che ha fatto i pesi prima delle crono o anche durante il Giro d’Italia. Poi vedo anche che si cura la forza in altri modi: con corde in sospensione, che riguardano anche l’equilibrio, come voi stessi avete scritto.

Hai parlato anche di esercizi a corpo libero: cosa facevi?

Sostanzialmente ci curavo l’esplosività, l’agilità generale del corpo. Penso per esempio al mezzo squat (balzi accosciati molto veloci, ndr), skip, corsa calciata…

In effetti c’è molta atletica leggera in tutto ciò…

Vero. Ma lo dice la parola stessa: atletica, atleta. Prima si forma l’atleta poi il corridore, il ciclista. Sotto questo punto di vista il ciclismo è stato indietro per molti anni. Ci si è messo un bel po’ a capire l’importanza della palestra e di certi esercizi.

Com’era pertanto una tua seduta in palestra?

Iniziavo con il tapis roulant, 20′ anche 30′ di riscaldamento. Poi passavo alla bici: 15′ di rulli. E poi ancora mi dedicavo agli esercizi a corpo libero. Successivamente passavo al castello, agli esercizi di squat. Dapprima monopodalico, anche per ritrovare una simmetria tra le due gambe che io non avevo, e poi con tutte e due. Quindi facevo la pressa. Al termine della seduta trasformavo tutto in bici. Ogni due o tre settimane aumentavo i carichi. Con il preparatore valutavamo i miglioramenti in modo costante.

Leoni faceva molta ruota fissa nel periodo invernale. Secondo lui sarebbe stato ottimale riprenderla anche nel corso della stagione
Leoni faceva molta ruota fissa nel periodo invernale. Secondo lui sarebbe stato ottimale riprenderla anche nel corso della stagione
Cosa facevi, agilità?

Uscivo con la ruota fissa. Per me è un gesto molto importante, fondamentale direi. Si utilizzano appieno i muscoli antagonisti e protagonisti. Completano la preparazione e il lavoro a secco.

Che rapporti giravi?

Utilizzavo il 39×19 e man mano andavo a scalare con il 18, il 17… a non meno di 110 rpm. Facevo la ruota fissa per un arco di tempo di 40 giorni, tre volte a settimana. Ci facevo anche 100 chilometri. Per un velocista potente è anche più facile farla rispetto ad uno scalatore, anche psicologicamente. Ecco, la ruota fissa sarebbe stato opportuno richiamarla anche durante la stagione, ma spesso per “pigrizia” nel preparare la bici non la si faceva. Se potessi tornare indietro…

Una tua settimana tipo d’inverno quindi com’era strutturata?

Il lunedì andavo in palestra e poi uscivo in bici due ore. Il martedì correvo a piedi, attività che se ben fatta dà molti benefici, facevo poi degli esercizi a corpo libero e un giretto in bici. Il mercoledì facevo esercizi a corpo libero e poi uscivo in bici. Il giovedì riposavo (giovedì e mercoledì a volte si potevano invertire). Il venerdì come il lunedì: palestra e bici. Il sabato e la domenica pedalavo con la bici normale. Iniziavo con un paio d’ore e man mano andavo ad aumentare.