Scott non si fa trovare impreparata per il 2021 e lancia sul mercato la nuova Addict RC. Una bicicletta dal pedigree prestigioso che ha vinto la Vuelta lo scorso anno con Simon Yates. La nuova versione si propone ancora più competitiva.
Un punto su cui Scott ha lavorato molto è l’aerodinamica, ad iniziare dall’integrazione dei cavi. La nuova Addict RC è la prima bici che ha il passaggio dei cavi totalmente integrato sia per i gruppi meccanici che elettronici. Questo risultato si è avuto con il nuovo “asse eccentrico per forcella”. In pratica è stato creato uno spazio fra i cuscinetti, superiore e inferiore, della serie sterzo. In questo modo è possibile far passare tutti i cavi sia della trasmissione che dei freni. Tutto questo in combinazione con il manubrio Creston IC ha prodotto la piena integrazione.
Sempre per favorire l’aerodinamica è stato brevettato un nuovo profilo dei tubi, con l’obiettivo di ridurre la resistenza all’aria. Anche i foderi obliqui più bassi concorrono a migliorare l’aerodinamica evitando che l’aria ristagni in quella zona e crei una resistenza maggiore.
Il marchio svizzero è riuscito grazie a una stratificazione innovativa delle fibre di carbonio a modulo elevato, a incrementare la rigidità del telaio del 14,5% e senza penalizzazioni in termini di peso. La geometria è ovviamente tipica di una bicicletta orientata alla ricerca delle prestazioni.
Nell’immagine di apertura si vede la Scott Addict RC Pro montata con lo Shimano Dura Ace Di2 e ruote Syncros Capital 1.0 35 Disc.
Un sole insolitamente tiepido per la Vuelta, colori autunnali… Il via questa mattina da Castrillo del Val sembrava piuttosto silenzioso con quel chilometro zero nel “deserto” delle colline castigliane. Tutto tranquillo, prima della tempesta e delle polemiche.
Volata che Deceunick-Quick Step, ma soprattutto Bora Hansgrohe nel finale sono riuscite ad ottenere. I primi con Sam Bennett, i secondi con Pascal Ackermann.
La giornata era passata tranquilla. Una fuga a due non impensieriva il gruppo. L’unico brivido c’era stato a poco meno di 15 chilometri dall’arrivo, quando Primoz Roglic forava. Ma l’assistenza dell’ammiraglia, l’attesa dei suoi compagni e delle gambe davvero ottime lo riportavano in gruppo in pochissimo tempo.
Spallate old style
I due treni schierati entrano all’ultimo chilometro la Bora davanti e la Deceuninck dietro. La velocità è alta, ma forse non altissima. Infatti il lettone della Trek-Segafredo Emils Lipeins decide di buttarsi sulla ruota “pregiata” del gruppo, quella di Sam Bennet.La maglia verde di Parigi chiaramente non ci sta a perdere quel bel vagone. Tanto più che è a ruota di un suo compagno e così prima gli molla una spallata e poi un’altra. Di certo l’irlandese non gli ha fatto gli auguri per il compleanno. Lipeins si voleva fare il regalo ma evidentemente ha sbagliato giorno.
Sam Bennett (30 anni) nel retro del podio con la giuriaSam Bennett (30 anni) nel retro del podio con la giuria
Scoppia la polemica
Si arriva ai 300 metri e parte tutta la cavalleria pesante. Bennett rimonta e passa Ackermann. Tra i due nessuna polemica. Ma quando l’irlandese si prepara per salire sul palco la giuria lo ferma e chiama il tedesco sul podio.
«Serve il var», tuona il manager belga Patrick Lefevere. La spallata di Bennet in effetti è forte, ma non è la prima volta che si vedono certi colpi in volata. Sam non parla. Mentre Pascal, che ha certamente rivisto lo sprint, glissa: «Ero davanti e non ho visto nulla. Io ho fatto il mio sprint e ho visto Sam che risaliva forte tanto da passarmi. Devo ringraziare i miei compagni che hanno fatto un lavoro eccezionale portandomi nella migliore posizione. E mi fa piacere di aver vinto una tappa alla Vuelta alla mia prima partecipazione».
Ma intanto la polemica è scoppiata. Patrick Lefevere della Deceuninck ripropone gli sprint a spallate che si sono visti anche in questa stagione. Luca Guercilena, manager della Trek Segafredo risponde che la scorrettezza è evidente. E soprattutto che le immagini televisive sono chiare e che non c’è bisogno del var.
Parla Petacchi
A questo punto quale parere migliore di Alessandro Petacchi? Alejet che certe situazioni le ha vissute chiarisce: «La spallata c’è. Diciamo che ia miei tempi non sarebbe successo nulla. Bennett è stato un po’ troppo “vistoso”. In fin dei conti erano un po’ “mezzo e mezzo”. Per me la giuria lo ha penalizzato più in ottica futura che non per il fatto. Sulla prima spallata il lettone si sposta e se ci fosse stato qualcuno o fosse stato alle transenne sarebbe stato un bel caos. La giuria vuole evitare altre situazioni tipo quelle viste in Polonia e scoraggiarle.
«Poi, ragazzi, bisogna vedere cosa è successo davvero tra i due – riprende lo spezzino – se c’erano dei pregressi, se gli ha detto qualcosa. Senza contare che Bennett era a ruota di un suo compagno e ci sono regole non scritte che vanno rispettate: non puoi inserirti così in un treno. Fosse stato a ruota di un altro uomo magari si sarebbe arrabbiato di meno».
Dopo il giorno di riposo la Vuelta Espana riparte a tutta e con tutti i corridori, visto che i tamponi effettuati sono stati tutti negativi. E lo fa con la Vitoria-Gasteiz a Villanueva de Valdegovia di 159 chilometri. Ancora una frazione nel Nord della Spagna e ancora una frazione affatto intermedia. Il menu prevede infatti due volte l’Alto de Orduna.
Non c’è un metro di pianura e per lunghi tratti è anche piovuto. Tappa da attaccanti. E da corridori esperti a caccia di riscossa.
La stoccata di Woods
E in fuga ci va un foltissimo drappello. Dentro ci sono nomi buoni, Michael Woods, Alejandro Valverde, Davide Formolo, George Bennet… In tanti hanno piazzato un uomo davanti. E proprio Bennet della Jumbo Visma lascia presagire un attacco di Primoz Roglic.
Ma quando in fuga ci sono 36 corridori è chiaro che qualcosa deve succedere. E così vanno via in quattro: Valverde, Woods, Fraile e Peters.
Alejandro, tira più di tutti. In qualche modo deve (vuole?) pensare anche alla classifica generale. Gli altri invece sono, una volta tanto, più predatori del fuoriclasse murciano. E così ai 1.400 metri Woods pianta l’assolo. “El Bala” taglia il traguardo terzo. Il canadese della Education First conferma così il suo buono stato di forma dopo la vittoria nella terza tappa della Tirreno-Adriatico. Anche quella dopo una bella fuga e con un attacco nel finale.
A sinistra Enric Mas, a destra Alejandro ValverdeA sinistra Enric Mas, a destra Alejandro Valverde
“Vecchietti” in testa
Questo arrivo fa un po’ da contraltare al risultato finale del Giro d’Italia e di quelli di molte sue tappe. Se in Italia infatti l’hanno fatta da padrone i giovani, in Spagna (almeno in questa settima frazione) si è assistito alla riscossa dei “vecchietti”. Woods ha 34 anni anche Fraile è un over 30 e Alejandro ne ha addirittura 40.
Valverde mastro
Dopo il Tour de France Valverde ha corso il mondiale e poi ha saltato le classiche. Niente Ardenne. E adesso è lì. Competitivo come sempre: nono nella generale. Chi lo conosce giura che punterà al podio. O comunque vuole stare davanti per concedere la doppia carta alla sua Movistar, visto che c’è anche Enric Mas. Il fatto che oggi abbia tirato in vista del traguardo la dice lunga. Quando punta uno come lui è un cecchino.
E proprio Mas lo ha elogiato a fine corsa. «Hai fatto una tappa da 10 e lode. Ancora ci fai emozionare». Nell’anno in cui Movistar ha rivoluzionato il suo team, il saggio Eusebio Unzue non ha rinunciato il suo pupillo di sempre. E non è un caso che lo abbia affiancato a Mas. I due hanno corso il Tour: quinto Mas, dodicesimo Valverde.
«Oggi ci ho provato – ha detto Valverde – ma il mio obiettivo principale resta quello di aiutare Enric. Sono consapevole di non essere più un ragazzino».
Sarà, ma intanto quella trenata nel finale ci lascia pensare…
Einer Rubio è da circa un mese in Colombia, preparando il Giro d'Italia. L'altura e la nostalgia di casa. La fede e la voglia di entrare fra i primi cinque
La quinta tappa della Vuelta ha riservato ancora una volta una corsa scoppiettante. E ancora una volta gli uomini di classifica sono stati protagonisti.Tim Wellens per il traguardo di giornata, Primoz Roglic per la generale.
Si andava da Huesca a Sabinanigo: 184 chilometri nel Nord della penisola iberica, proprio a ridosso dei Pirenei. Nel finale tre salite hanno movimentato la tappa.
E bravo Wellens
A 70 dall’arrivo va via la fuga buona. Dentro c’è un volpone come Tim Wellens della Lotto che non si lascia sfuggire l’occasione, tanto più con due “giovani” come Guillame Martin (il “filosofo del gruppo) e Thymen Arensman. E dire che prima della fuga buona ci aveva provato anche il nostro Mattia Cattaneo, che però essendo in classifica non ha avuto spazio.
In vista dell’ultimo chilometro finale, con pendenze superiori al 10 per cento, il gruppo dei migliori aumenta, aumenta e di nuovo è battaglia. E guarda caso Roglic mette tutti in fila.
Primoz Roglic, sorridente verso SabinanigoPrimoz Roglic, sorridente verso Sabinanigo
Costanza di rendimento
Quello che spicca è la continuità di rendimento di Primoz Roglic. Lo sloveno della Jumbo Visma è ancora al top. Il Tour, il mondiale, le classiche: per ora non sembra cedere di un millimetro.
Probabilmente perché sta correndo con una certa freschezza mentale, visto che non era in programma. La partecipazione alla corsa spagnola l’ha chiesta lui stessa. Dopo la Liegi, Roglic ha deciso di buttarsi nella mischia. Una decina di giorni di riposo a casa, a Monaco, con la famiglia gli sono bastati per riprendersi.
Era il campione uscente e non voleva mancare. Tuttavia è consapevole dei suoi limiti. Sa che probabilmente non terrà questa gamba fino alla fine. E non a caso il suo obiettivo era quello di vincere la prima tappa. Obiettivo centrato.
Forza mentale
La vera perla Roglic l’ha compiuta partecipando al mondiale. Nella condizione mentale con cui usciva dal Tour non era facile. Una sconfitta come quella subita da Pogacar non si digerisce in poco tempo. Se avesse mollato (e ci stava) avrebbe chiuso la stagione. Invece ha tenuto duro. Il suo mondiale gli è piaciuto. Ad Imola ha ripreso vigore per la Liegi a tal punto di decidere di saltare la Freccia e puntare tutto sulla Doyenne. Altro obiettivo raggiunto e la fiducia che torna a crescere.
Oggi sul duro strappo finale le ha suonate a tutti. Anche a Daniel Martin che ieri invece aveva “osato” arrivargli davanti. Il più temibile sembra essere Richard Carapaz. L’ecuadoriano della Ineos-Grenadiers, oggi dietro di 2”, ha preparato in modo specifico la Vuelta e tra tutti sembra quello più corazzato. Ma per adesso l’ex saltatore con gli sci è sempre più in roja.
Questa Vuelta proprio non smette di stupire. In Spagna è andato in scena l’ennesimo confronto fra titani. Primo Daniel Martin, secondo Primoz Roglic e terzo Richard Carapaz. La tappa era abbastanza ondulata, salvo un veloce arrivo in salita. Verso Laguna Negra de Vinuesa si è scatenato l’inferno.
Ma in questo inferno, c’è ancora un italiano che ha tenuto duro, Mattia Cattaneo. Al ritorno dopo l’ennesimo guaio della sua carriera, lo scalatore della Deceuninck-Quick Step ha chiuso 17° a meno di un minuto.
Mattia Cattaneo (30 anni) in azioneMattia Cattaneo (30 anni) in azione
Mattia, come sta andando la tua Vuelta?
Per me benissimo. Non credevo di stare così bene. Vengo infatti dalla frattura alla vertebra che mi sono procurato al Giro dell’Emilia.
E come hai fatto?
Sono stato 15 giorni totalmente fermo. Avevo anche il busto. Però tutto sommato non ho perso tutto perché venivo da una grandissima mole di lavoro che avevo fatto in vista del Giro d’Italia. Quindi ho fatto dei richiami sostanzialmente, ma non mi aspettavo di essere così brillante.
In Spagna, ogni giorno è una lotta, vedendo gli arrivi…
C’è un livello da Tour. E infatti se si va a vedere la classifica, i primi dieci vengono dalla Grande Boucle.Ineos Grenadiers e Jumbo Visma stanno imponendo ritmi altissimi. Io però ogni giorno mi sento meglio.
Oggi il gruppo ha trovato vento controOggi il gruppo ha trovato vento contro
Oggi che tappa è stata?
Il vento ha condizionato molto la corsa. Un vento contrario. Però devo dire che tutto sommato è stata tranquilla, almeno fino alla salita finale. A parte quei due o tre corridori di Jumbo ed EF Cycling che hanno tirato, noi dietro stavamo bene. Nel finale però la Ineos ha attaccato la salita fortissimo. Io sono rimasto col drappello di testa fino ai meno due e all’ultima strappata non sono riuscito ad accodarmi anche perché mi sono “incastrato” con un altro corridore uscendo da una curva.
Che salita era?
Facile. Molto veloce, a parte l’ultimo chilometro. Io l’ho presa bene. Credo intorno alla decima posizione. Poi si andava fortissimo ed eravamo tutti in fila e più o meno sono rimasto lì. Le posizioni erano bloccate.
Ci proverai?
Io e Andrea Bagioli abbiamo carta bianca, ma con quei calibri non è facile. Terremo duro e vediamo cosa succederà.
Chi vedi per la classifica generale?
Carapaz. Vedo lui e la sua squadra concentrati e agguerriti. Anche Roglic va fortissimo, però è anche vero che dopo il Tour ha corso le classiche, ha vinto la Liegi. Quanto può durare ancora?
Stai seguendo il Giro d’Italia?
Non molto se devo essere sincero. Dovevo esserci anche io e guardarlo alla tv mi fa arrabbiare! Ho visto la crono del Prosecco e stasera darò uno sguardo alla tappa dello Stelvio. Mi spiace per Almeida e la mia squadra che avevano, ed hanno, fatto un qualcosa di straordinario.
Alessandro De Marchi ha preparato la Vuelta facendo anche gravel in altura. Una novità ben ponderata anche con i preparatori. Divertimento e lavoro non sono mancati
Sarà che la Vuelta è partita da quella che doveva essere la sua terza tappa, la prima con arrivo in salita, ma lo spettacolo è già al massimo. Ieri abbiamo visto subito Roglic in maglia roja. Oggi le braccia al cielo invece le ha alzate Marc Soler. Benissimo ancora Bagioli. Ma anche Davide Formolo va forte e sembra in crescita.
La Spagna nel mirino
Lo scalatore della UAE era uscito con la clavicola rotta dal Tour de France. Dopo essere stato costretto a rinunciare anche a Mondiale ed Ardenne credeva molto in questa Vuelta.
«Mi manca il ritmo gara – dice “Roccia” – vedo che faccio fatica a tirare il rapporto e per dirlo io! Con il team abbiamo deciso di lavorare sull’agilità e ho cambiato parecchio la preparazione. Sto provando sensazioni nuove. Okay, vedo che mi salvo bene, ma poi quando davanti aprono il gas resto un po’ dietro. Vorrà dire che salverò la gamba per le tappe future. Spero che col passare dei giorni riuscirò a spingere quel dente in più».
Quest’anno Formolo ha corso poco. La frattura alla clavicola lo ha limitato moltoQuest’anno Formolo ha corso poco
Tappe corte e nervose
Ritmi frenetici. Percorsi accattivanti e tanti campioni. Lo spettacolo è assicurato.
«Il calendario ha penalizzato il Giro. Chi faceva il Tour poi poteva correre bene le classiche e la Vuelta per questo qui ci sono tutti i migliori. Il livello è molto alto. Senza contare che in Spagna con tappe così corte è dove si va più forte. Più di Tour e Giro. Oggi, per esempio, abbiamo iniziato l’ultima discesa dopo neanche 130 chilometri. Al Giro dopo 130 chilometri la tappa deve ancora iniziare! Qui si parte a tutta, nel mezzo si va sostenuti e nel finale c’è la bagarre. Difficile controllare la corsa così».
La scalata finale, l’Alto de San Miguel saliva a gradoni. Gli uomini in fuga sono riusciti a prendere un bel vantaggio e Marc Soler è stato bravo a sfruttare l’occasione. Dietro invece se le sono date.
«Chi vedo bene? I nomi sono talmente conosciuti che vanno forte tutti i soliti noti. C’è tanta gente che esce dal Tour e che ha corso molto. Come detto mi è mancato quell’ultimo chilometro per restare con i primi.
«Andrea Bagioli? E’ bravissimo. Mi piace quando un giovane italiano va forte. Ci siamo visti in altura a Livigno, lui stava facendo dietro moto. Ha grinta. E’ alla prima esperienza in un grande Giro, chissà dove potrà arrivare. Sono felice per lui».
Formolo non perde il suo buonumore, nonostante nell’ultimo anno sia stato sfortunato. Il veronese è caduto l’anno scorso proprio alla Vuelta e qualche settimana fa si è ritirato dal Tour. Dopo il Giro 2019 ha corso pochi giorni e quest’anno tra lockdown e frattura non ha fatto molto di più. Però ha voglia di fare e prima o poi tornerà a farci sognare. Magari dedicando una vittoria alla bimba che presto gli nascerà
Si riparte dalla Spagna. Se tanti team scelgono l'approccio virtuale, noi siamo dalla Quick Step che apre le porte. Inizia il 2022 e ci sono domande da fare
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute