Una Vuelta di alti contenuti. Cecchini ce la racconta

11.05.2024
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Mentre in campo maschile il Giro d’Italia è ancora alle sue prime battute, fra le donne è già andato in archivio il primo grande giro. La Vuelta di Spagna quest’anno ha cambiato un po’ fisionomia, allineandosi al format di Giro Donne e Tour Femmes con oltre una settimana di tappe. Molto è cambiato nella corsa iberica, che si è rivelata estremamente combattuta e con un importante parterre in gara, quasi mutuato dalle Classiche delle Ardenne conclusesi nell’immediata vigilia.

Elena Cecchini è una di quelle che proprio venendo dalle classiche (anche se ha saltato l’ultima, la Liegi-Bastogne-Liegi) ha corso tutta la Vuelta e si è fatta un’idea precisa proprio di com’è cambiata, pilotando la compagna di squadra Demi Vollering verso il successo.

Per Elena Cecchini una Vuelta molto impegnativa, lavorando per la Vollering
Per Elena Cecchini una Vuelta molto impegnativa, lavorando per la Vollering

«Io l’avevo corsa già lo scorso anno e ho trovato una prova molto cambiata, in meglio. Nel 2023 i problemi erano legati soprattutto agli spostamenti, si era partiti dall’estremo sud, da Valencia per concludere nei Paesi Baschi e questo aveva comportato, con un giorno di gare in meno, trasferimenti lunghissimi fra una tappa e l’altra. Lo avevamo fatto presente e gli organizzatori ci hanno ascoltato, quest’anno gli hotel erano tutti vicini».

Dal punto di vista tecnico?

E’ stata una gara molto dura, tanto è vero che le velociste non hanno avuto neanche una vera occasione per mettersi in mostra e giocarsi le proprie carte. Inoltre abbiamo trovato tanto vento. Ogni tappa aveva le sue difficoltà, infatti la classifica è stata molto diluita.

Kool era arrivata in Spagna puntando alle volate, senza trovare spazio per le sue aspirazioni
Kool era arrivata in Spagna puntando alle volate, senza trovare spazio per le sue aspirazioni
Secondo te è una corsa all’altezza degli altri due grandi giri?

Ora sì, non mancava di nulla e anche il roster era di quelli davvero qualificati, con molte protagoniste reduci dalle classiche, anzi direi che molte si sono preparate proprio nelle Ardenne per avere la gamba giusta in Spagna. Per certi versi potremmo anche dire che la partecipazione è stata superiore a quella delle altre due corse perché saranno più vicine in calendario e qualcuna sarà chiamata a una scelta. Io ho visto 8 tappe tutte competitive e di qualità, la strada imboccata è quella giusta.

E la collocazione temporale? Il fatto che sia così lontano nel tempo dall’omonima prova maschile è un vantaggio?

Difficile dirlo, bisogna considerare che la Vuelta fa da traino anche alle altre gare iberiche, ora ad esempio si sta correndo la Vuelta a Burgos e sugli organizzatori c’è un ricasco di partecipazione, anche perché per i team ci sono agevolazioni riguardanti i costi. A fine stagione poi credo che sarebbe complicato trovare un numero sufficiente di cicliste per ogni team, dopo una stagione stressante e considerando che i nostri roster non sono certamente ampi come quelli dei team maschili.

Per Faulkner successo di forza nella quarta frazione, a conferma della sua nuova dimensione
Per Faulkner successo di forza nella quarta frazione, a conferma della sua nuova dimensione
Tu personalmente sei soddisfatta della tua Vuelta?

E’ stata durissima, lo posso proprio dire. Il vento è stato un fattore, per chi come me doveva fare il “lavoro sporco”, ossia chiudere le fughe e tenere al coperto la capitana. La terza tappa in particolare l’ho sentita molto, proprio perché a dispetto del vento alla fine si è arrivate tutte insieme. Per noi la Vuelta era un impegno centrale nella stagione, Vollering ci teneva moltissimo dopo che le era sfuggita per pochissimo lo scorso anno. Aveva fatto le Ardenne in crescendo, ma ha finito stanca proprio perché ogni giorno era una battaglia.

Eppure la gestione della campagna ardennese aveva dato adito a qualche voce, soprattutto nella Liegi era sembrato che non tutto nel vostro team fosse filato liscio…

Non penso che la squadra abbia sbagliato qualcosa, credo che alla fine la vittoria sia sfuggita perché Demi ha trovato atlete più fresche di lei allo sprint. Noi avevamo fatto tutto per bene, avevamo messo Bredevold nella fuga iniziale per darle un punto d’appoggio. Anche alla Freccia aveva perso perché Niewiadoma aveva avuto un maggior spunto. Ci sono anche le avversarie, non va mai dimenticato. Demi andava forte lo scorso anno come in questo.

Per Vollering due vittorie di tappa, le prime dopo una primavera fatta di troppi piazzamenti
Per Vollering due vittorie di tappa, le prime dopo una primavera fatta di troppi piazzamenti
Le voci di mercato che la danno partente a inizio stagione hanno pesato su di voi, come team e individualmente?

Come team no, noi guardiamo all’oggi. Demi è una nostra compagna di squadra fino a fine stagione e noi lavoriamo per lei. Magari personalmente queste indecisioni le ha un po’ pagate, ma credo anche che, nei casi in cui Lotte Kopecky non c’era, la pressione su di lei sia stata maggiore. Credo anche che arrivare spesso vicina alla vittoria senza coglierla l’abbia un po’ destabilizzata. D’altronde in una corsa a tappe c’è più tranquillità, ci si confronta, c’è modo per rifarsi. In una classica ti giochi tutto e subito.

Tu che la conosci, l’hai vista diversa?

Non sono state giornate semplici. E’ difficile decidere che decisione prendere dopo che sei da 4 anni nello stesso team, ci sono tante considerazioni da fare. Demi poi è una ragazza molto sensibile, sa che è una decisione molto importante, teniamo sempre presente che per noi questo è un lavoro, ogni scelta ha mille influssi sulla nostra vita. Noi comunque, qualsiasi sia la sua decisione, siamo al suo servizio.

Il podio finale della corsa spagnola, con Vollering fra Markus e Longo Borghini
Il podio finale della corsa spagnola, con Vollering fra Markus e Longo Borghini
Tu in questi giorni sei a Parigi con la nazionale per visionare il percorso olimpico. Che impressione ne hai tratto?

La gara olimpica è straordinaria proprio perché è molto particolare, tatticamente quasi indecifrabile. Il gioco di squadra anche per chi come noi avrà 4 atlete in gara sarà molto diverso che da qualsiasi altra corsa. Il percorso è bello, per niente facile, con tante insidie. Il circuito cittadino è bellissimo, con le due salite da affrontare più volte. Sicuramente diverso da quello di Glasgow. Noi abbiamo molte chance, sia che la corsa si chiuda in volata perché Balsamo è una delle più forti al mondo allo sprint, sia che si sviluppi come una classica perché poche come Longo Borghini sanno che cosa fare in quei casi. Insomma, c’è da essere ottimisti, a prescindere da chi sarà convocata.

Vuelta a maggio e mondiali ad agosto. Parla Bronzini…

18.11.2022
6 min
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Tra le tante risposte che ci ha dato Marta Cavalli nei giorni scorsi, ce n’è stata una che ci ha fornito un assist troppo invitante per non andare a canestro insieme ad un tecnico. Nel 2023 la Vuelta Feminina verrà anticipata da settembre a inizio maggio, riprendendo in pratica le date delle edizioni maschili tra gli anni ’50 e ’90. Ma è un bene o un male? Come cambia la preparazione in quel periodo che solitamente è transitorio per il movimento femminile, tra la fine delle classiche e il cammino verso i grandi giri estivi?

Abbiamo approfondito questo spunto di discussione con Giorgia Bronzini, diesse della Liv Cycling Xstra. Come sempre la piacentina non si è fatta trovare impreparata e nemmeno si è tirata indietro quando si è trattato di ampliare il discorso al resto del calendario agonistico. Lei ha già fatto una bozza di programmazione per le sue ragazze, ma è ancora incompleta. E non per colpa sua…

Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Giorgia cosa ne pensi dello spostamento della Vuelta in primavera?

Non so chi lo abbia deciso veramente, ma per me non l’hanno studiata bene. Spezza i piani perché maggio in genere è il momento in cui si va a fare altura. I team e i loro corridori top dovranno fare delle scelte ben precise. Si potrebbero sacrificare delle gare, partecipandovi ma senza reali obiettivi di risultati. Noi siamo alle prese con un puzzle organizzativo. Stiamo facendo tante riunioni cercando di dare forma a tutto. La Vuelta a maggio comporta che ci saranno tante corse WT ravvicinate. A parte la Van Vleuten, che per me può fare tutto quello che vuole ed essere sempre al picco della forma, le altre prime punte sanno già che non potranno essere molto competitive tra classiche e grandi giri a tappe. A luglio ci saranno Giro Donne e Tour Femmes e si rischia, ad esempio, di correre il secondo in preparazione di qualche altra corsa. Perché non è finita qua…

Cosa intendi?

Quest’anno a Glasgow ci sarà pure il mondiale ad agosto (dal 3 al 13, ndr). Pista e strada tutto in dieci giorni. Anche in quel caso, penso alle nostre italiane, si dovrà capire come impostare la rassegna iridata. La prova su strada che ci sarà l’ultimo giorno, pare che misurerà addirittura 180 chilometri. E se è vero come dicono che il percorso avrà un tratto in linea, togliendo quindi giri al circuito che affrontammo all’europeo 2018 quando vinse Marta (Bastianelli, ndr), sarà ancor più adatto alle ruote veloci. Quindi la nazionale azzurra, che ha tante velociste che sono anche forti in pista, come si comporteranno? Immagino che Paolo e Marco (rispettivamente il cittì della strada Sangalli e il cittì della pista Villa, ndr) dovranno parlare tanto fra loro e con le società per avere atlete al top.

In questo caso il riferimento che ti riguarda da vicino è per Rachele Barbieri. Tu cosa vorresti che facesse?

Personalmente, essendo io diesse di un team che fa strada, avrei piacere che Rachele venisse convocata per la strada. Però non posso nascondere, visto che in passato ho fatto entrambe le discipline, che vorrei che corresse anche in pista. Un po’ come è stato quest’anno all’europeo, con qualche differenza o difficoltà in più. Sì, si può fare benissimo e lei lo ha dimostrato, però bisogna tenere conto dei rischi che ci sono in pista, dove magari con un contatto o caduta puoi comprometterti la strada. In ogni caso, io sono per la meritocrazia. Se Rachele, nel nostro caso, ripeterà il 2022, allora credo che si meriterà di correre da una parte che dall’altra.

La Bronzini come preparerebbe una stagione come il 2023?

Devo ragionare da atleta o da allenatore (sorride, ndr)? Dipenderebbe dagli obiettivi. Se io puntassi al mondiale, lo preparerei correndo il Tour con cognizione e parsimonia. Se in più avessi anche la pista, cercherei di inserirci ripetute al velodromo. In ogni caso non sarebbero, e non saranno, allenamenti facili per trovare il giusto equilibrio tra distanza e ritmo. Se fossi in Villa, probabilmente non vorrei ritrovarmi con gente spremuta sul piano psicofisico. Perché le stagioni sono sempre più stressanti mentalmente. Ecco, diciamo che questo discorso vale per chi punta alle vittorie finali o le capitane. Chi invece andrà a caccia di tappe o dovrà lavorare per le compagne potrà permettersi anche di fare programmi diversi o meno intensi.

Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Ritornando invece al discorso delle gare a tappe, voi avrete Mavi Garcia diretta interessata. Che piani hai per lei?

A dicembre quando ci troveremo ne parleremo. Adesso la stiamo lasciando piuttosto tranquilla a casa sua, dove comunque sta già lavorando sodo. Farà le Ardenne e poi credo che ci terrà a correre la Vuelta. Una come lei potrebbe essere presente anche a Giro, Tour e tutte le altre gare ma non sempre al massimo della condizione, anche se poi Mavi è una che ti salva sempre la giornata con un risultato. Come dicevo prima, potrebbe fare corse per prepararne altre. Certo però che diventa difficile fare dei programmi se ancora non sai quando ci sarà una gara e come sarà strutturata…

Ti riferisci al Giro Donne?

Sì, esatto. Da italiana mi fa male vedere che il Tour è già stato presentato e noi ancora non sappiamo nulla. Anche questo sarebbe un gap da colmare in futuro. Si dice che il ciclismo femminile è cresciuto, che ha un alto livello però poi in queste cose non veniamo considerate alla pari dei maschi. Non possiamo sapere il tracciato solo a stagione inoltrata. Tutte le squadre vorrebbero sapere se le massime salite che affronteranno saranno lunghe come il San Luca o come lo Zoncolan o lo Stelvio. Non è semplice organizzare tutto. Ci sono preparazioni, ricognizioni, viaggi, roster ed eventuali piani di riserva. Se ad esempio vai a dire a Roglic o campioni del genere le salite del Giro solo due mesi prima, loro ti salutano e non vengono a correrlo.

Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Cosa ti senti di dire a tal proposito?

Non voglio che venga inteso come un attacco agli organizzatori. Sono certa che loro siano al lavoro. Anzi, ho avuto modo di vedere che in Starlight (i detentori dei diritti del Giro Donne, ndr) sono tutte persone in gamba e volenterose. Quest’anno poi è stata un’edizione qualitativamente molto buona, con un gran parterre. Proprio per questo motivo, per la crescita e considerazione che ha avuto la corsa negli ultimi due anni, ci terremmo a sapere come sarà il percorso prima dei prossimi nostri raduni. Basterebbe avere indicativamente un’idea. Speriamo si possa sapere qualcosa presto.