Due tappe alpine: la “verde” si decide con i traguardi a punti

24.07.2025
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VALENCE (Francia) – Nonostante la vittoria di ieri, la sfida per la maglia verde è ancora aperta. Certo, ora Jonathan Milan conduce la partita con un po’ di tranquillità in più (i punti di vantaggio sul secondo sono 72), ma dovrà difendere il primato con grinta e concretezza, andando a caccia di ogni traguardo volante. L’uscita di scena di Mathieu Van der Poel ha semplificato le cose per il friulano, almeno in termini di numero di avversari, ma Tadej Pogacar è sempre lì, in agguato.

Il campione del mondo ha nelle gambe due arrivi in salita e soprattutto, si vocifera, voglia provare a fare qualcosa anche in quello di Parigi con Montmartre di mezzo. Tappa che assegna molti punti. I traguardi volanti dunque possono ancora fare la differenza dal punto di vista Milan. E quello di oggi è piazzato dopo appena 23 chilometri e quello di domani addirittura dopo solo 8 chilometri, sono a tutti gli effetti delle micro-gare nella gara.

Di questo tema tattico così specifico abbiamo parlato con Josu Larrazabal, responsabile performance della Lidl-Trek.

Josu Larrazabal ci spiega l’approccio a questi traguardi volanti che saranno decisivi per la maglia verde
Josu Larrazabal ci spiega l’approccio a questi traguardi volanti che saranno decisivi per la maglia verde
Josu, un traguardo volante dopo otto chilometri è quasi come fare un prologo. Al tempo stesso in tanti vorranno andare in fuga. Come si fa?

Ne abbiamo parlato già da qualche giorno, e non solo del traguardo di oggi, ma anche di quello di ieri e dell’altro ieri. Tutti quelli che restano in queste tappe sono importanti. Di certo è più facile da controllare quello di domani rispetto a quello di oggi, che arriva dopo 26 chilometri.

Perché?

Perché c’è una distanza maggiore da controllare, il top (come ieri, ndr) è una avere una fuga con pochi corridori. I ragazzi sanno che in questi giorni devono controllare la corsa fin dall’inizio, perché per loro la tappa “finisce” dopo il traguardo volante. Si tratta di una tappa di montagna: dopo il traguardo intermedio bisogna “solo” portare Jonathan all’arrivo.

In questo ciclismo da Formula 1, immaginiamo che la gamba debba essere bella calda: i ragazzi faranno i rulli prima della partenza?

Non è detto. Oggi la neutralizzazione, cioè la distanza tra la partenza ufficiale e il chilometro zero, è di circa 5 chilometri e potrebbe bastare per un breve riscaldamento. Avete parlato di prologo, ma lo sforzo su questi 8 chilometri non è paragonabile a una crono a tutta. Semmai si tratta di mandare un messaggio…

Con il traguardo volante posto ad appena 8 km dalla partenza, potremmo vedere i ragazzi della Lidl-Trek saltare sui rulli prima del via. Anche il meteo inciderà su questa scelta
Con il traguardo volante posto ad appena 8 km dalla partenza, potremmo vedere i ragazzi della Lidl-Trek saltare sui rulli prima del via. Anche il meteo inciderà su questa scelta
Cioè?

Far vedere agli altri che la fuga non partirà prima del traguardo intermedio. Che non si scappa. E se anche qualcuno dovesse provare, puoi lasciargli anche 20 secondi.

Però 20 secondi su 8 chilometri non sono pochi…

Se il treno fa il treno per davvero e la gamba gira, 20 secondi glieli prendi. E poi quelli che sono davanti non potranno andare a tutta come fosse un finale, perché davanti a loro c’è ancora tanta strada. Per questo dico che quei 20 secondi sono comunque gestibili.

Quindi non è sicuro che si faranno i rulli prima della partenza?

Come dicevo, molto dipende dalla lunghezza del trasferimento fino al chilometro zero. Oggi sono 5 chilometri e potrebbero bastare. Poi certe scelte dipendono anche dal corridore, che conosce il proprio fisico. Se qualcuno vuole farli lì fa tranquillamente. Se la partenza fosse in salita allora sì: farebbero i rulli. Perché anche solo per stare in gruppo o controllare la corsa, l’intensità minima richiesta sarebbe almeno di soglia o sopra la soglia. Mentre partendo in pianura, lo sforzo sarà probabilmente sotto soglia, immagino un medio-alto. E questo non richiede un riscaldamento specifico come per le cronometro. Per me è più importante il modo in cui si approccia questo inizio.

Secondo Larrazzabal anche il posizionamento al via sarà determinante: alle spalle di Milan (e Pogacar ancora di più) si notano gli uomini della Lidl-Trek già schierati
Secondo Larrazzabal anche il posizionamento al via sarà determinante: alle spalle di Milan (e Pogacar ancora di più) si notano gli uomini della Lidl-Trek già schierati
Interessante, ci puoi spiegare meglio?

Bisogna essere concentrati e consapevoli di cosa si sta per fare. Ma tutta la squadra, non solo chi tira, deve esserlo. Bisogna crederci e sapere che in quelle fasi iniziali serve dare tutto. Ci giochiamo la maglia verde.

Quindi tu e i direttori sportivi, dovrete anche parlare in modo diverso ai ragazzi, in vista di questi traguardi volanti, soprattutto considerando che poi c’è la salita?

Certo e anche ieri è stato così. Noi siamo la squadra con più responsabilità nel gestire la corsa nelle fasi iniziali, visto che abbiamo la maglia verde. Per questo dico che la concentrazione è fondamentale. Già dal chilometro zero dobbiamo essere mentalizzati e davanti. Firma e via all’allineamento, perché in 5 chilometri di trasferimento, se sei dietro rischi di non risalire.

Specie con il gruppo che procede a carreggiata piena dietro l’auto del direttore di corsa…

Esatto. I ragazzi devono sapere che il chilometro zero per noi è molto importante, sia per le posizioni che per gestire la fuga: chi ci va? In quanti? Quanti corridori dobbiamo usare per controllare?

Invece da un punto di vista alimentare, cambierà qualcosa per farsi trovare così pronti già all’inizio?

Non tanto, perché ormai ogni dettaglio è curatissimo. Si parte sempre a un ritmo molto alto, spesso c’è più di un’ora di lotta prima che parta la fuga e si “calmino” le acque. Per questo i corridori partono già con il pieno di carboidrati.

La fuga di Albanese e Wegelius gli “regala” un piatto di pasta in più

23.07.2025
6 min
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VALENCE (Francia) – Quando sfila sotto il diluvio universale, tra le persone e i bambini che cercano una borraccia, Vincenzo Albanese ha appena la forza per dirci: «Non ora, fa troppo freddo». E scappa verso il bus della EF Education-EasyPost, fermo circa 200 metri più avanti (in apertura foto ASO / Charly Lopez).

Oggi il toscano è stato formidabile: penultimo ad arrendersi, mostrando una grandissima gamba. Non era facile stare così a lungo allo scoperto su un percorso tanto veloce, con i velocisti decisi a non perdere quella che con ogni probabilità era l’ultima occasione per uno sprint generale. E così è stato ci ha mostrato Jonathan Milan.

Pioggia battente a Valence: Albanese sfila tra due ali di folla a caccia di borracce. Per la cronaca una gli finisce anche sotto le ruote e rischia di cadere
Pioggia battente a Valence: Albanese sfila tra due ali di folla a caccia di borracce. Per la cronaca una gli finisce anche sotto le ruote e rischia di cadere

Una tappa sul filo…

Albanese e i suoi tre compagni di fuga si sono involati dopo appena 4 chilometri e sono stati ripresi quando ne mancavano otto. Il che potrebbe anche non sembrare una grande notizia, se non fosse che i fuggitivi hanno pedalato tutto il giorno con il gruppo a un solo minuto. A volte qualcosina di più, molto spesso parecchio di meno. E quando c’è un distacco così ridotto, la fatica si decuplica.

In una situazione del genere, non ti rilassi mai, né con le gambe ovviamente, né con la testa. In più, a complicare le cose, ci si è messa di mezzo la Ineos Grenadiers che, nell’unico tratto duro della giornata, il primo Gpm di quarta categoria, ha cercato di riportare un uomo sulla fuga. E così il gruppo gli era arrivato ad appena 20”, ma l’aggancio è poi sfumato. Ed è sfumato anche grazie al lavoro degli uomini della Lidl-Trek.

Complicazioni finite? Anche no! Sul secondo Gpm di quarta categoria, altro assalto: stavolta a provarci, è un gigante del gruppo: Wout Van Aert. Di nuovo, per i quattro davanti, è stato un “pancia a terra” per difendersi dall’asso belga.

«In effetti – spiega Albanese – stare in fuga con solo un minuto non è bello. Sei sempre in tiro e diventa dura anche mentalmente. Quando la Ineos ha fatto il forcing un po’ davanti ci siamo demoralizzati. Ho pensato: “Ecco adesso ci riprendono ed è tutto finito”. Invece poi dietro hanno mollato un po’ e noi abbiamo ripreso coraggio e a spingere forte.

«Ho provato anche a parlare un po’ con gli altri tre, ma non rispondevano. Forse erano concentrati o forse anche loro erano a tutta».

Fare 148 km di fuga “pancia a terra” ha richiesto un dispendio energetico superiore al previsto (foto Instagram / Getty Sport)
Fare 148 km di fuga “pancia a terra” ha richiesto un dispendio energetico superiore al previsto (foto Instagram / Getty Sport)

Rifornimenti (quasi) impossibili

Come dicevamo, vivere una giornata così, anche se dislivello (poco più di 1.650 metri) e chilometraggio non erano eccessivi, diventa una vera impresa. Il dispendio energetico cresce oltre misura e anche mangiare diventa difficile.

Lo conferma il direttore sportivo della EF, Charlie Wegelius: «In queste situazioni spendi moltissimo. Quale strategia alimentare abbiamo adottato? Vincenzo aveva in tasca ciò che gli serviva a livello energetico, ma non c’è stato solo il ritmo della corsa a complicare le cose. Le temperature infatti si sono abbassate molto e poi è arrivata anche la pioggia. Così abbiamo cercato di dargli più borracce (borracce con carboidrati, ndr) del solito. Anche in questo caso non è stato facile, perché provavamo ogni tanto a “incastrare” la macchina là davanti ma non sempre era possibile».

E qui ritorna in ballo quel famoso, misero, minuto di vantaggio. Con distacchi così ridotti, la giuria ha fermato più volte le ammiraglie al seguito della fuga. E spesso i quattro sono rimasti scoperti.

«Ci siamo aiutati con i rifornimenti a terra e con la seconda ammiraglia che era davanti, per avere accesso alla fuga e non abbiamo fatto tornare indietro», specifica Wegelius.

«Vero – conferma Albanese – non è stato facile ma tutto sommato io sono riuscito a gestirmi bene, anche grazie alla squadra. Più che le scorte il problema era quando mangiare. Cercavo di sfruttare al meglio i tratti in discesa o i momento in cui ero a ruota per farlo».

Come spiegava Wegelius, Albanese in questo Tour si è mostrato anche un grande uomo squadra. Eccolo al fianco di Healy in giallo
Come spiegava Wegelius, Albanese in questo Tour si è mostrato anche un grande uomo squadra. Eccolo al fianco di Healy in giallo

Clima buono in casa EF

Albanese intanto si cambia. Dalla porta dello stesso bus si scorgono i contenitori del cibo per i corridori: sembra un piatto di riso e forse dell’avocado, ma non ci mettiamo la firma. La pioggia battente accelera le operazioni di sgombero. Il bus rosa della EF tira ritrae il tendone estraibile e noi restiamo sotto la pioggia. Si riparte verso Vif, sede di tappa della frazione di domani che porterà in cima al Col de La Loze.

«Vederlo davanti – riprende Wegelius – è stata una bella soddisfazione, perché per tutto questo Tour Vincenzo ha fatto un lavoro fondamentale per la squadra. Un lavoro che forse a casa non si è visto. Davvero una gioia per lui: se lo merita. Peccato che la gara non fosse un po’ più movimentata, perché io sono convinto che sia Vincenzo che altri nostri corridori da classiche avessero gambe e qualità per fare una corsa più dura e andare ancora più avanti. Ma su questo non possiamo farci nulla.

«E – aggiunge il diesse – vedere uno come Van Aert fallire nel tentativo di aggancio significa che quei quattro stavano andando davvero forte. A questo punto mi chiedo: chissà cosa succederà a Parigi?».

Si pedalava tra i paesini della Provenza. Albanese (in testa) era in fuga con: Abrahamsen, Burgaudeau e Pacher
Si pedalava tra i paesini della Provenza. Albanese (in testa) era in fuga con: Abrahamsen, Burgaudeau e Pacher

Buon appetito Alba!

La fiducia di Wegelius e della squadra in questo ragazzo è davvero tanta. Il clima, e lo abbiamo visto anche nel giorno di riposo nel loro hotel, sembra buono.

Quel giorno Vincenzo ci aveva detto: «Mi trovo bene in squadra. Qui al Tour si va forte e non è facile stare davanti. Le tappe per andare in fuga non sono state tantissime e qualche occasione per noi attaccanti è venuta meno nei giorni in cui Ben Healy era in maglia. Giustamente gli siamo stati vicini».

«Dai – riprende Albanese – alla fine in fuga ci sono stato, le sensazioni erano buone e mi sono anche divertito, hanno fatto fatica a riprenderci. Peccato solo che non eravamo di più. Ma al primo Tour va bene così».

Le parole di Wegelius sul lavoro di Albanese tornano quindi prepotenti. Ma oltre alla prepotenza c’è la riconoscenza del diesse inglese. «Cosa dirò stasera ad Albanese? Bravo. Ti sei meritato un piatto di pasta in più!».

Una Lidl-Trek gigantesca per la doppietta di Milan

23.07.2025
6 min
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VALENCE (Francia) – Jonathan Milan aveva già vinto, quando sul traguardo sono passati da un lato Thibau Nys, dall’altro Tom Skujins e in mezzo Quinn Simmons. I due lo hanno indicato come fosse stato lui a vincere la tappa. E l’americano, sollevandosi dal manubrio nella sua tenuta da Capitan America, ha ringraziato i compagni e si è preso una parte del merito per la vittoria del compagno, gigantesco e forte come Hulk. Forse è proprio vero che per conquistare questo traguardo servisse essere anche un po’ supereoi.

«E’ stato impressionante – dice Luca Guercilena al riparo del pullman della Lidl-Trek, quando Simmons si infila sotto e lo saluta – perché nonostante i tentativi di fuga e tutto il lavoro fatto oggi, Quinn è riuscito ancora a fare qualcosa di incredibile. Soprattutto dopo la prima salita, quando c’era da chiudere un buco quasi di 40 secondi. Ha veramente fatto un lavoro impressionante, per cui buona parte della tappa di oggi è anche sua».

Jonathan Milan ha vinto la seconda tappa nel primo Tour. Lo ha fatto senza un ultimo uomo a lanciarlo, in uno scenario da Classica del Nord. Jordi Meeus ha provato a rimontarlo, ma è rimasto indietro di mezza bicicletta. Peccato che una caduta abbia tagliato fuori il resto degli sprinter, quando ormai non si aspettava altro che l’ultimo atto della tappa.

Festa Lidl-Trek

Sulla città si è abbattuto un acquazzone di gocce grasse che in meno di mezz’ora hanno infradiciato la carovana e reso la strada di sapone. Sotto il tendone del pullman si scambiano pacche e abbracci, in attesa che arrivi Milan. Stuyven parlotta con lo stesso Simmons, Skujins rilascia interviste. Guercilena li abbraccia tutti, con il sorriso di chi ha raggiunto uno dei traguardi che si era posto. Lo aveva detto dal mattino: oggi bisogna fare tutto il possibile per vincere. E poi ci saranno i traguardi a punti per consacrare la maglia verde e arrivare a Parigi possibilmente con la certezza matematica di averla vinta.

«Siamo venuti qua con l’obiettivo di vincere due tappe – spiega – e provare a prendere la maglia verde. Poi ovviamente avremmo voluto fare qualcosa in montagna con Skjelmose, ma abbiamo visto cosa è successo (il riferimento è alla caduta e al ritiro del danese nella tappa di Superbagneres, ndr). Però abbiamo tenuto la concentrazione e oggi l’idea era quella di correre come fosse una classica di un giorno. Come squadra abbiamo dimostrato di averci creduto, nonostante gli attacchi di vari team sulle salite. E poi nel finale con una lettura ideale dello sprint.

«Se fossimo rimasti con una sola tappa vinta, avrei sentito che mancava qualcosa. Perché comunque siamo ambiziosi, anche se non è facile fare risultato nel Tour del debutto. Con l’idea di squadra che vogliamo essere, sicuramente le due vittorie dovevamo ottenerle. E Jonathan ha dimostrato di essere cresciuto, soprattutto nella sua gestione personale ha ancora grandi margini. Sono fiducioso che continuerà in questo suo processo di crescita con noi, fiduciosi che possa ottenere ancora dei grandissimi risultati».

Un grande lavoro di squadra

Milan indossa un giubbino verde pesante e il berretto di lana della squadra. Il clima fuori è decisamente autunnale e se domani sulle Alpi ci sarà la stessa acqua, per i corridori si prospettano giorni tosti. 

«E’ stato un finale incredibile – dice – un po’ caotico a causa del meteo. Mi aspettavo un po’ di pioggia, ma non come adesso. Penso che ci siamo mossi nel modo migliore, la squadra mi ha supportato fin dall’inizio. Non posso dire di aver fatto tutto da solo. Vorrei descrivere il lavoro fatto oggi dai miei compagni. I ragazzi hanno controllato la corsa dall’inizio della tappa, ovviamente con l’aiuto di altre squadre. Mi hanno riportato in gruppo quando mi sono staccato sulla prima salita. Poi sulla seconda hanno tenuto un buon ritmo, senza mai dare tutto gas. Hanno mantenuto un ritmo costante e alla distanza è stato perfetto per recuperare sugli attaccanti. Hanno sempre cercato di supportarmi, portandomi le borracce e incitandomi, una cosa che mentalmente ha significato tanto. Quindi non si può dire che abbia vinto da solo.

«Nel meeting prima della tappa – prosegue – puoi pianificare tutto. Dire che all’ultima curva dovresti andare con due o tre corridori davanti, ma alla fine è sempre difficile arrivare in quel punto, non è una PlayStation. Per cui alla fine i ragazzi mi hanno semplicemente messo nella posizione migliore, nel miglior modo possibile. Avevamo tutti un grande obiettivo, per cui è la vittoria di tutti: non di uno solo».

La lotta per la verde

La maglia verde che indossa è un po’ più salda. Con il quinto posto, primo dietro i quattro fuggitivi, Milan ha conquistato 11 punti nel traguardo volante di Roche Saint Secret Beconne. Altri 50 sono venuti con la vittoria, per cui ora il vantaggio su Pogacar è di 72 punti.

«Finora – dice – è stato un Tour de France davvero duro. Oggi abbiamo conquistato 61 punti per la maglia verde, quindi sono davvero contento. Era uno dei nostri obiettivi all’inizio della giornata, ma non è mai facile avere un piano veramente specifico e poi raggiungerlo. Anche nei prossimi giorni cercheremo di dare il massimo per conquistare più punti nei traguardi intermedie. Pogacar è una rockstar del ciclismo, quindi vedremo i punti che otterrà. Da parte mia, cercherò solo di dare il massimo per portare questa maglia il più lontano possibile, magari fino a Parigi.

«Lo so che hanno cambiato il percorso, inserendo il circuito di Montmartre, ma non voglio iniziare subito con il dire che ho perso un’occasione. Sappiamo che sarà più dura da controllare e sarà uno scenario diverso rispetto al solito arrivo dei Campi Elisi. Ho parlato con i ragazzi che hanno partecipato alle Olimpiadi l’anno scorso e mi hanno confermato che ci sarà una grande lotta per le prime posizioni prima della salita. Cercheremo di dare il massimo, ma voglio vivere questo Tour tappa dopo tappa».

Da domani inizierà la parte più dura. Per due giorni, il suo orizzonte sarà quello intermedio del traguardo a punti e poi ci sarà soltanto da entrare nel tempo massimo. Dopo gli abbracci e le parole di oggi, siamo certi che la Lidl-Trek sia pronta a dare anche l’anima per portare a casa il terzo obiettivo di questo Tour.