Simone Masciarelli: il ritorno a Pescara, il cross e la famiglia

08.12.2024
5 min
Salva

BREMBATE – Dall’Italia al Belgio e viceversa. La vita della famiglia Masciarelli l’abbiamo ascoltata tante volte. All’inizio per la novità che rappresentava il trasferimento di Lorenzo Masciarelli alla Pauwels Sauzen-Bingoal, nel 2021. Poi il ritorno in Italia, alla Colpack-Ballan nel 2023 con l’obiettivo di diventare sempre più un corridore su strada. In tutto questo Lorenzo Masciarelli e la sua famiglia hanno vissuto due anni a Oudenaarde. Cittadina fiamminga nella quale si erano costruiti una vita e un insieme di ricordi che si sono portati dietro una volta tornati a vivere a Pescara. 

Simone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo Guerciotti
Simone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo Guerciotti

Ricollegare il filo

Come sta ora la famiglia Masciarelli? Lo chiediamo ancora una volta a papà Simone, con il quale abbiamo parlato nella mattinata del Trofeo Guerciotti. 

«Diciamo che siamo stati fortunati perché con il gruppo Focus ho ritrovato un’amicizia profonda e consolidata. Adesso lavoro per loro da casa e nel mio negozio, riesco a stare comunque nell’ambiente e a fare ciò che mi piace. Anche mia moglie lavora nel negozio di famiglia e ci dà una mano. Tornare in Italia è stato bello, abbiamo trovato le porte aperte, come se non ce ne fossimo mai andati. E’ stato anche abbastanza facile, più del previsto, e siamo contenti perché i ragazzi stanno bene, l’importante è questo».

Lorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’anno
Lorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’anno
I rapporti con le persone in Belgio come sono rimasti?

Ottimi, perché con Mario De Clercq, il team manager della Pauwels Sauzen-Bingoal, si è creato un legame forte. E’ più di un amico per me. Sia io che Lorenzo lo sentiamo spesso.

Quanto sei felice del ritorno al cross di Lorenzo?

Tanto. Ora ci godiamo questa bella esperienza: una decina di gare come quando eravamo in Belgio. Io e lui. A Lorenzo è sempre piaciuta come disciplina e anche io mi sento felice nel ritornare a seguirlo. Certo l’ultimo periodo ero più libero nei weekend, ma rivedere il sorriso che ha quando corre è impagabile. E’ come un bimbo quando torna in un parco giochi, quindi sicuramente fa tanto piacere.

Il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo posto
Il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo posto
Il ritorno in Italia però è stato complicato…

C’è stato qualche problemino fisico di troppo (il riferimento è alla pericardite che ha fermato Lorenzo Masciarelli lo scorso anno, ndr). Adesso speriamo che si metta tutto alle spalle e che vada avanti sul suo percorso. Riprendere con il ciclocross penso sia stata una bella scelta. In squadra erano un po’ sorpresi, però credo anche loro siano contenti. 

Quanto è stato difficile, da padre, vedere proprio Lorenzo fermo senza possibilità di correre?

L’annata della pericardite un po’ l’aveva smontato, stare fermo quattro mesi durante l’estate senza poter pedalare è stato difficile. Aveva perso tanto e rientrare dopo un periodo del genere non è mai semplice. E’ sempre difficile rimettersi in gioco, ma alla fine con pazienza ci si riesce. Poi il ciclismo di oggi non aiuta, con questa fretta nel far passare i giovani ti trovi al quarto anno da under 23 con la pressione di cercare i risultati

Lorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insieme
Lorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insieme
Dopo due anni come hai ritrovato Pescara?

Per me Pescara è l’America, perché come si sta da noi… C’è tutto! Abbiamo la montagna, il mare, per allenarsi in bici è fantastica. Infatti i ragazzi per quanto riguarda gli allenamenti sono super contenti. Qualche giorno fa Stefano, il più piccolo dei due, è salito ai 1.500 metri di Passo Lanciano. 

Uno dei più contenti di tornare in Italia era proprio Stefano.

Era il più felice perché non si era mai abituato a vivere in Belgio. Però diciamo che è stata una bella esperienza anche per lui a livello umano, perché alla fine è tornato dalle Fiandre che parla due o tre lingue. Quindi quell’esperienza è servita a qualcosa.

Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)
Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)
Lorenzo ci diceva che a suo fratello il ciclocross non piace proprio. Sono davvero diversi…

Abbiamo provato a portarlo al Trofeo Guerciotti, ma non c’è stato modo, peccato perché sono entrambi under 23. Qualche settimana fa l’avevamo convinto a correre nella prova di Barletta, l’abbiamo fatto con l’inganno: gli abbiamo detto che avremmo fatto una bella cena. Ci è cascato, ma ha detto che non lo farà più (ride, ndr).

Stefano passa under 23 quest’anno, ha già trovato squadra?

Aveva abbastanza richieste, soprattutto perché ha fatto un bel mese di settembre. È stato visto e chiamato da parecchie squadre, anche dei devo team. Ma per noi la scelta migliore è farlo restare vicino a casa per fargli finire la scuola. E’ un ragazzo molto timido e andare via potrebbe essere un passo troppo grande. Fossimo rimasti in Belgio il discorso sarebbe stato diverso. Ora si è alla costante ricerca degli juniores, alla fine sono ragazzi che possono avere delle fragilità e vanno tutelati. Andare in bici deve rimanere sempre un divertimento.

Viezzi a “casa” Van Der Poel: «La scelta giusta per il futuro»

07.12.2024
5 min
Salva

BREMBATE – Il sole cerca di salire alto nel cielo e scaldare le gambe e le guance dei corridori ma non ci riesce. E’ dicembre e al Trofeo Mamma e Papà Guerciotti, corso per la prima volta al Vittoria Park, il tempo è bello e freddo. Una vera giornata di ciclocross. I corridori, giunti in grande numero e chiamati a partecipare dal cittì Pontoni, cercano riparo sotto giacche a maniche lunghe e scaldacollo tirato su fino agli occhi. Si fa quasi fatica a riconoscerli, serve un secondo in più ma alla fine ci si riesce. Nell’arco dell’intera mattinata c’è tempo per girare tra camper e furgoni per parlare con tutti, tra curiosità e saluti ci imbattiamo in una figura alta e slanciata. Si tratta di Stefano Viezzi, campione del mondo juniores di ciclocross e da questo inverno passato under 23. Il talento del friulano ha attirato su di sé gli occhi della Alpecin Deceuninck, e dal 2025 sarà uno dei ragazzi del devo team

«La possibilità di andare a correre con loro – racconta – è arrivata alla fine della scorsa stagione di ciclocross. Tante erano le formazioni interessate ma l’unica, o una delle poche, che poteva offrirmi il binomio strada e cross era la Alpecin».

Per Viezzi futuro è chiaro: dal 2025 correrà nel devo team della Alpecin Decuninck (foto Billiani)
Per Viezzi futuro è chiaro: dal 2025 correrà nel devo team della Alpecin Decuninck (foto Billiani)

Non mollare il colpo

Sentire la voglia di Stefano Viezzi nel continuare la sua carriera sia su strada che nel ciclocross è una bella notizia. A qualcuno può risultare scontata, ma in questi anni tanti ragazzi hanno preferito smettere per dedicarsi alla strada. Vero che il talento dello spilungone friulano è indiscutibile, ma siamo certi che non tutti lo avrebbero premiato volentieri

«Per me il ciclocross è importante – continua – anche perché ormai lo faccio da un po’ di anni e penso che sia utile. Sia la strada per il ciclocross che viceversa. Sicuramente la Alpecin è un’ottima squadra, una delle top cinque, se non top tre al mondo. E’ un bel passo per la mia carriera e un grande salto di qualità che sicuramente mi aiuterà a crescere nel modo giusto». 

Viezzi al Trofeo Guerciotti ha colto un ottimo terzo posto tra gli elite
Viezzi al Trofeo Guerciotti ha colto un ottimo terzo posto tra gli elite
Correrai nello stesso team di Van Der Poel, anche se tu sarai nella development, che effetto fa?

Penso sia un buon segno perché lui è gestito dalla squadra e quindi anche io lo sarò. Da questo lato mi sento un po’ più sicuro, Van Der Poel è un grande atleta e negli anni hanno saputo come farlo rendere al meglio. Dagli allenamenti a tutto quello che ci sta dietro. 

E cos’è che ci sta dietro?

Delle piccole cose che a un certo livello possono fare la differenza, ad esempio avere la possibilità in inverno di fare dei ritiri in Spagna per farti salire di condizione è già un bel passo in avanti. 

La scelta di correre alla Alpecin Decuninck è dovuta al fatto di voler coltivare la multidisciplina
La scelta di correre alla Alpecin Decuninck è dovuta al fatto di voler coltivare la multidisciplina
Hai già parlato con il team per capire come lavorerai da gennaio? 

Mi faranno gareggiare e fare qualche gara in coppa con gli elite, di confrontarmi con una categoria superiore. Poi di farmi fare le gare più prestigiose e ovviamente c’è anche la questione nazionale. Ma in generale sono felice perché avrò parecchie chance. 

Com’è stato l’approccio con la categoria?

Sempre un po’ delicato perché affronto corridori con i quali non ho mai gareggiato e sono più grandi di me, anche di quattro anni. Un po’ me l’aspettavo, poi sto ancora recuperando dall’infortunio di questa primavera (il riferimento è alla frattura della clavicola all’Eroica Juniores, ndr). 

Viezzi correrà nello stesso team di Van Der Poel, un riferimento per il ciclocross
Viezzi correrà nello stesso team di Van Der Poel, un riferimento per il ciclocross
Quando è che fai il primo ritiro col team?

Prima del campionato mondiale di ciclocross (in programma il 2 febbraio a Liévin in Francia, ndr) in Spagna. Per una questione di allenamento andare al caldo aiuta a fare un carico di lavoro maggiore, sarà bello andare là e allenarmi come si deve. Avrò modo di conoscere la squadra, gli atleti con cui correrò e anche un po’ chi ci sta dietro.

Il primo ritiro con la squadra sarà incentrato sulla strada o sul cross?  

Sicuramente sarà un ritiro più bilanciato sulla parte del ciclocross perché a pochi giorni dal mondiale faremo una rifinitura così da arrivare al meglio. Ci saranno tutti i ragazzi della squadra, con grande probabilità ci divideremo a seconda degli impegni. 

Il friulano continuerà ad allenarsi in vista del mondiale di febbraio, per poi passare alla strada
Il friulano continuerà ad allenarsi in vista del mondiale di febbraio, per poi passare alla strada
Quando inizierai a correre su strada?

Si è parlato di qualche classica in Belgio, non penso di fermarmi ma di sfruttare la condizione fino a metà stagione. Poi inizieranno le gare a tappe. 

Grazie e in bocca al lupo! 

Crepi.

La Gariboldi detta legge, ma che sfida con Borello

01.12.2024
4 min
Salva

BREMBATE – La gara riservata alle donne elite si caratterizza per un duello che prima vede un gruppetto di quattro ragazze, poi piano piano la selezione si fa naturale e a spuntarla è Rebecca Gariboldi dell’Ale Cycling Team. Un inizio di stagione 2024/2025 di grande spessore per la lombarda che ha raccolto ottime prestazioni e risultati di rilievo. Il continuo zigzagare del tracciato disegnato al Vittoria Park non le permette di fare tanta differenza, si vede che la condizione c’è ma manca lo spazio per sprigionare tutti i cavalli. Eppure Rebecca Gariboldi ci prova più di una volta, ma alle sue spalle le altre non mollano. 

«E’ stata una corsa in salita fin dal primo giro – commenta Gariboldi – in quanto durante il secondo giro, quando avevo già fatto un pochino di differenza, ho avuto un guaio meccanico. Mi è caduta la catena e nonostante avessi già fatto la differenza i giochi si sono riaperti. Sono stata costretta a rincominciare tutto daccapo, ho riattaccato e ho fatto ancora la differenza ma non è bastata ancora».

Tanta tecnica…

Per fare davvero la differenza sarebbe servito un percorso più impegnativo, o almeno con qualche rettilineo in più. Le tante curve costringevano le ragazze a rallentare e ripartire, perdendo l’inerzia delle azioni. Conveniva, come si è visto poi nella gara maschile, correre di rincorsa. Avere davanti qualcuna che dettasse il ritmo era un vantaggio perché dava un punto di riferimento, sia per la velocità che per le traiettorie

«Pensavo che i miei attacchi potessero farmi fare più differenza – riprende Rebecca Gariboldi – e di riuscire a fare il vuoto. Invece Carlotta Borello riusciva a guidare bene la bici e a rientrare nei tratti più guidati. Effettivamente il mio attacco era partito un po’ troppo presto, quindi sapevo che sarebbe stata dura arrivare in fondo da sola. Ero consapevole, tuttavia, di avere una buona condizione ma il tracciato particolare non permetteva di fare tanta differenza a livello di gamba. Ho capito che avrei dovuto dare tutto all’ultimo giro».

«Dopo la scalinata, nel finale, ho fatto un piccolo errore e Borello è passata in testa. Mi sono trovata costretta a mettere il piede a terra e rincorrere, ma sapevo di poter tornare sotto. Alla fine questo era un tracciato che non permetteva di fare errori ma che era anche facile commetterli. Ho avuto ragione dato perché poi Borello ha fatto un piccolo errore e questo mi ha permesso di ricucire e attaccare ancora per poi vincere». 

…E qualche spallata

Carlotta Borello è stata l’ultima ad arrendersi ai continui attacchi di Rebecca Gariboldi. La piemontese ha spinto davvero tanto ed è arrivata a soli quattro secondi da un successo importante. Il secondo posto però non le toglie il sorriso e nel raccontarsi nel post gara fa trasparire di avere fatto tutto il possibile oggi. 

«Non era semplice in questo percorso fare la differenza – dice – anche perché c’erano parecchi tratti in cui era importante guidare bene. Nonostante ciò non è stato semplice tenere la ruota di Rebecca (Gariboldi, ndr) perchè andava veramente forte. Diciamo che mi sono un po’ sorpresa delle mie abilità tecniche, il percorso non era troppo nelle mie corde però ho cercato di difendermi nel miglior modo possibile. E ci sono riuscita. Alla fine ho cercato di avvantaggiarmi nella parte della scalinata però purtroppo poco dopo sono scivolata e ho perso tutto. Nel testa a testa Gariboldi ha dimostrato di essere più forte, tutto qui. Non resta che farle i complimenti».

Guerciotti, vince Fontana ma alle sue spalle spunta Viezzi

01.12.2024
5 min
Salva

BREMBATE – Lo scenario nel quale si svolge il 45° Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è quello del Vittoria Park, la struttura realizzata dall’azienda bergamasca che ospita per la prima volta questa storica gara di ciclocross. Fettucciati e sterrato che costringono gli atleti a guidare bene la bici per poter fare la differenza. Il gelo nella notte ha ghiacciato il terreno e la paura di tutti i ragazzi, durante la prova del tracciato avvenuta in mattinata, era che potesse cedere e diventare sempre più morbido con il passare delle ore. E’ successo invece che le temperature si sono alzate, ma non così tanto da scaldare l’ambiente. Un tracciato che è rimasto compatto dall’inizio alla fine, sul quale contavano più la tattica e le abilità di guida

Filippo Fontana vince il 45° Trofeo Mamma e Papà Guerciotti in maglia tricolore
Filippo Fontana vince il 45° Trofeo Mamma e Papà Guerciotti in maglia tricolore

Gioia inaspettata

Lo sa bene Filippo Fontana, campione italiano in carica che ha giocato d’astuzia per vincere questa gara ambita e sulla quale gli atleti di spicco del nostro movimento del ciclocross puntano sempre. Il duello testa a testa con l’inglese Thomas Mein si risolve agli ultimi metri. Quando era importante farsi trovare davanti il campione del team CS Carabinieri Cicli Olympia non si è fatto attendere. Conquistando una vittoria che gli dona il giusto morale

«Sono molto felice – racconta ai margini del podio Fontana – alla fine era una vittoria che non mi aspettavo neanche. Quando arrivano successi del genere sono molto graditi. Alla fine direi che è stata una giornata perfetta. Non avevo una grandissima gamba, come è normale che sia visto che non ho una buona preparazione al momento. Tuttavia sono riuscito a limare e ho fatto una gara gestita molto bene. Per quello che erano le mie forze ho sparato la cartuccia all’ultimo giro, sapevo che avrei dovuto giocarmela così».

Nervi e tattica

Il ritmo lo ha impostato il britannico Mein fin da subito, cercando di allungare e scremare il gruppo dei 55 partenti. I due sono andati via con forza da metà gara in poi e si è subito capito che il livello fosse pari. Tra gambe e agilità nel muovere la bici tra curve e contropendenze nessuno dei due è riuscito a fare la differenza. 

«L’idea era di limare il più possibile – prosegue Fontana- almeno per vedere come si sarebbe poi svolta la gara. I primi giri ho lasciato tirare Mein, anche perché eravamo in tanti. Dopo metà gara ho provato ad allungare e siamo rimasti io e lui. Ci siamo dati praticamente cambi regolari fino alla fine della gara. All’ultimo giro mi ha lasciato davanti e ho gestito la cosa a mio favore. Nell’unico rettilineo, nel quale Mein avrebbe potuto passarmi, ho accelerato e sono riuscito a rimanere davanti. Nei tratti guidati, dove non era possibile sorpassare, ho respirato e abbassato leggermente il ritmo. Ho preso lo strappo finale in testa, era fondamentale, visto che negli ultimi cento metri la strada era stretta».

Giovani che scalpitano

Nella parte iniziale di gara alla coppia di testa si è accodato un pimpante Samuele Scappini, ragazzo under 23 che mostra di crescere bene e di essere in grande forma. Sull’ora di gara gli è mancato il ritmo per rimanere con i grandi e provare a vincere. Un problema meccanico gli ha tolto anche la soddisfazione del terzo posto, andato al campione del mondo juniores Stefano Viezzi. Tante attenzioni erano rivolte proprio al classe 2006, al primo approccio con il mondo dei grandi. 

«Non sono partito benissimo – analizza Viezzi – ho avuto un piccolo contatto in partenza che mi ha fatto un po’ indietreggiare. Mi sono trovato intorno alla ventesima posizione con l’obbligo di recuperare. Ho approfittato dei momenti morti davanti, quando si guardavano, per tornare sotto. E’ stato un continuo tira e molla perché appena tornavo sotto i primi ripartivano. Alla fine posso dirmi solo contento del piazzamento».

«L’approccio alla categoria – continua Viezzi, che dal 2025 sarà un corridore del devo team della Alpecin Deceuninck – penso sia buono. Correndo con gli elite posso solo crescere. Oggi, ma comunque in generale nell’ultimo periodo, sento che sto crescendo in vista degli appuntamenti importanti della stagione. Quello di massimo prestigio sarà il mondiale, al quale voglio arrivare alla mia massima condizione. Confrontarsi con questi atleti fa piacere, oltre a essere di calibro internazionale sono anche alla massima maturità. Io sono ancora troppo giovane per capire quale possa essere il mio livello, non mi pongo limiti».

Fontana porta a casa un Trofeo Guerciotti tutto nuovo

23.01.2023
5 min
Salva

Il calendario italiano di ciclocross aveva abituato i corridori a chiudere quasi i battenti dopo la disputa del campionato italiano. Questa volta le cose sono cambiate e sei giorni dopo la kermesse tricolore si è tornati in scena per una delle classiche storiche del movimento, il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti. Quella che tradizionalmente era la gara di apertura del calendario è diventata una sorta di parata finale della stagione.

La scelta di spostare l’evento lo ha un po’ penalizzato, anche se a conti fatti avere oltre 500 partenti non è cosa da poco. Non si poteva però fare altrimenti e Vito Di Tano, il pluricampione del mondo responsabile tecnico della Selle Italia Guerciotti Elite spiega il perché: «A ottobre non avremmo avuto la possibilità di fare la gara perché a Cremona era in programma nelle date scelte la Sagra del Torrone che è un evento centrale per la città. Il Comune non poteva appoggiarci, non avremmo trovato spazi liberi per la logistica, era realmente impossibile. Abbiamo dovuto fare buon viso a cattivo gioco, ma alla fine la scelta si è rivelata utile».

Fontana ha dominato, chiudendo con 53″ su Dorigoni e 1’20” su Leone (Foto Rodella)
Fontana ha dominato, chiudendo con 53″ su Dorigoni e 1’20” su Leone (Foto Rodella)

Cremona tricolore

Il perché è presto detto: Cremona sarà sede dei campionati italiani nel 2024, quindi la data del Trofeo Guerciotti sarà pressoché confermata e quella dell’ultimo weekend è diventata una sorta di prova generale: «L’attribuzione del campionato italiano è stato un grosso premio ai nostri sforzi, per il 90 per cento il percorso resterà quello di quest’anno e molti concorrenti ci hanno ringraziato proprio per aver avuto la possibilità di fare un test sul tracciato dei prossimi campionati italiani».

Un percorso duro, selettivo: «Abbiamo cambiato qualcosa rispetto al passato – sottolinea Di Tano – dividendo il passaggio sull’argine in due parti, all’inizio e alla fine. Questo è stato un indubbio aiuto, la precedente soluzione avrebbe reso il percorso impossibile. Così è diventato un tracciato molto selettivo: non è un caso se nessuna gara si è chiusa in volata».

Tracciato selettivo

Dello stesso tenore il parere del vincitore, Filippo Fontana che ha bagnato così nel migliore dei modi la maglia tricolore appena conquistata: «C’era davvero tutto quel che serve per un tracciato spettacolare, veloce ma selettivo. Il ghiaccio della notte lo ha reso anche molto infido, bisognava saper guidare, non bastava fare la selezione sui tratti più duri come altimetria. Un tracciato davvero completo».

Al Guerciotti Fontana ha fatto la differenza già dopo due dei 9 giri in programma confermando di attraversare un grande momento di forma. Come se la maglia tricolore gli avesse dato quel quid in più. «Io non credo – dice Fontana – che sia cambiato molto rispetto a prima di Ostia Antica, diciamo che ho consapevolezza dei miei mezzi e di quel che posso fare, ma si tratta molto di concentrazione. Ci vuole un attimo a perdere tutto quel che si è guadagnato, bisogna sentirsi sempre nel mezzo del guado.

«Mi fa piacere indossare questa maglia e aver vinto con essa, ma penso sempre a quel che devo fare, non quel che si è fatto».

Prima vittoria in maglia tricolore per Fontana. Ora fari sui mondiali e poi via con la mtb
Prima vittoria in maglia tricolore per Fontana. Ora fari sui mondiali e poi via con la mtb

Ora i mondiali…

Ed ora quel che lo aspetta sono i mondiali: «Non nascondo che ci spero tanto, prima ci sarà la prova di Coppa del Mondo in Francia domenica prossima, poi il mio obiettivo sarà essere a Hoogenheide per fare il meglio possibile di fronte a veri mostri della specialità.

«Poi tirerò un attimo il fiato e andrò due settimane al caldo per iniziare la preparazione per la stagione di mtb, iniziando a gareggiare già a inizio marzo».

Più di 500 i partecipanti, distribuiti soprattutto fra le categorie giovanili
Più di 500 i partecipanti, distribuiti soprattutto fra le categorie giovanili

Addio Idroscalo, perché?

Non si può archiviare il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti senza una considerazione a proposito della sede di gara. Questa era la prova storica dell’Idroscalo di Milano, ma da un paio d’anni la sede è stata spostata a Cremona e il cambio è ormai definitivo: «Una scelta dolorosa ma che alla fine ci ha premiato – afferma Di Tano – l’Idroscalo era diventato impossibile, innanzitutto per l’ottenimento dei permessi, poi per i pericoli che la zona porta con sé: non potevi allontanarti dal camper che le bici sparivano… A un certo punto abbiamo dovuto prendere una decisione».

«A Cremona abbiamo trovato non solo grande disponibilità, ma anche una società, l’Uc Cremonese che ci fornisce un gran numero di volontari con i quali la gestione della gara diventa molto più fattibile. Fulvio Peraboli e il suo staff sono una risorsa insostituibile, una vera macchina da guerra. Abbiamo l’intero parco a disposizione, ora abbiamo la consapevolezza di poter allestire un campionato italiano davvero all’altezza».

Trofeo Guerciotti, nuova sede, diluvio e brindisi finale

01.11.2021
5 min
Salva

Freddo, nebbia e pioggia. Tantissima, incessante. Terra, erba e fogliame che diventano fango. Insomma il clima ideale del ciclocross. E non poteva essere altrimenti per il battesimo nel Parco del Po a Cremona – per un giorno, con condizioni del genere, enclave del Belgio – del 42° Gran Premio Mamma e Papà Guerciotti.

Dopo tante edizioni all’Idroscalo di Milano, gli argini del grande fiume hanno fatto da cornice ad un evento atteso e che, nella nuova location, sperava di diventare ancora più importante. Ad anticipare le gare del pomeriggio – junior, donne e uomini elite – si è disputato al mattino il Memorial Baccin e Baraldi, riservato ai più giovani e agli amatori.

Ora la palla passa a Pontoni che dovrà fare le convocazioni per gli europei del prossimo weekend (foto Billiani)
Ora la palla passa a Pontoni che dovrà fare le convocazioni per gli europei del prossimo weekend (foto Billiani)

Paletti cresce

Tra gli junior si è imposto Luca Paletti (Team Paletti), figlio d’arte di Michele (ex pro’ di Ariostea e Mapei) che ha colto la sua quinta vittoria consecutiva in questo inizio di stagione di ciclocross, mentre tra le donne Silvia Persico (Fas Airport Service) ha superato Sara Casasola (Dp66 Giant Smp) e Gaia Realini (Selle Italia Guerciotti). Nella gara elite maschile doppietta della Selle Italia Guerciotti con Jakob Dorigoni ed il tricolore Gioele Bertolini (davanti a Filippo Fontana del CS Carabinieri) che così si riscattano dopo il loro patatrac del giorno prima a Brugherio (si erano ostacolati nel finale) che aveva favorito la vittoria di Davide Toneatti, oggi giunto quarto.

Gaia Realini, terza al Guerciotti dietro Silvia Persico e Sara Casasola, parla del cross, della strada e del suo futuro

Soddisfazione Persico

Al termine delle premiazioni abbiamo avvicinato Silvia Persico, reduce dal nono posto ottenuto sabato scorso in Belgio ad Overijse nella prova di Coppa del mondo (vinta dalla ungherese Blanka Vas).

«Sono soddisfatta – dice – perchè è la prima vittoria nel ciclocross. Volevo fare bene perché arrivo da un periodo con un buon colpo di pedale. Sono partita un po’ malino, ho cercato di prendere le prime posizioni fino a raggiungere la ruota di Sara Casasola, che nel frattempo aveva preso un po’ di margine. Quando l’ho recuperata ci siamo date dei cambi a tirare. A due giri dalla fine ho provato ad allungare da sola, ma sono rimasta bloccata da un problema meccanico. Sara mi ha ripassato e sono arrivata ai box correndo per cambiare bici. Mi sono rimessa al suo inseguimento fino a riprenderla nuovamente.

Il cross di Brugherio è stata una parentesi sfortunata per gli atleti del team Selle Italia-Guerciotti (foto Billiani)
Il cross di Brugherio è stata una parentesi sfortunata per gli atleti del team Selle Italia-Guerciotti (foto Billiani)

«Nelle ultime curve l’ho passata prima di fare lo sprint, anche se ero tranquilla perché sapevo che forse sarei stata un po’ più veloce di lei. Con il fango che si è creato, l’argine è diventato molto selettivo però io avevo già corso in questo parco in passato in una tappa del Trofeo Lombardia-Piemonte. E’ un circuito misto che richiama uno belga e anche quello dell’Idroscalo. Ora aspetto la convocazione ufficiale per l’europeo però spero di essermela guadagnata con la vittoria di oggi. Vorrei fare bene anche qui in Italia, in Val di Sole, il 12 dicembre nella prova di Coppa del mondo. Poi guarderò per un eventuale mondiale prima di iniziare a pensare alla strada».

Surplace Guerciotti

La doppietta della Selle Italia Guerciotti è figlia di ciò che era accaduto ventiquattro ore prima. Jakob Dorigoni negli ultimi cento metri rallenta, si volta indietro per vedere dov’è Gioele Bertolini e quasi fa surplace prima della linea per attenderlo. Il campione italiano arriva e trova la mano tesa del suo compagno per tagliare il traguardo assieme, mettendo a tacere i malumori del giorno prima. 

«A Brugherio – spiega Dorigoni – è stata una giornata sfortunata, con errori, non positiva. Noi cerchiamo sempre di dare spettacolo ed il meglio per la squadra, però non è andata bene. Qui a Cremona invece abbiamo cercato di aiutarci e quando Filippo Fontana ha commesso l’errore, io ho provato ad allungare un po’ per tirare il collo a tutti gli altri. Nel finale poi Gioele è partito e l’ho aspettato proprio negli ultimissimi metri per conquistare la vittoria a braccia alzate assieme. L’avrei lasciata molto volentieri a lui visto l’errore di ieri, ma l’importante che abbiamo vinto come squadra.

Sara Casasola si è arresa soltanto alla maggior potenza di Silvia Persico in volata
Sara Casasola si è arresa soltanto alla maggior potenza di Silvia Persico in volata

«Il percorso era piuttosto simile a quello tradizionale dell’Idroscalo, ci siamo divertiti sotto la pioggia. Certo, durante le prove e nel riscaldamento diventa tutto più difficile. Però facendo un’ora a tutta ci scaldiamo. Un meteo così fa la differenza nel pre-gara. Credo che sia io che Bertolini ci siamo guadagnati la convocazione per l’europeo ma è importante fare un passo alla volta e fare bene in campo internazionale».