Uno dei momenti più emozionanti dello scorso Tour de France è stata certamente la vittoria di Mark Cavendish, che con quello sprint ha superato il record di vittorie di tappa di sua maestà Eddy Merckx. Per celebrare quel momento Vision ha appena presentato le Metron 60 – 35 TDF LTD, un set di ruote in edizione limitata per omaggiare le 35 vittorie alla Grande Boucle del campione dell’Isola di Man.
Saint Vulbas, 3 luglio, quinta tappa del Tour 2024: Mark Cavendish batte il record di Merckx: 35 tappe vinteSaint Vulbas, 3 luglio, quinta tappa del Tour 2024: Mark Cavendish batte il record di Merckx: 35 tappe vinte
Un set da collezione
Le Metron 60 – 35 TDF LTD sono prodotte in soli 100 esemplari, accompagnate da un packaging per veri collezionisti.
Queste ruote sono caratterizzate da una grafica identica a quelle utilizzate da Cavendish il giorno della vittoria, con i due loghi Vision in giallo e in azzurro. Il set, inoltre, è confezionato in una scatola da collezione che riporta la scritta “35 Tour de France Stage Wins” con una grafica ideata sui colori della Wilier del campione britannico.
Ma non è finita qui. All’interno della scatola si troverà infatti anche una dichiarazione ufficiale di Vision che certifica l’originalità e l’unicità del prodotto: un pezzo di storia del ciclismo.
Dettaglio dell’anteriore, da cui si può notare il canale da 21 mmIl mozzo ha cuscinetti ceramici e Sistema Power Ratchet (PRS)Il profilo scelto per queste ruote, uguali a quelle usate da Cavendish, è di 60 mmColpo d’occhio della ruota posteriore. La doppia finitura, una per lato e le stesse misure dell’anterioreAnche il mozzo posteriore ha innesto a 72 denti, che offre un angolo di innesto superioreDettaglio dell’anteriore, da cui si può notare il canale da 21 mmIl mozzo ha cuscinetti ceramici e Sistema Power Ratchet (PRS)Il profilo scelto per queste ruote, uguali a quelle usate da Cavendish, è di 60 mmColpo d’occhio della ruota posteriore. La doppia finitura, una per lato e le stesse misure dell’anterioreAnche il mozzo posteriore ha innesto a 72 denti, che offre un angolo di innesto superiore
Qualità superiore
Che siate un collezionista o un qualcuno che queste ruote vuole usarle davvero, le Metron 60 – 35 TDF LTD sono un prodotto di altissimo livello.
Si tratta di ruote in carbonio da 60 mm quindi ideali per i velocisti, ma con un design aerodinamico che garantisce ottime prestazioni anche in percorsi vallonati. La larghezza interna del canale è di 21 mm, che migliora ulteriormente l’aerodinamica ma anche la resistenza al rotolamento, specie con pneumatici tubeless da 28 mm.
Infine sono dotate di cuscinetti ceramici e Sistema Power Ratchet (PRS). Si tratta di un sistema di mozzi con innesto a 72 denti, che offre un angolo di innesto superiore e quindi una migliore scorrevolezza anche in condizioni difficili. Inoltre, gli ingranaggi sono più resistenti del 25% rispetto al passato.
Le ruote Metron 60 in edizione limitata sono in vendita in una confezione esclusivaAl suo interno, una dichiarazione di Vision che attesta la qualità e l’esclusività del prodottoColpo d’occhio della ruota posteriore. La doppia finitura, una per lato e le stesse misure dell’anterioreAl suo interno, una dichiarazione di Vision che attesta la qualità e l’esclusività del prodotto
Peso e prezzo
Le Metron 60 – 35 TDF LTD, come quelle montate sulla Wilier Filante di Cavedish, hanno un peso di 1.490 grammi per coppia, mentre il prezzo di questo pezzo da collezione è 2.799 euro (rispetto ai 2.209 euro delle classiche METRON 60 SL).
A distanza di qualche mese dal passaggio della carovana del Tour de France sulle strade dell’Emilia Romagna, tre giorni di grande ciclismo che hanno smosso enormi interessi, la Regione ha tirato le somme di quanto avvenuto, sulla base di uno studio commissionato alla società specializzata SG Plus e all’Università degli Studi di Parma, che hanno analizzato ogni singolo aspetto di quanto avvenuto giungendo alla conclusione che economicamente è stato un vero successo considerando che per ogni euro speso ne sono stati guadagnati ben 24.
Giammaria Manghi e Davide Cassani alla presentazione dello studio analitico sugli effetti del TourGiammaria Manghi e Davide Cassani alla presentazione dello studio analitico sugli effetti del Tour
Oltre ogni aspettativa
Spulciando il compendio di numeri proposto si scopre che il Tour ha coinvolto 5 province (Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna e Piacenza) e ben 29 Comuni. Altissima l’audience televisiva, con 150 milioni di spettatori per ben 185 ore di trasmissione, e altissima anche l’interazione sui social, oltre 14 milioni.
Sulla base di questi responsi, Davide Cassani, ex cittì oggi presidente dell’Apt Emilia Romagna ha espresso un certo stupore. Soprattutto considerando il totale dell’indotto economico scaturito dai tre giorni di gara: «Possiamo parlare di oltre 124 milioni di euro, un risultato che va oltre ogni più rosea aspettativa. Si sapeva che l’evento era una scossa per l’economia regionale. Mi fa piacere che quanto avvenuto confermi in maniera ancora più forte come la direzione che avevamo preso contattando l’Aso fosse quella giusta».
Pogacar e Vingegaard in azione nella seconda tappa, davanti a una folla enormePogacar e Vingegaard in azione nella seconda tappa, davanti a una folla enorme
Sulla scia di grandi eventi sportivi
A Cassani fa eco Giammaria Manghi, sottosegretario alla Presidenza della Regione, che allarga il discorso: «In Emilia stiamo seguendo la strada dei grandi eventi sportivi da tempo: Formula 1, Coppa Davis, GP di motociclismo sono solamente alcuni esempi e il ciclismo è un cardine in questo campo. Noi continueremo su questa strada sulla base proprio di quanto visto con il Tour. Infatti la nostra agenda sportiva per il 2025 è già più ampia di quella di quest’anno.
«Quando abbiamo preso contatto con l’organizzazione del Tour – ricorda Manghi – avevamo fatto un’analisi spettrale per capire quanto potevamo aspettarci e il responso finale va oltre i preventivi. Ma io guardo anche altri fattori, non solo quello economico. Ad esempio quello riguardante le presenze: fra partenze e arrivi sono state calcolate ben 1.403.589 persone, compreso il percorso e a questi numeri io credo fermamente, perché mi rimarrà sempre negli occhi l’immagine dei 16 chilometri ininterrotti di folla all’uscita da Cesenatico per la seconda tappa. Qualcosa di clamoroso».
L’afflusso costante degli appassionati verso le località toccate dal percorso della Grande BoucleL’afflusso costante degli appassionati verso le località toccate dal percorso della Grande Boucle
Un target avanti con l’età
A proposito delle presenze però Cassani mette in luce un dato relativo all’età: a fronte del 13,8 per cento di Under 30 c’è ben il 33,1 per cento di Over 60: «Il popolo del ciclismo è avanti con l’età, è anziano e non dobbiamo negarlo. Lo capiamo anche da coloro che guardano le corse in Tv o vengono ad assistere alle gare, dalle fasce d’età delle Granfondo o da quelle cicloturistiche. Il ciclismo è un prodotto che va svecchiato, promosso, diffuso presso le giovani generazioni senza aspettare il classico Sinner che faccia da traino. Noi dobbiamo investirci sopra ora, saper vendere il tanto di buono che propone».
Non è un caso però se tanto successo si sia riscosso proprio in Emilia: «La nostra regione ha due elementi fondamentali per il ciclismo – afferma Manghi – innanzitutto una forte identità storica che affonda le radici nel tempo, con campioni prodotti con continuità e un movimento di praticanti che è sempre stato diffuso. Poi anche la produzione di eventi con costanza: il Giro passa sempre per le nostre parti e il Giro dell’Emilia avete visto tutti che successo è stato e quale risonanza abbia avuto, una vera rivincita del mondiale appena svolto.
Durante le tappe anche scene curiose come quella legata allo spagnolo AranburuIl Tour spesso parte dall’estero. L’impatto italiano è stato quello più produttivo economicamente
Investimenti a pioggia sul ciclismo
«A proposito di mondiale, l’edizione del 2020 a Imola è stata un successo enorme. Al punto che decidemmo di tabellare tutto il tracciato e questo ha fatto sì che ogni domenica sia affrontato da tantissimi appassionati, che si mettono alla prova su quei tracciati. Lo stesso dicasi per le salite che hanno reso famosa la Novecolli e sono state affrontate anche dalla tappa del Tour. Noi vogliamo continuare a investire capitalizzando anche il patrimonio delle Granfondo, tutelando quelle storiche come Novecolli o Squali e proponendone sempre di nuove perché attirano tanti a conoscere la nostra realtà».
Tour ma non solo. Ora il Piemonte vuole rilanciare e l’anno prossimo ospiterà la partenza de La Vuelta. Sarà la stessa cosa? «Il Tour è uno dei 3-4 eventi più grandi al mondo – risponde Cassani – ma considerando il clamore che anche la Vuelta sa suscitare, credo che l’impatto sarà molto grande anche in quel caso. Questo è un segnale positivo, dimostra che c’è chi crede nel ciclismo e vuole investirci sopra, rientra in quel discorso di promozione dell’attività di cui parlavamo prima. Tante regioni devono fare la stessa cosa. Noi in Emilia continueremo sulla stessa strada, questo è sicuro…».
Tadej Pogacar vince il secondo Tour con 21 giorni da campione. Con Martinello concludiamo il viaggio francese analizzando la sua corsa e quella dei rivali
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Ci sono voluti 26 anni esatti, oltre un quarto di secolo, per vedere realizzata quella che sembrava un’impresa, se non impossibile, quantomeno molto difficile da portare a termine: conquistare nella stessa stagione Giro d’Italia e Tour de France. L’ultimo a farlo era stato Marco Pantani nel 1998. Il Pirata di Cesenatico ha trovato quest’anno il suo degno erede in un altro fuoriclasse assoluto come Tadej Pogacar, fresco campione del mondo. L’asso sloveno ha conquistato entrambi i successi potendo contare sul supporto tecnico di Prologo. L’azienda lombarda ha infatti fornito a Pogacar il suo top di gamma: la sella Nago R4 147.
Ecco la Nago R4 147 di Prologo nella versione celebrativa per la vittoria del TourEcco la Nago R4 147 di Prologo nella versione celebrativa per la vittoria del Tour
Debutto vincente
La Nago R4 147 è il modello di sella che Pogacar ha scelto di utilizzare a partire dall’autunno dello scorso anno. Si è trattato di un debutto vincente con il successo de Il Lombardia. Da lì sono arrivate tantissime vittorie: Strade Bianche, Liegi-Bastogne-Liegi, Volta Ciclista a Catalunya, fino al doppio trionfo al Giro e al Tour.
l Giro d’Italia è stato vinto da Pogacar indossando la maglia rosa per 20 giorni consecutivi, con 6 vittorie di tappa. Ecco poi il Tour de France, il terzo conquistato insieme a Prologo, con altre 6 vittorie di tappa. In entrambi giri, le vittorie in linea sono arrivate sempre su sella Nago R4 147.
Ecco Pogacar al Giro dopo aver vinto la maglia rosa (foto Fizza)Ecco Pogacar al Giro dopo aver vinto la maglia rosa (foto Fizza)
Design esclusivi
Il doppio trionfo di Pogacar non poteva non essere celebrato da Prologo, che per l’occasione ha previsto due design esclusivi per la Nago R4 147. Le basi delle selle riprendono il rosa e il giallo della maglie vinte dal campione sloveno, arricchite su un lato con il suo monogramma con le iniziali “TP”, e sull’altro lato con la “Big Ó” di Prologo. Si tratta del segno distintivo del brand presente in esclusiva sulle selle utilizzate dai team e dagli atleti supportati.
Al centro della grafica spiccano la bandiera slovena e l’elenco delle principali vittorie conquistate da Pogacar nella sua eccezionale carriera insieme a Prologo: Giro d’Italia, Tour de France, Giro delle Fiandre, Liegi-Bastogne-Liegi, Il Lombardia, Strade Bianche, Amstel Gold Race, Freccia Vallone, Tirreno Adriatico e Parigi-Nizza.
Lo sloveno a Nizza mette a segno la doppietta Giro-Tour entrando nella storiaLo sloveno a Nizza mette a segno la doppietta Giro-Tour entrando nella storia
Prestazione e comfort
La Nago R4 147 è stata progettata a partire dalle esigenze dei team di professionisti supportati da Prologo, e perfezionata grazie ai test “Pressure Map MyOwn”, per soddisfare le esigenze di tutti i ciclisti alla ricerca delle massime prestazioni e del comfort anche per le lunghe pedalate. Dimensioni compatte con una lunghezza di 245 mm e forma T-shape, con un centro anatomico leggermente avanzato, per offrire una buona libertà di movimento in sella e massimizzare l’efficacia della pedalata in tutte le posizioni. La forma ergonomica semi tonda rende inoltre la nuova Nago R4 147 ideale per i ciclisti con una flessibilità media in termini di rotazione del bacino.
Presenta 3 sezioni separate completamente indipendenti, realizzate con schiume di ultima generazione a densità variabile, per garantire un ottimo supporto e il giusto comfort durante tutte le fasi della pedalata. Sotto alla sezione centrale, il sistema Active Base di Prologo: una base forata al centro, per unire i benefici di una sella chiusa con una maggiore superficie d’appoggio, ai vantaggi di una base aperta. La base è realizzata in carbonio a fibra lunga, un materiale che offre un ottimo compromesso tra rigidità e comfort. Il Rail in Nack (Nano Carbon Fiber) è composto da fibra di carbonio, kevlar e filamenti di alluminio, ideale per i ciclisti più orientati alle performance alla ricerca della massima rigidità e leggerezza.
Le due special edition della Nago R4 147, celebrative del Giro D’Italia e del Tour de France, vengono proposte in un elegante cofanetto nero in cartone, con una fascia rosa e gialla celebrativa. Sono già disponibili sul sito www.prologo.it e presso i migliori rivenditori Prologo, ad un prezzo di listino di Euro 299.
OPFIKON (Svizzera) – La vigilia del campionato del mondo su strada scorre lenta, con la pioggia che picchia sui vetri dell’hotel degli azzurri. Fuori gli aerei partono, non siamo lontani dall’aeroporto di Zurigo, facendo un gran rumore. I ragazzi scelti da Bennati, al suo terzo mondiale da cittì, scendono nella hall dell’albergo e si prestano alle varie interviste. Passano in rassegna davanti alla telecamera della RAI dove Ettore Giovannelli ne testa gli umori e i sorrisi. Le settimane che hanno anticipato la prova iridata sono state quasi monopolizzate dalla prestazione di Tiberi al Giro di Lussemburgo. Ma tra gli italiani non c’è solo il ciociaro pronto a dar battaglia, nel vociare generale si sente anche l’allegria e la determinazione di Giulio Ciccone.
Il corridore della Lidl-Trek è seduto a un tavolo, nascosto da un muro ornato da disegni di legno intagliati. Con lui ci sono i membri dello staff della squadra americana. Si parla del più e del meno, ma l’argomento principale è il circuito finale di Zurigo, da ripetere otto volte e che non farà prigionieri.
Giulio Ciccone alle prese con le domande della RAI nella vigilia del suo primo mondialeGiulio Ciccone alle prese con le domande della RAI nella vigilia del suo primo mondiale
Un mese dopo
Ciccone si è ritirato dalla Vuelta alla decima tappa, era il 27 agosto. Oggi, più di un mese dopo torna in corsa e lo farà con una gara tosta e impegnativa. Le domande sulla sua condizione si sprecano, ma solo lui può sapere come sta, e noi glielo chiediamo.
«A questo mondiale – racconta nel nostro faccia a faccia – arrivo sicuramente con una buona condizione. Diciamo che non è stata un’annata facile, però il mondiale era un obiettivo quindi sono riuscito a lavorare bene. Nell’ultimo periodo ho avuto belle sensazioni e mi sono messo alle spalle un bel blocco di lavoro, quindi siamo a posto. Fino al Tour de France andato tutto è andato abbastanza bene, poi dopo la Grande Boucle ho corso a San Sebastian e la Vuelta. In Spagna sono andato con l’obiettivo di dare supporto alla squadra e ritrovare la condizione in vista di Zurigo».
Alla Vuelta l’abruzzese si è ritirato a causa di una caduta nella decima tappaAlla Vuelta l’abruzzese si è ritirato a causa di una caduta nella decima tappa
Il ritiro è stato un intoppo sul cammino, come lo hai superato?
La caduta della decima tappa mi ha costretto ad andare a casa, ma lo sguardo è sempre rimasto verso il mondiale. Ho fatto un paio di giorni in cui mi sono riguardato, in prevenzione per il ginocchio e per curare un po’ le botte. Una volta accertato che stessi bene sono rimontato in bici in ottica corsa iridata.
Il ginocchio come sta?
Bene, bene, diciamo che i due giorni dopo la caduta ho avuto un po’ di fastidio, non si capiva bene la situazione. Poi però tutto è andato per il meglio e mi sento pronto.
Ciccone guida il gruppo azzurro nella prova percorso, il ritmo è sostenutoCiccone guida il gruppo azzurro nella prova percorso, il ritmo è sostenuto
Che emozione provi nell’essere qui?
Il mondiale è sempre il mondiale, quindi sicuramente c’è una motivazione extra e sarà sicuramente una bella giornata. (Ciccone ha corso diverse volte con la nazionale ma il mondiale mancava nella sua carriera, ndr).
Venerdì avete pedalato sul percorso, cosa ne pensi?
Sarà durissimo per via della distanza e dell’altimetria, penso verrà fuori una gara molto nervosa. Ovviamente non ci sono salite lunghe. Però il tratto con il primo strappo e la salita che segue, dove lo sforzo supera i 10 minuti, si faranno sentire.
Per lui un 2024 iniziato solamente al Romandia dopo i problemi al soprasellaPer lui un 2024 iniziato solamente al Romandia dopo i problemi al soprasella
Quello sarà il punto cruciale?
Sì. Da quel momento segue la parte tecnica con strappi e discese, quindi non c’è mai un vero punto dove si può recuperare. Scollini e non scendi mai fino per un po’ di chilometri, sarà importante stare davanti e tenere alto il ritmo. Prima della discesa che porta sul lago c’è un tratto con i due strappi e la discesa tecnica. Sicuramente verrà fuori un mondiale duro e anche tatticamente non sarà facile.
Perché?
Non c’è una strategia lineare da parte di nessuno. Ripeto, sarà dura, ma noi siamo pronti e con lo spirito giusto per far bene.
Al Tour de France una buona prova e l’undicesimo posto nella classifica finaleAl Tour de France una buona prova e l’undicesimo posto nella classifica finale
Che ruolo avrai? Ne hai già parlato con Bennati?
L’idea è quella di star lì davanti e farmi trovare pronto. E’ chiaro che non si possono aspettare le mosse dei migliori, staremo lì e proveremo a inventarci qualcosa.
Gli otto passaggi su quella parte dura che dicevamo prima sono tanti.
Sì, bisogna essere un gruppo unito, muoversi con intelligenzaed essere sempre presenti. Questo è un po’ lo spirito che serve.
Ha fatto notizia il recente licenziamento di Vincent Lavenu da team manager della Decathlon-Ag2R La Mondiale, squadra da lui fondata nel 1992. Dapprima si chiamava Chazal-Vanille, poi diventò la Casinò e infine, dal 2000 al 2023, ha avuto come primo sponsor Ag2R.
Qualunque fosse il nome, Lavenu è stato per 32 anni l’anima di quella realtà, tuttora il più antico team professionistico francese in attività. Capace di conquistare complessivamente 19 vittorie di tappa al Tour de France, 5 al Giro d’Italia e 7 alla Vuelta a España.
Ne abbiamo parlato con Rinaldo Nocentini, nove anni alla corte di Lavenu, tra i quali spicca un 2009 memorabile in cui ha indossato per 8 tappe la maglia gialla al Tour de France. Oggi il toscano collabora con una squadra juniores che si chiama Mepak.
Ad Andorra, a capo di una lunga fuga, per Nocentini arriva la maglia giallaIl suo 2009 era cominciato bene: vittoria a Pasadena all’Amgen Tour of CaliforniaAd Andorra, a capo di una lunga fuga, per Nocentini arriva la maglia giallaIl suo 2009 era cominciato bene: vittoria a Pasadena all’Amgen Tour of California
Rinaldo, come hai preso la notizia del licenziamento di Lavenu?
Non ne sapevo niente, me l’ha detto l’altro giorno Enzo Vicennati al telefono. Mi sembra molto strano, qualcosa dev’essere successo, si devono essere rotti degli equilibri. Anche perché normalmente i francesi sono molto attenti a queste cose, a gestire queste dinamiche internamente. Ripeto, è strano che sia stato licenziato così, a stagione in corso, subito dopo il Tour. Avrebbero potuto aspettare la fine dell’anno, quando anche l’attenzione mediatica è meno presente. Ho letto che sembra possa entrarci il caso doping di Bonnamour. Quello che posso dire io è che con noi ha sempre trattato il discorso doping molto chiaramente e rigidamente. Quindi l’impressione è che, forse, la nuova dirigenza possa avere preso la palla al balzo per sistemare attriti interni con questo pretesto.
Di lui che ricordi hai, che tipo di team manager è stato?
Ho corso nella sua squadra per nove stagioni, dal 2007 al 2015, ed è sempre stato un ottimo manager. Meticoloso, sempre presente nelle gare più importanti, al Tour la prima ammiraglia la guidava lui. Personalmente mi ci sono sempre trovato bene, perché ha un carattere molto tranquillo, ci potevi parlare, non era uno che urlava o sbraitava. Per esempio, quando sono stato in maglia gialla ha lasciato che mia moglie rimanesse con noi tutti i nove giorni, assieme alla squadra, una cosa tutt’altro che scontata. Mi trattava come un figlio, si potrebbe dire.
Quello del 2009 è il Tour del ritorno di Armstrong, la maglia gialla ha pochi secondi di vantaggio su lui e ContadorPer la AG2R, che per il Tour ha lanciato la nuova maglia, si tratta di uno spot impagabileQuello del 2009 è il Tour del ritorno di Armstrong, la maglia gialla ha pochi secondi di vantaggio su lui e ContadorPer la AG2R, che per il Tour ha lanciato la nuova maglia, si tratta di uno spot impagabile
Hai accennato a quella maglia gialla del 2009, un momento speciale per te ma anche per tutto il team. Ci racconti com’è andata?
Quel giorno era in maglia gialla Cancellara, e alla riunione della mattina avevamo deciso di andare in fuga. La tappa era Barcellona-Andorra, arrivo in salita oltre i 2000 metri. Alla fine ci siamo riusciti, in tutto eravamo in dodici, due della nostra squadra. All’inizio ovviamente pensavo solo alla tappa, poi negli ultimi chilometri è passato la moto con la lavagnetta che diceva che avevamo ancora quasi 6 minuti di vantaggio. In quel momento ho detto, ok, ci provo, vediamo se riesco a prendere la maglia. Non mi sono più preoccupato di seguire gli scatti degli altri e sono andato su del mio passo, anche se mi ricordo che c’era vento contro ed è stata molto dura. Ma dopo l’arrivo del gruppo, quando abbiamo capito che avevamo conquistato la maglia, è stato fantastico. In hotel abbiamo festeggiato tutti assieme, per quanto possibile durante un Tour de France, e Vincent era più che felice, radioso.
Anche perché quella maglia poi l’avete tenuta per molte altre tappe, otto in totale.
Esatto, otto tappe più il riposo, nove giorni in totale. Non è stato facile perché avevo solo 6’’ di vantaggio su Contador e 8 Armstrong. Quindi sarebbe bastato un buco, una volata, per cui è stata battaglia ogni giorno. Poi c’è da dire che a loro, i favoriti, andava anche bene che la maglia la tenessimo noi, almeno per un po’. Quel periodo per noi è stato bellissimo, il giorno di riposo poi hai il mondo addosso, tutti ti cercano, tutti vogliono farti interviste. A fine Tour calcolarono che il valore della visibilità per lo sponsor data da quei giorni in maglia gialla era quantificabile in circa 60 milioni di euro. Capite bene perché Vincent non poteva che essere contento.
Lavenu è un manager alla mano e permette che Manola, moglie di Rinaldo, resti al Tour nei giorni in gialloL’Italia ha la maglia gialla e quella iridata. E a breve Pellizotti indosserà quella a poisLavenu è un manager alla mano e permette che Manola, moglie di Rinaldo, resti al Tour nei giorni in gialloL’Italia ha la maglia gialla e quella iridata. E a breve Pellizotti indosserà quella a pois
Facciamo un passo indietro, all’inizio della tua esperienza con Lavenu. Qual’è il tuo primo ricordo a riguardo?
Molto bello direi. La prima corsa con loro è stato il Giro del Mediterraneo e sono riuscito a vincere la 4ª tappa, quella del Mont Faron. Era la salita simbolo della gara, dove avevano vinto campioni come Bartoli e Casagrande. Lavenu lì non era mai riuscito a vincere, e così è stato un tripudio. Mi ricordo che feci la premiazione e poi partimmo subito in macchina per correre in albergo a berci una birra tutti assieme. Eravamo appena partiti quando gli addetti dell’antidoping ci hanno bussato sul finestrino per fermarci. In quanto vincitore di tappa dovevo presentarmi al controllo, ma dalla contentezza tutti in squadra se n’erano dimenticati. Ovviamente poi siamo scesi e l’abbiamo subito fatto.
Un team manager presente e allo stesso tempo alla mano, insomma.
Direi proprio di sì. Mi ricordo un altro episodio, al Tour del 2010. Quell’anno ero reduce da un infortunio, quindi tendevo a correre sempre in fondo al gruppo. Ad un certo punto Lavenu è venuto da me e mi ha detto, con la sua pacatezza ma comunque molto deciso: «Non penserai mica di stare lì tutto il tempo…». Allora ho annuito e ho subito risalito il gruppo.
La resa di Nocentini arriva il giorno di Verbier, quello in cui Contador scatena il suo attaccoIl toscano rimarrà in gruppo sino a Parigi, chiudendo il Tour de France in 13ª posizione a 20’45” da ContadorLa resa di Nocentini arriva il giorno di Verbier, quello in cui Contador scatena il suo attaccoIl toscano rimarrà in gruppo sino a Parigi, chiudendo il Tour de France in 13ª posizione a 20’45” da Contador
Per finire un’ultima domanda su quel magico 2009. Quel Tour non era nei tuoi programmi ad inizio stagione. Quando hai saputo che ci saresti stato?
La stagione iniziò bene con la vittoria di una tappa al Giro di California, poi purtroppo presi la mononucleosi. Al campionato italiano però feci bene e il giorno dopo, era un lunedì, Lavenu mi chiamò per chiedermi se volessi andare al Tour. Io ovviamente accettai di corsa, perché si trattava della mia prima volta alla Grande Boucle. In squadra c’era una certa aspettativa perché l’anno prima avevamo fatto 9° e 10° in classifica con Valjavec ed Efimkin. Io avrei dovuto aiutarli, ma loro ebbero dei problemi e alla fine io feci 13°, un risultato di tutto rispetto per un esordiente. Però nulla a confronto con quei 9 giorni in giallo. Quelli, per me e per la squadra, certamente anche per Vincent Lavenu, valsero quasi un podio.
Imatra rafforza ulteriormente la propria presenza nel mondo del ciclismo internazionale, grazie alla collaborazione con Eurosport. Prosegue infatti con successo la campagna pubblicitaria “More pain more gain”. Dopo l’ottimo riscontro ottenuto durante il Tour de France, lo spot viene difatti trasmesso anche durante la Vuelta a Espana. Questa nuova fase della campagna rappresenta un passo fondamentale per Imatra. L’obiettivo infatti è espandere la propria influenza e consolidare il brand nel mercato spagnolo: territorio strategico per il ciclismo.
«Siamo molto soddisfatti di come si è sviluppata l’attività con Eurosport», ha dichiarato Manolo Bianchini, il fondatore e presidente di Imatra. «Assieme a loro abbiamo avuto grandi risultati in termini di awareness e di download della nostra app. La Vuelta è per noi un passaggio molto significativo».
Tramite l’app e i chilometri pedalati si sommano monete virtuali che diventano spendibiliTramite l’app e i chilometri pedalati si sommano monete virtuali che diventano spendibili
Un mercato importante
Il mercato spagnolo è di particolare interesse per Imatra, dato il suo crescente ruolo nel panorama ciclistico globale, che proprio in Spagna ha mosso i primi passi. La Spagna è infatti riconosciuta come una delle mete più ambite per il cicloturismo. Lo si deve a strade considerate tra le più sicure in Europa e ad una varietà di percorsi che attraggono ciclisti da tutto il mondo. Da Gran Canaria a Girona, le località spagnole offrono condizioni ideali per la pratica del ciclismo, rendendole perfette per promuovere la filosofia di Imatra. Imatra, con la sua missione di diffondere sane abitudini e promuovere uno stile di vita attivo attraverso il ciclismo, vede in questo paese un’opportunità unica per espandere la propria community.
«La Vuelta coinvolge un mercato importante – ha aggiunto Bianchini – nel quale Imatra sta investendo molto. Ci sono molte città che stanno diventando un vero punto di riferimento per i ciclisti di tutto il mondo. Sicuramente qui la filosofia del brand è ancora più condivisibile, in quanto già fa parte di un determinato lifestyle. Vediamo Imatra ben posizionata nel panorama ciclistico spagnolo, abbiamo molte aspettative su questo canale comunicativo».
Manolo Bianchini è il fondatore e presidente di ImatraManolo Bianchini è il fondatore e presidente di Imatra
“More pain more gain”
La campagna “More pain more gain” viene trasmessa in lingua spagnola con uno spot di 30 secondi, in onda quotidianamente durante le dirette live di Eurosport dalla Vuelta a España. Questo spot non solo promuove il marchio, ma ribadisce anche l’impegno verso l’energia sostenibile e il cambiamento positivo, portando avanti il messaggio che ogni pedalata contribuisce a un mondo migliore.
La collaborazione tra Imatra ed Eurosport durante la corrente Vuelta rappresenta un’importante occasione per rafforzare il brand in un mercato strategico come quello spagnolo. Con l’obiettivo di ispirare e motivare sempre più persone a pedalare, Imatra continua a promuovere un messaggio di benessere e sostenibilità, consolidando sempre più il proprio ruolo nel mondo del ciclismo globale.
Shimano ha ufficializzato l’estensione della propria partnership di lunga data con Amaury Sport Organization (ASO) fino al 2028. Questa collaborazione, che ha già avuto un impatto significativo sul mondo del ciclismo, continuerà a supportare alcuni degli eventi più prestigiosi, inclusi Grandi Giri, Classiche di Primavera oltre a numerosi eventi amatoriali di rilievo. L‘estensione della partnership tra Shimano e ASO riflette un impegno comune per il ciclismo, unendo l’esperienza tecnica di Shimano con l’abilità organizzativa della realtà francese.
«Siamo lieti di continuare la nostra partnership con Shimano – ha dichiarato Christian Prudhomme, il direttore del Tour de France – un attore chiave sia nel ciclismo professionistico che amatoriale. La loro competenza tecnica e il loro impegno per l’innovazione sono risorse essenziali per il successo delle gare che organizziamo. La loro professionalità garantisce condizioni ottimali ed eque per tutti i ciclisti. Questo rinnovamento riflette la fiducia reciproca che abbiamo gli uni negli altri».
Shimano continuerà a essere un partner cruciale per ASO in numerosi eventi di primo piano, tra cui il Tour de France, il Tour de France Femmes avec Zwift, La Vuelta e La Vuelta Femenina by Carrefour.es. Oltre ai Grandi Giri, la collaborazione si estenderà anche a Classiche storiche come la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi, la Flèche Wallonne e la Paris-Tours. A esse si aggiungono eventi amatoriali molto seguiti come L’Étape du Tour e la Roc d’Azur.
Nelle tappe di montagna, oltre alle auto blu, il Tour schiera le moto ShimanoNelle tappe di montagna, oltre alle auto blu, il Tour schiera le moto Shimano
Una storia di successo e collaborazione
La collaborazione tra Shimano e ASO ha radici profonde e si è consolidata nel tempo. E’ iniziata con La Vuelta e si è ampliata nel 2021 fino a includere il Tour de France e varie altre competizioni ciclistiche di alto profilo. Questo rapporto di lunga data testimonia la fiducia reciproca tra le due organizzazioni. Inoltre dimostra anche il profondo impegno di Shimano nel garantire la sicurezza e l’equità delle competizioni. Shimano, infatti, gioca un ruolo fondamentale nel mantenere la qualità e l’integrità di ogni gara, offrendo supporto tecnico ai ciclisti indipendentemente dalle loro scelte di equipaggiamento.
Un elemento centrale di questa partnership è il programma Shimano Neutral Service, che fornisce supporto tecnico ai ciclisti durante tutte le gare organizzate da ASO. Ogni anno, il servizio neutrale di Shimano copre oltre 560 giorni di gara, assicurando che i ciclisti possano competere nelle migliori condizioni possibili. Con oltre vent’anni di esperienza, il team Shimano è altamente qualificato per assistere i ciclisti in caso di problemi meccanici, contribuendo a mantenere la competizione leale e sicura.
ASO organizza anche la Parigi-Roubaix, dove l’assistenza è a dir poco impegnativaIn tanti casi un rapido cambio ruota può fare la differenza fra vincere e perdere tuttoASO organizza anche la Parigi-Roubaix, dove l’assistenza è a dir poco impegnativaIn tanti casi un rapido cambio ruota può fare la differenza fra vincere e perdere tutto
Uno sguardo al futuro
L’estensione della partnership tra Shimano e ASO rappresenta una conferma rilevante sia per il ciclismo professionistico che per quello amatoriale. Con il prolungamento dell’accordo fino al 2028, le due organizzazioni sono pronte a continuare a fare la storia del ciclismo.
«Noi di Shimano – ha ribattuto Yuzo Shimano, vicepresidente esecutivo del dipartimento di pianificazione ciclistica di Shimano – crediamo che il ciclismo riguardi il viaggio, non la destinazione. Ecco perché siamo felici di estendere la nostra partnership con Amaury Sport Organisation. Insieme, garantiremo che ogni ciclista riceva lo stesso livello di supporto e competenza che possiedono i nostri meccanici. Così tutti potranno raggiungere i propri obiettivi».
Guardando ai prossimi quattro anni e oltre, la partnership tra Shimano e ASO si preannuncia un elemento fondamentale per il futuro del ciclismo. Con il proseguimento di questa collaborazione, il mondo del ciclismo potrà contare su gare di altissimo livello, supportate da una tecnologia all’avanguardia e da una dedizione senza pari alla qualità e alla sicurezza.
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Il Tour de France è stato il trampolino di lancio perfetto per l’appuntamento olimpico di Parigi 2024. Molti corridori che sono stati protagonisti nella corsa a cinque cerchi sono passati dalla Grande Boucle. Oltre al vincitore Remco Evenepoel, anche il suo compagno di nazionale Wout Van Aert ha corso sulle strade del Tour prima di andare a Parigi. Il belga della Visma-Lease a Bike ha sfruttato quelle tre settimane per gettare una base in vista della corsa olimpica. Ma, come ogni grande campione, non si è tirato indietro e si è dato spesso da fare cercando di cogliere il bersaglio grande: una vittoria.
A Rimini, nella prima tappa è arrivato terzo, una grande occasione sfumata, il percorso era favorevoleA Rimini, nella prima tappa è arrivato terzo, una grande occasione sfumata, il percorso era favorevole
Qualche incertezza
Van Aert l’ha sfiorata in un paio di occasioni, nella 12ª e 13ª tappa, nelle quali ha colto due secondi posti dal gusto un po’ amaro. Il belga ha sfruttato la Grande Boucle per lanciarsi in qualche volata e testarsi in questo nuovo campo. Difficile però entrare nel novero dei velocisti quando al Tour ci sono tutti i migliori. Di questo si è accorto Sacha Modolo, ex corridore e sprinter, che con il suo occhio tecnico non ha mancato di sottolineare appunti e note emerse dal Van Aert velocista.
«Va detto – spiega subito Modolo – che parlo da estimatore di Van Aert, non da critico. Lui è un corridore fortissimo, il quale però al Tour non è arrivato al massimo della condizione e in alcuni momenti si è visto. Rispetto all’anno scorso era più insicuro, probabilmente a causa dell’infortunio patito in primavera. L’avvicinamento al Tour non è andato come previsto e questo ha un po’ minato la sua sicurezza, non era in condizione top. Poi va sottolineato che Van Aert anche al 90 per cento va più forte di metà dei corridori in gruppo. Però per vincere serve essere al massimo, specialmente in una gara così importante».
Dov’è Van Aert? Stretto alle transenne, mentre gli altri sprintano lui è costretto a rialzarsiDov’è Van Aert? Stretto alle transenne, mentre gli altri sprintano lui è costretto a rialzarsi
Da cosa lo hai notato?
Dalle volate. Ogni volta che si lanciava in uno sprint limava fino all’ultimo, cercando di guadagnare terreno attaccato alle transenne. Non è però una mossa vincente quando sei in una volata, il velocista è furbo e quando vede l’ombra chiude la porta. In maniera più o meno scorretta, ma poi questo è un problema dei giudici.
Cercare le transenne è un segno di debolezza?
In generale sì, ma qualche tempo fa di più. Ora vedo tanti velocisti che fanno le volate vicini alle transenne. Se sei in testa è un modo per rimanere coperti un po’ di più. Gli spettatori e le transenne proteggono dal vento, se invece sei a centro strada rimani scoperto. Però un conto è quando si parte dal centro e poi si va verso le transenne, altro quando si scatta già attaccati al bordo.
Il belga paga qualcosa nello spunto veloce nei confronti degli sprinter puri come Girmay e PhilipsenAnche Philipsen fa la volata molto vicino alle transenne ma lanciandola per primo difende meglio la posizioneIl belga paga qualcosa nello spunto veloce nei confronti degli sprinter puri come Girmay e PhilipsenIl belga paga qualcosa nello spunto veloce nei confronti degli sprinter puri come Girmay e Philipsen
Essere chiusi diventa più semplice.
Rimani coperto e riparato dal vento, ma se non trovi lo spiraglio non passi mai. E il velocista forte, quello che è anche furbo, lo spazio sulle transenne lo chiude. Van Aert al Tour provava sempre a uscire all’ultimo e rimaneva sempre penalizzato. Ad onor del vero va detto che non avendo un treno non poteva prendere il centro della strada e primeggiare, ma doveva fare le volate di rimessa. Però al Tour non ho visto questi treni devastanti, forse la Alpecin era l’unica in grado di comandare.
Cosa gli è mancato, solo la condizione?
In realtà anche l’occasione giusta. Non ci sono state tappe mosse dove i velocisti arrivavano cotti e lui poteva inserirsi e vincere perché più fresco. Van Aert le volate ristrette rischia di dominarle, talmente è forte. Ha tanti watt e uno scatto importante, ma non ha l’esplosività pura tipica degli sprinter. Magari gli mancano quei 20 watt, sono pochi ma fanno tanta differenza.
Con il passare dei giorni il divario con i migliori si assottiglia, le chance aumentanoCon il passare dei giorni il divario con i migliori si assottiglia, le chance aumentano
Perché?
La volata da qualche anno a questa parte è diventata tenere dei watt altissimi per 30 secondi. Ti trovi alle spalle dell’ultimo uomo che sei già a 1.000 watt, di media in quei 30 secondi devi avere 1.150 o 1.200 watt. Il picco di potenza di 1.800 watt conta fino ad un certo punto se poi non riesci ad essere costante. Questi sono numeri di un velocista medio, con un peso intorno ai 72 chilogrammi. Questo l’ho imparato alla Alpecin, quando correvo con loro, per il velocista ciò che conta sono i watt puri sui 500 metri.
Van Aert non ha questi numeri…
Non perché sia scarso ma perché per averli dovrebbe snaturarsi un po’. Avete visto che accelerazione ha fatto per seguire Van Der Poel sulla salita di Montmartre? Spaventosa. Però scattare in salita è diverso rispetto a farlo in pianura. Sono due prestazioni totalmente diverse.
Come potrebbe fare Van Aert per vincere una volata?
Nelle corse a tappe di tre settimane lui può emergere nell’ultima, quando i valori si pareggiano e i velocisti sono stanchi. In quei casi i numeri un po’ scendono e lui può dire la sua. Oppure nelle frazioni mosse, nelle quali rimane più fresco e riesce a infilare i favoriti. Per vincere le volate testa a testa dovrebbe snaturarsi e non gli conviene.
Dietro al successo di Tadej Pogacar al Tour de France c’è una quantità di dettagli incalcolabili. Il corridore sloveno per vincere la maglia gialla, a distanza di tre anni dall’ultima volta, ha spinto e curato ogni particolare. Nelle prove contro il tempo gli è venuta incontro Prologo, azienda che fornisce le selle al UAE Team Emirates. Per Pogacar il modello scelto è stata la Time Trial Predator, la sella da cronometro più performante realizzata dalla stessa Prologo. Si tratta della massima espressione dell’innovazione tecnologica e del design, progettata specificamente per Pogacar in occasione del Tour de France.
Questa è la Prologo Time Trial Predator utilizzata da PogacarQuesta è la Prologo Time Trial Predator utilizzata da Pogacar
Un secondo e un primo
Nelle prove contro il tempo è il cronometro che detta legge, i secondi pesano come macigni e possono risultare una barriera determinante per dividere un successo da una sconfitta. Alla Grande Boucle i chilometri a cronometro erano ben 59, è stata quindi premura di Prologo fornire al campione sloveno il prodotto giusto per performare al meglio.
Il debutto è arrivato nel corso della settima tappa, la prima delle due prove contro il tempo, da Nuits-Saint-Georges a Gevrey-Chambertin. Pogacar in quell’occasione è arrivato secondo, battuto solamente da Remco Evenepoel, che solamente pochi giorni fa si è laureato campione olimpico nella disciplina. La sella Time Trial Predator è tornata protagonista nel gran finale del Tour, nella cronometro da Monaco a Nizza. Prova che ha visto trionfare Pogacar sia nella tappa che nella classifica finale.
Nella parte laterale le alette indirizzano i flussi d’aria verso il retro della sellaNella parte laterale le alette indirizzano i flussi d’aria verso il retro della sella
Leggera e aerodinamica
Gli studi e gli sviluppi tecnici che hanno portato alla realizzazione della sella Time Trial Predator sono stati numerosi. Come in ogni cosa si è partiti dalla base, Prologo ha utilizzato un software di simulazione CFD per progettare la base della struttura, realizzata in fibra di carbonio. Sulla parte esterna della struttura sono state posizionate della alette che proteggono il rail e il morsetto del reggisella dal vento.
Il rivoluzionario rail in carbonio, perfettamente integrato nella base, presenta una superficie piatta molto più ampia rispetto ai rail tradizionali a sezione tonda o ovale. Una soluzione che migliora la connessione tra il ciclista e il reggisella.
La sella Time Trial Predator montata sulla Colnago TT01 di Pogacar (foto Fizza)La sella Time Trial Predator montata sulla Colnago TT01 di Pogacar (foto Fizza)
Scelte che hanno portato un vantaggio in termini di guidabilità, come testimoniato dalla imprese dello stesso Pogacar. Ai fini di un corretto posizionamento aerodinamico, inoltre, Prologo ha sviluppato una forma della sella che permette la massima rotazione del bacino. L’atleta riesce così ad assumere, e mantenere, una posizione ancora più aerodinamica.
Nella parte posteriore, l’imbottitura è stata invece ridotta a pochi millimetri, permettendo di abbassare ulteriormente il peso a soli 140 grammi.