Il legame tra il brand produttore d’abbigliamento tecnico GSG ed il mondo del ciclismo professionistico è sempre stato forte e passionale. E inoltre molto proficuo, anche per quanto riguarda riscontri e risultati. Di conseguenza, anche per la stagione 2022 il marchio fondato nel 1984 dall’ex professionsita Simone Fraccaro è nuovamente partner sia del Team Novo Nordisk quanto di una delle gare più attese – e meglio organizzate – delle primissima parte di stagione: il Tour de La Provence.
Sulle maniche della divisa c’è la dedica a Leonard Thompson, il primo paziente curato con l’insulina nel 1922 Sulle maniche della divisa c’è la dedica a Leonard Thompson, il primo paziente curato con l’insulina nel 1922
Nel 2023 una maglia… centenaria
La squadra professional americana, che ricordiamo essere il primo team al mondo con in organico ciclisti tutti diabetici, continua dunque a vestire GSG. Lo farà ancora per due anni, portando complessivamente a sei le stagioni di collaborazione. Un biennio importante il prossimo, considerando che proprio nel 2023 il colosso farmaceutico Novo Nordisk taglierà il traguardo dei primi 100 anni di attività. Per quanto riguarda invece la presenza di corridori italiani in organico, sono stati confermati Andrea Peron e Umberto Poli, ai quali da quest’anno si aggiunge anche il neo professionista Filippo Ridolfi.
Maglie del Tour de la Provence disegnate da GSGMaglie del Tour de la Provence disegnate da GSG
«Il rapporto di partnership con il team Novo Nordisk – ha dichiarato a bici.PRO Alessandro Costa, il marketing manager di GSG – è nato quattro anni fa, e siamo estremamente felici che tale collaborazione si sia rinnovata per il prossimo biennio. Le stagioni passate ci hanno fornito un bagaglio di esperienza per poter realizzare il miglior completo possibile. Sono stati anni positivi per il modo di presentarsi del team e per i risultati che i ragazzi diabetici hanno raggiunto in tutte le competizioni.
«Esperienze e know-how sono condensati nella divisa Novo Nordisk 2022: una maglia altamente anatomica e con spiccate caratteristiche aerodinamiche. Contraddistinta da un mix di tessuto strutturato da permettere un’alta traspirazione e una veloce asciugatura, dall’altro di essere anche comoda. Le esigenze dei ciclisti effetti da diabete sono quasi del tutto uguali a quelle di un qualsiasi altro corridore. Una richiesta specifica diversa da quelle di altri team, è stata quella di produrre capi super leggeri e traspiranti. Risultato ottenuto grazie alla capacità di GSG di attivarsi velocemente, gestendo internamente l’intero processo produttivo, dal dipartimento sviluppo alla definitiva produzione».
Maglia del leader della classifica generale del Tour de la Provence disegnata da GSG dedicata a Bernard Tapie La maglia del leader del Tour de la Provence è dedicata a Bernard Tapie
Cinque maglie, una corsa bellissima
Come anticipato, GSG torna quest’anno – per la seconda stagione consecutiva – a vestire con le proprie maglie i cinque leader di classifica di una breve corsa a tappe francese in grandissima ascesa. Parliamo del Tour de Provence, in programma dal 10 al 13 febbraio. La stessa manifestazione, giunta alla personale settima edizione, potrà contare sulla presenza di ben undici squadre WorldTour.
Le maglie disegnate e prodotte da GSG sono complessivamente cinque: quella di leader della classifica generale, quella riservata al leader della classifica a punti, qualla per il miglior giovane, la maglia per il primo in classifica dei GPM e quella originalissima #chouchou che indosserà il corridore preferito dal pubblico.
Va ricordato che la maglia di leader della “generale”, studiata con un design speciale dedicato a Bernard Tapie, fondatore del Tour de la Provence, è già preordinabile come team replica sul sito ufficial di GSG.
Laura Martinelli ha dovuto riprendere i libri e ricominciare da capoa studiare il diabete. L’incarico al Team Novo Nordisk le ha lasciato parecchi aspetti da approfondire, ma studiare per la nutrizionista trevigiana dai capelli rossi non è mai stato un problema. Così, quando la stagione è entrata nel vivo e la sua squadra ha vissuto l’importantissima esperienza della Milano-Sanremo, ci siamo fatti vivi per farci raccontare che cosa abbia significato per degli atleti diabetici partecipare a una gara velocissima di 300 chilometri.
La mattina alla presentazione, con le nuove maglie con il numero 100La mattina alla presentazione, con le nuove maglie con il numero 100
«Cominciamo col dire – inizia – che siamo tutti soddisfatti. L’obiettivo era farsi vedere e mostrare i nuovi colori della maglia, celebrativa dei 100 anni dalla scoperta dell’insulina, e ci siamo riusciti. La fuga ha preso il largo come volevamo e siamo stati noi a tirarla fuori. Sulla gestione alimentare della Sanremo, abbiamo fatto come si insegna sin dagli juniores, quando spieghi che per fare la strategia nutrizionale di una gara si parte da cronotabella e profilo, per pianificare la base glucidica necessaria e la cadenza a cui aggiungere poi barrette e gel. I prodotti che usano gli atleti diabetici cono gli stessi di sempre, cambia l’uso che se ne fa».
Prima della gara
Il pre-gara è la fase del carico di carboidrati che normalmente si inizia 36 ore prima, dopo una fase di scarico, che per l’atleta affetto da diabete è più delicata, perché la privazione di zuccheri porta al rischio di ipoglicemia.
Primo ostacolo, insomma…
L’atleta non diabetico per quelle ore può immaginare un regime privo di carboidrati, loro devono tenere un minimo apporto glucidico per evitare l’ipoglicemia notturna. Chiunque abbia il diabete l’ha sperimentata e ne ha paura, per questo tendono a mangiare un boccone di più. Lo scarico di carboidrati non viene enfatizzato, mentre nella fase di carico si utilizzano carboidrati a basso impatto glicemico, ovvero sia quei carboidrati che necessitano di meno insulina per essere assimilati. Ognuno di questi atleti ha un rapporto tutto suo fra insulina e glicemia e non sempre è facile trovare il giusto dosaggio.
Alla partenza, al sole di Milano, c’è anche PoliAlla partenza, al sole di Milano, c’è anche Poli
Come fate?
Hanno la dose prima del via e i boli (il bolo è un quantitativo di insulina che viene somministrato al paziente diabetico, introducendo di volta in volta diverse unità di insulina, ndr) durante la corsa. A volte si sbaglia. In certi casi si tende ad evitare alimenti che non si conoscono, perché non si sa quale impatto avranno sulla glicemia.
Quindi ogni atleta fa storia a sé?
Si lavora individualmente. Devo dire che il gruppo tecnico/scientifico che ho trovato in questa squadra non ha eguali nel ciclismo. Abbiamo un centro a Berna e uno ad Atlanta, con esperti che danno indicazioni atleta per atleta per mantenere il corretto rapporto insulina/carboidrati. Inoltre c’è un grande supporto tecnico, tramite un’app che correla glicemia, unità di insulina e grammi di carboidrati. Tutto questo si traduce in pubblicazioni, dato che non esiste una letteratura su sportivi di alto livello affetti da diabete.
Pochi minuti al via: obiettivo portare via la fuga e farsi vederePochi minuti al via: obiettivo portare via la fuga e farsi vedere
Durante la gara
Tanto dipende dalla strategia di gara: alla Sanremo l’obiettivo del Team Novo Nordisk era andare in fuga presto e per questo ci si è attrezzati.
Come cambia la strategia alimentare se vuoi andare in fuga?
Supponendo di avere dei buoni valori di glicemia prima e durante la gara, si dà un apporto maggiorato di energie nelle ore prima della gara e poi in corsa serve qualcosa di molto digeribile, perché si parte a fiamma. Anche i sacchetti contengono alimenti più consistenti perché andando in fuga ci sarà un consumo maggiore. Se invece il tuo obiettivo è il finale, cambi tutto e magari mangi anche diversamente.
Hai parlato dei valori della glicemia: come li controllate?
Abbiamo dei sensori che si tengono h24. Sono dei bottoncini con dei piccoli aghi, che trasmettono tramite bluethoot ai cellulari in ammiraglia e ai computerini dei ragazzi le variazioni dei valori glicemici. Sono posizionati all’altezza del tricipite. In ammiraglia si ha così un quadro d’insieme, ma il guaio è che a volte queste misurazioni hanno un ritardo e in quei casi, per evitare di fermarsi, si procede con il controllo stick della glicemia, in manuale.
Che cosa succede quando la glicemia va giù di tanto?
Utilizzano come soluzione di emergenza delle mini ampolle con 15 grammi di zuccheri ad assorbimento rapido, che rompono e mandano giù.
Come capiscono che la glicemia sta scendendo?
Si sentono intorpiditi, hanno mal di testa. Le cellule sono vuote. Il corridore ha fame, ma non può mangiare. Allora si danno barrette proteiche, per consentire al muscolo di tornare tonico e in equilibrio. La cosa singolare comunque è che nelle ore di corsa la condizione di diabete si attenua molto, anche se ci sono delle fragilità che restano.
Ad esempio?
L’aumento del rischio di disidratazione. Lo zucchero passa nelle urine, quindi la pipì è più concentrata. Ne consegue che ne fanno di più, espellono anche gli elettroliti e si crea un circolo vizioso, perché magnesio e potassio servono anche per assorbire l’insulina. Quindi devono bere di più sin dal giorno prima, mentre in gara avranno delle borracce più concentrate di sali.
Andrea Peron ha portato via la prima fuga della SanremoAndrea Peron ha portato via la prima fuga della Sanremo
Dopo la gara
Scordatevi di fare come quelli che dopo la corsa si avventano sulla pizza, oppure l’hamburger con le patatine e una bella birra. L’atleta diabetico può certo concedersi qualcosa, ma deve stare ugualmente attento.
Perché?
Perché bisogna considerare l’ipoglicemia tardiva. I tessuti sono sensibili all’insulina fino a 24-36 ore dopo la gara, anche se di solito il rischio maggiore c’è la notte successiva. Perciò la strategia di recupero è implementata, ma serve attenzione. Dopo Laigueglia, un corridore era con noi in ammiraglia ed è andato in ipoglicemia due ore dopo l’arrivo. In questi casi non è semplice stabilire quanta insulina fare, perché il fisico è sensibile. Per questo c’è sempre il medico, Rafael Castol, che mi sta dando una grandissima mano a calarmi nella parte. Ci sono dei protocolli, devi giostrare insulina e carboidrati, sapendo di dover considerare anche l’aspetto neurologico.
Prego?
Ci sono sbalzi dovuti alla tensione e allo stato emotivo e questo complica le cose. Ma devo dire che questi ragazzi hanno una forza di volontà notevole, sono devoti al lavoro, chiedono ogni dettaglio e si attengono alle nostre indicazioni.
Andrea Peron nella fuga andata avanti fino a poco prima della CipressaAndrea Peron nella fuga andata avanti fino a poco prima della Cipressa
Di quanti nutrizionisti ha bisogno il vostro team?
Siamo in due. Oltre me, c’è Nele Compernol.
Credi che un atleta con il diabete possa vincere una grande corsa?
Se il ragazzo iniziasse a correre da piccolo e sviluppasse le stesse abilità in gruppo che hanno i rivali, considerato che durante lo sforzo lo stato diabetico si riduce, potrebbe benissimo gareggiare al livello degli altri. Il fatto è che l’accesso al ciclismo nella nostra squadra avviene dalle provenienze più disparate, anche altri sport. Sarebbe interessante vedere all’opera un ragazzo cresciuto nelle categorie giovanili, anche perché il fatto di inserirlo in una squadra di atleti non diabetici manderebbe un messaggio davvero forte.
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I 100 anni dalla scoperta dell’insulina nella Sanremo numero 112: il principale obiettivo di stagione del Team Novo Nordisk con una maglia celebrativa sulle spalle. Avevamo già parlato con Massimo Podenzana nelle scorse settimane della loro grande voglia di andare in fuga, a maggior ragione oggi, con quel bel numero tondo stampato sulle divise GSG di Simone Fraccaro. Vi ricordate di lui? Dopo 11 anni di professionismo al servizio di campioni come Saronni e Moser e con due tappe vinte al Giro (Longarone 1976 e Isernia 1977), nel 1984 decise di iniziare una nuova avventura nel mondo dell’abbigliamento sportivo. Con il tempo è arrivato alla sponsorizzazione di squadre di primo livello come AG2R, Novo Nordisk, Valcar e anche il team Giant nella mountain bike. Delle maglie del Team Novo Nordisk abbiamo parlato con Alessandro Costa, Marketing Manager dell’azienda.
Quanti tessuti utilizzate per produrre questi capi?
Le maglie in gran parte sono confezionate con un mix di tessuti, sia per le versioni top di gamma sia per le versioni di media fascia. Lo scopo è fornire un materiale che faccia risparmiare più watt possibili al corridore grazie alla sua aerodinamica.
Entriamo nel dettaglio.
Per la maglia, utilizziamo tre tessuti: microrete bielastica per l’anteriore; microrete Interpower per la parte posteriore e sui fianchi di nuovo una rete bielastica.
E per i calzoncini?
Un tessuto base in lycra ad elevata elasticità; un elastico anatomico e confortevole per le bretelle e un elastico traforato e siliconato per il fine gamba. Mentre per la parte centrale, proponiamo delle cuciture termosaldate che ben si prestano per un comfort elevato. I nostri pantaloncini hanno il vantaggio di essere “compression” nel senso che stimolano la muscolatura.
Lozano in azione, con il 100 sul fianco dei calzonciniLozano in azione, con il 100 sul fianco dei calzoncini
Cosa si può dire del fondello?
Siamo orgogliosi del fatto che lo produciamo in azienda. Abbiamo una gamma vastissima e rispondiamo a numerosi tipi di esigenze, tra varie imbottiture in base al peso dell’atleta e le personalizzazioni che siamo in grado di fornire ottimamente. La differenza dei nostri fondelli è nella spugna che utilizziamo; ne abbiamo di più tipi.
Ci può fare qualche esempio?
Utilizziamo delle spugne mediche e biotecnologiche che vengono modellate con taglio tridimensionale, evitando la termoformazione che rischia di bruciare eccessivamente la superficie. Il fondello top di gamma si chiama Zenit, si allunga sia lateralmente che frontalmente, ha una straordinaria elasticità.
Quali prodotti proponete alla squadra per quando piove?
Utilizziamo dei tessuti idrorepellenti e traspiranti antivento, che siano anche resistenti all’acqua. La mantellina Monsoon è costruita con una membrana antivento e antipioggia. E’ impermeabile e al tempo stesso leggerissima.
Elastico anatomico e confortevole per le bretelleElastico anatomico e confortevole per le bretelle
Quali test effettuate?
Sicuramente in galleria del vento per metterne alla prova l’efficacia. Poi si indossano e si provano allenandosi. Vogliamo un comfort elevato.
Come si ottiene?
Non si deve guardare esclusivamente al taglio anatomico del capo, ma va tenuta in considerazione anche la qualità dei tessuti che si utilizzano.
E i risultati quali sono?
Una formidabile elasticità dei tessuti sulla parte frontale e sulle maniche, mentre nella parte posteriore non c’è bisogno di arrivare a questo perché tendenzialmente le tasche non si riempiono moltissimo e di conseguenza non c’è un carico eccessivo cui far fronte con l’elasticità. Ci sono anche altri aspetti da considerare.
Il Team Novo Nordisk utilizza la maglia AeroIl Team Novo Nordisk utilizza la maglia Aero
Quali?
Per le maglie estive è importante che la traspirabilità sia ottima, ma soprattutto il tessuto deve asciugarsi immediatamente in discesa. Se in salita sudi molto, è importante che dopo poche centinaia di metri la maglia sia già quasi asciutta. Mentre i capi invernali devono proteggerti dal vento e da un’eventuale pioggia, quindi puntiamo molto sulla copertura ottimale del singolo atleta.
Quali altre squadre utilizzano l’abbigliamento GSG nel 2021?
Quest’anno abbiamo appunto l’onore di essere rappresentati, appunto, dai team Novo Nordisk, dall’Area Zero e infine dal team Valcar&Travel Service, che siamo orgogliosi di supportare.
Fornite misure standard o fate i capi su misura?
Dipende dalle richieste della squadra, noi siamo attrezzati per ogni soluzione. Nel 2016 abbiamo rifornito il team AG2R, in quell’occasione abbiamo preso le misure al loro primo ritiro. Ma c’è un rischio…
Laigueglia, primi chilometri con la nuova magliaLaigueglia, primi chilometri con la nuova maglia
Quale?
Che i corridori generalmente a gennaio hanno una misura, a luglio ne hanno un altra.
Nel corso degli anni cosa è cambiato nella produzione?
Diciamo che si sviluppano anche delle mode, ad esempio le maniche della maglia che inizialmente erano portate fino al gomito, mentre adesso sono tirate leggermente più in alto. Lo stesso discorso vale per i calzoncini. Mentre per i materiali siamo in continua ricerca ed evoluzione. Il body ha rappresentato un bel cambiamento.
Cioè?
Oramai i professionisti ci richiedono un body gara, quindi un capo unito che rispetto a quello classico da cronometro ha la presenza delle tasche nella parte posteriore e la parte frontale invece ha un’apertura completa.
E’ più una moda o una necessità?
Tutte e due le cose. I ciclocrossisti sono stati i primi a compiere questo cambiamento, per evitare che la maglia si impigliasse con la bici. Poi per quanto riguarda la strada si hanno vantaggi anche aerodinamici ed è un fattore importante.
Il quadro è chiaro e completo, torniamo dunque alla Sanremo. Dite che nella prima fuga ci sarà già una maglia del Team Novo Nordisk? Magari non vinceranno, ma ammettiamo che un po’ facciamo il tifo anche per loro…
Massimo Podenzana, quello delle due maglie tricolori e dell’indimenticabile supporto agli assalti di Pantani, è da 10 anni il direttore sportivo del Team Novo Nordisk. Nel 2011 la squadra si presentò come Team Type 1-Sanofi e assunse l’attuale denominazione nel 2013, diventando la bandiera del ciclismo di vertice per gli atleti affetti di diabete di tipo 1.
Wild Sanremo
Nel pieno delle agrodolci reazioni post wild card, la Novo Nordisk ha stappato la bottiglia per la chiamata alla Milano-Sanremo. Non che non ambiscano a fare di più, ma di certo la partecipazione alla Classicissima è la vetrina internazionale più ambita e come tale sarà preparata.
«Sappiamo che partecipare alla Sanremo – dice il ligure – è per noi un traguardo importante ed esserci riusciti ci ha messo di buon umore. L’anno che abbiamo alle spalle è stato difficile, ma siamo riusciti a correre. Sembrava che il 2021 sarebbe stato diverso, invece sembra tutto uguale. Andare alle corse resta un problema, bisogna accettare quel che viene e ripartire».
Podenzana, 2° da destra, nella Mercatone che vinse il Giro con PantaniPodenzana, 2° da destra, nella Mercatone del Giro 1998
Fino al 2023
Esiste un ciclismo che si accontenta e non di certo perché valga di meno, ma perché preferisce correre nei suoi limiti piuttosto che inseguire improbabili chimere.
«Faremo comunque il nostro calendario – spiega Podenzana – che prevede Laigueglia, Larciano e Sanremo. Volevamo andare in Turchia e in Rwanda, ma sono state cancellate. E’ già buono quello che stanno facendo gli organizzatori, anche se il rischio è che comincino a posticipare le date, creando l’accumulo che poi diventa difficile da gestire. Non è tanto un problema per noi, quanto per le squadre più piccole. Non faremo il Giro, ma abbiamo prolungato la sponsorizzazione per altri due anni e anche nel periodo Covid abbiamo avuto il nostro senza alcun problema. Che cosa ci chiedono? L’immagine, ci tengono tanto. E di spenderci nelle pubbliche relazioni. Prima del Covid alle corse venivano i bambini a chiedere gli autografi, ora è davvero triste…».
Andrea Peron e Brian Kamstra con vista sul mareAndrea Peron e Brian Kamstra con vista sul mare
Tutti in fuga
A proposito di progetto, questo è esula dal… vendere corridori e creare campioni, ma vuole offrire una prospettiva a chi pensa che il diabete sia una malattia invalidante. Vedere quella maglia in fuga o in lotta per la vittoria è lo spot migliore.
«Ai tempi in cui c’era Sanofi – ricorda – avevamo anche atleti senza il diabete, ora non più. Il fatto di correre da protagonisti è la miglior vetrina. In determinate corse bisogna farsi vedere, la Sanremo è una di queste. Magari però non mettendone 4 in fuga come l’ultima volta. Altrimenti si potrebbe pensare che il direttore sportivo sia rimbambito. Mentre nelle corse di seconda fascia si può provare a fare risultato. Abbiamo anche un team development negli Stati Uniti, che ogni anno organizza un camp con ragazzi di 17-18 anni per ingaggiare i più forti. Il loro direttore sportivo è Lagutin, che vinse il mondiale U23 nel 2003. E’ magro come quando correva».
Quattro uomini della Novo Nordisk in fuga alla Sanremo 2019, un po’ troppi…Quattro della Novo Nordisk in fuga alla Sanremo 2019
Lampi tricolori
Nel team Novo Nordisk c’è tanta Italia. E’ a suo modo italiano il team manager Vassili Davidenko, che qua si mise in luce da corridore assieme al “gemello” Shefer nei primi anni Novanta, passando poi professionista con Reverberi. E’ italiano ovviamente il direttore sportivo, come la nutrizionista, Laura Martinelli, che vi abbiamo già presentato. E’ italiana Alice Podenzana, figlia di Massimo, che si occupa di comunicazione. E poi ci sono i corridori, Andrea Peron e Umberto Poli.
«Per loro la Sanremo è come un mondiale – prosegue Podenzana – ovvio che vogliano esserci. Ma gliel’ho detto che devono essere pronti, altrimenti il fatto che siano italiani non conta. La Sanremo non è un diritto e visto che di un certo livello facciamo solo questa, sarà bene essere all’altezza. Mi pare che l’abbiano capito. La Sanremo è la sola prova monumento di tutta la stagione. Per il resto, saremo in Spagna, faremo il Giro d’Austria, l’Ungheria, il Giro del Belgio, la Parigi-Tours. Diciamo che cerchiamo di correre nei Paesi in cui il ciclismo è più importante. Quanto alla Martinelli appena arrivata… Ero un po’ scettico all’inizio, non avevo mai avuto un nutrizionista quando correvo. Mi sono accorto al ritiro di quanto sia importante e brava. E alla fine l’ho ringraziata».
Umberto Poli è del 1996 e viene da VeronaUmberto Poli è del 1996 e viene da Verona
Quale percorso?
Dopo Larciano i ragazzi andranno a casa, non correndo Strade Bianche e neppure la Tirreno, ma in vista della Sanremo si organizzerà un ritiro.
«Faremo qualcosa dal 13 al 18 marzo – conferma Podenzana – e non è stato semplice organizzarlo. Abbiamo saputo dell’invito solo questa settimana, per cui non è stato complicato trovare un hotel a Milano. Il ritiro lo faremo qui dalle mie parti, nello spezzino. E anche per il programma siamo in attesa. Se il percorso cambia ancora, ha senso andarlo a vedere. Sennò ci alleneremo nei dintorni. Il Colle di Nava a marzo in effetti è un bel rischio, aspettiamo quel che diranno. In ogni caso il nostro obiettivo sarà portare via la fuga in partenza. I campioni devono lasciarla andare, altrimenti gli tocca controllare una corsa sempre più nervosa. I chilometri di pianura dopo la partenza da Milano, saranno il nostro terreno di caccia».
Il maglificio GSG è quest’anno partner ufficiale della sesta edizione del Tour de la Provence, la breve ed avvincente corsa a tappe francese iniziata ieri con la vittoria di tappa di Davide Ballerini. Da sempre molto attenta al mondo delle corse professionistiche su strada, GSG quest’anno ha definito con gli organizzatori della emergente manifestazione transalpina uno specifico accordo di sponsorizzazione e di visibilità promozionale finalizzato alla realizzazione da parte dello stesso brand italiano delle maglie di leader delle diverse classifiche.
Sono ben 19 le formazioni al via della corsa, tra cui ben 13 squadre WorldTour. Questo conferma un parterre di assoluto prestigio internazionale. La gara può anche contare sull’appeal di un percorso studiato in preparazione al prossimoTour de France con la scalata al mitico Mont Ventoux. Quattro le tappe in programma, tutte particolarmente impegnative, nelle quali gli scalatori avranno davvero pane per i loro denti. Non è difatti un caso che il campione in carica sia Nairo Quintana. Quattro sono anche le maglie disegnate e prodotte da GSG per il Tour de la Provence: quella del leader della classifica generale, quella del leader della classifica a punti, quella che riconosce il miglior giovane e quella che individua il miglior scalatore.
Matthew Walls veste la maglia di migliore giovane dopo la 1ª tappaMatthew Walls veste la maglia di migliore giovane dopo la 1ª tappa
Speciale Novo Nordisk
La partnership tra l’azienda fondata e diretta dall’ex ciclista professionista Simone Fraccaro e il mondo corse è dunque più viva che mai. Dopo aver vestito i leader delle classifiche al Vuelta San Juan in Argentina per parecchi anni, arriva oggi il debutto in terra francese, con una delle prime corse a tappe di quest’inizio stagione. Senza dimenticare che sono GSG anche i completi del team professionistico americano Novo Nordisk, quest’anno realizzati in una bellissima cromia oro per celebrare i 100 anni dalla scoperta dell’insulina.
La divisa celebrativa della Novo NordiskLa divisa della Novo Nordisk celebra i 100 anni dalla scoperta dell’insulina
L’idea di Fraccaro
L’azienda veneta festeggia quest’anno il proprio37° anniversario. Nata grazie all’intuizione e alla competenza di Simone Fraccaro, ciclista professionista su strada e su pista dal 1974 al 1984, GSG conta oggi su una forte esperienza nella produzione di abbigliamento tecnico per la bici, ma non solo. Lo stesso Fraccaro, dopo una lunga carriera sportiva a fianco di numerosi campioni come Moser e Saronni, ha nel tempo saputo tradurre nella propria azienda la sua innata passione per il ciclismo, oltre all’esperienza pluriennale come professionista, avvalendosi di uno staff altamente specializzato nel settore del tessile e dell’abbigliamento sportivo.
Simone Fraccaro, Fondatore di GSGSimone Fraccaro, Fondatore di GSG
Produzione interna
Da sempre Giessegi presta la massima attenzione alle esigenze di questa disciplina sportiva, puntando alla progettazione ed alla realizzazione di un prodotto di alta qualità ed affidabilità. A questo proposito è da sottolineare il costante e scrupoloso lavoro condotto nella scelta dei materiali, la cura minuziosa dei dettagli tecnici e la ricerca di un design sempre innovativo. La gestione interna della produzione, dall’acquisto dei materiali “grezzi” e degli accessori fino alla realizzazione del capo finito, è volta ad assicurare il controllo della qualità e dell’efficienza di ogni passaggio nella lavorazione. Senza dimenticare che l’alta affidabilità dell’abbigliamento Giessegi è garantita anche dai numerosissimi test effettuati da ciclisti professionisti.
Nel lanciare la collezione autunno-inverno, Giessegi colpisce per il gilet Ventaglio. Un capo termico, ma non pesantissimo, contro vento e primo freddo