Morton Tour 2021

Il Tour alternativo di Morton: l’obiettivo? Battere… il Tour

09.07.2021
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Il titolo può sembrare un bell’incastro di parole, in realtà dice esattamente quello che sta facendo l’istrionico Lachlan Morton. Il corridore della Ef Education, con il suo Tour alternativo (The Alt Tour) sta portando avanti una sfida a dir poco particolare. Vuole percorrere tutto il Tour de France, come i suoi colleghi professionisti, seguendo fedelmente il percorso in autonomia: senza assistenza, senza meccanico, senza hotel. Ma in tutto ciò sono compresi anche i trasferimenti da un arrivo di tappa alla partenza successiva. Ed è qui che la sfida assume il sapore della grande impresa. 

E non è finita, perché Lachaln vuole arrivare a Parigi, prima della carovana stessa. Insomma, vuol battere il Tour!

Morton avventuriero 

Morton è un personaggio particolare. Noi stessi ve lo presentammo quest’inverno. Gareggia in eventi gravel, è un avventuriero, si prepara anche con lo sci di fondo e la corsa a piedi. Vanta diversi Everesting. L’anno scorso lo abbiamo visto da vicino al Giro d’Italia e quest’anno al Tour of the Alps. Non corre moltissimo, ma quando serve si mette a disposizione dei suoi capitani della Ef.

Australiano, ha 29 anni ed è professionista dal 2012. Vanta anche alcune vittorie tra cui la classifica generale al Tour of Utah 2016. Non è un campione, ma sa svolgere il ruolo da gregario. E in gruppo è apprezzato.

Giusto ieri un compagno della Ef che non è al Tour, James Whelan, come si fa in una “tradotta” lo ha affiancato e ha percorso con lui una grossa parte del tragitto di giornata. E il connazionale Rohan Dennis della Ineos-Grenadiers gli ha portato un pezzo di torta lungo la strada. Morton infatti ieri si trovava nella zona di Andorra dove vivono diversi professionisti che in qualche modo gli sono voluti essere vicini.

Spirito pionieristico

«Il primo organizzatore del Tour, Henri Desgrange, in cuor suo sperava che solo uno dei partenti finisse quella prima Grande Boucle del 1903 e che quello fosse il vincitore. Le tappe partivano all’alba, duravano 300 e passa chilometri e si doveva fare tutto in autonomia. «Io voglio provare a rivivere tutto ciò – ha detto Morton – con in più la sfida di precedere l’intera carovana che si muove con bus, chef, meccanici, a volte persino elicotteri privati, a Parigi». 

In questo suo The Alt Tour l’autonomia è totale: Morton infatti dovrà provvedere anche al sostentamento e al pernotto. Per questo è partito con tenda e fornelletti da campo al seguito.

«Quei pionieri mangiavano quello che trovavano lungo la strada, quello che gli offrivano nei villaggi e nelle città. Io voglio rivivere quello spirito. Giriamo il mondo, ma quasi sempre non vediamo nulla: corsa, hotel, bus, questo è il ciclismo attuale. Con questa avventura voglio anche scoprire la Francia e la sua gente».

Verso gli Champs-Élysées

Lachlan Morton è partito come i suoi colleghi in gara il 26 giugno da Brest. La traccia prestabilita del The Alt Tour, vale a dire il percorso del Tour numero 108 più i trasferimenti, misura 5.510 chilometri. Il Tour vero ne conta 3.414. I metri di dislivello di Morton 65.500 contro i 42.200 della Grande Boucle.

Numeri importanti, per non dire importantissimi. E non è un qualcosa nato solo per pubblicità o per “ridere”. Morton si è ben preparato. In accordo con il team, ha corso di più in Francia quest’anno proprio per prendere confidenza con le strade transalpine. Ha inanellato diverse gare: Mercantour, Delfinato, Mont Ventoux Dénivelé Challenge (utilissima per conoscere questa montagna), Route d’Occitaine. L’obiettivo è mettere fondo e forza nelle gambe per far fronte a questa sfida che è super dispendiosa.

Avere forza significa soffrire meno. E di momenti duri ne ha già avuti sin qui Morton, uno dei quali, come spesso accade agli ultracycler è quello ai piedi che dopo tanti giorni di sforzo e poche soste s’infiammano (ieri ha pedalato anche con delle infradito). Per adesso Morton è in vantaggio sulla carovana. Oggi è alle prese con la frazione numero 17, ma lui non usufruirà del Tgv per risalire verso Parigi dopo la frazione numero 20 nel Sud della Francia. Per ora è in tabella di marcia per precedere Pogacar e colleghi sugli Champs-Élysées.

Il Teide ci consegna un Bettiol rampante

04.05.2021
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Quando risponde al telefono il tono della voce di Alberto Bettiol è brillante. Il toscano viene da un inverno a dir poco difficile, costellato da problemi fisici. Lo avevamo sentito alla vigilia della Strade Bianche e il suo quadro fisico e atletico era parecchio basso.

Ma l’aria del vulcano, il Teide tanto per cambiare, deve avergli fatto bene. E adesso Alberto si appresta ad affrontare il suo secondo Giro d’Italia.

Alberto Bettiol (27 anni) in ritiro sul Teide, dove è stato per due settimane
Alberto Bettiol (27 anni) in ritiro sul Teide
Alberto come stai? Come è andata in ritiro?

Sto bene! E’ stato un buon ritiro. Charly Wegelius mi aveva accennato che sarei potuto essere coinvolto al Giro già prima del Belgio e una volta che tutto è diventato realtà abbiamo pensato che passare due settimane in ritiro fosse l’avvicinamento migliore. Sono state due settimane ottime. Ero da solo con il massaggiatore del team. Insomma ho fatto vita da monaco, quella che serve per andare forte.

E adesso il Giro dunque…

Si parte con una crono. L’ultima che ho fatto è stata quella della Tirreno. I valori sono buoni ma poi sarà la strada a parlare. Spero che questo Giro mi riporti ai mie livelli. Andrebbero bene anche quelli del 2020 in cui comunque andai forte prima e dopo il lock down.

Hai avuto un inverno difficile: cosa ti era successo?

Ho avuto un inverno altalenante dovuto ad una colite ulcerosa. Mi sono anche spaventato, vedevo del sangue. Andava oltre il discorso sportivo. Non stavo bene. Ho fatto una visita prima di andare in altura e adesso sto decisamente meglio. Continuo la cura, anche se è molto blanda, perché il medico ha detto che per queste cose le ricadute sono dietro l’angolo. Questo mi ha tolto mesi di buon allenamento. Non riuscivo a fare più di un’ora, avevo persino problemi a stare in macchina. Mi sono preoccupato e spaventato anche per il ragazzo che sono, non solo per l’atleta.

Come nasce questa tua colite? E’ un fattore di stress?

E’ una malattia psicosomatica. Io somatizzo lo stress così e può succedere nella fascia d’età tra i 25 e i 40 anni, indipendentemente dallo stress o dall’essere un atleta. E non dipende solo da fattori mentali, ma anche dalla vita frenetica che facciamo. Due giorni fa ero su un’aereo, adesso sono in macchina, dopodomani parto per il Giro… E vi assicuro che le visite stesse non sono state piacevoli! Questa colite dunque mi ha impedito di fare la base. Quindi ho faticato alla Sanremo, 300 chilometri, nel tappone della Tirreno, al Fiandre. Ho corso con gente che aveva tanti, ma tanti chilometri più di me. Per questo sono stato contento di essere andato in ritiro e di partire per il Giro. Non ho mai perso la fiducia.

«Mi aspetta una stagione importante, sono anche in scadenza di contratto», ha detto Bettiol
«Mi aspetta una stagione importante, sono anche in scadenza di contratto», ha detto Bettiol
Possiamo immaginare…

Ho entusiasmo per il Giro e non vedevo l’ora di farlo. L’ho chiesto io. E poi sono cinque anni che manco. Perché sì: bella l’America, bello il Tour ma io sono cresciuto a pane e Giro d’Italia! 

Che lavoro hai fatto sul Teide?

Con Piepoli, il mio preparatore, abbiamo puntato soprattutto a fare i chilometri che mi sono mancati quest’inverno. Ho fatto parecchi lavori specifici dopo le 4 ore, cosa che mi mancava. Ho fatto fatica in generale, approfittando del buon clima delle Canarie. Due settimane sono volate. E’ vero che le giornate sono lunghe, ma si passava anche tanto tempo in bici. La cosa buona è stata la continuità data al lavoro. Quando va così, cioè che riesco a fare il mio, sono sereno e tranquillo. E non ho paura di nessuno. Questa è una fortuna, ma anche una condanna, perché poi quando i risultati non arrivano evidentemente ho sbagliato qualcosa.

Eri da solo? 

Sì, con il massaggiatore Rui, lui è portoghese. Poi c’erano Landa con due suoi compagni e George Bennett con altri due suoi compagni.

E uscivate insieme?

Ma scherzi! E chi li fa 50 chilometri di salita con Landa! E con Bennett anche, cambiava poco. Ci vedevamo a colazione e la sera. Poi ognuno faceva il suo lavoro.

Sabato si parte con una crono e tu a crono sai andare forte… Gli hai dato uno sguardo?

Certo, un occhio ce l’ho buttato. La bici da cronometro l’ho ripresa ieri dopo il Teide. Ci farò un allenamento domani e la riprenderò venerdì.

Bettiol va molto forte a cronometro. L’anno scorso ha vinto quella dell’Etoile des Besseges
Bettiol va forte a crono. L’anno scorso ha vinto quella dell’Etoile des Besseges
Hai curato anche il peso sul Teide?

Ho curato tutto: riposo, alimentazione, allenamento… Sono sceso due chili abbondanti, ma è stata una conseguenza della buona vita fatta.

Che Giro ci possiamo aspettare da Bettiol?

Io cercherò di cogliere le mie opportunità, ma abbiamo Hugh Carthy che può fare bene, ha fatto un bel percorso di avvicinamento. Va forte sulle pendenze dure. L’anno scorso ha vinto sull’Angliru e quest’anno ci sarà lo Zoncolan. L’unico problema sarà verificarne la tenuta, anche mentale, sulle tre settimane perché non devi sbagliare nulla. Serve solidità. Io cercherò di stargli vicino, ma con un occhio di riguardo per me.

E c’è anche la tappa di Montalcino nella tua Toscana…

Ho degli amici che hanno un’azienda vinicola lungo quelle strade e mi dicono sia molto dura. Ma poi lo vedo dai file che ci manda la squadra. Negli ultimi 70 chilometri ci sono 1.600 metri di dislivello. Arriva dopo il giorno di riposo e già questo è un bel punto interrogativo e il meteo potrebbe incidere tantissimo. E perché – rilancia Bettiol – la tappa del giorno dopo, quella di Bagni di Romagna? Si passa da Firenze e Sesto Fiorentino, a casa di Alfredo (Martini, ndr) per me che sono toscano è una bella emozione. Poi si fa la Consuma, la Calla… quelle salite le conosco.

Saremo di parte, ma sentire un Bettiol così motivato e in buona salute ci fa piacere. Questo ragazzo è un patrimonio del nostro ciclismo. Un Fiandre non lo vinci per caso. Abbiamo bisogno di ritrovare talenti assoluti e di caratura internazionale. La sua storia per certi aspetti è simile a quella di Moscon. Ed abbiamo visto come il trentino sia andato al Tour of the Alps, dopo la sua altura.

Team EF con Cannondale

Cannondale con EF Pro Cycling fino al 2023

15.01.2021
3 min
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Per Cannondale è giunto il tempo di rinnovare la propria sponsorizzazione e la partnership nel mondo del professionismo WorldTour. Il bike brand è di proprietà del poderoso Gruppo Dorel. La società quotata in borsa a New York (NYSE), ha definito fino al 2023 con EF Pro Cycling. Il team che anno si chiamerà ufficialmente EF Education-NIPPO.

Insieme dal 2015

Lo stesso gruppo sportivo collabora attivamente con Cannondale da ben sei anni, ovvero da quando il marchio americano ha avviato nel 2015 la fornitura delle biciclette al team Garmin-Sharp. E mentre il nome della squadra è cambiato nel corso degli anni, la costante è stata rappresentata proprio dalle biciclette che hanno guidato le prestazioni degli atleti. E’ stata sempre molto forte anche la collaborazione tra la squadra e lo staff tecnico di Cannondale.

Promozione a 360°

«Prioritariamente, il rapporto con Cannondale ha sempre riguardato l’evoluzione e la rivoluzione – ha dichiarato Jonathan Vaughters, CEO di EF Pro Cycling – e questo perché entrambi vogliamo progredire da un punto di vista agonistico, spingendo i confini ed il coinvolgimento del nostro sport verso l’esterno. Amiamo lavorare con Cannondale per evidenziare la bellezza dei loro prodotti, ma anche per rendere il ciclismo più accessibile ovunque. Vogliamo che più persone vadano in bicicletta… con il sorriso sulle labbra».

Rigoberto Uran al Tour 2020
Rigoberto Uran in sella alla Cannondale SuperSix Evo
Rigoberto Uran al Tour 2020
Rigoberto Uran in sella alla Cannondale SuperSix Evo

Corsa, gravel e Mtb

La durata dell’accordo darà al team stesso e a Cannondale il tempo necessario di pianificare e compiere dei veri e propri progressi su più fronti: strada, ma anche Mtb e gravel. La squadra sta correndo un calendario misto di eventi. Al di là delle gare su strada, i nuovi eventi consentiranno difatti a EF Pro Cycling e a Cannondale di ben collaborare in tutte le discipline.
«Le nostre ambizioni di costruire una comunità più ampia nel mondo del ciclismo sono perfettamente in linea con lo spirito di EF Pro Cycling – ha ribadito Jonathan Geran, il Responsabile dello sports marketing di Cannondale – e stiamo tutti lavorando per gli stessi obiettivi comuni, ovvero quelli di essere la squadra più amata al mondo, di correre con carattere e cuore e di cambiare la percezione di ciò che la gente pensa del ciclismo professionistico e dei suoi protagonisti».

Cannondale SistemSix grafica Rapha e Palace Skateboards
La SistemSix con la grafica personalizzata da Rapha e Palace Skateboards
Cannondale SistemSix grafica Rapha e Palace Skateboards
La SistemSix con la grafica personalizzata da Rapha e Palace Skateboards

Uno sviluppo tecnico sempre crescente

«Le Cannondale con cui gareggeremo in questa stagione sono davvero il massimo in termini di prestazioni – ha affermato Andreas Klier, il capo delle operazioni tecniche del team – e a un certo livello ti aspetti che ogni bicicletta sia davvero eccezionale. Ma ciò che ci distingue è il modo in cui lavoriamo assieme sui dettagli, in modo particolare i nuovi modelli. Oltre ai telai delle bici, nel corso degli anni siamo stati in grado di ottenere enormi incrementi di prestazioni anche da alcuni diretti fornitori di Cannondale, come FSA, Vision, Prologo e Vittoria».

cannondale.com