La velocità alle porte del paradiso. Quaranta prepara le chiavi…

27.11.2024
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Vacanze brevi per Ivan Quaranta e i ragazzi della velocità. Non solo perché a breve arriveranno gli europei, in programma a febbraio 2025, ma anche perché il settore è chiamato a lavorare duramente in questi anni che porteranno verso Los Angeles 2028. Se per gli altri specialisti della pista queste sono settimane di riflessioni e ripartenze con volti nuovi, nella velocità Parigi (dov’eravamo presenti con Miriam Vece e Sara Fiorin) è stata il punto di partenza e Quaranta ne è consapevole.

Il team sprint azzurro continua a progredire ed è entrato fra i primi 8 agli ultimi mondiali
Il team sprint azzurro continua a progredire ed è entrato fra i primi 8 agli ultimi mondiali

Nelle varie analisi di passaggio fra un quadriennio olimpico e l’altro, il settore della velocità maschile è considerato fra quelli, analizzando tutti gli sport, a più alto indice di crescita. Significa che le aspettative sono tante e quasi non basterà considerare un obiettivo esserci, dalla California ci si attendono anche buone notizie: «I progressi ci sono stati in questo quadriennio appena concluso – ammette Quaranta – si vede dai piazzamenti nelle prove internazionali, ma soprattutto dai tempi. L’ottavo posto ai mondiali nel team sprint è un traguardo importante e al contempo un punto di ripartenza».

Di fronte a te e ai ragazzi ci sono quattro anni di lavoro sotto i riflettori, perché le aspettative sono tante…

Anche da parte nostra, lo posso assicurare, ma i segnali che abbiamo sono più che incoraggianti. Il fatto è che in questo mondo serve pazienza: da tre anni dominiamo la scena a livello internazionale fra gli U23, questo vuol dire molto, ma il passaggio alla categoria superiore non è automatico, serve tempo. Il dato più incoraggiante è che funziona il metodo e lo vediamo non solo dai risultati dei vari Predomo e Bianchi, ma anche da quelli juniores con l’oro iridato nel keirin di Del Medico e dalla crescita delle ragazzine, dove finalmente riusciamo a fare proselitismo.

Marco Villa e Ivan Quaranta insieme a Fabio Del Medico, laureatosi iridato nel keirin fra gli juniores
Ivan Quaranta insieme a Fabio Del Medico, laureatosi iridato nel keirin fra gli juniores
E’ un metodo che riguarda solo l’allenamento?

No, è a più ampio raggio e in tal senso fondamentale è l’apporto dei gruppi sportivi militari che offrono un futuro ai nostri ragazzi e questo sta facendo la differenza. Oggi un allievo può davvero fare il velocista come professione ciclistica, cosa che fino a poco tempo fa era un’utopia. Con una carriera al di fuori dello sport e un tecnico a tempo pieno, il settore ha tutte le possibilità di crescere.

Quel che manca però è un nome di riferimento, il Sinner della situazione intorno al quale i più giovani possono crescere, cosa che nell’endurance c’è stato, con Viviani…

E’ vero, proprio per questo dico sempre ai ragazzi che saranno i pionieri di una nuova storia. Lo stiamo già vedendo, il ricasco delle loro vittorie nelle categorie giovanili, che hanno portato nuove ragazze come Cenci e Trevisan a impegnarsi in questo settore. E’ un ciclo che si sta aprendo. Ci manca il corridore esperto, eppure siamo riusciti a ridurre il gap dalle nazioni guida. Per far questo serve correre tanto, essere sempre in pista. Un altro passo avanti è la struttura logistica ora a disposizione nei pressi di Montichiari, un cascinale a 2 chilometri che consente di fare lunghi stage.

Da sinistra Erja Giulia Bianchi, Siria Trevisan e Matilde Cenci, bronzo agli europei juniores di Cottbus
Da sinistra Erja Giulia Bianchi, Siria Trevisan e Matilde Cenci, bronzo agli europei juniores di Cottbus
Quanto serve fare attività agonistica su pista?

Nel nostro settore tantissimo. Devo dire grazie alla Fci che pur con un budget contenuto ci consente di affrontare molte gare di categoria 1 e 2, soprattutto in Svizzera, dove i nostri fanno esperienza e magari vincono e sappiamo bene quanto vincere faccia bene anche a livello psicologico. I buoni risultati danno morale alto.

Il fatto che quando si arriva a europei e mondiali ci sono i grandi campioni che vanno più forte non pesa sui ragazzi?

Io dico loro che serve tempo, le distanze si accorciano poco a poco, proporzionalmente con la loro crescita a livello fisico. La differenza è tutta nei carichi in palestra, ma a quelli dei vari Lavreysen e Hoogland non ci arrivi dall’oggi al domani. Devi lavorarci giorno dopo giorno senza avere fretta anche per non incorrere in gravi infortuni. Per questo dico che la dote primaria deve essere la pazienza e apprezzare anche quei piccoli numeri che mano a mano riducono la distanza. Loro se ne accorgono, ne sono consapevoli.

Mattia Predomo è il leader della squadra. Quaranta punta su di lui per portare il team a Los Angeles 2028
Mattia Predomo è il leader della squadra. Quaranta punta su di lui per portare il team a Los Angeles 2028
Il lavoro di questi giorni in che cosa consiste?

Abbiniamo pista a palestra, per riportare i ragazzi a sollevare certi pesi e a riprendere la mano tecnica. Sono due cose che devono andare di pari passo. A dicembre faremo anche allenamenti su strada, seguendo uno schema di 3 settimane di carico e una di scarico fino agli europei. C’è tanto da fare, un aspetto sul quale dobbiamo concentrarci è anche la tecnica di cambio nel team sprint che può darci ulteriori vantaggi. Come anche lavorare nella corsa di gruppo per il keirin. Intanto stiamo studiando con Pinarello una bici specifica, monoscocca in carbonio. Finora i ragazzi hanno sviluppato una bici per la corsa a punti, ma abbiamo visto che serve un modello specifico per le prove di velocità. L’importante è che sia pronto per gli europei del 2027, quando inizierà il cammino di qualificazione olimpica.

Stefano Minuta, protagonista a Ballerup nel chilometro, altro elemento in crescita
Stefano Minuta, protagonista a Ballerup nel chilometro, altro elemento in crescita
A Los Angeles sai che non ci si attende solo la mera partecipazione. Questo rappresenta un peso per te e i ragazzi?

Per me no, so che le aspettative sono tante, ma io sono sempre stato abituato a gestire la pressione, sin da quando correvo. Il mio ruolo si misura sui risultati, è normale che sia così. Devo essere io bravo a trasmettere i giusti impulsi perché un ventenne possa gestire la pressione, perché si appassioni all’allenamento, visto che la nostra attività vive soprattutto di quello. Motivarli è il mio mestiere, sapendo che ora i nodi stanno arrivando al pettine e vincere a livello giovanile presto non basterà più.

Punteggi e lettere anonime: Minuta e il ciclomercato

31.12.2022
6 min
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Le medaglie ci sono, ora a Minuta serve la squadra. Era questo il titolo dell’articolo con cui alla fine di novembre presentammo Stefano Minuta: velocista piemontese su pista, campione italiano juniores di specialità e bronzo agli europei di Anadia. Uno di quelli che presto o tardi approderanno in un gruppo militare o di polizia, ma che ancora non aveva una squadra alle spalle.

Alla fine per fortuna, Minuta la squadra l’ha trovata, ma ha dovuto pagarsi i punti. E come lui anche altri: l’alternativa era rimanere a piedi.

Non si tratta del sistema “paga per correre”, che ha prodotto i guasti ben noti nel professionismo, ma della soluzione impropria per un problema che quest’anno è diventato più pressante: il pagamento del punteggio di valorizzazione.

Minuta è uno dei velocisti azzurri in rampa di lancio su pista: come Napolitano è tesserato con il Team Colpack
Minuta è uno dei velocisti azzurri in rampa di lancio su pista: come Napolitano è tesserato con il Team Colpack

La tutela dei team giovanili

Di cosa si tratta? Di qualcosa che c’è sempre stato, ma ricorda nel nome il meccanismo ideato da Gianni Savio per cedere i suoi atleti alle WorldTour. Come quando Bernal passò al Team Sky e più di recente Piccolo e Cepeda alla Ef Education. Io investo per valorizzare il giovane e tu mi paghi, riconoscendo il mio lavoro.

La Federazione l’ha previsto per tutelare i team giovanili, sempre alle prese con problemi di bilancio, e per dare una mano ai Comitati regionali. La nuova società dovrà pagare infatti quella di provenienza e anche la regione, casomai il corridore dovesse cambiarla. Succede a ogni passaggio di categoria.

La novità del bonus

Da quest’anno il sistema è diventato più complesso, dato che al solito conteggio si è aggiunto un bonus legato al rendimento. Come previsto dalla tabella di tutte le categorie, per un corridore con zero punti, che passi ad esempio da junior a U23, il bonus è di 450 euro. Sale a 600 euro da 11 a 20 punti. A partire dai 21 punti, sale a 800 euro che si sommano al pagamento del punteggio. Il bonus non è dovuto alle regioni.

E’ interessante far notare che si tratta di un meccanismo solo italiano: non è previsto infatti dalla normativa UCI. Per questo al passaggio al professionismo, non tutte le squadre straniere ritengono di versare l’importo al team da cui arriva l’atleta italiano. Tanto che ad esempio, anche passando dagli juniores alle development europee, qualcuno ha scoperto di dover pagare di tasca sua l’importo al team in cui è cresciuto.

Alessio Delle Vedove passa al devo team della Intermarché e paga da sé i suoi punti (foto Instagram)
Alessio Delle Vedove passa al devo team della Intermarché e paga da sé i suoi punti (foto Instagram)

Su richiesta di Quaranta

Per approdare al Team Colpack-Ballan, Stefano Minuta ha dovuto pagare circa 2.000 euro fra punti e bonus e altro presumibilmente avrà versato al Comitato regionale del Piemonte, dato che passerà in Lombardia.

«Ci ha chiesto di prenderlo Ivan Quaranta – racconta Rossella di Leo, team manager Colpack – come pure per Napolitano. Tuttavia, avevamo già speso 23.000 euro per i punteggi di altri corridori, così abbiamo messo a disposizione la dotazione tecnica necessaria, ma non ce la facevamo a pagargli anche i punti».

I pro’ che non pagano

Questo succede anche in altre squadre, mentre non è detto che i team pro’ facciano la loro parte al passaggio fra i professionisti.

Sarebbe competenza del procuratore far presente questo aspetto: alcuni lo fanno (Raimondo Scimone fra questi), altri no, come recitava la lettera anonima di un neopro’ pubblicata prima di Natale. La Trek-Segafredo ad esempio ha sempre fatto la sua parte, forse perché ha management italiano. La Mapei pagava regolarmente. Alcuni lo fanno, altri no, avendo il diritto (e la convenienza) di non versare i 5.000 euro richiesti per un italiano. E se l’italiano vuole passare e nessuno paga per lui i suoi punti, quei soldi deve pagarseli da solo. Se si volesse applicare il regolamento, la società di provenienza potrebbe addirittura non concedergli il nulla osta.

Si tratta evidentemente di un’anomalia. Come può una società non concedere il nulla osta a un atleta dopo averlo cresciuto, solo perché non le vengono pagati i punti? Perciò accade anche che la squadra di provenienza non chieda un euro e rinunci al dovuto per amore del suo corridore. Come ha fatto la General Store con Busatto, passato alla Intermarché Continental.

Buratti passerà pro’ nel 2024 con la Bahrain Victorious: il team non è tenuto al pagamento dei punteggi
Buratti passerà pro’ nel 2024 con la Bahrain Victorious: il team non è tenuto al pagamento dei punteggi

Gli stranieri in Italia

Poi ci sono gli atleti stranieri. La stessa Colpack ad esempio per il 2023 ha tesserato Pavel Novak, che da junior correva nella Ciclistica Trevigliese. L’importo dei punti sarebbe stato di 4.000 euro, ma dato che il corridore ha tessera della Repubblica Ceca, Colpack non ha pagato. Tuttavia per una sorta di compensazione, avendo perso Gomez che dopo quattro anni ha portato i suoi tanti punti alla Hopplà e ha licenza colombiana, la Colpack non ha preso un centesimo da parte di Provini.

Fra i casi insoliti dell’ultima ora, c’è anche che la stessa Colpack ha preso Volpato dalla UC Giorgione pagando circa 4.000 euro a una società che dal 2023 non farà più gli juniores, bensì gli amatori.

Famiglie in soccorso

Dal punto di vista delle società giovanili, l’operazione è sicuramente vantaggiosa. A voler cercare il pelo nell’uovo, con i punti legati ai risultati, potrebbe esserci la tentazione di spingere più forte sul gas. Resta il fatto che alcune società fanno fatica a restare in equilibrio e non hanno budget per i punti, prendendo così i corridori meno… costosi e lasciando i più forti a chi può permetterseli. E laddove il pagamento non avvenga da parte della squadra, gli juniores che vogliono continuare chiedono l’ennesimo sacrificio alle famiglie e versano il dovuto.

David Gomez passa al team Hopplà e ha tessera colombiana, che per questo non verserà i punti al Team Colpack
David Gomez passa al team Hopplà e ha tessera colombiana, che per questo non verserà i punti al Team Colpack

L’anomalia dei velocisti

Possibile che non ci fosse una squadra piemontese che potesse far correre Minuta, facendogli risparmiare i soldi da versare al Comitato regionale? Stefano correva con Bortolami, ma grazie a una plurima era tesserato in Piemonte. Essendo un pistard velocista, non correrà mai su strada, come Napolitano, per cui il tesseramento nel team bergamasco è stato fatto per amore del ciclismo o poco più. Nel team c’è Boscaro, ad esempio, pistard anche lui. Ma Davide corre nelle Fiamme Azzurre e fa anche parecchia strada: qualcuno lo vedrà correre con i colori del team.

La controproposta

Sono anni che questo succede. Il discorso come linea di principio è giusto per tutelare le squadre juniores. Si paga di passaggio in passaggio, poi ci si ferma al momento di andare fra i pro’. Quando hanno contestato l’aumento, le continental hanno proposto l’aumento del tesseramento, includendo nel pacchetto anche un’assicurazione ad hoc per i ragazzi, facendo fronte al tema della sicurezza stradale. Se la tessera oggi costa 45 euro, si potrebbe anche portarla a 100 euro, ma questo non porterebbe risorse alle giovanili: obiettivo del nuovo sistema. Le loro richieste non sono state accolte. Come mai all’estero tutto questo non accade? E perché fra i prossimi provvedimenti non si lavora alla semplificazione del sistema anziché renderlo più ingarbugliato?

Le medaglie ci sono, ora a Minuta serve la squadra

30.11.2022
4 min
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L’ultimo azzurro di questa ricognizione nel settore velocità maschile si chiama Stefano Minuta e a giudicare dalle battute che… subisce, è diventato la mascotte del gruppo. Poi però quando si passa a lavorare, la sua fatica e il suo impegno valgono quanto quello degli altri.

Il prossimo ostacolo da scavalcare è quello della mentalità delle squadre. Così se da un lato la Campana Imballaggi e il Team Colpack hanno scelto di credere nel progetto supportando i ragazzi di Quaranta, Minuta è ancora in cerca di una maglia per il 2023. Visto il suo livello, si spera che una soluzione sarà trovata, ma la situazione fa capire che le vecchie difficoltà sono sopite, ma non del tutto estinte.

Ugualmente a Noto, ma a giugno, Minuta ha vinto il tricolore della velocità su Morgante e Ricca
Ugualmente a Noto, ma a giugno, Minuta ha vinto il tricolore della velocità su Morgante e Ricca

Torinese, 18 anni

Minuta arriva da Torino, ha origini rumente e ha compiuto 18 anni a giugno. Nello stesso velodromo Pilone di Noto in cui lo abbiamo incontrato, in occasione dei tricolori juniores di giugno aveva conquistato il titolo della velocità, l’argento nella velocità a squadre e il bronzo nel chilometro, vinto da Predomo. Successivamente si è portato a casa il bronzo nel keirin (anche questo vinto da Predomo) e nella velocità a squadre agli europei di Anadia.

«Adesso finalmente siamo un bel gruppo – dice sorridendo – siamo passati tutti under 23 e saremo, spero, un gruppo affiatato che avrà voglia di vincere e di fare meglio dell’anno scorso. Vogliamo fare davvero dei buoni risultati».

Mattia Predomo e Stefano Minuta, protagonisti azzurri ai campionati europei di Anadia (foto UEC)
Predomo e Minuta, protagonisti azzurri agli europei di Anadia (foto UEC)
Che cosa non ti è andato giù del 2022?

Non è stato un brutto anno per essere stato il primo da velocista, diciamo che è stato la ciliegina sulla torta della stagione. Migliorare vorrebbe dire alzare l’asticella, quindi andare sopra al podio, al secondo o al primo posto, però è tutto da vedere. Di sicuro noi siamo concentrati e vogliamo raggiungere quei risultati.

Perché fare il velocista su pista e non su strada?

E’ nato tutto l’anno scorso. Durante una gara su strada ho avuto un incidente in cui mi sono rotto l’osso della mano e quindi sono dovuto restare fermo per un mesetto senza poter uscire. Ho continuato ad allenarmi, però non avevo il ritmo per ritornare a fare le gare su strada. Così sono venuto a fare i campionati italiani in pista e sono riuscito a vincere il tricolore nella velocità, ho fatto altri due piazzamenti in squadra col Piemonte e da lì Quaranta mi ha chiesto di andare a provare con loro per la velocità olimpica in pista. Per questo ho deciso di far parte del progetto e ho preso questa strada.

La pista era una novità?

No, l’ho sempre fatta sin da giovanissimo. La differenza rispetto a prima è che quest’anno ho deciso di dedicarmi solamente alla pista.

Predomo Keirin 2022
Il podio europeo del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo dietro il polacco Marciniak (foto FCI)
Predomo Keirin 2022
Il podio europeo del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo (foto FCI)
Ti manca la strada?

Per certi aspetti sì. Però diciamo che essendoci tanta salita, non fa per me. La salita non mi piace, quindi preferisco la pista.

Quanto è più duro essere velocista in pista?

E’ abbastanza duro, contando che comunque per la preparazione devi partire molto presto. Devi puntare soprattutto sulla palestra. Allo stesso tempo, non devi sbagliare a farne troppa, perché poi fai fatica a trasformare in bici. Devi fare le cose nel modo giusto, non devi sgarrare troppo.

Sei nato qui o in Romania?

Sono di origine rumene, mamma e papà vengono da lì. Due anni fa ho avuto la nazionalità italiana, così da poter partecipare ai campionati italiani ed andare in nazionale. Sono nato qua, ho vissuto i primi anni in Romania, ho imparato la lingua e poi sono ritornato.

Anche Minuta fa notare il delicato equilibrio fra il lavoro in palestra e quello in pista
Anche Minuta fa notare il delicato equilibrio fra il lavoro in palestra e quello in pista
Un obiettivo per il 2023?

Sicuramente sarebbe partecipare a un campionato europeo elite oppure a una Coppa del mondo per cercare di fare punti per le Olimpiadi del 2024, però è tutto da vedere.

Qual è la pista di casa? 

A Torino, il Velodromo Francone. E’ la pista in cui vado già da giovanissimo, da quando ero G4 e lì mi sono sempre allenato. Lì ho fatto le prime gare, ma dall’anno scorso ovviamente la pista di riferimento è diventata quella di Montichiari con la nazionale.