Il 2024 di Martinelli: una collezione di sfortune, ma ora vede la luce

18.07.2024
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La stagione di Alessio Martinelli ad oggi, 17 luglio giorno in cui stiamo scrivendo questo articolo, conta solamente 12 giorni di gara. Ha iniziato a marzo con la Milano-Torino, prima di fermarsi al termine del Giro d’Abruzzo il 12 aprile. Da lì un’assenza dai tabellini delle gare, anzi ci sarebbe un DNS al Tour of the Alps. Un periodo lungo che ci ha spinti a chiederci quale sia stato il problema che ha tenuto Martinelli lontano dalle corse per tutto questo tempo. 

«Ce ne fosse stata solamente una di sfortuna – spiega il giovane della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè – deve essere l’anno bisestile. Nel 2020 sono caduto e ho subito una frattura facciale con tanto di cicatrici e operazione. Questa stagione, invece, le disavventure sono iniziate a novembre con un problema al ginocchio che mi ha costretto a fermarmi fino a gennaio. Ho potuto fare solamente fisioterapia e palestra, camminate ed esercizi a secco. Si trattava di una sindrome femororotulea dovuta al modello di sella utilizzato. Una volta scoperto il problema ho fatto dei test ho cambiato modello, rimanendo sempre in casa Selle SMP».

Nonostante i problemi al ginocchio Martinelli era riuscito a ripartire a gennaio per allenarsi
Nonostante i problemi al ginocchio Martinelli era riuscito a ripartire a gennaio per allenarsi

Una sfortuna dietro l’altra

Fin qui i problemi per Martinelli sono stati fastidiosi ma sembrano ancora gestibili. Vero che ha perso tutto il periodo della preparazione invernale, ma una casa può essere costruita in qualsiasi momento, serve il tempo giusto. 

«Sono tornato in bici il 20 gennaio – racconta – e da lì ho affrontato le prime gare della mia stagione, con l’esordio alla Milano-Torino e poi alla Sanremo. La condizione non era al massimo, visto che ho avuto modo di lavorare seriamente per un solo mese. Ma la fiducia c’era, d’altronde non avevo più dolori al ginocchio. Tornare a correre era l’obiettivo per aumentare la condizione e lanciarmi comunque verso il Giro d’Italia, che avrei dovuto e voluto correre. Alla Coppi e Bartali erano anche arrivate delle buone risposte, con un nono posto nella tappa finale. Non un risultato eccezionale ma la fiducia cresceva».

Alla Settimana Coppi e Bartali le prime sensazioni positive in vista di una ripresa
Alla Settimana Coppi e Bartali le prime sensazioni positive in vista di una ripresa
Ad attenderti ci sarebbe stato un aprile intenso, fino alla partenza del Giro. 

Esatto. Avevamo già deciso, insieme alla squadra, dei blocchi di allenamento con il Giro d’Abruzzo e il Tour of the Alps in preparazione alla Corsa Rosa. Finite quelle gare sarei andato sull’Etna insieme ai miei compagni. 

Invece al Tour of the Alps non sei nemmeno partito…

E’ arrivato un altro problema a guastare il tutto. Sedendomi sulla sella nuova mi si erano formate delle cisti che si erano poi ingrossate. Questo già al Giro d’Abruzzo, che ho fatto fatica a finire, ma ho stretto i denti sperando mi passassero. Invece alla vigilia del Tour of the Alps il problema persisteva e in accordo con il dottor Giorgi, medico del team, mi sono fermato. 

Ma dietro l’angolo si nascondeva il problema al soprasella che lo ha fermato in primavera
Ma dietro l’angolo si nascondeva il problema al soprasella che lo ha fermato in primavera
Che hai fatto?

Sono andati a farmi vedere da uno specialista, il dottor Antonino Cassisi, lo stesso che ha operato Masnada e Ciccone. Abbiamo provato con una cura antibiotica ma le cisti erano troppo grosse per essere curate in quel modo. Siamo ricorsi all’operazione, il 24 aprile, e sono stato fermo ancora un mese e mezzo. Il periodo di convalescenza è stato lungo perché il taglio dell’operazione era grande 15 centimetri, sono serviti 25 punti di sutura per chiuderlo. 

Poi a inizio giugno sei tornato in sella ancora…

Sì, ho cambiato definitivamente modello, passando alla TT3 di Selle SMP, quella da cronometro. Il dottor Cassisi mi ha tenuto sotto controllo e a metà giugno era tutto ok. Sarei dovuto andare a correre in Cina al Tour of Qinghai Lake, ma il martedì prima di partire ho avuto una brutta caduta in allenamento a causa di un pedone che ha attraversato fuori dalle strisce. 

Il rientro definitivo al Giro dell’Appennino il 14 luglio con il modello nuovo di Selle SMP: la TT3
Il rientro definitivo al Giro dell’Appennino il 14 luglio con il modello nuovo di Selle SMP: la TT3
Altro infortunio?

Questa volta per fortuna no. Ho temuto per il peggio, perché nei giorni successivi all’incidente avevo un gran dolore al femore. Pensavo di essermelo rotto. Ma si sono confermate essere delle forti contusioni senza conseguenze. Però la trasferta in Cina è saltata. 

Sei tornato a correre al Giro dell’Appennino, domenica 14 luglio. Com’è andata?

Bene per quello che era il mio livello di condizione è andato al meglio. Non ero alla ricerca del risultato ma i valori espressi e il feeling con la bici erano buoni. Il Giro dell’Appennino è una gara con tante salite, ben cinque. Mi sono staccato sulla penultima ascesa, poi sono andato al traguardo tranquillo. Era importante finire la gara e mettere chilometri nelle gambe. 

Quanto erano buoni i valori espressi?

Sono lontano rispetto a quelli fatti registrare lo scorso anno. Nel 2023 su una salita da 45 minuti salivo a 350 watt e non ero a tutta. All’Appennino ho fatto gli stessi watt ma su salite di 20 minuti e con più fatica addosso. Ma è un primo passo del cammino, voglio tornare ad essere competitivo per settembre e ottobre. Poi, nel 2025, vorrei essere alla partenza del Giro d’Italia.

Allarme soprasella, Conca e Masnada tra i tanti

03.11.2023
6 min
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Due casi in pochi mesi. Due stagioni martoriate da questo “infortunio”. Fausto Masnada e Filippo Conca sono due dei tanti casi che hanno riscontrato problemi al soprasella. Situazioni simili, non uguali, che portano alla luce una piaga a cui molti ciclisti ogni anno vanno malauguratamente incontro. 

Filippo e Fausto per ripartire sono dovuti ricorrere all’operazione chirurgica. Entrambi si sono affidati all’esperienza del Chirurgo maxillo facciale, Antonino Cassisi: «Spero che questo articolo sia letto da più persone possibili e che aiuti a sensibilizzare chi si trova a fare i conti con questa condizione. E’ un problema risolvibile con una diagnosi mirata. Masnada ha perso più di un anno e di recente ho operato un ex dilettante che ha dovuto smettere dopo anni senza sapere di cosa stava soffrendo». 

Antonino Cassisi chirurgo che in passato ha operato anche Vincenzo Nibali
Antonino Cassisi chirurgo che in passato ha operato anche Vincenzo Nibali
Partiamo con lo spiegare di cosa si tratta…

Innanzitutto loro (Masnada e Conca, ndr) non sono gli unici, sono solo gli ultimi di una lunga lista. E’ una condizione molto comune a questi atleti, se noi pensiamo che passano parte della loro vita su un sellino piccolissimo. Cinque o sei ore al giorno di allenamento più le gare su una zona che di per sé è molto delicata. Ci sono delle ghiandole sebacee particolari, ci sono ghiandole sudoripare. Se non si è maniacali nell’igiene di quella zona, è chiaro che poi si comincia con una follicolite e poi si passa ad una piccola cisti e infine si arriva ad avere delle cisti di dimensioni anche di 10 centimetri. E’ una zona molto particolare, dove tra l’altro ci sono anche degli spazi proprio anatomici, per cui certe volte capita che delle cisti sembrino più piccole di quelle che in realtà sono, perché si insinuano in questi spazi. 

Quali sono le cause?

Fondamentalmente lo sfregamento continuo in una zona molto delicata. Spesso vediamo delle semplici micosi nella zona inguinale nelle persone normali. Immaginiamo in questi atleti che continuamente sfregano per ore al giorno. 

Come si può prevenire?

Con un’igiene scrupolosa. Per igiene, io consiglio sempre la depilazione completa in tutta la zona del perineo e nella zona inguinale. E’ importante tenere quell’area sempre molto asciutta. Dopo la doccia è fondamentale asciugarsi molto bene. E’ una cosa banale ma può essere determinante. Usare creme particolari non serve, è meglio usare un po’ di talco. 

L’infezione ha costretto Conca a concludere la stagione anticipatamente
L’infezione ha costretto Conca a concludere la stagione anticipatamente
L’igiene anche del pantaloncino…

Esatto. In ogni squadra sarebbe molto utile che ognuno pulisse il proprio. Non tutti in una lavatrice perché anche questo può portare ad una contaminazione batterica, che in caso di infezione si traduce in un processo infiammatorio. Tant’è vero che appena somministriamo l’antibiotico specifico agli atleti, quasi sempre la cisti si riduce a tal punto che poi può essere operata. Perché quando queste cisti sono molto infiammate non possono neanche essere operate. 

Si arriva in dei casi a un’infezione…

In un area così delicata avere una cisti di 10-12 centimetri è una condizione molto impegnativa per il fisico. Essendo atleti di alto livello, una terapia antibiotica non è proprio l’ideale. Come sappiamo, gli antibiotici in atleti di altissimo livello, che sono sottoposti a sforzi enormi, possono avere conseguenze anche sui tendini e sui muscoli. Ci sono degli antibiotici che noi non diamo proprio per questo, perché sappiamo che possono determinare lesioni tendinee o muscolari. Quindi è chiaro che non è una situazione facile. Appena cominciano i primi sintomi, che può essere anche solo un foruncolo, bisogna  intervenire con l’antibiotico e possibilmente anche con l’escissione. Perché ormai è esperienza comune che quando una cisti sebacea si infetta, anche se gli si dà la terapia antibiotica, se non si fa un’asportazione chirurgica dopo qualche mese ritorna perché è sottoposta allo stimolo di sfregamento. La frizione meccanica che c’è in quell’area è devastante.

Prima dell’operazione Conca ci disse che doveva rimanere a riposo assoluto…

Assolutamente. Se ci si allena in bici, si infiamma e se si erano fatti due passi avanti se ne fanno dieci indietro. Si può fare palestra e qualche passeggiata per mantenere un po’ di allenamento. Tutto questo però perché Filippo è arrivato ad uno stadio avanzato che ha richiesto una fase pre operatoria importante. 

Fausto Masnada dopo l’operazione ha ripreso la stagione risolvendo chirurgicamente il problema al soprasella
Fausto Masnada dopo l’operazione ha ripreso la stagione risolvendo chirurgicamente il problema al soprasella
In cosa consiste l’operazione?

Dipende perché in Masnada ho fatto un certo tipo di intervento in quanto la problematica era diversa. In Filippo ho fatto un altro tipo di intervento perché la problematica era un’altra ancora. In altri ho fatto l’escissione di una cisti vera e propria. Quindi dipende e va valutato. Non è che sempre si presenta con le stesse problematiche, non sono sempre uguali, certe volte c’è una ciste ben formata che si fa sfiammare con la terapia antibiotica e poi fai un’escissione e la si porta via. In altri invece devi portar via del tessuto dove ci sono delle ghiandole che si sono infiammate. In Conca, per esempio, ho dovuto asportare un tessuto fibroso perché quando queste cisti poi vengono trattate come nel suo caso con una terapia antibiotica molto importante, anche endovenosa, a quel punto si forma proprio una fibrosi.

I tempi di recupero ovviamente variano in base anche a questo?

No, anche se dipende dalla grandezza, l’estensione, per esempio. Masnada era molto estesa. Filippo era un po’ più particolare, l’incisione chirurgica è stata meno estesa, anche se è stata importante. Dopo un mese loro possono riprendere appieno la loro attività e questo vale per tutti. Dopo due settimane, la ferita è guarita. A quel punto, si consiglia sempre di finire tutta la fase post operatoria comunque perché c’è sempre l’edema chirurgico, il gonfiore post operazione.

Il lavaggio del pantaloncino è un passaggio fondamentale della prevenzione (foto Mantel)
Il lavaggio del pantaloncino è un passaggio fondamentale della prevenzione (foto Mantel)
Rimane il rischio di una ricaduta?

No, nella zona dove in genere si fa l’intervento no. E’ vero, si può formare dall’altra parte o in altro posto. E questo nessuno lo può dire. Il segreto è la prevenzione

La tipologia di detersivo può incidere nella prevenzione? Oggi si utilizzano prodotti ecologici e quantità sempre minori…

No, non direi. Conta più, come ho detto lavare singolarmente i pantaloncini ed evitare il contatto con altri. Perché magari uno ha una micosi e non lo sa o la sottovaluta perché sente solo prurito. 

Ha visto un aumento di questi casi?

Aumento no, ma si sta sensibilizzando. Stanno venendo sempre più da me perché ormai si sta spargendo la voce. Molti ragazzi non si rendono conto e dicono: «Vabbè, un po’ di rossore». Invece basterebbe una visita e dire: «No aspetta un attimo, guarda che il problema può diventare più serio». Masnada per questo motivo è stato fermo un anno. Bisogna saper fare diagnosi. Faccio questo lavoro da quarant’anni e io quando l’ho visto gli ho detto: «Guarda, il problema io te lo risolvo. Bisogna intervenire e si sarebbe potuti intervenire prima. Se l’avessi visto l’anno scorso, sicuramente sarebbe stato diverso».

Problemi al soprasella: come lavorano le aziende?

30.09.2023
5 min
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Durante la Vuelta Cian Uijtdebroeks ha sofferto di problemi al soprasella, che lo hanno infastidito parecchio. Situazioni di questo genere potrebbero passare anche dai materiali utilizzati nell’abbigliamento: tutto si estremizza e anche in questo campo si sono fatti progressi e studi. Ma come lavorano i vari marchi in tema di protezione delle parti intime e più delicate? La nostra indagine parte da una curiosità e coinvolge quattro aziende: Elastic Interface, Alé Cycling, Q36.5 e Sportful

Il fondello dei pantaloncini gioca un ruolo di fondamentale importanza nella prevenzione. Tutto parte dalla scelta dei materiali per creare forme e schiume. Da qui si passa poi alla ricerca della giusta densità, per evitare dolori e sfregamenti. Quello che accomuna queste aziende è il costante lavoro con atleti professionisti: tester d’eccellenza. 

Elastic Interface parte dallo studio dei parametri antropometrici dell’anatomia maschile e femminile
Elastic Interface parte dallo studio dei parametri antropometrici dell’anatomia maschile e femminile

Il metodo Elastic Interface

Per Elastic Interface risponde Irene Lucarelli, Marketing & Communication specialist. «I materiali che utilizziamo, selezioniamo e sviluppiamo – spiega – rispondono a un mix di esigenze. In primis, la performance per il ciclista, intesa come comfort percepito durante la pedalata, ma anche come sicurezza e salubrità di un prodotto che va a contatto con zone sensibili. Garantiscono un’ottima gestione del sudore, oltre che essere morbidi al tatto. La combinazione di queste due caratteristiche permette di mantenere una sensazione di asciutto sulla pelle ed evitare sfregamenti e lesioni.

«Il design base, da cui parte lo sviluppo di tutti i fondelli, arriva dallo studio dei parametri antropometrici dell’anatomia maschile e femminile. Assieme allo studio delle varie posizioni in sella, a seconda della disciplina, abbiamo definito il giusto mix di materiali per ognuna di queste. Da sempre “giochiamo” con spessori e densità per creare la giusta ricetta, ovvero la migliore protezione per un determinato tipo di attività. Il nostro faro più potente è la massima protezione con il minimo ingombro. Tenere il ciclista il più possibile vicino alla superficie di contatto, la sella, per garantire la migliore stabilità».

L’esperienza di Alé

«In Alé i materiali usati – spiega Alessia Piccolo, CEO di Alé Cycling – sono microfibre anallergiche, traspiranti e a rapida asciugatura. Le forme anatomiche vengono sviluppate grazie ai test in bici, sono specifiche per uomo e per donna in quanto hanno conformità fisiche diverse. Le schiume hanno spessori e densità differenti a seconda del tempo di utilizzo, ad esempio le lunghe distanze, per proteggere dagli urti e dalle sollecitazioni della strada.

«Le imbottiture vengono sviluppate tenendo conto dei punti di maggior contatto con la sella. I fondelli sono testati da più persone, in più stagioni e su diverse distanze, al fine di trovare la giusta quadra tra tutte queste esigenze. Un valido alleato per evitare sfregamenti è il tipo di cucitura con cui il fondello viene applicato al pantalone. Le nostre cuciture tri-stitch donano una maggior elasticità e permettono al fondello di adattarsi al corpo durante la pedalata, senza rimanere rigido».

Per Q36.5 si inizia decidendo quale tipo di fondello inserire all’interno di ogni specifico pantaloncino
Per Q36.5 si inizia decidendo quale tipo di fondello inserire all’interno di ogni specifico pantaloncino

Q36.5 e i tanti test

«In Q36.5 – spiega Alberto Bianchi, Product Manager – il primo step è definire che tipologia di fondello intendiamo inserire in uno specifico pantalone, questo per poter ragionare in funzione dei tessuti e delle caratteristiche costruttive dello specifico pantaloncino. Partiamo sempre da un test empirico ricavando le imbottiture da dei pannelli di prova che intagliamo a mano e proviamo usando una forma base di fondello.

«Questi pannelli hanno densità e altezze diverse e determinano le effettive specifiche tecniche dei nostri modelli. Una volta stabilite quali schiume e imbottiture da utilizzare parte il processo creativo legato alla forma del fondello e alle specifiche tecniche costruttive. L’attività di studio e di posizionamento comprende dei test di laboratorio necessari a verificare punti di pressione e corretta funzionalità del prodotto.

«Le imbottiture vengono sviluppate seguendo due criteri: forme e densità. Utilizziamo tecniche di applicazione diverse in considerazione delle differenti imbottiture e testiamo differenti configurazioni di schiume e altezze fino a trovare la miglior formula di utilizzo. Sempre verificando che le tipologie utilizzate rientrino appieno dei nostri rigorosi parametri di asciugatura e deformazione.

«Qualità dei tessuti e modelleria del capo possono cambiare sostanzialmente la resa di un fondello, anche la cura del singolo dettaglio è importante. Anche solo la posizione di un’etichetta viene pensata sempre guardando all’utilizzatore finale per garantire il massimo benessere.

Ogni pantaloncino ha caratteristiche e risponde ad esigenze diverse, a seconda dell’utilizzo
Ogni pantaloncino ha caratteristiche e risponde ad esigenze diverse, a seconda dell’utilizzo

La soluzione di Sportful

«Le forme dei fondelli – ci spiegano dal centro ricerche – sono state studiate in base alla forma necessaria per avere il giusto fit con la sella. La schiuma viene iniettata all’interno di uno stampo che permette di produrre il padding che in un secondo momento sarà incollato alla parte di tessuto pre-tagliata.

«Le imbottiture e i fondelli sono il risultato di numerosi test nel corso degli anni con atleti professionisti e tester aziendali. Inoltre, grazie alla nostra collaborazione con fornitori di fiducia, siamo stati capaci di evolvere i materiali e ricercare la miglior soluzione possibile. Utilizziamo imbottiture a diversa densità e con diverso spessore. E’ molto importante cercare di fornire il miglior servizio possibile, ad oggi Sportful può contare su 5 differenti tipi di fondelli da uomo e 5 fondelli esclusivamente per donna; tutti con differenti strati di densità e diverse combinazioni di materiali. Lavorare insieme agli atleti è da sempre un plus di Manifattura Valcismon e di Sportful. Grazie ad atleti di alto livello siamo riusciti ad avere i giusti riscontri per accontentare tutte le esigenze».

Mononucleosi, Covid, soprasella: il calvario di Masnada

27.11.2022
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Tra essere amatori e professionisti c’è un abisso. Ma alcune dinamiche che si verificano nella vita professionale di un pro’ possono aiutare anche i pedalatori della domenica. Soprattutto quando di mezzo c’è la salute. L’esperienza che ha vissuto Fausto Masnada nella stagione appena conclusa, cui aveva accennato l’altra sera durante la festa del suo Fans Club a Laxolo, è un caso pilota che offre spunti per evitare spiacevoli guai.

Il suo 2022 è stato tempestato di problemi di salute: la mononucleosi, il Covid e un’infiammazione al soprasella molto fastidiosa che non gli ha dato pace, dalla preparazione invernale fino all’ultima corsa di settembre. Per le prime due, mononucleosi e Covid, c’è poco da fare: malanni che capitano a tutti e i cui consigli lasciamo a medici ed esperti. Per l’infiammazione al soprasella invece la questione si fa più tecnica e “ciclistica”.

Già dalla primavera, finita la mononucleosi, Masnada si è trovato alle prese con l’infiammazione
Già dalla primavera, finita la mononucleosi, Masnada si è trovato alle prese con l’infiammazione

Il riposo trascurato

Masnada ha provato talmente tanto dolore, correndo sempre con un paio di marce in meno, che ha dedicato una buona fetta della pausa tra la vecchia stagione e la preparazione della nuova a capire l’origine del problema.

«Quando arrivi a fine anno – spiega – tiri una riga dei risultati. Le cose che sono andate bene e, soprattutto, quelle che sono andate male, per non ripetere eventuali errori commessi. Ebbene, l’infiammazione di cui sono stato vittima è iniziata poco dopo la mononucleosi. Fermarsi nuovamente significava chiedere alla squadra altre tre settimane di attesa e non volevo farlo. Il parere degli esperti era uno solo: riposo. Ma non me la sono sentita di ascoltarli e ho proseguito».

Durante il Giro, Masnada è ripartito da Livigno, ma la situazione non era davvero risolta (foto Instagram)
Durante il Giro, Masnada è ripartito da Livigno, ma la situazione non era davvero risolta (foto Instagram)

Prima bisogna guarire

Così facendo, il corridore della Quick-Step Alpha Vinyl Team si è messo a disposizione, ma non riuscendo mai ad essere al top della sua condizione, dovendo saltare – ad esempio – il Giro d’Italia e il Giro di Lombardia che nel 2021 lo aveva visto giungere sul traguardo di Bergamo secondo, alle spalle di Pogacar. Primo insegnamento: prima di ripartire, guarire al meglio.

«Ho continuato ad assumere antibiotici, antinfiammatori, antidolorifici – spiega – ma il dolore era davvero limitante. Alla Vuelta, dopo 10 minuti di corsa, sentivo un male atroce. Del resto la sella è una delle poche parti del corpo su cui poggia continuamente una parte delicata del nostro corpo».

Proseguire in queste condizioni ha sicuramente temprato nello spirito e nella grinta Masnada che è riuscito ad arrivare a Madrid, scortando la maglia rossa di Remco Evenepoel, solo grazie alla sua tenacia e al tifo dei suoi compagni: «Volevano tutti che arrivassi alla fine e ce l’ho fatta, è stata una dura prova, ma arrivare in fondo era il mio unico obiettivo».

Masnada ha concluso la Vuelta aiutando Evenepoel a vincerla, nonostante la grande sofferenza
Masnada ha concluso la Vuelta aiutando Evenepoel a vincerla, nonostante la grande sofferenza

Sei settimane di stop

Finita la stagione, si volta pagina e si correggono gli errori. «A proposito del recupero – spiega il 29enne bergamasco – ho deciso di rimanere lontano dalla bicicletta per 6 settimane dopo l’ultima corsa di settembre. Solitamente ne faccio solo quattro, ma quest’anno sentivo davvero il bisogno di guarire al meglio. Ho continuato con gli antibiotici, ma mi sono concesso una lunga vacanza prima di tornare a pedalare. Ora va decisamente meglio, sto seguendo i miei programmi e il dolore è solo un ricordo».

Quest’anno Masnada si è concesso uno stacco di 6 settimane: qui in Giordania con la compagna Federica (foto Instagram)
Quest’anno Masnada si è concesso uno stacco di 6 settimane: qui in Giordania con la compagna Federica (foto Instagram)

Una nuova sella

Riposo, certo, ma anche qualche fondamentale accorgimento per quanto riguarda l’assetto in bicicletta. Obbligatorio, per Masnada, rivolgersi al suo mentore: il bergamasco Aldo Vedovati.

«Insieme a lui – spiega Masnada – abbiamo corretto la posizione in sella per ridurre al minimo lo sfregamento del soprasella. Questo anche perché io sono molto delicato in quella zona, avendo subito un’operazione nel 2020. Ho cambiato il modello di sella, ho aggiustato il suo arretramento e corretto anche l’altezza del manubrio. Sto bene, mi sento stabile e riesco a dare il massimo».

L’infiammazione di Masnada potrebbe essere derivata da un’igiene non perfetta del fondello, lavato negli hotel
L’infiammazione di Masnada potrebbe essere derivata da un’igiene non perfetta del fondello, lavato negli hotel

L’igiene del fondello

Messi a posto riposo, recupero e assetto, c’è un altro aspetto però che andrà curato al termine di ogni uscita: l’igiene. Una delle cause dell’infiammazione che ha rilevato Masnada sta nella pulizia del fondello. 

«Il problema – spiega – è sorto in un periodo in cui ero sempre lontano da casa, alloggiavamo in albergo, lavavano lì i nostri indumenti, ma non si sa mai come li trattino. Curare la pulizia invece è determinante per prevenire problemi come il mio. Quest’anno dunque presterò particolare attenzione alla pulizia di maglietta, pantaloncini, calzini disinfettando sempre tutto ogni volta che li utilizzo».

Piccoli segreti da World Tour, che possono cambiare la vita a tutti.