Il nostro gioiello classe 2005: Simone Gualdi verso l’Avenir

30.07.2024
4 min
Salva

Quando parli faccia a faccia con Simone Gualdi fai davvero fatica a pensare che sia un ragazzo del 2005. Ha una chiarezza di idee, un tono e uno sguardo da veterano. Il giovanissimo corridore della Wanty- ReUz, il devo team della Intermarché-Wanty, è uscito da un ottimo Giro della Valle d’Aosta e il commissario tecnico, Marino Amadori, che ci ha parlato di lui, lo ha giustamente inserito nella lista pronta a partire per la Francia, alla volta del Tour de l’Avenir.

La stagione di Simone Gualdi, la prima tra gli under 23, è stata piuttosto piena, nonostante la scuola. Sin qui ha inanellato 35 giorni di gara, tra cui quattro corse a  tappe. Una stagione che non lo ha visto vincere, ma in cui ha mostrato una grande costanza di rendimento e di apprendimento. Il nono posto finale al Giro della Valle d’Aosta, il cui livello era notevole, ne è la prova.

Controllo e capacità di muoversi in gruppo: un corridore si vede anche da queste situazioni
Controllo e capacità di muoversi in gruppo: un corridore si vede anche da queste situazioni

Simone tra i grandi 

«Una buona stagione direi – spiega Gualdi – Sono contento per il Giro della Valle d’Aosta perché era uno degli obiettivi di quest’anno. Sapevo che da questo periodo in poi sarei potuto andare sempre meglio perché ho finito la scuola e mi posso finalmente allenare bene. Ho fatto un periodo di altura dopo il Giro Next Gen. Sono andato a Livigno direttamente dopo la maturità. Da lì sono sceso e sono andato al Valle d’Aosta. E infatti i risultati si sono visti».

Prima del via della frazione finale di Cervinia, Gualdi era tranquillo. Non solo sperava di mantenere la sua posizione, ma anche di fare meglio. Poi visto anche il via caotico ha perso un po’ di terreno, ma ha difeso bene la top 10, giungendo terzo tra i ragazzi del primo anno nella generale.

Ad un certo punto era persino secondo nella classifica dei giovani, tanto da indossare la maglia bianca appartenente a quel fenomeno che risponde al nome di Jarno Widar. Insomma Torres, Widar, Gualdi: classe 2005 sugli scudi.  

«Se penso che il leader della classifica dei giovani è Widar – continua Gualdi – per me è stato un po’ come averla personalmente quella maglia bianca. Jarno, si è visto, è uno step superiore a tutti. Anche al Giro Next ha fatto davvero grandi numeri. Rivederlo in azione è stato incredibile».

Gualdi in salita con i migliori, tante volte ha preferito non rispondere agli scatti
Gualdi in salita con i migliori, tante volte ha preferito non rispondere agli scatti

Più consapevolezza

Non che mancasse a Gualdi, ma questo Valle d’Aosta certamente gli dà qualcosa in più.

«Sicuramente mi dà molta consapevolezza che posso fare bene anche in classifica generale. Sono migliorato parecchio anche sulle salite lunghe, cosa che mi mancava e cui ho supplito lavorando in quota. In questo Valle d’Aosta ho capito che posso dire la mia. Abbiamo incontrato davvero salite lunghe e dure e vedremo poi nel tempo come si evolverà questa caratteristica».

Ciò nonostante Gualdi non si sente uno scalatore puro: si sente più completo. «Soprattutto quando tirava Widar il ritmo in salita era davvero troppo elevato, anche per questo preferisco salire al mio passo e in questo caso limitare i danni piuttosto che cercare di tenere e poi esplodere. Comunque sono anche abbastanza veloce e me la cavo anche sul passo.

«Tra l’altro ogni tanto lavoro anche sulla bici da crono, anche se devo iniziare a lavorarci di più. Quello è e sarà uno step superiore che mi potrà dare un vantaggio nelle corse a tappe. Si è visto al Giro Next dove c’era la cronometro iniziale quanto sia importante questa disciplina».

Per Gualdi anche qualche apparizione tra i pro’, come Faun Ardeche e Laigueglia
Per Gualdi anche qualche apparizione tra i pro’, come Faun Ardeche e Laigueglia

Verso l’Avenir

Simone si è aggiunto al ritiro azzurro del Sestriere questa settimana. Un po’ di recupero e quindi l’arrivo in quota. Non scordiamo che è la prima volta che Gualdi fa la doppia altura in stagione. Lui dovrebbe essere certo di una maglia per l’Avenir.

«Sono contento di questa opportunità che mi dà Amadori – ha detto Gualdi – ho comunque dimostrato che sto bene. Al Valle d’Aosta si è corso in un certo modo, si partiva sempre a tutta. In una tappa siamo andati “a fiamma” per la prima ora e mezza finché non è partita la fuga, come nelle gare dei grandi.

«Sono certo che l’Avenir sarà una grandissima esperienza. Mi farò trovare  pronto e sarò sicuramente disponibile ad aiutare».

Busatto e Gualdi: in corsa insieme tra Francia e Italia

29.02.2024
5 min
Salva

Il viaggio di ritorno dal Trofeo Laigueglia, vinto da Lenny Martinez, porta verso strade diverse. Alcuni corridori viaggiano verso Siena e la Strade Bianche, mentre altri tornano a casa. Uno di quelli diretti in Toscana è Francesco Busatto, che si appresta a correre la prima gara WorldTour della stagione. Il corridore della Intermarché-Wanty ha però messo insieme due corse importanti, prima di andare alla Strade Bianche: Faun Drome Classic e Trofeo Laigueglia. 

«Ieri la gamba non era male, ma non era neppure la migliore – ci dice – domenica scorsa alla Faun Drome stavo molto bene. Evidentemente non ho riposato abbastanza tra le due corse e per questo non sono andato come speravo. Poco male, mi sto ancora conoscendo e si impara anche da queste cose. In vista della Strade Bianche, oggi farò la ricognizione ma solamente un’ora, il più piano possibile. Poi riposo completo e sabato sarà battaglia».

La Faun Ardeche Classic è stata la prima gara di Gualdi insieme a Busatto
La Faun Ardeche Classic è stata la prima gara di Gualdi insieme a Busatto

Due gare con Gualdi

Tra i compagni di squadra che hanno accompagnato Busatto in queste due gare c’era Simone Gualdi. Il bergamasco, appena passato alla formazione development, ha già messo insieme due esperienze importanti. L’occasione di correre tra i pro’ non si riserva a tutti, men che meno a un corridore appena passato under 23. Però l’Intermarché Gualdi lo ha portato e lo ha fatto correre, questo vuol dire che si sta comportando bene. Abbiamo chiesto a Busatto di fornirci uno sguardo d’insieme e raccontarci come si muove in gruppo il giovane Gualdi (i due sono in primo piano nella foto di apertura). 

«Sinceramente mi ha impressionato – racconta Busatto – va molto forte, si vede che ha motore. Già finire due corse come Drome e Laigueglia non è facile, riuscirci come ha fatto lui è tanta roba. Significa che sta lavorando bene. Dalla mia esperienza nel devo team posso dire che fare gare come queste ti dà una marcia in più tra gli under 23. Sono sicuro sarà così anche per lui, quindi deve vivere certe esperienze con tranquillità. E’ ancora lontano dalle gare importanti, come Ardenne e Giro Next Gen, quindi impressiona il fatto che vada forte».

Il 28 febbraio Gualdi ha corso il Laigueglia, la prima gara sopra i 200 chilometri
Il 28 febbraio Gualdi ha corso il Laigueglia, la prima gara sopra i 200 chilometri

Livello alto

Gualdi ha portato a termine entrambi gli impegni, entrando nei primi quaranta dell’ordine di arrivo. Non dei risultati eccellenti, ma che accendono una spia di interesse, se si proporziona il tutto al fatto che è appena arrivato dagli juniores. 

«L’ho visto molto bene- spiega Busatto – nonostante arrivi dagli juniores si è messo in mostra. Di solito le corse in quella categoria sono caotiche e difficili, invece ho visto Gualdi già messo bene tatticamente. E’ stato spesso davanti, senza sprecare, anche nelle fasi di corsa importanti. Questo vuol dire che sa limare bene. Ha superato due corse dure e lunghe (Faun Drome era 192 chilometri e il Laigueglia 202, ndr). E’ anche arrivato insieme ai primi, non primissimi, però si è difeso molto bene. Per me tutto questo vuol dire che negli juniores si va forte e il livello è alto. Vero che parliamo del campione italiano di categoria nel 2023, però va già forte, mi ha impressionato».

Gualdi nel 2023 si è laureato campione italiano juniores
Gualdi nel 2023 si è laureato campione italiano juniores

Sicurezza e tranquillità 

Gualdi e Busatto si sono già incrociati prima di Faun Drome e Laigueglia, ai ritiri del team. Si sono incontrati e un po’ hanno parlato, confrontandosi, così come hanno fatto in questi ultimi giorni. 

«Ci siamo incontrati la prima volta al team building – continua Busatto – ci siamo presentati. E’ un ragazzo molto umile e curioso, mi chiedeva già dei consigli. Io ho cercato di rispondere in base alle mie esperienze, che sono poche. Qualcosa ho imparato nel devo team ma ho ancora molto da vedere e da capire».

«Il percorso è lungo – spiega – e anche Gualdi lo sa. Alla fine i risultati che contano sono altri e lui ha la tranquillità di non doverne fare per forza. Ha già il contratto con il team WorldTour (dal 2026, ndr) quindi non ha pressioni. L’Intermarché e la Circurs-ReUz sono le squadre giuste per crescere e maturare».

Per Gualdi gli appuntamenti importanti saranno quelli in Belgio, dove vedrà un modo di correre completamente nuovo
Gli appuntamenti importanti saranno quelli in Belgio, dove ci sarà un modo di correre diverso

Profili simili

Nel parlare Busatto ha fatto capire come Gualdi abbia un profilo molto simile al suo. Per il bergamasco avere davanti l’esempio di un corridore capace di raggiungere il WorldTour passando proprio dal devo team può essere un grande stimolo.

«Sono sicuro che la squadra ha già notato le sue qualità – racconta Busatto – altrimenti non avrebbe fatto queste corse. Mescolare esperienze con i professionisti e gare under 23 è importante: da un lato cresci e dall’altro puoi già raccogliere risultati. Io stesso l’anno scorso, prima di vincere la Liegi U23, avevo fatto tante gare con i pro’.

«Secondo me – conclude – Rota, Gualdi e io abbiamo profili molto simili. In questa squadra ci sono molte corse adatte a noi. Simone (Gualdi, ndr) deve ancora correre in Belgio, la Faun Ardeche assomigliava molto a una gara belga. Per quelle corse, specialmente le U23 nelle Ardenne, serve tanta pazienza. Se non c’è una squadra che controlla si rischia l’anarchia, gli ho detto che non deve seguire tutti gli attacchi, ma correre davanti, controllare. La corsa si decide nel finale, deve muoversi il meno possibile. Il fatto di saper limare e stare nelle prime posizioni gli tornerà utile, sicuramente».

Gualdi trova in Delle Vedove la guida giusta per il Belgio

03.11.2023
5 min
Salva

La Intermarché-Wanty-Circus, prima del “liberi tutti” per le vacanze di fine stagione, ha deciso di fare un team building di tre giorni. Un ritrovo che ha previsto la presenza di tutti i corridori che orbiteranno intorno alle due squadre del 2024, quella WorldTour e il Devo Team (Circus-ReUz). Tra i nuovi volti della prossima stagione della Circus-ReUz ci sarà quello di Simone Gualdi (in primo piano nella foto di apertura), campione italiano juniores. 

Simone Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini
Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini

Gala e festa

Ad accoglierlo nel freddo belga di fine ottobre Gualdi ha trovato Alessio Delle Vedove (alle spalle del primo in apertura), suo prossimo compagno di squadra giunto alla seconda stagione con la Circus-ReUz. Questi tre giorni senza stress sono stati un modo divertente e sano che ha permesso ai nuovi di prendere le misure, come ci racconta lo stesso Delle Vedove. Il veneto ha fatto da cicerone a Gualdi, introducendolo in un mondo nuovo e dispersivo se affrontato in solitudine

«Ero in stanza proprio con Gualdi durante il team building», racconta Delle Vedove. «Il primo giorno ci siamo trovati tutti ed abbiamo fatto una cena di gala, alla quale erano presenti gli sponsor. E’ stato un modo per conoscersi e far entrare in contatto tutte le realtà che girano intorno a noi corridori. La cena era organizzata in maniera tale che ogni corridore fosse seduto al tavolo con uno sponsor.

«Una serata davvero molto bella, cui erano presenti ben 600 persone e nel mentre abbiamo assistito a spettacoli e rivisto la stagione 2023 attraverso brevi riassunti. C’è stato il tempo anche per una discoteca finale, una festa per terminare la stagione sportiva, visto che in quei giorni erano appena tornati dei compagni dalla Cina».

Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre
Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre

Tutto nuovo, tutto grande

Non deve essere facile per un corridore passare da un team juniores come quello della Scuola Ciclismo Cene ad una realtà internazionale come quella della Circus-ReUz. Avere qualcuno accanto che ti possa aiutare ad “attutire” il colpo è importante, così Gualdi ha potuto contare sul sorriso e la bontà di Delle Vedove. 

«Simone – prosegue Delle Vedove – lo avevo già conosciuto ad un ritiro a Livigno. Stare in camera insieme durante questi tre giorni in Belgio è stato divertente e soprattutto ho avuto modo di parlarci. Ha tanta voglia di iniziare e si vede, credo abbia firmato un contratto 2 + 2 quindi avrà modo di ambientarsi nel Devo team e poi passare con calma al WorldTour, senza fretta. E’ molto simpatico, bravo e curioso. All’inizio era un po’ spaventato, mi diceva che l’inglese non lo sapeva bene ed era preoccupato sul cosa dire al tavolo degli sponsor. Gli ho spiegato che non doveva preoccuparsi, che nessuno pretende più del necessario e che l’inglese scolastico sarebbe andato benissimo. Una volta sciolto, si è divertito molto, com’era giusto che fosse».

Alberi e bici

Il secondo giorno del team building di Intermarché e Circus-ReUz è proseguito con una giornata di sport un po’ diversa dal solito. I corridori per metà giornata hanno posato la bici e hanno indossato imbragature e un caschetto diverso.

«Abbiamo fatto un percorso sugli alberi – spiega Delle Vedove – divertente ed estremamente diverso rispetto a ciò che facciamo solitamente. Una volta scesi dai nostri percorsi tra rami e passaggi sui cavi, siamo risaliti in bici per fare una pedalata con i tifosi. Il tempo, essendo in Belgio in pieno autunno, non era dei migliori, ma in pieno spirito i tifosi si sono presentati comunque numerosi.

«Gualdi si è rivelato davvero curioso per quanto riguarda il mondo belga. Anche se siamo lontani dalla stagione aveva tante domande da fare sul meteo, il vento e come sono le gare lassù. Quando dall’hotel ci siamo spostati verso quello della cena, gli ho fatto vedere come le strade siano dissestate in alcuni punti. Poi la cosa che lo ha sorpreso di più è che dopo una curva quasi anonima ti trovi una cote o un muro. Mi chiedeva come si impara a correre in certe situazioni, gli ho detto che una volta sbagli e fai fatica, la seconda magari sbagli ancora e fai fatica, ma alla terza hai imparato che si deve correre davanti». 

Ecco gli italiani dei due team Intermarché, WT e Devo, da sinistra: Gualdi, Delle Vedove, Busatto, Rota, Colleoni e Petilli
Gli italiani nel team Circus-ReUz saranno due anche nel 2024: Gualdi (a sinistra) “sostituisce” Busatto (a destra)

Una mano in più

Il fatto di aver radunato tutti i ciclisti che vivono il mondo dell’Intermarché-Circus-Wanty in un unico posto è stata una mossa che i ragazzi hanno apprezzato particolarmente, soprattutto i più giovani. 

«Fare degli incontri così lontani dalla stagione – dice Delle Vedove – è utile per tutti, ma ancora di più per i nuovi. I corridori più grandi, quelli del team WorldTour, sono molto più rilassati e ci puoi parlare tranquillamente. Per i nuovi, come può essere Gualdi, è un modo per parlare anche con gente più grande: Rota e Petilli in particolar modo. In questi tre giorni sono più rilassati e parlano volentieri, mentre già dai primi ritiri lo stress è maggiore: riunioni, allenamenti, massaggi e tutto il resto.

«Tra poco tocca anche a noi riprendere – conclude – personalmente non vedo l’ora. Ho smesso il primo di ottobre, mi sono riposato abbastanza. Inizierò con il ritiro della nazionale a Noto dal 15 al 25 novembre. Poi dal 9 al 21 dicembre faremo un primo training camp di squadra. Sono contento di aver parlato con Gualdi fin da subito, anche perché poi la stagione inizia e molto probabilmente saremo divisi: lui con il gruppo francese degli scalatori, io con i passisti».

Doppio squillo belga: al Lunigiana brilla Widar

31.08.2023
5 min
Salva

LA SPEZIA – Il 47° Giro della Lunigiana si apre con due semitappe di 50 chilometri l’una. La prima parte da La Spezia e arriva a Fivizzano, su una salita poco più lunga di tre chilometri. L’azione di potenza con la quale Jarno Widar, campione nazionale belga juniores, si è scollato di ruota gli avversari ha fatto impressione. Sulla salita che porta a Fivizzano si passa una prima volta e già Widar ha preso le misure. Così, quando viene affrontata per la seconda volta, quella decisiva, il belga sa già cosa deve fare. Sta sulle ruote degli avversari, che nel frattempo attaccano e si scornano, lui esce negli ultimi 300 metri e li beffa con facilità, tanto che a un certo punto fa una mezza pedalata, indeciso se fermarsi del tutto oppure spingere ancora un po’.

Doppietta nel pomeriggio

A poche ore di distanza dalla vittoria di Fivizzano, Widar bussa ancora una volta sul Lunigiana: nella seconda semitappa, quella del pomeriggio da Massa a Bolano. Questa volta la salita finale ha delle pendenze che fanno male solo a guardarle. Si va costantemente in doppia cifra, per tutti e tre i chilometri, con gli ultimi 300 metri da capogiro. Dall’ultima curva sbuca la maglia verde, quella di leader della classifica generale, Widar questa volta ha staccato tutti. Alza le braccia e incita la folla, quando la strada sotto le sue ruote ancora sale e inviterebbe a spingere ancora.

Ecco Widar premiato con la maglia rosa, quella del vincitore di tappa
Ecco Widar premiato con la maglia rosa, quella del vincitore di tappa

Il destino dei vincenti

Jarno Widar ha l’attitudine di un belga timido, piccolo e snello, con gambe magre ma potenti, così tanto da portarlo spesso ad alzare le braccia al cielo. Solo nel 2023 può contare su undici successi, compresi quello di oggi. Il suo rapporto con la bici è stato naturale, nato fin da piccolo e proseguito nel corso degli anni, per lui che è nato vicino a Liegi. 

«Ho iniziato ad andare in bici fin da piccolo – ci racconta all’ombra del pullmino della nazionale belga – nella squadra del mio paese. Non è sempre andata bene, viste anche le mie caratteristiche fisiche sono cresciuto più tardi rispetto ad altri. Sono cresciuto volta per volta e anno dopo anno. Prima vincendo qualche gara minore, solamente l’anno scorso sono riuscito ad affermarmi su traguardi più importanti, come quello della Nokere-Koerse».

L’anno della svolta

Jarno Widar è ufficialmente esploso quest’anno, con tanti successi, alcuni che lasciano intendere le qualità del ragazzo. Spiccano però due risultati importanti: la Kuurne-Bruxelles-Kuurne e il Giro delle Fiandre, entrambe le gare vinte in solitaria. A Kuurne, addirittura, i minuti di vantaggio sul secondo classificato sono stati quasi due.

«Sono un corridore che va bene un po’ su tutti i terreni – continua – vincere gare così importanti quest’anno mi ha dato tanto morale e fiducia. Ho capito che non ci sono limiti alle mie possibilità, ho vinto sulle pietre e in montagna alla Classique des Alpes. Penso sia stata la vittoria più bella, quella che mi ha dato più soddisfazioni. In Belgio non abbiamo salite lunghe e impegnative come quelle che trovi sulle Alpi. Quindi uscire dal mio Paese e vincere su un terreno tanto diverso ha acceso qualcosa in me. Invece, un successo sulle pietre è particolare, ma molto più normale per me. Anche vincere il titolo nazionale è stata una grande gioia, indossare questa maglietta è particolare».

Dopo una crescita graduale, Widar quest’anno ha affermato le sue qualità
Dopo una crescita graduale, Widar quest’anno ha affermato le sue qualità

Gran finale di stagione

Nel mese di agosto il giovane belga ha corso il mondiale a Glasgow, dove però si è dovuto ritirare a causa di un guasto tecnico. Mentre, nelle settimane successive è venuto a correre in Italia, nella bergamasca dove è arrivato secondo al Memorial Pietro Merelli, mentre il giorno successivo ha vinto il Trofeo Paganessi. Due gare che gli sono servite per arrivare pronto a questo Giro della Lunigiana. 

«In Italia ho corso per la prima volta quest’anno – racconta ancora Widar – prima all’Eroica Juniores ma non è andata bene. Invece, in questo mese di agosto sto raccogliendo tanto. Purtroppo a Glasgow sono stato sfortunato, ho avuto un guasto meccanico nel momento sbagliato. L’obiettivo è quello di rifarmi al campionato europeo e se arrivo con questa condizione posso fare davvero bene».

Jarno Widar è un secondo anno, questo vuol dire che l’anno prossimo lascerà il Crabbé Toitures – CC Chevigny Junior, sua squadra attuale, e passerà under 23.

«Andrò a correre nel development team della Lotto-Dstny – conclude – vedremo come va il primo anno e poi capiremo che strada intraprendere. Neanche io so bene cosa aspettarmi, forse mi concentrerò di più sugli arrivi in salita, ma lo scopriremo strada facendo».

Basso a ruota libera: i giovani, la Eolo, il ciclismo italiano

21.07.2023
5 min
Salva

BORMIO – A due passi dal centro storico, in piazza Kuerc, appena finita la presentazione della sua Eolo-Kometa, Ivan Basso è stato preso d’assalto dai tifosi. Un amore che non è mai terminato nei confronti di chi il ciclismo lo ha onorato fino in fondo, sia quando era sui pedali, sia ora alla guida di una squadra. Nel ritiro di due settimane a Bormio, la Eolo-Kometa si è presentata con una ventina di corridori. Il Tour de France tiene banco e per la professional di Basso e Contador non è facile gestire questo periodo, inghiottito dalla Grande Boucle. 

Abbiamo incontrato Basso a Bormio, dopo la presentazione della Eolo-Kometa
Abbiamo incontrato Basso a Bormio, dopo la presentazione della Eolo-Kometa

Il tema dei giovani

Da una recente intervista a Giuseppe Martinelli siamo tornati a parlare dei giovani con la valigia in mano. Ivan Basso ha una squadra giovanile, legata alla professional, la quale ogni anno deve combattere con l’attrazione e le opportunità concesse dai devo team delle squadre WorldTour. I giovani migliori se ne vanno all’estero in cerca di occasioni più appetitose, ma qualcuno qua rimane. 

«Non ho dubbi nel pensarla allo stesso modo di “Martino” – attacca Basso – lui è un profondo conoscitore del ciclismo. Ha visto generazioni su generazioni di corridori. Partiamo da un esempio: il campione juniores Gualdi l’anno prossimo sarà alla Circus-ReUz, devo team della Intermarché. Bellissima squadra, ma è chiaro che dall’altro punto di vista, ovvero il nostro, ho notato una mancanza di presa di considerazione.

«I ragazzi non pensano nemmeno che ci sia questa opportunità, l’atleta ci pensa solamente se ha un’influenza esterna, come può essere quella del diesse di riferimento da junior o il procuratore, i quali credono più negli uomini che nei progetti. Il fatto che gli juniores italiani più forti non abbiano nemmeno preso in considerazione di venire a correre da noi è un dato di fatto. Del quale è opportuno tenere conto».

Qualcuno c’è

Il materiale umano sul quale lavorare c’è, anche nelle squadre professional italiane. Per la Eolo-Kometa basta pensare a Piganzoli e Tercero, due corridori cresciuti nel team under 23 e poi passati alla professional.

«Tercero e Piganzoli – continua Basso – sono due esempi di corridori che hanno intrapreso un cammino di crescita con noi e lo stanno continuando. Lo fanno attraverso degli step ed è giusto, a mio modo di vedere, aspettare che il loro talento fiorisca del tutto. Nel team under 23 (la Fundacion Alberto Contador, ndr) abbiamo altri ragazzi che crescono. Tommaso Bessega ha vinto l’ultima tappa della Vuelta Ciclista a Zamora. Alleva e Bagnara stanno crescendo e vanno sempre più forte. Quella dei Bessega (classe 2004, ndr) è stata l’ultima a credere nel nostro progetto.

«Allora mi viene da fare un esame di coscienza e mi chiedo: “Siamo capaci o no di fare il nostro lavoro?”. Io credo di sì. Per noi la categoria under 23 è funzionale a portarli in prima squadra a tempo debito. Se avete letto il mio allarme degli ultimi mesi – riprende – dobbiamo essere noi a convincere i ragazzi della bontà del nostro progetto. Sto lavorando affinché questo trend cambi».

Basta aspettare

Ivan Basso parla ed attira la nostra attenzione, la sua bravura è farti immaginare quello che ha in mente. La Eolo-Kometa esiste da pochi anni e solamente da tre fa parte del circuito professional. Manca nei ragazzi, o chi per loro, la consapevolezza che questo progetto esiste e funziona. Più esperienza sarà messa alle spalle maggiore sarà la solidità mostrata all’esterno.

«Non posso criticare – dice Basso – chi va in altre realtà, devo preoccuparmi di portare la mia il più in alto possibile. Bisogna fare autocritica, ovvero cercare di capire dove si sbaglia, o cosa può essere fatto meglio».

Il tema dell’assenza di una squadra WorldTour italiana è al centro di tante interviste e di critiche rivolte al nostro movimento. A questa domanda Basso parte diretto, senza pensarci due volte, con la stessa determinazione di quando scattava in salita.

«Sono in completo disaccordo – afferma – in Italia ci dobbiamo preoccupare che stanno sparendo anche le squadre professional, non che manchi la WorldTour. Le squadre come la nostra devono lottare per sopravvivere. A budget siamo a livello più basso in Europa, iniziamo a pensare di fare un team professional che si piazzi tra le prime tre d’Europa per investimenti. Per passare da una professional come la nostra ad una delle migliori al mondo devo raddoppiare il budget».

Ivan Basso già durante il Giro d’Italia aveva sollevato il problema degli investimenti nel ciclismo
Ivan Basso già durante il Giro d’Italia aveva sollevato il problema degli investimenti nel ciclismo

Investimento

La parola chiave del discorso di Basso è proprio questa: investimento. Bisogna crescere un passo alla volta e il varesino ritiene che la Eolo abbia dimostrato di avere un’identità importante e continuerà a crescere.

«Se mi si chiede in quanto tempo – dice – non lo posso sapere. In Italia manca il supporto alle squadre professional esistenti, che possano andare nella parte alta della classifica. Con supporto intendo che dobbiamo essere più bravi a convincere gli sponsor ad investire (è di ieri la notizia che accanto al suo team è approdato un nome importante come Polti, ndr). Se ho più soldi prendo corridori migliori, ottengo più risultati, e il ritorno d’immagine aumenta. Non vinco una tappa al Giro ogni due anni, magari ne vinco due all’anno. Ma soprattutto, al posto di tenere i corridori fermi, a luglio, li portiamo a correre. Oppure al posto che fare due ritiri al Teide ne fai quattro o cinque. Qui a Bormio vieni tre o quattro volte all’anno. I margini per crescere ci sono, bisogna avere anche il coraggio di investire».

Gualdi lascia il nido: pronta per lui una maglia in Belgio

10.07.2023
5 min
Salva

Il titolo italiano juniores di Simone Gualdi, vinto a Pieve del Grappa, ha chiuso il periodo dedicato al tricolore (in apertura con un commosso Beppe Maffeis, presidente onorario e fondatore della Scuola Ciclismo Cene). Si tratta del secondo tricolore vinto da un ragazzo con la valigia in mano, Gualdi infatti è promesso sposo della Circus-ReUz, team development della Intermarché-Circus-Wanty. L’anno scorso era toccato a Belletta, poi passato al team development della Jumbo-Visma. Il corridore bergamasco ha trascorso i suoi ultimi quattro anni alla Scuola Ciclismo Cene, a due passi da casa. Cresciuto sotto l’occhio vigile di Marco Valoti e dello staff. 

Simone Gualdi, al centro, con Andrea Bessega a sinistra ed Enea Sambinello a completare il podio
Simone Gualdi, al centro, con Andrea Bessega a sinistra ed Enea Sambinello a completare il podio

Tutti in trasferta

Gualdi a Pieve del Grappa ha messo a segno un piccolo grande capolavoro, con un’azione che ha fatto vedere le qualità del ragazzo. Un corridore cresciuto enormemente nei quattro anni a Cene, grazie anche al bastone ed alla carota utilizzata da Valoti. 

«Erano in quattro i nostri ragazzi al campionato italiano – racconta Valoti – Simone ha corso con la rappresentativa della Lombardia. Ho accompagnato i miei ragazzi venerdì all’hotel ed abbiamo provato il percorso tutti insieme. Sono ritornato sabato per salutarlo e l’ho visto poco prima della partenza domenica, gli ho dato qualche piccolo consiglio e poi è partito.

Una trasferta in massa per i ragazzi di Cene, la vittoria era nell’aria
Una trasferta in massa per i ragazzi di Cene, la vittoria era nell’aria
Cosa gli hai detto?

Di non fare il matto come al suo solito – ride – la gara era lunga, ben 137 chilometri, in più faceva davvero caldo. Alla gara di domenica sono venuti su anche i ragazzi che non hanno corso e ci siamo piazzati lungo il percorso per dare supporto. Avevamo il presentimento che potesse andare bene.

Così è stato, vista la vittoria e la festa conseguente.

Gualdi per noi è stato il primo in tante cose – racconta con orgoglio – è stato il primo campione italiano ed il primo a partecipare ad un mondiale, quello di Wollongong dello scorso anno. Sono piccole cose che sommate fanno un piacere immenso, soprattutto a chi dà tanto per questa squadra. A Pieve del Grappa c’erano anche presidente e vice presidente Maffeis e tutto lo staff. Non è scontato avere così tante persone al seguito e che ci diano una mano. 

Gualdi è cresciuto da voi per quattro anni, che maturazione hai visto?

Gli ultimi due anni ha fatto un cambio di mentalità importante, da ragazzino vinceva spesso e faceva un po’ come voleva, d’altronde aveva una marcia in più. Da allievo ha avuto le prime titubanze e io gli sono stato molto dietro. Gli ho sempre detto che non lo facevo per me, ma per lui. 

E Simone ha capito l’antifona?

Sì, tant’è che poi ha fatto quello che avete visto tutti in questi due anni da juniores. Lui stesso me lo ha detto più volte: «Grazie per avermi fatto capire tante cose».

Da sinistra Eddy Maffeis vice presidente, Simone Gualdi e Marco Valoti
Come carattere com’è?
Da sinistra Eddy Maffeis vice presidente, Simone Gualdi e Marco Valoti

Un bravissimo ragazzo. A causa del lavoro non ho molto tempo per curare l’attività, ma lui mi chiama tutti i giorni e ci confrontiamo spesso. Dopo l’italiano è partito per Barcellona con degli amici, era il suo regalo per i 18 anni. Di ritorno mi ha chiamato per chiedermi qualcosa sugli allenamenti ed è passato a salutarmi in ufficio. Lui è fatto così, ha una grande umanità. 

In queste categorie il diesse è spesso tecnico e genitore. 

Vero, ma ne vale la pena se poi le soddisfazioni sono queste. Non serve essere un supereroe per fare bene, bisogna avere la mentalità giusta. Si deve parlare con i ragazzi e farli crescere senza stress, spiegando loro il perché di tutte le scelte. In queste categorie sai che non tutti faranno i ciclisti, quello che vogliamo fare noi è dare la giusta mentalità per crescere. 

Gualdi però il prossimo anno farà un salto importante, passando alla Circus-ReUz, andrà in un ambiente tanto diverso dal vostro. 

In Italia aveva tante offerte ma lui ha deciso così. Però parlando con i vari corridori e meccanici abbiamo capito che non è troppo diverso. Avrebbe il modo di ambientarsi e capire tante cose. Anche alla Circus-ReUz fanno crescere i ragazzi con calma. Poi devo ammettere che ora come ora ha la mentalità giusta per affrontare un cambio del genere. 

Chiudiamo con una domanda da “genitore”: il momento più bello con Simone?

Mentirei se non dicessi il titolo italiano, ma anche il mondiale delle scorso anno è stata una grande emozione. Insieme alla squadra abbiamo organizzato una serata all’oratorio di Nembro per vedere la gara. Abbiamo cenato lì ed abbiamo guardato la corsa sul maxi schermo. La cosa più bella? La videochiamata di Simone un’ora prima della gara, si è ricordato di noi. L’ho detto che ha una grande umanità.

Asciugaci le lacrime, quello dove ti ha fatto girare le scatole?

In questi due anni da junior non ce ne sono stati. Ne ricordo uno da allievo, ma non ve lo dico. Simone lo sa di cosa sto parlando e quando leggerà l’intervista gli verrà in mente. 

Juniores in crescita, ma Salvoldi continua a spingere

30.05.2023
5 min
Salva

Cancellato il Tour de Vaud che doveva essere la quinta tappa e che doveva svolgersi questo fine settimana, Dino Salvoldi traccia una riga sulla stagione e su quel che hanno detto le prove di Nations Cup, confermatesi anche quest’anno il termometro del valore di un movimento. Una challenge particolare, nella quale non ha tanto peso la classifica generale quanto quello che avviene in ogni singola prova. Un po’ per le differenze di caratteristiche che ognuna presenta, un po’ per il valore delle prestazioni dei ragazzi.

Finora si sono disputate quattro prove: una in linea (la Paris-Roubaix) e tre a tappe (L’Eroica, la Corsa della Pace e il Trophée Morbihan).

La gara del pavé non ha regalato soddisfazioni ai colori azzurri con Capra 53°.

Nella Corsa della Pace il migliore è stato Lorenzo Finn 13°, ma con due presenze in top 10 di Negrente e Gualdi, addirittura sul podio nella terza tappa.

In Francia c’è stato l’acuto di Bessega, vincitore della frazione finale con Giaimi secondo nella seconda tappa e 6° nella classifica finale e belle prove anche per Sierra e Cettolin.

In quella italiana vittoria nella cronosquadre e secondo Gualdi ancora dietro Nordhagen, con seconda piazza per Favero nella seconda tappa e decima di Mellano nella terza.

Dino Salvoldi è alla guida degli juniores dallo scorso anno e vuole cambiare molto nella categoria
Dino Salvoldi è alla guida degli juniores dallo scorso anno e vuole cambiare molto nella categoria

Un divario ridotto dal vertice

Il tecnico azzurro all’inizio della stagione era stato chiaro: bisogna costruire uno zoccolo duro, un gruppo di ragazzi che devono acquisire abitudine alle sfide internazionali. Dopo l’anno di presa di contatto, nel 2023 bisogna cominciare a tirare le fila del movimento e dopo i primi mesi Salvoldi si dice abbastanza soddisfatto, anche se c’è ancora molto da fare.

«In generale posso dire – ammette – che rispetto al 2022 ci siamo un po’ avvicinati al resto del mondo. Ora ci siamo, con continuità, in un contesto di qualità generale alta dove ci sono pochi possibili fenomeni e parlo di possibili perché a quest’età non ci sono mai certezze. Scendendo però in profondità nelle prestazioni c’è ancora un gap da colmare».

La squadra azzurra in Francia, con Giaimi, Sierra, Santinello, Bessega, Cettolin e Capra (Le Photographer)
La squadra azzurra in Francia, con Giaimi, Sierra, Santinello, Bessega, Cettolin e Capra (Le Photographer)
Dove in particolare?

Quando le corse diventano difficili, dove ci sono salite lunghe abbiamo ancora una distanza rispetto al vertice, non siamo ancora in grado di essere della partita. Anche in questo ci sono stati dei miglioramenti, sia chiaro, ma i più forti restano lontani. Anche a cronometro non siamo ancora a posto e le classifiche delle gare a tappe dicono che è proprio la corsa contro il tempo che nella maggior parte dei casi è decisiva.

La tua politica di formare un gruppo unico sta pagando?

Io sto andando avanti su quella strada. Le rappresentative sono state sempre diverse, ma vengono quasi tutti da quel blocco sul quale ho iniziato a lavorare con continuità da inizio stagione e che è formato prevalentemente dai secondo anno. Ci sono stati ragazzi che hanno integrato il gruppo, ma voglio mantenere una coerenza con quanto avevo detto a inizio stagione e i risultati mi stanno dando ragione.

Gualdi, azzurro ai Mondiali 2022 è l’elemento più esperto
Gualdi, azzurro ai Mondiali 2022 è l’elemento più esperto
Che riscontri hai avuto al di là dei risultati oggettivi?

Da un anno all’altro cambia molto, non solo in generale ma nei ragazzi stessi. C’è chi fa il salto di qualità e cresce e chi invece resta lì o addirittura peggiora il proprio rendimento. E’ qualcosa di personale, sta nella crescita interiore del ragazzo, ma sicuramente un fattore che noto è che con l’abitudine ad allenarsi e a gareggiare insieme in contesti così elevati si migliora in termini di esperienza.

Per esperienza intendi il rendimento come risultati?

Non tanto, io focalizzo l’attenzione più sulla gestione della corsa, sul lavoro di squadra. In queste trasferte – sottolinea Salvoldi – mi sono reso conto di come Paesi come Norvegia e Svezia siano avanti perché hanno un’abitudine estrema a gareggiare come squadra. Ma non potrebbe essere altrimenti, non c’è una frammentazione in società come da noi, lì si forma la nazionale e questa viaggia insieme tutto l’anno. I rapporti si cementificano, fuori e dentro la gara. Per noi è naturalmente più difficile, ma noto significativi progressi in tal senso. Abbiamo una struttura ciclistica diversa, la mia non è assolutamente una critica, solo una presa d’atto.

Andrea Bessega è stato autore di un’azione vincente in Francia (foto DirectVelo)
Andrea Bessega è stato autore di un’azione vincente in Francia (foto DirectVelo)
Da questo punto di vista siamo migliorati?

Sicuramente, basta guardare la cronosquadre dell’Eroica, dove abbiamo vinto, ma per tutte le gare abbiamo mostrato una certa continuità. I risultati ci sono, ma sono frutto della collaborazione, del fare gruppo e infatti se parli con i ragazzi diranno tutti che vogliono fare altre esperienze. Come detto restano ancora divari tecnici, sui quali c’è da lavorare.

Gualdi e Bessega sono quelli che hanno finora più convinto…

Non è un caso – sentenzia Salvoldi –mi piace molto il loro essere coraggiosi, il loro essere prototipi del corridore moderno che va all’attacco senza paura, hanno un atteggiamento spavaldo che non si pone problemi tattici e che si fa notare, è quello che il ciclismo attuale richiede. I risultati in questo caso sono strettamente correlati alle prestazioni. Dobbiamo metterci in testa che quello che vediamo all’estero è un ciclismo diverso rispetto alle gare italiane, in quello vince chi è più forte, da noi non capita sempre. Spero che anche gli altri ragazzi prendano esempio e siano più coraggiosi.

Nordhagen con le vittorie alla Corsa della Pace e al Trophée Morbihan è un riferimento assoluto
Nordhagen con le vittorie alla Corsa della Pace e al Trophée Morbihan è un riferimento assoluto
Italiani a parte, hai visto qualcuno che ti ha impressionato?

E’ chiaro che Nordhagen mostra di avere qualcosa in più, ma non è una sorpresa, parliamo del vicecampione europeo. Attenzione anche all’americano August, secondo alla Corsa della Pace, per me sono gli unici che si staccano dalla media, dietro ci sono molti ottimi corridori e fra questi ci sono anche i nostri.

EDITORIALE / Tratnik ce l’ha fatta, ma quanti fallimenti?

01.05.2023
4 min
Salva

Il prossimo a partire sarà Simone Gualdi, junior di secondo anno che dal 2024 correrà con la Circus-ReUz, “devo team” della Intermarché, avendo già in tasca un biennale per passare con la WorldTour dal 2026. Ormai la pista estera attira per tutte le questioni ben sollevate da Paolo Rosola. In Italia ci sono i talenti, all’estero ci sono i soldi. Ma quanti riescono davvero? Quanti i successi? E quanti i fallimenti?

Il meccanismo è chiaro e alla luce del sole. Salvo un paio di eccezioni, gli squadroni non si muovono, ma aspettano. I procuratori intercettano i ragazzi con i risultati migliori e poi li offrono sul mercato. E dato che in Italia c’è poco al di fuori della Green Project-Bardiani e della Eolo-Kometa, è palese che le offerte migliori arrivino dall’estero. La domanda che viene da farsi è se tutto questo anticipare sia davvero necessario e utile: non c’è alcuna risposta da offrire, per il semplice fatto che a nessuno interessa darla. Si va avanti così, sempre più velocemente.

Lefevere ha colto benissimo le problematiche della caccia sfrenata al talento: bene le vittorie, non dimentichiamo i fallimenti
Lefevere ha colto benissimo le problematiche della caccia sfrenata al talento: bene le vittorie, non dimentichiamo i fallimenti

Il dubbio di Lefevere

E’ stato interessante un paio di giorni fa leggere su Het Nieuwsblad le riflessioni sul tema di Patrick Lefevere. Il manager belga ha più pelo sullo stomaco di tutti gli altri messi insieme, ma al contempo ha addosso la storia del ciclismo e in qualche modo si rende perfettamente conto dell’anomalia. Farà qualcosa per correggere la rotta? Assolutamente no. 

«Una tendenza che continua nel ciclismo: la caccia ai migliori giovani. Partecipano tutte le squadre – ha detto a Jan-Pieter de Vlieger – noi compresi. Ad essere onesto, non sono sicuro di come posizionarci al meglio in questa guerra per il talento. Tutti cercano il nuovo Tadej Pogacar, il nuovo Remco Evenepoel o il nuovo Juan Ayuso. Ma parliamo di bambini. Ragazzi e ragazze che possono continuare o meno gli studi a 18 anni, che sono amati o non amati, che scoprono il mondo e che soprattutto vogliono continuare a correre.

«Il mio dilemma è questo – si chiede – allinearmi a tutti gli altri oppure aspettare fino a quando ci sarà stata la prima selezione e i veri talenti saranno venuti a galla? Il buon senso indica la seconda opzione, ma poi ti accorgi che le squadre fanno firmare ai loro migliori talenti dei contratti molto lunghi. Succede a tutti i livelli: padre e figlio Reverberi ne fanno un modello di guadagno per il team Bardiani. Danno un contratto a lungo termine a bravi corridori giovani, nella speranza che poi vengano riscattati dal WorldTour. Quindi la cinica considerazione finanziaria da fare è la seguente: proporre contratti agli adolescenti, unendosi ai manager che praticano il gioco della domanda e dell’offerta, oppure guardarli firmare altrove e accettare che portarli via avrà poi un costo superiore?».

Simone Gualdi corre con il GS Cene, dal prossimo anno sarà alla Circus-ReUz, attuale squadra di Busatto
Simone Gualdi corre con il GS Cene, dal prossimo anno sarà alla Circus-ReUz, attuale squadra di Busatto

L’esempio di Tratnik

Lefevere va avanti con la sua disamina, mostrando come ogni squadra abbia un preciso bacino da cui pescare. Ad esempio la Jumbo-Visma ha particolari attenzioni per i giovani scandinavi, avendo campioni di riferimento come Vingegaard e Foss e perché magari un colosso come Visma, dal budget miliardario, potrebbe diventare il primo sponsor con l’uscita annunciata di Jumbo. Idem, dal suo punto di vista, la famiglia Reverberi si dedica al mercato italiano. Ma quel che risulta interessante e in qualche modo è un accenno di risposta alla domanda da cui siamo partiti è l’osservazione che il belga propone su Jan Tratnik, attuale punto di forza della Jumbo-Visma (in apertura all’ultima Liegi), dopo esserlo stato al Team Bahrain Victorious.

«Nel 2011 – prosegue Lefevere – abbiamo ingaggiato Jan Tratnik, allora un ventenne molto interessante. Veniva dalla piccola continentale slovena: la Zheroquadro Radenska. Non ha funzionato affatto: lottava con l’alimentazione, il peso saliva e scendeva e alla fine ha avuto problemi psicologici. Ha lasciato dopo una stagione. E’ tornato per cinque anni in squadre continental per riemergere alla CCC. Se dopo un percorso del genere, è riuscito a raggiungere il livello che ha oggi, io mi tolgo il cappello.

«La sua storia dimostra che ogni corridore ha la sua traiettoria e il suo tempo. Il problema è che ricordiamo le storie di successo e dimentichiamo i fallimenti. Quasi tutti i miei colleghi pensano che la caccia ai giovani talenti sia condotta con troppa ferocia. Ma nel frattempo continuiamo a fare offerte l’uno contro l’altro. Per cui, nonostante ciò, per la Soudal-Quick-Step c’è davvero solo una vera opzione: partecipare alla corsa per il successo».

Un’ora a curiosare nel mondo di Gualdi

29.04.2023
8 min
Salva

CAZZANO SANT’ANDREA – Le montagne che contornano la Val Seriana si fanno più aguzze man mano che procede. Sembrano quasi pronte a mordere il cielo, come tanti canini affilati. Per salire a Casnigo la strada prende una svolta a destra e si inerpica subito. Un dentello di un chilometro e mezzo con un paio di tornanti che metterebbero in difficoltà più di qualche corridore. Simone Gualdi ci dà appuntamento qui, su queste rampe. Mentre lo aspettiamo, poco lontano dal cartello di benvenuto, i rumori di una fabbrica interrompono la pace del paesino. 

Gualdi ha partecipato all’Eroica Juniores con la nazionale, ottenendo il secondo posto (foto FCI)
Gualdi ha partecipato all’Eroica Juniores con la nazionale, ottenendo il secondo posto (foto FCI)

Tra calcio e ciclismo

In realtà Simone abita un paio di chilometri dopo Casnigo, il paese si chiama Cazzano Sant’Andrea. Poco più di 1.600 abitanti, la casa si trova in una zona un po’ più isolata, una palazzina di pochi piani. Saliamo le scale e ci apre la porta papà Marco, pochi istanti dopo entra anche sua mamma Chiara, con le borse della spesa in mano. 

Simone si fionda sotto la doccia e intanto noi parliamo con i genitori. Marco è un cuoco e lavora a Dalmine, a una mezz’oretta da casa, traffico permettendo. Sua moglie Chiara, invece, è un’infermiera nella casa di riposo di Gandino, a pochi chilometri da casa. 

«Anche se con il lavoro facciamo fatica ad avere molti giorni liberi – racconta il papà – abbiamo seguito molto le gare di Simone, fin da piccolo. Durante la settimana è autonomo, anche se devo ammettere che quando è fuori in allenamento un po’ di ansia c’è».

«Io alle gare non sono mai andata – replica la madre con una risata – ed è meglio così, mi viene l’ansia. Davide, il fratello piccolo, gioca a calcio a Vertova, non lontano da qui. Abbiamo provato a farlo andare in bici, ma ha prevalso l’amore per il pallone».

Una doccia veloce ed il giovane bergamasco è pronto a raccontarsi
Una doccia veloce ed il giovane bergamasco è pronto a raccontarsi

Cresciuto in “casa”

Simone Gualdi ha lo sguardo deciso e una buona parlantina, non serve molto tempo per prendere confidenza. Il corridore della Scuola Ciclismo Cene va in bici da tanti anni e lo ha sempre fatto vicino a casa. 

«Ho iniziato quando ero in terza elementare – racconta seduto al tavolo del soggiorno – già pedalavo da solo su una mountain bike, così, per piacere personale. Poi in terza elementare dei miei amici mi hanno coinvolto e sono andato a provare. La squadra era la Gazzanighese. I primi tre anni faticavo a finire le corse, ero uno dei più piccoli e fisicamente soffrivo. Ho avuto anche la tentazione di lasciare ma non ho desistito, mi piaceva troppo la bici.

«Poi tutto ad un tratto sono cresciuto e sono arrivato a vincere, la cosa bella è che tra Gazzanighese e Scuola Ciclismo Cene c’è un legame profondo. La maggior parte dei ragazzi con i quali corro ora li conosco da quando avevo 8 anni. Sono contento di come è andato e come sta andando il mio percorso di crescita. Alla fine mi alleno molto, ma senza finirmi».

Il presente e il passato recente

Il corridore bergamasco, classe 2005, è uno dei volti del ciclismo nazionale. Nella seconda metà della scorsa stagione si è affermato tra Giro della Lunigiana e la convocazione ai mondiali di Wollongong. Nel 2023, invece, ha già corso con la maglia azzurra alla Gand-Wevelgem e alla Eroica Internazionale Juniores Coppa delle Nazioni, corsa a tappe di tre giorni chiusa al secondo posto in classifica generale. 

«Questi primi mesi della nuova stagione – riprende mentre finisce di sorseggiare la bevanda per il recupero – sono andati bene. Ho aggiunto molte gare internazionali al calendario. La Gand-Wevelgem non è andata benissimo, il clima non ha aiutato. Mentre l’Eroica è stata molto più positiva, il livello era alto e confrontarsi con certe realtà fa sempre bene. Ora mi aspetta un’altra tappa di Coppa delle Nazioni, sempre con la nazionale, questa volta in Repubblica Ceca. Le salite, il mio terreno preferito, saranno una bella incognita, ma non vedo l’ora di mettermi alla prova. Sono contento di aver trovato continuità con l’Italia, Salvoldi organizza ogni mese tre giorni di ritiro. E’ un modo di lavorare che mi piace, si crea un bel gruppo e ci abituiamo a correre insieme.

«Le esperienze in campo internazionale – continua Gualdi – sono iniziate con il Giro della Lunigiana. Una gara che mi ha lasciato molto, ma anche un po’ di amaro in bocca, perché il podio mi è sfuggito di pochi secondi a causa di un problema meccanico (il bergamasco ha comunque vinto la maglia della classifica dei giovani, ndr)».

Durante la pausa dal ciclismo c’è tempo per seguire l’Atalanta, sua squadra del cuore, qui in trasferta a Zagabria
Durante la pausa dal ciclismo c’è tempo per seguire l’Atalanta, sua squadra del cuore, qui in trasferta a Zagabria

Neroazzurro

I colori del cuore di Simone sono due: il nero e l’azzurro, gli stessi che si incontrano sulla maglia dell’Atalanta, della quale è tifoso. Il suo amore per il calcio arriva da lontano e glielo ha regalato un suo ex allenatore. 

«Il calcio è uno sport che conosci per forza – dice con una risata – anche se non ti interessa davvero. Nel mio caso i miei amici ne parlano e lo seguono molto, la passione per la Dea (l’Atalanta, ndr) deriva dall’amore per la mia terra. Dello stadio mi piace l’atmosfera che si respira, sia nel pre partita che durante i 90 minuti. Con il fatto che si gioca molto in inverno riesco andare qualche volta allo stadio a vedere le partite. Rigorosamente in curva, nella parte calda del tifo! Mi sono divertito a fare anche qualche trasferta, una delle più belle è stata quella di Zagabria per i gironi di Champions League. Dodici ore di pullman, insieme ai tifosi, una gran bella giornata. Siamo partiti da casa la mattina e siamo tornati il giorno seguente.

«Mio fratello gioca a calcio, ma non possiamo andare insieme allo stadio – confida con una risatina – è interista. Qualche volta è venuto con me a vedere l’Atalanta ma è si è trattata di una scelta di compagnia, non di tifo».

Gli amici sono sempre pronti a seguirlo e sono tra i primi ad interessarsi dei risultati di Gualdi
Gli amici sono sempre pronti a seguirlo e sono tra i primi ad interessarsi dei risultati di Gualdi

Futuro? Praticamente scritto

Con i suoi 18 anni appena compiuti Gualdi apre gli occhi al futuro con grande interesse. Nel prossimo futuro qualcosa è già scritto, altro è da scrivere e proverà a farlo nel migliore dei modi. 

«Il prossimo anno – racconta – sarò con la Circus ReUz (il devo team della Intermarché-Circus-Wanty, ndr). E’ un contatto nato abbastanza recentemente, si parla di un paio di mesi fa. Ho parlato con i diesse Visbeek e Tamouridis, la scelta è presto fatta, l’opportunità è unica. Mi hanno cercato anche delle squadre italiane, ma l’esperienza all’estero mi permette di avere più continuità nella crescita. Seguirò un programma più delineato, con allenamenti e recuperi programmati. Avrò modo di correre tante gare internazionali, per aumentare a mano a mano il livello. In più dal 2026 sarò nella formazione WorldTour.

«Gli obiettivi per questa stagione sono altri – conclude – mi piacerebbe fare bene alla Due Giorni di Vertova, la corsa di casa. L’anno scorso sono arrivato terzo nella gara del sabato, mentre la domenica mi sono ritirato. In gara si affronta la salita di Casnigo, quella dove ci siamo incontrati oggi, lì mi aspetteranno i miei amici. L’anno scorso hanno fatto un tifo infernale. Mi piacerebbe migliorarmi anche al Giro della Lunigiana e provare a vincere il campionato italiano, tra qualche giorno andrò a vedere il percorso».

Scuola e amici

Gualdi si trova al quarto anno dell’Istituto Valle Seriana perito meccanico, a Gazzaniga. La scuola va bene, ci dice, il Piano Formativo Personalizzato lo aiuta a rimanere al passo

«I professori sono molto comprensivi – spiega – e anche i compagni mi aiutano tanto. Riesco a rimanere al passo con lo studio e questo è importante, non nascondo che a volte porto i libri anche in trasferta, ma fatico a studiare. Dopo le gare mi riposo e la testa va subito alla tappa successiva. Quando sono a casa, invece, mi organizzo bene, la prossima settimana ci sono delle verifiche che dovrò saltare per andare con la nazionale in Repubblica Ceca. Ho già concordato con i professori quando recuperare le verifiche e le interrogazioni.

«Gli amici sono una parte importante della mia vita – finisce di raccontare – siamo molto uniti. Mi chiedono spesso come vanno le corse e quando non esco per preparare una gara o per allenarmi capiscono. In inverno riesco a godermi di più la loro compagnia, ci piace fare le cose che fanno tutti. Divertirsi è importante, la categoria juniores aumenta di importanza, ma siamo comunque ragazzi».