mondiale gravel 2025 donne, Lorena Wiebes, Marainne Vos, Silvia Persico, podio

A Maastricht Wiebes regina, ma sul podio c’è anche Persico

11.10.2025
8 min
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MAASTRICHT (Olanda) – Shirin van Anrooij passa sotto al triangolo rosso dell’ultimo chilometro con 10” di vantaggio. Sembra fatta. Resta uno “zampellotto” di 150 metri e poi lo sterrato, più che altro un ghiaino su fondo in cemento, che scende fino all’arrivo. Il problema per lei è che in quei 150 metri Lorena Wiebes e Marianne Vos volano. Fanno il diavolo a quattro e alla loro ruota, come un francobollo, c’è Silvia Persico.

Quattrocento metri, trecento… Shirin è lì. Duecento metri ancora avanti. Cento metri: la prendono e la saltano a velocità quadrupla. E’ la dura legge del ciclismo. Sul traguardo spesso è tutto o niente. Per “noi”, e quel “noi” sta per Silvia Persico, è bronzo. Per Lorena Wiebes è oro, per Marianne Vos argento. La povera Shirin Van Anrooij è niente. Finisce addirittura quinta, scavalcata dall’altra orange Yara Kastelijn.

Per il Limburgo del Sud è stata una vera cartolina pubblicitaria. La zona si presta ottimamente al gravel (foto SWpix)
Per il Limburgo del Sud è stata una vera cartolina pubblicitaria. La zona si presta ottimamente al gravel (foto SWpix)

Pontoni? L’aveva vista giusta

Il cielo è plumbeo nel Limburgo del Sud. Non piove. Ed già è una notizia. La corsa parte e la selezione, come aveva previsto Daniele Pontoni, non arriva da subito ma da dietro. Per quasi due terzi di gara le ragazze restano compatte. Un paio di volte si muove Vos e Persico la segue. Solo a un certo punto si crea un buco…

«Un buco di 4 secondi», racconta Pontoni. Siamo a circa 50 chilometri dall’arrivo e deve succedere qualcosa., qualcosa che non vediamo bene neanche dai monitor. All’improvviso davanti si ritrovano in cinque. Persico è nel gruppo dietro, a oltre 40 secondi. Il tira e molla va avanti a lungo. Le fuggitive restano lì, ma il buco non si chiude. «La situazione non era facile. Nelle feed zone successive fortunatamente il distacco è sceso e le ho detto di provarci. Ai -15, persa per persa, le ho detto di tirare e chiudere, e Silvia l’ha fatto».

«Questo podio non è una maglia iridata ma vale come un titolo – aggiunge Pontoni – l’ho detto anche ad Amadio. Oggi di più non si poteva fare. Le ragazze sono state brave. Ne avessi avuta qualcuna in più… Alla fine era una corsa su strada, e lo sapevamo. E le olandesi non hanno corso da nazionale, e sapevamo anche quello. Abbiamo giocato benissimo le nostre carte».

Scelte tecniche differenti

Mentre le ragazze salgono sul podio e Van Anrooij, seduta in disparte, si tiene la testa fra le mani – la delusione cocente è comprensibile – abbiamo modo di osservare le bici del podio. Quante scelte diverse.

In particolare la Colnago G4X di Persico montava gomme Continental tassellate da 40 millimetri, mentre Wiebes optava per pneumatici da 45 ma molto lisci. Una via di mezzo per Vos: posteriore da 42 millimetri liscio al centro e tassellato ai lati, e 45 tassellato all’anteriore. Manubrio da strada per Persico e Wiebes, manubrio da gravel per Vos. Monocorona per Wiebes (48 denti) e Vos (46 denti), doppia 50-34 per Persico, che racconta di aver usato più del previsto quel 34. Tutte e tre, invece, con pedali da strada: esattamente come aveva suggerito Pontoni. Il tecnico si era studiato alla grande questo mondiale, curando ogni particolare.

Il grande assente è stato il vento, dato forte alla vigilia ma quasi nullo in corsa. La media oraria di 33 all’ora conferma quanto il tracciato fosse scorrevole. Qui si stima che domani, nella prova maschile, gli uomini potranno arrivare a 42.

Coltelli che volano…

L’arrivo è posto in una zona ampia e periferica della splendida Maastricht. All’inizio non c’è molta gente, ma poi arriva il mondo. Quassù il ciclismo non tradisce mai. Gli olandesi si godono le imprese delle loro “orange”. Sono in netta superiorità numerica e anche in quanto a qualità non scherzano: Vos, Wiebes, Van Anrooij, ma anche Rooijakkers, Bredewold e tante altre.

Tuttavia lo spirito di squadra non è stato ideale, come ha sottolineato Van Anrooij dopo la gara, alquanto contrariata soprattutto con l’allungo di Kastelijn. Wiebes che ringrazia pubblicamente la compagna di squadra, ma non di nazionale, Kopecky. Vos che in mix zona, ma dice e non dice e si limita a commentare che allo sprint Wiebes era troppo più forte di lei. Il segreto di Pulcinella. Lorena è l’incubo delle velociste, figuriamoci di chi sprinter non lo è.

E il tecnico della nazionale olandese, Laurens Ten Dam che a Wielerflits ha detto: «Non dovevamo permettere che la situazione si riducesse a un problema di giochi di squadra. Mi dispiace per Van Anrooij, meritava lei il titolo per come ha condotto la gara. Capisco che 9 delle prime 12 sono tutte olandesi e tutte volevano vincere, ma non hanno corso come una vera squadra. Non hanno fatto domenica scorsa agli europei».

E un bronzo che brilla

Silvia, invece in mezzo a tutto questo tatticismo non si è fatta prendere dalla foga né dal panico. In zona mista la sua medaglia brilla come fosse oro, e quel mazzo di fiori si sposa benissimo con l’azzurro della maglia.

Silvia, per chi sono questi fiori?

Non lo so, per me! Non so neanche se li porterò sull’aereo stasera.

Come è andata? Un finale incredibile…

Ho dato tutto quello che avevo perché volevo davvero una medaglia. A circa 20 dall’arrivo ho chiesto un po’ di collaborazione perché le prime erano a 10-15 secondi. A quel punto ho chiuso io su Wiebes e Vos, poi sono tornate le altre e ha attaccato van Anrooij. Poi si è messa a tirare Julia Kopecký…

In effetti l’unica della Repubblica Ceca si è messa a tirare e guarda caso è compagna di club della Wiebes. Possiamo dire che le olandesi non hanno corso da squadra?

E per fortuna! Erano 26 al via, troppe. Noi in cinque e ho fatto quasi tutto da sola per stare davanti. Mi ha aiutato un po’ all’inizio Maria Giulia Confalonieri. Non abbiamo mai parlato in gruppo, ma nel finale era importante stare attente: dovevo solo rimanere a ruota. Nel finale hanno spinto in modo incredibile.

Ti abbiamo vista molto aggressiva in curva, “cattiva”. E’ così?

Le mie compagne mi dicono sempre che sono troppo buona, ma oggi, su questo tipo di terreno, un terreno sul quale mi trovo a mio agio, ho guidato bene. Insomma, dove potevo limare… ho limato.

Lo splendido bronzo di Silvia Persico, che è anche la medaglia numero 23 conquistata da Pontoni da quando è commissario tecnico
Lo splendido bronzo di Silvia Persico, che è anche la medaglia numero 23 conquistata da Pontoni da quando è commissario tecnico
Cosa è successo quando mancavano circa 50 chilometri all’arrivo e da gruppo pressoché compatto ti abbiamo vista nel gruppetto dietro?

Loro sono andate via. Hanno preso qualche secondo e poi nessuna voleva più collaborare. Ho provato un sacco di volte a rientrare, però alla fine nessuno voleva darmi una mano. Alla fine sono rientrata io sulle prime due, quando mancavano 15 chilometri.

L’altro momento chiave è stato il finale…

Nell’ultimo chilometro e mezzo si andava fortissimo, ma credo che van Anrooij fosse un po’ cotta, perché era fuori da tanto. Il timore di non chiudere c’era stato prima, quando davanti erano in cinque con dentro Wiebes e Vos. Nel finale, quando ho visto che dopo Kopecky che tirava è partita Kastelijn, ho detto: “E’ fatta”. E infatti…

In generale, Silvia, come stai?

Bene direi. Alla fine è stata una stagione lunga, sono molto stanca, non vedo l’ora di recuperare sinceramente. L’off-season è vicina. Prima però vediamo di vin… di fare bene mercoledì al Giro del Veneto Women.

Van Anrooij: l’operazione, la ripresa e gli obiettivi al Giro Women

07.07.2025
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LALLIO – Il Giro d’Italia Women è iniziato con una cronometro che non ha sorpreso per il risultato finale e per i distacchi inflitti da Marlen Reusser. La svizzera del Team Movistar ha lasciato alle sue spalle tutte le altre pretendenti alla maglia rosa e non solo. Un Giro Women iniziato senza sorprese, vero, ma che già oggi porterà il gruppo sulle prime montagne con l’arrivo ad Aprica. Non un percorso impegnativo ma che può portare già i primi verdetti in negativo, un banco di prova dove è difficile pensare di creare grandi distacchi. 

Shirin Van Anrooij ha aperto il suo Giro d’Italia Women con un buon decimo posto nella cronometro di Bergamo
Shirin Van Anrooij ha aperto il suo Giro d’Italia Women con un buon decimo posto nella cronometro di Bergamo

Top 10

Nella prova contro il tempo di ieri una delle protagoniste che non ha fatto mancare la propria presenza nella top 10 di giornata è stata Shirin Van Anrooij. L’olandese della Lidl-Trek si è presentata al via del Giro d’Italia Women come l’atleta di punta dopo la rinuncia di Gaia Realini. Per la formazione americana sono cambiati gli obiettivi ma la fiducia è alta visto anche il lavoro fatto.

«Ci siamo concentrate – ci ha raccontato Van Anrooij ai margini di un evento al Trek Store di Lallio – sul lavoro in quota per affrontare al meglio questo appuntamento. Personalmente mi sono sentita molto bene e sono felice di tornare al Giro Women con le giuste sensazioni. Dopo il Giro dei Paesi Baschi, corso a maggio, mi sono fermata per allenarmi in vista del Giro d’Italia Women».

Van Anrooij, Henderson, Brand e Holmgren sono state ospiti al Trek Store di Lallio per un incontro con i tifosi
Com’è andata la preparazione?

Tutto molto bene. Sono soddisfatta di come abbiamo lavorato e della scelta di fermarci per fare un training camp di tre settimane. Una volta tornata dal ritiro mi sono messa alla prova nei campionati nazionali a cronometro e su strada. Le sensazioni erano abbastanza buone, erano comunque le prime corse quindi serviva ritrovare il ritmo giusto. 

Con quali ambizioni arrivi al Giro Women?

Arrivo con una mentalità aperta. Devo fidarmi e trovare la giusta confidenza nei miei mezzi. Ho fatto un passo avanti e devo metabolizzare questa cosa, acquisire fiducia. Sarà importante capire in che modo esco dall’operazione all’arteria iliaca fatta questo inverno. 

VAn Anrooij è tornata a correre dopo l’operazione all’arteria iliaca, una ripresa graduale ma che sta dando buone risposte
VAn Anrooij è tornata a correre dopo l’operazione all’arteria iliaca, una ripresa graduale ma che sta dando buone risposte
Senti di essere tornata in bici al meglio?

Non ho avuto fastidi, questo è un bene. L’inizio di stagione non è stato semplice però sento di migliorare gara dopo gara.

La Lidl-Trek come affronterà questo Giro Women?

Con l’obiettivo di vincere una tappa con una delle ragazze al via, me compresa. Credo sia un obiettivo realistico anche per me. Poi capirò giorno dopo giorno se si potrà provare a curare la classifica generale o meno. Però non mi metto pressioni da questo punto di vista. 

Hai visto qualche tappa che ti piace?

In realtà non ce n’è una specifica. Penso che l’ultima parte del Giro Women sia davvero difficile, soprattutto gli ultimi tre giorni. L’andamento delle tappe dipenderà molto dal mio posizionamento in classifica generale. Se avrò perso tanto tempo si potrà pensare di entrare in qualche fuga, altrimenti dovremo cercare di restare con le migliori. 

Quali pensi possano essere gli step da fare per arrivare a essere competitiva nelle corse a tappe?

L’anno scorso ero partita per il Tour de France con l’obiettivo di fare classifica, poi il problema all’arteria iliaca mi ha frenata. Alla Vuelta Femenina non mi aspettavo di partecipare e mi sono limitata a dare supporto a Fisher-Black e Riejanne Markus. Ora al Giro Women avrò più spazio per me e non dovrò lavorare per una capitana. Senza pressioni penso di poter puntare in alto e se non ci riuscirò sarà comunque un’esperienza positiva. Da un lato non avere una leader unica permette a tutte di avere maggiori occasioni e da un certo punto di vista è un bene.

Realini, l’Avenir addentato in salita e perso in discesa

06.09.2023
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Gaia Realini ha sferrato l’attacco deciso alla classifica del Tour de l’Avenir Femmes, il primo della storia, nell’ultima tappa. Il giorno prima aveva vinto a Megeve (foto Anouk Flesh in apertura), la gamba era giusta. La aspettava un vero tappone, con il Col de Saisies e il Cormet de Roselend. Era la più forte in salita, ma ha scoperto che la discesa a volte può essere più incisiva. E la sua compagna di squadra Shirin Van Anrooij, che lo sapeva, l’ha messa nel mirino e alla fine si è portata a casa la maglia gialla delle under 23.

Ora Gaia è a casa in Abruzzo e si allena per il Giro di Romandia che inizia il 15 settembre e poi per gli europei, ma a quei giorni ci pensa ancora. Come in precedenza al Giro d’Italia, sul podio di Sainte Foy Tarentaise c’è salita al terzo posto, dietro all’olandese e alla britannica Shackley. E questo, al netto del rammarico per la vittoria mancata, le offre uno spiraglio su quello che sarà il suo futuro. Il primo anno nel WorldTour ha ancora tanto da offrirle, ma certo è stato una bella sorpresa.

«Direi proprio di sì – sorride – se all’inizio stagione mi avessero detto che avrei fatto tutto questo, sicuramente non ci avrei creduto. Tre vittorie, bei piazzamenti, il bilancio è positivo. Da questa annata devo solo apprendere per migliorare, è solo un punto di partenza».

Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Che esperienza è stato il Tour de l’Avenir?

Come prima edizione è stata… sperimentale anche per loro. Non è stata al top, però non ci hanno fatto mancare nulla. Per cui con alcuni accorgimenti e i suggerimenti dati dalle varie nazionali, sono certa che l’anno prossimo ci saranno sicuramente dei miglioramenti. Quanto a me, sapevo da tanto che lo avrei corso. Era uno dei degli obiettivi di stagione, tanto che avevo studiato il percorso sia con il cittì Sangalli sia con il mio preparatore. Sapevamo che la tappa più sfavorevole era la prima, perché comunque era una cronometro di 15 chilometri e avrei dovuto difendermi al massimo e così ho fatto. Però so di avere anche un altro punto debole che è la discesa…

Forse lo sapeva anche Van Anrooij? 

Diciamo che essendo mia compagna di squadra, Shirin ha giocato d’astuzia e intelligenza. Ha detto: «Okay, tu ci hai attaccato in salita, guadagnerai anche un minuto e mezzo, ma poi con 20 chilometri di discesa, ti faccio vedere io». E infatti me ne ha fatte vedere di tutti i colori, ma lo stesso  mi ritengo più che soddisfatta.

La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
Perché?

Perché ho vinto una tappa e sono riuscita a portare a casa un bel piazzamento con la maglia azzurra, che ha tutto un altro sapore.

C’è differenza fra il terzo posto del Giro e questo dell’Avenir?

Diciamo di sì, perché il terzo posto al Giro d’Italia l’ho ottenuto davanti a tutte le migliori al mondo, a partire da Van Vleuten e altri nomi di grande rilievo nel panorama mondiale. C’erano avversarie forti anche all’Avenir, penso a Van Anrooij, Shackley e Van Empel, ma il livello generale era mediamente più basso.

Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
C’è più da mangiarsi le mani per la crono o per la discesa?

Ma assolutamente per la discesa.

Di solito si dice che quelli che vengono dal ciclocross sono dei maghi a guidare…

Ma non è vero che chi viene dal cross è bravo nelle discese, perché è completamente diverso. Secondo me in discesa scatta il fatto di buttarsi e di tentare: chiudo gli occhi e tento il tutto per tutto. Io non sono una di quelle, ho ancora questo freno a mano. Quindi diciamo che è il mio punto debole, lo riconosco. Però con la squadra ci lavoreremo e se riuscirò a migliorare anche su questo fronte, poi ne vedremo delle belle.

Può dipendere anche dalla posizione in bici?

Sicuramente anche il fatto di tenere le mani sopra e di non avere tanta sicurezza con le mani sotto dà meno stabilità alla guida, però lo ripeto: ci sto lavorando e cercherò di migliorare il più in fretta possibile.

Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Van Anrooij alla fine ti ha chiesto scusa o ti ha preso in giro?

No, assolutamente: nessuna presa in giro. Soltanto tanti complimenti a lei e anche a me, per la tappa che ho vinto. In questa corsa eravamo avversarie, quindi ognuno ha guardato a sé, però poi amici più di prima, assolutamente.

Tanto più che sembrate un bel gruppo di amiche, prima che compagne di squadra…

E’ proprio così. Sicuramente nel WorldTour ci sarà più tensione e ci sono pretese maggiori, ma tra noi ragazze alla Lidl-Trek abbiamo creato un clima familiare. Quando ci mettiamo in sella, lavoriamo per un unico obiettivo. Se vince una, vincono tutte. Se perde una, perdono tutte. E nessuno dà la colpa all’altra. E’ fantastico lavorare così.

La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
Cosa ti porti via da questa stagione?

Ha fatto uscire in me altre caratteristiche e quindi con la squadra lavoreremo per migliorarle e insieme anche per superare i punti deboli.

Ultima cosa: sapendo di avere quel punto debole, le discese di quell’ultima tappa le hai vissute serena o continuavi a voltarti?

Sicuramente sapendo di avere questa difficoltà, anche se il cronometro in cima alla salita dava un grande vantaggio, poi vedevo che svaniva sempre. Quindi ero lì, molto in tensione. E quando è così, non riesci a scendere serena, diventa tutto più complicato. Si sommano difficoltà a difficoltà. Che cosa ci volete fare? Questa volta è andata così. Ma non abituatevi…

Trofeo Binda: Van Anrooij firma il tris della Trek

19.03.2023
4 min
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L’anno scorso ha tirato per Balsamo e la campionessa italiana vinse il Trofeo Binda. Quest’anno Elisa le ha reso il favore coprendo la sua fuga e poi arrivando seconda. Così Shirin Van Anrooij passa sul traguardo da sola, con 23 secondi sulla compagna, che batte in volata Vittoria Guazzini. Sono i numeri di un’altra giornata perfetta della Trek-Segafredo, che sbanca Cittiglio con un’azione della giovane olandese. Mentre si racconta, è lei la più stupita di tutte. Ventuno anni, originaria di Goes, se ne è andata a un giro e mezzo dalla conclusione, circa 25 chilometri, ripetendo l’exploit che due anni fa regalò il Binda a Elisa Longo Borghini. La Longo doveva esserci, ma è stata fermata dal Covid e la squadra ha tenuto alta la bandiera, vincendo la classica varesina per il terzo anno consecutivo.

«Non ci credo neanche io – dice con gli occhi che sprizzano gioia e stupore – sapevo di essere in buona forma, ma dopo la stagione del cross mi sono fermata per due settimane. Ero venuta per aiutare nuovamente Elisa Balsamo, ma mi sentivo super forte, ho attaccato ed è andata bene».

Sola al traguardo con 23 secondi su Balsamo e Guazzini
Sola al traguardo con 23 secondi su Balsamo e Guazzini

Come Van der Poel

Si è accomiatata dal cross vincendo il mondiale U23, poi si è fermata e ha ripreso dalla Danilith Nokere Koerse, al primo anno fra le elite, con un 27° posto onorevole, ma senza poi molto da segnalare. E adesso che le chiedono se la vittoria del Trofeo Binda le farà cambiare idea sul cross, molla lì un concetto su cui evidentemente ragionava da ieri pomeriggio.

«Correre fra le elite è diverso dal farlo fra le U23 – dice – ma per me nulla cambia rispetto al cross. Ho dimostrato che le due discipline possono convivere e non l’ho fatto solo io. Ieri Van der Poel ha vinto la Milano-Sanremo, conferma migliore non poteva esserci. Dico semplicemente di cominciare a credere di più in me stessa per le corse su strada. Sono davvero io la più sbalordita oggi».

Van Anrooij e Van der Poel, entrambi olandesi, entrambi iridati di cross ed entrambi vittoriosi nella prima grande classica di stagione. E’ possibile uno spot migliore?

Van Anrooij ha fatto il vuoto, dietro le compagne fanno ottima guardia
Van Anrooij ha fatto il vuoto, dietro le compagne fanno ottima guardia
Ricordi il momento in cui sei partita?

Era la situazione perfetta. Il gruppo era tutto in fila e dalla radio è arrivato l’input di provarci. Eravamo partite per mettere qualcuno in fuga e giocarci semmai la volata con Elisa Balsamo. Così ho provato io, perché ho sentito che avevo ancora qualcosa da dare. E poi poco dopo l’attacco è arrivata la discesa e con la guida che ho sviluppato nel cross, ho preso vantaggio anche lì. Tutti mi dicevano che dovevo insistere, che dietro ero coperta e a quel punto ho smesso di pensare.

Non ti sei voltata quasi mai…

E’ stata un’azione fra adrenalina e buone gambe. Nella salita dell’ultimo giro sapevo di avere un buon margine, ma non so cosa sia successo dietro. Ho fatto la mia lunga crono e probabilmente il fatto che oltre a Elisa ci fosse dietro Wiebes ha scoraggiato le altre dall’insistere a fondo. E’ stato lo scenario perfetto.

Di nuovo Realini

Nella giornata perfetta della Trek-Segafredo c’è stato spazio anche per Gaia Realini, che prima dell’attacco di Van Anrooij ha selezionato il gruppo in salita con tirate notevoli. E prima di lei si è vista anche Eleonora Ciabocco, di cui il cittì Sangalli ha apprezzato l’attitudine per le corse di alto livello.

«Gaia ha tirato molto forte – dice Van Anrooij – ha fatto davvero un grande lavoro. E io ho fatto il resto, ma non mi aspettavo un inizio di stagione come questo. Volevo sfruttare queste corse per preparare al meglio gli appuntamenti del Nord, invece ho scoperto di avere una forma superiore. Spero di mantenerla per un po’. Adesso comincia una parte decisiva di questa stagione…».

Van Anrooij a cuore aperto: ora si pensa alla strada

10.03.2023
6 min
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Manca ormai poco. Mercoledì, alla Danilith Nokere Koerse, Shirin Van Anrooij farà il suo esordio nella stagione su strada. Ci arriva dopo un abbondante periodo di riposo, necessario dopo la stagione di ciclocross culminata con il titolo mondiale U23. L’olandese non aveva fatto la scelta delle sue connazionali Van Empel e Pieterse di salire di categoria, trovandosi così la strada spianata verso il titolo e la cosa non è passata inosservata. Molti sui social hanno giudicato troppo facile il suo compito, privata delle principali avversarie, ma le cose non stanno propriamente così.

Intanto bisogna considerare che la 21enne di Goes abbina al ciclocross anche la strada ai massimi livelli. Lo scorso anno non solo ha conquistato entrambi i titoli europei di categoria (crono e in linea) ma è stata anche la miglior giovane al Tour de France, vorrà pur dire qualcosa. In attesa di rifare le valigie, Shirin si è raccontata a viso aperto in una lunga chiacchierata, partendo dalle sue radici ciclistiche.

Per l’olandese quest’anno 7 vittorie nel cross, con 3 tappe di Coppa del Mondo
Per l’olandese quest’anno 7 vittorie nel cross, con 3 tappe di Coppa del Mondo

«Ho iniziato a pedalare già quando avevo, credo, sei o sette anni – esordisce la portacolori della Trek Segafredo – Ho preso una bici da strada. Anche mio fratello e mia sorella maggiori andavano in bicicletta, quindi volevo solo seguirli. Penso che anche mia madre fosse una ciclista quando era più giovane, quindi è davvero qualcosa che è parte della famiglia. Mi sono subito dedicata a strada e ciclocross, non c’era tempo e spazio per fare altro».

Hai dominato i mondiali U23, con tempi sul giro migliori anche di quelli di Van Empel e Pieterse fra le elite. Ti sei pentita di non aver scelto anche tu di competere fra le più grandi?

No, per niente. Ho perso il titolo l’anno scorso ed è stato un dolore grande, quest’anno volevo davvero vincere la gara, per poter chiudere il capitolo under 23 e girare pagina. I tempi sul giro sono sempre difficili da confrontare. Inoltre, se guardiamo le condizioni meteorologiche, ha piovuto un po’ di più durante la gara delle donne d’élite, probabilmente è per questo che i loro tempi sul giro sono un po’ più lenti.

La stagione della ragazze della Trek Segafredo partirà con le classiche belghe, dove ha molte ambizioni
La stagione della ragazze della Trek Segafredo partirà con le classiche belghe, dove ha molte ambizioni
Fino allo scorso anno nel ciclocross dominavano atlete più grandi come Vos, Brand, Worst. Quest’anno la vostra generazione ha segnato una rivoluzione. Secondo te qual è la causa di un cambiamento così netto?

Penso che fossimo già abbastanza vicine al loro livello l’anno scorso, ma è stato più intermittente. Quindi a volte eravamo lì, a volte no. Penso che continuiamo a progredire, anno dopo anno. E penso che noi tre essendo della stessa età, vogliamo davvero competere l’una contro l’altra e rafforzarci a vicenda. E’ questa rivalità che sta portando il nostro livello a un grado superiore.

Vieni da una grande stagione su strada, con due titoli europei, un argento mondiale e la maglia di miglior giovane al Tour. Quanto pensi di essere cresciuta nelle gare su strada e come ti trovi alla Trek Segafredo?

Sono arrivata dalla categoria juniores direttamente al WorldTour. E’ stato davvero un grande passo, ma il primo anno è stato anche pieno di difficoltà, anche nel gruppo, anche con la squadra, perché dovevo abituarmi a un ruolo diverso da quello a cui ero abituata. Ho ricevuto così tanto aiuto da tutti all’interno del team ed è stato anche fantastico poter lavorare per le migliori del mondo, supportarle e far parte di loro vincendo una gara. Sono stata al mio posto e l’anno scorso si è visto un passo in avanti. Non ero più una semplice gregaria ma ero lì nel finale a lottare con loro per la vittoria. Quindi sì, è stato speciale. E ovviamente anche la maglia bianca al Tour è stata un passaggio fondamentale nella mia carriera.

La Van Anrooij è campionessa europea anche a cronometro, ma sente di doverci ancora lavorare molto
La Van Anrooij è campionessa europea anche a cronometro, ma sente di doverci ancora lavorare molto
Le leader del team come Balsamo e Longo Borghini parlano molto bene di te per l’impegno che metti nell’aiutare in corsa. Pensi quest’anno di avere più spazio e di poter correre anche gare importanti come leader della squadra?

Penso che per me quest’anno sarà molto importante essere ancora all’ombra delle leader della squadra. Forse in alcune gare minori avrò un po’ più di possibilità anch’io. In questo momento il loro livello è più alto e ovviamente voglio crescere, ma prima di tutto voglio dimostrare ancora una volta che l’anno scorso non è stato un caso. Mi piace lavorare per loro e provare a far parte della loro vittoria. Ma ovviamente spero che ci sia spazio per giocare le mie carte, non importa quale gara sarà, ma sarebbe bello vedere fino a che punto posso arrivare.

Nel prosieguo della tua carriera pensi di continuare a dividerti fra strada e ciclocross?

Di sicuro, nei prossimi anni combinerò entrambe. Mi piace molto il ciclocross, mi piacciono molto le corse su strada e non potrei davvero fare una scelta. Non vedo l’ora di ricominciare a correre su strada. Prendo tutta la resistenza dalla strada per andare a tutto gas per 50 minuti nella gara di ciclocross, ma poi scarico tutta la mia esplosività nella stagione di classiche e grandi giri. Le mie squadre (Trek Sgeafredo per la strada, Baloise Trek Lions per il ciclocross, ndr) lavorano molto bene insieme, come stanno facendo in questo momento, e abbiamo un buon piano per non sostenere troppe gare in un anno, penso che continuerò a combinare le due attività perché mi piace troppo farlo.

Al Tour de France Femmes è stata la miglior giovane, 14esima in classifica a 25’50” dalla Van Vleuten
Al Tour de France Femmes è stata la miglior giovane, 14esima in classifica a 25’50” dalla Van Vleuten
Quali sono ora i tuoi obiettivi per quest’anno?

Per quest’anno, gli obiettivi sono prima di tutto provare a raggiungere lo stesso livello dell’anno scorso, si spera di fare un passo avanti, quindi spero di fare una gara davvero buona durante una delle classiche e poi concentrarmi ancora un po’ sulla cronometro. Inoltre affronterò il Giro per la prima volta. Quindi tante gare entusiasmanti e tante nuove sfide.

Tu, pur essendo specialista delle cronometro, sei già tra le migliori in salita, eppure in Olanda non ci sono grandi salite. Come fai ad allenarti per questa specifica caratteristica?

Dopo la sosta necessaria post ciclocross sono andata in Spagna per prepararmi per la strada, allenandomi molto in salita. A casa non ci sono grandi ascese, è molto difficile curare questo aspetto, ma quando mi alleno in Olanda posso affrontare il fuori soglia e lavorare sul mio FTP. Quando hai una buona potenza in piano, penso che tu possa avere anche una buona potenza in salita e viceversa. E’ comunque necessario abbinare agli allenamenti a casa anche periodi in luoghi specifici per curare le capacità di scalatore.