DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il nostro (doppio) test

15.11.2025
6 min
Salva

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, c’è molto oltre ad un nome che è diventato iconico. Il cerchio è più alto con i suoi 55 millimetri (in precedenza era 50), il canale si è allargato a 22 (larghezza totale 28) e la raggiatura è differente rispetto alla versione precedente. Ma c’è dell’altro.

Questa famiglia di ARC è la prima completamente sviluppata per poter alloggiare gli pneumatici larghi (tendenza sempre più attuale e sposata da molti) con design aerodinamico. Il nostro test kit prevede il tubeless Continental Aero111 da 29 per la ruota davanti, un classico GP5000TR da 30 per quella posteriore. Perché il doppio test? Perché la prova si è sviluppata con un setting diverso: due prove ben distinte tra loro, ovvero con il binomio pneumatici tubeless con camera d’aria in TPU, per poi passare alla configurazione tubeless (senza camera).

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Nel complesso, un profilo da 55 tanto agile e molto guidabile ovunque
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Nel complesso, un profilo da 55 tanto agile e molto guidabile ovunque

La base di partenza

Per la nostra prova abbiamo utilizzato principalmente la BMC Teammachine SLR01 e la Drali Iridio. Una bici più leggera con vocazione alla salita, una più aero oriented.

Ad ogni sessione di test abbiamo rilevato e tenuto da parte i dati per noi di interesse. I numeri relativi ai pesi (delle ruote): 2,2 chilogrammi (netti) rilevati con le camere in TPU, ricordando le sezioni generose degli pneumatici, 29 e 30, rispettivamente per anteriore e posteriore. Il set di ruote è stato fornito con gli pneumatici e le camere d’aria montate. Il prezzo di listino per il set completo è di 2.799,80 euro.

Un cenno ai tubeless Continental

Il GP5000TR non ha bisogno di presentazioni, anche se la sezione da 30 deve essere ancora completamente “digerita” dall’utente medio (e dal mercato). Il focus principale è verso il tubeless anteriore. Aero111 da 29 è prodotto da Continental e disegnato da Swiss Side: pneumatico che ha l’obiettivo primario di essere efficiente in fatto di aerodinamica estremizzata. E’ rotondo, non prevede ribs ed intagli, ma ha dei piccoli incavi quadrati.

In fatto di performance mostra un’eccellente stabilità e scorrevolezza quando l’asfalto è asciutto, meno con il bagnato. E’ una gomma piuttosto dura, con risposte secche e dirette, con e senza camera. Misurata sul cerchio mantiene perfettamente la larghezza da 29, mentre la GP5000 sul posteriore spancia di 1 millimetro (si allarga a 31).

Le pressioni utilizzate

Il range di pressioni utilizzato. Per l’anteriore con camera d’aria siamo arrivati fino a 5,8 atmosfere (tanto, ma è pur vero che il binomio regge davvero bene), identificando a 5,5 il compromesso ottimale. 5/5,2 atmosfere in configurazione tubeless. Sulla posteriore ci siamo spinti fino a 6 con la camera (tantissimo, forse troppo, ma è pur vero che siamo andati alla ricerca di una sorta di limite).

Il compromesso giusto per noi è 5,2/5,4 con il setting tubeless, per un peso di 66 chilogrammi, con la preferenza di risposte molto secche e dirette da parte di ruote/gomme. Si può scendere fino a 5 atmosfere in tutta tranquillità, sacrificando poco o nulla in termini di resa tecnica. In questi casi è sempre bene considerare le preferenze (soggettive) legate alla guida e alla percezione delle risposte che arrivano dagli pneumatici.

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Un bel grazie a chi ci supporta in questi test, che richiedono un impegno temporale non banale
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Un bel grazie a chi ci supporta in questi test, che richiedono un impegno temporale non banale

Il test con le camere d’aria in TPU

Abbiamo rilevato un peso di 2.690 grammi (inclusi i pignoni 11/30 Ultegra ed i dischi 160/140 Ultegra). Percorso di 10 chilometri (prevalentemente pianeggiante) a 300 watt medi, tratto eseguito in 15 minuti e 39 secondi ad una velocità media di 38,4 chilometri orari.

Le DT Swiss csenza camere

E’ stato rilevato un peso di 2.715 grammi (25 in più rispetto alle camere d’aria) e da sottolineare l’aggiunta di 40 cc di liquido anti-foratura per ogni ruota. Stesso percorso e partenza da fermo. Tempo rilevato 15 minuti e 33 secondi ad un media di 38,6 chilometri orari. 6 secondi in meno rispetto alla configurazione con le camere in TPU.

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
A confronto le ARC 38 e le nuove 55
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
A confronto le ARC 38 e le nuove 55

In salita, il confronto con le ARC 38

Considerando la resa tecnica ottimale anche quando la strada sale, ecco la domanda che ci siamo posti: «Perché non fare un confronto con le ARC 38?». Ecco fatto. Salita di 4,87 chilometri con un dislivello positivo di 225 metri ed alcuni tratti oltre il 10%. La stessa salita prevede una tratto di 300 metri circa di discesa, dove ai fini della prestazione è fondamentale non perdere troppa velocità. In entrambe le prove abbiamo tenuto un riferimento di 285 watt medi.

Con le 38 abbiamo percorso l’ascesa in 13 minuti e 11 secondi, alla velocità media di 22,3. Il peso della bici (pronta per il test, tutto incluso) è di 6,85 chilogrammi. Con le DT Swiss ARC da 55 millimetri abbiamo percorso la stessa salita con il medesimo tempo, medesima velocità media ed il peso rilevato della bici è di 7,05 chili (200 grammi in più delle ARC 38). Tra le due prove è cambiata leggermente (3 watt, ininfluente) la potenza normalizzata, che è stata maggiore durante l’utilizzo delle 55. Le ARC con il cerchio più alto perdono qualcosa èsui tratti più ripidi, ma sono nettamente più veloci quando la pendenza è in intorno al 5/7% e dove la strada permette di fare velocità.

In conclusione

Mai ci saremmo aspettati di utilizzare una ruota da 55 millimetri di altezza al pari di all-round stradale, sul piatto, vallonato e anche in salita con la massima gratificazione. La nuova ARC resta un prodotto spinto verso l’agonismo, ma capace di regalare delle ottime sensazioni in termini di comfort funzionale alla resa tecnica (che non significa comoda), gestione anche sul lungo periodo, adattabilità, ma soprattutto in fatto di guidabilità. Guidabilità che è decisamente superiore al modello 50 precedente.

L’avantreno non è “appesantito” da una ruota che vuole “comandare a tutti i costi”, anzi, a tratti sembra di guidare con la versione ARC da 38. La rinnovata famiglia DT Swiss ARC è l’esempio lampante di quanto sono evolute e diventate più “facili” le ruote con il cerchio alto.

DT Swiss

1174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38

1.174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38

13.11.2025
5 min
Salva

DT Swiss mostra i muscoli ancora una volta. Le nuove ARC 1100 Spline 38 CS (acronimo di Carbon Cpokes) diventano la coppia di ruote aero concept con il profilo medio più leggere del mercato.

Una coppia di ruote alte 38 millimetri con sviluppo aero? Sì, perché sono due i fattori da considerare. Il primo è legato alla collaborazione con Swiss Side, il secondo è l’appartenenza alla categoria Aero+ di DT Swiss. Entriamo nel dettaglio delle nuove ruote dell’azienda svizzera.

1174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38
Forme e soluzioni di design sviluppate a braccetto con Swiss Side
1174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38
Forme e soluzioni di design sviluppate a braccetto con Swiss Side

Le soluzioni tecniche

Partiamo dal cerchio. Le nuove ARC 1100 Spline 38 CS mutuano in toto il cerchio full carbon dell’attuale versione ARC 1100 Dicut 38. E’ un full carbon da 38 millimetri di altezza, con un canale interno da 20 e l’uncino per l’ingaggio degli pneumatici (tubeless ready e non hookless). Il canale prevede l’utilizzo del tape tubeless. Rispetto alla versione già esistente la prima grande differenza è legata alla presenza di una sorta di nipplo (uno per ogni raggio) che emerge dal cerchio. DT Swiss ci ha abituato nel corso degli anni a nascondere completamente i nipples ed il sistema di aggancio dei raggi all’interno del cerchio.

Si tratta di una variazione tecnica importante per DT Swiss, una via obbligata per dare maggiore forza alla testa dei raggi in carbonio, assecondare le differenti tensioni (rispetto ai profilati in acciaio) e facilitare eventuali operazioni di manutenzione. Ma è tutto il sistema raggio/mozzo ad essere diverso. I raggi in carbonio sono 18 per la ruota davanti, con una soluzione mista tra radiali ed incrocio in seconda. Per la ruota posteriore sono 24 totali e con incrocio in seconda da ambo i lati. Gli stessi raggi non sono un prodotto che esce dal quartier generale DT Swiss, ma sono realizzati da Vonoa su specifiche dell’azienda Svizzera. Tutti i nipples sono in alluminio.

Mozzo DT Swiss Spline 180

A dire la verità, il nuovo mozzo assomiglia molto più all’ultima versione del Dicut 180. Da quest’ultimo mutua la livrea nero lucida e le finiture cromate (specchiate) e le flange che sembrano fare parte in modo maggiore del disegno Dicut.

Il mozzo della ruota davanti è parecchio scaricato dal lato senza disco e presenta la flangia rialzata dalla parte della pinza. Quello posteriore è flangiato da entrambe le parti, con una lavorazione molto particolare che tende ad irrobustire, proteggere ed irrigidire i punti di ancoraggio dei raggi. La meccanica della ruota libera è di matrice DT Swiss Rachet System EXP con ruote dentate da 36 denti.

Cosa significa Aero+

Abbiamo davanti una ruota che nasce con un importante concetto aerodinamico alla base, che non ha senso esclusivamente ragionando di cerchi dai 50 millimetri di altezza in avanti. Anche un profilo da 38 millimetri può avere alle spalle un’analisi approfondita dei dati dell’aerodinamica e le ARC 38 ne sono un esempio.

Significa che il disegno, la forma ed il volume del sistema ruota/pneumatico sono sviluppati per ridurre al minimo la resistenza, sfruttare a proprio vantaggio l’effetto vela e non pesare sulla sezione dello sterzo. Una ARC 38 Aero+ di nuova generazione potrà non essere veloce come una 55 o una 65, ma presenterà una resistenza al rotolamento ridotta rispetto alla media della categoria.

Altri dettagli da considerare

Le nuove ARC 1100 Spline 38 CS sono dichiarate a 1.174 grammi di peso senza pneumatici, a 1.781 grammi con il sistema pneumatici Continental/Swiss Side. Davanti il modello Aero111 da 26, tubeless ready e montato con la camera in TPU, dietro un classico GP5000s TR da 28 millimetri, sempre tubeless ready e montato con camera in TPU. Il prezzo di listino è di 3.199 euro.

DT Swiss

Come arginare l’aumento di velocità? Belli ha un’idea

05.11.2025
5 min
Salva

Qualcosa si deve cambiare. lo dicono ormai molti dei componenti del variegato mondo del ciclismo, a proposito delle eccessive velocità. Le analisi di fine stagione sono impietose: la media generale delle corse WorldTour, come sottolineato da uno studio su ProCyclingStats, è di 42,913 all’ora che considerando le sole classiche sale a 43,568. Questo significa un aumento di oltre il 5 per cento rispetto a cinque anni fa. Aggiungiamo a questi dati anche quelli relativi al Tour de France, con la maggior media generale della storia, 42,849 con addirittura una tappa (la seconda) oltre i 50 orari.

La seconda tappa del Tour, vinta da Mathieu Van der Poel, ha superato la media dei 50 all'ora
La seconda tappa del Tour, vinta da Mathieu Van der Poel, ha superato la media dei 50 all’ora
La seconda tappa del Tour, vinta da Mathieu Van der Poel, ha superato la media dei 50 all'ora
La seconda tappa del Tour, vinta da Mathieu Van der Poel, ha superato la media dei 50 all’ora

Come intervenire sul mezzo?

E’ sicuramente un problema, che incide sull’aspetto sicurezza. Le voci che chiedono una riduzione ci sono, ma diventa difficile comprendere il come e soprattutto capire chi deve agire in tal senso, perché è chiaro che l’UCI, per legiferare, ha bisogno di un indirizzo chiaro dal movimento. Questo è un tema che ha attraversato anche altre discipline sportive: nell’atletica, per fare un esempio, quando i giavellotti superarono i 100 metri di gittata mettendo a rischio il pubblico, si decise di spostare il baricentro fortemente in avanti, per ridurre la parabola dei lanci.

Per capire come e soprattutto su che cosa bisogna agire abbiamo analizzato la questione con Wladimir Belli, ex campione e oggi apprezzato commentatore di Eurosport sempre molto attento all’aspetto tecnico del ciclismo.

«Si ragiona tanto sui rapporti – dice – ma a mio parere è quasi un palliativo che non affronta la questione. Partiamo dal peso della bici, 6,8 chilogrammi come minimo, è chiaro che su un mezzo del genere ridurre i rapporti non va a influire così tanto. Secondo me bisogna agire sulle ruote. Bisogna mettere mano alle ruote a profilo alto che danno un grande beneficio in termini di aerodinamica, quindi aumentare e mettere un limite al peso minimo delle ruote perché tutte le parti rotanti influiscono in maniera esponenziale nella performance».

Wladimir Belli, campione sui pedali e oggi commentatore di Eurosport con grande competenza tecnica
Wladimir Belli, campione sui pedali e oggi commentatore di Eurosport con grande competenza tecnica
Wladimir Belli, campione sui pedali e oggi commentatore di Eurosport con grande competenza tecnica
Wladimir Belli, campione sui pedali e oggi commentatore di Eurosport con grande competenza tecnica

Quanto può influire il peso

Il discorso di Belli va a toccare gli interessi delle aziende, che però potrebbero anche venire incontro a una simile esigenza. Lo hanno fatto ad esempio le grandi imprese di Formula Uno, quando a un certo punto si sono tutte impegnate nel rendere le macchine anche meno performanti ma più sicure, con quel surplus di sicurezza che si è andato a tradurre nella struttura dei telai delle auto di uso comune.

«Io ho fatto un piccolo esperimento – racconta Belli – ho preso la bilancina per alimenti e ho fatto una prova con tre componenti che sono i pedali anni 90, i Time che usava Indurain, le tacchette e le scarpe di allora. Confrontandoli con i prodotti odierni c’è una differenza di mezzo chilo. Può sembrare poco, ma pensiamo di mettere una cavigliera di mezzo chilo su ognuno dei piedi e affrontare una salita, è chiaro che la velocità si ridurrà e i tempi di percorrenza saranno maggiori. E parliamo di componenti non strettamente legati alla meccanica della bici. C’è una ricerca spasmodica della riduzione di peso “esterna” al fisico del corridore, è lì che bisogna agire e torniamo al punto di prima: le ruote sono la componente principale sulla quale si può agire in tal senso».

Secondo Belli, le ruote sono la componente decisiva per lo sviluppo della velocità
Secondo Belli, le ruote sono la componente decisiva per lo sviluppo della velocità
Secondo Belli, le ruote sono la componente decisiva per lo sviluppo della velocità
Secondo Belli, le ruote sono la componente decisiva per lo sviluppo della velocità

Le gerarchie resterebbero quelle…

Intervenendo cambierebbero i rapporti di forza o le gerarchie resterebbero quelle che vediamo durante la stagione? «Non ho dubbi in tal senso. Chi è forte è forte lo stesso, non influisce sulle gerarchie. Pogacar non vince certo per qualche etto in meno… Facciamo un altro esempio legato alla Milano-Sanremo: pensiamo di affrontare la Classicissima con ruote più pesanti, la differenza sarebbe abissale, ma soprattutto cambierebbe la stessa struttura della corsa, una Cipressa sarebbe sicuramente molto più importante nella sua evoluzione. Per essere più chiari, stai tranquillo che per scattare in salita bisognerà alzarsi sui pedali e non si andrà avanti seduti come ora… Io sono convinto che alzando il peso delle ruote di un 30 per cento, la situazione cambierebbe profondamente».

Abbassando le velocità medie, alla Sanremo anche la Cipressa tornerebbe ad avere un peso
Abbassando le velocità medie, alla Sanremo anche la Cipressa tornerebbe ad avere un peso
Abbassando le velocità medie, alla Sanremo anche la Cipressa tornerebbe ad avere un peso
Abbassando le velocità medie, alla Sanremo anche la Cipressa tornerebbe ad avere un peso

Gli influssi sul mercato

Le aziende accetterebbero un regolamento diverso da parte dell’UCI, ad esempio proprio le aziende legate alle ruote: «I cicloamatori che sono la gran parte della clientela, vanno dietro ai professionisti. Qualcuno ricorderà i famosi Spinaci di Cinelli adottati negli anni 90. Quando la Federazione Internazionale li ha vietati, sono spariti anche a livello amatoriale perché si tende a imitare quel che fanno i pro’, ad acquistare gli strumenti del nostro campione preferito. Con quell’accessorio la sicurezza veniva in parte meno perché non avevi i freni.

«Le aziende secondo me non vedrebbero l’ora perché continuerebbero a vendere le ruote dei professionisti. Perché si tende ad emulare quello che fanno loro e potrebbe essere per loro un business. Spingere a utilizzare le ruote che usano i campioni».

Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'

Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro’

27.10.2025
4 min
Salva

CALDARO – Per la prima volta entriamo ufficialmente in contatto con le ruote Partington. Un brand australiano di nicchia che ha l’obiettivo di sviluppare e costruire le migliori ruote al mondo in ambito bici (crediamo che diversi marchi di questa categoria abbiano la medesima ambizione). Le ruote sono state utilizzate anche in ambito WorldTour con ottimi risultati e riscontri eccellenti da parte di corridori non supportati tecnicamente da Partington (che non sponsorizza nessun team e nessun atleta). E ci è stato chiesto di non veicolare alcuna immagine.

La produzione attuale non va oltre le 600 paia ed ogni componente è fatto in casa (Australia), in modo da avere sotto stretto controllo ogni passaggio della catena produttiva. Entriamo nel dettaglio delle ruote Partington.

Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
Fusto tutto in carbonio per anteriore e posteriore
Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
Fusto tutto in carbonio per anteriore e posteriore

Partington, due versioni in catalogo

Si parla di una nicchia e di un’azienda piuttosto giovane. La conferma arriva anche da una produzione e disponibilità ridotte e da un catalogo che (ad oggi) vede due versioni disponibili. Le 31/31 (numeri che si riferiscono anche all’altezza del cerchio) da un chilogrammo di peso e le 39/44, dichiarate a 1.160 grammi. Entrambi i modelli portano in dote cerchi e raggi completamente in carbonio. Fino a qui nulla di strano, nulla di eccezionale che non si possa trovare anche in altre ruote facenti parte di questo segmento. Quando si entra nel dettaglio dei raggi e nella meccanica dei mozzi allora la curiosità si accende.

A prescindere, i due modelli hanno un canale interno da 21 millimetri di larghezza. Il cerchio è tubeless ready e prevede l’ingaggio hook (non è hookless). Non è previsto il nastro tubeless, ma la parte del canale interno è protetta ermeticamente (volendo fare un accostamento, come le Fulcrum, Campagnolo e come le ultime Mavic, come ad esempio le ultime Lightweight).

Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
Il mozzo è minimale nel disegno e si nota la curvatura dei raggi
Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
Il mozzo è minimale nel disegno e si nota la curvatura dei raggi

Dieci raggi per ruota

Come accennato in precedenza, quando si entra nel dettaglio costruttivo dei raggi e nella meccanica dei mozzi, le Partington mostrano qualcosa di interessante che vale la pena argomentare. Tecnicamente i raggi sono 10 per ruota, perché ogni raggio è un pezzo unico che si avvolge ad U sulla flangia del mozzo e prosegue verso un altro punto del cerchio. Non sono perpendicolari, ma sono curvati e nel punto di innesto al cerchio adottano anche una sorta di asimmetria.

La soluzione è voluta per creare un bilanciamento ottimale della ruota e per limitare eventuali interventi sui raggi in carbonio che prevedono una bussola interna al cerchio (crediamo, di non facile accesso e che deve essere gestita da mani esperte). I mozzi sono in carbonio ed alluminio. Di fatto i raggi sono 20, contando i singoli innesti al cerchio.

Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
La meccanica interna è uno strumento di precisione
Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
La meccanica interna è uno strumento di precisione

I cuscinetti flottanti

Non possiamo parlare di un test vero e proprio. Meno di 2 ore di utilizzo non sono da considerare una prova con sufficienti argomenti da snocciolare. Però la scorrevolezza e la capacità di mantenere la velocità sono fattori che ci hanno colpito (abbiamo usate le 31/31). Buona parte di questa scorrevolezza arriva dalla meccanica dei mozzi che adotta cuscinetti flottanti. Sono completamente (o quasi) liberi da frizioni interne, da pressioni che arrivano dall’esterno del mozzo, liberi da carichi che si generano in modo indesiderato e non programmato.

L’architettura non è un sistema cono/sfera, ma è “una sorta di cuscinetto sigillato” che non ingloba le sfere. Le lascia libere di girare nella calotta (che diventa anche la sede naturale). Il meccanismo delle ruota libera posteriore si basa su due ruote dentate contrapposte ed è piuttosto complicato. Quella più interna al mozzo si movimenta grazie a 6 piccole molle. Queste mostrano una spinta verso l’esterno, comprimendo la ruota dentata verso l’opposta che funge “quasi” da cremagliera. Il corpetto della ruota libera è ingaggiato a pressione, facile da rimuovere e pulire, ma è necessario porre attenzione proprio alle sei piccolissime molle.

Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
Struttura ermetica che non prevede nastro tubeless in plastica
Ruote Partington, costose, usate (non ufficialmente) anche dai pro'
Struttura ermetica che non prevede nastro tubeless in plastica

La nostra opinione

Una considerazione prende forma anche tenendo presente il prezzo di listino. Il prezzo di listino di tutte le ruote Partington presenti sul sito è di 7500 euro. E’ una cifra molto importante, sicuramente non per tutti e che posiziona le ruote Partington ad un livello di desiderio (e poco oltre) accessibile a pochi.

Dal punto di vista estetico le ruote sono oggettivamente belle, tanto minimali, ma al tempo stesso con un design pieno, nonostante i profili non troppo elevati. Per quanto concerne la resa su strada e la gestione delle varie parti delle ruote, forniremo dei feedback diretti e maggiormente approfonditi solo nel momento in cui avremo modo di provarle nei modi e tempi adeguati.

Partington

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio

16.10.2025
6 min
Salva

Proxima Team Edition di Ursus è l’ultima evoluzione delle ruote top di gamma dell’azienda veneta, un plurale che include i profili da 35, 50 e 60 millimetri, oltre all’altezza da 40 soggetto della nostra prova. Proxima 40 è la ruota perfetta per fare tutto, adattabile a differenti stili di guida, pneumatici e tipologia di bicicletta, che sia aero o super leggera.

Un compromesso? Solo in fatto di versatilità del prodotto una volta messo su strada, non per tutto quello che concerne la qualità, la sostanza ed una resa tecnica all-round che si percepisce fin dalle prime pedalate. Entriamo nel dettaglio della prova.

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Ursus Proxima 40 Team Edition
Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Ursus Proxima 40 Team Edition

Proxima Team Edition 40, di cosa si stratta

Il progetto Proxima prende forma (anche) grazie al contributo del Team Picnic-PostNL, supportato tecnicamente proprio da Ursus. La versione Team Edition 40, insieme alla 50 è stata tra le più utilizzate nel corso di questa stagione. Il cerchio è in carbonio UD ed ha un’altezza di 40 millimetri, con il canale interno largo 23 e tubeless ready (non hookless e con tubeless tape). La larghezza complessiva del cerchio è di 30 millimetri. Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 1440 grammi con tape tubeless inserito.

Proxima Team Edition ha 24 raggi in acciaio Sapim CX per ogni ruota e sono incrociati in seconda. I nipples sono esterni al cerchio, soluzione che fa parte del DNA Ursus e richiesta anche dallo staff dei meccanici del team olandese. E’ un aspetto che facilita eventuali interventi di manutenzione sui raggi. Gli stessi profilati si innestano direttamente nelle piccole flange (non oversize) che caratterizzano i mozzi in alluminio, anteriore e posteriore, che invece hanno volumi non trascurabili. Trasmettono una sensazione di robustezza ed imponenza che non passa inosservata. Il suo design ricalca in parte le forme tipiche Ursus RD-52, un brillante esempio di lavorazione CNC.

U-RS Xeramik e U-Press, cosa significa?

Sono i due acronimi che caratterizzano i mozzi delle Proxima. U-RS Xeramik si riferisce ai cuscinetti ceramici, componente che aumenta la scorrevolezza e fa scendere di qualche grammo il peso (rispetto agli standard). U-Press è strettamente legato al corpetto della ruota libera che può essere estratto tramite una leggera pressione della mano. Utile per la pulizia e manutenzione, semplice da attuare nel caso in cui sia necessario cambiare il corpetto ed i pignoni della trasmissione. Il meccanismo interno d’ingaggio funge grazie a tre cricchetti posti sul corpetto che lavorano sulla cremagliera interna al fusto del mozzo. Per meglio contestualizzare la nuova Ursus Proxima abbiamo chiesto a Marco Giacomin, Product Manager di Ursus.

«Partendo dal mozzo, quello della Proxima è di fatto un RD52 che adotta il suffisso Xeramik perché ha in dote i cuscinetti ceramici – spiega Giacomin – ma sotto il profilo tecnico di offset, rigidezza e lunghezza dei raggi da usare, non cambia nulla rispetto all’RD52 già esistente. Era un punto di forza e abbiamo voluto mantenerlo, sfruttarlo ancora di più. Il valore aggiunto-prosegue Giacomin-è relativo allo sviluppo dei cuscinetti, parallelo ai mozzi. Traducendo, abbiamo un comparto che è un tutt’uno, aumenta la scorrevolezza, la durata e la protezione della meccanica interna, così come quella dei cuscinetti ceramici».

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
A nostro parere la configurazione tubeless è la più adatta alle Proxima
Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
A nostro parere la configurazione tubeless è la più adatta alle Proxima

Tensione dei raggi differenziata, perché?

«La tensione dei raggi è differenziata tra anteriore e posteriore – dice Giacomin – considerando la diversità tra mozzo davanti e quello posteriore. I due disegni diversi non sono solo un punto estetico, ma significa un diverso angolo di lavoro degli stessi raggi. Il carico medio di tensione che viene dato ai raggi e di 110 chilogrammi e 120, rispettivamente per anteriore e per la posteriore».

Tubeless oppure hookless

«La nostra visione tra cerchi con o senza uncino, tra tubeless e hookless è chiara – racconta Giacomin – soprattutto per quello che riguarda il settore road. Nonostante i range di pressioni utilizzate oggi, valori inferiori al limite consentito hookless, può succedere che le stesse pressioni mostrino dei picchi che vanno a superare il limite consentito. Colpi, buche aumentano il rischio di stallonamento in caso di set-up hookless.

«In Ursus – continua Giacomin – abbiamo deciso di costruire i cerchi integrando la soluzione mini-hook, con dimensioni di 0,8 millimetri, inferiore rispetto ai 1,2 usato per le precedenti TC e Miura TC. A prescindere, non vogliamo bocciare completamente la tecnologia hookless, utilizzata sulle ruote Ursus off-road, segmento dove le pressioni scendono in modo esponenziale».

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Binomio cerchio/gomma, shape perfetto e pneumatico in linea con il cerchio
Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Binomio cerchio/gomma, shape perfetto e pneumatico in linea con il cerchio

Cerchio ben fatto per gomme da 28 in su

A nostro parere le Ursus Proxima 40 vestono bene i tubeless, da 28 e da 30, configurazioni che meglio si adattano a questa tipologia di ruote. Queste due larghezze permettono di sfruttare a pieno le potenzialità di Proxima. Restando in ambito road performance si può sconfinare anche verso le 32, andando però verso un’interpretazione più endurance e comfort.

Il cerchio è davvero ben fatto perché “trattiene” lo pneumatico senza farlo spanciare ai lati e farlo uscire dallo shape del cerchio. Significa che lo stesso cerchio contribuisce a far rimanere la larghezza dello pneumatico nel valori da etichetta. Un 28 resta 28, un 30 si allarga leggermente a 30,5. Non è un semplice dettaglio ed identifica il buon disegno del cerchio.

Come vanno?

Ursus Proxima 40 Team Edition non è eccessivamente leggera. Non è troppo tirata, è parecchio sostanziosa, offre una sensazione di robustezza non banale per questo livello di strumenti high performance. Sì, è una ruota da gara e da agonista, a tratti mostra un carattere secco e perentorio, poco comune se contestualizzato a ruote da 40 millimetri di altezza. A nostro parere Ursus Proxima 40 non ha come focus principale la comodità, anche se abbinata ad un tubeless da 30 (con le pressioni adeguate al binomio) mette sul piatto un comfort adeguato. E’ una tipologia di ruota con risposte dirette, eccellente in salita e sui rilanci.

Rispetto alle Ursus del passato le differenze ci sono. Proxima è più scorrevole, si è adattata perfettamente ai tubeless, è scesa di qualche grammo. Non ha cambiato quel DNA corsaiolo che da sempre caratterizza le ruote Ursus, sicuramente da capire ed interpretare, che si rivolge all’agonismo e non cela per nulla questa sfaccettatura.

Ursus

Lightweight cambia tutto (o quasi) ed il risultato è superlativo

04.10.2025
5 min
Salva
Lightweight cambia tutto (o quasi) ed il risultato è superlativo. Meilestein ART, le ruote che rappresentano (anche) l'evoluzione del marchio.

MISANO ADRIATICO – Lightweight ha lanciato in modo ufficiale il nuovo sistema ruota. Si chiama Meilestein ART e rappresenta anche una sorta di evoluzione dell’azienda tedesca. Nuovi materiali e processi produttivi, rinnovate soluzioni di ingegneria ed entrano prepotentemente in gioco le analisi dettate dalla galleria del vento.

Meilestein ART ha un cerchio tubeless ready (non hookless, quindi perfettamente compatibile con camere d’aria e copertoncini), ha raggi tutti in carbonio innestati nel cerchio. Come vuole la tradizione Lightweight ed un mozzo in alluminio che funge anche da sede e punto di snodo dei profilati rim-to-rim. Vediamo la Meilestein ART nel dettaglio.

Tutto nuovo, tranne i caratteri della scritta
Tutto nuovo, tranne i caratteri della scritta

Nuova ruota, stessa qualità artigianale Lightweight

Meilestein ART è un sistema completamente nuovo, sotto ogni punto di vista. E’ difficilmente accostabile alle ruote Lightweight del passato, ma la produzione fatta a mano e di qualità artigianale resta, un vanto per il marchio tedesco. Per Meilestein ART sono stati ripensati in toto i processi di studio, design e sviluppo, produzione, così come la posa delle pelli di carbonio.

E’ un esempio la tecnologia Alpha Rib, che in parte sfrutta le conoscenze ed il DNA del passato, una soluzione che apre nuove frontiere alla categoria e mai utilizzata in passato. I raggi in carbonio si innestano direttamente nel cerchio, non ci sono nipples ed elementi metallici e non si fermano al pari della parete superiore del cerchio, ma proseguono verso il basso. Ognuno dei 24 raggi è collegato (appoggiato) ad una sorta di paratia interna al cerchio, una membrana che sostiene, irrobustisce, bilancia e rende il prodotto unico.

Il cerchio è tubeless ready e non necessita del nastro plastico all’interno del canale (largo 22,9 millimetri). Significa che la Meilestein ART è ottimizzata per gli pneumatici da 28, ma si configura in modo ottimale con le gomme da 30 e 32 (restando in un ambito dove è importante sfruttare a pieno le potenzialità delle Lightweight).

Alte 40 millimetri e raggi in un pezzo unico

Larghezza interna ampia, perfettamente in linea con le richieste attuali di un mercato che si spinge sempre più verso le gomme grandi. Il cerchio delle ART è alto 45 millimetri ed è arrotondato, un design dettato anche dalla galleria del vento, soluzione che permette di “alleggerire” le fasi di guida, evitando che sia la ruota a comandare e dettare le linee di guida. Non è un dettaglio banale e secondario, considerando che una Lightweight è tanto performante, quanto apprezzata e desiderata da differenti tipologie di utenza. Sempre in merito al cerchio, c’è una finitura liscia, con il filato di carbonio non più intrecciato.

I raggi sono rim-to-rim, sono incrociati in seconda e nel punto di incrocio adottano la storica “legatura” di rinforzo, eseguita con una pelle di carbonio. Ogni singolo raggio parte da un punto del cerchio, senza interruzioni ed arriva dal lato opposto, un blocco unico. Ogni singolo profilato si appoggia (ed è incollato) alle flange del mozzo in alluminio. I due mozzi, anteriore e posteriore non hanno dimensioni oversize (non hanno le flange in carbonio), sono dotati di una buona efficienza aerodinamica e contribuiscono a contenere il valore alla bilancia, molto basso. 1190 grammi dichiarati per le ruote in messa su strada. I mozzi hanno la meccanica interna che si basa sul Rachet System DT Swiss. Il prezzo di listino è di quelli importanti e si spinge oltre i 6000 euro.

Lightweight

Roval Alpinist di Specialized, arrivano due componenti leggerissimi

Roval Alpinist di Specialized, arrivano due componenti leggerissimi

30.09.2025
5 min
Salva

Specialized ufficializza un nuovo cockpit integrato, il Roval Alpinist II e rinnova le sue ruote più leggere della gamma, le Alpinist CLX III di terza generazione.

Il manubrio è full carbon, ha un’ergonomia e forme differenti dalla versione Rapide (normalmente in dotazione alla Tarmac SL8) ed èsviluppato in ottica comfort e piena sfruttabilità. Le ruote sono incredibilmente leggere, 1.131 grammi dichiarati con tubeless tape e valvole inserite. Le nuove Alpinist CLX III hanno i raggi in carbonio. Entriamo nel dettaglio.

Ruote Specialized per scalatori e non solo

Famiglia Roval e categoria Alpinist, ovvero le ruote con cerchio medio/basso che puntano ad essere leggere fin dalla prima versione. Suffisso CLX III, ovvero il top di gamma Roval di terza generazione. Le nuove adottano i raggi in carbonio Arris (24 per la ruota posteriore, 21 per l’anteriore e con assemblaggio completamente eseguito a mano), soluzione che ha permesso di ridurre il peso rispetto alla versione più anziana con i raggi in acciaio di ben 103,5 grammi (tantissimo). Il cerchio è full carbon da 33 millimetri di altezza, il canale interno è largo 21 millimetri (non è hookless), perfettamente compatibile con tubeless e camere d’aria. I mozzi Roval sono in alluminio con la meccanica interna DT Swiss 180. Hanno un design minimale con il fusto centrale dalle dimensioni ridotte e flange completamente differenziate tra anteriore e posteriore, tra lato destro e quello sinistro.

Torniamo ai raggi. Sono sicuramente belli da vedere e donano un senso di “maggiore pienezza” alla singola ruota, nonostante il profilo basso del cerchio. Questo grazie al disegno piatto/aero che caratterizza buona parte di ogni singolo profilato, ad eccezione dei terminali (arrotondati) che sono fasciati da veri e propri involucri in titanio. Un dettaglio non secondario, a favore della sicurezza e della stabilità dei raggi che si innestano nelle flange dei mozzi e all’interno del cerchio. Non in ultimo permettono interventi rapidi in caso di manutenzione/intervento. Le Alpinist CLX III si rivolgono agli amanti dei pesi ridotti, a chi ricerca una ruota briosa e comoda al tempo stesso. Un prodotto di alta gamma adatto a chi preferisce una guida molto agile ed immediatezza nell’approccio alle traiettorie, azzerando di fatto qualsiasi “effetto steering” dovuto ai profili maggiorati. Il prezzo di listino è di 3.198 euro.

Il manubrio integrato Roval Alpinist II

Stem e piega sono un blocco unico: è completamente full carbon, ma si discosta in modo importante dal fratello Roval Rapide. Il nuovo cockpit Alpinist II adotta un design più asciutto e magro, non ha un’aerodinamica marcata come il Rapide e non ha la curva protesa in avanti, una delle caratteristiche principali del Rapide. Alpinist II di Specialized mette sul piatto un comfort maggiore ed una piena sfruttabilità (semplifica) per differenti tipologie di utenza. Resta perfettamente compatibile con la SL8 grazie al medesimo design degli spacers tra zona dello sterzo e stem.

In fatto di numeri parliamo di un cockpit integrato con 270 grammi di peso (dichiarati) la cui ergonomia è stata sviluppata anche grazie al database Body Geometry Retul. La piega (destra e sinistra) presenta 4° di flare (svasatura laterale) e una capacità di smorzamento maggiorata del 28,3% rispetto al modello Rapide. E’ disponibile con lunghezze dello stem a partire da 80 millimetri, fino a 130. Quattro le larghezze della piega: 38, 40 e 42, 44 centimetri. Il prezzo di listino di Specialized Roval Alpinist II è di 579 euro.

Specialized

Prezzo super, sfere ceramiche, sono le Mavic Cosmic SLR 45

09.09.2025
7 min
Salva

Pochi fronzoli e tanta sostanza, le nuove Mavic Cosmic SLR 45 sono anche questo. Rispetto alla versione precedente c’è il plus delle sfere ceramiche ed un rinnovato blend di carbonio per il cerchio.

Le abbiamo provate in anteprima assoluta ed il risultato è eccellente. Le nuove Cosmic sfruttano come poche altre le potenzialità dello pneumatico da 30 millimetri, sono veloci e rigide, super precise nelle diverse fasi di guida. In discesa sono un binario (a prescindere dal tipo di copertura). Entriamo nel dettaglio delle nuove ruote e della prova.

Nuove Mavic, provate con i tubeless Pirelli
Nuove Mavic, provate con i tubeless Pirelli

Mavic Cosmic SLR 45, come sono fatte

Il cerchio è completamente in carbonio ed utilizza in mix di fibre composite, 3K, T700 e T800 con finitura esterna unidirezionale. La posa delle pelli di carbonio viene categorizzata come “adattiva”, con spessori ed orientamenti specifici a seconda delle zone. Sono alte 45 millimetri, con una larghezza complessiva di 32 ed hanno un canale interno di 23. Quest’ultimo è hook (non è hookless) e non prevede l’utilizzo del nastro tubeless in quanto è presente la parete in carbonio che rende ermetico il cerchio. Come vuole la tradizione Mavic è perfettamente compatibile tubeless, o meglio, nasce per essere tubeless ed è compatibile con la camera d’aria.

I nipples sono esterni e specifici. Hanno una sorta di disegno a stella e sostengono i 20 raggi (per ruota) in acciaio con profilo aero. Adottano un incrocio in seconda su ognuno dei lati e sono innestati nelle flange (poco pronunciate) dei mozzi in alluminio. Questi ultimi si basano sul progetto Infinity Instant Drive. Una serie di mozzi che tende a massimizzare la performance, riducendo al minimo la manutenzione e semplificando la gestione del mozzo stesso. Il corpo della ruota libera è ingaggiato a pressione (è sufficiente un piccolo gesto per estrarlo e/o montarlo sull’asse), nasconde due ruote dentate contrapposte da 40 denti ciascuna con angolo da 9°.

Rispetto al passato sono stati aggiunti i cuscinetti con sfere ceramiche. Il valore alla bilancia dichiarato è di 1.480 grammi (1.380 rilevati senza valvola tubeless) ed il prezzo di listino è di 1.999 euro, molto buono in considerazione del fatto che è un prodotto di qualità elevata e destinato all’agonismo spinto.

Cerchio maggiorato, gomme larghe

Con il passare delle stagioni ci stiamo abituando ai cerchi più grandi, con canali interni dalle dimensioni importanti e alle sezioni degli pneumatici che, sempre di più, si attestano sui 30 millimetri, quasi come uno standard. L’obiettivo è di sfruttare al massimo i diversi fattori legati alla performance pura. Si abbassa la resistenza al rotolamento, l’aerodinamica diventa un aspetto funzionale importante anche per il comfort, si riduce l’impronta a terra degli pneumatici aumentando al tempo stesso la stabilità. Si abbassano le pressioni di gonfiaggio (si sfrutta un volume d’aria maggiore a pressioni ridotte).

Una precisazione, rivolta alla ricerca della prestazione massima ed in ottica agonismo. Durante i test condotti nella galleria del vento di Ginevra, i tecnici Mavic hanno condotto diverse prove su combo diverse (combinazione tra cerchio e sezioni differenti di pneumatici), 28, 30, 32 e oltre. Il binomio più performante è risultato con la gomma da 28.

Tramite il QR presente sulle ruote si accede ad un manuale utile, anche per gestire le pressioni
Tramite il QR presente sulle ruote si accede ad un manuale utile, anche per gestire le pressioni

La nostra prova

Un set Mavic della categoria Cosmic SLR è un prodotto dedicato al professionismo e lo si percepisce in ogni istante, è così da sempre. Le nuove SLR 45 hanno qualcosa in più rispetto alle Cosmic delle generazioni precedenti, perché non si tratta di valutare solo il set ruote, in quanto è il sistema (ruote/gomme/setting) nella sua completezza a fare realmente la differenza. Un cerchio da strada con un canale così ampio da 23 millimetri pretende uno pneumatico adeguato, gonfiato alla pressione giusta, in linea con le caratteristiche dell’utilizzatore e stile di guida. Abbiamo provato le nuove Mavic con due setting diversi (sempre tubeless), prima da 28 e poi 30, la scelta definitiva è ricaduta sui tubeless da 30. Perché?

La sezione da 30 millimetri resta perfettamente in linea con il profilo del cerchio ed il design della gomma stessa non subisce deformazioni una volta che entra in battuta con l’asfalto. Con un canale interno da 23 (molto largo se contestualizzato al settore strada) è da prevedere un naturale spanciamento dello pneumatico, ben sostenuto e tollerato dalla sezione da 30 millimetri (una volta montata e misurata diventa 32). Qualche difficoltà invece con la 28 che tende ad indurirsi eccessivamente, quasi a deformarsi ed assumendo una forma che non le appartiene. La sezione da 30 permette di sfruttare un pò da chiunque il binomio cerchio/gomma anche su asfalti ammalorati, con la gomma da 28 il sistema ruota diventa tanto prestazionale, quanto richiede qualche energia in aggiunta nei segmenti più tecnici.

In base al setting il carattere della ruota varia poco, che si mostra sempre rigida e molto reattiva
In base al setting il carattere della ruota varia poco, che si mostra sempre rigida e molto reattiva

Il comfort di una ruota da gara

C’è naturalmente l’aspetto comfort e non relativo esclusivamente al piacere di guida, ma alla possibilità di sfruttare una ruota rigida e molto reattiva (la nuova Mavic Cosmic SLR 45 lo è) in diverse situazioni, facilitando anche il mantenimento di velocità elevate che vengono percepite quando si butta l’occhio sul computerino. Non di rado sembra di pedalare sul velluto con il fruscio della ruota che la fa da padrone.

Un po’ in stile Mavic, come sempre ruote perfettamente equilibrate e bilanciate
Un po’ in stile Mavic, come sempre ruote perfettamente equilibrate e bilanciate

In conclusione

L’efficienza, la bontà tecnica e costruttiva di Mavic non è mai stata in discussione, anche se negli ultimi anni l’azienda (e di conseguenza il marchio con i suoi prodotti) sono in fase di profondo cambiamento e riposizionamento nel mercato. Le nuove Cosmic SLR 45 vogliono essere uno dei prodotti di punta che segnano un rilancio vero e proprio, sfruttando anche un prezzo di listino (1.999 euro) davvero interessante. Tornando ad alcune fasi della prova, è la prima volta che una ruota da gara, completata con tubeless da 30 millimetri di sezione (Pirelli PZero TLR RS), ci regala un feeling di livello superiore in tutte le situazioni che si possono incontrare quando si pedala.

Una volta di più è necessario sottolineare che, a questi livelli tecnici è fondamentale personalizzare il setting delle gomme (abbiamo usato 5 bar per la posteriore, 4,8 per l’anteriore, preferendo risposte più secche e dirette). Le nuove SLR 45 fanno parte di quella schiera ristrettissima di prodotti in grado di fare la differenza, non tanto quanto le Ultimate, ma sono un gran valore aggiunto per la bici da gara.

Mavic

Soniq 42, figlie delle Sharq: alta tecnologia, prezzo super

03.09.2025
5 min
Salva

E’ passato un anno dalla presentazione della Sharq e ora Fulcrum rilancia con Soniq 42, una ruota eclettica e comoda, ma ugualmente all’avanguardia nel look e nelle soluzioni che sin dal 2004 caratterizzano i suoi prodotti. Soniq 42 si affida al profilo 2-Wave Rim, che ottimizza aerodinamica e stabilità. L’altezza del profilo varia tra 42 e 47 mm, con un disegno ondulato che rende la ruota dinamica e reattiva.

Sharq è nata per collocarsi al vertice della gamma all-road performance. Ha il profilo 2-Wave Rim, i raggi A3r0 e i cuscinetti ceramici USB™. Soniq 42 offre prestazioni ugualmente elevate e discende dalle stesse tecnologie, ma fa un passo verso l’accessibilità e l’impiego quotidiano.

La voce dei campioni

Che cosa accadde nel 2004? Fu l’inizio della storia, la nascita dell’azienda e di un modo di lavorare fatto di studi di laboratorio e i riscontri su strada. Usavano (e ancora usano) le ruote Fulcrum coloro che le costruivano, come pure i corridori di alcune grandi squadre. La Quick Step, ad esempio, come pure la Lampre e il primo Team Bahrain.

Dici Fulcrum, infatti, e davanti agli occhi ti passano le istantanee dei campioni che ci hanno corso e hanno aiutato nel loro sviluppo. Il tempo di nascere ed ecco Boonen che su ruote Fulcrum centra Fiandre, Roubaix e mondiale. Quindi tre mondiali con Bettini, ancora Bettini e poi Ballan. E via in ordine sparso, con la Sanremo di Pozzato, il secondo Lombardia di Bettini e il tricolore di Visconti. Il Giro del 2011 con Scarponi, il Fiandre di Ballan, i due Lombardia di Cunego. Il Giro e la Liegi di Di Luca. Il primo Lombardia di Nibali e anche la Sanremo.

L’elenco è lungo ed è immediato capire, al di là degli obblighi derivanti dalle sponsorizzazioni, quale immenso capitale di suggerimenti, appunti ed eventuali modifiche certi corridori siano stati in grado di dare. E spiega come mai all’uscita di ogni prodotto Fulcrum è bene prestare l’attenzione che merita.

Tubeless senza nastro

Torniamo perciò alla Soniq 42. Il cerchio è in carbonio e viene realizzato con una laminazione FF80, che permette alla ruota di non essere troppo rigida, amplificando il comfort per quando le uscite sono lunghe e i fondi misti. Il ponte non è forato, grazie al ricorso alla tecnologia 2-Way Fit, e questo consente di montare il tubeless facendo a meno del nastro.

Grazie alla particolare impronta nella zona della valvola, anche il montaggio delle camere d’aria è agevole e avviene con la massima precisione. La camera all’interno del copertoncino risulta infatti totalmente stabile. Anche la valvola per le coperture tubeless viene montata senza rischio di infiltrazioni d’aria dovute al posizionamento sbagliato al momento del montaggio.

Il risultato è una ruota più solida dalla manutenzione più semplice: ridurre le complicazioni in questo senso, senza rinunciare alla tecnologia, è garanzia di alto gradimento.

Fra comfort e durata

Il mozzo deriva direttamente dalla serie Wind ed è realizzato partendo da un pezzo forgiato. Si ottiene una maggior resistenza meccanica, mentre i cuscinetti sigillati lavorano su un asse integrale che ne consente la regolazione tramite la ghiera di precarico. Anche in questo caso si lavora per contenere l’usura e garantire scorrevolezza. La cremagliera della ruota libera è stata rinforzata e maggiorata fino a 36 denti.

Il peso complessivo della coppia Soniq 42 è di 1.595 grammi, che vanno bene per sentirsi sicuri anche se il fondo è sconnesso. Per contro, anche se parliamo di ruote inserite in una fascia di prezzo accessibile, l’uso di materiali e soluzioni tecnologicamente avanzate permette di avere prestazioni elevate, comfort, durata a un prezzo (abbordabile) di 1.590 euro.

Fulcrum Wheels