Commentare una gara di ciclismo da un punto di vista tecnico non è cosa scontata. L’esperienza diretta è alla base. Wladimir Belli, ex corridore tra gli anni ’90 e 2000 è oggi ai microfoni di Eurosport. Spesso lo sentiamo dare giudizi particolari su questo o quel corridore o anticipare le azioni e tattiche.
Come fa? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui.
Wladimir, dicevamo delle tue qualità di commentatore tecnico. Spesso attribuisci aggettivi particolari, che in effetti caratterizzano quell’atleta: coma ci riesci?
Mi viene un po’ da sorridere. Per fare quel che faccio oggi, ho alle spalle “qualche” chilometro fatto in carriera. Se fossero tutti in grado di commentare in un certo modo o di capire subito cosa succede o cogliere un particolare… magari non sarei lì. E’ proprio grazie a quei chilometri che riesco a capire se un corridore è a tutta oppure è lì, bello rilassato.
E cosa guardi?
Cento cose. Faccio degli esempi, così forse è più facile. Il gruppo è in salita e accelera di un chilometro orario, se ti alzi sui pedali per tornare sotto significa che sei già parecchio impegnato. Tra l’altro spendi di più, fai fatica a livello muscolare e al primo vero affondo ti stacchi. Oppure il busto: chi non è così sciolto, anche nei movimenti, chi è attaccato al manubrio… Non può più nascondersi al lungo. Sono aspetti che chi non ha corso in bici, anche se ci fa caso, magari non li nota fino in fondo.
E’ chiaro.
Per esempio mi viene in mente al recente Tour quando la Visma-Lease a Bike stava tirando per Vingegaard. Quando si è spostato Jorgenson e il danese è scattato, Pogacar non si è neanche alzato sui pedali. E lo dicevo da un po’ che stava bene. Poi cosa ha fatto Tadej? Lo ha fatto sfogare e appena è calato un po’ è partito lui e lo ha lasciato lì.
Cosa osservi anche nei momenti meno intensi?
Analizziamo la tappa di ieri alla Vuelta. Era da un po’ che dicevo di fare attenzione ad O’Connor, tanto è vero che mi hanno anche chiesto come mai insistessi molto su di lui. Ma si vedeva da come pedalava, da come girava il rapporto, dall’espressione della sua faccia. E poi bisogna anche informarsi. Vai a vedere il suo palmares. Mi dicevano che sarebbe arrivato, perché ai big non interessava. Che lo avrebbero ripreso quando volevano. Io dico che O’Connor arriva nei primi cinque di questa Vuelta. Ne parliamo dopo i Lagos de Covadonga. Oggi sono andati fortissimo. Non lasciamoci ingannare dal fatto che sono arrivati in 37 davanti. Sono arrivati in tanti perché il tracciato lo consentiva. Ma se ci fosse stato un chilometro al 15 per cento sarebbero arrivati: uno, uno, uno..
Chi ti piace come stile?
Enirc Mas, mi piace come pedala e mi piace la sua posizione. Tenendo conto del livello di questa Vuelta non sarei stupito se salisse sul podio, almeno in condizioni normali, senza cadute o inconvenienti particolari. Anche Riccitiello non è male. Non lo conosco bene, ma sta andando forte.
E a crono? Cosa noti e come fai a capire chi sta andando forte?
Ecco questa è la tipologia di tappa più difficile da commentare. Spesso vedi gente messa bene, che sembra stia spingendo un grande rapporto e poi il cronometro dice il contrario. Altri che sono più disuniti invece vanno forte. Ammetto che qui sono più in difficoltà. Ma in pianura e in salita, senza presunzione, ci azzecco!
Forse perché non eri un cronoman, ma uno scalatore! Andiamo avanti…
E poi ci sono anche quelli bravi a bluffare. Quelli che giocano d’astuzia e di esperienza: fanno espressioni, si muovono molto in bici…
E li scovi?
“Ni”: sì e no. Non è facile proprio perché sono bravi…
Prima, Wladimir, abbiamo un po’ accennato allo stile. Rispetto ai tuoi tempi si pedala in modo molto diverso, cosa ne pensi di queste “pedalate moderne”?
Contano i rapporti, i materiali, gli studi, la tecnologia. Penso a due corridori grandi, Van Aert e Merckx sul Ventoux. Se guardiamo le foto sono due posizioni totalmente differenti, ma il motivo, che faccio fatica a digerire, è che un tempo il corridore doveva essere completo. In pianura poteva fare anche 100 e passa pedalate, ma in salita ne faceva 50-60. Oggi anche se c’è una salita al 20 per cento non fanno meno di 80 pedalate. E questo cambia la struttura degli atleti, oggi più elastici, andate a vedere invece i quadricipiti di Coppi. Facevano paura.
E invece chi non ti piace del tutto?
Beh, forse i gemelli Yates (molto avanzati, ndr) e anche Pogacar non è che sia così bello ed elegante. Però va! Anche Sagan non era messo bene però andava forte. Sono dettagli.
Dettagli: quali sono quelli che ti piace osservare?
La spinta della scarpa sul pedale, che poi è il posizionamento delle tacchette. Da lì già si può capire qualcosa di quel corridore, della sua muscolatura. Non è semplice, però se per esempio pedala in punta e quindi in fase di spinta gli “sparisce” il polpaccio magari sai già che non è da volata. Mentre se spinge più con la pianta, e lì il polpaccio “esce”, magari è più potente e potenzialmente non è un corridore che va agile.
Hai elencato molte chicche tecniche per decifrare i corridori. Hai anche una sorta di sesto senso a prescindere dal passato ciclistico?
Alla fine il valore aggiunto è aver corso e aver fatto “un milione” di chilometri. Sono quelli che ti fanno cogliere i dettagli.