Evenepoel e Castelli a caccia di watt per Tour e Olimpiadi

20.01.2024
7 min
Salva

Siamo tornati dai mondiali di Glasgow con quei 12 secondi di differenza fra Evenepoel e Ganna, cercando di capire come avrebbe fatto l’azzurro per guadagnarli. Non abbiamo pensato minimamente che nel frattempo anche il belga si sarebbe dato da fare per aumentarli. L’ironia della sorte è che per farlo, Evenepoel e la Soudal-Quick Step hanno accanto Castelli, che con Ganna ha conquistato alcune tra le vittorie più belle e ancora lo supporta in nazionale. L’azienda di Fonzaso sa come infilarsi nel vento e scapparne a velocità doppia. E la sfida di rendere più veloce Evenepoel (e anche il nostro Cattaneo) suona davvero straordinaria.

La posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unico
La posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unico

Compattezza non comune

Lo testimoniano le parole pronunciate qualche giorno fa da Alvin Nordell, l’americano che fa da raccordo tra squadra e azienda, con cui avevamo già raccontato la dotazione per il team belga in vista delle classiche del Nord. L’occasione è stato un comunicato al termine di una sessione nella galleria del vento del Politecnico di Milano.

«Remco rappresenta una sfida unica – dice l’americano – perché la sua posizione è così compatta e aerodinamica che la maggior parte delle soluzioni che funzionano per altri corridori non danno lo stesso risultato con lui. Siamo al livello in cui i migliori ciclisti hanno bisogno di soluzioni personalizzate. Fortunatamente, Remco ha sempre riconosciuto l’importanza di questo lavoro e dedica molto tempo ai test e al miglioramento. Insieme continueremo a renderlo sempre più veloce».

Il tema è ghiotto, queste considerazioni su Evenepoel ricordano quelle di De Rosa su Berzin nel 1994. E così abbiamo voluto vederci più chiaro e siamo tornati da Alvin Nordell, mentre fuori nevicava e per lui che arriva dal Colorado era un po’ come essere tornato a casa.

Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)
Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)
In cosa consiste il lavoro che state facendo con Remco e la squadra?

Stiamo lavorando in galleria del vento con i vari team. Lo facciamo ormai da dieci anni e ogni volta che andiamo impariamo qualcosa in più. Proviamo cose nuove per vedere se possiamo acquisire conoscenze diverse e ovviamente Remco e la sua posizione compatta sono una sfida molto interessante. Con lui si parte dalle conoscenze che abbiamo e poi cominciamo a… giocare con alcune variabili, come i tessuti e il posizionamento, per cercare di ottenere il miglior risultato possibile.

Da dove siete partiti?

Abbiamo iniziato con il body che avevamo testato nelle ultime due stagioni nella galleria del vento e poi abbiamo apportato alcune modifiche. Alcuni nuovi modelli, alcuni nuovi tessuti e diverse variabili per vedere se potevamo guadagnare un paio di watt a suo vantaggio. Martedì è stata una giornata davvero lunga, ma siamo riusciti a mettere insieme alcune cose che lo hanno reso più veloce. Alla fine posso dire che è bello trascorrere una giornata così lunga se diventa anche produttiva. C’è stato molto duro lavoro sia da parte della squadra sia di Castelli, ma siamo riusciti nel nostro intento. Remco avrà dei body nuovi da provare per la prima cronometro della stagione.

E’ tanto diverso lavorare con un atleta alto come Cattaneo e uno compatto come Remco?

A questo punto della storia, l’aerodinamica è diventata molto specifica per il singolo corridore. Remco è molto compatto, ha pochissima superficie frontale. Quindi le cose che funzionano su di lui non necessariamente funzionano su alcuni dei corridori più grandi, più alti o magri. Al contrario, le soluzioni che abbiamo usato su corridori molto più alti e con maggiore superficie frontale non hanno funzionato su Remco. Questa fu una delle scoperte della prima volta che andammo con lui in galleria del vento. Vedemmo che non era così veloce e che una delle ragioni era la lunghezza delle maniche. Andava con quelle corte, così provammo ad allungarle fino a trovare la misura perfetta che portò il maggior risparmio.

La superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di Remco
La superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di Remco
Avere già lavorato con un corridore riduce le variabili anno dopo anno?

Diciamo che ci permette di avere più consapevolezze. Quando siamo andati martedì, abbiamo provato una manciata di prototipi e diverse opzioni. Abbiamo cominciato con un body che sappiamo essere veloce e poi abbiamo iniziato a provarne altri con delle piccole differenze. Specialmente con Remco, non sempre le cose che proponiamo funzionano come speriamo. Per questo abbiamo portato molte opzioni diverse e fortunatamente alla fine siamo arrivati al risparmio di qualche watt.

E’ importante accumulare dati dei vari test per arrivare a soluzioni più efficienti?

Lavoriamo con lui in galleria del vento da quando abbiamo iniziato a lavorare con il team, quindi dal 2022. A gennaio lo portammo per la prima volta e iniziammo a studiarlo. Poi lo abbiamo portato nuovamente nel 2023 e abbiamo provato ancora. Visto che quest’anno è così importante, sia con il Tour che con le Olimpiadi e si spera un altro titolo mondiale, siamo tornati in galleria questa settimana. Probabilmente ce lo porteremo ancora nei prossimi anni, per mettere a punto alcuni dettagli e andare in cerca di qualche altro watt. Un watt qui, un watt là: ormai si deve fare così.

E’ solo un fatto di forme o anche di materiali?

Entrambi, davvero. Abbiamo provato un paio di tessuti diversi solo per lui e abbiamo provato un approccio diverso, mettendo i materiali in modo diverso nella costruzione delle maniche. Poi abbiamo provato un paio di diversi disegni delle maniche con lo stesso materiale, in modo da poter confrontare cosa ha funzionato e cosa no. E’ venuto fuori che la costruzione di una manica sembrava più veloce usando un materiale o l’altro. E dopo aver passato tutta la giornata, siamo riusciti a trovare il meglio di tutto.

Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)
Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)
Ovviamente ha provato in assetto da gara?

Quando si va in galleria, cerchiamo di eliminare tutte le variabili. Quindi aveva tutto ciò che userà il giorno della gara. I body che dovevamo provare. La bicicletta predisposta con la ruota a disco. Il casco da cronometro. Le scarpe da gara. In realtà non ha provato i nuovi copriscarpe. Ogni volta cerchiamo di renderlo il più vicino possibile all’assetto da gara, perché sai che se cambi qualcosa, l’intero sistema può esserne influenzato.

Perché non ha provato i copriscarpe?

Perché sono abbastanza facili da mettere insieme, basta trovare i tessuti che funzionino. In realtà nel corso degli anni con Remco abbiamo provato cinque o sei diverse varianti e l’altro giorno abbiamo utilizzato i più veloci. Per farli serve comunque tempo, perché a volte i tessuti funzionano bene e altre no. Le scarpe si muovono, l’aria interagisce in modo diverso con le gambe che si muovono rispetto alle braccia che invece stanno ferme. Quindi abbiamo effettivamente trovato un tessuto per i copriscarpe e un altro per il body. 

In passato hai lavorato con Ganna: è importante conoscere le caratteristiche dell’avversario per aiutare il proprio atleta?

Alla fine il nostro obiettivo è rendere Remco il più veloce possibile. Alcune cose che per lui vanno bene non hanno funzionato per Ganna e la nazionale italiana. Quindi a questo punto, proprio perché i guadagni stanno diventando sempre più risicati, si deve essere molto specifici.

Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)
Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)
Avete fatto mai test in galleria sulla bici da strada? Dicono che Remco abbia una posizione ugualmente redditizia…

Due anni fa, quando avevamo Fabio Jakobsen, andammo in galleria del vento per renderlo il più veloce possibile allo sprint. Quindi portammo la sua bici, il casco, l’assetto completo. Provammo cose molto diverse, perché la posizione in sella durante lo sprint è molto diversa da quella sulla bici da cronometro. Ugualmente, il modo in cui l’aria ti colpisce quando sei sulla bici da strada rispetto alla bici da cronometro è molto diverso. E posso dire che Remco ha un’ottima posizione su strada, ma è molto più aerodinamico a cronometro. Non c’è proprio paragone.

Dedaindustrie: la ricerca passa dal Politecnico di Milano

06.04.2023
3 min
Salva

Oggi, più che in passato, assume un ruolo sempre più importante il tema del continuo miglioramento tecnologico al servizio dell’atleta. Accanto al tema della preparazione, un ruolo centrale è rappresentato dalla ricerca per migliorare la bicicletta in ogni suo aspetto, dal telaio alla componentistica. L’obiettivo dichiarato è quello di fornire all’atleta un mezzo sempre più performante.

Gli studi di Deda vengono fatti con l’appoggio della galleria del vento del Politecnico di Milano
Gli studi di Deda vengono fatti con l’appoggio della galleria del vento del Politecnico di Milano

L’incontro di due eccellenze

Non stupisce quindi il recente accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi fra Dedaindustrie Srl e il Politecnico di Milano. Stiamo parlando di due eccellenze italiane nei rispettivi campi di competenza, riconosciute a livello internazionale. Da una parte c’è Dedaindustrie Srl che, grazie al marchio Deda Elementi, è oggi partner tecnico di molti team professionistici. Dall’altra il Politecnico di Milano, riconosciuto a livello mondiale e riferimento in Italia per gli studi di carattere tecnologico e scientifico.

Nella galleria del vento del Politecnico si svilupperanno tutti i componenti Deda
Nella galleria del vento del Politecnico si svilupperanno tutti i componenti Deda

Sviluppo in galleria

Grazie a questa partnership, oggi Deda Elementi può contare sulla galleria del vento e sull’equipe di ingegneri dell’ateneo milanese nello sviluppo aerodinamico dei propri prodotti. L’attività in galleria del vento sarà fondamentale per la verifica degli studi di fluidodinamica (analisi CFD) sui prodotti in dotazione a team e atleti professionisti. La nuova collaborazione avrà inoltre un ruolo determinante nello sviluppo della futura gamma di componenti Deda Elementi, rivolta ad un mercato sempre più esigente per quel che concerne il design e la performance.

Tutti gli utenti che oggi scelgono Deda Elementi avranno l’ulteriore garanzia di utilizzare prodotti sviluppati e testati nella galleria del vento del Politecnico di Milano.

Non solo i manubri, ma tutti i componenti di Deda verranno studiati grazie al supporto dei ricercatori dell’Ateneo
Non solo i manubri, ma tutti i componenti di Deda verranno studiati grazie al supporto dei ricercatori dell’Ateneo

Debutto a metà marzo

La collaborazione fra Dedaindustrie Srl e il Politecnico di Milano ha avuto il suo debutto ufficiale lo scorso 16 marzo. Nell’occasione si è svolta una lunga sessione di prove per testare manubri, protesi e ruote. Nella stessa occasione sono stati validati i prototipi dei futuri nuovi prodotti. 

Gianluca Cattaneo, direttore commerciale di Deda Elementi si è dimostrato estremamente soddisfatto della nuova partnership con il Politecnico di Milano.

«Negli ultimi anni – ha dichiarato – l’estrema ricerca della migliore prestazione ha spinto la filiera a migliorare continuamente il design della bicicletta e dei componenti. Deda Elementi e il suo reparto corse non potevano che affidarsi a un altro leader come il Politecnico di Milano. Sono ulteriormente contento dal fatto che durante questa prima esperienza sono emerse sinergie tra le nostre due attività. Queste porteranno ad ampliare la collaborazione tra i nostri tecnici e i giovani talenti del Politecnico». 

Paolo Schito, docente del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, ha a sua volta confermato come siano davvero tante le collaborazioni tra aziende e squadre di altissimo livello nel ciclismo, che hanno deciso di testare i loro prodotti nella galleria del vento dell’ateneo milanese.

Deda Elementi

Almeida, che peccato. La Colnago TT1 era pronta per Verona…

26.05.2022
5 min
Salva

Doveva essere la bici con cui Almeida avrebbe ribaltato il verdetto delle montagne. Invece rimarrà sul camion del UAE Team Emirates. Oggi il portoghese ha annunciato il ritiro per la meno attesa positività al Covid. E la sua Colnago TT1 è tornata sul camion dei meccanici. Una vera arma contro le lancette, sviluppata con la collaborazione di tanti protagonisti: Colnago, Campagnolo e il Politecnico di Milano, università meneghina che è sempre di più un riferimento per il ciclismo dei pro’. Peccato…

La TT1 sembra nascondersi dietro la forcella
La TT1 sembra nascondersi dietro la forcella

La Colnago più costosa di sempre

«E’ difficile quantificare il costo di un progetto come la nostra TT1 – dice Manolo Bertocchi di Colnago – perché i processi di ricerca e sviluppo per un progetto come questo sono diversi, complicati e vedono tante forze in gioco. Fondamentale è stato anche l’apporto di Campagnolo. Alcuni corridori del Team UAE hanno iniziato a lavorare sulla bicicletta prima della fine del 2021 e anche nell’inverno il lavoro di sviluppo è stato intenso. Uno dei più attivi nello sviluppo è stato Mikel Bjerg. Oltre che essere un cronoman, è anche ingegnere».

La sensazione è che la TT1 è parte di un processo di innovazione dell’azienda, dove abbiamo visto la C68 e proprio la nuova bicicletta dedicata alle cronometro. Ci saranno altre novità in futuro? Siamo convinti che questo è solo l’inizio.

I test al Politecnico di Milano
I test al Politecnico di Milano

La TT1 di Almeida sotto la lente

Tutta in carbonio e con i freni a disco. Si parte dall’anteriore con una forcella con i foderi larghissimi, ma piatti nella sezione frontale. Rispetto alle bici da crono “tradizionali” ha il passaggio ruota più ampio, fattore che permette il passaggio di pneumatici panciuti: ci stanno comodi anche i tubeless da 28.

Noi l’abbiamo fotografata con una Bora Ultra WTO da 80 millimetri. Il manubrio full carbon è integrato e sviluppato in parallelo con la bicicletta. E’ alare con i due le due “corna arrotondate. Qui sono montate le leve dei freni e due “nuove scatolette” che sono i pulsanti aggiuntivi della trasmissione Campagnolo. E poi, osservando la bici frontalmente, la stessa sembra nascondersi dietro la forcella e il manubrio; la sezione centrale e il carro spariscono.

Le protesi con i terminali curvati

In questo caso le protesi non sono brandizzate, sono rialzate con le “torri” e gli appoggi dei gomiti sono paralleli proprio alle torri. Ci sono degli inserti CPC di Prologo, anche questi di nuova concezione.

Le prolunghe si “snodano” verso l’alto, sono in carbonio e hanno un volume maggiore verso la fine. Qui ci sono gli altri pulsanti della trasmissione.

Doppio profilato orizzontale

C’è la tubazione orizzontale con un ampio fazzoletto di rinforzo nella zona dello sterzo e che si collega all’obliquo. La vera particolarità è quella sorta di orizzontale aggiuntivo nella sezione mediana del telaio. Qui è integrata anche la borraccia, costruita con la tecnologia 3D e che è perfettamente integrata nel progetto. Dentro questa zona, sopra la scatola del movimento centrale è inserita la centralina della trasmissione SuperRecord.

Le calotte esterne del movimento centrale
Le calotte esterne del movimento centrale

I foderi obliqui non si innestano nel piantone, ma sono corti e uniscono i forcellini all’orizzontale aggiunto. Questa soluzione inoltre, permette di contenere l’affetto clessidra del carro, che si allarga solo per contenere il perno passante della ruota. C’è la pinna sopra la ruota, nei pressi di un nodo sella che segue la tangente obliqua.

Il seat-post è specifico e permette uno scarrellamento abbondante in senso orizzontale. La sella è la Prologo Dimension Tri CPC.

Il movimento centrale con le calotte esterne

La scatola del movimento centrale è stretta, se consideriamo i canoni più moderni, arrotondata e con le calotte esterne.

Power Meter SRM e due corone, la più grande da 56 denti, quella interna da 44, questa la configurazione che avrebbe utilizzato Almeida nella crono di Verona. Le pedivelle sono le classiche Campagnolo in carbonio, da 172,5 millimetri. Ci sono i pedali Look Blade Ceramic con molla di tensione da 20Nm. E ancora, la ruota posteriore lenticolare, nuova anche questa e tubeless (gommata Pirelli), un altro prodotto della generazione WTO Bora Ultra.

Per vedere la stessa bici lottare ai vertici di un grande Giro, ci sarà da aspettare il Tour. Per Pogacar ne hanno prodotta una identica…

Un giorno nel vento con Nibali e Wilier studiando le crono

20.01.2022
7 min
Salva

Un pomeriggio in galleria del vento, come non gli accadeva da tempo. Nei due anni scorsi, il lavoro sulla bici da crono si svolse in pista. Perciò venerdì scorso Vincenzo Nibali ha varcato i portoni del Newton Lab di Milano per dei test richiesti dalla squadra e da alcuni sponsor tecnici. Wilier Triestina con un prototipo. Limar per il casco. Giordana per i body. Nimbl per le scarpe. Con lui c’era anche De La Cruz, che ha cominciato di mattina e aveva di fronte interventi più importanti, tanto da aver sforato sui tempi.

«Sul fronte della posizione – conferma lo Squalo – sono messo bene, ho un bel Cx. Magari abbiamo anche ripetuto cose che per me direttamente non sarebbero state necessarie, ma se i feedback ti arrivano da un corridore esperto, per ricaduta sono utili a tutto il resto della squadra».

E allora andiamo a vedere con il campione siciliano su cosa si è lavorato nel pomeriggio contro il vento, con un collegamento dalla Spagna dove l’Astana Qazaqstan Team sta svolgendo il secondo ritiro e dove Vincenzo stesso resterà fino alla Vuelta Valenciana del 2 febbraio da cui partirà la sua stagione. La sensazione percepita è di ritrovato entusiasmo. Mentre parliamo Velasco è nel balcone della stanza a prendere il sole, si intuisce un pomeriggio molto luminoso.

La posizione delle mani è soggettiva, ma incide molto sul Cx (foto Astana Qazaqstan)
La posizione delle mani è soggettiva, ma incide molto sul Cx (foto Astana Qazaqstan)
Si è lavorato sulla bici da crono?

Su tutto il comparto, diciamo: dalla bici all’abbigliamento, passando per il casco. Abbiamo fatto due sessioni. In quella del mattino c’è stato De la Cruz, poi è toccato a me. Sono arrivato alle 13, ma ho cominciato leggermente più tardi per dar modo a David di concludere i suoi test.

Come è fatta la Wilier da crono?

E’ completamente nuova e non ho portato le misure dello scorso anno, perché non ho fatto prove in galleria del vento e non ho apportato variazioni alla mia posizione di sempre. La bici nuova è un prototipo da confermare, che a quanto dicono verrà fuori per il Giro d’Italia. Il telaio cambia e dovrebbe essere più leggero di 200 grammi. Il manubrio e le protesi saranno molto simile a quelli del 2021.

Durante il test sulla nuova Wilier, Nibali ha provato anche i copriscarpe (foto Astana Qazaqstan)
Durante il test, Nibali ha provato anche i copriscarpe (foto Astana Qazaqstan)
Come sono fatti?

Abbiamo montato delle protesi stampate che sono già nel catalogo di Wilier. Per usarle ho dovuto cambiare leggermente l’angolo di apertura delle braccia. Ci sono misure standard e volendo si possono personalizzare, ma io mi sono trovato benissimo con quelle che mi hanno proposto. La posizione delle mani è un punto cruciale…

Spiega…

Dipende da come ti trovi e da come impugni le protesi. Se ci fate caso, Ganna tiene le mani orizzontali, quasi aggrappato. Io le afferro dai lati, ma c’è stato un periodo in cui intrecciavo le mani sopra. Fra manubrio e casco si può lavorare tanto.

Come è fatto il casco Limar che hai provato?

Non è un casco a coda tronca, né lunga. Diciamo che è una via di mezzo. La coda corta, che va tanto di moda, è molto buona con il vento laterale. Quella lunga è veloce, ma ti costringe a una posizione perfetta, perché se abbassi la testa, la coda si solleva e ti frena. La soluzione di Limar per il 2022 è un casco di forma tondeggiante, che copre anche di più le spalle, riducendo le turbolenze di quella zona.

Parlando con Cattaneo e poi con Malori si è discusso della posizione da crono: se debba essere scomoda o confortevole…

La bici da crono non è mai comodissima. Quando si va in cerca della posizione migliore, si determina la migliore e quanto più riesci ad avvicinarti, maggiore sarà il guadagno. Per questo la differenza spesso la fa quanto usi la bici da crono. Oggi ad esempio (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto tutti tre ore solo con la bici da crono.

Sul fronte dei body che cosa hai provato?

Diversi tipi, io credo di averne provati quattro. Semiforato, con le righe, con le palline, plastificato… Varie prove per valutare la vestibilità e ad esempio il taglio del collo, dove rischiano di formarsi delle pieghe, soprattutto se uno non ha le spalle larghissime, in cui si infila l’aria offrendo resistenza. Anche Giordana ha raccolto tutti i dati, li elaboreranno e alla fine si determinerà la soluzione più redditizia.

Sul fronte delle scarpe avete provato qualcosa?

Sì, ho usato dei copriscarpe, ma con Nimbl c’è un progetto per realizzare delle scarpe da crono speciali in carbonio. Loro hanno già una bella esperienza vincente in pista e quando saranno pronte, potrei anche non usare il copriscarpe.

Come ti trovi ad avere le scarpe su misura?

Sono molto leggere e performanti. Hanno fatto un calco del mio piede e su quella base hanno costruito una scarpa che ne asseconda le forme, le eventuali irregolarità. Le mie scarpe sono comode solo per me insomma (ride, ndr), qualcun altro potrebbe trovarle scomode, ma solo perché il mio piede… ce l’ho solo io. Sono come un guanto che asseconda alla perfezione la forma. Vengono fatte completamente in Italia, il valore non si discute.

Quanto peserà la crono nel tuo 2022?

E’ molto importante, è sempre stata l’ago della bilancia. Oggi magari non sono più lunghe come prima e forse proprio per questo la cura dei materiali è ancora più importante. Se risparmi un secondo a chilometro, è già tanto. Alla fine di una corsa, 30 secondi possono fare la differenza.

Il flusso d’aria mette alla prova l’efficienza del casco (foto Astana Qazaqstan)
Il flusso d’aria mette alla prova l’efficienza del casco (foto Astana Qazaqstan)
Passiamo per un attimo alle bici da strada: al Bahrain usavi la Reacto per le classiche e la Scultura in montagna…

Qui la situazione è simile, nel senso che abbiamo la Filante che è la più veloce e la Wilier 0 Slr che si presta di più per la salita. Io penso che userò più spesso la Filante, ma siccome gli angoli dei telai sono pressoché identici, magari prima di un tappone di montagna la 0 Slr è più prestante.

Soddisfatto di questi test?

Molto. La prova serviva soprattutto per i materiali e il fatto che sia stata la squadra a richiederla e non una mia esigenza dimostra che ci tengono e stanno investendo. Un bel modo di cominciare.