Pogacar Merckx

Merckx VS Pogacar, l’opinione di Gregori

06.12.2025
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Ultimamente hanno fatto parlare le dichiarazioni di Roger De Vlaeminck sul paragone tra Merckx e Pogacar. Il belga ha rilasciato al quotidiano fiammingo Het Laatste Nieuws frasi come: «Pogacar non si avvicina nemmeno lontanamente alle dita dei piedi di Merckx». Oppure: «I giornalisti che fanno questo paragone non hanno la minima idea di cosa sia il ciclismo. Se avessi di nuovo 22 anni, Pogacar non sarebbe in grado di superarmi».

Dichiarazioni che a molti sono sembrate quanto meno avventate, considerando le imprese che ogni anno Pogacar sta mostrando al mondo. Ma qual è davvero il posto dello sloveno nella storia del ciclismo? Per capirne un po’ di più abbiamo contattato uno dei grandi maestri del giornalismo sportivo italiano, Claudio Gregori.

Claudio Gregori ha seguito dodici Olimpiadi, ventotto Giri d’Italia e tre Tour de France: una delle voci più autorevoli del giornalismo sportivo italiano
Claudio Gregori ha seguito dodici Olimpiadi, ventotto Giri d’Italia e tre Tour de France: una delle voci più autorevoli del giornalismo sportivo italiano
Claudio, cosa ne pensi delle frasi di De Vlaeminck? 

Quello di De Vlaeminck a mio modo di vedere è un discorso inaccettabile. Guarda ai corridori con cui si è confrontato, soprattutto Merckx dal quale ha perso molte volte. Poi è anche un corridore molto diverso da Pogacar, ma di fatto non analizza le vittorie, i numeri vanno anche pesati. Il ciclismo moderno è molto diverso dal loro, qui tutto è calcolato al millesimo, ogni grammo di carboidrati da prendere durante le gare, ogni caloria. Forse per questo De Vlaeminck vede questa epoca così differente dalla sua.

Tu invece la pensi diversamente?

Pogacar e Merckx sono due corridori diversi che hanno corso in epoche diverse. Facciamoli correre insieme per gioco. Pogacar è sicuramente più forte di Merckx in salita, anche semplicemente perché pesa 66-67 chili, mentre il belga aveva un peso forma di 74-75 chili. Merckx però aveva sicuramente un motore più potente, era più forte sul passo e in volata. Inoltre correva anche in pista, ha fatto il record dell’Ora e vinto 17 Sei Giorni.

Roger De Vlaeminck Parigi-Roubaix
Roger De Vlaeminck ha vinto 4 Parigi-Roubaix, come lui solo Tom Boonen
Roger De Vlaeminck Parigi-Roubaix
Roger De Vlaeminck ha vinto 4 Parigi-Roubaix, come lui solo Tom Boonen
In effetti i numeri del belga forse resteranno imbattibili…

I numeri dicono che Merckx in carriera ha oltre 500 vittorie, tra cui 11 Grandi Giri. Pogacar per ora è arrivato a 105 vittorie con 5 Grandi Giovani ri. Detto questo Pogacar è un campionissimo. Ha vinto 5 Giri di Lombardia su 5 partecipazioni, un dato incredibile. Certo, tra i risultato di Merckx spiccano le 7 Sanremo, come anche le 3 Parigi-Roubaix, mentre lo sloveno è ancora a zero. Ma bisogna anche vedere il modo, appunto pesare le prestazioni. Pogacar è arrivato secondo alla sua prima Roubaix, qualcosa di impensabile fino a pochi anni fa.

Forse è questa la sua grandezza?

Certamente. Nel ciclismo moderno sembrava impossibile entusiasmare con gli assoli, lui invece ha riscoperto questo modo di correre. Ancora più difficile da mettere in atto adesso rispetto a decenni fa. Ha vinto gli ultimi due campionati del mondo attaccando a 100 chilometri dall’arrivo, quando eravamo abituati al fatto che bastasse guardare gli ultimi 30-40 chilometri dall’arrivo. E questa cosa che lo rende amatissimo. Come alla Strade Bianche di quest’anno, quando sembrava tagliato fuori dopo la caduta, invece poi…

Pogacar è arrivato secondo alla sua prima partecipazione alla Roubaix, qualcosa di impensabile fino a soltanto pochi anni fa
Pogacar è arrivato secondo alla sua prima partecipazione alla Roubaix, qualcosa di impensabile fino a soltanto pochi anni fa
C’è poi il fatto che i paragoni veri si potranno fare solo a fine carriera. Quanto potrà correre ancora Pogacar?

Quanto vincerà ancora non lo sappiamo, secondo me potrebbe fare ancora 5-6 anni ad altissimo livello. Però qualche confronto con altri campioni lo possiamo già fare. Per esempio Hinault ha vinto 10 Grandi Giri e solo 5 Classiche Monumento, e credo che Pogacar gli sia già superiore ora, proprio perché è più spettacolare.

Spesso sentiamo dire che però questi assoli solitari stufano. Qual è la tua opinione?

Io mi diverto a guardarlo. Trovo bellissimo che tutti lo si aspettino e lui si presenti sempre puntuale, come a Kigali. Lì il duello con Evenepoel è stato bellissimo, perché poi gli avversari li ha eccome in certe gare. Ritenterà di vincere la Sanremo, una corsa che ha sempre acceso lui negli ultimi anni, e troverà ancora Van der Poel. Lo stesso vale per la Roubaix. Comunque non credo che sia noioso, come non credo che Coppi abbia ammazzato il Giro d’Italia durante la famosa Cuneo-Pinerolo nel ‘49. La gente era lì assiepata con il cronometro in mano, a vedere il distacco con Bartali. Il ciclismo non è bello solo per conoscere il vincitore di una gara, ma anche per l’azione in sé.

Campionati Europei 2025, Evenepoel, Pogacar, Seixas
Secondo Gregori, Evenepoel è il rivale più temibile dello sloveno
Campionati Europei 2025, Evenepoel, Pogacar, Seixas
Secondo Gregori, Evenepoel è il rivale più temibile dello sloveno
Quindi non è vero che Pogacar, a differenza del Cannibale, non abbia rivali all’altezza?

No, e l’abbiamo visto al Tour de France con Vingegaard. Anche se penso che il più temibile sia Evenepoel. Ha due anni in meno di lui, è stato frenato da incidenti molto gravi e comunque ha vinto ha vinto due ori olimpici, quattro mondiali, quattro europei, una Vuelta, cioè ha dimostrato che può lottare nei Grandi Giri. Certo Pogacar è più forte in salita, ma il belga è un cagnaccio e ha la mentalità del campione assoluto.

Claudio, quindi secondo te che posto avrà (o ha già) Pogacar nella storia del ciclismo?

Per ora vale ancora la definizione di Gian Paolo Ormezzano: “Merckx il più forte, Coppi il più grande”. Ma fra tre anni credo che tra loro due potremmo senza dubbio inserirci anche il campione sloveno.

Met Trenta 3K Carbon, ecco il nuovo casco che ha già vinto tutto

Met Trenta 3K Carbon, il nuovo casco che ha già vinto tutto

22.10.2025
6 min
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Con la versione aggiornata del Met Trenta 3K Carbon, Pogacar ha vinto il Tour de France 2025, il mondiale e l’europeo (solo per citare alcune vittorie). Il campione sloveno è solo la punta di una piramide di corridori ed atlete (Elisa Longo Borghini lo ha calzato vincendo il Giro d’Italia Woman) che hanno vinto indossando questo nuovo casco.

Met ha lavorato per rendere ancora più ventilato un casco che era già un riferimento, utilizzando in modo esponenziale la sua galleria del vento Tube. Entriamo nel dettaglio del casco Met.

Met Trenta 3K Carbon, ecco il nuovo casco che ha già vinto tutto
Nuovo Met Trenta 3K Carbon, molto utilizzato da Pogacar
Met Trenta 3K Carbon, ecco il nuovo casco che ha già vinto tutto
Nuovo Met Trenta 3K Carbon, molto utilizzato da Pogacar

Trenta 3K Carbon, cosa è cambiato?

Rispetto alla versione precedente adotta gli inserti in carbonio come un vero e proprio telaio portante. Prende il nome di 3K Airframe, non è un semplice vezzo estetico ed ha permesso di ottimizzare la distribuzione del mold EPS interno. L’obiettivo principale non era alleggerire il casco in termini di peso, ma renderlo più sicuro ed equilibrato, migliore distribuzione dell’EPS che ha influito anche su una migliore (aumentata) ventilazione, pur pagando qualche grammo in più.

Flusso d’aria migliorato del 16%. Sicurezza maggiore del 40%, un risultato straordinario certificato con le 5 stelle ottenute all’Istituto Virginia Tech. I dati relativi alla penetrazione dello spazio non sono variati in modo esponenziale, sempre facendo un confronto con la generazione Met più anziana, ma la calotta in EPS, completamente coperta dal policarbonato, rende il nuovo Trenta 3K Carbon ancor più resistente, longevo e protettivo. E’ stata cambiata la calzata, resa più rotonda.

Come è fatto

Oltre alla caratteristiche menzionate precedentemente, sono da sottolineare le 24 feritoie totali, tra aperture frontali, superiori ed estrattori posteriori. Le stesse aperture corrispondono a canali interni che veicolano l’aria in ingresso ed il casco non è schiacciato sulla nuca, i punti di contatto sono ridotti, a tutto vantaggio di una temperatura che non cresce in modo importante.

Le imbottiture sono sviluppate con Mips ed integrano l’AirNode. Il rotore micrometrico posteriore agisce sul filler laterale che si snoda lungo tutto il perimetro del casco. Significa avere pressioni ben distribuite a 360°.

Gli altri dettagli da considerare

Perché un colore differente del mold EPS interno al casco? Lo abbiamo chiesto ad Ulysse Daessle, responsabile delle relazioni media di MET, ma anche figura molto importante ai fini del collegamento tra i team e l’azienda stessa.

«La scocca in EPS del nuovo Trenta 3K Carbon – ha spiegato – è realizzata a doppia densità, ma la soluzione è limitata solo alla parte posteriore. Abbiamo rastremato il materiale dove era possibile e calibrato la resistenza zona per zona, ottimizzando il fattore sicurezza».

La nostra prova, i nostri feedback

Una maggiore rotondità del fitting si percepisce appena il casco viene indossato. Un casco più rotondo, a nostro parere, si può tradurre anche in un comfort maggiore, ma il vantaggio principale arriva dal fatto che i punti di contatto con la testa sono ridotti, pur avendo in testa un casco che resta immobile. Significa avere tanta aria che entra e circola liberamente. Significa avere un casco che espelle in modo del tutto automatico il calore e l’umidità, minimizzando eventuali fastidi e l’aumento della temperatura.

Sempre ottima a nostro parere la gabbia posteriore di ritenzione ed adeguamento della taglia, con il rotore ed il filler perimetrale che stringe, ma non comprime. Le zone frontali e parietali della testa non subiscono pressioni, così come l’occipitale che è ben protetta, per nulla schiacciata.

Anche grazie alla calzata appena descritta ed un ingombro posteriore ridotto, il nuovo Met Trenta 3K Carbon offre una sensazione di leggerezza maggiore, quasi impercettibile in alcuni momenti. E’ oggettivamente bello da vedere e trasmette un’immagine relativa al fitting, piena e gratificante.

MET Helmets

Fenomeno Pogacar, (anche) grazie a eccellenze made in Italy

30.07.2025
4 min
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Pogacar, come si fa a non parlare di lui nel ciclismo attuale? Atleta fenomenale, questo è certo, ma cosa c’è alle sue spalle e cosa muove questo ragazzo di soli 26 anni? Nel mondo dello sport i fenomeni esistono e lo sono anche grazie ad una serie di persone, di staff e di aziende che si muovono nei dietro le quinte.

E alle spalle di Pogacar c’è anche tanto Made in Italy e non è un segreto. Colnago e DMT, Fizik e Pissei, ma anche un artigiano delle ruote che da molti anni è partner ufficiale di Enve per il Service Course, per lo sviluppo dei prodotti dedicati ai pro’. Enve affida l’assemblaggio proprio a Filippo Rinaldi e al suo staff di Pippowheels, dove tutti sono appassionati e pedalatori.

Filippo, come nasce la collaborazione con il team?

Attraverso la conoscenza ed i rapporti che abbiamo da anni con Colnago e dove è stato presentato tutto il progetto Enve dedicato al team. Per tutto quello che riguarda questa e altre collaborazioni non sono solo io, ma dietro le quinte ci sono una serie di competenze ed eccellenze, di fatto c’è lo staff dell’azienda Pippowheels.

Quale è il tuo ruolo e quello del tuo staff?

Soddisfare le esigenze del team. Ogni esigenza e richiesta tecnica, nel più breve tempo possibile. Da Enve abbiamo carta bianca.

Riesci a quantificare l’impegno che viene richiesto?

Siamo costantemente in contatto con il team, con periodi più blandi e tranquilli che si alternano a momenti di grande pressione. Se dovessi quantificare l’impegno dell’azienda potrei dire che il 30 per cento del tempo è dedicato al team, ma abbiamo un vantaggio. E’ quello legato agli elevati standard qualitativi che adottiamo, approvati da Enve e dalla squadra. Significa apportare modifiche minime tra le ruote standard e quelle specifiche per la squadra. Tutte le ruote Enve che escono da Pippowheels rientrano nei parametri richiesti dalla UAE Emirates.

Puoi raccontare qualcosa in merito alle richieste del team?

Prendo ad esempio l’ultima versione delle ruote Pro usata al Tour. È un progetto partito al training camp invernale del 2024. Ha richiesto più di un anno di sviluppo ed un blend di soluzioni mai usate in precedenza, per ogni singolo componente, mozzi, raggi e tensioni, cerchio. Ha vinto il Tour e per noi è una soddisfazione immensa.

Ti confronti anche con i corridori, oppure fai riferimento esclusivamente al performance staff UAE Emirates-XRG?

Entrambi, ma il rapporto è diretto con lo staff dei meccanici, soprattutto con Alberto Chiesa e con il performance staff. Con gli atleti c’è un confronto durante i training camp.

E’ la prima volta che sei coinvolto in questo modo in un progetto tecnico?

Non è la prima volta. Pippowheels collabora con i team pro’ e con importanti aziende da sempre, ma è la prima volta che è stato instaurato un progetto così profondo e duraturo.

La DMT più leggera di sempre? Usata da Pogacar al Tour

28.07.2025
4 min
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Non è solo la DMT che indossa Pogacar, ma è la DMT più leggera mai creata e si chiama Pogi’s Superlight. Il design ed il primo impatto estetico sono tutto ciò che ha reso celebre questa calzatura fin dalla prima versione, ma nel tempo il prodotto è evoluto ed è cambiato tantissimo.

La nuova Pogi’s Superlight è complessivamente il 15% più leggera della versione precedente, con una rigidità ottimale ed una forma che rende questa calzatura anche efficiente in fatto di aerodinamica. Vediamola nel dettaglio

La DMT con i lacci, ora integrati

Quel corridore che si presenta con le scarpe gialle e nere e utilizza le stringhe, nell’era dei rotori. Era il Pogacar del 2020 ed in quell’anno vinse il primo Tour de France, ma lanciò di fatto anche una tendenza che ora come ora è più che mai attuale. Le scarpe con i lacci hanno preso una bella quota del mercato e diversi marchi hanno emulato la scarpa da bici con le stringhe.

I passaggi sono stati diversi in questi cinque anni e le nuove Pogi’s Superlight sono il risultato di un percorso evolutivo di forme, materiali e soluzioni tecniche. Ora hanno i lacci intergrati (non più le stringhe classiche) e nella taglia 42 hanno ridotto il peso dell’11% (se messe a confronto con la versione più anziana), passando da 220 a 195 grammi nella taglia 42.

Sono cambiate la tomaia e la suola

Non solo questione di chiusura. La tomaia 3D è stata completamente cambiata, perché è più leggera ed anche aerodinamica, è confortevole e molto traspirante. La tasca superiore alla linguetta, quello che funge da contenitore per i terminali dei lacci ha una posizione rivista. Viene riproposta l’integrazione della tecnologia Ice-Key che permette il riconoscimento del corridore in caso di incidente. Il dispositivo è all’interno della tomaia. DMT è il primo fornitore di calzature ad aver integrato questa tecnologia.

Tutta nuova anche la suola full carbon Super Light, certamente alleggerita, ma capace di mantenere un eccezionale rapporto tra la rigidità ed il peso. Al pari della suola è stato applicato un tacchetto posteriore sostituibile ed in materiale bicomponente.

Livrea black antracite
Livrea black antracite

Le altre cose da sapere

Il prezzo di listino delle DMT Pogi’s Superlight è di 439 euro e saranno disponibili nella colorazione full white, oppure black antracite. E’ una tipologia di calzatura che mette al centro il comfort e la termoregolazione, ma è stata sviluppata a braccetto con Pogacar ed anche per questo motivo resta un prodotto da competizione. La tomaia 3D è ben protetta nei punti critici e ben strutturata, ma il brand consiglia di non utilizzare detergenti chimici aggressivi per la pulizia.

DMT Cycling

Una nuova posizione da crono per Pogacar? Cerchiamo di capire

28.06.2025
5 min
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La posizione attuale di Pogacar sulla bici da crono è davvero redditizia? E’ un quesito che ci siamo posti dopo la tappa contro il tempo del Giro del Delfinato, al di la del risultato conseguito dal fuoriclasse sloveno.

La sensazione è quella di un corridore che ha estremizzato ulteriormente il setting sulla bici da crono, a favore dell’aerodinamica, ma sacrificando in parte il comfort. Vediamo se il nostro approccio può essere fondato e se sì, quali potrebbero essere le motivazioni, i vantaggi e gli svantaggi. Per farlo abbiamo approfondito l’argomento con l’Ingegnere Alessandro Colò di Body frame.

Nella prima crono del 2025 negli Emirati Arabi si già si è notato qualcosa in termini di posizione avanzata
Nella prima crono del 2025 negli Emirati Arabi si già si è notato qualcosa in termini di posizione avanzata
Alessandro, rispetto all’anno passato, Pogacar può avere un setting biomeccanico differente? Ti sei fatto un’idea?

Sicuramente Pogacar ha cambiato diverse cose nella sua posizione da crono. Ha i gomiti più arretrati, le protesi più angolate verso l’alto e di conseguenza le mani più vicine al viso. E’ decisamente più raccolto rispetto al 2024 ed il bacino è molto più vicino al manubrio.

Alessandro Colò nello studio Body Frame di La Spezia
Alessandro Colò nello studio Body Frame di La Spezia
Quale può essere il motivo?

Hanno cercato di estremizzare il setting aerodinamico in posizione da crono. Se dovessimo tracciare una linea dalla sua spalla, verso la ruota anteriore della bici si noterebbe ancora di più, anche lo spostamento del gomito verso il retro. Il rovescio della medaglia è che un setting del generare crea instabilità e perdita di prontezza nella guida.

Avere a disposizione anche una bici aero concept, la Y1Rs, ha influito sul setting da crono?

Direi di no. La bici da crono e quella per le gare in linea hanno due percorsi indipendenti. La posizione su una bici da crono non è mai comoda ed è una sorta di compromesso tra la migliore efficienza, la penetrazione aerodinamica ottimale e l’effettiva resa su strada. E poi ci sono le regole UCI da rispettare e sono piuttosto stringenti. Pogacar rientra in una categoria 1.

Cosa significa?

Pogacar è alto meno di 1 metro e 80, 1,76 per essere precisi. Per essere a norma nella sua categoria si prendono una serie di valori numerici relativi alle proporzioni. Ad esempio la distanza orizzontale che va dalla perpendicolare del movimento centrale alla punta delle appendici non può oltrepassare gli 80 centimetri.

Alla Roubaix il cambio bici e due selle diverse, una customizzata, l’altra standard
Alla Roubaix il cambio bici e due selle diverse, una customizzata, l’altra standard
La sella rientra nel cambio di setting?

Il passaggio da Prologo a Fizik è prima di tutto un discorso commerciale, ma è pur vero che il modello di Fizik che utilizza Pogacar, una Argo Adaptive personalizzata, ha una forma diversa rispetto alla Prologo che ha usato fino al 2024. La nuova Fizik gli permette di essere ancora più avanzato, la cosa si nota maggiormente sulla V5Rs e sulla Y1Rs, meno sulla crono, dove, come detto in precedenza le regole da rispettare sono perentorie.

La disposizione delle frazioni a crono del Tour può avere un risvolto nelle scelte tecniche della bici?

A mio parere sì. Perché ci sarà una crono di 33 chilometri, nella tappa numero 5. Poi una crono-scalata, alla frazione numero 13, di soli 11 chilometri, dove si potrebbe anche limitare l’impiego della bici da cronometro. L’approccio è completamente diverso rispetto al Tour del 2024, dove le due crono erano più lunghe, impegnative e dove il dettaglio più piccolo poteva fare una grande differenza. In questo caso invece, facendo un ragionamento sommario, i corridori, dopo la crono di 33 chilometri potrebbero anche dimenticare la bici specifica.

Al Delfinato ha sperimentato quindi?

Da un corridore del genere ci si può aspettare anche una sorta di test in gara. Magari una sorta di esperimento adottando soluzioni differenti rispetto al passato.

A prescindere da tutto, può aver perso un po’ di attitudine sulla bici da crono, visto una primavera incentrata sulle classiche? Lui stesso ha detto di voler fare qualcosa di più in allenamento a crono…

Le gare contro il tempo nelle quali si è cimentato sono state solo due. Sono una piccolissima parte di un puzzle che include tantissime prove ed allenamenti. Rispetto a quanto visto al Delfinato sono convinto che cambierà qualcosa, lo vedremo presto.

Colnago V5Rs, una bici da agonista senza compromessi

12.05.2025
5 min
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Colnago V5Rs è molto più che l'erede della V4Rs, è una bici tutta nuova nel progetto, nella sostanza e nelle prestazioni. E' certamente leggera ed elegante, ma è anche briosa, a tratti perentoria. Con tutta sincerità è la prima Colnago che si mostra così "cattiva", perché va guidata con decisione, a tratti senza tentennamenti, al tempo stesso è davvero gratificante.

Dopo la presentazione ufficiale e dopo aver visto la Colnago V5Rs primeggiare con il solito Pogacar, anche noi (a nostro modo) abbiamo voluto testarla a fondo, mettendola sotto torchio e mettendo noi stessi alla prova.

Rispetto alla V4Rs cambia tutto. Cambiano le risposte e l’impostazione in sella. Cambia radicalmente il feeling di una bici che, rispetto alla precedente, è un purosangue come poche altre, ma è anche più impegnativa ed esigente. Entriamo nel dettaglio della nostra prova.

Una taglia 51, con il manubrio integrato Colnago CC.01, la trasmissione Sram Red AXS (48×35-10×30). Le ruote sono l’ultima versione delle Vision SC45 gommate Pirelli da 28 (con camera d’aria), mentre la sella è Prologo modello Scratch M5 Nack. Il peso rilevato è di 6,85 chilogrammi (senza pedali), versione che ha un prezzo di listino di 11.800 euro.

La prima fase del test a Desenzano, poi circa 700 chilometri sulle nostre strade (foto Nicola Vettorello)
La prima fase del test a Desenzano, poi circa 700 chilometri sulle nostre strade (foto Nicola Vettorello)

Non è solo una questione di numeri

Ormai si contestualizza tutto grazie ai numeri, ai dati, eppure c’è ancora spazio per le sensazioni. Se vai forte e spingi pesante sui pedali, ma sei scomodo, prima o poi arriva la fase di cedimento. Se vai forte, sei comodo sulla bici e ti senti bene, sei un tutt’uno con il mezzo meccanico che ti segue e risponde ad ogni tua esigenza, i numeri diventano il giusto completamento di una gratificazione che, prima di tutto è personale. Questa considerazione è a nostro parere la sintesi perfetta di quello che rappresenta la Colnago V5Rs. E’ una bicicletta che trasmette tantissimo in fatto di resa tecnica, ma deve essere cucita in modo perfetto sulle esigenze dell’utilizzatore.

Colnago V5Rs è una di quelle bici dal DNA corsaiolo che quasi non traspare, se il giudizio parte dalla pura considerazione estetica. E’ sfinata, quasi minimale ed essenziale, non è voluminosa ed ingombrante. E’ elegante. Quando si monta in sella la valutazione relativa all’immagine che offre non cambia, ma quella convinzione di bici comoda e docile sparisce in un amen. Invita a spingere ed alzarsi di sella andando ben oltre i numeri che si leggono sul Garmin.

Cosa cambia rispetto alla V4Rs

Cambia tutto. Andiamo oltre al peso del telaio e della bici completa. Andiamo oltre i numeri di Pogacar, di quello che esprime quando è sulla V5Rs e proviamo a ragionare nell’ottica di una sfruttabilità di persone normali, che hanno wattaggi normali e usano una V5Rs prima di tutto per soddisfare il proprio ego, passione e voglia di pedalare su una bella bici.

La V5Rs è una bici molto più veloce a parità di allestimento, soprattuto nei tratti pianeggianti, vallonati e dove è necessario rilanciare la bici uscendo di sella. In questi contesti si percepisce il grande lavoro (che si può tradurre in una rigidità maggiore) che è stato fatto sull’intero comparto centrale. E’ molto più tosto rispetto al precedente e segue con una fedeltà non comune, diventando una bici estremamente divertente/efficiente/gratificante proprio in fase di cambio di ritmo. Paradossalmente (sempre dal lato utilizzo, al netto dei numeri), la bici risulta più comoda e fluida quando si pedala da seduti.

E’ completamente stravolto il setting della pedalata, a parità di taglia e biomeccanica. La V5Rs porta ad avere, in modo maggiore, il corpo centrato sul piantone e tutto caricato sull’anteriore. Si è molto più efficienti nelle diverse fasi di spinta ed in salita questo cambio emerge all’ennesima potenza. E’ altrettanto necessario darsi del tempo per abituare la pedalata ed a una dinamica dello sforzo che cambia inevitabilmente. In discesa la nuova Colnago è una belva, che impegna e deve obbligatoriamente essere guidata con tanta concentrazione, ma è una bicicletta chirurgica.

In conclusione

Per quello che concerne lai resa tecnica, una volta su strada, la nuova V5Rs offre tantissimo, ma chiede anche molto (sempre nell’ottica di essere sfruttata per quello che è e al massimo delle potenzialità). Colnago ha fatto bingo, perché sfruttando le caratteristiche e le richieste di Pogacar, mette sul piatto una bicicletta che non solo sfrutta i moderni canoni delle geometrie, ma diventa la Colnago più leggera e più corsaiola di sempre.

La V5Rs è una bicicletta che indossa l’abito da cerimonia ed il papillon, in realtà sotto nasconde una forza e una prepotenza non da sottovalutare, soprattutto per chi in bicicletta pedala per diletto. Eppure, come spesso ci piace sottolineare durante i bike test, le perentorietà caratteriali del mezzo, se gestite nel modo corretto e plasmate sulle esigenze soggettive, si trasformano in divertimento e piacere di guida. La V5Rs è una di quelle bici che possono fare la differenza? La risposta è sì, la Colnago V5Rs è una bicicletta super top di gamma che invita a stare con il gas aperto ed è superlativa un po’ su ogni terreno.

Colnago

Nuova V5Rs, genesi della Colnago più leggera di sempre

16.04.2025
6 min
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DESENZANO DEL GARDA – Colnago V5Rs toglie i veli e si presenta in modo ufficiale alla stampa internazionale. Rispetto alla V4Rs, la nuova bici di Pogacar e compagni al UAE Team Emirates ha subìto una cura dimagrante non banale e porta con sé un concetto di analisi della rigidità diverso dalla concorrenza. Se messa a confronto con la V4Rs è meno rigida durante una valutazione statica. Invece, lo è molto di più quando si analizza il valore durante la pedalata, nel corso della fase dinamica.

La nuova Colnago, che debutterà domenica all’Amstel Gold Race, è il risultato perfetto di un’equazione. Aerodinamica (grazie ad un drag paragonabile ad una aero concept) e leggera. E’ capace di trasmettere un buon feeling in ottica comfort, rigida in salita e durante gli sprint. Eccola nel dettaglio.

Anche la nostra Longo Borghini ha in dotazione la V5Rs (foto Colnago)
Anche la nostra Longo Borghini ha in dotazione la V5Rs (foto Colnago)

Parola a Davide Fumagalli, responsabile R&D Colnago

La richiesta di una nuova bicicletta è arrivata dal team, in un normale processo di evoluzione legato alla V4Rs. La squadra non ha chiesto in maniera perentoria una bici più leggera (anche se è la Colnago più leggera di sempre), quanto piuttosto, una bici con performance complete.

«Nel caso della Y1Rs – spiega Davide Fumagalli, responsabile di ricerca e sviluppo – il team ha espresso la volontà di una bici super veloce. Per quanto concerne la nuova V5Rs, le richieste sono rimaste su un delta piuttosto ampio. E’ cambiato il carbonio: la sua laminazione e l’intero processo costruttivo. A parità di taglia c’è un risparmio di 150 grammi, se messa a confronto con la V4 è costruita in cinque parti diverse. Il triangolo principale è un monoblocco, mentre il carro posteriore è diviso in quattro sezioni. Per la V5 utilizziamo dei mandrini interni che permettono di lavorare il carbonio in modo estremamente preciso, a tutto vantaggio di riduzione del peso e cura del prodotto finito.

«Abbiamo adottato dei modelli evoluti di CFD, in parte mutuati dal progetto Y1Rs – conclude Fumagalli – con geometrie dalle differenze minime rispetto alla V4Rs, per cui abbiamo creato un doppio rake della forcella in base alle taglie. E’ unico il supporto per il deragliatore, che può essere rimosso e supporta corone fino a 55 denti».

Davide Fumagalli è il responsabile ricerca e sviluppo di Colnago (foto Nicola Vettorello-Colnago)
Davide Fumagalli è il responsabile ricerca e sviluppo di Colnago (foto Nicola Vettorello-Colnago)

Le particolarità della V5Rs

Il rinnovato processo di costruzione permette di stabilizzare le fibre che, non si muovono e non cambiano direzione nelle fasi di cottura del carbonio. La scatola del movimento centrale adotta delle calotte esterne filettate ed è larga 68 millimetri. Tutta l’area frontale della V5Rs è stata ridotta del 13%. E’ da considerare anche un reggisella completamente ridisegnato (disponibile con arretramento zero, oppure 1,5 centimetri).

Rispetto ai normali canoni sono stati rialzati i foderi posteriori ed il punto di transizione del tubo verticale, verso la scatola del movimento, ha un raggio ottimizzato. La parte inferiore della scatola centrale è il naturale ingresso della batteria Shimano Di2, poi alloggiata nel profilato obliquo.

La bici tradotta in numeri

Il valore dichiarato alla bilancia è di 685 grammi, telaio non verniciato nella taglia 48,5 (342 per la forcella). Il peso totale di telaio/forcella passa da 1.173 grammi a 1.027. 32 millimetri di larghezza, la capacità di forcella e carro posteriore per il passaggio degli pneumatici.

Sette taglie: 42 e 45,5, 48,5 e 51, 53 e 55, 57. Dalla taglia 42 alla 51 il rake della forcella è di 47, dalla 53 alla 57 è di 43 millimetri. L’unico valore in comune a tutte le taglie è la lunghezza del carro posteriore di 408 millimetri. A parità di misura, in un ipotetico confronto con la V4Rs, la nuova Colnago presenta degli angoli di sterzo e piantone più dritti/verticali, a favore di un avanzamento della posizione del ciclista verso l’avantreno.

Allestimenti e prezzi

Quattro combinazioni cromatiche, spiccano le due Team Replica UAE-XRG e UAE-ADQ, la colorazione nera con scritta “quasi” olografica e la World Champion. Sono sette gli allestimenti disponibili. Allestimento completo Campagnolo SR Wireless e ruote Bora Ultra WTO a 15.400 euro.

Tre allestimenti prevedono la trasmissione Shimano Dura Ace, a 15.900, 14.350 e 12.600 euro, rispettivamente con ruote Enve SES 4.5, Shimano C50 e Vision SC45.

Il pacchetto con Sram Red e ruote Vision SC45 (quello in test e sul quale svilupperemo una prova completa) ha un listino di 11.800 euro. Si passa a due allestimenti Ultegra Di2 e Sram Force, entrambi con Vision SC45 e 10.800 euro di listino. Tutte le Colnago V5Rs menzionate hanno il manubrio integrato full carbon Colnago CC.01.

Colnago

Movimento Bikone, uno dei segreti della bici di Pogacar

07.09.2024
3 min
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Il movimento centrale della bici di Pogacar è firmato Bikone. Con il passare delle stagioni abbiamo imparato che la bicicletta dello sloveno è un cantiere costantemente aperto.

Ricerca della leggerezza senza sacrifici in termini di performance, massima scorrevolezza e fluidità. Grazie alle scelte tecniche adottate per la sua bici sono balzati agli onori della cronaca una serie di marchi che offrono soluzioni davvero interessanti e Bikone è uno di questi.

Scovato alla partenza del Giro d’Italia
Scovato alla partenza del Giro d’Italia

Chi è Bikone

E’ un’azienda spagnola specializzata nel disegno, costruzione di movimenti centrali e cuscinetti di altissima qualità. Bikone adotta una politica costruttiva e di controllo votata a massimizzare le performance, senza compromessi e anche grazie a standard qualitativi superiori alla media. Il processo di produzione include anche una serie di controlli per l’abbassamento esponenziale del rumore, controllo della struttura e dei materiali, rilevamento crepe e micro ustioni degli anelli dei cuscinetti (interni ed esterni).

La sede avveniristica di Bikone in Spagna
La sede avveniristica di Bikone in Spagna

Cuscinetti in ceramica, oppure in acciaio

I movimenti centrali Bikone sono disponibili con le sfere in ceramica, oppure in acciaio. In entrambi i casi la cura di sviluppo e produzione non cambia, perché il risultato deve essere eccellente. Le tecnologie in questione sono tre: DualCup Tech, FullySealed e una su tutte la PowerSet.

La prima si riferisce ad un disegno completamente ridefinito (rispetto ai normali standard) del movimento centrale. Una soluzione minimale che influisce in modo positivo sul peso, sul perfetto allineamento, sull’efficienza e sulla durata. Il secondo è riferito alla schermatura dei cuscinetti, grazie ai 5 anelli protettivi.

PowerSet è riferita ai movimenti centrali con cuscinetti in ceramica e sfrutta un design che agisce in modo positivo sull’allineamento dei cuscinetti quando i carichi diventano importanti. In questo passaggio gioca un ruolo fondamentale il sistema del movimento centrale a doppia coppa (in alluminio 7075 T6). Significa una perpendicolarità ottimale e mantenuta nel tempo, un aspetto positivo per la scorrevolezza, longevità e robustezza del comparto. La perpendicolarità ottimale si traduce in un bilanciamento complessivo migliore, riduzione degli attriti, una migliore distribuzione dei carichi uguali in ogni sezione dei cuscinetti.

Le parti in alluminio del movimento centrale Bikone sono lavorate con macchine a controllo numerico (CNC), pensate per facilitare il montaggio e la rimozione da qualsiasi telaio. Ci sono solo due parti sovrapposte. Inoltre, il “vestito” in alluminio del movimento centrale contribuisce ad irrigidire la scatola centrale della bicicletta, oltre a garantire protezione contro umidità e corrosione.

Movimenti centrali per ogni esigenza

Dai T47 più moderni (standard utilizzato anche sulle Colnago V4Rs), passando per le filettature BSA con passo italiano, BBright, fino ad arrivare BB86 e BB92, con sedi per assi passanti delle guarniture da 24 o 30 millimetri.

Ampio è il delta dei prezzi di listino, in base alle esigenze e caratteristiche costruttive. Volendo fare un esempio, la versione T47 Shimano Ceramic Team UAE Edition anodizzata ha un costo di 399 euro (la più costosa). I prodotti Bikone sono distribuiti in Italia da Maclart, realtà operativa che sarà presente con un proprio stand espositivo (B10) in occasione del prossimo Italian Bike Festival a Misano Adriatico.

Bikone

Maclart

Il bilancio Colnago 2023 tutto in positivo

27.04.2024
3 min
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Il matrimonio “sportivo” con il UAE Team Emirates, ed in particolare con Tadej Pogacar, continua a regalare al marchio Colnago una serie impressionante di successi sportivi. L’ultimo in ordine di tempo è stato il trionfo dell’asso sloveno alla recente Liegi-Bastogne-Liegi di domenica scorsa. I successi sportivi, seppure importanti, avrebbero un peso di per sé relativo se non fossero accompagnati da successi altrettanto importanti in ambito amministrativo. Il bilancio 2023, approvato lo scorso 23 aprile, è lì a confermare lo stato di ottima salute di cui gode la Colnago Ernesto & C. S.r.l. anche da un punto di vista finanziario.

Tadej Pogacar insieme a Nicola Rosin, amministratore delegato di Colnago
Tadej Pogacar insieme a Nicola Rosin, amministratore delegato di Colnago

Fatturato triplicato

Prendendo come riferimento il 2020, anno in cui è avvenuta l’acquisizione da parte dei nuovi soci di maggioranza, è possibile notare un trend di crescita che è continuato anche nel 2023 e che ha portato ad un fatturato più che triplicato rispetto allo stesso 2020. I numeri forniti dalla stessa Colnago sono lì a confermare questa straordinaria crescita.

Nel 2023 il fatturato è stato di 55.715.101 euro, con un aumento del 33% rispetto all’anno precedente per una differenza in positivo di 13.779.358 euro. Da segnalare inoltre un EBITDA di euro 14.015.100, ovvero il 25,15% del fatturato (ricordiamo che l’EBITDA è un indicatore che aiuta a valutare il profitto di un’impresa, escluse le imposte, gli ammortamenti, i deprezzamenti e gli interessi aziendali, ndr).

Tutti questi numeri confermano il forte consolidamento del marchio Colnago che va ad affiancarsi, come già anticipato, ai successi sportivi del UAE Team Emirates, ma anche a quelli della formazione femminile della UAE Team ADQ.

Giusto ieri al Tour de Romandie, McNulty ha portato al successo la sua Colnago da crono
Giusto ieri al Tour de Romandie, McNulty ha portato al successo la sua Colnago da crono

Parola all’Amministratore Delegato

I motivi di un successo così importante, avvenuto soprattutto in un periodo di flessione del mercato ciclo a livello globale, sono perfettamente riassunti nelle dichiarazioni di Nicola Rosin, Amministratore Delegato di Colnago, rilasciate a seguito dell’approvazione del Bilancio 2023.

«La nostra missione è quella di essere il marchio di biciclette più desiderabile al mondo. A questo punto pensiamo ovviamente di essere sulla buona strada. Colnago è un’azienda ben organizzata, con manager capaci e con un grande senso di appartenenza. L’opportunità di avere due grandi team nel World Tour sia maschile sia femminile, UAE Team Emirates e UAE Team ADQ alza il livello delle richieste e ci stimola quotidianamente a migliorare il prodotto. Abbiamo inoltre una proprietà che vuole successo e crescita costante, ottenendoli però in maniera sana: una governance armoniosa permette a noi manager di svolgere il nostro lavoro nel modo più sereno possibile. Questo vale davvero molto!».

I successi sportivi, accanto a quelli finanziari, si accompagnano naturalmente al lancio di nuovi prodotti. Recentemente Colnago ha presentato la C68 Gravel e fra pochi giorni svelerà una nuova novità sempre relativa al mondo gravel.

Colnago