Talenti in fuga, scelte legittime. E qui va tutto bene?

20.08.2022
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A Belletta s’è unito Mattio, che dalla Vigor Cycling Team approderà il prossimo anno alla Jumbo Visma Development. Al pari dei ragazzi che scelgono di frequentare l’Università all’estero, i due azzurri hanno scelto la continental di una delle squadre più forti al mondo (Belletta in apertura, in una foto da Instagram). La fuga dei cervelli e dei talenti. Scelte più che legittime e condivisibili, sul piano sportivo e dell’esperienza per la vita. Eppure la sensazione che il nostro ciclismo ne uscirà depauperato resta, anche se probabilmente certe scelte più che causa ne sono la conseguenza.

Per questo abbiamo chiesto il supporto di Roberto Amadio, attuale team manager delle squadre nazionali, ma fino al 2012 team manager della Liquigas-Cannondale, in cui sono passati professionisti fra gli altri Sagan e Viviani, Moser e Cimolai, Oss e Guarnieri. Parliamo di 10 anni fa e siamo consapevoli come dal 2020 del Covid il ciclismo sia cambiato radicalmente. Eppure i meccanismi che portano oggi al professionismo e ancor prima all’ingaggio degli juniores sono un tema da approfondire.

Amadio è attualmente team manager delle squadre nazionali. Fino al 2012 ha guidato la Liquigas, fucina di talenti
Amadio è attualmente team manager delle squadre nazionali. Fino al 2012 ha guidato la Liquigas
Anche la Liquigas aveva una squadra satellite nella Marchiol, giusto?

Esatto. E se avevamo uno junior interessante, gli chiedevamo di fare lì un paio d’anni. In questo modo potevamo seguirlo con un occhio di riguardo. Secondo me è un passaggio obbligatorio, perché da junior non hai ancora espresso il tuo potenziale. Per cui occhio a non fare confusione tra i fenomeni e il resto del mondo. Però se ci sono squadre WorldTour che vanno a prendere i talenti migliori e li inseriscono nelle loro continental, li capisco. E capisco anche i corridori che vanno, lusingati dalle loro attenzioni.

Infatti la loro scelta è condivisibile.

Capisco meno le squadre che inseriscono lo junior pensando che possa fare subito risultato, cosa che succede in Italia. Mi sta bene invece quello che ha fatto Reverberi con il gruppo giovani, con tutte le tutele del caso. Hanno creato un vivaio di talenti che si ritroveranno nella squadra professional. Non tutti, ma parecchi. Sono differenze che dobbiamo far capire. Ormai si è creato un tale meccanismo, che in Italia è impossibile ad esempio cominciare a correre a 16 anni. Chi ti prende? All’estero non sono rari i casi, vedi Roglic, di corridori che hanno iniziato tardi. A volte penso che la nostra storia, che resta comunque un vantaggio, in certi momenti si trasformi in un boomerang.

La Bardiani Csf Faizanè ha iniziato un progetto giovani, ma il loro scouting mira più ai talenti italiani
La Bardiani Csf Faizanè ha iniziato un progetto giovani, ma il loro scouting mira più ai talenti italiani
Però continuiamo a sfornare ottimi atleti…

E gli europei di Anadia lo hanno confermato. Per questo una WorldTour italiana che avesse una visione di crescita ci aiuterebbe tantissimo. Ma non c’è, per cui capisco i ragazzi che prendono al volo l’occasione di partire. I talenti veri hanno bisogno di spazio per crescere. Come Sagan, che volevo tenere per due anni alla Marchiol, ma dopo il primo ci rendemmo conto di quanto fosse forte, lo facemmo passare e vinse subito una tappa alla Parigi-Nizza.

Partire aiuta a crescere, lo dimostra l’esperienza di Germani, no?

Sicuramente è una grande esperienza di vita, anche al di là dell’aspetto sportivo. E’ una crescita importante, una scelta che se tornassi corridore, forse farei anche io. Questo non vuol dire che qui non lavorino bene, ma ci sono prospettive diverse.

Lorenzo Germani, a sinistra, è al secondo anno con la “Conti” Groupama-Fdj e nel 2023 passerà nella WorldTour
Lorenzo Germani, a sinistra, è al secondo anno con la “Conti” Groupama-Fdj e nel 2023 passerà nella WorldTour
Quali prospettive?

La Colpack ha tirato fuori fior di talenti, ma ha anche la necessità di fare risultato, per cui hanno un’attività molto intensa. Nelle continental legate alle WorldTour i risultati vengono pure, ma sono le conseguenze del lavoro e della qualità degli atleti. E se non vincono, va bene lo stesso. E poi sarebbe tempo che i nostri andassero a correre di più all’estero. E’ un discorso che dovrebbe iniziare dagli juniores, tanto che la nazionale ha fatto parecchie trasferte importanti. E se non cominceranno le squadre U23, toccherà pensarci ancora a noi.

La sensazione è che non sia un momento facile.

Tutt’altro, è delicato. Abbiamo i talenti, ma dobbiamo capire come gestirli. Chiaramente ci sono limiti di budget, da manager me ne rendo conto.

Mattio corre al Team Cycling Vigor: qui alla Roubaix. Ha vinto il Giro della Castellania (foto Instagram)
Mattio corre al Team Cycling Vigor: qui alla Roubaix. Ha vinto il Giro della Castellania (foto Instagram)
Cambierebbe qualcosa se i nostri spendessero meno in ingaggi, alloggi e donne delle pulizie, investendo più sull’attività?

Questo è il discorso della nostra tradizione che potrebbe diventare un limite. All’estero i rimborsi per i corridori sono minimi o non ci sono, per contro si cura al massimo l’aspetto tecnico. Qui li paghiamo, li viziamo, hanno il ritiro pagato e chi se ne prende cura… Però quando Amadori convoca Germani, Frigo, Milesi e gli altri ragazzi che corrono all’estero, si accorge di una diversa maturità e di un altro approccio. Probabilmente bisognerebbe rivedere il sistema Italia. Al Cycling Team Friuli non strapagano i corridori, hanno un ritiro minimal e investono tutto sull’attività e la preparazione. Però è chiaro che avere alle spalle una WorldTour aiuta tanto.

In proporzione, anche le nostre ragazze finiscono all’estero, basta guardare Barale e Ciabocco al Team Dsm…

Il trend purtroppo è identico e la situazione del femminile è lo specchio di quella maschile. Le squadre si stanno strutturando e hanno in Italia gli stessi problemi a reperire sponsor, come quelle degli uomini. E’ curioso che la UAE Emirates abbia assorbito l’ultima WorldTour maschile e l’unica femminile che avevamo (la Lampre-Merida e la Alé Cycling, ndr). E’ la conseguenza dello stato economico e sociale dello sport in Italia. Fin quando a livello politico non si deciderà di cambiare, difficilmente si smuoverà qualcosa…

Nel 2023 Eleonora Ciabocco debutterà nel primo anno fra le under 23 con l’olandese Team DSM (foto Fci)
Nel 2023 Eleonora Ciabocco debutterà nel primo anno fra le under 23 con l’olandese Team DSM (foto Fci)
Cosa potrebbe fare la politica?

Non è un mistero che all’estero ci siano diverse squadre con il supporto delle amministrazioni. So che Cassani sta lavorando sodo con le sue conoscenze, ma non è facile.

Ultimo aspetto, i ragazzi fanno le loro scelte spesso ispirati dai procuratori.

I quali stanno scendendo in categorie in cui non si è ancora capito cosa si vuole fare da grandi. Diventa pericoloso, perché è facile illudere questi ragazzi, pur sapendo che solo pochi andranno avanti. Stanno passando al setaccio tutti quanti, ormai bisognerà guardare anche a cosa succede fra gli allievi.

Milesi 2022

Milesi come Mattio, ora con una Roubaix in più

25.04.2022
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Un paio di settimane fa, parlando con Pietro Mattio ci aveva accennato a quella sana rivalità che sta nascendo nell’ambiente con Nicolas Milesi, che si trasborda dalla strada alla mtb e viceversa. Dopo aver sentito il piemontese non potevamo non ascoltare l’altra campana, solo che nel frattempo quest’ultimo ha messo nel carniere un appuntamento importante, la sua prima esperienza alla Parigi-Roubaix juniores e lo ha fatto in maniera encomiabile, con un 17° posto, primo degli italiani, che ha molto valore.

Parlare con lui non è semplice. Le sue giornate sono piene, tra scuola, allenamenti e trasferte così si finisce per prendere un appuntamento in tarda serata e dalla sua voce si sente che quella esperienza sulle pietre gli è rimasta nel cuore prima ancora che nei muscoli doloranti: «E’ qualcosa di unico. Mi è piaciuta tanto, sin dalla ricognizione non stavo nella pelle per disputarla. Avevo capito che mi potevo trovare a mio agio e così è stato, ci tenevo a far bene perché era la mia prima convocazione nella nazionale su strada e credo di aver onorato la maglia azzurra come meglio non si poteva». 

Milesi Roubaix 2022
Nicolas Milesi è giunto 17° a Roubaix, a 32″ dal vincitore lussemburghese Michotte (foto Philippe Seys)
Milesi Roubaix 2022
Nicolas Milesi è giunto 17° a Roubaix, a 32″ dal vincitore lussemburghese Michotte (foto Philippe Seys)
Quanto ti è servita la tua esperienza in mountain bike?

Tantissimo su quel percorso. Ci sono settori dove se sai guidare riesci non solo a procedere con maggiore sicurezza ma anche a guadagnare. Conta più la tecnica che le gambe, anche se poi chiaramente la resistenza ha un peso, ma su questo ero tranquillo grazie alla preparazione svolta con Luca Quinti.

Mattio ci raccontava della vostra rivalità che passa da un mezzo all’altro, anche tu hai questo saltare di disciplina in disciplina anche nello stesso weekend…

Con Pietro siamo amici, ci confrontiamo spesso proprio perché condividiamo questa passione per la multidisciplina. Ho letto del suo weekend, anch’io ho fatto la gara al sabato a Nalles in Mtb, ma ho avuto molti problemi con il fango e non è andata bene (è finita con un ritiro, ndr). Meglio alla domenica su strada dove sono rientrato nei primi 20, poi è arrivata la bella notizia della convocazione in azzurro.

Milesi Verona 2022
In mtb Milesi è protagonista all’Italia Bike Cup, con un 2° posto ad Albenga (foto Billiani)
Milesi Verona 2022
In mtb Milesi è protagonista all’Italia Bike Cup, con un 2° posto ad Albenga (foto Billiani)
La vostra duttilità è qualcosa di assolutamente nuovo nel ciclismo italiano, da che cosa nasce per te?

Bella domanda, se si pensa che fino a quando ho corso fra gli Allievi 2° anno non avevo neanche mai preso in mano la bici da strada. Un giorno, dopo che avevo vinto il titolo italiano di categoria nella mountain bike, il diesse della Ciclistica Trevigliese, Diego Brasi, mi ha proposto di provare e mi ha iscritto al Campionato Regionale. Poteva essere un salto nel buio, forse un po’ troppo per un neofita, invece ho chiuso 5° e la volta dopo sono giunto secondo. Così si è deciso per la doppia attività.

Una scelta loro o sei stato tu a chiederlo?

No, sono sempre stati favorevoli, anzi posso dire che lo scorso anno ero il solo a seguire il doppio calendario, ora invece ci sono altri due ragazzi della società che fanno lo stesso. I benefici sono evidenti.

Milesi pietre 2022
Sul pavé della Roubaix Milesi ha potuto sfruttare le sue doti di guida da biker (foto Seys)
Milesi pietre 2022
Sul pavé della Roubaix Milesi ha potuto sfruttare le sue doti di guida da biker (foto Seys)
Pratichi ciclocross?

No, perché fino all’inverno 2020-2021 ho fatto sci alpinismo a livello agonistico. L’ultimo inverno invece sono stato fermo per un incidente avuto a settembre, dovevo riprendere la preparazione e non avevo possibilità di inforcare gli sci. E’ una specialità che mi piace molto, ora è anche diventata disciplina olimpica, ma io voglio investire tutto nel ciclismo, credo che anche i prossimi inverni saranno dedicati alla preparazione su due ruote.

In base ai tuoi risultati su strada, anche tu sembri il classico passista-scalatore…

Direi di sì, in salita tengo, ma quel che amo è arrivare al traguardo da solo, fare davvero la differenza. Credo però che la mia evoluzione sia ancora parziale, ad esempio non ho mai disputato una cronometro e se non vai bene contro il tempo, che passista sei?

Da simili caratteristiche emerge un corridore che potrebbe far bene nelle corse a tappe.

Lo spero, ma come ho detto bisogna fare esperienza per capirlo. Lo scorso anno ho partecipato al Giro della Lunigiana, sono finito terzo fra i primo anno e 15° in assoluto, un risultato più che soddisfacente, ma è solo un risultato. In salita c’è gente che va più di me, che è più leggera – io peso 60 chili – diciamo che è un po’ tutto da scoprire.

Podio Roubaix junior 2022
Il podio della Parigi-Roubaix per juniores, con Michotte (LUX), fra l’estone Pajur e il francese Lozouet (foto Seys)
Podio Roubaix junior 2022
Il podio della Parigi-Roubaix per juniores, con Michotte (LUX), fra l’estone Pajur e il francese Lozouet (foto Seys)
Continuerai a fare la doppia attività?

Finora l’ho fatto, ma ora le sovrapposizioni sono troppe. Ci sono molte gare importanti nel calendario su strada e non bisogna dimenticare che c’è anche la scuola. Per ora la mtb la metto da parte, d’altronde sono dell’opinione che è meglio fare una sola cosa ma bene, che rischiare di far troppo e non ottenere nulla. Poi più avanti vedremo, soprattutto nel 2023 faremo le scelte necessarie.

Guardando un po’ più in là ti vedi come un corridore alla Van Der Poel o Pidcock, in grado di seguire strade diverse nello stesso anno?

Stiamo parlando di fenomeni assoluti, è difficile fare come loro. Quando avrò fatto le mie esperienze e capito dove potrò emergere, dovrò fare una scelta. Il mio obiettivo è avere un futuro nel ciclismo, trovare un ingaggio importante, vedremo come e dove.

Prossimi obiettivi?

Beh, visto come sono andato alla Roubaix ora guardo con molto interesse all’Eroica del 22 maggio, credo che si sposi bene alle mie caratteristiche.

Mattio 2022

Mattio, un po’ biker, un po’ stradista, ogni giorno

08.04.2022
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Domenica nell’Internazionale juniores di San Vendemiano, settimo e secondo degli italiani è risultato Pietro Mattio (Vigor Cycling). Dov’è la notizia? Essa risiede nel fatto che meno di 24 ore prima il giovane piemontese (immagine di apertura mv_photo_) era stato protagonista a Nalles (BZ) nella seconda prova degli Internazionali d’Italia di Mtb. La particolarità sta proprio in questo: tanti fanno la doppia attività, ma è davvero singolare saltare da una bici all’altra nello spazio di poche ore, considerando tutti gli aspetti tecnici.

La sua poliedricità non è passata inosservata, richiamando l’attenzione di grandi team: in queste ore Pietro sta sostenendo una sorta di provino in Olanda, per accedere al team Development di un grande team del WorldTour, perché in lui si intravedono quelle qualità che hanno fatto grandi personaggi come Mathieu Van Der Poel o Tom Pidcock. Il nome preferisce non dirlo, per scaramanzia perché il cambio rappresenterebbe un passo fondamentale nella sua rincorsa al ciclismo che conta.

Mattio strada
A 18 anni Mattio si è ben distinto su strada, con molti piazzamenti lo scorso anno e l’accesso alla nazionale
Mattio strada
A 18 anni Mattio si è ben distinto su strada, con molti piazzamenti lo scorso anno e l’accesso alla nazionale

Un continuo cambio di bici

Il suo rimbalzare da una specialità all’altra, come una pallina da ping pong, è iniziato già a inizio stagione: «Ho cominciato con la Mtb, qualche gara di rodaggio e poi la vittoria a Verona, nella tappa inaugurale dell’Italia Bike Cup seguita dal terzo posto due settimane dopo ad Albenga. Ho gareggiato nella tappa di Marsiglia delle Junior Series Mtb con la nazionale, poi ho iniziato a dedicarmi alla strada e anche lì sono andato in nazionale alla Gand-Wevelgem dove ho provato più volte la fuga e stavo per preparare la volata per il 5° posto, ma sono caduto a 150 metri dal traguardo. Siamo così all’ultimo weekend, con il 12° posto di Nalles, 3° degli italiani e il 7° di San Vendemiano».

Come si riesce a saltare da una bici all’altra in così poco tempo?

So che non è propriamente una cosa semplice. Cambia il tipo di allenamento e conseguentemente le prestazioni in gara. Molto però lo fa la testa: a me piace variare di continuo, mi libera dallo stress e i risultati arrivano probabilmente proprio per questa impostazione mentale.

Come ti gestisci però con la preparazione?

Durante la settimana effettuo prevalentemente lavori su strada, almeno 3 uscite con una dedicata invece alla Mtb per curare la tecnica. Io credo però che ognuna delle due specialità aiuti l’altra. Nel weekend cerco solo di recuperare, facendo molto stretching.

Mattio papà 2022
Pietro con suo padre Silvio, titolare di un importante negozio di bici a Piasco (CN)
Mattio papà 2022
Pietro con suo padre Silvio, titolare di un importante negozio di bici a Piasco (CN)
Quando capitano weekend intensi e particolari come quello scorso, che cosa succede quando scendi da una bici e sali sull’altra?

In effetti non è subito automatico: domenica a San Vendemiano ho un po’ faticato a prendere il ritmo, i primi 40 chilometri sono stati più faticosi del solito. E’ chiaro che quando si passa da una specialità all’altra serve un po’ di riadattamento e sicuramente è più difficile il caso inverso, perché nella Mtb si parte subito a tutta, non c’è tempo per riabituarsi.

Scorrendo la classifica di San Vendemiano, si scopre che non sei il solo a fare questi cambi repentini: in gara c’era anche Nicolas Milesi, tuo avversario nella classifica dell’Italia Bike Cup…

Sì, lui ha avuto problemi al primo giro ed è rimasto indietro. Non siamo ancora tantissimi a fare la doppia attività in questa maniera, ma credo che col passare degli anni saremo sempre di più perché la nostra generazione è quella che è nata nel segno dei VDP, dei Van Aert, dei Pidcock tutti corridori che vincono sempre e su più bici. Noi vogliamo fare lo stesso, seguendo l’esempio di questi fenomeni.

Com’è iniziata questa passione?

In bici sono sempre andato da che mi ricordi, ho iniziato a fare gare fra i G1, ma da ragazzino ho sempre gareggiato poco. Ho iniziato a fare sul serio da esordiente e allievo. Lo scorso anno ero concentrato più sulla mountain bike, quest’anno la bilancia sarà ancora un po’ pendente sull’offroad, ma quel che è certo è che continuerò nella doppia attività perché per me è la maniera migliore.

Mattio azzurri
Il cuneese ambisce a un singolare primato: essere in nazionale per gare titolate sia in Mtb che su strada
Mattio azzurri
Il cuneese ambisce a un singolare primato: essere in nazionale per gare titolate sia in Mtb che su strada
Su strada che caratteristiche hai?

Sono il classico passista-scalatore, che se la cava nelle volatine ristrette e che ha più modi per cercare di vincere, sia partendo da lontano, sia cercando la fuga, sia correndo di rimessa. Sto anche cercando di migliorare la mia base di velocità per emergere in qualche volata.

Ora che stai affrontando questo stage all’estero, ti senti pronto per un’avventura oltreconfine più lunga?

La farei, ma non subito. Fino al giugno del 2023 c’è la scuola che viene prima di tutto, poi si vedrà. Frequento il Liceo Scientifico e devo dire grazie alla preside del mio istituto che ha una grande sensibilità sportiva e molte assenze legate all’attività ciclistica non me le segna. Io comunque riesco a conciliare tutto, a scuola ho un buon rendimento e ci tengo che sia così fino alla maturità prevista per il prossimo anno.

Mattio Verona 2022
La vittoria di Mattio nella Verona Mtb International dello scorso 27 febbraio (foto Billiani)
Mattio Verona 2022
La vittoria di Mattio nella Verona Mtb International dello scorso 27 febbraio (foto Billiani)

Tanti ragazzi fanno come lui

Il caso di Pietro Mattìo (con l’accento sulla i) è figlio anche di una nuova concezione che sta prendendo piede in alcuni team. Il suo diesse alla Vigor, Salvatore Cirlincione, ci ha infatti raccontato che il suo esempio è seguito da un po’ tutti i ragazzi del sodalizio: «La nostra filosofia è far fare loro un po’ di tutto, seguiamo l’esempio che in Francia è in voga da sempre e i risultati si vedono. Chi va forte in Mtb va bene anche su strada e viceversa, poi con il tempo ogni corridore sceglierà la sua disciplina preferita. Non facciamo il ciclocross perché da noi la tradizione si è un po’ persa e preferiamo lasciare l’inverno più libero dalle gare e da dedicare alle basi della preparazione».