MB Wear ha recentemente presentato la propria collezione di abbigliamento per il ciclismo (inclusa quella specifica per il gravel…) per quanto riguarda la stagione autunno ed inverno 2022/2023. E per ambientare e presentare al meglio la stessa linea, l’intero “photo shooting” è stato realizzato in un contesto davvero mozzafiato e altamente evocativo per il ciclismo: le Dolomiti venete. Le strade attorno a Cortina d’Ampezzo, oltre a quella in salita, ripida, della mitica ascesa del Passo Giau, hanno così rappresentato lo scenario decisamente migliore per presentare e illustrare la collezione – già i distribuzione presso la rete dei rivenditori autorizzati – sulla quale il brand veneto punta davvero moltissimo.
MB Wear è sinonimo di prodotti d’abbigliamento per il ciclismo innovativi e tecnologici, capi che fanno del comfort, della massima qualità Made in Italy e dello stile i propri punti di forza…
La collezione autunno-inverno di MB Wear prevede anche dei capi per il gravelL’azienda di Maser ha fatto dell’abbigliamento tecnico una filosofia La collezione autunno-inverno di MB Wear prevede anche dei capi per il gravelL’azienda di Maser ha fatto dell’abbigliamento tecnico una filosofia
Capi unici ed innovativi
Nata dalla passione di Tiziano Dall’Antonia e Marco Bandiera, due ciclisti di professione in grado di portare la loro esperienza decennale tra i professionisti ad essere un reale punto di forza dei propri prodotti, MB Wear è stata sin dall’inizio pensata e strutturata con l’obbiettivo di fornire un prodotto sportivo caratterizzato da materie prime di altissima qualità per garantire comfort, resistenza e durevolezza nel tempo. E proprio con queste caratteristiche sono successivamente stati creati dei prodotti professionali legati principalmente al mondo del ciclismo, del running e dello sci nordico. Ciascuno di essi con caratteristiche specifiche ma legate sempre alla stessa filosofia citata qualche istante fa.
Un particolare fotografico del catalogo Gravel e Winter 22:23 Un particolare fotografico del catalogo Gravel e Winter 22:23
“Quando le prestazioni sono elevate, sono i dettagli a fare la differenza”. Questo è il motto dei due fondatori di MB Wear, una filosofia vincente e che caratterizza i prodotti in collezione. Dal singolo paio di calze alla giacca invernale più tecnica ed innovativa. Tutti i capi di abbigliamento e gli accessori MB si caratterizzano per la presenza di elementi unici ed appunto innovativi. Ma non solo, l’azienda veneta ci mette anche una maniacale attenzione all’aspetto tecnico, per assicurare, a chi indossa i loro capi, un elevato comfort da tradurre in prestazioni ottimali.
Il catalogo in italiano di MB Wear è scaricabile a questo link, allo stesso modo basterà cliccare qui per avere la versione in inglese.
Ricordate il video e la foto che pubblicammo sui nostri social il mattino della tappa di Cortina, per mostrare le condizioni del Giau? Le aveva girate per noi un amico, Davide Scardovi, che aveva passato la notte lassù. In tenda. Per festeggiare in modo decisamente originale il compleanno di Camilla, la sua ragazza. Ma quelle immagini non potevano bastare per descrivere l’esperienza vissuta. Perciò, ecco il suo racconto.
La tenda in una trincea, con un muretto attorno per ripararla dal vento di quotaLa tenda in una trincea, con un muretto attorno per ripararla dal vento di quota
Ecco il tappone
La preparazione per assistere a questa tappa è iniziata il giorno della crono di Torino. Seguendo lo svolgersi del percorso del Giro sulla cartina è saltato subito all’occhio questo tappone dolomitico, con tre salite fuori categoria di cui la seconda addirittura Cima Coppi: imperdibile.
Inizia allora l’organizzazione per poter assistere per la prima volta dal vivo ad una tappa del Giro. Innanzitutto la data: il 24 maggio. Il 23 è il compleanno della morosa, non poteva andare meglio, cosa c’è infatti di meglio che festeggiare il compleanno in cima al Giau passando la notte in rifugio? Partono le telefonate, ma i rifugi sono ancora chiusi o quelli già aperti sono già al completo per la notte tra il 23 e il 24. Tenda! Sarà fine maggio, magari la notte farà un po’ freddino, in fondo siamo a 2.000 metri, ma cosa vuoi che sia… Ci si porta una coperta in più e il gioco è fatto. Il percorso sembra solo una formalità: dal Giau alla Croda da Lago, tempo previsto 3/4 ore, poi il giorno dopo si ritorna al Giau passando per le 5 Torri, tempo previsto 6 ore, giusto qualche ora prima dell’arrivo dei ciclisti.
Quando arriva la corsa, smette di nevicare, ma il freddo pungeQuando arriva la corsa, smette di nevicare, ma il freddo punge
Meteo incerto
Inizia così una giornaliera visone di tutte le webcam presenti in zona con la speranza di vedere quei tre metri di neve che cingono i due lati della strada abbassarsi lentamente. Ma non succede e anzi la settimana prima in Veneto piove tutto quello che non era piovuto nelle primavere scorse. L’ultima beffa: tre giorni prima della tappa viene prevista neve sopra i 2.000 metri in zona Cortina. Sembra tutto destinato a saltare, la morosa non vorrà mai passare il suo compleanno in cima ad un monte con la neve. E invece no, il dio del ciclismo viene in mio soccorso e Camilla accetta con un lieve luccichio in fondo agli occhi.
Ecco Bernal. Dalla televisione non si notano la tensione e la fatica…Ecco Bernal. Dalla televisione non si notano la tensione e la fatica…
Neve e buio
Arrivati al Giau il 23 pomeriggio di buon’ora per trovare posto con calma senza dover fare a scazzottate con i camperisti, inizia l’avventura. Su le ciaspole e via sulla neve. Dopo due ore il passo è ancora lì ben visibile, le voci dei camperisti sembrano provenire dal dosso appena sotto di noi. Eppure secondo i calcoli a quel punto il panorama sarebbe dovuto essere ben diverso e il Giau solo una lontana striscia confusa tra la neve. Ed è già tardi, ancora due sole ore di luce e poi la temperatura inizierà a scendere. In cresta tira pure vento, non l’ideale per piantare la tenda. Il luccichio in fondo agli occhi sta spegnendosi e la consapevolezza di un compleanno gelato sta prendendo il sopravvento. Meglio darsi da fare. Le ciaspole sono lontane cugine dei badili e fanno la loro per scavare una trincea nella quale piantare la tenda, con tanto di muretto per proteggersi dal vento. La fatica viene ripagata da un tramonto rosa che non può che essere il miglior auspicio per il giorno dopo. Ma dopo una notte passata come dei merluzzi in un peschereccio in mezzo all’Atlantico del nord, a “svegliarci” ci pensa una pioggerella gelata che ci fa fare i bagagli in dieci minuti e in men che non si dica ci ritroviamo di nuovo al Giau. Il dubbio riguardo lo svolgimento della tappa a causa delle condizioni avverse non fa che aumentare la suspense. Ma dopo poco tutti i dubbi vengono fugati: la tappa si farà anche se accorciata delle prime due salite. Salutate la nuova Cima Coppi. Tanti auguri Camilla.
Il valico là in fondo, visto dalla tenda, alle prime luci del giorno. Inizia a nevischiareIl valico là in fondo, visto dalla tenda, alle prime luci del giorno. Inizia a nevischiare
Gruppo ad Agordo
Nel frattempo la pioggerella è diventata neve, in fondo siamo a 2.236 metri a fine maggio. Nel frattempo è anche partita la tappa che viene seguita da tutti sul telefono ben accoccolati nelle macchine accese e con il riscaldamento attaccato, speriamo non passi Greta Thunberg a dirci di spegnere. Quando il gruppo arriva ad Agordo alla spicciolata gli appassionati iniziano ad andare a prendere posto lungo i tornanti. Dopo aver preso posto appena dopo il ventinovesimo ed ultimo tornante, smette di nevicare, tutto si prepara per accogliere i ciclisti. A questo punto si verifica una situazione a cui nell’era degli smartphone, della rete dati diffusa ovunque e della comunicazione veloce non siamo più abituati.
A causa delle avverse condizioni non ci sono immagini in diretta dei corridori in salita. Le ultime informazioni ricevute ci avevano lasciato con i fuggitivi con due minuti scarsi di vantaggio sul gruppo, ma dopo c’erano state solo immagini dall’arrivo e supposizioni dei telecronisti.
Nibali ha provato la fuga. In cima per lui rispetto e incitamentiNibali ha provato la fuga. In cima per lui rispetto e incitamenti
Arriva Radio Informazioni
La tensione sale, vengono scambiati consigli sull’emittente migliore in quanto ad affidabilità, le orecchie si aguzzano per cercare di captare informazioni dai telefoni accesi dei vicini, ma niente, nessuno sa come stanno andando effettivamente le cose. Non resta che una possibilità: piantare gli occhi sulla curva più lontana che si riesce a scorgere e cercare di capire cosa sta passando di là. Un gruppo di ragazzi attorniano la loro macchina, che con una cassa bluetooth sul cofano del motore amplifica Eurosport, a quanto pare in quel momento la voce più attendibile a detta di molti dei presenti. Uno di questi ragazzi, uno dei pochi a volto e capo scoperto commenta ogni mezzo che spunta da dietro quella curva che catalizza gli sguardi di tutti i presenti. Dopo innumerevoli falsi allarmi dovuti alle moto, le quali, fintanto che non si scorge il fanale acceso, sono facilmente confondibili con le biciclette, appare la macchina rossa di Radio Informazioni. Anticipata dal lampeggiare delle sue sirene viene su annunciando Bernal in testa solitario.
Un bel tramonto rosa alla vigilia della tappa, ma il meteo cambierà nella notteUn bel tramonto rosa alla vigilia della tappa, ma il meteo cambierà nella notte
Bernal al comando
Tutti ai propri posti, pronti con i cellulari a filmare e con le voci ad incitare. Un signore con impermeabile e pantaloni gialli, dall’età ingiudicabile dato che l’unica parte del corpo visibile è il naso che spunta tra la berretta e lo scaldacollo, se ne resta tranquillamente seduto sulla sua seggiolina in legno piazzata a bordo strana, incurante dell’eccitazione circostante che sale di secondo in secondo. Ed ecco che finalmente in lontananza si vede spuntare la prima bicicletta. L’eccitazione sale alle stelle e dopo poco ecco Bernal, solo e al comando, con il volto contratto dalla fatica. La notte passata lassu al freddo per la paura di non trovare un posto da cui poter osservare la corsa il giorno dopo, l’attesa della mattina e l’incertezza della salita si fondono insieme nell’urlo di incitamento lanciato verso il colombiano, che in un attimo sparisce.
I corridori continuano ad arrivare alla spicciolata, poi a perdersi nella discesaI corridori continuano ad arrivare alla spicciolata, poi a perdersi nella discesa
Corridori trasfigurati
Dalla televisione non si riesce ad apprezzare l’entità dello sforzo di un ciclista in salita: sguardo fisso, volto contratto, denti stretti e imprecazioni si perdono tra le voci dei telecronisti e le immagini dall’elicottero. Ma dal vivo no, dal vivo si riescono a vedere tutte queste cose e soprattutto si vede la bava che fila dal mento e la schiuma che attornia le labbra. Fortunato arriva stravolto, con un occhio chiuso non si sa se per lo sforzo o per qualcosa finitoci dentro. Un veneto con una barba bionda e a punta, coperto da un poncho blu scuro incita ogni corridore con un climax di bestemmie che partendo da aggettivi carini arriva fino allo zoo. Mano a mano arrivano tutti gli uomini di classifica, Nibali riceve un trattamento speciale composto di urla, corse a fianco della sua bicicletta e battiti di mani più forti di tutti i precedenti.
Davide e Camilla, entrambi scout a Padova. Li rivedremo al Giro…Davide e Camilla, entrambi scout a Padova. Li rivedremo al Giro…
Buon compleanno, Camilla
A questo punto inizia la smobilitazione, ci si avvia al bar e verso le macchine e i camper. Due corridori della FDJ arrivati su con una buona mezz’ora di ritardo mimano un arrivo in volata al traguardo con tanto di colpo di reni. Qualcuno si ferma per indossare la mantellina o cambiare la borraccia e subito viene attorniato da tifosi in cerca di gadget. Arriva anche Ganna, salutato da fischi e applausi. Passato l’ultimo ciclista i fortunati con la macchina in cima iniziano a scendere tra la selva dei pollici alzati di chi ha la macchina qualche chilometro di strada e centinaia di metri di dislivello più in basso. Nel frattempo Camilla ha seguito l’arrivo della tappa sul cellulare nominando tutti i ciclisti che aveva appena avuto modo di conoscere, il luccichio in fondo agli occhi è molto luminoso e nemmeno più tanto in fondo e la prima domanda che fa è: «Quand’è la prossima tappa in Veneto?».
Dopo il Giro e prima del Tour, il punto sulla Deceuninck-Quick Step con il grande capo Patrick Lefevere. Dal flop di Evenepoel alle scelte di Alaphilippe
Sono parecchi i casi di infortunio con tempi di ripresa più lunghi del solito. Come mai? Colpa del ciclismo frenetico e della voglia di bruciare le tappe
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Sventolava sul Giau come la più bella bandiera tricolore. Damiano Caruso, con l’Italia del Giro sulle spalle, si arrampicava nella scia di Bernal, rincorrendo il sogno di quel podio che in certi momenti sembra alla portata e in altri più gigantesco di questa stessa montagna piena di neve e ghiaccio. Tagliati i baffi, la forza era ancora con lui e scalando il passo, il siciliano in realtà scavava a fondo dentro di sé, arrivando a una profondità in cui forse non si era mai spinto. Quella che solo i campioni sono soliti frequentare quando vanno in cerca dello spunto per lasciare la loro impronta.
Per questo, quando dopo l’arrivo ha saltato le interviste ed è andato dritto verso il pullman, Damiano aveva negli occhi il gelo della discesa e nella mente ben chiaro cosa fare per iniziare subito il recupero. Ispirato. Concentrato. Lucido.
Da solo nella neve, Damiano ha scalato ancora la classifica inseguendo il suo sognoDa solo nella neve, Damiano ha scalato ancora la classifica inseguendo il suo sogno
Uno di noi
Sono passate circa due ore dall’arrivo. Cortina ha smaltito il traffico dei pullman diretti verso Canazei, dove domani le squadre vivranno il secondo riposo. Gli abbiamo lasciato giusto il tempo di rimettersi in sesto, poi la voglia di dirgli bravo e sapere come andassero le cose ha preso il sopravvento. Ci sono corridori che bastano a se stessi e sono schivi davanti alle dimostrazioni di affetto, al punto che dopo un po’ neanche ti viene più la voglia di fargli sapere quanto ti facciano piacere le loro imprese. E poi ce ne sono altri che hai visto lottare per tutta la vita, facendo propri i sogni degli altri, senza però godere appieno delle eventuali vittorie. Damiano è così. Damiano è ognuno di noi che lotta per il pane. E quando lo vedi sulla porta di qualcosa di bello, ti viene voglia di fargli sapere quanta gente stia facendo il tifo per lui.
«E’ qualcosa di cui mi rendo conto – dice – una spinta che sento e che è importante. Tutto quello che sto facendo è un ringraziamento a chi mi ha sempre spinto e che è stato al mio fianco anche nei momenti più difficili. Persone che credono in me più di quanto faccia io».
Al traguardo lo ha preceduto Bardet, rientrato su di lui in discesaAl traguardo lo ha preceduto Bardet, rientrato su di lui in discesa
Cosa hai pensato stamattina, quando è venuto fuori che avreste fatto meno chilometri?
Ero comunque in apprensione per il meteo. Invece si è creato subito in bel feeling con la bici e la corsa e credo si sia visto dalla prestazione. Per come è andata la corsa, la soluzione di tagliare quelle due salite non è stata un capriccio, ma la soluzione migliore. Ne abbiamo guadagnato tutti e penso che la gente abbia potuto vedere una bella corsa (in realtà ciò non è accaduto del tutto, perché le immagini del finale sono saltate, ma questa è un’altra storia, ndr).
Quando è partito Bernal hai pensato di seguirlo o ti sei girato dall’altra parte?
Per un attimo ho cercato di agganciarlo, ma mi sono reso conto che non era il caso e mi sono ripiegato su me stesso. Salire col proprio passo in certe situazioni è la miglior difesa e anche un valido attacco.
E’ difficile rincorrere un sogno e insieme tenere i piedi per terra?
Non è difficile, direi che è necessario. Per fortuna tenere i piedi ben saldi al suolo è sempre stato una mia caratteristica e adesso devo farlo a maggior ragione, dato che il Giro non finisce certo domani e ci sono ancora tappe molto dure.
Giornata ben più pesante per Nibali, prima in fuga, poi a 7’16”Giornata ben più pesante per Nibali, prima in fuga, poi a 7’16”
Quindi la forza non dipendeva dai baffi…
Visto? Li ho tagliati e le gambe continuano a girare. Scherzi a parte sto recuperando bene, sto curando tutto nei minimi dettagli. La squadra sta facendo il massimo per me. Mi tolgono di dosso ogni preoccupazione e cercano di fare quello che serve.
Quanto è stato freddo nella discesa del Giau?
Era freddo, ma anche sopportabile. Ero super concentrato a mantenere la posizione, a fare le traiettorie giuste. Ma le sensazioni erano quelle classiche che un corridore conosce bene. I piedi privi di sensibilità e così pure le mani.
Per questo non ti sei fermato?
Sì, mi dispiace. Ma in quel momento avevo un’altra priorità, che era quella di riscaldarmi. Per cui sono andato dritto al pullman, dove c’era solo l’autista. Sono salito. Mi sono tolto i panni bagnati. E mi sono infilato sotto la doccia. C’è voluto un po’, ma adesso sto bene e domani si riposa. Per oggi abbiamo dato, insomma…
Lo doveva alla maglia rosa. Per questo poco prima del traguardo Egan Bernal ha rischiato il giusto per sfilarsi la mantellina ed ha tagliato il traguardo lasciando che la sua maglia di leader risplendesse sotto il cielo torvo di Cortina.
«Non tutti i giorni si vince – dice – e non tutti i giorni si vince con la maglia rosa. E per rispetto alla maglia rosa e visto che avevo un po’ di tempo, ho rallentato per togliermi la mantellina e farla vedere. L’ho sentito come un dovere. E’ la maglia che mi fa pensare a Pantani, il ciclista che mi è sempre piaciuto di più. Forse l’ho già raccontato, ma a casa non ho nemmeno una foto che parla di me in bicicletta, perché non mi piace, però ho un ritratto di Pantani. Se mi parlano di ciclismo e del Giro, io penso a Marco».
Il suo scatto ha fatto quasi subito il vuoto: voleva vincere in maglia rosaIl suo scatto ha fatto quasi subito il vuoto: voleva vincere in maglia rosa
Corta o lunga?
La tappa di Cortina è finita da quasi un’ora, Egan arriva dopo le sei premiazioni, le interviste in zona mista con le televisioni e prima di andare all’antidoping. Dal podio ha fatto giusto in tempo ad allungare i fiori alla sua ragazza, Maria Fernanda, che lo segue dall’inizio del Giro come una presenza discreta.
«Sono molto legato alla mia famiglia – spiega – ma quando sei leader non hai tanto tempo da dedicare al resto. La corsa per me dura un’ora di più, ma ogni giorno cerco di sentire la mia famiglia. Mio padre e mia madre sono la mia motivazione e in giornate come questa Dio sa quanto conti averne. Quando mi hanno detto che la tappa sarebbe stata accorciata, sono rimasto a pensare. La corsa poteva diventare più difficile da controllare, perché tanti potevano attaccare sulla prima salita e arrivare più freschi sull’ultima. Ma noi eravamo preparati per tutto. Percorso lungo o percorso corto, col caldo o col freddo. Ed è andata bene così».
Vlasov ha perso tempo prima per sfilare la mantellina, poi ha pagato in salita arrivando a 2’11”Vlasov ha perso tempo prima per sfilare la mantellina, poi ha pagato in salita arrivando a 2’11”
La tappa regina
Gli occhi brillano, le braccia che all’ingresso erano intirizzite iniziano a sciogliersi, mentre l’addetta stampa al suo fianco inizia con il solito rituale di quando vogliono portarti via il corridore. Ma Egan continua con il suo italiano deciso e sembra non guardarla.
«Non so quale sarebbe stata più dura – prosegue – ma ci tenevo a essere pronto per questa tappa. Era la tappa regina. Già da parecchi giorni ci pensavo e non pensavo certo che sarebbe stata più corta. Pensi che hai da fare Pordoi e Fedaia prima del Giau, per cui ero pronto per giocarmela. Poi stamattina, quando si è visto il tempo e sono cominciati i discorsi, non volevo essere quello che si impuntava per farla tutta e così va bene che la decisione l’abbiano presa gli organizzatori. Loro fanno le regole, noi corriamo. E sono molto contento di come sia finita la giornata».
Scollinato sul Passo Giau, Bernal si è tuffato nella discesa puntando su CortinaScollinato sul Passo Giau, Bernal si è tuffato nella discesa puntando su Cortina
Resta chi vince
La singolare coincidenza lo riporta ai giorni del Tour. Ci pensavamo ieri sera: se fermano la tappa prima di Cortina, finisce che vince il Giro come ha vinto il Tour, senza raggiungere il traguardo della tappa regina. Allora accadde nel giorno di Tignes, quando per una grandinata epocale, la tappa fu fermata in cima all’Iseran e i vantaggi di lassù valsero per decretare la vittoria di Bernal. Anche se qualcuno storse il naso.
«Si può dire di tutto di quel Tour – dice e un po’ si irrigidisce – ma i ciclisti che erano lassù sanno che erano tutti a tutta e sanno quale scatto feci. Sanno come è andata la tappa e io ero convinto che avrei potuto arrivare al traguardo. Oggi qui è venuta una tappa difficile, ci sono state salite dure e fatte forte. Tutti sapevano dov’era il traguardo, non penso che qualcuno avrà da ridire. Alla fine di una corsa, quel che rimane è colui che ha vinto e oggi ho vinto io».
Dopo l’arrivo, l’abbraccio con Maria Fernanda, la ragazza che lo segue da inizio GiroDopo l’arrivo, l’abbraccio con Maria Fernanda, la ragazza che lo segue da inizio Giro
A prova di crisi
Il secondo giorno di riposo arriva provvidenziale. Ci si chiede se non sarebbe stato meglio farlo di lunedì, come tradizione vuole, e riservare al tappone quel domani che si annuncia decisamente migliore. Con i se e con i ma, tuttavia, non si vincono le corse. Restano tre tappe di montagna e una crono.
«Penso che sono in un’ottima posizione – dice – con circa 2 minuti e mezzo sul secondo. Vuol dire che se anche avrò una giornata storta, che con questo meteo può capitare, magari riuscirò a gestire la crisi. Può capitare a tutti, sto lavorando al 100 per cento, facendo tutto al massimo e cercando di restare concentrato. Il Giro si vince ogni giorno e oggi è stato un giorno buono».
Era nell’aria e sembrava strano che si continuasse a sostenere che la 16ª tappa non sarebbe cambiata. Quando in mattinata si è capito che le condizioni meteo non consentivano lo svolgimento della corsa in sicurezza, gli organizzatori hanno tirato fuori dal cassetto il nuovo percorso cui evidentemente avevano lavorato nella notte. Partenza da Sacile, eliminati Pordoi e Fedaia, scalata del Giau e arrivo a Cortina. Rispetto all’osceno giorno di Morbegno dello scorso anno, un importante passo in avanti.
Questa la muova altimetria della tappa, ridotta a 153 chilometriQuesta la muova altimetria della tappa, ridotta a 153 chilometri
Per la sicurezza
L’associazione dei corridori ha posto il problema per tempo. Già ieri mattina al via da Grado si era notato un intenso andirivieni, anche se la risposta di Rcs Sport era stata la stessa difesa fino a sera: si parte e non si cambia. Gli organizzatori hanno aspettato sino all’ultimo prima di intervenire sul tracciato, ma il tema della sicurezza messo sul tappeto si è rivelato convincente. Se non si fosse agito in modo poco chiaro alle sue spalle, probabilmente Vegni avrebbe mostrato la stessa ragionevolezza lo scorso anno: quel brutto giorno se non altro è servito di lezione. A Morbegno infatti prevalse la voglia di non prendere acqua, in una tappa di pianura neanche troppo fredda. Oggi il tema era la poca sicurezza del correre in alta quota con la pioggia e temperature prossime allo zero, affrontando in queste condizioni tre lunghe discese. Valeva la pena correre il rischio?
Al via da Sacile, in ricordo di Silvia Piccini, uccisa sulla strada a 17 anniAl via da Sacile, in ricordo di Silvia Piccini, uccisa sulla strada a 17 anni
Il Gavia 88? Una sola salita
«Ci sono tre possibilità – questo il senso delle parole di Cristian Salvato, delegato del Cpa – possiamo correre sul percorso per com’è e sperare che vada bene. Partire e ritrovarsi come alla Sanremo del 2013, ma dove li fermi in mezzo a quelle montagne? Oppure si può scegliere di ridurre i chilometri e avere comunque una tappa vera, perché il Giau resta comunque una grande salita. Io sceglierei la terza, ma la decisione è vostra. I corridori faranno qualsiasi cosa venga decisa».
Alla riunione era presente anche Stefano Allocchio e anche lui ha dovuto ammettere di non aver mai corso una tappa del genere. E che quella del Gavia, spesso indicata ad esempio, prevedeva una sola salita e una sola discesa, non tre come oggi. E finì in un vero macello. Così alla fine il dado è stato tratto.
Pioggia dal primo chilometro: voi li chiamate rammolliti?Pioggia dal primo chilometro: voi li chiamate rammolliti?
Giro ancora lungo
I social non perdonano. Parecchi tifosi si sono scagliati contro i corridori, che non sarebbero più come quelli di una volta. Qualcuno ha parlato di Giro rovinato, ma forse il Giro sarebbe stato rovinato davvero se, correndo sul tracciato originale, le prevedibili cadute e il rischio di assideramento avessero tolto di mezzo attori importanti alla vigilia dell’ultima settimana che presenta ancora tre tappe di montagna e una crono. Tanto fummo duri l’anno scorso per quanto ci sentiamo di non criticare questa scelta. I corridori sarebbero partiti e sono tutti pronti a testimoniarlo. Gli organizzatori hanno agito nel segno della sicurezza. Saremo anche noi indegni dei cronisti di una volta, ma non riusciamo a vederci la vergogna.
Si corre il tappone dei Sibillini, area devastata dal terremoto. Su queste strade nel 2016 un gruppo di pro' si radunò con Scarponi. Stacchiotti ricorda
Un mese al Tour de Pologne che dopo la caduta di Jakobsen ha fatto scelte forti sul tema della sicurezza. Ne parliamo con Agata Lang. Poi andremo a vedere
Che cosa ci fa Affini in un aeroporto olandese? Torna in Italia e durante l'attesa ci racconta del ritiro cancellato, dei marginal gains e dei suoi sogni
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Quando il sole è sceso sul passo Giau, il cielo era ancora limpido, con qualche nuvolaglia e la speranza che tutto rimanesse com’era. Negli hotel in Friuli i corridori hanno passato la serata saltando da un’app all’altra e riscontrando versioni diverse della stessa previsione. Stando all’ultimo bollettino emesso ieri sera da Rcs Sport oggi si corre sulle strade già annunciate. E’ il tappone dolomitico, una corsa gigantesca nella corsa gigantesca che è il Giro d’Italia. Andando indietro nella memoria, Bernal vinse il Tour del 2019 quando la 19ª tappa venne interrotta sull’Iseran per l’impossibilità di arrivare a Tignes. La stessa elasticità dei francesi è quanto si possa chiedere, avendo tuttavia la certezza che tutto sia stato considerato al meglio.
Giro d’Italia 2021, 16a tappa, Sacile-Cortina: preoccupa la discesa del GiauGiro d’Italia 2021, 16a tappa, Sacile-Cortina: preoccupa la discesa del Giau
Metterò i guanti
E così intanto Bernal pensa a se stesso e scruta il profilo dei rivali, sapendo che non ci saranno amici né prigionieri. Yates sta bene, dopo aver parlato di non meglio specificati problemi nei primi dieci giorni, che lo avrebbero costretto a non esprimersi al meglio. Vlasov fa i conti con la tattica troppo dispendiosa dello Zoncolan e cerca di recuperare. Nibali è finito nella prima caduta e ha dolori al costato in fase di valutazione. Caruso farà la sua parte.
Puccio sta lavorando tanto. Qui prepara l’attacco di Campo FelicePuccio sta lavorando tanto. Qui prepara l’attacco di Campo Felice
«Sicuramente sarà una tappa dura – dice la maglia rosa – farà freddo e abbiamo cercato di essere preparati. Ho anche i guanti e tutto quello che serve. Siamo pronti e abbiamo recuperato, ma dovremo essere attenti a tutto. Noi siamo arrivati qua sapendo che non si vincerà il Giro nelle crono, in salita, in pianura o in discesa. Ogni punto è buono. Se qualcuno che ci fa paura in classifica attacca, dovremo essere lì. Siamo venuti per vincere il Giro, ma non possiamo neanche diventare matti a inseguire tutti. Cercheremo di avere la lucidità che serve, per capire cosa fare e cosa non fare».
Mai da soli
In questi giorni ci siamo sforzati di osservarlo, cercando di capire se il tanto citato mal di schiena lo infastidisca, ma la sensazione che si trae osservandolo, è quella di un atleta in salute. Soltanto sullo Zoncolan, rispondendo agli attacchi di Yates, ha scoperto i denti. Poi però, colpo psicologico oppure no, si è affrettato a staccarlo quando l’altro era nel pieno dello sforzo.
Zoncolan, scambio di sguardi. Yates si volta e si ritrova con lo sguardo di Bernal addossoZoncolan, scambio di sguardi. Yates si volta e si ritrova con lo sguardo di Bernal addosso
«Cercherò di fare il mio meglio – spiega a proposito del freddo – l’importante sarà essere preparati anche mentalmente. Sarà una tappa lunga, per cui sarà importante avere accanto dei compagni. Per questo penso che la mia squadra con tanta esperienza, saprà gestire la corsa. Comunque vada, non sarà una buona idea rimanere da soli».
Il peso della rosa
Come il condottiero che passa in rassegna le truppe, nel momento in cui racconta che avrà bisogno della squadra, Egan sa anche che sta chiedendo tanto ai compagni.
«I ragazzi – spiega – spendono più degli altri. Puccio sta lavorando tutti i giorni, quindi sicuramente avrà più stanchezza ed è normale. Anche Pippo sta lavorando tanto, in generale tutti i miei compagni lavorano. Ma lo sapevamo, prendendo questa maglia. L’ho detto sin dal primo giorno che avrebbe significato prendersi la responsabilità della corsa. Siamo qua per giocarci il Giro, abbiamo una buona mentalità e tanta fiducia gli uni negli altri. Andiamo a vedere che cosa si potrà fare».
Per Ganna ha concluso a Gorizia un’altra giornata di lavoro piuttosto pesantePer Ganna ha concluso a Gorizia un’altra giornata di lavoro piuttosto pesante
Notte di attesa
Indubbiamente l’idea di scalare il Giau sotto la pioggia, trovare in cima 2 gradi e poi affrontare la discesa bagnati è molto vicino al limite. Si vedrà se ci saranno cambiamenti dell’ultima ora, ma di certo il giro di messaggi e telefonate è iniziato da un pezzo. Non sarebbe più logico fermare la corsa in cima al Giau, si sono chiesti i corridori, stabilendo lassù l’ordine di arrivo, trovando il modo sin dal mattino di mandare in cima i pullman e mantenendo le premiazioni a Cortina? La tappa manterrebbe la grande dignità tecnica, Cortina avrebbe la sua festa, i corridori avrebbero una risposta alle loro istanze. Il disastro di Morbegno è ancora troppo vicino per sperare che sia stato dimenticato, ma rispetto all’ultima volta, se non altro, i ciclisti e il Cpa che li rappresenta hanno alzato la mano per tempo. Una riunione con Mauro Vegni c’è già stata e almeno fino a ieri sera il direttore del Giro ha fornito rassicurazioni sulla praticabilità della tappa. Ne sapremo di più alla partenza…
«E' tutta una questione di testa - dice Bettiol - nella terza settimana siamo tutti distrutti». Il toscano vince a Stradella. Le sue parole sono splendide
Damiano Caruso si ritrova capitano. Gli era già successo al Tour del 2017. Lui sta bene. La condizione cresce. La squadra non fa pressioni: «Me la gioco!»
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