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Michael Minali: la famiglia, il ciclismo e il futuro

03.10.2022
4 min
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La famiglia è quella che ci guida alla scoperta del mondo, ci fa conoscere tutto quello che per noi è ignoto. All’interno delle mura domestiche i nostri genitori, o fratelli maggiori, ci trasmettono le loro passioni e i loro valori. Quando il tuo cognome è Minali è chiaro che all’interno della tua famiglia si parli esclusivamente di ciclismo. Per Michael Minali è stato esattamente così (in apertura festeggia la vittoria al GP Ciclistico Sannazzaro de Burgondi, foto Facebook Campana Imballaggi). Figlio di Nicola, professionista tra gli anni ‘90 ed i primi 2000, vincitore di tappe alla Vuelta, al Tour de France ed al Giro d’Italia. Michael ha anche un fratello maggiore: Riccardo, classe 1995 e ritirato a fine 2021, che conta cinque anni nel ciclismo dei grandi.

«La passione, come è logico che sia – dice con un sorriso Michael – è nata vedendo mio papà e mio fratello. Mi hanno fatto provare ad andare in bici e me ne sono subito innamorato, così a 7 anni ho iniziato a fare le prime gare. Quello che mi ha subito affascinato del ciclismo è stato il contatto con l’aria aperta e avere degli amici con i quali condividere questa passione. Poi sono passati gli anni e questo sport ha iniziato a temprarmi ed insegnarmi molto, nel corso degli anni penso di essere diventato più uomo».

Minali Intermarché 2021
La famiglia Minali ha una grande tradizione nel ciclismo: prima il padre Nicola, poi il fratello Riccardo ed infine Michael
Minali Intermarché 2021
La famiglia Minali ha una tradizione nel ciclismo: prima il padre Nicola, poi il fratello Riccardo ed infine Michael
Michael, intanto arrivi da un buon periodo, con tre vittorie all’attivo…

E’ un periodo nel quale la gamba sta girando bene, ho dovuto sistemare qualcosa in preparazione ma ora ne vedo i frutti. Mi spiace solo che a inizio anno non è andata come mi aspettassi, ho avuto un periodo negativo dove non trovavo riscontro del lavoro fatto in allenamento. Quando ho visto che i risultati iniziavano ad arrivare ho seguito l’onda emotiva ed ora mi sento meglio.

Come hanno reagito in casa quando hai detto di voler fare ciclismo?

Mio papà era la persona più contenta del mondo, mi ha sempre chiesto se fossi sicuro di andare avanti, ogni anno me lo chiedeva. La mia risposta non è mai cambiata: voglio provare a diventare uno dei grandi.

Il veneto è passato under 23 nel 2018 con la Colpack, anche il fratello Riccardo ha corso nel team bergamasco (foto Scanferla)
Michael è passato U23 con la Colpack, anche il fratello Riccardo ha corso nel team bergamasco (foto Scanferla)
Hai mai visto tuo padre correre?

Direttamente no, ero troppo piccolo (Michael è nato nel 1999, il padre Nicola ha smesso di correre nel 2002, ndr). Ho tanti ricordi degli episodi che mi raccontava, poi negli anni mi sono incuriosito ed ho iniziato a cercare dei video su internet. Uno di quello che mi ha maggiormente colpito è quello della caduta alla Tirreno: si vede la bici che sbanda da una parte all’altra della carreggiata, mi sono spaventato. 

E con tuo fratello Riccardo che rapporto hai?

Con lui vado molto d’accordo, ci vediamo spesso anche al di fuori della bicicletta. Quando ero piccolo non mi interessava molto quello che faceva, pensavo a divertirmi, sia in bici che fuori. Diventando grande, più o meno da junior, il livello diventa quasi professionale ed in quel momento sia mio padre che mio fratello mi hanno dato tanti consigli. Nella nostra famiglia si è sempre parlato di ciclismo, anche nei momenti di vita quotidiana

Sei al primo anno da elite, che percorso è stato il tuo?

Ho sempre fatto fatica al passaggio di categoria, soprattutto da under 23, il primo anno l’ho proprio sofferto. Ero arrivato in una squadra come la Colpack ed avevo poco spazio per mettermi in luce. A metà del secondo anno, proprio per ritagliarmi più occasioni sono andato alla Work Service con Contessa e quei mesi sono stati decisamente più positivi. 

Michael nel 2021 ha corso alla Iseo Rime Carnovali prima di trasferirsi alla Campana Imballaggi (foto Scanferla)
Michael nel 2021 ha corso alla Iseo Rime Carnovali prima di trasferirsi alla Campana Imballaggi (foto Scanferla)
Poi però sei ritornato alla Colpack.

Volevo provare a tornare in una squadra “grande” tra continental, parlai con Bevilacqua e decisi di riprovarci. La sfortuna che nel mio tentativo di riprovarci si mise di mezzo la pandemia.

Hai cambiato molte squadre, pensi che questa cosa non ti abbia permesso di trovare la giusta continuità?

Alla Iseo Rime Carnovali mi sono trovato bene, soprattutto con lo staff che mi ha accolto a braccia aperte. Sono rimasto da loro solamente per una stagione perché hanno scelto di fare una squadra solamente di giovani e io quest’anno entravo nella categoria elite. Con la Campana Imballaggi, mi sono trovato subito bene, Alessandro Coden mi ha accolto come un figlio. Anche il gruppo squadra è molto unito. 

Ti appresti al tuo secondo anno da elite, pensi di avere ancora qualche chance di passare pro’?

E’ difficile passare da elite perché negli ultimi anni si prendono ragazzi sempre più giovani, alcuni direttamente dalla categoria juniores. E’ un problema per il sistema e di conseguenza lo diventa anche per me, perché ovviamente i posti per noi elite sono sempre meno. Fino a quando ho la forza e la motivazione proverò a ritagliarmi un posto nel professionismo.

Nicola e Riccardo, padre e figlio: due mondi diversi

28.02.2021
4 min
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Nicola e Riccardo Minali, padre e figlio uniti da una come caratteristica: andare tanto veloci. Nicola, attivo dal 1993 al 2002, ottenne in carriera 50 vittorie, svettando in tutti e tre i grandi Giri e portando a casa due edizioni consecutive della Parigi-Tours quando ancora era una delle classiche regine per i velocisti. Era la principale alternativa a Re Leone Cipollini, tanto potente il toscano, quanto scattante e minuto il veronese. Curiosamente, suo figlio, oggi velocista di punta della Intermarché Wanty Gobert, ha un fisico possente ben più di suo padre.

Al Uae Tour 2021, per RIccardo un buon 9° posto nell’ultima tappa
Al Uae Tour 2021, Riccardo 9° nell’ultima tappa

Riccardo: un altro ciclismo

Fare paragoni è difficile perché nel ciclismo il tempo scorre veloce e vent’anni sono l’equivalente di due ere geologiche.

«Ai tempi di mio padre trovavi uno, due treni che guidavano la volata – afferma Riccardo – oggi ne hai 5-6 che cominciano a battagliare a chilometri di distanza dal traguardo, è un altro ciclismo, si va molto più forte».

Al Tour de Langkawi 2018, vittoria in maglia Astana
Al Tour de Langkawi 2018, vittoria in maglia Astana
Quanto ti ha influenzato tuo padre?

Quando correva o si allenava, io lo aspettavo a casa vestito da ciclista. Mia madre (i tre sono insieme nella foto di apertura, @photors.it) mi adattava le divise che lui smetteva. Praticamente sono nato in bici, io come mio fratello Michael, che corre fra gli under 23 ed è anche lui velocista. Tanti ricordi delle sue gare non ne ho o meglio le ho viste poi al computer, ma ricordo ad esempio che quando vinse a Parigi nell’ultima tappa del Tour, io c’ero.

Velocista lui, velocisti voi figli: un caso?

Non saprei, siamo molto diversi. Lui da quel che ho visto era più scattante, aveva lo sprint secco. Io ho bisogno della volata lunga per emergere, poi ad esempio lui se la cavava in salita, io proprio non vado. Ho un’altra stazza.

Nicola: mai avuto treni

«Riccardo rispetto a me è molto più equilibrato – dice la sua papà Nicola – io forse ero più scaltro ma dovevo esserlo, se non avevi il treno dovevi improvvisare ogni volta…».

Al Giro del 1998, Nicola vince a Forte dei Marmi su Strazzer
Al Giro del 1998, Nicola vince a Forte dei Marmi su Strazzer
Forse però avevi anche avversari diversi…

Ai miei tempi contava la fantasia, ora contano i watt… Già ai meno 20 dal traguardo vedi che si va a 70 all’ora, noi ci arrivavamo dopo lo striscione dell’ultimo chilometro. Basta una pinzata di freni e sei fuori dalla lotta. E’ un altro ciclismo, indubbiamente.

Riccardo: folla in volata

Torniamo a te: correndo con tante squadre che preparano la volata, si può ancora lottare da soli, sfidando i treni?

Si può, ma serve tanta fortuna, avere strada libera senza intoppi, per centellinare le energie quando sorpassi e risali verso le prime posizioni. Basta che un “vagone” dei treni, appena finito il suo compito, te lo trovi davanti e la volata è persa. Bisogna poi considerare che ai tempi di mio padre, del suo livello erano 3-4, ora ce ne sono almeno una quindicina che possono vincere, c’è molto più equilibrio.

Nel 2019 un po’ di colore alla Vuelta San Juan
Nel 2019 un po’ di colore alla Vuelta San Juan

Nicola: più cattivo

Fin qui il discorso tecnico, ma la volata è anche questione di spirito, di carattere, di quel pizzico di follia che può fare la differenza.

«Verissimo, io sono uno Scorpione – sentenzia Nicola – Riccardo è sicuramente più buono di me. Io dovevo essere determinato a giocarmi tutto perché sapevo che avevo una sola pallottola a disposizione.

Nel 2013 Riccardo vince da junior il Gp Giordana. Nicola al suo fianco
Nel 2013 Riccardo vince da junior il Gp Giordana. Nicola al suo fianco

A lui dico sempre che ci deve mettere quel pizzico di sana cattiveria agonistica in più. Ora per fortuna ha una squadra che crede in lui, anche se non può certo correre al suo servizio. Deve solo crederci perché verrà il suo momento, ne sono più che sicuro. Ha solo bisogno che finalmente la fortuna guardi dalla sua parte…».