Quattro continenti in un mese: il viaggio infinito di Honoré

16.10.2025
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Nell’era del padrone assoluto Tadej Pogacar e dell’invincibile Uae Emirates, la miglior difesa è l’attacco. Mikkel Honoré non è uno che si tira indietro e nelle ultime settimane ha trasformato il suo pensiero sulla strada. Smaltito il Covid che l’aveva debilitato a metà stagione, il danese della EF Education-EasyPost si è lanciato senza timore nel primo mondiale africano, pilotando il connazionale Mattias Skjelmose a un passo dal podio. Poi ancora si è messo in luce nelle classiche italiane, provando l’assolo al Giro dell’Emilia tra le due ali di folla del San Luca e di nuovo con un’azione alla Bernocchi.

La gamba sarebbe stata buona per l’amato Lombardia, ma il fitto calendario e le esigenze del team di fare punti l’hanno dirottato verso il Tour of Guanxi. Prima di fiondarsi in aeroporto accompagnato dalla moglie Marilisa e partire alla volta della Cina, il ventottenne di Fredericia ci ha raccontato delle ultime, intense settimane in giro per il mondo. 

Tour of Slovenia 2024, Michel Honoré, sua moglie Marilisa
E’ stata la moglie Marilisa ad accompagnare in tutta fretta Honoré a Malpensa per la partenza inattesa verso la Cina
Tour of Slovenia 2024, Michel Honoré, sua moglie Marilisa
E’ stata la moglie Marilisa ad accompagnare in tutta fretta Honoré a Malpensa per la partenza inattesa verso la Cina
Sei pronto a una nuova sfida in un altro continente?

Devo dire in effetti che in questo finale di stagione non mi sono fatto mancare nulla: prima il Canada, poi il mondiale in Rwanda, il ritorno in Europa e ora l’Asia. La logistica è un po’ complessa, ma mi sento molto bene, per cui sono fiducioso. Sarà interessante vedere come reagisce il fisico a tutti questi viaggi, perché quattro continenti in un mese non è proprio una passeggiata.

Con la condizione che hai mostrato non hai un po’ di rammarico di esserti perso il Lombardia?

Sinceramente un po’ sì, perché è la mia gara preferita sin da bambino ed è quella di casa. Ho vissuto due anni a Bergamo e sei anni a Melide, in Svizzera, a 10 chilometri da Como: quindi sono tutte strade che conosco ed è davvero speciale. Poi è la corsa in cui si celebra il nuovo campione del mondo, anche se oramai da un paio d’anni resta lo stesso. 

Che cosa ti aspetti dalla trasferta cinese?

Sulla carta dovrei essere io il capitano, per cui spero di far un bel risultato. Finalmente, ho ritrovato il mio equilibrio, che mi mancava da qualche stagione. Da diverse settimane sentivo che girava tutto bene. In realtà, ero in forma anche al Giro della Polonia, ma poi ho preso il Covid e sono stato otto giorni senza bici che mi hanno costretto a ripartire da zero. In Canada ho ritrovato buone sensazioni, a Montréal ho attaccato un po’ di volte e fatto andare via Powless. Avrei potuto ottenere un buon risultato anche io, solo che sull’ultima curva sono caduto. Infatti, ci sono state proteste come alla Vuelta e io sono scivolato per la pittura gettata sull’asfalto che si è attaccata alla gomma e mi ha fatto perdere aderenza. 

Giro dell'Emilia 2025, attacco di Mikel Honoré sul muro di San Luca
L’attacco di Honoré al Giro dell’Emilia è stato il tentativo di sottrarsi alla legge di Del Toro
Giro dell'Emilia 2025, attacco di Mikel Honoré sul muro di San Luca
L’attacco di Honoré al Giro dell’Emilia è stato il tentativo di sottrarsi alla legge di Del Toro
E l’avventura iridata in Rwanda?

E’ sempre un onore rappresentare la Danimarca e per me quella del mondiale è una delle settimane più belle dell’anno. Mi sono allenato a San Marino, facendo sessioni specifiche, simulazioni gara e dietro-moto. E’ stato tutto bellissimo, anche per la grande atmosfera che abbiamo trovato. Tutti avevano tanti pregiudizi e cattivi pensieri, ma è stata una esperienza bellissima. Gente straordinaria, strade in ottimo stato, tutto ha funzionato come doveva.

E voi danesi siete andati davvero forte…

Abbiamo corso bene tutti dal chilometro zero e penso che siamo stati la squadra più organizzata e strutturata: il risultato si è visto, gli unici con due corridori nei primi dodici. Io ho anticipato lo scatto, così da permettere a Skjelmose di stare a ruota per poi avere le energie per seguire l’attacco successivo di Remco. In un mondiale del genere, ogni piccolo dettaglio faceva davvero la differenza. Mattias era contento del risultato, anche se la medaglia è sfuggita davvero di poco. Però, quando a batterti sono corridori più forti di te, non puoi far nulla, per cui eravamo contentissimi della nostra prestazione. 

Avversari per un giorno, compagni tutto l’anno: te l’aspettavi Ben Healy sul podio coi due alieni?

So che aveva il mondiale in testa da un bel po’, diciamo subito dopo l’ottimo Tour che ha fatto. Lui è un corridore molto bravo in questi appuntamenti, per cui devo dire che per me non è stata una sorpresa vederlo col bronzo al collo. Certo, forse in tanti aspettavano Del Toro, ma avevo i miei dubbi su Isaac perché una corsa con così tanti chilometri e quel dislivello tremendo, alla sua età, era qualcosa di totalmente nuovo.

Campionati del mondo Kigali 2025, Remco Evenepoel, Ben Healy, Mattias Skjelmose
Il lavoro di Honoré ai mondiali ha permesso a Skjemose di giocarsi il podio con Evenepoel e Healy
Campionati del mondo Kigali 2025, Remco Evenepoel, Ben Healy, Mattias Skjelmose
Il lavoro di Honoré ai mondiali ha permesso a Skjemose di giocarsi il podio con Evenepoel e Healy
Tornando sulla Danimarca, pensi che sia l’età dell’oro per il vostro ciclismo?

Stiamo andando fortissimo. Anche per questo, essere il corridore danese con più mondiali consecutivi da pro’ (sei, ndr) come mi ha fatto notare un giornalista del mio Paese, è davvero qualcosa di unico per me. Tengo duro da Imola e spero di esserci anche negli anni prossimi perché ci aspettano bei percorsi, a partire dal Canada che conosco molto bene. La fortuna è che, qualunque sia il percorso, possiamo schierare una squadra molto forte che lotti per la vittoria. Non a caso siamo secondi nella classifica mondiale.

Sei convinto che anche Vingegaard possa dire la sua in una gara di un giorno?

Senza dubbio. Non mi ha sorpreso che abbia faticato all’europeo, perché dopo aver corso Tour e Vuelta da capitano, è normale che il fisico presenti il conto. Jonas è un fenomeno, ma quello che fa Tadej è veramente di un altro livello, ha una classe superiore. Pogacar corre tutte le gare per tutto l’anno, è sempre lì, ha una testa e una passione che lo spingono a imprese incredibili. La differenza è anche a livello di squadra perché Jonas è un po’ sacrificato nelle classiche dalle strategie della Visma, che nelle corse di un giorno punta su fuoriclasse come Van Aert e preferiscono preservarlo per il Tour, che è sempre l’obiettivo numero uno. Capisco la loro decisione, anche se ovviamente il pubblico vorrebbe sempre vedere il duello Pogacar-Vingegaard.

Pedina preziosa per il successo di Powless contro i tre Visma alla Dwars door Vlaanderen, poi ancora gregario instancabile per il podio di Carapaz al Giro: nel 2026 ti vedi anche più libero da compiti in qualche corsa?

Assolutamente sì e ne parleremo a fine stagione. Ci ho messo tanto tempo a ritrovare questo colpo di pedale e ora non spero più, sono sicuro che l’anno prossimo mi vedrete più protagonista. All’Emilia ho provato un po’ l’impossibile perché tutti sapevamo che Del Toro avrebbe vinto, ma non mi piaceva stare lì ad aspettare uno scenario scontato. Ogni tanto bisogna sognare e tentare il tutto per tutto: se mi fosse venuto un corridore Uae a ruota, magari saremmo potuti andare al traguardo e magari mi giocavo il successo o almeno facevo un podio. 

Campionati europei Drome et Ardeche 2025, alla partenza Tadej Pogacar, Remco Evenepoel, Jonas Vingegaard, Joao Almeida
Gli europei hanno proposto il confronto fra Pogacar e Vingegaard per la prima volta in una gara di campionato
Ti sembra che tanti si siano arresi alla legge Pogacar-Del Toro?

Esatto e si è visto anche al Gran Piemonte. Bisogna osare un po’ di più ed inventarsi qualcosa. All’Emilia sapevo che è impossibile anticipare le operazioni perché non c’era un metro di pianura che ti regalasse secondi, era tutta salita e discesa: mi piace rischiare e giocarmi tutte le carte, a costo anche di perdere una possibile top 10. Comunque, mi porto tante buone sensazioni per l’anno prossimo.

Il tuo sogno?

Le classiche delle pietre in primavera come il Fiandre, ma soprattutto la Sanremo. E’ una gara che mi piace un sacco e in cui voglio dimostrare di poter far bene. Ma prima, vediamo come andrà in Cina.

Honoré gregario tosto, un po’ danese, un po’ trevigiano

30.04.2021
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La “montagna”, se così si può dire, più elevata della Danimarca si chiama Moellehoje ed è alta 170 metri. Si trova sulla costa orientale del Paese ad una sessantina di chilometri a Nord di Fredericia. Ed è da questa cittadina di circa 40.000 abitanti affacciata sul mare Baltico che viene Mikkel Frolich Honoré, uno degli scalatori della Deceuninck-Quick Step.

Mikkel in testa al gruppo, tira per Almeida in rosa all’ultimo Giro
Mikkel in testa al gruppo, tira per Almeida in rosa all’ultimo Giro

Sulle tracce del nonno

Il ciclismo in famiglia lo aveva porto il nonno Joren, un buon pistard. E in qualche modo Mikkel ne è stato “contagiato”.

«Poche salite da me è vero – sorride Honoré – ho iniziato nel 2007 quando avevo 7 anni e da lì non mi sono più fermato. Nel 2016, da juniores, sono andato in Belgio (alla Lotto Soudal U23 ndr), poi sono venuto a vivere in Italia. Dal 2019 sono diventato professionista alla Deceuninck e spero di continuare così».

Mikkel taglia corto, ma per diventare il bravo corridore che è ha lasciato presto la Danimarca, come lui stesso ha detto. Un po’ come Nibali, Visconti e tanti ragazzi del Sud e del Centro Italia. La sua scuola è stata quella belga e forse anche per questo alla fine è approdato alla corte di Lefevere

Ma Honoré è stato sin da subito “internazionale” e nel 2015, inconsapevolmente, si era già legato all’Italia. In una gara juniores conosce la sua attuale fidanzata, Marilisa. Lei faceva la giudice di gara, lui cadde dopo il traguardo. Perse gli occhiali e lei glieli li riportò. Da lì nacque tutto. Fino alla proposta di matrimonio avvenuta l’anno scorso al via della cronometro di Conegliano al Giro d’Italia.

Oggi Mikkel è un buon cuoco, parla italiano, ma forse parla anche meglio il dialetto trevigiano (quello della sua compagna), e tifa per Valentino Rossi.

Remco Evenepoel e Mikkel Frolich Honoré in ritiro a marzo
Remco Evenepoel e Mikkel Frolich Honoré in ritiro sul Teide

Colonna per il Giro

Honoré è molto apprezzato anche dal suo team. Correre sempre o quasi in uno squadrone come la Deceuninck non è facile. Se ci riesci è perché ti chiami Alaphilippe o perché sei un uomo tosto, uno di quelli su cui si può contare in ogni situazione: classiche, corse a teppe, freddo, pioggia… Lo stesso campione del mondo nei giorni delle Ardenne ha ringraziato pubblicamente Honoré sia dopo la Freccia che in una conferenza stampa a ridosso della Liegi, dicendo proprio che Mikkel era un corridore su cui poter fare affidamento e molto generoso.

L’abbraccio con Alaphilippe in cima al Muro d’Huy, nella Freccia vinta dal francese
L’abbraccio con Alaphilippe in cima al Muro d’Huy, nella Freccia vinta dal francese

Non solo gregario

Sta andando fortissimo… «Sì, penso di sì! Io cerco di fare il mio lavoro al meglio. La forma è buona. Sono contento per la stagione fin qui e speriamo di continuare così già al Giro d’Italia. Ci sono Remco e Almeida che partono entrambi capitani. Non gli mettiamo pressione e vediamo durante il Giro come andranno le cose. Per me avere due leader è una buona situazione. Possono succedere tante cose. Bisognerà vedere soprattutto come Remco andrà con il suo infortunio. La preparazione è andata bene per ora».

E a proposito di Remco. A quanto pare non è solo Alaphilippe a volere il danese in gara. Si dice che Honoré sia l’uomo di fiducia del fenomeno belga. L’anno scorso in preparazione proprio per il Giro vissero in simbiosi sulle Dolomiti. E lo stesso hanno fatto quest’anno sul Teide.

«Eh, non so se è davvero così – sorride con un velo di timidezza, ma compiaciuto – sono contento di essere apprezzato e anche a me piace lui. Nonostante sia giovanissimo, Remco è un grande corridore. Ed esserci per lui durante questo Giro credo sia importante per entrambi».

Il danese vince ai Paesi Baschi, era in fuga col compagno Cerny
Il danese vince ai Paesi Baschi, era in fuga col compagno Cerny

Honoré sa graffiare

Il danese però non porta solo le borracce o prende vento in faccia. All’occasione sa anche dire la sua. La Deceuninck gli ha lasciato i suoi spazi, anche per riconoscenza per quanto fatto. E Mikkel ha sfruttato al meglio le opportunità. Ha vinto la tappa finale della Coppi e Bartali, tra l’altro con un’azione spettacolare (attacco di forza, da lontano con il leader della generale Jonas Vingegaard), e si è poi ripetuto in Spagna qualche giorno dopo, facendo sua la quinta frazione dei Baschi. Questo è stato anche il suo primo successo nel WorldTour.

«Quando sarò capitano? Eh, buona domanda. Al Giro, speriamo di esserlo in futuro, però sono anche contento così. Ho avuto le mie occasioni ai Paesi Baschi e alla Coppi Bartali e al Giro abbiamo abbiamo altri obiettivi più grossi come la classifica generale. Ma vedremo, giorno per giorno. Magari ci sarà un’occasione in una tappa anche per me…».

Honoré in azione alla Coppi e Bartali, alla sua ruota De Marchi e Swift
Honoré in azione alla Coppi e Bartali, alla sua ruota De Marchi

Corridore completo

Ma che corridore è Honoré? E’ giusto definirlo scalatore? Si dice sempre che nel ciclismo attuale se non sei specializzato in qualcosa sei tagliato fuori dai giochi. Eppure ci sono atleti solidi come lui che piano piano riescono a trovare la propria dimensione. Ricordiamo che parliamo di un ragazzo che ha compiuto 24 anni da pochi mesi.

«Non lo so, sai! Sento di andare bene un po’ dappertutto, sono un corridore “all-rounder”. Mi piace la salita, la discesa (è molto abile nella guida, ndr) e anche la pianura e la crono. Diciamo che non sono specializzato. Credo che questa sia anche una delle mie forze, ma al tempo stesso sono consapevole che può essere un limite».

In questi giorni Honoré, come molti del Giro, è in altura. Si gode quel po’ di riposo, alternandolo con gli ultimi allenamenti tosti. Inoltre lui doveva recuperare dalla caduta alla Freccia del Brabante, nella quale aveva riportato tagli profondi. Tagli che però non lo avevano intimidito nelle Ardenne. Davvero un carattere tosto per il danese-trevigiano.