La stagione volge al termine e si iniziano a tracciare i primi bilanci. E nel “pianeta cronometro” il dominatore, senza se e senza ma, è stato Remco Evenepoel. Il belga ha conquistato il suo terzo mondiale consecutivo contro il tempo, esattamente come Michael Rogers, primo cronoman a conquistare tre titoli iridati di specialità consecutivi.
Al risuonare di questo nome, ci è venuta in mente una frase che ci disse nel 2022, commentando la delusione di Ganna dopo i mondiali di Wollongong del 2022, che chiuse al secondo posto dopo le due vittorie del 2020 e 2021. E lui: «E’ proprio la testa il problema. Per preparare un grande evento come una crono ci vuole tanta energia mentale, anche e soprattutto nella fase di allenamento, perché è molto specifico. Non è facile. L’abbiamo visto. Io sono stato il primo, poi è arrivato Fabian Cancellara e poi Tony Martin. Eravamo tutti intorno a quel podio e io ho fatto fatica al quarto mondiale. «Non avevo più la concentrazione o la grinta per spingermi così tanto nella fase di allenamento, come quando lottavo per vincere. Preparando il quarto, mi accorsi subito che non avevo la fame per fare fatica. Quasi vomitavo dopo ogni ripetuta».
Pinotti in carriera è andato a migliorare, ma forse è stato una particolarità. E comunque aveva stimoli per raggiungere i migliori. Non aveva vinto tre titoli iridatiPinotti in carriera è andato a migliorare, ma forse è stato una particolarità. E comunque aveva stimoli per raggiungere i migliori. Non aveva vinto tre titoli iridati
Senza dover fare processi a nessuno, abbiamo ripreso questo discorso con Marco Pinotti. Stavolta il tecnico della Jayco-AlUla lo abbiamo sentito come ex cronoman per commentare questo concetto, in base alle sue esperienze. Davvero il tempo all’apice del cronoman è di 3-4 anni?
Insomma Marco, davvero la cronometro è una specialità così usurante?
Non si può dare una risposta univoca: dipende da come uno li distribuisce, questi anni, e da cosa fa nel mezzo. Secondo me non è detto che uno perda questa verve, anzi, magari può anche aumentare. Certo è che la cronometro impone una capacità di soffrire per un tempo continuo e prolungato che va anche allenata. E qui sta il bello.
Il bello per il cronoman…
Probabilmente quando un atleta fa fatica a soffrire a cronometro, fa fatica a soffrire anche nelle altre gare. Non è una cosa specifica del cronoman. Forse in una prova contro il tempo questi problemi si accentuano.
Da un paio di anni Ganna non riesce a battere Remco a crono. Sul podio dell’europeo la sua espressione non era certo feliceDa un paio di anni Ganna non riesce a battere Remco a crono. Sul podio dell’europeo la sua espressione non era certo felice
Perché?
Perché bisogna andare a toccare un livello di profondità, di sforzo e di sofferenza molto elevato. Uno sforzo che dopo un certo punto uno non ce la fa più. E’ quello che succede magari agli inseguitori che fanno i quattro chilometri da soli o a squadre. Sono discipline dure. Però, attenzione: non è solo questione della cronometro in quanto tale, perché se ci pensiamo bene magari il suo sforzo è paragonabile a quello di uno scalatore nella salita finale. Non è una cosa tanto differente come tipo di sforzo… almeno a livello fisico.
Però la gara è il termine di un percorso. Rogers parlava anche di allenamenti al limite del vomito. C’erano esercizi particolarmente stressanti che facevi?
Alcuni allenamenti specifici li facevo in pista, per una questione di sicurezza e di fattibilità in quanto a numeri e dati. Però ci sono allenamenti che venivano più facili in salita. Quando invece devi lavorare in pianura e raggiungere certi livelli, è vero che ci vogliono più convinzione e più grinta. Queste due capacità per me sono fondamentali.
Perché?
Perché se ti vengono a mancare, va bene un giorno o due, ma se è di più forse è il momento di cambiare mestiere o di prendersi una pausa.
Evenepoel nella crono, per lui terribile di Peyragudes al Tour 2025: vero che era in salita, ma quel giorno la testa fece la differenza in negativo per luiEvenepoel nella crono, per lui terribile di Peyragudes al Tour 2025: vero che era in salita, ma quel giorno la testa fece la differenza in negativo per lui
Quali sono i lavori del cronoman che più lo svuotano?
Quando devi lavorare a velocità di gara in pianura, o nei lavori intermittenti. Esercizi che non sono specifici per lo sforzo, ma per aumentare l’efficienza sulla bici da crono. Perché ci sono lavori intermittenti che fai anche su strada, però con la bici da cronometro sono ancora più duri.
Come mai sono più duri?
Perché sei sul mezzo che ti deve dare il risultato e soprattutto perché sei in posizione. Sei schiacciato. La bici da cronometro è la bici “scomoda” per eccellenza. Già questo ti porta via altre psicoenergie, mettiamola così. Se devo fare cinque ore in bici è una cosa, se ne faccio tre a cronometro ad una certa intensità è un’altra.
Quando capisci che la concentrazione non è al top?
In gara lo capisci subito. Lo capisci già la mattina prima di partire, secondo me. Magari quelli sono anche i momenti in cui uno cade, sono i momenti in cui non riesci più a stare rilassato e focalizzato nello stesso momento.
Per durare a lungo Pinotti parla di sana gestione: questa è a 360° e impone anche la voglia spasmodica di ricercare nuovi materiali e soluzioni tecnichePer durare a lungo Pinotti parla di sana gestione: questa è a 360° e impone anche la voglia spasmodica di ricercare nuovi materiali e soluzioni tecniche
Ti è mai capitato di avere un rifiuto della preparazione e di dire: «Basta, questo esercizio non lo voglio fare più»?
Sinceramente no. Può capitarti un periodo in cui fai più fatica ad allenarti, perché magari hai altre cose per la testa. A me è successo quando studiavo, per esempio. Ero ancora dilettante. Senti quella mancanza d’aria, ti senti assillato dagli impegni.
E come te la cavasti?
Mi sarei dovuto prendere una pausa. Adesso ho capito che era inutile provare a far tutto.
Uscendo dalla parte mentale, esiste invece un tempo fisiologico di massima espressione della performance per il cronoman?
Per me sì, ed è di 10 anni. Se ti gestisci bene, e intendo a 360 gradi, puoi essere al top per dieci anni.
«Prendiamo il caso della norma sulle leve dei freni ruotate – dice Marra per spiegare il concetto – il modo migliore per fare il controllo lo abbiamo creato noi aziende. La maggior parte delle lamentele arrivava dai corridori, era un discorso di guidabilità e sicurezza, per cui abbiamo affrontato il problema. Finalmente abbiamo creato un buon rapporto e tutti gli sviluppi vengono fatti insieme all’UCI. In base al tipo di prodotto facciamo dei gruppi di lavoro e andiamo avanti…».
Cosa succede quando l’UCI mette mano al regolamento tecnico sulle bici e promulga nuove regole? Qual è l’iter delle riforme che costringono i corridori, ad esempio, a raddrizzare le leve dei freni (in apertura l’esempio di Evenepoel e Segaert all’ultimo campionato belga) o a cambiare la posizione sulla bici da crono? Ne abbiamo parlato con Claudio Marra, numero uno di FSA che, come tutti i produttori di manubri e ruote, è fra i primi a scontare direttamente gli effetti di simili modifiche.
Ogni anno FSA premia il suo atleta più rappresentativo: qui Marra nel 2019 con Bettiol, re del FiandreOgni anno FSA premia il suo atleta più rappresentativo: qui Marra nel 2019 con Bettiol, re del Fiandre
Che rapporto c’è fra l’UCI e le aziende?
E’ cambiato tanto. Ai tempi in cui il presidente dell’UCI era Hein Verbruggen (olandese al comando del ciclismo mondiale dal 1991 al 2005, ndr), l’omologazione dei prodotti veniva gestita in Belgio, dove viveva Jean Vauthier, che era stato incaricato del compito. Per avere l’omologazione delle ruote ad esempio, dovevi mandargliele e fare un test che costava fra i 1.500 e i 1.800 euro per coppia. Loro le distruggevano in ogni caso e poi ti dicevano se andassero bene oppure no. Quindi sapevi già che l’omologazione ti sarebbe costata il prezzo delle ruote, del trasporto e il costo del test, senza neppure vedere il risultato.
Tutti d’accordo e nessuna obiezione?
Tutte le aziende del mondo dovevano seguire questa procedura, almeno fino a quando ci accorgemmo che una sola non passava per lo stesso canale e a quel punto decidemmo di opporci. I regolamenti erano abbastanza aleatori, scritti solo in francese con postille piccolissime e quasi nessuno li seguiva. Finché decisero di mettere mano seriamente alla regolamentazione dei manubri da crono e ci comunicarono che i 3/4 di quelli che stavamo utilizzando erano illegali. Fu un colpo, c’era bisogno di almeno un anno per metterci a posto.
Come la gestiste?
Cambiare subito avrebbe significato buttare tutto quello che c’era nei magazzini, così capimmo di dover avere una voce in capitolo per parlarne con l’UCI e assieme a Phil White, fondatore di Cervélo, creammo il GOCEM (Global Organisation of Cycling Equipment Manufacturers), l’associazione dei costruttori di biciclette e parti.
Al Tour Down Under, gli ispettori UCI hanno verificato la messa a norma delle leve (foto Escape)L’UCI ha approntato una dima con cui i suoi ispettori in gara possono verificare anche l’inclinazione delle leve dei freni (foto Reddit)Al Tour Down Under, gli ispettori UCI hanno verificato la messa a norma delle leve (foto Escape)L’UCI ha approntato una dima con cui i suoi ispettori in gara possono verificare anche l’inclinazione delle leve dei freni (foto Reddit)
Come venne accolto?
L’idea non era di creare caos, ma di far ragionare tutte le parti, dato che l’UCI andava per la sua strada e c’erano altri costruttori fuori regola. Parlammo chiaramente, come abbiamo fatto anche di recente. L’industria sostiene il ciclismo. Avevamo valutato ai tempi, era intorno al 2010, che tra sponsorizzazione, telai, biciclette davamo al sistema un contributo di circa 100 milioni all’anno. Pertanto sarebbe stato meglio parlarne insieme: che ci dessero il tempo di metterci a posto e poi si potevano stabilire regole condivise e valide per tutti.
Tutto risolto, quindi?
No, perché anche il fronte delle aziende era spaccato. Ricordo che Scott trovava tutto interessante, ma non voleva farne parte, finché per fortuna si fece avanti la WFSGI (World Federation of the Sporting Goods Industry, ndr). E’ l’associazione mondiale delle aziende che, messe insieme, dialogavano con le varie federazioni. Erano già molto forti nei rapporti con la FIFA, con il nuoto e altri sport maggiori e alla fine venne a farmi visita Frank Dassler, il fondatore di Adidas che è scomparso nel 2020 e ne era il presidente.
Motivo della visita?
Ci chiesero di far confluire il GOCEM nella loro federazione e accettammo volentieri, dato che il nostro lavoro è produrre e non fare politica. E così dal 2018 è la WFSGI che dialoga con le aziende, raccoglie indicazioni, crea gruppi di lavoro e si interfaccia ufficialmente con l’UCI.
Questo è Andrea Piccolo al Tour Colombia: la leva resta inclinata, ma c’è un limiteQuesto è Andrea Piccolo al Tour Colombia: la leva resta inclinata, ma c’è un limite
Però qualche frizione a volte si coglie ancora…
Negli anni ci sono stati vari passaggi, perché ogni nuovo presidente UCI si porta dietro i suoi uomini e ogni volta bisogna ricucire il rapporto, fargli capire che siamo importanti, anche perché loro arrivano spesso con una certa arroganza. Poi si rendono conto che non possono fare da soli, capiscono che l’industria ha i suoi i suoi tempi e i suoi bisogni, di conseguenza devono per forza scendere a compromessi. E finalmente si rendono conto che siamo un grosso valore aggiunto, per cui ci accolgono e collaboriamo.
Adesso come va?
Negli ultimi due anni è arrivato Michael Rogers, che ha cominciato anche lui da capo. Piano piano abbiamo costruito il rapporto con WFSGI, a spiegargli le cose e fortunatamente adesso abbiamo una buona collaborazione. Infatti ad esempio le ultime disposizioni riguardo l’inclinazione delle leve sono figlie di un accordo fatto con noi. Abbiamo dato noi le istruzioni per capire come arrivare a un controllo semplice ed efficace. E la fine insieme a loro abbiamo promulgato questo tipo di discorso.
E’ così per tutto?
Se ad esempio parliamo di ruote, mettiamo assieme 4-5 aziende, generalmente le più interessate al prodotto, e si portano avanti gli studi, si fanno i test e le proposte per poi arrivare a raggiungere il massimo possibile. L’obiettivo è avere la sicurezza al numero uno. Seconda cosa, l’affidabilità. Terza, l’accessibilità che è importante per l’UCI: quello che è a disposizione degli atleti, deve essere disponibile nel mercato per tutti, per dare a tutti le stesse soluzioni. Il concetto di base è questo.
Dall’inizio dello scorso anno è entrata in vigore la nuova normativa sulle protesi aerodinamicheLo sviluppo delle nuove posizioni viene elaborato da Vision al computer corridore per corridore (foto FSA)Dall’inizio dello scorso anno è entrata in vigore la nuova normativa sulle protesi aerodinamicheLo sviluppo delle nuove posizioni viene elavorato da Vision al computer corridore per corridore (foto FSA)
Tornando per un attimo alle leve girate?
I corridori si sono lamentati per la sicurezza. Sono andati dall’UCI chiedendo di intervenire, per vietare questo tipo di discorso. Tanti hanno visto che in certe fasi, avendo le leve così ruotate, c’erano problemi di frenata e prontezza di reazione. Avevano paura che questo potesse creare delle cadute. L’UCI non poteva essere sorda al richiamo dei corridori, quindi si è rivolta a noi chiedendo cosa potessimo fare insieme. E noi abbiamo fatto delle simulazioni e degli studi, stabilendo il limite secondo noi di questa rotazione, senza il rischio di compromettere la sicurezza. Una volta che l’UCI ha ricevuto gli strumenti per arrivare a una conclusione, ha ufficialmente varato le nuove regole. E’ frutto di un lavoro di equipe che ora si sta occupando anche di altri componenti.
Ma visto che i corridori ruotavano le leve per essere aerodinamici, l’industria sta lavorando a manubri che gli permettano di esserlo stando nelle regole?
Certamente. Infatti si cominciano a vedere manubri che in qualche modo gli permettono, sia pure minimamente, di tenere la stessa posizione. Da anni sono tutti matti per i marginal gain, andando a risparmiare un watt qua e un watt là, per cui è giusto assecondarli.
Il fatto invece che sia stato imposto un limite alla larghezza dei manubri comporta qualcosa per voi aziende?
Dal punto di vista della produzione, non ancora. A livello commerciale invece si dovrà valutarne l’impatto. Se ci avete fatto caso, quasi tutti i corridori usano telai di una misura più piccola, con attacchi da 150-160 e manubri molto stretti, da 38 a un massimo di 40 centro/centro. Dovremo capire se l’utente finale vorrà imitarli oppure rimanere fedele al manubrio dal 42 con cui guida meglio e sta più comodo. Invece per la fornitura alle squadre, dato che ormai si è ristretto tutto di una o due misure, va fatto il riassortimento in base alle esigenze dei corridori. Oggi si usano il 38 e 40, non di più.
L’UCI ha stabilito il massimo allungamento, l’inclinazione e l’altezza delle protesi da crono (foto FSA)Con la normativa di fine 2022, le protesi vengono inserite nel contesto manubrio, che a sua volta ha delle nuove specifiche (foto FSA)Per dare modo a corridori di tutte le taglie di stare in posizione, è stato previsto un triplo range di misure (foto FSA)L’UCI ha stabilito il massimo allungamento, l’inclinazione e l’altezza delle protesi da crono (foto FSA)Con la normativa di fine 2022, le protesi vengono inserite nel contesto manubrio, che a sua volta ha delle nuove specifiche (foto FSA)Per dare modo a corridori di tutte le taglie di stare in posizione, è stato previsto un triplo range di misure (foto FSA)
E’ stata più impattante questa riforma o quella di due anni fa con cui sono stati rivisti i manubri da crono?
Quella, non c’è il minimo dubbio. Sono anni che continuiamo a fare sempre continuamente nuove estensioni per i manubri e loro a cambiare le regole. Che poi non è solo il manubrio. Magari il costruttore parte dalla regola in vigore, realizza la bici nuova e noi facciamo l’estensione di conseguenza. Poi l’UCI cambia le regole ed è un vero bagno di sangue. Ogni anno siamo in ballo, specialmente con le squadre più importanti.
Rogers adesso si è ammorbidito?
Ha fatto esperienza. Inizialmente aveva la pressione dei grandi capi che volevano imporre le loro regole. Ma essendo una persona ragionevole, gli spieghi le cose, si rende conto che abbiamo bisogno gli uni degli altri, e quindi collaborare con noi è vantaggioso. Non dimentichiamoci che i soldi che gli arrivano dall’omologazione dei prodotti sono tanti.
Durante l’inverno parecchi atleti di taglia alta, fra cui Kung (foto di apertura) e Ganna, hanno dovuto rimettere mano alla posizione da crono. La riscrittura del regolamento tecnico da parte dell’UCI ha infatti permesso a diversi corridori di ottenere una miglior posizione aerodinamica. Redditizia almeno quanto quella degli atleti più bassi. Il grosso problema infatti lo avevano quelli alti fra 1,80 e 1,90 e la rilettura delle regole da parte di Michael Rogers ha in parte sanato il difetto. Lo sa bene Marco Pinotti, con cui abbiamo provato a sviscerare l’argomento.
Marco Pinotti è uno dei tecnici del Team Jayco AlUla, con un occhio in più per le cronoMarco Pinotti è uno dei tecnici del Team Jayco AlUla, con un occhio in più per le crono
Il punto con Pinotti
Il bergamasco ha seguito la storia con interesse, avendo sotto mano i cronoman del Team Jayco-AlUla. E dato che alle squadre le novità sono arrivate prima che fossero ufficializzate, il lavoro di revisione è iniziato da dicembre.
«La sensazione che ho avuto io – spiega Pinotti – è che il cambiamento ci sia stato da quando Michael Rogers ha preso in carico questo settore. Mi pare che stia mettendo un po’ di ordine, portando l’esperienza da corridore e quelle che sono le esigenze degli atleti. La regola di prima penalizzava proprio la categoria da 180-190, soprattutto i corridori alti da 185 a 190. Hanno creato una categoria intermedia e come interpretazione mi pare corretta».
Durbridge è alto 1,87 e grazie alle nuove regole riesce a essere più aerodinamicoDurbridge è alto 1,87 e grazie alle nuove regole riesce a essere più aerodinamico
Tre categorie
L’UCI ha diviso il gruppo in categorie determinate dall’altezza: Categoria 1 fino a 179,9; Categoria 2 fino a 189,9; Categoria 3 oltre 190. Per ciascuna di esse ha poi riscritto le misure della bicicletta da cronometro.
Per quelli più alti di 190 centimetri ha disposto che la distanza fra la punta della sella e quella delle protesi possa arrivare fino a 850 millimetri e che la punta delle stesse protesi possa innalzarsi fino a 140 millimetri rispetto al piano orizzontale.
I ciclisti alti fino a 1,79 possono arrivare a 800 millimetri di lunghezza e altezza di 100.
Quelli fino a 189,9 avranno invece il limite di lunghezza a 830 millimetri e altezza di 120 millimetri.
In questo modo Ganna, che grazie alla nuova posizione ha appena vinto la crono della Tirreno-Adriatico, ha potuto inclinare le protesi di 30° rispetto all’orizzontale (nel 2022 il massimo consentito era invece di 15°). Di conseguenza, Pippo ha potuto allungarsi e contemporaneamente chiudere lo spazio fra mani e testa.
L’inclinazione della protesi è consentita fino a 30° mentre in precedenza si fermava a 15° (foto UCI)La distanza fra il poggiolo e la punta della protesi deve essere un minimo di 189 mm (foto UCI)L’inclinazione della protesi è consentita fino a 30° mentre in precedenza si fermava a 15° (foto UCI)La distanza fra il poggiolo e la punta della protesi deve essere un minimo di 189 mm (foto UCI)
«Sapevamo già di questa modifica a giugno – spiega Pinotti – ma è stata annunciata tardi. Abbiamo saputo da dicembre del cambio di inclinazione da 15 a 30 gradi e a dicembre abbiamo potuto metterci mano. Intendiamoci, quei 15° non incidono tantissimo, però ad esempio consenti a quelli più alti di arrivare con le punte del manubrio a 140 di altezza senza bisogno di allungarsi per forza fino a 85. L’obiettivo è chiudere al meglio la superficie fra le mani, la testa e il tronco. Che è un po’ la posizione che portò Landis per la prima volta nel giro di California 2006 e poi Leipheimer. Diciamo che i veri precursori di quel tipo di filosofia sono loro due, secondo me. Ma adesso quelli che sono vicini al limite, tipo quelli alti 1,88, hanno la possibilità di stare bene in bici. Prima invece erano tanto penalizzati».
Dai poggioli al manubrio
Fra i cambiamenti dettati dall’UCI, è stata regolamentata anche la distanza fra i poggioli per gli avambracci e la punta delle protesi: minimo 180 millimetri. Non è un caso che nessuno vi poggi ormai i gomiti, ma siano diventati punto di contatto per gli avambracci.
Fu Landis al California del 2006 a inclinare le protesi marcatamente verso l’altoFu Landis al California del 2006 a inclinare le protesi marcatamente verso l’alto
«La vera differenza per i più alti – conferma Pinotti – è la variazione nella distanza fra l’appoggio dei gomiti e la fine del manubrio. Diciamo che forse per Ganna, che ha inclinato di più le protesi, non è cambiato molto, perché lui aveva già intelligentemente messo gli appoggi molto alti. Adesso c’è un limite anche lì, visto che oggi devono stare almeno a 18 centimetri. Nella nostra squadra, Sobrero non ha dovuto rivedere nulla. Invece è toccato a Durbridge, Scotson, Hamilton…
«A dicembre, i medici hanno raccolto le misure dei corridori e sono state messe in un modulo. L’ho firmato io e l’ha firmato il medico. Poi è stato mandato all’UCI, affinché alla verifica delle misure della bici, si sappia a quale categoria di altezza si appartiene. Non ho mai visto i giudici misurare gli atleti alla partenza di una crono, diciamo che basta l’autocertificazione».
Michael Rogers ha 42 anni ed è originario di Canberra, anche se fa ormai base da una vita in Svizzera, vicino al confine con l’Italia. Quando era ancora un corridore, fu il primo a vincere tre mondiali consecutivi della crono e ad approcciarsi con la specialità applicando in modo forse pionieristico le tecnologie e le teorie con cui oggi i corridori convivono. Per questa sua vivacità intellettuale, a fine carriera l’UCI lo ha coinvolto inizialmente con il ruolo di Innovation Manager e più di recente lo hanno nominato Road Manager. In poche parole, non si muove niente a livello tecnico, senza che lui lo sappia e abbia dato il suo parere.
Per questo lo abbiamo invitato a sedersi con noi su un divano della sala stampa, per fargli raccontare i mondiali australiani e il suo mondo di oggi, dopo aver vissuto le vittorie di ieri: quelle crono, ma anche tappe al Giro e al Tour e varie classifiche, dallo Svizzera al Delfinato, il Catalunya e il Deutschland Tour.
A Wollongong ha corso suo nipote Cameron: 14° nella crono, 22° su strada (foto The Canberra Times)A Wollongong ha corso suo nipote Cameron: 14° nella crono, 22° su strada (foto The Canberra Times)
Che effetto fa un mondiale in casa, essendo però un uomo UCI?
E’ bellissimo mostrare la mia Australia al mondo del ciclismo. Però, nello stesso tempo, avendo il cappello dell’UCI, vuoi che sia tutto perfetto. Ed essendo io coinvolto a livello organizzativo, cerco e vedo le cose che si potrebbero migliorare. In ogni caso per me è stata un grande emozione. Diverso rispetto a quando il mondiale lo correvo, perché vedevo tutto dalla prospettiva del corridore. Ero molto concentrato nella mia bolla. Adesso scopri che ci sono migliaia di altre cose di cui i corridori ignorano l’esistenza, con cui invece bisogna fare i conti.
Innovation Manager: cosa fai?
E’ un ruolo che svolgevo già dal 2020. L’UCI ha vari protocolli che riguardano ad esempio i telai. Perciò lavoriamo con i costruttori per essere sicuri che, ad esempio, rispettino i termini di sicurezza. Oppure ci occupiamo delle ruote, per verificare che superino tutte le prove. Questo è un periodo molto interessante nel ciclismo. Già da qualche anno si sta passando dai metodi di costruzione tradizionale, sui quali è stato sviluppato il vecchio regolamento, a prodotti in scocca e altri stampati in 3D. Prendiamo ad esempio il manubrio, che nel regolamento è ancora composto da attacco e curva. Adesso sono pezzi unici e spesso i giudici di gara nelle crono fanno fatica a verificarne le misure.
Ormai i manubri sono sempre più spesso integrati o stampati 3D, come quello di GannaOrmai i manubri sono sempre più spesso integrati o stampati 3D, come quello di Ganna
E come si fa?
Per ora si cerca di essere elastici, per stare nelle norme con le nuove tecnologie. Adoriamo l’innovazione, però ci rendiamo conto che il commissario che deve prendere le misure, in pista o piuttosto prima della partenza di una crono, si trovi in difficoltà a capire dove cominci un pezzo e dove l’altro. Per questo abbiamo elaborato il nuovo regolamento che entrerà in vigore il primo gennaio. Lo abbiamo scritto dando un po’ più di flessibilità alle aziende.
Da atleta hai mai subìto le nuove misure imposte?
Per fortuna non ho mai avuto problemi quando regolamentarono l’avanzamento della sella, perché ero sempre dietro i 5 centimetri dal movimento centrale. Ero sempre a 6-7, ma adesso sono tutti a 5, perché c’è molta più attenzione alla posizione. Sono stato uno dei primi a studiare l’aerodinamica. Il primo ad andare in galleria del vento a Milano con Luca Guercilena. Abbiamo aiutato noi a disegnare e realizzare il supporto per tenere ferma la bicicletta. Quindi c’è sempre stata grande attenzione per materiale e performance, ma adesso l’aerodinamica è preponderante. E questo porta anche conseguenze soprattutto in pista, dove ormai nell’inseguimento girano quasi a 70 all’ora. Ormai una semplice cucitura del body, in base a dove è messa, può fare la differenza.
Al mondiale di Madrid 2005 per Rogers arriva la terza (e ultima) maglia iridata consecutivaFreire e Rogers, tre mondiali a testa in maglia Mapei: festa da Nardello nel 2015Al mondiale di Madrid 2005 per Rogers arriva la terza (e ultima) maglia iridata consecutivaFreire e Rogers, tre mondiali a testa in maglia Mapei: festa da Nardello nel 2015
Questo cosa c’entra col regolamento?
Non tutti hanno accesso a un body che costa 8.000 euro. Non è facile fare questo tipo di ragionamento, ma se facciamo una previsione a lungo termine, soprattutto per la pista, dobbiamo stare attenti che l’investimento per stare in gara non comporti conseguenze pesanti. Se per essere competitivi si alza a dismisura il budget necessario, magari ci ritroviamo nel 2032 con tre sole squadre, tre Paesi.
Un’opera nel segno dell’uguaglianza?
Sarebbe triste da vedere secondo me. Triste se una nazionale fosse tagliata fuori dallo sport perché non ha gli stessi soldi di chi può investire. Diciamo che lo spirito di base è questo. Evitare le tante velocità diverse in base al budget. Tutelare o quantomeno ridurre le differenze.
Guardando nel maxischermo l’azione di Evenepoel a WollongongGuardando nel maxischermo l’azione di Evenepoel a Wollongong
Cosa fa invece il Road Manager?
Il Road Manager fa un po’ tutto per quanto riguarda l’organizzazione. Si occupa del calendario, per il quale collabora con le varie associazioni. Poi con il mio team seguo la registrazione di tutte le squadre, verificando che tutti i contratti siano in ordine, che ci siano le garanzie bancarie con le quali i corridori siano tutelati. E poi seguiamo le gare a livello di regolamento. Adesso non mi ricordo esattamente, ma più di 850 gare ogni anno seguono il nostro regolamento, quindi è un lavoro di 24 ore al giorno. C’è almeno un’emergenza al giorno da qualche parte del mondo….
Hai avuto un ruolo nel caso Gazprom?
In realtà non tantissimo. Quello è stato un discorso legato al management più alto. Il Comitato olimpico ha dato la sua disposizione e l’UCI l’ha recepita.
L’avviso del ricorso ai raggi X nella tenda preposta la controllo delle biciL’avviso del ricorso ai raggi X nella tenda preposta la controllo delle bici
Vicino alla zona di arrivo c’è stato per tutto il tempo il gazebo contro le frodi tecnologiche…
Ormai vediamo tutto ricorrendo a varie tecnologie. Prima era complesso, perché c’era un apparecchio molto grande. Adesso abbiamo un sistema molto più leggero e davvero vediamo tutto, dagli spessori del telaio ai fili della trasmissione. Prima che arrivassi io, c’erano delle voci. Poi hanno trovato la ragazza del ciclocross. Dobbiamo stare attenti, per evitare che semmai qualcosa c’è stato, possa tornare. Come per l’antidoping. Ma ad ora, dai dati che raccogliamo, negli ultimi anni non abbiamo trovato niente di strano.
Tu hai vinto tre mondiali di seguito, cosa succede poi nella testa del corridore?
E’ proprio la testa il problema. Per preparare un grande evento come una crono ci vuole tanta energia mentale, anche e soprattutto nella fase di allenamento, perché è molto specifico. Non è facile. L’abbiamo visto. Io sono stato il primo, poi è arrivato Fabian (Cancellara, ndr), e poi Tony Martin. Eravamo tutti intorno a quel podio e io ho fatto fatica al quarto mondiale.
«Ho visto Ganna dopo la crono – dice Rogers – era abbattuto. Pochi come me possono capire quel che pensava»«Ho visto Ganna dopo la crono – dice Rogers – era abbattuto. Pochi come me possono capire quel che pensava»
Perché?
Non avevo più la concentrazione o la grinta per spingermi così tanto nella fase di allenamento, come quando lottavo per vincere. Preparando il quarto, mi accorsi subito che non avevo la fame per fare fatica. Quasi vomitavo dopo ogni ripetuta. Ecco, penso proprio che sia un fatto mentale. E la settimana scorsa ho visto proprio Ganna dopo la crono. Era rimasto male, era proprio giù. E mi sono detto: «Caspita, lo capisco, forse non ci sono tanti che ci riescono».
Come se ne esce?
E’ giovane, ha il tempo per ritrovarsi, poi magari ha solo avuto una giornata no. Non ci ho parlato. Però ricordo che lo stesso sono stato male per lui, perché sapevo esattamente quello che stava pensando.
L’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) ha scelto Bikefitting.com quale dispositivo mobile di misurazione per controllare la conformità delle biciclette ai regolamenti internazionali.
Grazie alla propria forte reputazione di azienda di vertice nel settore della realizzazione di strumenti e di sistemi di misurazione di alta qualità, accurati ed efficienti, Bikefitting.com è stata contattata dalla stessa UCI per sviluppare un dispositivo che consentisse ai commissari di stabilire se le biciclette impiegate nelle gare rispettino o meno i regolamenti vigenti.
Con l’obiettivo di garantire ai ciclisti l’utilizzino di un assetto sicuro in sella, esiste difatti tutta una serie di regole sulle geometrie delle biciclette, in particolare quelle da cronometro individuale su strada e quelle per l’inseguimento a squadre in pista. Questi regolamenti sono incentrati su quanto sia avanzata o distesa la posizione di guida: fattore che può influenzare il controllo della bicicletta stessa. I test vengono spesso eseguiti immediatamente prima dell’inizio di una gara, quindi un sistema semplice e veloce è più che mai fondamentale, nell’interesse dell’UCI, dei corridori, dei team e degli organizzatori della gara stessa.
I controlli prima della gara sono fondamentali per la sicurezza dei ciclisti
Strumento di misurazione dell’angolazione delle protesi sulle bici da cronometro
Strumento di misurazione dell’angolazione delle protesi sulle bici da cronometro
I controlli prima della gara sono fondamentali per la sicurezza dei ciclisti
Il “timbro” di Michael Rogers
Il dispositivo mobile realizzato da Bikefitting.com consente ai Commissario UCI di verificare in modo rapido e accurato che una bicicletta rientri nei parametri consentiti. Sfruttando le tecnologie collaudate e affidabili dei propri sistemi di misurazione per biciclette, Bikefitting.com utilizza un software che crea algoritmi sulla base dei dati inseriti. Il laser box del dispositivo misura rapidamente la bici e le sue geometrie. Successivamente l’algoritmo determina se la posizione del ciclista è conforme o meno ai regolamenti UCI con il rilascio immediato di un’indicazione a colori. L’intero processo dura appena trenta secondi…
Bikefitting.com ha ideato degli algoritmi che determinano se la posizione dell’atleta è conforme al regolamento UCI Bikefitting.com ha ideato degli algoritmi che determinano se la posizione dell’atleta è conforme al regolamento UCI
«I controlli della bicicletta prima della gara – ha dichiarato Michael Rogers, il responsabile dell’ufficio Road & Innovation dell’UCI – sono essenziali per la sicurezza dei ciclisti, ma possono produrre momenti di stress se non effettuati in condizioni ottimali. L’UCI è quindi lieta di questa partnership con Bikefitting.com che ha sviluppato un dispositivo di misurazione preciso, veloce e affidabile».
Il dispositivo di misurazione mobile non sarà disponibile solo per i commissari UCI ma anche per i rivenditori e i clienti Bikefitting.com (centri di Bike Fitting, i team professionistici e le singole Federazioni Nazionali).