Tour de France 2025, Mauro Schmid, Jayco AlUla,

Il ciclismo svizzero secondo Schmid, signore di strada e crono

26.10.2025
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TORINO – La maglia rossocrociata oramai Mauro Schmid ce l’ha tatuata sulla pelle. Non fosse bastato il titolo in linea del 2024, il venticinquenne di Bulach ha compiuto un’impresa che, dal 1993 a oggi, era riuscita soltanto a Stefan Kung nel 2020, ovvero imporsi nello stesso anno in entrambe le prove: strada e crono. Persino una leggenda come Fabian Cancellara aveva mancato l’accoppiata, pur imponendosi più volte in anni diversi nelle due fatiche (10 sigilli contro il tempo, 2 in linea). 

La seconda stagione in casa Jayco-AlUla è stata positiva per Mauro, anche se c’è tanta voglia di lasciare il segno anche fuori dai confini nazionali per ricambiare la fiducia che il general manager Brent Copeland e tutto lo staff ripongono in lui. Nel frattempo, sul finale di stagione, è salito per la terza volta sul podio iridato della staffetta mista, mettendosi al collo un bronzo in Rwanda dopo gli ori centrati nel 2022 e nel 2023.

Abbiamo incontrato Schmid a Torino, durante le visite della Jayco-AlUla al Centro Irriba (foto Matteo Secci)
Abbiamo incontrato Schmid a Torino, durante le visite della Jayco-AlUla al Centro Irriba (foto Matteo Secci)
Abbiamo incontrato Schmid a Torino, durante le visite della Jayco-AlUla al Centro Irriba (foto Matteo Secci)
Abbiamo incontrato Schmid a Torino, durante le visite della Jayco-AlUla al Centro Irriba (foto Matteo Secci)
Che cosa ha voluto raddoppiare il titolo nazionale su strada e fare doppietta con quello a cronometro quest’anno?

Beh, devo dire che è bello essere facilmente riconoscibile alle corse. Già vincere la maglia una volta è speciale, ma ripetersi l’anno successivo è qualcosa di fantastico e non vedo l’ora di indossarla ancora, almeno per la prima parte del 2026. La cronometro è stata una mezza sorpresa anche per me, ma ero ben preparato e sono arrivato a quel giorno nelle migliori condizioni. Tra l’altro, essere campione nazionale nelle prove contro il tempo, ha un certo prestigio nel nostro Paese: basti pensare a quello che hanno fatto Küng e Cancellara negli ultimi 25 anni. Lo standard è sempre alto ed è bello avere questo onore.

A questo proposito, come alfiere della Svizzera, che cosa ci dici del vostro movimento sia a livello individuale, sia coi risultati di Tudor e Q36.5?

Abbiamo sempre avuto ottimi talenti, anche negli anni più recenti, anche se ne è parlato bene. E’ ovvio che dopo uno come Cancellara, non sia facile prendere il testimone. Per qualche anno il livello, soprattutto su strada, non è stato eccelso e le vittorie di corridori svizzeri nelle prove in linea sono state meno delle attese.

Comunque, vi siete goduti Nino Schurter…

Tanti ragazzi della mia generazione, infatti, hanno virato più sulla mountain bike e la strada ha perso un po’ di popolarità. Ora stanno emergendo però giovani interessanti e, il fatto di avere due squadre svizzere così strutturate tra i pro’ gli dà la possibilità di maturare senza fretta e con più tranquillità. In particolare, per quei ragazzi che vanno ancora a scuola e riescono ad avere una vita più normale.

Nella tappa di Tolosa al Tour, i secondo posto dietro Abramhansen brucia parecchio
Nella tappa di Tolosa al Tour, il secondo posto dietro Abrahamsen brucia parecchio
Nella tappa di Tolosa al Tour, i secondo posto dietro Abramhansen brucia parecchio
Nella tappa di Tolosa al Tour, il secondo posto dietro Abrahamsen brucia parecchio
Che atmosfera hai respirato ai Mondiali in Rwanda?

Qualcosa già si sta muovendo. C’è ancora bisogno di un po’ di tempo, anche se la generazione attuale è già abbastanza buona, ma tra qualche annetto vedremo i risultati. Sono convinto che, anche grazie ai progetti a lungo termine dei due team svizzeri, tutto il nostro movimento ne beneficerà.

Hai cominciato a pensare alla prossima stagione?

L’idea, al momento, è di cominciare con il Tour Down Under: una corsa molto importante per la nostra squadra che è australiana, ma lo è anche per me. Oramai è un po’ come il primo giorno di scuola e vuoi subito partire forte. Poi, spero di dire la mia nelle classiche, grazie anche all’esperienza acquisita quest’anno. Il calendario potrebbe essere simile a quello del 2024, a parte qualche piccolo cambiamento a febbraio e marzo. Per i Grandi Giri mi vedo più al Tour, anche se mi piacerebbe venire al Giro. L’unica cosa è che è difficile far bene le Ardenne e poi essere pronto per tre settimane intense a maggio.

Crono iridata di Kigali, Schmid non va oltre un 29° posto, ma conquistaerà il bronzo nel Team Relay
Crono iridata di Kigali, Schmid non va oltre un 29° posto, ma ha conquistato il bronzo nel Team Relay
Crono iridata di Kigali, Schmid non va oltre un 29° posto, ma conquisterà il bronzo nel Team Relay
Crono iridata di Kigali, Schmid non va oltre un 29° posto, ma ha conquistato il bronzo nel Team Relay
C’è una corsa che ti stuzzica più di altre?

Difficile da dire, ma pensandoci direi che mi piacerebbe vincere una tappa al Tour de France.

Beh, quest’anno ci siete riusciti con Ben O’Connor. Com’è stato?

Molto bello. In realtà, il mio aiuto è stato marginale, a parte qualche chilometro all’inizio, perché poi ha fatto tutto da solo.  E’ stato di grande motivazione, così come lo è pensare a quando ho sfiorato la vittoria di tappa al Tour de Suisse (ripreso a 1,6 km dal traguardo della sesta tappa dopo la fuga col connazionale Kung e l’australiano Sweeny, ndr). Sicuramente ci riproverò, ma prima mi concedo qualche giorno sulle spiagge di Bali per ricaricare le batterie. 

Cavagna e Schmid. Dominio Wolfpack alla Coppi e Bartali

25.03.2023
5 min
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CARPI – Apre Cavagna e chiude Cavagna, ma Schmid conquista la generale facendo fruttare al massimo tre secondi posti. La Soudal Quick-Step domina e vince per la prima volta la Settimana Internazionale Coppi e Bartali, che sta diventando sempre di più un banco di prova significativo per chi ambisce a prendersi i gradi di capitano in corse di uno status maggiore.

La crono di Carpi ha espresso il verdetto che in tanti si aspettavano fin dall’inizio della gara. Fra i tanti c’era anche Davide Bramati, diesse del “Wolfpack”, che conosce bene le qualità di Cavagna e Schmid su percorsi del genere, ma che tuttavia restava cauto prima della partenza della crono dello svizzero. Alla fine il pericolo sarà scampato.

Cavagna ha vinto la crono di Carpi in 22’12” alla media oraria di 50,270 km/h
Cavagna ha vinto la crono di Carpi in 22’12” alla media oraria di 50,270 km/h

«Dopo la vittoria di Remi ed il secondo posto di Mauro a Riccione – spiega mentre scende dall’auto dopo aver accompagnato i suoi atleti nella ricognizione – ero certo che fosse più il secondo a fare la corsa che il primo. Remi è in condizione, ma è pesante per tracciati come questo. Quando davanti aprono il gas lui fatica. Poteva salvarsi se avessero fatto strappi e salite ad un passo regolare o più basso. Mauro invece è molto più adatto e sa andare forte in tappe come quelle che abbiamo fatto finora. A crono va bene, ma non ha un margine troppo alto e dovrà difendersi andando a tutta perché dietro c’è qualcuno che va più di lui».

Italia portafortuna

Nel nostro Paese, Mauro Schmid si trova a proprio agio, grazie anche alle sue abilità maturate su Mtb e nel ciclocross. La vittoria più bella è quella della tappa degli sterrati a Montalcino al Giro del 2021. L’anno scorso alla Coppi e Bartali aveva vinto la prima frazione a Riccione e oggi ha conquistato la generale. In teoria potremmo rivederlo al Giro in supporto a Evenepoel, ma intanto ci parla della prova contro il tempo di Carpi in cui ha chiuso all’ottavo posto.

«La cronometro è stata molto difficile a causa del vento – racconta il 23enne di Bulach mentre scende dal podio con due mortadelle da cinque chili l’una come premio – e la mia prestazione ha risentito del fatto che non riuscivo a fare il passo che volevo. Ho cercato di non strafare nella prima parte del tracciato per tenermi delle energie nella seconda che prevedeva tante curve e rilanci. Mi basavo anche sui tempi degli avversari più diretti per avere dei riferimenti. Ho cercato di controllare al meglio la situazione ma alla fine ho sofferto.

«La mia stagione – prosegue Schmid – è stata molto buona finora. In Australia sono andato bene (quinto al Tour Down Under, ndr) poi abbiamo vinto la cronosquadre al UAE Tour. Adesso qua ho vinto la generale e già dall’anno scorso pensavo che un giorno avrei potuto farlo. Naturalmente devo ringraziare la squadra che in questi giorni mi ha permesso di stare davanti proteggendomi nei momenti più delicati. Sono molto contento anche delle due vittorie di Remi (il compagno Cavagna, ndr) e penso che questa sia stata una settimana perfetta».

Sorride Davide Bramati. Con Schmid e Cavagna la sua Soudal-Quick Step ha dominato la Coppi e Bartali
Sorride Davide Bramati. Con Schmid e Cavagna la sua Soudal-Quick Step ha dominato la Coppi e Bartali

Il podio e Pozzo

Nella generale a ruota del team belga è arrivato un blocco della EF Education-EasyPost. La formazione statunitense, che si porta a casa la tappa del mix “gravel-pista” di Forlì con Healy, alla vigilia della crono sperava di ribaltare tutto negli ultimi 18,6 chilometri. Invece ci è riuscita a metà completando podio finale con Shaw ed Healy (che ha spodestato il combattivo Calzoni della Q36,5 che doveva testarsi su un esercizio del genere) piazzando Padun quarto.

Il giovane Leo Hayter della Ineos Grenadiers riesce ad entrare nella top five proprio grazie alla crono finale scalzando l’eterno Pozzovivo. Lo scalatore della Israel Premier Tech non era convinto di poter salire sul podio o mantenere la quinta piazza, ma era comunque certo che non avrebbe perso troppo terreno da altri rivali. Rivedere “Pozzo” così pimpante è stato un segnale incoraggiante per lui e per i suoi tifosi. Ci aveva detto pochi giorni fa che puntava a centrare un piazzamento nei dieci e lui ha fatto meglio. La sua condizione psico-fisica è in crescita e al Tour of the Alps siamo sicuri che lo vedremo ancora protagonista.

Il nuovo Cavagna, col solito marchio di fabbrica

22.03.2023
4 min
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RICCIONE – Il colpo che ieri Remi Cavagna ha sparato quando mancavano 42 chilometri al traguardo potrebbe risultare decisivo due volte. La prima perché gli ha regalato il successo in solitaria a Riccione nella tappa inaugurale della Settimana Internazionale Coppi e Bartali. La seconda perché potrebbe permettergli di vincere la generale.

Il 27enne francese della Soudal-Quick Step guida con 36” di vantaggio sul compagno Mauro Schmid, che proprio sullo stesso traguardo aveva trionfato un anno fa e che ieri ha stoppato ogni tentativo di chiusura degli avversari vincendo la volata degli inseguitori davanti all’olandese Pluimers della Tudor. Il percorso della gara del G.S. Emilia, seppur preveda ancora salite nelle prossime frazioni, non sembra impossibile per Cavagna.

L’azione di Cavagna si è evoluta sui gpm di Montescudo. Prima riprendendo Teugels (Bingoal) poi andando via solo
L’azione di Cavagna si è evoluta sui gpm di Montescudo. Prima riprendendo Teugels (Bingoal) poi andando via solo

E’ vero che Remi in passato non si è mai cimentato molto nel curare la classifica dei piccoli giri a tappe, però l’impressione è che la forma al momento sia quella giusta. E poi sabato a Carpi, all’ultimo giorno, ci sarà ancora una possibilità di risistemare le cose qualora si fossero complicate nei giorni precedenti

Morale e fiducia

Gli abbracci che riceve Cavagna dai suoi compagni di squadra dopo il traguardo sono l’istantanea più nitida che certifica il perfetto gioco di squadra avvenuto negli ultimi 28 chilometri. Lì, sul secondo gpm di Montescudo, ultimo di giornata, il ragazzone di Clermont-Ferrand, che ha origini di Lepreno, (paesino bergamasco vicino a Serina), è rimasto solo.

«Ero venuto qua alla Coppi e Bartali – ci spiega Cavagna dietro il podio delle premiazioni, dove ha ricevuto anche la maglia della classifica a punti che verrà indossata da Schmid – per puntare alla crono finale di Carpi. Quella tappa resta un obiettivo, ma è ovvio che adesso faccia un pensierino anche alla classifica generale. Quei 18,6 chilometri contro il tempo erano importanti ed ora a maggior ragione lo saranno ancora di più».

Un momento di relax per Cavagna prima di salire sul podio e ricevere le maglie della generale e della classifica a punti
Un momento di relax per Cavagna prima di salire sul podio e ricevere le maglie della generale e della classifica a punti

«Sono molto contento della vittoria – prosegue – perché mi dà tanto morale. Oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto un po’ di prove generali per sabato visto che gli ultimi 27 chilometri li ho fatti da solo, ben protetto dai miei compagni. Poi questo è il primo successo in Italia, dove ho parenti in una zona di Bergamo in cui i Cavagna nascono come funghi (sorride, ndr)».

Nuovo Remi

L’ultimo successo di Cavagna risale alla cronometro del Tour de Pologne nel 2021. Nel mezzo un periodo buio che ha rivisto la luce ad inizio stagione. Circa 120 chilometri di fuga sulle cote della Faun Ardèche Classic e poi altri 95 in avanscoperta nella frazione di montagna alla Parigi-Nizza.

«A fine 2021 mi ero fratturato delle vertebre – racconta Remi – e quello scorso di conseguenza è stato un anno molto difficile. Avevo sempre delle tensioni nella parte lombare. Per fortuna quel momento è dietro di me ed ora c’è un nuovo Remi. Solitamente vado forte e vinco a crono, ma qua ho vinto come mi è capitato altre volte in passato. La Dwars door Vlaanderen, la tappa alla Vuelta nel 2019 e la stessa Faun Ardèche. Tutte con fughe solitarie.

«Buttando uno sguardo al resto dell’annata – conclude Cavagna prima di concedersi ai selfie di alcune appassionate tifose – punto ai campionati nazionali sia in linea che a crono. Poi mi concentrerò sul Tour de France per qualche tappa. Naturalmente anche le prove contro il tempo di mondiali ed europei sono degli obiettivi. Ma ci penserò più avanti».

Intanto Schmid cresce e vince le gare a tappe

27.06.2022
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A qualcuno, la vittoria finale di Mauro Schmid al Belgium Tour non è andata giù facilmente. Le polemiche innescate dalle spallate fra Lampaert e Wellens nei tre sprint intermedi, fondamentali per l’attribuzione del successo finale hanno un po’ inquinato l’immagine di quel successo. Le cose però cambiano sempre a seconda della prospettiva da cui le si guardano. In fin dei conti e fino a prova contraria lo svizzero non è stato coinvolto, per cui la sua vittoria è più che legittima.

A 22 anni quella in Belgio è stata la prima vittoria dell’elvetico di Bulach nella classifica finale di una corsa a tappe e per lui ha un valore speciale. Intendiamoci, Schmid è uno di poche parole, ma quel successo ha un sapore unico, per questo non doveva essere contagiato da polemiche o altro.

«E’ un passo importante per la mia carriera – aveva dichiarato subito dopo il trionfo – la squadra ha fatto un ottimo lavoro. Soprattutto Michael (Morkov, ndr) è stato importante nel gestire la situazione, perché sentivo su di me tanta pressione, non mi ero mai trovato in questa situazione. Vincere una corsa a tappe è qualcosa di speciale».

Schmid Qhubeka 2021
La grinta dello svizzero sul traguardo di Montalcino al Giro 2021: sa che è stata un’impresa
Schmid Qhubeka 2021
La grinta dello svizzero sul traguardo di Montalcino al Giro 2021: sa che è stata un’impresa

La paura di restare a piedi

Lo è tanto più venendo dalla situazione, o per meglio dire dalle paure scaturite dalla stagione precedente. Bisogna mettersi nei panni di un ragazzo che era appena passato professionista nelle file del Team Qhubeka. Che aveva fatto più che bene, conquistando anche una tappa al Giro d’Italia e guadagnandosi la selezione per il quartetto indirizzato ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ma che, settimana dopo settimana, sentiva il terreno sbriciolarsi sotto i piedi…

«Quella squadra era un bel gruppo, si lavorava bene e i risultati erano una conseguenza – racconta l’elvetico a mente fredda e dalla sicurezza del nuovo approdo – ma già in estate ci dissero che non c’erano più fondi e che dovevamo trovarci un nuovo team. Non lo nascondo, quando mi sono incontrato con il mio management ero nervoso, pensavo che nessuno si fosse presentato alla porta, invece la realtà era ben diversa».

A Schmid offrirono un ventaglio di possibilità. Almeno 5 team si erano fatti avanti, impressionati non solo dai risultati, ma anche dal piglio che lo svizzero metteva in ogni gara e che lo aveva portato a tutta una serie di prestazioni, anche se poche volte gli ordini d’arrivo riportavano il suo nome. Quando gli vennero presentate le possibilità, Mauro ebbe un tuffo al cuore sapendo che fra queste c’era anche l’effettivo interesse della Quick Step-Alpha Vynil.

Schmid nazionale 2021
Mauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° posto
Schmid nazionale 2021
Mauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° posto

La sua storia in un sito

«Era un sogno che si avverava, la squadra che seguivo già da ragazzino. Il Wolfpack che sempre mi aveva impressionato per la capacità di vincere sempre aveva scelto me. Non potevo crederci: è vero, venivo da una bella stagione, ma quando sei senza squadra è una bella incognita. Hanno fatto una scommessa su di me e sta a me ripagarla come si deve».

Intendiamoci: non stiamo parlando di un ragazzino sprovveduto, anzi. Mauro Schmid è profondamente convinto di quel che fa e delle sue possibilità. Quanti alla sua età hanno addirittura un sito personale che riassume tutta la sua carriera? E’ lì che Mauro racconta i suoi inizi, quando a 7 anni veniva coinvolto dalle gite in bici della sua famiglia in Engadina. Oppure le prime gare, rigorosamente in mtb d’estate e ciclocross in inverno, imparando così a maneggiare la bici con maestria. Il suo obiettivo però era la strada e a 19 anni ha deciso di seguirlo in maniera fedele, utilizzando l’offroad solo per allenamento.

Le garette del martedì

Nei suoi ricordi un posto speciale lo hanno però le piccole corse regionali del martedì. Nel weekend era spesso impegnato per l’Europa, ma non rinunciava mai alla corsa del martedì sera, lontano dai clamori, in mezzo a semplici appassionati. E’ lì che ha affinato la tecnica. Su di lui ha posato gli occhi anche Daniel Gisiger, indimenticato cronoman di spicco del finale dello scorso secolo, che cura il settore per la Federazione rossocrociata ed ecco che la sua prima avventura olimpica si è concretizzata.

Tutto ciò, in casa Quick Step non è sfuggito. Uno come Lefevere ha mille occhi e mille antenne e sa bene dove andare a pescare, soprattutto quando si tratta di un “diamante grezzo”.

«Sto scoprendo giorno dopo giorno – ha dichiarato Schmid all’indomani del trionfo belga – dove posso eccellere. Voglio diventare sempre più forte partendo dall’aiuto degli altri e alla Quick Step ho trovato l’ambiente giusto. Ho fatto un sacco di cose in questi pochi anni. Alcune le ho lasciate andare, altre come la pista continuerò a portarle avanti perché mi aiutano tanto».

Che in squadra credano in lui è evidente. Il vero prototipo del passista attuale (1,87 per 70 chili), veloce e che tiene bene in salita. Al Giro era pronto a fare il bis, a ripetersi quest’anno, ma la surreale volata di Castelmonte, che ha mandato Vendrame dritto per la tangente all’ultima curva, ha penalizzato anche lui. La sensazione però è che di occasioni ne avrà altre, tante altre…