Nasce la MB Academy: con Bartoli dai giovanissimi agli juniores

11.06.2025
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Dopo essere stato corridore e campione, Michele Bartoli ha intrapreso con identico successo la carriera del preparatore. I suoi corridori ottengono grandi risultati, ma già da qualche tempo il toscano si è accorto che le cose stanno cambiando e non necessariamente in meglio. Il rapporto con gli atleti è filtrato da procedure che rendono tutto complicato e così alla fine, complice il suo amore per il ciclismo, Michele ha deciso di ricominciare da capo. Intendiamoci, il lavoro di preparatore rimane, ma parallelamente dal 2026 nascerà una academy col suo nome: MB Academy. Michele Bartoli Academy. Partiranno dai giovanissimi e li porteranno fino agli juniores, la prima categoria internazionale, e si valuterà poi se salire un altro scalino.

«Avevamo fatto una specie di prova con il ciclocross – spiega – ed era carino, vedevi i bimbi soddisfatti. Abbiamo chiuso perché facendo solo cross, era un problema prendere ragazzini che volessero fare anche strada e insieme le altre squadre facevano fatica a mandarci i loro atleti. Ma voglio provare ancora. Un lavoro ce l’ho ed è quello del preparatore, però bisogna fare anche qualcosa che ti dia soddisfazione, un po’ di trasporto. Mi piace quello che faccio, quando vince un mio corridore è come se vincessi io. Però l’academy è tutta un’altra cosa, è difficile spiegarlo. Come si dice in Toscana: mi garba. E allora se vediamo se riusciamo a far vivere qualche bella esperienza a dei piccoli ciclisti, dato che abbiamo un budget interessante che ci copre già per i primi anni…».

Michele Bartoli
Michele Bartoli, classe 1970, è stato pro’ dal 1993 al 2004, vincendo classiche Monumento e Coppe del mondo
Michele Bartoli
Michele Bartoli, classe 1970, è stato pro’ dal 1993 al 2004, vincendo classiche Monumento e Coppe del mondo
Qual è l’obiettivo?

Mi piace insegnare e lavorare bene. Non fare le cose esasperate, chiaramente. Partire con i giovanissimi e arrivare fino agli juniores nel giro di due o tre anni e poi magari riflettere se sia o meno il caso di andare oltre. Abbiamo coinvolto le aziende giuste per fare eventualmente qualcosa di più grande dopo. Per noi è una partenza, ma anche per queste aziende è lo stesso.

Da cosa nasce quest’idea?

Dalla voglia di fare le cose come si dovrebbero. Dobbiamo insegnare alle famiglie il modo giusto per far diventare i loro figli degli atleti. Ai professionisti insegniamo a vincere, ma è chiaro che ogni età ha il suo insegnamento e da giovanissimi si deve puntare all’aspetto ludico. Quando sei esordiente, inserisci qualcosa di specifico. Quando sei allievo aggiungi altro e ancora di più negli juniores, che è la prima categoria internazionale. I genitori che fanno un passo del genere devono avere fiducia in noi. Perché noi cerchiamo di dargli la garanzia che se il ragazzino per un qualsiasi motivo non va bene, l’anno dopo è comunque con noi e lo portiamo alla categoria successiva. Se non trova la squadra, ce l’abbiamo noi la squadra.

Pensi ci sia già la paura di rimanere a piedi nelle categorie giovanili?

Mio fratello frequenta l’ambiente e mi dice che ci sono tanti ragazzini nei giovanissimi e negli esordienti che hanno paura di non trovare squadra l’anno successivo. E’ quello che noi vorremmo evitare, in modo da lavorare nel modo giusto. Poi ovviamente c’è il ragazzino più interessante e quello meno, però comunque lavori sempre con lo stesso sistema.

La Michele Bartoli Academy del cross è stata per un anno il progetto pilota della realtà che debutterà dal 2026
La Michele Bartoli Academy del cross è stata per un anno il progetto pilota della realtà che debutterà dal 2026
Perché non partire subito con una squadra di juniores?

Una delle aziende che ci sostiene me lo ha chiesto: perché non facciamo subito una categoria internazionale? A loro interesserebbe, lo hanno detto chiaramente, ma vogliamo portare negli juniores i ragazzini che abbiamo cresciuto. Un po’ come nelle giovanili di una squadra di calcio. Lì fanno la prima scrematura a sei anni, noi magari stiamo più alti, però l’idea è di prendere i bambini per farli crescere e inserirli ogni volta nella categoria successiva. Ovviamente non potremo avere 30 ragazzi per fascia di età, ci daremo un numero limite per poterli seguire bene. E non vogliamo necessariamente andare a prendere il più forte, altrimenti si torna alla filosofia di fare le cose esasperate che vorremmo evitare. Non è per nulla difficile far vincere i ragazzini…

Come si fa?

Li alleni tre volte tanto e vedi come vanno, ma poi? Non vogliamo fare dei salti senza che ci siano dietro una filosofia e anche un’etica. Voglio portare agli allievi quelli che abbiamo avuto nei settori giovanili. Potrà capitare l’eccezione di una famiglia che ha già un figlio che corre e vuole sposare la nostra causa. Potremmo anche prenderlo, ma vogliamo anche dare linearità al progetto. Partire dai giovanissimi e insieme gli esordienti, poi gli allievi e da ultimo gli juniores.

Che cosa metterete a disposizione di questi ragazzi?

Più assistenza possibile, anche in termini di sicurezza. Ora siamo anche in contatto con il Comune di Vicopisano che ci sta aiutando in un modo incredibile. Hanno individuato delle strade già un po’ predisposte, dove c’è poco traffico, che chiuderanno per 3-4 volte a settimana, per un’ora e mezza ogni volta, in modo da far allenare i giovanissimi. Siamo già stati a vedere e ci hanno chiesto di mandargli le foto delle eventuali buche perché manderanno ad asfaltare. E’ un aiuto importante, che garantisce alle famiglie la possibilità di allenarsi in un circuito chiuso e ben asfaltato, tutto è una bella cosa.

Mauro Bartoli, a sinistra è il fratello di Michele. Al centro suo figlio Danilo, corridore in erba e di buona sostanza
Mauro Bartoli, a sinistra è il fratello di Michele. Al centro suo figlio Danilo, corridore in erba e di buona sostanza
Parli al plurale, chi c’è dietro la tua academy?

Mia moglie, mio fratello e un amico che era mio tifoso e ha avuto esperienza in Federazione. Per ora siamo quattro persone, però abbiamo già individuato due direttori sportivi stimati dall’ambiente e abbiamo già preso il personale che accompagnerà i bambini. Ogni volta che sono con noi devono avere la miglior assistenza possibile. I due direttori sportivi sono un ragazzo di 18 anni e vi dico che non è facile trovarne uno così giovane e con tanta passione da venire la domenica alle gare anziché andare con gli amici. E poi un altro che ha meno di 40 anni. Correva in bici anche lui e ora corre suo figlio, ma è già più grande. Il progetto è piaciuto a entrambi e hanno accettato, anche perché sarà per entrambi l’occasione per crescere.

Con quali bici correrete?

Trovare chi faccia le bici da bambino è stata la cosa più complicata. I mezzi li abbiamo comprati, ma le bici? Ho sentito con Pinarello. Ho cercato anche da Decathlon, ma alla fine abbiamo scelto di lavorare con Vicini, in Romagna. Ho recuperato il numero, abbiamo parlato e mi hanno detto di sì.

Quale sarà il tuo ruolo?

Ci saranno dei momenti in cui parleremo, altri in cui pedaleremo insieme. Darò anche qualche consiglio per gli allenamenti e all’inizio faremo tante gimkane per abituarli alla guida. A quell’età non c’è solo l’allenamento vero e proprio, che è limitato fra 3 e 10 chilometri. Vogliamo insegnargli ad andare bene in bici, ad avere padronanza del mezzo. Sfrutteranno quelle strade chiuse, facendo tutto in sicurezza. Se poi su quello stesso percorso vorranno venire a girare anche altre squadre, nessun divieto: non ci sono le sbarre. Il ciclismo è di tutti!

«Il cross è una scuola». Parola di Mauro Bartoli

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«Perché la Michele Bartoli Accademy? Perché volevamo “insegnare la bici” ai bambini. Come guidare, come andarci, come togliersi d’impaccio dai pericoli, rispettare un semaforo rosso quando si è in strada o se qualcuno apre lo sportello all’improvviso. E il ciclocross è la disciplina migliore in tal senso». Mauro Bartoli, fratello di Michele, con il suo accento toscano parla in modo semplice e diretto. E il concetto è: prima l’atleta poi, eventualmente, il campione.

Mauro Bartoli con suo figlio Danilo. Anche da una foto così emerge la sua passione (Cecchiss.photos)
Mauro Bartoli con suo figlio Danilo. Da una foto così emerge la sua passione (Cecchiss.photos)

Divertimento e passione

«La squadra è nata quasi per scherzo tra settembre e ottobre scorso – racconta Mauro – Un imprenditore locale appassionato ci ciclismo, Mauro Donati, che ha 80 anni ma una mentalità giovane, ci ha detto subito di sì. Lui in passato aveva sponsorizzato gente come la Luperini, Guidi. Il resto degli sponsor  li ha portati Michele».

Ma perché il cross e non la strada?

«Perché su strada ci sono alcune cose che non ci piacciono. A 6 anni già vanno a ricercare il risultato, “di qua” la componente del divertimento è maggiore. E poi sarà che la nostra famiglia viene dal ciclocross. Non tutti possono diventare dei campioni come Michele, però tutti si possono appassionare. Ed è questo il nostro obiettivo, farli divertire e farli appassionare».

I ragazzi quando sono insieme si divertono. Mauro racconta delle trasferte fatte per il Giro d’Italia di Ciclocross e quella più recente per Lecce.

«La cosa più bella è che si sono presi per il “collo” a fine gara non tanto per il quinto posto dell’italiano, ma perché erano contenti, gasati. Facevano festa. Per loro queste sono state le prime esperienze senza mamma e papà in hotel, lontani da casa. Si sono affiatati subito».

Ostacoli e gare

I ragazzi di Michele e Mauro Bartoli si allenano un paio di volte alla settimana, più la corsa della domenica.

«C’è chi fa martedì e giovedì e chi mercoledì e venerdì – dice Mauro – Poi il sabato si raggiunge il luogo della gara e lì girano un po’, ma è roba da poco, giusto per prendere confidenza con il terreno. E la domenica appunto gareggiano, quindi alla fine sono tre allenamenti veri».

I ragazzi pedalano anche un po’ su strada, ovviamente, ma non tutti la amano. Per esempio proprio il figlio di Mauro ha la passione per l’offroad.

«Simuliamo i cambi di bici, il sali e scendi dalle scale, mettiamo degli ostacoli, i birilli, le assi di legno da dover superare… Devo dire che ascoltano molto. E poi quando arriva Michele davvero sono entusiasti. Anche per mio figlio, il giudizio dello zio… è il giudizio dello zio».

La Michele Bartoli Accademy ha sei corridori e spaziano dagli esordienti agli U23
Michele Bartoli Accademy agli italiani di Lecce

Verso il 2022

Va detto che la Michele Bartoli Accademy è una squadra di solo ciclocross (per ora). Gli atleti sono presi in prestito momentaneo dalle società. Da sei il numero crescerà, visto che ne arriveranno altri in vista della prossima stagione. Quest’anno avevano cinque esordienti e un U23.

«E infatti molti sono già disperati perché la stagione volge al termine – conclude Mauro – Comunque per il 2022 stiamo pensando di allargare l’attività anche alla Mtb e alla strada. Alla Mtb di sicuro. Inoltre proprio in questi giorni stiamo valutando una nostra area per creare una pista e realizzare lì la nostra scuola di ciclismo. Abbiamo individuato un’area nei pressi di Montecatini che ci sembra ideale visto che ci sono anche docce e spogliatoi».

Michele Bartoli, Liegi Bastogne Liegi 1997

Bartoli crea la sua Academy di cross

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Fausto Scotti l’ha detta giusta: Michele Bartoli, quello delle due Liegi e del Fiandre, sta per debuttare nel ciclocross con una sua scuola di ciclismo. Si chiamerà Michele Bartoli Academy.

Il pisano avrà accanto suo fratello Mauro e non è per caso che l’idea sia nata pochi mesi dopo la morte di papà Graziano. Fu lui a metterli entrambi in bici e fu lui ad accompagnarli sui campi di gara del cross. Michele centrò un secondo e un terzo ai campionati italiani, Mauro conquistò il tricolore allievi.

Bambino, ciclocross, figlio Mauro Bartoli
La Michele Bartoli Academy partirà da 12 bambini che correranno nel ciclocross
Bambino, ciclocross, figlio Mauro Bartoli
La Michele Bartoli Academy partirà da 12 bambini che correranno nel ciclocross
Non è per caso che accada quest’anno.

Non è affatto per caso. Il babbo è quello che ha dato il via a tutto questo. Pensate che mio fratello tiene da parte la giacca a vento e il cappellino che mio padre indossava quando lui vinse il tricolore allievi. E dice che lo tirerà fuori quando toccherà a suo figlio.

Di cosa si tratta, dunque?

Un progetto che mi piacerebbe portare avanti con tutti i criteri giusti. Ho coinvolto Giovanni Stefania, un laureato in Scienze Motorie, molto bravo, che lavora nel nostro Centro a Lunata. Metteremo insieme un po’ di ragazzini che tengono al cross, ora che i crossisti sono di moda. Poi vorremmo creare una filiera di talenti che corrano anche su strada.

Lo farai da solo?

Come appoggio economico? No, ci sono dei marchi storici del ciclismo giovanile in Toscana. C’è System Data che ci è stata accanto sin dalle prime edizioni della Gran Fondo. E c’è Donati Porte, che sponsorizzava il ciclismo quando io correvo nelle giovanili.

Di questa cosa ci ha parlato Fausto Scotti, il cittì della nazionale…

Ha fatto bene e quando la stagione inizierà, andremo a fargli un sacco di domande. La sua esperienza ci servirà molto.

A cosa ti è servito aver fatto ciclocross?

A vincere il Fiandre, ad esempio. Ho spesso detto che quello scatto sul Grammont, con le mani sotto e il peso centrato, lo devo al cross. Certe cose sul pavé le impari da piccolo. Lo stradista ne ha solo vantaggi, purché non esageri…

Chi esagera?

Van der Poel deve scegliere. Tre specialità sono troppe. La mountain bike è di troppo. Invece Van Aert lo fa nel modo giusto e si vede dai risultati. Il corpo umano non è inesauribile, le forze sono contate.

Di quanti ragazzini parliamo?

Sono 12, ma abbiamo ricevuto richieste per molti di più. I ragazzi bisogna seguirli bene, poi magari l’anno prossimo se ne fanno di più.

Con quali bici correranno?

Saranno marcate Michele Bartoli Academy. Le fa una azienda dalle mie parti che si chiama Atacama.