Riposo notturno Dorelan

Mazzoleni: «Il riposo notturno, base del risultato»

17.05.2021
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Quanto conta il riposo notturno per un corridore? Chiunque vi dirà tantissimo, ma se sei in un grande Giro, dove il recupero quotidiano dai chilometri percorsi è la discriminante che spesso decide le sorti della corsa, ancora di più. La sera, prima si anticipa il sonno e meglio è (in apertura i belgi Thomas De Gendt e Tim Wellens della Lotto Soudal impegnati nelle ultime incombenze di giornata, in una foto d’archivio)

Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana, ne è più che convinto: «Il recupero dell’atleta inizia appena conclusa la corsa, già il recovery nutrizionale e il trasporto in pullman verso l’hotel devono essere parte di questo recupero, ma la parte notturna è quella decisiva ed è anche quella di più difficile gestione».

In che senso?

Premesso che nel ciclo del sonno, più fasi Rem ci sono e più il recupero sarà profondo, il problema sono i tempi. Spesso abbiamo a che fare con tappe lunghe, trasferimenti dalla sede di tappa fino all’albergo che portano a iniziare tardi il ciclo dei massaggi, conseguentemente la cena e quindi l’andata a dormire. Lo stesso dicasi per la mattina, se dall’hotel bisogna partire presto per raggiungere la partenza. Sono variabili che alla lunga incidono.

Per Mazzoleni (Astana), anche una mezz’ora in più di sonno a notte può fare la differenza
Mazzoleni Dorelan
Per Mazzoleni (Astana), anche una mezz’ora in più di sonno a notte può fare la differenza
C’è da parte delle squadre una particolare cura nella preparazione delle stanze negli alberghi?

Gli hotel sono stabiliti dall’organizzazione, che cerca a fine Giro di assegnare lo stesso numero di “stelle” in totale per ogni team. Cuoco e massaggiatore raggiungono l’albergo subito dopo la partenza per predisporre le camere: alcuni team portano propri materassi, alcuni corridori hanno con sé i cuscini di casa, si fa di tutto per riposare al meglio.

Come si fa a capire quanto un corridore abbia recuperato?

Al suo risveglio si effettua un controllo sulla variabilità cardiaca, bastano 5 minuti per avere un’idea di come sia stata la notte. Noi come Astana poi utilizziamo nelle camere i depuratori di ozono per sanificarle, come abbiamo fatto per tutto il 2020, in modo da prevenire anche rischi di contagio da Covid. Viene acceso 15-20 minuti per ogni camera che è così sanificata prima dell’arrivo del corridore.

Quanto deve dormire un corridore?

Non c’è uno standard predefinito, ma più riposa meglio è. I corridori più esperti fanno un po’ da guida per i più giovani, richiamandoli al riposo. Basti pensare che andare a letto anche solo una mezz’ora prima ogni sera significa che a fine Giro hai riposato una notte in più…

Crisi di fame sempre più rara, ma Van der Poel…

08.04.2021
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La crisi di fame è un qualcosa vecchio come il ciclismo stesso. Chiunque sia andato in bici, dall’amatore novellino al professionista esperto, per un motivo o per un altro è incappato in questo problema. L’ultimo della lista è Mathieu Van der Poel. Nella splendida tappa di Castelfidardo alla Tirreno-Adriatico (foto in apertura), l’olandese stava “macinando” tutti quando all’improvviso gli si sono “accese tutte le spie”. In poco tempo ha perso oltre due minuti ed è riuscito a salvare la tappa per una manciata di secondi.

In Belgio si vociferava che quel fuorigiri e l’aver pedalato senza benzina nelle gambe possa aver inciso persino sulla sua campagna del Nord, ma erano discussioni di gente non di scienza, mettiamola così.

Davide Cimolai, rifornimento, Giro d'Italia 2020
Nel sacchetto ci sono paninetti, barrette, rice cake… il corridore può scegliere

 

Davide Cimolai, rifornimento, Giro d'Italia 2020
Nel sacchetto ci sono paninetti, barrette, rice cake… il corridore può scegliere

Serbatoio vuoto

Che quella crisi possa aver influito sulle gare successive di VdP convince poco Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana: «E’ un caso molto specifico e bisognerebbe chiedere alla Alpecin-Fenix cosa davvero sia successo quel giorno, se si trattava di fame o c’era dell’altro. E’ un caso molto specifico».

Ma certo c’è crisi e crisi di fame. Alcune passano in fretta e se non si hanno troppi chilometri nelle gambe o se davvero non si è svuotato troppo il serbatoio si riescono anche a riprendere, altre invece lasciano il segno. In questo caso il fisico già provato a lungo, lavora senza il carburante necessario per un bel po’ e la “botta” oltre che essere molto forte e quindi portare un drastico calo delle prestazioni, non passa così in fretta.

«Il calo glicemico – spiega Mazzoleni – notoriamente detta crisi di fame, generalmente si recupera nell’arco di un giorno, almeno se esplicitamente legata ad una prestazione atletica. Il vero problema è se questa è stata forte e si sta disputando una corsa a tappe. Il giorno dopo, infatti, l’atleta partirà con uno stress fisiologico, magari minimo, ma comunque con un qualcosina in meno.

«Va da sé che l’alimentazione è la strategia per recuperare da questo shock».

Le maltodestrine sono ideali anche per il recupero, non solo per alimentarsi durante lo sforzo
Le maltodestrine sono ideali anche per il recupero, non solo per alimentarsi durante lo sforzo

Mangiare subito

A volte non basta un gel per riprendersi, anche se si è in gara. Il piano alimentare è decisamente più curato. E ad intervenire è il medico stesso.

«Il medico della squadra – riprende Mazzoleni – ridistribuisce subito il carboidrato per ripristinare il il trasporto glicemico nell’apparato ai suoi standard ottimali. In base all’atleta che ha di fronte, il medico, magari anche in accordo con i nutrizionisti, prepara subito una strategia di recupero. 

«Si parte dai carboidrati più semplici e poi man mano si passa a quelli più complessi. Ma soprattutto si reintegra già entro l’ora successiva al termine dello sforzo. Di solito s’inizia con le maltodestrine, quindi con dei liquidi, che sono di più rapida assimilazione e poi si passa al resto».

Gli staff ormai sanno quanto dosare il cibo e le bevande agli atleti
Gli staff ormai sanno quanto dosare il cibo e le bevande agli atleti

Fame e crampi

Ma la crisi di fame può incidere anche sul discorso dei crampi, della famosa contrazione muscolare che va in tilt. In pratica si assiste ad uno svuotamento generale del muscolo o la parte “idrica” e quella alimentare sono separate? Dipende da molti fattori, in particolare da temperatura e durata dello stato di crisi di fame.

«Non credo che le due cose siano così strettamente correlate, probabilmente si azzerano le scorte idrosaline e l’actina e la miosina non consentono più la giusta contrazione muscolare, ma davvero serve un azzeramento del sistema energetico».

Il riso, uno dei pasti a base di carboidrati più usato dagli atleti
Il riso, uno dei pasti a base di carboidrati più usato dagli atleti

Tutto calcolato

Ma può accadere che un corridore vada in crisi di fame anche in allenamento? Qualcuno che cerca di tirare un po’ di più la cinghia, magari nell’intento di dimagrire?

«La crisi di fame è sempre più rara. Con i nostri staff si calibra bene e in allenamento non capita. Arrivare così a corto di energia non succede perché calcoliamo già prima dell’allenamento o della gara quale sarà il dispendio energetico di ogni atleta. E’ davvero un qualcosa di amatoriale ormai».

Oggi il medico del team fa i suoi calcoli in base al corridore, a quel che deve fare stabilisce cosa e quanto mangiare, addirittura già dal giorno prima. E proprio perché oggi tutto è studiato e la scienza dei numeri dà supporto agli atleti le crisi di fame si vedono sempre meno spesso. Un po’ come in Formula1: si sa tutto in tempo reale o quasi, e ormai una monoposto non resta più senza benzina, come succedeva invece una volta.

Matteo Sobrero 2020

Mazzoleni e tre diamanti da tagliare

11.12.2020
4 min
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Maurizio Mazzoleni ha in mano il futuro (italiano) dell’Astana. La scelta del team di puntare sui giovani ha amplificato un orientamento già tipico della gestione di Giuseppe Martinelli che, proprio assieme al preparatore bergamasco, negli ultimi anni ha valorizzato i talenti di Aru, Landa e Lopez. Oggi il futuro porta i nomi di Battistella, Sobrero (nella foto di paertura) e Piccolo, che si aggiungono ad altri ragazzi di valore come il sudafricano De Bod.

Intercettiamo Mazzoleni a Bilbao, nei Paesi Baschi, dove è volato per fare il test di inizio stagione a Pello Bilbao. E non è un gioco di parole.

«Per il prossimo anno – conferma Mazzoleni – abbiamo ricevuto questo imprinting che amplificherà una nostra qualità di sempre. Servono metodo, allenamenti di qualità, la giusta dose di altura e il tempo di crescere. In pratica continueremo a fare quel che abbiamo sempre fatto. I tre ragazzi di cui parliamo li avevamo da tempo sott’occhio. Sono molto curioso di scoprire Battistella, che a parte il mondiale U23 e il Tour de l’Avenir del 2019 in cui rimase in classifica fino all’ultima tappa, ha già fatto vedere belle cose. Sobrero lo seguivo ai tempi in cui correva alla Colpack. Mentre Piccolo lo abbiamo avvicinato sin da junior, ma lui è il più giovane e deve crescere davvero tanto. E comunque ha centrato il podio ai tricolori crono e ha fatto un bell’Emilia, che è già tanto…».

Samuele Battistella, 2020
Samuele Battistella, all’Astana dalla Ntt Pro Cycling
Samuele Battistella, 2020
Battistella ha debuttato con la Ntt Pro Cycling
Quali obiettivi avete per loro?

Farli crescere nel migliore dei modi, rispolverando concetti come sacrificio, determinazione e professionalità. Alla fine la maturazione passa per il lavoro. Se tutto funziona, prima o poi arriva anche il risultato. Anche chi vince subito, penso a un Evenepoel, continua il suo processo di crescita. Come diceva sempre Nibali, al primo Giro arrivò 19°, al secondo 11°, poi è salito sul primo podio e non ne è mai sceso, vincendone due. Il percorso di crescita è individuale e ha velocità diverse.

Crescere gradualmente senza perdere di vista la capacità di vincere?

La filosofia di fare programmi per i giovani più promettenti è proprio quella di proporgli corse a tappe magari di seconda fascia in cui possano essere competitivi, per coltivare la mentalità vincente. Anche perché negli ultimi anni passano professionisti soltanto quelli che hanno vinto tanto e quando non riescono a mantenere certi risultati rischiano di perdersi. Anche perché non tutti sono in grado di fare lo switch da vincente a gregario.

Andrea Piccolo
Andrea Piccolo ha corso alla Colpack e fa il grande salto nel WorldTour
Andrea Piccolo
Piccolo pronto per il WorldTour
L’avvento delle continental fa arrivare più qualità?

La qualità magari resta la stessa, quella che aumenta è l’esperienza internazionale, che alza lo standard. Il movimento U23 italiano è assolutamente di alto livello.

Quanto tempo serve secondo Mazzoleni per dire di conoscere bene un corridore?

Qualche mese, perché i dati dei test non bastano, anche se li abbiamo completi. Quel che conta è starci insieme, per questo non fare il ritiro di dicembre sarà un danno soprattutto sul piano della conoscenza. Certe camminate fatte individualmente prima di colazione con Lopez, ad esempio, mi hanno fatto capire di lui più di tante misurazioni. Serve empatia, che negli anni e in questi tempi soprattutto si sta perdendo. Stare vicini nei ritiri è il solo modo di capire. In questo, Slongo con Nibali è stato maestro.

Quanto vale Battistella?

Ha tanto talento, ma bisogna capire su quale terreno si possa applicare al meglio. Potenzialmente ancora ha tutte le porte aperte.

Sobrero?

Ha fatto delle belle crono anche da professionista, che può replicare. Il cronoman può esportare certe prestazioni anche in montagna e le azioni che hanno fatto Ganna a Camigliatello Silano e Rohan Dennis sullo Stelvio ne sono la dimostrazione. Sobrero è un ragazzo metodico e abituato al lavoro.

Mentre Piccolo?

Lo è di nome e di fatto, è un passo indietro rispetto agli altri due. E’ un grande talento del nostro ciclismo, ma servirà davvero tanta pazienza nel corso degli anni per farlo uscire come merita. Quando lavori con corridori già formati, il margine è minore e la bravura del tecnico sta proprio nell’incidere in quello spazio così ridotto. Con un giovane invece è come avere davanti una pagina bianca, il terreno ideale per un tecnico. Ed è questa la sfida che ci attende.