Mohoric, giusto o sbagliato quel gesto sul traguardo?

17.07.2021
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Eppure ad alcuni il gesto di Mohoric sulla linea è parso inappropriato. Ma inappropriato perché? Forse perché, si dice da qualche parte, così facendo ha dato risalto a un avvenimento che, se immotivato come dice la Bahrain-Victorious, sarebbe dovuto passare sotto silenzio. Tuttavia è giusto che passi sotto silenzio, se immotivata, la perquisizione delle stanze dopo una tappa pirenaica, che costringe i corridori a cenare alle 23 con la sottrazione dei telefoni che, per chiunque sia un po’ avvezzo a viaggiare, sono il solo contatto ormai con le famiglie? Probabilmente no.

La procura di Marsiglia è la stessa che nel settembre scorso indagò su Quintana e due membri dello staff dell’Arkea-Samsic, che furono arrestati e poi rilasciati. Identico il motivo che portò all’apertura dell’inchiesta della quale non si è saputo più nulla.

Indice sulla bocca e gesto della lampo: «Zitti tutti»
Indice sulla bocca e gesto della lampo: «Zitti tutti»

Lucidità pazzesca

Ieri Mohoric, già vincitore a Le Creusot e arrivato al Tour dopo la terribile caduta del Giro, ha vinto perché è stato semplicemente il più forte, come ha riconosciuto con grande obiettività Laporte, secondo all’arrivo. Ha vinto perché da sempre ha una visione di corsa lucida e pazzesca e quando riesce a mettere in fila tutti i tasselli delle sue osservazioni, è capace di azioni a colpo sicuro.

«Sulla carta – ha raccontato – era un giorno per lo sprint, ma volevo essere sicuro di essere pronto per qualsiasi mossa. Quando ho sentito che stava arrivando un altro gruppo, sapevo che anche loro avrebbero fatto un grande sforzo per chiuderci, quindi sono rimasto calmo. Alla fine, si trattava di seguire la mossa giusta, e quando Pollit ha attaccato, ho contrattaccato e sono riuscito a creare un gap. Ho sofferto negli ultimi dieci chilometri, ma ho continuato a lottare fino al traguardo».

Il gesto sull’arrivo

E alla fine poco prima di passare sulla riga, si è messo un dito davanti alla bocca e ha mimato il gesto di una lampo sulle labbra, pretendendo il silenzio delle tante voci dopo la perquisizione effettuata mercoledì sera a Lescar nelle stanze della sua squadra dai gendarmi dell’ufficio centrale per la lotta alle infrazioni ambientali e salute pubblica.

«In effetti, tagliando il traguardo – ha detto – volevo dire a tutte le persone che mettono in dubbio la nostra prestazione che stiamo semplicemente facendo enormi sacrifici per arrivare al successo. Che prestiamo attenzione all’alimentazione, ai piani di allenamento, ai piani di gara e che non è mai divertente stare fuori casa. Facciamo tutti questi sacrifici per essere pronti per la più grande gara del mondo. Il nostro team ha funzionato bene in passato e continua a farlo oggi. Quello che è successo mercoledì sera ci ha reso una squadra ancora più unita».

Un’azione solitaria con una grande scelta di tempo
Un’azione solitaria con una grande scelta di tempo

Cena alle 23

E’ successo tutto mercoledì sera, dopo la vittoria di Pogacar al Col du Portet, quando arrivati nell’hotel i corridori sono stati accolti da uno squadrone di agenti in uniforme. Il giorno dopo, la procura di Marsiglia ha spiegato di aver aperto un’indagine preliminare dal 3 luglio per “acquisizione, trasporto, detenzione, importazione di una sostanza o di un metodo vietato all’uso da parte di un atleta senza giustificazione medica” contro la Bahrain-Victorious. Ed è nell’ambito di queste indagini che mercoledì sera è stata effettuata la perquisizione. Sono stati ispezionati tutti i veicoli, le stanze dei corridori e dello staff. I computer di diversi membri del team sono stati analizzati e molti documenti, file di allenamento compresi, sequestrati. Dopo quella tappa così dura, i corridori sono potuti andare a tavola alle 23.

Seconda vittoria di tappa per Mohoric, dopo Le Creusot
Seconda vittoria di tappa per Mohoric, dopo Le Creusot

Metodi sbagliati

«Hanno sequestrato alcuni telefoni e computer – ha raccontato Mohoric – e avevano promesso di restituirceli venerdì mattina, ma non abbiamo ancora riavuto nulla. Cercando di vincere la tappa volevamo dimostrare di essere una delle migliori squadre del gruppo, mentre l’altra sera siamo stati trattati come criminali. Ci siamo mostrati degni collaborando con la polizia. Quello che è successo potrebbe essere stato un male per ottenere un bene, ma siamo stati accusati di cose che non capiamo ed è stata messa in dubbio la nostra integrità. La nostra squadra non ha mai fatto nulla di illegale e personalmente non ho visto nulla di illegale nel ciclismo.

«Non ho problemi con quello che è successo e possono anche spulciare il mio telefono. Se dobbiamo passare attraverso questo per dimostrare che siamo puliti, per me va bene. Devono continuare a fare controlli, questa è una buona cosa per il ciclismo. La trasparenza ci aiuta. Ci sono stati problemi in passato ma non esistono più nella mia generazione. Ma i modi giusti forse non sono questi».

Eppure, ad alcuni il gesto di Mohoric sulla linea è parso inappropriato. Ma inappropriato perché? E perché sarebbe inappropriato, se di ciò convinti, rivendicare la propria estraneità?

Dal Giro al Tour, Pellizotti racconta i 47 giorni di Mohoric

03.07.2021
4 min
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Sono passate solo poche ore da quando Matej Mohoric gioiva sul traguardo di Le Creusot. Sono passate invece parecchie settimane da quella terribile caduta al Giro. Il corridore della Bahrain Victorious aveva fatto l’ormai celebre capriola in avanti, atterrando di testa e schiena sull’asfalto, mentre era in attacco in discesa verso Campo Felice. 

E nel mezzo cosa è successo? Come ha passato questi 47 giorni che separano caduta del Giro e trionfo al Tour? E’ successo che Matej si è messo sotto, ha lavorato sodo, tanto da vincere in questo intermezzo anche il campionato nazionale.

La caduta dello sloveno al Giro (screenshot a video)
La caduta dello sloveno al Giro (screenshot a video)

Una caduta “fortunata”

«Mamma mia – racconta emozionato il suo diesse Franco Pellizotti – quando è partito ieri ho pensato: cavolo manca ancora tanto. Ma poi se ci si pensa quando lui va in fuga vince così. E poi vedendo chi c’era all’attacco con Matej (il riferimento è a Van Aert e Van der Poel, ndr)… Ha avuto la fortuna di trovare un bel compagno di fuga, quel Van Moer è un bel “cammellone” ed ha collaborato parecchio».

Franco è al Tour. In ammiraglia dietro al suo pupillo ieri c’era proprio lui. Ma il friulano ha seguito Matej sin dal giorno di quella caduta. Ed è con lui che vogliamo riavvolgere il nastro.

«Vero, dopo quell’incidente al Giro gli sono stato vicino, ci siamo sentiti spesso. Alla fine è stato anche “fortunato” perché a parte la commozione celebrale e qualche contusione non si è fatto molto male, non ha riportato fratture. Il Tour poi era già in programma e quasi quasi è stato un “bene” fermarsi in quel momento. Ha potuto recuperare alla grande. Come si dice: non tutti i mali vengono per nuocere. E il risultato si è visto».

Mohoric (a sinistra) in fuga con Brent Van Moer
Mohoric (a sinistra) in fuga con Brent Van Moer

Sorpresa? Anche no!

Pellizotti racconta che dopo la caduta Mohoric è stato fermo una settimana. Poteva riprendere anche prima ma in squadra hanno preferito attendere qualche giorno in più visto che non c’era proprio pensando al Tour. 

«Questo – riprende il diesse – gli ha consentito di recuperare bene e quando ti fermi che sei in una condizione strepitosa, come quella che aveva al Giro, ci metti poco a tornare a buoni livelli. In più Matej è un professionista esemplare. Si è allenato molto bene. Tanto è vero che al rientro ha vinto il titolo nazionale sloveno. Che poi uno dice: okay in Slovenia… ma andiamo a vedere chi c’era! Insomma mentalmente ne è uscito bene. E per me vederlo subito competitivo non è stata una sorpresa».

Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious
Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious

Morale sempre alto

Ma allora c’è da chiedersi come abbia vissuto quei giorni dopo la caduta. Era più dispiaciuto per aver lasciato i suoi compagni al Giro o più preoccupato per non essere in forma per il Tour?

«Matej è un ragazzo sopra la media, ha una grande intelligenza e conosce i suoi mezzi, nel senso che sa quello che deve e che può fare. A volte però proprio la testa è il suo punto debole, perché magari è talmente convinto di quello che fa che poi sbaglia.

«Però posso dirvi che la sera della sua caduta al Giro era in stanza con i ragazzi. Anche Damiano (Caruso, ndr) era rimasto un po’ scosso (tanto più che era alla sua ruota e ha visto tutto, ndr) ed era Matej che dava morale alla squadra. Proprio perché è intelligente e consapevole sapeva che in qualche modo gli era andata bene e quindi no, non era abbattuto».

Con i tanti punti conquistati sui Gpm a fine tappa Mohoric ha vestito la maglia a pois
Con i tanti punti conquistati sui Gpm a fine tappa Mohoric ha vestito la maglia a pois

Più spazio senza Haig

In Francia Mohoric, tanto più dopo il ritiro di Jack Haig, l’uomo di classifica della Bahrain, aveva più carta bianca. Se al Giro doveva aiutare Landa in pianura e nelle tappe mosse, al Tour doveva stare vicino all’australiano in pianura e doveva (deve) essere l’ultimo uomo per Colbrelli in quelle mosse.

«Mohoric – dice Pellizotti – è il nostro road capitan al Tour. Sa come muoversi. Si sa gestire. Se guardate bene, anche ieri in salita lavorava e tirava ma senza esagerare, mentre in discesa, che è il suo forte, recuperava. E’ stato Matej stesso a decidere il momento dell’attacco. E ha fatto bene ad anticipare visti i nomi che erano in fuga con lui, come ripeto. Una vittoria così importante gli mancava, tanto più dopo quello che gli è successo. Mi è bastato vedere la sua faccia sull’arrivo per capire cosa significasse quella vittoria». 

Tour show: Nibali rinasce, Mohoric vince, Pogacar fa il furbo

02.07.2021
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Giornate così ti riconciliano con il ciclismo, ma c’è da dire che sin dall’inizio tutto questo Tour è stato un tributo al bello dello sport. Così quando si è capito che la tappa più lunga si stava trasformando in un grande show, composto da storie più piccole incastrate fra loro, seguirla è diventato sorprendentemente bello.

Da dove cominciare è davvero difficile. Da Mohoric, forse, e le sue lacrime negli ultimi metri? Oppure da Nibali che s’è desto e s’è portato a spasso in salita la passione italiana? Oppure da Pogacar, messo in mezzo da ceffi più grossi e incapace di reagire? O forse da Van der Poel e Van Aert, che per qualche minuto è parso di vederli sfidarsi in una prova di Superprestige? Oppure da Roglic, sprofondato in quel fastidio che non passa e gli ha impedito di spingere? O ancora da Carapaz che ha tagliato il cordone ombelicale ed è andato a prendersi il ruolo di leader al Team Ineos?

E’ successo tutto nello stesso giorno e davvero non basterebbe tutta la notte per raccontare ciò che una tappa del genere ti lascia addosso.

In lacrime dopo la caduta del Giro: è un Tour di emozioni fortissime
In lacrime dopo la caduta del Giro: è un Tour di emozioni fortissime

Festa Mohoric

Mohoric ha vinto tappe al Giro e anche alla Vuelta. E il carico di emozioni che si è addensato nel suo petto durante quegli ultimi metri è stato più forte di lui. Avrà pensato alla paura dopo la caduta del Giro. Alla lenta risalita. E poi non ha capito più niente, crollando sotto il peso di un’emozione irrefrenabile.

«E’ incredibile – dice Mohoric – negli ultimi 20 chilometri, le mie gambe urlavano, ma non le ho ascoltate. Questa è stata la mia vittoria più bella. Prima di tutto perché siamo al Tour de France, la corsa più grande del mondo. In secondo luogo, sono arrivato in fondo alla fuga e ho battuto alcuni fra i corridori più forti del mondo. L’idea era di lottare per la maglia a pois infatti  ho preso i cinque punti, poi speravo che si sarebbero guardati l’un l’altro, permettendomi di vincere la tappa. E farlo indossando la mia maglia da campione nazionale è ancora più speciale».

Il Uae Team Emirates ha inseguito, ma lo sforzo non è servito a molto. Qui Formolo
Il Uae Team Emirates ha inseguito, ma lo sforzo non è servito a molto. Qui Formolo

Bentornato Squalo

Nibali, santo Nibali, da quanto ti aspettavamo così? E chissà da quanto anche tu aspettavi di poter giocare in corsa come quando gli altri annaspavano e a te riusciva tutto facile. L’ultima volta che hai vinto qui, ti lasciarono quasi andare, poi fosti bravo a resistere al ritorno del gruppo. Oggi invece sei partito da cattivo con quelli forti. Oggi è stata una vera azione da Squalo, bentornato!

«C’erano degli uomini importanti – dice – non si poteva guardare dall’altra parte. Le gambe nel finale erano buone. Van Aert e Van der Poel sono andati e io li ho seguiti. Domani ci sarà un’altra giornata dura e sono curioso di vedere come andrà. Per noi è arrivato il secondo posto. Sapevamo che non sarebbe stato semplice, ma comunque abbiamo provato a vincere».

Resta il dubbio del perché Skuijns non sia rimasto con lui a tirare perché potesse guadagnare ancora più terreno su Pogacar. Fra quelli davanti, tolti gli uomini delle classiche, il primo della classifica è ancora Pogacar, secondo è Nibali a 29 secondi.

Fra le belle notizie di giornata, la presenza di Nibali nel gruppo in fuga. Lo Squalo c’è ed è show anche questo
Fra le belle notizie di giornata, la presenza di Nibali nel gruppo in fuga. Lo Squalo c’è ed è show anche questo

Vdp oltre il limite

Già, Van der Poel è di quelli con le ore contate. Suo padre dice che ci ha abituati alle sorprese e forse non è nemmeno fuori luogo immaginare che possa superare la tappa di domani. Sognando parecchio, s’intende. Ma oltre sarebbe troppo anche per l’amore di suo padre Adrie.

«Non ricordo di aver vissuto altri giorni così duri – dice – sono andato al massimo per tutto il giorno. E’ stato chiaro stamattina che tanti corridori volessero andare all’attacco. Andavamo forte e siamo partiti in tanti.  Oggi Van Aert è stato davvero forte, ma io sono riuscito a battermi ugualmente per la maglia gialla. A questa maglia voglio dedicare tutto perché è la più bella. Sono andato al limite, vediamo come andrà la corsa domani. Proverò a tenerla, voglio divertirmi».

Van der Poel e Van Aert in caccia insieme, come nel cross, come al Nord
Van der Poel e Van Aert in caccia insieme, come nel cross, come al Nord

Van Aert rideva

Nella Jumbo-Visma s’è consumato il dramma. Con Roglic colato a picco e Van Aert secondo in classifica, si fa fatica a capire dove voglia andare lo squadrone olandese. A un tratto è parso che ciascuno facesse per sé e davanti a tutti, grande e grosso come un toro, Van Aert è parso divertirsi un mondo.

«Se non ci fosse stato quel pubblico e tanto caldo – ha detto – sarebbe sembrato davvero di essere al Superprestige di Ruddervoorde. Con Mathieu siamo rivali di lunga data e penso che sarà così per sempre, ma oggi ci siamo fatti qualche risata durante la tappa. Mi è piaciuto uscire dalla solita routine del Tour e andare in fuga. Il piano era quello, per puntare alla tappa e semmai alla classifica. Ero sicuro che anche Mathieu sarebbe stato pronto, è bellissimo vederlo correre così. Avremmo potuto farci la guerra, ma ci siamo detti che sarebbe stato meglio collaborare. Non avevamo fatto i conti con Mohoric, purtroppo. Ma adesso tengo duro. Sono curioso di vedere come recupererò domani dopo una tappa così dura. Ma di una cosa sono certo. Se domani Pogacar sarà forte e aggressivo, noi potremo fare ben poco».

Dal gruppo Pogacar, Carapaz è uscito come una fucilata: uno show nello show
Dal gruppo Pogacar, Carapaz è uscito come una fucilata: uno show nello show

Pogacar fa il furbo?

Già, ma Pogacar cosa fa? Come può essere che il campione che ha strapazzato tutti nella crono di colpo perda interesse nell’inseguimento e arrivi a più di 5 minuti da Mohoric? Che sulla sua ammiraglia possano aver davvero pensato che quelli davanti in prospettiva non fanno così paura e sarà meglio spendere meglio e bene nella prima vera tappa alpina?

«Abbiamo cercato di chiudere – dice – ma forse abbiamo commesso un errore e abbiamo dovuto lavorare tanto. Conosco la mia squadra, so che sono forti e che dopo un bel recupero saranno pronti per la tappa di domani. Si va avanti giorno per giorno, ma cercheremo di superare questo momento. Sono contentissimo per Mohoric, non so cosa sia successo a Roglic. Ma se guardo la classifica dico che non è successo poi niente di così grave da dover essere per forza preoccupati».

Il mondo addosso. Roglic arriva a 9’03” e in classifica scende al 33° posto
Il mondo addosso. Roglic arriva a 9’03” e in classifica scende al 33° posto

Come stia Primoz lo spiegano con una nota i medici del team: dopo la caduta Roglic non può sedersi bene sulla sella e di conseguenza non riesce a pedalare. Pare sia presto per valutare di lasciare la corsa, ma che malinconia quando si punta tutto su un traguardo e per uno stupido incidente di corsa si vede tutto sfumare nel nulla.

Slovenia, il cittì Hauptman aspetta (e studia) Roglic e Pogacar

20.06.2021
5 min
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In un’estate così fitta di appuntamenti, i campionati nazionali regalano sorprese non solo in Italia: mentre a Faenza Matteo Sobrero si è preso il tricolore nella gara in cui tutti attendevano Top Ganna, giovedì a Koper (Slovenia) Jan Tratnik ha interrotto il dominio degli ultimi due anni di Tadej Pogacar (3° dietro anche a Jan Polanc), vincendo il suo terzo titolo contro il tempo dopo quelli del 2015 e 2018.

Oggi è in programma la corsa in linea che, oltre a essere un test importante per il Tour de France alle porte (26 giugno – 18 luglio), sarà un banco di prova anche per l’Olimpiade di Tokyo subito successiva (24 luglio la prova in linea, 28 luglio la cronometro). Attento osservatore è il ct sloveno Andrej Hauptman, che ha parlato della sua nazionale, una delle più attese in Giappone con un percorso di quasi 5.000 metri di dislivello che si addice alle caratteristiche delle due stelle che rispondono ai nomi e cognomi di Tadej Pogacar e Primoz Roglic.

Finora per Roglic solo 17 giorni di gara nel 2021 (per Pogacar 28). Alla Parigi-Nizza, la visita del figlio Lev
Per Roglic solo 17 giorni di gara (per Pogacar 28). Alla Parigi-Nizza, la visita del figlio Lev

Pogacar non preoccupa

Prima però, l’ex velocista, che si laureò campione nazionale su strada nel 2000, è tornato sul risultato della cronometro: «Tratnik ha fatto davvero un gran numero – dice – Tadej è partito bene però poi non è riuscito a mantenere una buona velocità. Era una crono molto piatta, diversa da quella di Tokyo, che sarà più ondulata. Comunque, Jan è uno che va sempre forte a cronometro e non sono preoccupato per Tadej perché ha dimostrato di stare molto bene al Giro di Slovenia».

Quest’anno a Liegi ha vinto Pogacar, che succede a Roglic
Quest’anno a Liegi ha vinto Pogacar, che succede a Roglic

Tour decisivo

Al via della prova odierna non ci sarà il campione in carica Roglic, che però come Pogacar ha nel mirino l’Olimpiade ed è in lizza per uno dei 4 posti a disposizione della Slovenia.

«Deciderò chi portare ai Giochi in base al Tour– spiega Hauptman – perché in Francia può succedere di tutto, per cui è sempre meglio vedere in che condizioni si arriva al termine della Grande Boucle. Sia Primoz sia Tadej hanno espresso la loro volontà di esserci per la gara in linea, mentre a cronometro avrò un solo posto e vedremo a chi toccherà. Più o meno è tutto deciso, ma posso ancora cambiare qualcosa in base a come andranno le prossime settimane».

La sconfitta del Tour 2020 non ha piegato Roglic che subito dopo ha vinto Liegi e Vuelta
La sconfitta del Tour 2020 non ha piegato Roglic che subito dopo ha vinto Liegi e Vuelta

Occasione unica

Dunque, la Slovenia gioca a nascondere i suoi assi, per calarli al momento giusto, dopo aver già dato prova di grande solidità allo scorso mondiale di Imola con l’attacco da lontano di Pogacar e il sesto posto conclusivo di Roglic, arrivato nel gruppetto di Van Aert (argento) e Hirschi (bronzo).

«Negli ultimi mesi entrambi hanno vinto la Liegi, oltre a un grande Giro a testa. Il percorso olimpico è durissimo, tra salite e umidità, e direi che va bene a entrambi. Per cui sono sicuro che la squadra sarà unita e si correrà per chi è più in condizione», spiega Hauptman, entrando poi nel merito di una delle più grandi rivalità sportive di sempre in Slovenia.

«C’è grande rispetto tra di loro, due corridori di classe e molto professionali. Non ho nessun dubbio sul poter fare una grande corsa a Tokyo, sarebbe fantastico per tutta la Slovenia. E’ una bella opportunità, ma anche una grande responsabilità, per cui dovremo farci trovare pronti, anche perché l’Olimpiade è una corsa diversa, viste anche le squadre a ranghi ridotti. Sarà una gara per scalatori, ma che devono essere anche veloci, perché le medaglie sono soltanto tre».

E di metalli sonanti, Hauptman se ne intende, visto il bronzo del 2001 nella rassegna iridata di Lisbona.

La Slovenia ha un solo posto per la crono di Tokyo: Roglic appare in vantaggio
La Slovenia ha un solo posto per la crono di Tokyo: Roglic appare in vantaggio

Strade diverse

Le differenze non mancano tra i due fuoriclasse, compreso il percorso di avvicinamento al Tour e all’Olimpiade, con Tadej che ha corso e vinto tanto, mentre Primoz si è un po’ nascosto.

«Ognuno ha il suo programma – commenta Hauptman – e vedremo sulla strada in Francia chi avrà avuto ragione. E’ giusto seguire la propria tabella di marcia senza farsi influenzare dagli altri. In tanti parlavano del secondo posto di Primoz al Tour come di un risultato deludente, poi lui è stato capace di lì a poco di vincere la Liegi e poi la Vuelta, dimostrando perché è tra i migliori al mondo. Fino ad adesso, invece, Tadej ha risposto alla grande alla pressione derivata dall’aver vinto il Tour così giovane, vediamo come andrà nelle prossime settimane perché nel ciclismo ogni corsa fa storia a sé e non conta più quello che hai conquistato prima». 

Matej Mohoric è rientrato in gara dopo la caduta del Giro e con lui si è già parlato dei mondiali in Belgio
In gara dopo la caduta del Giro, Mohoric punta slovena ai mondiali in Belgio

Mohoric per l’iride

Hauptman ha poi speso qualche parola anche su Matej Mohoric, in ripresa dopo la spaventosa caduta al Giro d’Italia, come ha dimostrato il settimo posto al Giro di Slovenia, che gli è valso anche la chiamata della Bahrain Victorius al Tour: «Con Matej abbiamo parlato a inizio stagione e abbiamo deciso che lui si sarebbe concentrato sul mondiale in Belgio, visto che nelle corse iridate ha già vinto sia da junior sia da Under 23». Tra Olimpiade e Mondiale, dunque, sarà una Slovenia battagliera.

Mohoric riparte dalla Liegi e si concentra sulle classiche

14.02.2021
5 min
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Matej Mohoric pensava che tutto stesse andando bene. Il quarto posto della Liegi gli aveva dato la spinta giusta per andare alla Vuelta a giocarsi qualche tappa, invece già nella seconda una caduta l’aveva messo fuori gioco. Aveva raggiunto il traguardo di Lekunberri, uno di quelli che aveva cerchiato di rosso. Erano giorni che ne studiava l’altimetria: gli sarebbe bastato scollinare davanti sull’Alto de Aralar e nella picchiata successiva avrebbe fatto certamente il vuoto. Con mestizia si era diretto al pullman del team Bahrain-McLaren, senza ancora sapere che l’indomani non sarebbe ripartito. Frattura della scapola, questa la diagnosi. Una frattura… educata: nessun intervento richiesto. Solo riposo e pazienza.

Alla Liegi del 2020 arriva quarto dopo un inseguimento spaccagambe
Alla Liegi del 2020 arriva quarto dopo un inseguimento spaccagambe

Lo abbiamo ritrovato dopo quasi 4 mesi. Di buon umore e con le idee chiare. Matej dà sempre la stessa impressione di tenere tutto sott’occhio e che nulla gli sfugga. Un approccio razionale col mestiere che in apparenza lascia poco spazio per i sogni. Forse è di quelli che all’inizio si è tormentato troppo con la fissazione del peso forma, ma adesso è nel pieno delle forze e nel suo programma campeggiano, giganteschi come sempre, il Giro e il Tour per capitan Landa.

La scapola è a posto?

Sì, dopo l’infortunio ho lavorato con il fisioterapista e abbiamo recuperato abbastanza velocemente. Un mese dopo ero tornato come prima, non avevo più dolori.

Al Polonia 2019, Mohoric vince a Bukowina Tatrzanska
Al Polonia 2019, Mohoric vince a Bukowina Tatrzanska
Prima della caduta, eri soddisfatto del 2020, per come stava andando?

Sì, per quanto sia stato un anno molto particolare per tutti. Nel 2020 non ho vinto e per questo ero ancora più deluso per quello che mi è successo alla Vuelta. Mi sentivo molto bene, dopo il buon piazzamento alla Liegi ero motivato di andare in Spagna per cercare di vincere una tappa. In generale penso che per me il 2020 sia stato buono, ma nel 2021 vorrei fare un passo in avanti.

Senza la caduta e la frattura, avresti corso una Vuelta da protagonista?

Credo di sì, ero molto motivato e mi sentivo bene. La caduta è stata tutta colpa mia, ero troppo deciso di voler prendere le posizioni avanti in una delle ultime discese ed ho fatto un errore. Credevo davvero di poter vincere quella tappa.

A Valkenburg nel 2012, Mohoric vince l’iride juniores
A Valkenburg 2012, Mohoric vince l’iride juniores
Hai vinto corse a tappe di una settimana e sei andato vicino alla Liegi: hai capito se puoi puntare alle classiche oppure ai Giri?

Forse ho più possibilità di vincere le classiche difficili rispetto alle corse di tappe. Nelle salite lunghe ancora non ho dimostrato di essere tra i migliori, mentre nelle gare di un giorno è diverso. Penso di poter fare bene alla Milano-Sanremo e alla Liegi. Anche la Strade Bianche sarà un obiettivo importante quest’anno. 

Puoi raccontare il finale della Liegi? Ti eri accorto che Roglic poteva vincere oppure è stato soltanto un grosso errore di Alaphilippe?

Alla Liegi sono rientrato davanti molto tardi e ho speso tante energie. Avevo anche i crampi. Sapevo che era quasi impossibile competere in volata con i quattro che erano davanti, allora ho cercato di sorprenderli. Sapevo anche che Alaphilippe è molto attento in queste situazioni e non l’ho mai visto perdere l’attimo. Sono partito cercando di sorprenderli. E anche questa volta Julian mi ha visto passare e ha sfruttato la mia scia per lanciare la sua volata. Forse era troppo convinto di essere il più forte e sicuramente non ha visto che Roglic era molto vicino alla sua destra. Ha sbagliato ed il suo errore gli è costato tanto

A Firenze nel 2013 vince il mondiale degli under 23: due mondiali in due anni
A Firenze nel 2013 centra il mondiale U23
Quale sarà il tuo programma 2021?

Gli obiettivi principali saranno Strade Bianche, Milano-Sanremo, Catalunya, Amstel, Liegi. Dopo le classiche mi preparo per il Giro.

E’ cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Abbiamo imparato tanto negli scorsi anni. Abbiamo cercato di fare bene e con attenzione tutto ciò che serve e abbiamo cercato di evitare tutte le distrazioni. Negli ultimi due anni spesso sono stato in una buona condizione, ma per mille motivi ogni volta mi è mancato qualcosa per raccogliere una vittoria importante.

Hai corso con Nibali, ora sei con Landa: puoi descrivere le loro differenze come leader?

Sono tutti i due molto tranquilli. Forse Nibali in gara tante volte era bravo ad arrangiarsi da solo quando c’era da andare avanti a prendere posizioni. Landa invece sa sfruttare meglio il lavoro dei compagni. Sono entrambi grandi campioni e ho sempre cercato di imparare da loro, il più possibile. 

Nel 2019 corre il Giro di Croazia, corsa di casa per il team
Nel 2019, uno spuntino al Giro di Croazia
La Slovenia è davanti a tutte le classifiche: hai voglia di prendere il tuo posto accanto a Pogacar e Roglic?

Loro hanno finito il Tour primo e secondo nella classifica generale, non penso che arrivare terzo sia alla mia portata di mano (ride, ndr).

A quale dei due sei più vicino?

Sono amico di entrambi. Spesso usciamo insieme in bici. 

Le Olimpiadi sono un obiettivo?

No, penso che dopo il Giro e il Tour sarò stanco e non sono convinto che fare le Olimpiadi per me sia la scelta giusta in vista dell’ultima parte di stagione.

Quando la prima corsa per te quest’anno?

Il Trofeo Laigueglia, magari ci vediamo là…