GT3 Lavaredo

GT3 Lavaredo, le Gravel World Series sbarcano nelle Dolomiti 

02.12.2025
6 min
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Sabato 20 giugno 2026 ad Auronzo di Cadore prenderà il via la prima edizione di GT3 Lavaredo, un nuovo evento parte dell’UCI Gravel World Series. Il percorso è un anello di oltre 130 chilometri attorno alle Tre Cime di Lavaredo, forse la montagna più famosa e riconoscibile di tutte le Dolomiti. Una salita che ha fatto la storia del Giro d’Italia che si inerpicò lassù per l’ultima volta nel 2023, con la vittoria di Santiago Buitrago, che staccò Derek Gee. Alle loro spalle Magnus Cort batté in volata Primoz Roglic, che rosicchiò tre secondi alla maglia rosa Thomas, preparandosi per il sorpasso del giorno dopo nella cronoscalata del Monte Lussari.

Ad organizzare l’evento è l’ASD Pedali di Marca, la stessa associazione che ha organizzato la seconda edizione dei Mondiali Gravel di Pieve di Soligo e molti altri appuntamenti nel territorio trevigiano e non solo. Abbiamo contattato Massimo Panighel, presidente di Pedali di Marca, per farci raccontare questa nuova avventura. 

Nel 2023 Buitrago conquista le Tre Cime, premiato da Nibali che aveva vinto lassù 10 anni prima, ipotecando il suo primo Giro
Nel 2023 Buitrago conquista le Tre Cime, premiato da Nibali che aveva vinto lassù 10 anni prima, ipotecando il suo primo Giro
Massimo, com’è nata questa nuova sfida?

L’UCI ci ha chiesto di organizzare una delle due tappe italiane delle Gravel World Series. Una sarà in Sardegna, l’altra la faremo noi nelle Dolomiti. Ce l’avevano già chiesto dopo il mondiale gravel di Pieve di Soligo, organizzato da noi di Pedali di Marca, ma all’epoca non c’erano i tempi tecnici. Questa volta invece abbiamo coinvolto nel progetto il comune di Auronzo, che nel 2026 per la prima volta dopo 16 anni non ospiterà più il ritiro della Lazio. Quindi volevano sviluppare un altro tipo di prodotto turistico e la bici è il mezzo perfetto. 

Come avete scelto il percorso?

Di fatto è il giro delle Tre Cime di Lavaredo con partenza e arrivo da Auronzo, infatti GT3 sta per Gran Tour 3 Cime. Si attraversano la Val Comelico, la Val Pusteria e la Conca Ampezzana. In tutto sono 133 chilometri con oltre 3.000 metri di dislivello. Il percorso si snoda quasi sempre per ciclabili sterrate, molte delle quali nei fondovalle, un modo per valorizzare quel tipo di offerta cicloturistica.

Massimo Panighel alle Tre Cime di Lavaredo nel 2023, quando ha fatto parte del comitato di tappa del Giro d’Italia
Massimo Panighel alle Tre Cime di Lavaredo nel 2023, quando ha fatto parte del comitato di tappa del Giro d’Italia
Abbiamo detto che si tratta di un evento gravel, quanta percentuale di sterrato c’è?

Siamo oltre la percentuale che l’UCI indica per gare di questo genere, che è il 65 per cento. Noi siamo oltre il 70 per cento, di fatto l’unico tratto asfaltato è la prima salita, il passo Sant’Antonio che porta in Comelico. Quello serve anche per allungare il gruppo in partenza quindi va più che bene, ma da lì in avanti sono quasi solo strade forestali.

Hai accennato alla prima salita, qual è la più dura del percorso?

Probabilmente l’ultima, quella che da Cortina porta al Passo Tre Croci, anche perché è divisa in due parti con un breve risciacquo prima della parte finale dura. Le altre due sono più abbordabili. La prima, appunto il Passo Sant’Antonio, è regolare e in asfalto. La seconda è la più lunga, circa 25 chilometri, ma sale a scaloni con anche dei tratti pianeggianti, alterna pezzi duri con altri di recupero. In generale sono comunque tutte pedalabili e mai estreme. 

GT3 Lavaredo Auronzo
La partenza e l’arrivo saranno ad Auronzo in provincia di Belluno, con il lago e la sua cerchia di boschi e montagne
GT3 Lavaredo
La partenza e l’arrivo saranno ad Auronzo in provincia di Belluno, con il lago e la sua cerchia di boschi e montagne
Sappiamo che gravel può voler dire molte cose. Com’è il fondo delle strade?

E’ sempre abbastanza scorrevole, sono tutte strade forestali o ciclabili con un bel fondo battuto. Per dare un’idea io l’ho fatta sia con i copertoni da 40 mm che da 36 mm. Il tratto più tecnico è la discesa dopo la seconda salita, che da Malga Klammbach porta a Moso, in Pusteria. Lì in fondo è leggermente più instabile anche per via della pendenza, comunque si fa tranquillamente con degli pneumatici da 40, che secondo me sono la scelta perfetta per questo tipo di percorso.

L’evento principale è agonistico, con le differenti griglie divise per età che partono subito dopo i professionisti. Si può iscrivere chiunque?

Sì certo, è sufficiente avere un certificato medico agonistico ed essere tesserati. In alternativa si può anche fare la tessera giornaliera, la cosa fondamentale è avere il certificato agonistico, trattandosi di una gara.

GT3 Lavaredo
Il fondo è sempre compatto e pedalabile, privo di grandi difficoltà tecniche
GT3 Lavaredo
Il fondo è sempre compatto e pedalabile, privo di grandi difficoltà tecniche
Abbiamo visto che però c’è anche una parte non agonistica dell’evento, come funziona?

Esatto, l’abbiamo organizzato in collaborazione con Audax, l’associazione che gestisce le randonnée in Italia. Il percorso è lo stesso e la partenza è sempre sabato mattina, ma il format è appunto quello delle randonnée, cioè un’esperienza unsupported di viaggio più che una competizione. In questo caso i partecipanti hanno tempo fino alle 17 di domenica per arrivare al traguardo, cioè circa un giorno e mezzo. Abbiamo deciso di inserire questo format perché sappiamo che alcune persone non condividono la parte agonistica del gravel, e ci sembrava giusto aprire l’evento anche a loro. E’ anche un modo per pedalare tra quei paesaggi con più calma, godendosi i panorami senza l’assillo del cronometro.

Le iscrizioni sono già aperte, giusto? A che numeri puntate?

Sì è già possibile iscriversi nel nostro sito, e saranno aperte fino al 18 giugno, cioè a due giorni dalla partenza. Fino a fine dicembre il prezzo è agevolato, poi salirà via via che ci sia avvicina all’evento, quindi il consiglio è di approfittarne. Puntiamo alle 1500 presenze totali, ad ora abbiamo già oltre 100 iscritti e questo ci fa bene sperare. Anche perché il nostro è l’unico evento gravel marathon di tutte le Dolomiti, un punto di forza che siamo sicuri ci premierà.

GT3 Lavaredo
Tutti i 133 chilometri si snodano tra scenari spettacolari, come le Dolomiti che si stagliano dalla Val Comelico in questa foto
GT3 Lavaredo
Tutti i 133 chilometri si snodano tra scenari spettacolari, come le Dolomiti che si stagliano dalla Val Comelico in questa foto
Massimo, ultima domanda. Il territorio attraversato dal GT3 Lavaredo è tutto bellissimo, ma ci sveli un luogo particolare magari meno noto al grande pubblico?

E’ difficile, perché appunto tutto il tracciato passa per panorami straordinari, le malghe del Comelico, Misurina, ogni chilometro ci sono montagne bellissime da ammirare. Se dovessi citare uno spot particolare forse direi le torbiere attorno alle chiesa di Santa Barbara a Danta di Cadore, dopo la prima salita. E’ un posto magico anche se non si chiama Cortina, ed è esattamente per questo che abbiamo creato quest’evento. Per far scoprire agli amanti della bici anche le meraviglie nascoste delle Dolomiti.

Mondiale gravel, figuraccia scongiurata? Parla Panighel

14.09.2023
7 min
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Il 7-8 ottobre ancora in Veneto avrà luogo il secondo mondiale gravel della storia. Il primo lo organizzò e anche bene Filippo Pozzato nel 2022. Sembrava dovesse andare così anche quest’anno, dato che l’assegnazione era biennale, invece nel cuore dell’estate qualcosa non è andato come si pensava. Nessuno sa bene come e perché, ma la PP Events del vicentino ha ricevuto una lettera di disdetta da parte dell’UCI. La Federazione italiana si è affrettata a scrivere in un comunicato di non averne responsabilità, mentre il diretto interessato al momento ha scelto di non dire nulla, concentrato sulle sue corse di fine stagione.

Comunque sia, il mondiale gravel 2023 è passato nelle mani di Pedali di Marca, organizzazione trevigiana che fa capo a Massimo Panighel, organizzatore di mondiali Marathon e referente per le tappe dolomitiche dell’ultimo Giro d’Italia. E così dai sentieri di Asiago in cui par di capire che fosse tutto pronto, la sfida si svolgerà sulle colline del Prosecco, avendo però appena due mesi per mettere insieme tutto. Abbiamo intercettato Massimo Panighel, appena uscito dalla banca in cui lavora.

Alla presentazione di Gravel in the Land of Venice, Panighel con il presidente veneto Zaia
Alla presentazione di Gravel in the Land of Venice, Panighel con il presidente veneto Zaia
Quando hai saputo ufficialmente che c’era da mettere mano al mondiale gravel?

Il 4 agosto. E non è vero, come dice qualcuno, che Panighel lavorasse sotto traccia dall’inverno, perché davvero non ne sapevo nulla. Il 2-3 agosto, durante una riunione con il Comitato provinciale per parlare della riforma dello sport, ho chiesto al presidente provinciale se ci fossero notizie: se il mondiale gravel lo avrebbero fatto ad Asiago oppure a Cortina, perché girava anche questa voce. E lui ha fatto un sorriso strano, che ora posso interpretare diversamente. Avevo sentito qualche voce un mese prima, alla Dolomiti Superbike, ma nulla di più. Il primo passaggio ufficiale è stato due giorni dopo quando mi ha chiamato Peter Van den Abeele dell’UCI, mentre ero in vacanza ad Auronzo.

Che cosa significa mettere in piedi un mondiale in così poco tempo?

Prima c’è stato il percorso, che andava disegnato. Ci penso tutte le mattine e tutte le sere quando vado a letto, abbiamo 20-25 giorni di tempo. L’UCI ha visto il percorso l’ultima settimana di agosto. Lo abbiamo disegnato cercando di stare nei limiti che ci hanno imposto, cioè 60 per cento di sterrato e 40 di asfalto. Il tutto, dovendo anche assecondare le richieste dei sindaci, per passare dove hanno piacere o necessità che si passi. Però è un bel percorso.

Fatto come?

Si parte dal Lago delle Bandie, dove c’è stato il mondiale di ciclocross del 2008, poi si passerà una prima volta a Pieve di Soligo e faranno un primo anello nella zona di Revine Laghi, Tarzo e San Pietro di Feletto. Un altro passaggio sul traguardo di Piave di Soligo e si farà un secondo anello nella zona classica del Prosecco, fra Pieve di Soligo e Valdobbiadene. La lunghezza sarà sui 160-170 chilometri per gli uomini con circa 1.800-2.000 metri di dislivello. Quello delle donne lo stiamo ridisegnando adesso, perché abbiamo dovuto fare dei tagli, sarà sui 140 chilometri con 1.600 metri di dislivello. Ma il problema non è tanto per le categorie elite, il fatto è che bisogna disegnare tre percorsi per le categorie master e questo sarà davvero impegnativo. Come sarà un bel lavoro trovare e gestire i volontari, trovare le ambulanze… Non è così semplice.

Quali risposte avete avuto dai Comuni, dai territori, avendo così poco preavviso?

Ottime, perché fortuna vuole che Fabrizio Cazzola, che è Consigliere federale e fa parte del gruppo ristretto che sta lavorando al mondiale, è di quelle zone quindi conosce benissimo le persone che contano. Un’altra figura cardine è il presidente del Comitato provinciale, Giorgio Dal Bo’, che con la Prefettura e la provincia di Treviso sta portando avanti il discorso delle autorizzazioni. Gli stessi Comuni si sono impegnati a chiedere i permessi nei confronti dei privati, i cui terreni saranno attraversati dai percorsi.

L’organizzazione è in mano a Pedali di Marca?

Diciamo che Pedali di Marca è il referente presso l’UCI, ma abbiamo cercato di fare un comitato di lavoro esteso, coinvolgendo tutte le società della provincia di Treviso, fra cui quella di Lucio Paladin, papà della Soraya. C’è bisogno di tutti, non si può pensare che una sola persona faccia il mondiale, ci vuole la collaborazione di tutto un territorio.

Pensi che ci sarà anche una ricaduta in termini di promozione del territorio?

L’anno scorso, quando venne fuori che Pozzato avrebbe organizzato il mondiale per due anni, ci incontrammo. Io sto portando avanti da tre anni con la Regione Veneto un progetto che si chiama Gravel in the Land of Venice. Abbiamo fatto 80 percorsi nel Veneto dedicati al gravel, più o meno impegnativo, dagli argini alla pianura, la laguna, le colline, la montagna. Proposi di unire le forze, in modo che la gente venisse a vedere il campionato del mondo, ritrovandosi in un territorio dove c’è la possibilità di fare pedalare. Però non se ne fece nulla. La risposta a questa domanda è che se il territorio capisce di avere delle potenzialità, allora il ritorno c’è.

Se lo scorso anno il… pezzo forte era Peter Sagan, quest’anno ci sarà anche Van Aert
Se lo scorso anno il… pezzo forte era Peter Sagan, quest’anno ci sarà anche Van Aert
Di quali potenzialità parliamo?

In quegli 80 percorsi, abbiamo mappato 6.000 chilometri di gravel, ma probabilmente potrebbero essere molti di più. Bisogna capirlo. La Toscana ne ha fatto un business, perché ormai le Strade Bianche sono un’icona, che non ha neppure bisogno di presentazione. Qui avremmo un territorio che è altrettanto valido, ma per avere un ritorno bisogna cogliere l’occasione, non dipende da Panighel. Però facciamo un po’ fatica. Ho visto anche che le tappe del Giro d’Italia a livello personale sono state una bellissima esperienza, ma siamo certi che abbia avuto un ritorno adeguato?

Qual è la tabella di marcia per i giorni che restano?

E’ come quando arriva una fattura con scritto “pagamento a vista”. Spero di fare l’ultimo sopralluogo e chiudere i percorsi nel prossimo fine settimana, cercando anche di accontentare le richieste di Golazo Cycling, la società belga che lavora con l’UCI. Una tabella di marcia vera e propria non la so indicare, perché è tutto urgente. Ci dividiamo i compiti, ognuno porta avanti il suo. Il discorso dell’assistenza sanitaria non è una cosa di poco conto, perché l’evento va avanti per due giorni. Si dovranno gestire circa 500 volontari. Poi c’è la parte della logistica. Va preparata la guida tecnica internazionale per l’UCI. C’è il discorso hotel. C’è tutto il fronte della comunicazione, c’è da trovare lo speaker. Non so chi abbia avuto la bella idea di dare in giro il mio numero, per cui mi stanno arrivando richieste per le iscrizioni che invece gestisce Golazo. Spero che alla fine vada tutto bene e che qualcuno ci dica se non altro che abbiamo fatto un bel lavoro.

Per comunicazione intendi anche quella verso gli utenti?

E’ un problema, perché la gente potrebbe aver preso impegni diversi. Ci fosse stato almeno il secondo mese a disposizione, sarebbe stato diverso, ma il secondo mese a disposizione era agosto ed era tutto fermo. E’ chiaro che più vai avanti e più diventa difficile gestire ad esempio le prenotazioni. Magari c’è il belga che ha aveva prenotato una settimana a Peschiera del Garda, e ora deve disdire, magari perdendo la caparra. Per questo ci sono cose che non capisco.

Panighel ha spiegato che con Gravel in the Land of Venice sono stati mappati 6.000 chilometri di percorsi
Panighel ha spiegato che con Gravel in the Land of Venice sono stati mappati 6.000 chilometri di percorsi
Quali cose?

Ho firmato altri contratti con l’UCI. A fine settembre 2023 avremmo dovuto pagare la prima rata per il mondiale Marathon che organizzeremo nel 2026. L’abbiamo posticipata, dovendo pagare quella del mondiale Gravel, ma in ogni caso so benissimo che se ritardi un giorno, ti chiamano subito. In queste cose non si affonda da soli, ci sono anche altre componenti. Forse ci saranno sotto questioni politiche che a me sfuggono, io da uomo di sport sto dando una mano per venirne fuori.

Non resta che lavorare?

Quello che stiamo facendo. Noi abbiamo anche un mondiale nel 2026. C’è un velodromo a Spresiano che speriamo prima o dopo abbia conclusione, in cui si dovrebbe svolgere un mondiale su pista. Stiamo lavorando tanto col gravel, perché è una disciplina emergente che porta tanta soddisfazione, in fondo basterebbe che ognuno facesse bene il proprio compitino. Io provo a fare il mio e intanto lavoro anche in banca. La tipa di Golazo non voleva crederci, ho dovuto spiegarle che ho una moglie e dei figli da far mangiare e tutto il resto per me è volontariato. Ma non sono convintissimo che ci abbia creduto… 

Gravel in the Land of Venice, sempre più nel vivo…

31.05.2023
5 min
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Gravel in the Land of Venice, un sogno a cinque sensi. Un viaggio concreto, tangibile. Qualche tempo fa vi avevamo spiegato di cosa si trattasse (cliccando qui potrete scoprire tutto). A distanza di qualche mese abbiamo ascoltato di nuovo il patron di questo progetto, Massimo Panighel.

Il Veneto è una regione totale dal punto di vista del territorio. Si va dalle città d’arte ai piccoli borghi agricoli. Dal mare alle montagne, dalle colline ai grande centri urbani della pianura. Sono le sconfinate terre di Venezia che dai tempi del doge hanno reso forte e centrale queste zone. Territori che proprio in virtù di quanto detto sono il palcoscenico perfetto per pedalare.

Massimo Panighel, ideatore di Gravel in the Land of the Venice, è stato anche nel comitato che ha organizzato la recente tappa delle Tre Cime al Giro
Massimo Panighel, ideatore di Gravel in the Land of the Venice, è stato anche nel comitato che ha organizzato la recente tappa delle Tre Cime al Giro

Mappatura (quasi) totale

Il viaggio, la scoperta, la cultura, la tecnica, la fatica, le tradizioni… e un pizzico di “competizione” con sé stessi. Competizione con due virgolette grosse così. Sarebbe meglio dire: voglia di mettersi in gioco. In base all’impegno profuso si possono cogliere diversi livelli di brevetti.

«Il progetto Gravel in the Land of Venice – spiega Massimo Panighel – va avanti a gonfie vele. Sono stati caricati 60 percorsi degli 80 previsti e adesso stiamo completando la capillare offerta territoriale con le ultime province. Tutto è pronto, manca giusto la fase di upload dei percorsi mancanti, per arrivare al meglio in vista dell’epilogo con le Terre Nobili, evento (non competitivo) che è in programma il 16 e 17 di giugno».

Ma tutto questo grande progetto va anche promosso, messo sul piatto e sfruttato nel concreto.

«Questo – va avanti Panighel – spetterà al consorzio di promozione turistica locale e ai vari enti sul territorio. La Regione Veneto, in primis, per fare in modo che un portale edito da appassionati possa diventare un prodotto del territorio legato al cicloturismo».

E in quanto a promozione e territorio c’è un aspetto molto importante da sottolineare. È grazie alla rete d’impresa Cycling in the Venice Garden, che è stato possibile far entrare nel portale istituzionale della Regione (veneto.eu) il progetto Gravel in the Land of Venice. In questo modo diventa un progetto ufficiale, patrocinato da una regione che nel ciclismo crede moltissimo. Basta vedere il recente arrivo del Giro sulle Tre Cime di Lavaredo.

Il territorio al centro 

Territorio e bici, molto spesso sono legati da una terza parola: passione. Elemento fondamentale non solo per portare avanti un progetto di ampio respiro come questo, ma anche solo per pensarlo. E questa passione si traduce nel concreto con la creazione dei percorsi, con la ricerca delle strade più adatte e dei loro collegamenti… almeno per chi appunto lo organizza. Mentre gli altri se lo devono godere.

«L’idea dei percorsi è nata da me – spiega Panighel – perché ho collegato il percorso ad un nome che a sua volta lo rimanda al territorio. L’esempio di Dolomiti: ovviamente si pensa alle strade che sono vicino a Cortina. Se parlo del Mandorlato ti fa capire di essere nel veronese. Si è voluto giocare su questo abbinamento».

«All’interno dei vari percorsi si è cercato di non di utilizzare come base le ciclabili già esistenti – e ce ne sono circa 2.000 chilometri mappati dalla Regione Veneto – ma di sfruttarle tuttavia come spina dorsale per creare questi percorsi del gravel che escono dagli itinerari tradizionali. In questo modo siamo arrivati ad avere 6.000 chilometri dedicati al gravel su 80 percorsi. Insomma è un collage all’interno delle varie province che valorizza le tipicità legate all’arte, alla storia, alla cultura, all’enogastronomia e quindi dà così un senso in più al percorso».

L’evento non competitivo Terre Nobili, è un’occasione per pedalare in compagnia e mettere un tassello al proprio brevetto Gravel in the Lands of Venice
L’evento Terre Nobili è un’occasione per pedalare in compagnia e mettere un tassello al proprio brevetto Gravel in the Lands of Venice

Flussi e brevetto

Ora che la bella stagione sta arrivando, ci s’interroga sui flussi. In pratica quante persone pedaleranno su questi 80 itinerari?

«Principalmente chi pedala sui sentieri di Gravel in the Land of Venice è un ciclista di vicinanza, come si suol dire, cioè prevalentemente veneti, lombardi, friulani… Ma la volontà sarebbe quella di riuscire a creare un format che possa essere un invito anche per gente da fuori.

«E’ un format nuovo che non esiste in Italia. Mi sono confrontato anche con dei ragazzi della Toscana che stanno cercando di capire come promuovere progetti simili dalle loro parti. La domanda di base è: se domani torno da queste parti cosa faccio? Ecco, Gravel in the Land of Venice con i suoi 80 percorsi ti dà la possibilità di girare il Veneto».

Per quest’anno il brevetto rimarrà ancora nella formula di 12 itinerari liberi. Il prossimo anno invece dovranno essere affrontati almeno uno per provincia e i cinque restanti (le province in Veneto sono sette) si possono invece fare liberamente. E per chi ci riesce: ecco pronta una medaglia di finisher. Qui tutte le regole del brevetto.

Gravel in the Land of Venice

Gravel sulle Dolomiti? Sì, con la Mythos del 25 giugno

13.05.2023
5 min
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Mythos Alpine Gravel, uno spettacolo su due ruote. Uno spettacolo da vivere. Ancora una volta la bici ci porta a scoprire luoghi meravigliosi. E in questo caso lo fa nel cuore delle Dolomiti.

L’appuntamento è a San Martino di Castrozza per il 25 giugno. Una zona dalla forte vocazione turistica (anche l’accoglienza alberghiera è al top) e legata al ciclismo. Basta ricordare i tantissimi passaggi del Giro d’Italia sul Passo Rolle, tra l’altro primo valico dolomitico ad essere stato affrontato nella storia del Giro e “battezzato” da Gino Bartali. Non a caso in vetta c’è un monumento che ricorda il campione toscano.

Firma iridata 

La Mythos Alpine Gravel è un’esperienza non agonistica per chi vuol vivere una vera giornata di sport, in libertà, in natura e con gli amici. Il pezzo forte è senza dubbio il percorso. Si pedalerà tra la Valle del Primiero e le Pale di San Martino, toccando punti panoramici e altri storici come la Baita Segantini, eretta in onore del grande pittore trentino. Senza dimenticare le bellezze della Val Veneggia, del Passo Rolle e di tutti quegli sterrati che corrono a mezza costa.

«Un percorso – ricorda il patron della Mythos Alpine Gravel, Massimo Panighel – che ho tracciato insieme al “padrone di casa” e grande ex della mtb, Massimo De Bertolis, che è stato anche iridato marathon. C’è dunque la sua firma nella creazione di questi anelli. E in qualche modo l’ho dovuto frenare, in quanto la sua anima racing lo avrebbe portato a creare un tracciato più duro! Scherzi a parte, lui che di queste valli conosce a menadito ogni punto, ha scelto i luoghi più suggestivi.

«Sostanzialmente i percorsi sono gli stessi della passata edizione, ma cambia il senso di marcia di rientro verso Fiera di Primiero. In questo modo il ponte tibetano verrà affrontato in salita e non in discesa, così da godersi al meglio quel tratto».

Sterrati okay

Le strade, assicurano dall’organizzazione, sono in ottimo stato dopo l’inverno e la manutenzione non è mai venuta meno, pertanto si può pedalare in tutta sicurezza e ci si può divertire al massimo. Inoltre, è bene ricordarlo, essendo una prova non competitiva si può pedalare anche con e-bike o mtb. Ma certo la gravel è il mezzo migliore vista la tipologia delle strade e il dislivello.

E a proposito dei due anelli, quello maggiore è denominato “black”. Misura 73 chilometri per un dislivello di 2.380 metri e conta oltre il 70 per cento di strade sterrate. Quello più corto è invece chiamato “green”. Misura 42,5 chilometri per 1.310 metri di dislivello e anche in questo caso la percentuale di sterrato supera il 70%. Entrambi partono e arrivano a San Martino di Castrozza. E per entrambi, la partenza è “alla francese” dalle 8,30 alle 9,30.

Servizi al top

Come sempre negli eventi organizzati da Pedale di Marca non mancano i servizi di qualità. Lungo il percorso che, essendo gravel va fatto in autonomia, non ci sono frecce, ma non mancano i ristori: tre sul lungo e due sul corto.

«Ristori che saranno forniti di ogni leccornia – conferma Panighel – andiamo dal dolce al salato, dalla frutta agli integratori e per il dopo “gara” più che ad un pasta party abbiamo pensato ad un “terzo tempo” stile rugby. Ci sarà un panino alpino, con formaggio e speck, birra e strudel a volontà. Come ci tengo a sottolineare si tratta di una giornata di festa e di sport in natura».

Ricchissimo il pacco gara, soprattutto se confrontato con il costo d’iscrizione (30 euro fino al 31 maggio). Parliamo infatti di un pacco gara il cui valore commerciale è di 65 euro.

«Abbiamo inserito nel pacco gara una fascia Montura, una mini-pompa da telaio Topeak, integratori Named e tanti altri prodotti, tutti di qualità. E per chi taglia il traguardo c’è anche la medaglia di finisher».

Le iscrizioni chiudono a quota 500, meglio affrettarsi dunque, anche perché dopo il 31 maggio la quota subirà un aumento.

Mythos Alpine Gravel

Consorzio Auronzo Tre Cime, casa del grande ciclismo

08.04.2023
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Un luogo mitico, reso famoso oltre che da una lunga storia alpinistica, anche dalle imprese di ciclisti di tutte le generazioni. Le Tre Cime di Lavaredo (in apertura illuminate di rosa a 100 giorni dall’arrivo del Giro d’Italia 2023) sono il simbolo Dolomiti Patrimonio UNESCO. Grazie alle sue tre punte, la sua immagine viene riconosciuta in tutto il mondo. In sella alla propria bicicletta, pedalata dopo pedalata si può arrivare al loro cospetto immergendosi in uno stato di ammirazione e appagamento dopo la fatica fatta.

Quassù, nei dintorni di Auronzo e Misurina, il cicloturismo è di casa, dalla strada alla Mtb al gravel, i sentieri si districano tra boschi e rocce, tra flora e fauna. L’aria pulita e i panorami sono due delle peculiarità che accompagnano ogni ciclista che decide di pedalare in questi luoghi. Scopriamo il Consorzio Auronzo Tre Cime attraverso le parole del suo Presidente, Paolo Pais De Libera

I panorami mozzafiato e le bellezze della natura costellano questi luoghi
I panorami mozzafiato e le bellezze della natura costellano questi luoghi
Cosa trova un cicloturista che viene a visitare le Tre Cime di Lavaredo?

Un cicloturista che viene dalle nostre parti trova sicuramente un ambiente diverso da quelle che sono le ciclabili più facili. Abbiamo anche noi i tratti adatti a tutti in bassa quota, ma le nostre montagne permettono ai cicloturisti di avventurarsi in sfide e percorsi motivanti. Ci vuole gamba o una buona bici elettrica. Un ciclismo da guadagnarsela, ma che rappresenta la vera anima di questo sport. 

Quanto è importante il cicloturismo per voi?

Innanzitutto il cicloturismo è molto importante per noi, diciamo che con la fine della precedente amministrazione si erano interrotti i rapporti con Massimo Panighel, l’organizzatore della 3Epic. Con i rapporti si interruppero anche tutti gli investimenti di quelle che erano le piste ciclabili e di conseguenza sul cicloturismo. C’erano progetti già finanziati che mancavano solo di essere attuati. La nuova amministrazione ha riallacciato i contatti e ha quindi rimesso in moto la macchina organizzativa che Panighel dirige in maniera impeccabile.

Il cicloturismo vanta una serie di percorsi permanenti e guidati
Il cicloturismo vanta una serie di percorsi permanenti e guidati
La 3Epic segna l’inizio della vostra stagione estiva…

E’ ripartito un po’ tutto e di conseguenza si ricomincia. Il Covid ha cambiato in parte anche il modo di intendere le competizioni e i raduni. Per la 3Epic, Massimo ha deciso di fare un format un po’ diverso facendo dei raduni. Uno la settimana prima del Giro d’Italia, che porterà da Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo, il 21 maggio. E poi quello successivo al Giro, il 2-3-4 giugno con quella che sarà la circumnavigazione delle Tre Cime con un giro più ampio arrivando fino a Cortina dove il mondo bike è molto sviluppato. 

Quali sono le ciclovie presenti nel vostro territorio?

Contiamo a breve di avere un collegamento sia con la ciclabile Cortina-Dobbiaco, sia con la ciclabile che parte da Cortina e arriva fino a Venezia. Questo è quello che speriamo di realizzare a brevissimo tempo. Si parla già per il collegamento con Dobbiaco per il 2024/25. Le notizie sono sicuramente confortanti. 

Quelle già presenti?

Per il momento ci godiamo la nostra ciclabile Auronzo-Misurina che è molto bella e adatta un po’ a tutti, soprattutto a bassa quota dove non ci sono grandi dislivelli e di conseguenza adatta anche alle famiglie. Con tratti nel bosco meravigliosi. E poi ovviamente il tratto porta a Misurina, quello più impegnativo e riservato a chi ha un po’ più di dimestichezza con la bici e allenamento. 

Un luogo magico che ospita ogni anno moltissimi sport e discipline
Un luogo magico che ospita ogni anno moltissimi sport e discipline
Quali sono le vostre iniziative permanenti per le due ruote?

Noi come Consorzio abbiamo una rete di percorsi guidati. Abbiamo un sito dedicato dove ci sono tutti i percorsi disponibili in zona. 

Quanto puntate sul cicloturismo per il futuro?

E’ un aspetto su cui vogliamo puntare e punteremo sempre di più. Complici i collegamenti che verrano fatti negli anni a venire. I gruppi che arrivano sono in aumento ma contiamo di incrementare sempre di più il loro numero con l’avvento delle ciclabili. Il dislivello è impegnativo quindi non è proprio un ciclismo alla portata di tutti come per esempio quello che riguarda l’Alto Adige ma sarà allo stesso modo e perché no più divertente e stimolante. 

Quali sono le discipline che vanno per la maggiore nel vostro territorio?

Il nostro Consorzio è molto forte du Mtb e gravel per quanto riguarda i percorsi immersi nella natura. Con tutto un contesto dedicato in continua espansione. Qualcuno sempre percorribile a bassa e alta quota e qualcuno che segue un po’ la stagionalità del turismo. 

E la strada?

Per la strada il discorso non ha bisogno di spiegazioni. Le Tre Cime di Lavaredo sono un’icona grazie ai passaggi del Giro. E questo ci garantisce un certo numero di ciclisti costante sulle nostre strade. 

Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro nel 2013
Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro nel 2013
Stanno crescendo i numeri di affluenza presso il vostro Consorzio?

Abbiamo avuto una crescita esponenziale fin quando c’è stata la 3Epic. L’apporto che generava questa manifestazione era determinante e restituiva un riscontro anche pubblicitario per il nostro territorio. Ora va un po’ tutto ripreso per mano. 

Il 26 maggio torna l’arrivo di tappa sulle Tre Cime…

Le Tre Cime non hanno bisogno di presentazioni. Rimangono una delle salite più impegnative e iconiche del Giro d’Italia. Siamo estremamente felici che la corsa torni qua perché l’ultima volta che l’ha fatto è stata nel 2013 con la vittoria epica di NIbali sotto la fitta nevicata. Speriamo che il 26 maggio ci sia il sole e venga sempre più gente a seguire il grande ciclismo fin quassù. 

Quanto è importante per voi il passaggio del Giro d’Italia?

I tapponi dolomitici creano e generano un ritorno massiccio sia a livello mediatico che di interesse. A volte vedendola in Tv ci si ricorda di questa grande salita che tutti conoscono ma che in molti magari non hanno mai fatto. Grazie al Giro questo desiderio di emulazione si genera e noi siamo pronti ad accoglierli. 

ConsorzioAuronzoTreCime

Con il Giro d’Italia ad Auronzo di Cadore, torna la 3Epic!

13.03.2023
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Il Giro d’Italia non è solo la corsa alla maglia rosa. Il “nostro” Giro porta con sé tante esperienze alcune quasi magiche, come gli eventi collaterali legati alla bici, allo sport, al territorio e il ritorno della 3Epic è uno di questi.

Massimo Panighel è un po’ il collettore di questi eventi a margine della 19ª tappa Longarone-Tre Cime di Lavaredo (Rifugio Auronzo). Come avrete notato abbiamo detto eventi, al plurale. Infatti la 3Epic, ex prova iridata marathon nella mountain bike, torna in doppia veste.

From the Lake to the Sky

Scopriamo dunque queste vesti. Non più l’agonismo in primis, ma il pedalare. La bellezza del viaggio, della scoperta del territorio, tra l’altro un territorio di pregio paesaggistico unico, come quello della Valle di Auronzo e delle Tre Cime di Lavaredo, Patrimonio dell’Uncesco.

«Il Giro d’Italia – spiega Panighel – arriva alle Tre Cime il 26 maggio, ma noi inizieremo prima. Il 21 maggio ci sarà la Tre Cime Bike Day – From the Lake to the Sky. Una giornata di puro ciclismo, nella splendida Valle di Auronzo. Si tratta di una sfida diversa, personale con sé stessi, con gli amici e con GoogleMap.

«Il noto programma di navigazione infatti è il vero avversario. GoogleMap dice che da Auronzo alle Tre Cime in bici servono 3 ore e 32′. Ebbene per “vincere” bisogna arrivare entro questo tempo».

Chiaramente si tratta di un time molto ampio che consente di prendersela comoda e di vivere il territorio, osservare, fermarsi a fare delle foto.

Il traffico sarà aperto fino a Misurina, dopodiché la scalata, la parte più iconica, sarà a traffico chiuso. Questo evento si chiama “From the Lake to the Sky” (dal Lago di Auronzo al cielo delle Tre Cime, ndr).

Gran Tour delle Tre Cime

Passato il Giro d’Italia, su Auronzo e la sua valle i riflettori di certo non si abbasseranno, anzi… Ecco un’altra grande novità, se vogliamo ancora più avventurosa, il Gran Tour delle Tre Cime.

«Questo – va avanti Panighel – è davvero il simbolo dell’avventura e del pedalare in modo diverso. Il Gran Tour propone due grandi anelli intorno alle Tre Cime. Un anello è offroad, mtb o bici gravel. Si va nel cuore delle Dolomiti. S’intersecano Misurina, la Val Fiscalina, il Comelico e chiaramente la Valle di Auronzo, sede di partenza e di arrivo».

«Anche l’anello su strada parte da Auronzo. Procede verso Misurina, Passo Tre Croci, Cortina e il Passo Cimabanche che porta in Val Pusteria. A quel punto si svolta a destra e ci sposta nel Comelico attraverso il Passo Monte Croce. Ma il clou sarà la panoramica del Comelico che s’imbocca da Padola. Infine si rientra ad Auronzo passando per Danta e il Passo Sant’Antonio tra abetaie verdissime, secolari e con davvero una scarsa antropizzazione». 

Entrambi gli anelli prevedono 2.900 metri di dislivello: quello offroad è leggermente più corto, 134 chilometri contro i 141 di quello su strada.

«Per affrontare questi loop è necessario avere un dispositivo Gps, sia esso un computerino specifico o un comunissimo smartphone. Niente frecce, tutta avventura. Anche questo aspetto è un mettersi in gioco, sperimentare cose nuove».

Info preziose

Per completare questi anelli, ed anche questo è un approccio diverso all’evento cicloturistico, si ha a disposizione l’intero week-end 2-4 giugno. «Pedalare anziché competere», ribadisce Panighel.

Fino al 30 aprile, le iscrizioni per la From the Lake to the Sky costano euro 25 euro, mentre quelle per il Gran Tour delle Cime costano 30 euro. Entrambe poi subiranno un sovrapprezzo. Oltre a tutti i servizi ci saranno anche un pacco gara prezioso e una medaglia di finisher.

3Epic

Gravel in the land of Venice: ascoltiamo Panighel

15.04.2022
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Una coast to coast in Veneto? Eppure è possibile! Non c’è solo quella da un mare all’altro, ma anche quella che va da un mare, l’Adriatico, ad un lago, quello di Garda. E da chi poteva nascere questa “folle” ed entusiasmante idea se non dal genio di Massimo Panighel?

Siamo in Veneto, terra di sapori, di vini, di Dolomiti, ma anche di cultura. Ed è l’insieme di tutto ciò il fil rouge di Gravel in the land of Venice.

Campagne, colline, borghi, Ville Palladiane… la rete di Gravel in the land of Venice è infinita
Campagne, colline, borghi, Ville Palladiane… la rete di Gravel in the land of Venice è infinita

A tutto gravel

La bici è un grandioso mezzo turistico. Noi scriviamo sempre di professionisti e di gare, anche di altre categorie, ma la sezione turismo si è resa necessaria proprio perché non potevamo trascurare questo gigantesco settore delle due ruote a pedali, tanto più in Italia.

The Land of Venice è ormai la piattaforma del Veneto in generale per la sua promozione turistica. Gravel in the Land of the Venice è la rete cicloturistica ideata da Massimo Panighel.

Si tratta di un progetto in collaborazione con la Rete d’imprese Cycling in the Venice Garden. La rete prevede, per ora, un qualcosa come 1.350 chilometri, suddivisi in 20 diversi percorsi i cui chilometraggi oscillano tra i 50 e gli 83 chilometri.

«Ma – dice Panighel – per fine anno contiamo di arrivare a quasi 80 percorsi. I tracciati li sto mappando io stesso per due motivi. Il primo è che è un divertimento anche per me. Il secondo, è sono responsabile di questi percorsi e devo essere certo che siano ben fruibili e sicuri. E che non manchi la qualità dei paesaggi».

Pronta già una maglia di questo “circuito” di percorsi…
Pronta già una maglia di questo “circuito” di percorsi…

Sensi e eccellenze 

«Inoltre – continua Panighel – io ho ben in mente l’idea, e le caratteristiche, che i cicloturisti devono condividere lungo ogni percorso. Ognuno punta ad un qualcosa: cultura, vini, sapori, paesaggi… Ebbene, abbiamo voluto collegare i sensi e le eccellenze. E’ un bel “gioco”».

Un percorso, per esempio, passa per i vigneti: ebbene vista e gusto (prevedendo una sosta indicata) devono essere soddisfatti.

«Penso, per esempio, alla Villa Palladiana di Vicenza o al Lago di Fimon che è un’oasi naturale in mezzo ai Colli Berici, o alle trattorie e ai ristoranti che ci sono lungo i percorsi».

Intanto, Gravel in the land of Venice, sta già riscuotendo un buon successo. Complice anche la voglia di ripartire, come notiamo anche dalle prenotazione per questa prima Pasqua (quasi) libera dal Covid.

«Abbiamo preparato un brevetto – continua Panighel – Un brevetto che si raggiunge concludendo 12 percorsi in un anno. A quel punto si riceve una maglia, una medaglia e un attestato. Non è un qualcosa di agonistico, ma ci si pone però un obiettivo da portare avanti nel corso anno. Un obiettivo perseguibile in assoluta libertà, senza stress. Bisogna completare un percorso in ognuna delle sette province venete e poi aggiungerne altri cinque a scelta».

«Noi vorremmo che il brevetto, ma in generale Gravel in the land of Venice, richiamasse flussi anche da fuori. Che strizzasse l’occhio anche ai ciclisti delle Regioni vicine. Anche per questo la tracciatura è gratuitamente disponibile e aperta a tutti».

Uno scorcio del Lago di Fimon, incastonato nei Colli Berici
Uno scorcio del Lago di Fimon, incastonato nei Colli Berici

Terre Nobili

E a questa rete si affianca la ciliegina sulla torta di un evento, il Terre Nobili, in programma dal 23 al 30 settembre. Si tratta di un’avventura “unsupported” che porta a scoprire le bellezze della parte centrale del Veneto.

«Lo abbiamo chiamato Terre Nobili – spiega Massimo Panighel-  perché il percorso si snoda tra le eccellenze del Veneto. Una terra dalla bellezza disarmante, composta da vigneti e vini pregiati, laghi, natura, siti Unesco e preziosissimi borghi, scrigni di storia e cultura da vivere e scoprire. Ogni anno però il tema cambierà. Intanto partiamo con i siti Unesco, appunto».

«Il percorso della Terre Nobili – spiega ancora Panighel – inanella 7 dei 9 siti Unesco presenti in Veneto, la regione che ne ha di più. Mancano all’appello quelli di Prosecco e Dolomiti, ma posso dire che c’è già pronto un evento in chiave futura che li coinvolgerà. Si chiamerà Olimpica e dalle Dolomiti si arriverà al Parco del Delta del Po’. Questo parco è ufficialmente classificato in Emilia-Romagna anche se per gran parte si estende in territorio veneto».

Il percorso della Terre Nobili di settembre
Il percorso della Terre Nobili di settembre

Che avventura

Terre Nobili dicevamo: un’avventura in programma a settembre. Si parte da Caorle, si arriva a Peschiera del Garda e si ritorna, passando per i Colli Euganei per un totale di 700 chilometri.

Tanti? No! Perché si può scegliere in base alla disponibilità di tempo e di volontà. E sta proprio in questo l’originalità di Terre Nobili: può essere vissuto come una staffetta. Si può decidere di arrivare a Peschiera del Garda dove per il ritorno si darà il cambio ad un compagno di avventura.

Oppure si può anche fare in team composti da quattro persone disposte in altrettante stazioni di cambio (Caorle, Padova, Peschiera del Garda e Montegrotto Terme). E poi c’è chiaramente anche la tradizionale formula da soli, in autonomia, quella che più amano i gravelisti puri.

Gravel in the Land of Venice

La svolta gravel dei pro’: il parere dell’organizzatore Panighel

28.08.2021
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Spesso sono mode, altre evoluzioni, ma una cosa è certa: siamo in piena era di “gravelmania”. Questo particolare mondo di matrice americana sta spopolando tra gli amatori e sta iniziando a catturare anche i professionisti. Abbiamo l’esempio di Lachlan Morton e soprattutto c’è l’interesse di Peter Sagan per questo modo di andare in bici, di fare ciclismo. Le dichiarazioni dello sloveno hanno messo un boost al gravel. E anche gli organizzatori hanno addrizzato le antenne. In Italia più avanti di tutti per quel che riguarda i pro’ c’è Filippo Pozzato, ma c’è un suo corregionale, Massimo Panighel che di grandi eventi e di innovazione ne sa qualcosa, che si sta muovendo.

Massimo Panighel (classe 1968) è un organizzatore di successo dell’offroad
Massimo Panighel (classe 1968) è un organizzatore di successo dell’offroad

Verso il gravel

Panighel ha organizzato due edizioni dei mondiali marathon di Mtb e anche i campionati italiani sono passati tra le sue mani. Adesso sta lavorando alla Mythos (altro evento di Mtb) e ha nel cassetto tre progetti gravel.

«Premetto che io ho le mie idee – dice l’organizzatore veneto – per me il gravel prima ancora di essere una disciplina è una filosofia di vita, o quantomeno di fare ciclismo. E’ un modo per vivere il territorio, un cicloturismo particolare. Poi c’è sempre quell’assonanza con la Parigi-Roubaix. Anche io quando passo da un tratto di veloce asfalto ed entro nello sterrato ho un’emozione.

«Il gravel in questo momento sta vivendo una fase incerta: cosa si vuole? E’ una gara o un semplice pedalare?».

Sagan (dietro a Bodnar) a Campo Felice al Giro. Lo slovacco non perse l’occasione per rilanciare sui social: montagne, pioggia e… gravel
Sagan (dietro a Bodnar) a Campo Felice al Giro. Lo slovacco non perse l’occasione per rilanciare sui social: montagne, pioggia e… gravel

La spinta di Sagan…

E qui scatta il dibattito vero e proprio. In America ci sono delle gare: un misto tra un cross country poco tecnico e tratti di asfalto da  fare con bici gravel (che comunque sono di derivazione stradistica). La visione europea invece è più legata al viaggio, al divertimento, ed è poi quello che ci ha detto anche Daniel Oss. «Già, quel che ha fatto Morton è un po’ troppo spinto. Noi, io Sagan, vorremmo divertirci, viaggiare, tenere un ritmo slow: il Just Ride».

«Se Oss e Sagan dicono questo ben venga! Gente come loro fa tendenza, attira le masse, muove gli sponsor e i marchi. Io ho tre progetti gravel – riprende Panighel – e non guardano alla prestazione o al cronometro. Il traguardo è il viaggio. Quello che intende Pippo invece è una gara con tratti sterrati. Le due basi sono diverse. So che la Federazione sta studiando un protocollo, ma sempre su una base agonistica. Si è parlato di cronometrare solo i segmenti offroad. O anche di premiazioni. Noi per esempio le intendiamo come squadra: si parte e si arriva in quattro».

E quella del Covid

Panighel fa poi un’analisi più generale, che si può legare all’esigenza di avere un momento di tranquillità per sé stessi. Per il grande pubblico l’esigenza è quella di evadere, per i corridori è quella di vivere la propria passione con meno stress.

«Il Covid ha cambiato molto le cose. La gente ha scoperto la bici e i tanti che già ci andavano non pensano più solo alle granfondo. Lo vedo sul campo, i numeri sono in sofferenza. Si ha voglia di libertà, di divertimento: “vado in bici come, dove e quando dico io”. E immagino che anche un pro’ voglia viverla diversamente.

«Se penso ad un evento gravel, penso ad una festa, anche di più giorni, con dei timbri da mettere magari in luoghi di particolare pregio e se si va a visitarli a fine percorso si avrà un premio ulteriore. C’è un evento, fatto con Stefano De Marchi, che si chiama La Ronda – Fiandre Trevigiane. E’ un mix tra la Roubaix (tratti sterrati) e il Fiandre (i muri della zona del Prosecco), non c’è crono e quest’anno ha visto al via 800 partenti a fronte di 2.200 richieste».

In ogni caso c’è prima da capire bene cos’è il gravel: è una gara? Una competizione simil cross country con una bici specifica? Una gara con prove speciali tipo un rally o un enduro? E’ un viaggio? Si va con le borse o senza? Il discorso è solo all’inizio…