Valigia sempre pronta. Marcellusi racconta il viavai dei corridori

20.02.2022
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Corridori come piccioni viaggiatori: vengono e vanno. Qualche giorno a casa e poi via di nuovo su qualche aereo, per qualche corsa. E’ una giostra con la quale bisogna assolutamente prendere il ritmo. E con la quale Martin Marcellusi sta prendendo le misure.

Lo stesso Alessandro Verre ieri aveva accennato a questa difficoltà di adattarsi. E due anni fa Lonardi fu tra i corridori in assoluto che gareggiò di più. Fece 60 giorni di gara nel “mutilato” 2020 del Covid e gli capitò di restare a casa per ore, più che giorni. Giusto il tempo di cambiare la valigia. E’ un dazio che spesso pagano a più caro prezzo i giovani. 

Come detto, abbiamo bussato alla porta di Martin Marcellusi, neopro’ della Bardiani-Csf-Faizané. Il laziale proprio in questi giorni è a cavallo fra due gare: il Tour of Antalya alle spalle e il Gran Camino in vista. Almeno così dovrebbe essere, visto che non è uscito benissimo dalla gara turca e potrebbe alzare bandiera bianca. Tuttavia il concetto non cambia. Anche perché Marcellusi ha già assaggiato in passato questo viavai.

Al Tour of Antalya il romano (classe 2000) ha lavorato per la squadra. Non è uscito benissimo per problemi di stomaco
Al Tour of Antalya il romano (classe 2000) ha lavorato per la squadra. Non è uscito benissimo per problemi di stomaco
Martin sei tornato il 14 febbraio dalla Turchia e il 22 dovresti ripartire per la Spagna, come gestisci questi giorni?

Devo fare due giorni di scarico, uno di riposo totale e poi riprendere con un’uscita di 3 ore con qualche lavoretto sulla forza, visto che in Turchia tra gare e sgambate non è stato possibile farne. Quindi devo fare una distanza il quinto giorno: 4 ore, 120-130 chilometri. Quindi un’uscita blanda e via.

E a livello di testa, si stacca?

Nei primi due giorni “ho spento” tutto! E mi sono concesso anche qualche “sgarro” nei pasti, ma poi mi sono rimesso subito sotto al 100 per cento, come richiede il mondo dei pro’.

Quando dici che sgarri cosa intendi?

Sono sgarri relativi. Nel senso che anziché mangiare la pasta in bianco o con il pomodoro semplice, mangio una carbonara. E se si fa una passeggiata magari ci si ferma al McDonalds. Ma ripeto si fa al massimo nei primi due giorni e quando si pedala.

Cosa fai in quei due giorni scarico?

Esco con degli amici cicloamatori che magari non vedo da 20 giorni. Si va a prendere un caffè. E’ quasi più il tempo che si passa al bar che in bici! E’ un’uscita goliardica, diciamo così.

Marcellusi si gode il sole dei borghi sulle colline ad Est di Roma in questi frangenti a casa (foto Instagram)
Marcellusi si gode il sole dei borghi sulle colline ad Est di Roma in questi frangenti a casa (foto Instagram)
E poi c’è la valigia, da fare e disfare. In Turchia quante divise hai portato?

Essendo una corsa a tappe e valutando il clima, ho portato due completini estivi e due body. L’hotel ci lava i sacchetti e la sera stessa li riprendiamo, però se questo non dovesse accadere tu devi comunque essere pronto. Il body invece sapendo che c’erano delle tappe non lunghe e abbastanza piatte, l’ho utilizzato… ma più per una questione estetica.

E quando sei tornato a casa? Hai dato tutto a mamma!

Eh sì! Io vivo con i miei e ci ha pensato mia madre. Avevo preparato una sacca con i panni sporchi. Poi per allenarmi chiaramente uso altri completi. La Bardiani-Csf-Faizanè ci ha dato un bel po’ di materiale.

Definiamo un bel po’…

Ohi, faccio due conti al volo. Una ventina di divise fra estive ed invernali, più manicotti, gambali e “tre quarti” in quantità. Credo una decina di pezzi ciascuno. Poi tutta roba top, di Alé!

Cosa ti colpisce di questi giorni a casa? E’ più il godersi il riposo o il pensiero di ripartire?

La vita è più o meno sempre la stessa, ma il mio pensiero più grande è sul come si viaggia. Spesso sono viaggi strazianti. Per esempio proprio per tornare dalla Turchia, abbiamo lasciato l’hotel alle 9 turche (il fuso è di due ore, ndr), siamo arrivati ad Istanbul con un volo interno e lì abbiamo fatto tre ore di scalo. Poi abbiamo ripreso l’aereo e siamo atterrati a Roma. Alla fine tra una cosa e l’altra sono arrivato a casa alle 20… italiane, vale a dire alle 22 turche. In questi viaggi cerchi di non mangiare troppo. Qualche complesso, qualche pensiero c’è sempre: un po’ perché bisogna limitarsi e un po’ per una questione d’igiene. Se ci mettiamo che neanche stavo benissimo di stomaco… 

Ecco, con il fuso come ci si regola?

Nel caso della Turchia che era solo due ore avanti, all’andata non ci sono stati grandi problemi. Anziché andare a letto alle 23 ci andavo verso mezzanotte e mezzo, approfittando anche del fatto che al mattino la sveglia non era prestissimo. Al ritorno invece è stata più complicata. Faccio fatica ad arrivare alle 22. In ogni caso cerco sempre di “prendere l’orario” il prima possibile. In più non prendo pastiglie per il sonno, meglio evitare.

E per il resto a casa cosa fai?

La mia fidanzata, Cristina, è siciliana e in questi momenti cerco di passare del tempo con lei. O vado io in Sicilia, o viene lei nel Lazio. Ci piace fare delle passeggiate. Questo è il mio vero stacco.

Non solo uscite blande nei giorni a casa tra una gara e l’altra. I richiami sono indispensabili (foto Instagram)
Non solo uscite blande nei giorni a casa tra una gara e l’altra. I richiami sono indispensabili (foto Instagram)
Invece per il viaggio come ti organizzi? Libri, film…

Ah, ah, ah, rido perché proprio in quest’ultima trasferta ho perso le cuffie. E io principalmente sento la musica su Spotify, anche se ho notato che concentrandomi sui testi mi sembra che il tempo scorra più lentamente. L’alternativa alla musica è vedere i film su Netflix.

Che genere di film?

Non vorrei sembrare una femminuccia, ma mi piacciono quelli d’amore strappalacrime o il genere opposto: film d’azione, con sparatorie. Dipende dal “mood” del momento.

Riguardo ai materiali: caschi, bici… come ci si organizza?

Il casco lo portiamo noi. Come la maggior parte dei corridori, anche io lo attacco alla maniglia del bagaglio a mano (come nella foto di apertura, ndr), tanto non ci sono problemi per portarlo nella cabina dell’aereo. Per la bici ci pensa la squadra, ma a volte per questioni logistiche può capitare che una viaggi con te.

Prima il Covid, poi le vittorie: il 2021 della Mastromarco…

20.10.2021
5 min
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Non è stata una stagione facile per la Mastromarco Sensi Nibali, la squadra del presidente Carlo Franceschi. All’inizio dell’anno i ragazzi erano stati presi in toto dal Covid, poi per fortuna (e per bravura) sono riusciti raddrizzarla non poco.

Al Giro U23 quest’anno avevamo incontrato proprio l’esperto diesse, storico “papà toscano di Nibali”, il quale un po’ sconsolato ci disse allargando le braccia: «Si fa quel che si può». In realtà proprio in quel periodo i suoi ragazzi cominciavano a stare meglio. Ma un conto è iniziare a stare meglio e un conto è scontrarsi con chi è all’apice della stagione. C’è una bella differenza.

Carlo Franceschi è il presidente storico di questa società (foto S. Bernardini)
Carlo Franceschi è il presidente storico di questa società (foto S. Bernardini)

Finale scoppiettante

«Esatto – dice Franceschi – nella prima parte è andata così. E pertanto neanche abbiamo insistito troppo con i nostri i ragazzi in termini di preparazione. Il ferro per modellarlo va battuto quando è caldo e non quando è freddo. Perché non è tanto il Covid, ma quello che ne consegue. Per recuperare ci vuole un bel po’. E così li abbiamo fatti correre meno, abbiamo insistito meno con gli allenamenti. Quando poi abbiamo visto, anche dalle analisi, che stavano meglio e recuperavano bene, abbiamo iniziato a spingere di più.

«Da luglio in poi infatti abbiamo vinto quattro corse e non siamo quasi mai scesi dal podio. Per non perdere troppo tempo, dopo il Giro non siamo neanche andati in altura, ma abbiamo preferito allenarci a casa. Perché per andare davvero forte con l’altura serve un mese. E noi di tempo ne avevamo già speso abbastanza».

Franceschi parla di un anno che alla fine si è raddrizzato non poco. I suoi ragazzi sono stati bravi e adesso tre di loro passeranno con la Bardiani Csf Faizané.

«Mi passano Martin Marcellusi, Filippo Magli e Alessio Nieri. Marcellusi è il nostro corridore più conosciuto. Ha vinto la crono finale a Ponsacco e la settimana prima aveva vinto il Trofeo Mario Zanchi. Ha attaccato nel muro finale ed è stato fuori per tutto il giro, davvero una bella azione.

«Alessio Nieri (classe 2001, ndr) non ha vinto ma è un buono scalatore. Scalatore puro. E poi c’è Filippo Magli. Ecco, lui ha vinto una sola corsa, ma questo ragazzo ha una marea di buoni piazzamenti. E’ molto costante. Sono convinto che si troverà meglio nei pro’, che corrono un po’ più regolari, che nei dilettanti. Ha già fatto qualche gara sta stagista ed è stato a lungo in fuga».

Verso il 2022

Ma per una stagione che finisce c’è n’è subito un’altra che parte. L’altalena non si ferma e Franceschi ha già impostato la Mastromarco 2022.

«Sarà una squadra giovane – dice il tecnico toscano – una squadra composta da 12 ragazzi. Ho preso tre juniores. Probabilmente il prossimo anno raccoglieremo un po’ pochino e dovremmo lavorare in ottica futura per far crescere i ragazzi. Ma ci sta. Li alterneremo bene nelle corse».

«Se è più stimolante lavorare con questi ragazzi o con quelli già vincenti? Da parte mia è stimolante sia lavorare quando hai già il corridore buono, sia quando invece come il prossimo anno devi costruirlo. Ma è un tutt’uno. Tu ci lavori, lo fai crescere per far sì che diventi un cavallo di razza. E se riesci a farlo passare professionista dici: beh, ho lavorato bene. E sei soddisfatto». 

Ultime parole prima del via, sotto lo sguardo di Alberto Bettiol (foto S. Bernardini)
Ultime dritte parole del via, sotto lo sguardo di Alberto Bettiol (foto S. Bernardini)

Troppa fretta

E al discorso dei cicli, Carlo dall’alto della sua esperienza fa un discorso molto interessante, sullo stato del dilettantismo italiano.

«Per quel che riguarda gli U23 c’è davvero poco. E ‘un momento un po’ così. A volte ti capitano delle infornate in cui ce ne sono tanti e altre in cui ce ne sono molto pochi. In questo momento tra gli U23, a parte qualcosa che si è visto da Colpack e forse Zalf, non vedo grossa qualità in giro. E lo stesso tra gli juniores: qualche gara l’ho seguita».

«E poi oggi non si dà neanche il tempo di farli crescere e neanche di trovarli i ragazzi. Perché se c’è già uno juniores “buonino” lo prendono subito le squadre pro’. Al massimo fanno un anno da dilettanti. Non hai tempo di lavorarci su. Questi ragazzi sono sfruttati troppo tra juniores e il primo anno da U23. Hanno la scuola, la bici… troppa pressione. Io poi cerco di farli passare che debbono fare ancora un gradino di crescita. Invece oggi nella maggior parte dei casi non hanno più margini. E infatti fanno un anno o due… e poi vanno a cercarsi lavoro».

Martin Marcellusi

«Firenze-Empoli e GiroU23». Parla Marcellusi

01.12.2020
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Martin Marcellusi è uno dei rari corridori di talento che vengono dal Lazio. Una regione in cui la passione dei ragazzi troppo spesso è soffocata dalla carenza di squadre e dal forte traffico che ruota inevitabilmente intorno alla Capitale.

E Martin è proprio un romano Doc. Viene dalla periferia est della città, quella a cavallo tra la pianura e le prime colline che man mano diventano vere e proprie montagne procedendo in direzione dell’Abruzzo.

La coppa del fratello

E’ su queste strade di collina che Marcellusi ha visto il papà prima e il fratello poi andare in bici. Proprio uno spirito di sana invidia verso il fratello Daniel, lo ha fatto salire in sella.

«Un giorno – dice il romano – Daniel che correva in bici è tornato a casa con una coppa. Rimasi colpito. Anche io la volevo. Da lì è nato tutto».

Ma quelle sono anche colline dove si allena: San Polo dei Cavalieri, Saracinesco, Monteflavio. «E da questa estate anche lo Scalambra. L’ho scoperto da poco ma è davvero duro: 10 chilometri al 10 per cento di pendenza media. A volte, ma molto raramente, esco anche con Valerio Conti, più spesso con Luca Taschin (della Calzaturieri Montegranaro) e con il gruppo di Blokko Racing Team. Ma non è facile perché di ragazzi della mia età in tutto il Lazio ce ne saranno 5 o 6».

Martin Marcellusi
Martin Marcellusi, da quest’anno alla Mastromarco
Martin Marcellusi
Martin Marcellusi, da quest’anno alla Mastromarco

Quella coppa poi Martin l’ha vinta e adesso il sogno si fa più grande: si chiama WorldTour. E magari diventare come il suo idolo, Peter Sagan.

«Mi piace il suo modo d’interpretare il ciclismo, anche se per caratteristiche forse sono più un Valverde… fatte le debite proporzioni, sia chiaro!».

E in effetti quando ci dice che preferisce la salita di San Polo, che tra quelle nominate è quella più pedalabile, capiamo meglio che tipo di corridore possa essere. Lo scatto e la velocità prevalgono sull’essere scalatore puro. Nonostante i suoi numeri (1,72 metri per 62 chili) potrebbero indurre a pensare di avere di fronte un grimpeur.

Con Martin si parla in generale dei giovani che passano pro’ sempre più presto e soprattutto che sono vincenti subito ad alti livelli. I nomi sono ormai noti. Hindley è solo l’ultimo della lista. Ma per chi è ancora dilettante, tutto ciò è uno stimolo o una pressione in più?

«Non ci penso, altrimenti mi demoralizzo. Se penso che c’è gente appena più più grande di me (Martin ha 20 anni, ndr) che vince il Tour o sfiora il Giro, mentre io sono tra i dilettanti, mi sembra di essere in ritardo. Non so se sia giusto però. Io preferisco avere una carriera longeva. E allora mi concentro sul mio sogno di passare professionista»

Il sigillo di Extragiro

Marcellusi è stato colui che ha vinto la prima gara post lockdown. Era la prima delle gare di Extragiro.

«Quando sono ripartito avevo il morale alto. Rispetto ad altri io ho vissuto bene la quarantena. Su Zwift avevamo creato un bel gruppo, mi divertivo sui rulli e infatti quando ho ripreso stavo bene, ma non immaginavo così tanto da vincere. Mentre mi aspettavo qualcosa di più dal Giro. Ho avuto un po’ di problemi fisici a ridosso del via e la caduta nella seconda tappa ha condizionato un po’ tutto il resto della corsa. E infatti far bene al Giro è uno dei miei obiettivi 2021. Prima però vorrei vincere la Firenze-Empoli. L’ho conquistata al primo anno, tengo molto a questa gara. E non scordo il mondiale e prima ancora le classiche. Vorrei provare il Fiandre».

Martin Marcellusi
Marcellusi ha indossato l’azzurro al Gran Piemonte
Martin Marcellusi
Marcellusi ha indossato l’azzurro al Gran Piemonte

Mastromarco seconda casa

Non capita spesso vedere passare un dilettante da una squadra importante ad un altra. Marcellusi infatti era alla Palazzago e da lì è finito alla Mastromarco Sensi Nibali di Gabriele Balducci.

«In Toscana ho trovato un ambiente molto più familiare e con Balducci ho un rapporto speciale. Un rapporto però che si è costruito nel tempo. Lui riesce a farti capire le cose e non ad importele. Ti mette davanti alla realtà. Per esempio, tornavamo da una corsa nella quale ero sempre stato in fuga, continuavo a scattare, quando si sapeva che sarebbe finita in volata. Io ero convinto che quel che avevo fatto era giusto e non cedevo. Balducci non mi ha rimproverato. Mi ha fatto ragionare, mi ha spiegato alcune cose e alla fine… aveva ragione lui. E vi assicuro che non è facile trattare con me: sono testardo e faccio fatica ad accettare consigli!».

Si dice che quando Marcellusi ha bussato alla porta della Mastromarco non fosse molto attento a molti aspetti della vita del corridore, a cominciare dall’alimentazione.

«Vero, ero piuttosto sovrappeso, ma è stato proprio questo che mi ha fatto stringere il rapporto con Balducci. E’ stato lui che mi ha portato al peso giusto e mi ha insegnato a mangiare bene».