Cantine e assaggi d’Appennino: primo e terzo anello

28.06.2022
4 min
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Vediamo da quali altri percorsi è composto Macerata Rebirth, circuito di tre itinerari di Marche Outdoor, dopo aver descritto il secondo anello in giro per abbazie, cantine e leggende.

Il primo anello

L’anello numero uno si potrebbe soprannominare “la quiete prima della tempesta”. Infatti è possibile suddividerlo in due parti. I primi 24 chilometri sono di sostanziale pianura, poi un toboga per tornare verso il mare, dove di pianura non c’è nemmeno l’ombra. Partenza e arrivo sono fissati a Civitanova Marche e, nel complesso, l’itinerario non è dei più impegnativi, contando 54 chilometri totali e circa 600 metri di dislivello.

Lasciata Civitanova si risale la vallata del Chienti rimanendo sulla sinistra orografica del fiume, di pari passo con la ferrovia che si addentra nel Maceratese. Si superano infatti i centri di Montecosaro Scalo e Morrovalle Scalo. Altra stazione che può essere utile per un eventuale scambio intermodale treno+bici è quella di San Claudio, proprio nei pressi dell’Abbazia descritta nel secondo anello di Macerata Rebirth.

Sosta a San Claudio

La sosta all’abbazia romanica di San Claudio è doverosa, vuoi per il suo fascino di essere collocata nel mezzo della valle, isolata dagli altri centri urbani, vuoi perché di qui a poco, come dicevamo, la pianura sarà solo un ricordo.

Il primo anello avvicina nuovamente l’abbazia di San Claudio
Il primo anello avvicina nuovamente l’abbazia di San Claudio

Al chilometro 23, infatti si svolta a destra per incrociare per l’ultima volta la ferrovia che conduce a Macerata. Il capoluogo di provincia viene solo lambito dal percorso, rimanendo sulla sinistra, mentre davanti si affronta lo strappo più impegnativo di giornata, quello di Contrada Valle, lungo appena 1,3 chilometri, ma con una pendenza media dell’8,5 per cento. Curva a gomito a sinistra per Via Lattanzio Ventura a riprendere la strada verso il mare.

Arrivo a Morrovalle

Ora si viaggia in cresta superando la Cantina dei Conti Lucangeli (foto di apertura). Piacevole discesa fin quasi a incrociare il tragitto dell’andata, poi di nuovo un chilometro abbondante di salita ma con pendenze più miti, tra il 6 e il 7 per cento. La strada continua a salire in falsopiano superando gli abitati di Santa Lucia e Contrada Culmici. Poi raggiunge Morrovalle, località con 10.000 abitanti e diversi edifici storici, come il trecentesco Palazzo Lazzarini o il Convento Francescano risalente all’XI secolo.

Dalle Cantine Lucangeli, panorami sulla valle e tanto verde
Dalle Cantine Lucangeli, panorami sulla valle e tanto verde

Tra vari saliscendi sempre sulla collina che divide il Chienti dal Potenza, si supera Montecosaro (visibile alla propria destra). Raggiungiamo ora Civitanova Alta, la cui struttura medievale è ancora intatta. Curiosità: transitando per Porta Marina potete osservare un cipresso che è nato proprio all’interno della fascia merlata della fortificazione. Gli ultimi chilometri di discesa verso il mare, si concludono a nord del porto di Civitanova Marche. Da qui è possibile tornare al luogo di partenza costeggiando il lungomare.

Il terzo anello

Il terzo anello di Macerata Rebirth invece è di tutt’altra foggia. Con i suoi 109 chilometri e 2.000 metri di dislivello diventa un percorso davvero allenante.

Partenza e arrivo a Tolentino (i tre anelli sono contigui) e stavolta si pedala in senso antiorario. Lasciato il Ponte del Diavolo, i primi 6 chilometri non presentano difficoltà. Quindi si comincia a salire verso Serrapetrona, con uno strappo di quasi 3 chilometri al 7,8 per cento. L’ambiente collinare lascia spazio a quello appenninico raggiungendo la quota di 750 metri, per poi ridiscendere leggermente verso Camerino. Sede di un’importante università, questo centro è stato severamente colpito dal sisma del 2016.

Il fondovalle è raccordo perfetto per strade che nel terzo anello puntano verso l’Appennino
Il fondovalle è raccordo perfetto per strade che nel terzo anello puntano verso l’Appennino

Ai confini dell’Umbria

Scesi dal paese occorre affrontare un’altra asperità di oltre 3 chilometri al 7,6 per cento di pendenza media, al fine di svalicare a 770 metri e sbucare nella vallata dell’alto Chienti. Il successivo paese è infatti Serravalle di Chienti, vera e propria “porta” per l’altopiano di Colfiorito. Siamo ai confini con l’Umbria e dell’altopiano questo percorso copre la parte orientale, quella marchigiana.

Inizia il rientro sulla Strada Provinciale Pievetorina-Colfiorito, dove si svalica al punto più alto del tour, circa 890 metri di quota.

Tolentino e i suoi portici sono partenza e arrivo del terzo anello di Macerata Rebirth
Tolentino e i suoi orologi sono partenza e arrivo del terzo anello di Macerata Rebirth

Ritorno a Tolentino

Le difficoltà maggiori sono alle spalle. Nei primi 52 chilometri si accumulano 1.500 dei 2.000 metri di dislivello totali, mentre la lunga discesa verso Pievetorina consente di recuperare energie.

Si punta quindi verso nord per incontrare di nuovo il corso del Chienti che in breve ci porta a costeggiare il Lago di Polverina, molto apprezzato dagli amanti della pesca sportiva. Al chilometro 85 si supera l’abitato di Caldarola e da qui, gli ultimi 20 chilometri si presentano piuttosto mossi. Si fa sentire soprattutto lo strappo che segue l’abitato di Camporotondo di Fiastrone (2,3 chilometro al 6 per cento). Facile rientro verso Tolentino per questo tour tra Appennino e colline maceratesi.

Ancona Rebirth, il viaggio nelle Marche inizia così

24.06.2022
6 min
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E’ appena arrivata l’estate e l’anticiclone ha portato frotte di vacanzieri sulla Riviera del Conero. Partiamo proprio da qui, da una delle sue perle, Numana, per la nostra pedalata nella Marca Anconetana. Affronteremo il primo dei tre anelli di Ancona Rebirth. Fanno parte del progetto Marche Outdoor che li ha inseriti nel proprio sito web. Sono stati magistralmente disegnati da appassionati ciclisti conoscitori del posto.

Sirolo, per cominciare

Ci mettiamo in sella accompagnati da Giampiero e lasciamo il lungomare per inerpicarci a Sirolo, l’altro rinomato borgo del promontorio. La salita, seppur di primo mattino, ci scalda per bene. Arrivati nella piazzetta che affaccia sull’Adriatico ci fermiamo per contemplare l’orizzonte e seguire il profilo della montagna che si tuffa nel mare. Ma solo per un po’. L’ascesa continua fino al Poggio per poi ridiscendere verso il borgo di Camerano, ai margini del Parco Nazionale del Monte Conero.

Il centro storico di Sirolo è il fantastico affaccio sul Conero, sede di tappa della recente Adriatica Ionica Race
Sirolo e il suo centro storico sono il fantastico affaccio sul Conero, sede di tappa della recente Adriatica Ionica Race

Il paese è tanto antico quanto la sua parte ipogea scavata nell’arenaria. E’ formata da cunicoli che, nel tempo, hanno restituito anche abbellimenti architettonici, come le volte a cupola. Là sotto molto probabilmente in passato si teneva al fresco il vino.

Saliscendi fra le colline

Superata la frazione di Aspio Terme e lambito il paese di Offagna, ci addentriamo sempre più nell’entroterra delle Marche. Il mare è ormai alle spalle e davanti a noi, nei pressi di Polverigi, la strada riprende a salire. Sono appena tre chilometri al 5 per cento, sufficienti per abbassare quasi completamente le lampo delle nostre maglie.

«Ora c’è un tratto di saliscendi tra le colline – ci guida Giampiero – prima di scendere nella vallata dell’Esino».

Dopo Santa Maria Nuova, i 4 chilometri di discesa ci rinfrescano le braccia imperlate di sudore, quand’ecco che dopo il Fiume Esino arriviamo a Jesi.

Il Duomo di Jesi, gioiello delle Marche dedicato a San Settimio, la cui costruzione inizia ai primi del 1200
Il Duomo di Jesi, dedicato a San Settimio, la cui costruzione inizia ai primi del 1200

Un certo Federico II

Saliamo fino al centro storico dove ci aspettano, con le loro bici, Giampaolo, fratello di Giampiero, e Moreno, di ritorno dal loro giro mattutino. Giampaolo ha la passione della storia e senza chiedere nulla comincia a snocciolare aneddoti curiosi. 

«Proprio in quel punto – indica il centro della piazza antistante il Duomo di San Settimio, mentre schiviamo qualche turista – nacque nel 1194 nientemeno che Federico II di Svevia, l’imperatore “stupor mundi”, nipote di Federico Barbarossa».

La curiosità, oltretutto, sta nel fatto che sua madre Costanza d’Altavilla, all’epoca quarantenne ed in viaggio verso la Sicilia con la sua corte imperiale, lo partorì qui nelle Marche, in un baldacchino allestito sulla pubblica piazza, per mettere a tacere le voci del popolo che la ritenevano troppo in avanti con gli anni per avere figli. Qualche malalingua aveva osato addirittura insinuare che Costanza avesse rapito un bambino pur di dare un erede a suo marito Enrico VI.

A Jesi, il monumento a Federico II (che qui nacque), nella piazza a lui dedicata
A Jesi, il monumento a Federico II (che qui nacque), nella piazza a lui dedicata

I consigli di Stortoni

Jesi è un po’ il giro di boa di questo itinerario che alla fine misurerà ben 105 chilometri e oltre 1.500 metri di dislivello. Scendiamo nuovamente verso l’Esino e facciamo un breve pit-stop al negozio Le Velò di Simone Stortoni. E’ stato professionista dal 2009 al 2015 e grande amico del compianto Michele Scarponi. Simone ci dà qualche dritta per la strada verso Filottrano, paese natale di Michele: «Ci sono da fare infatti 5 chilometri di salita, ma sono pedalabili, con una pendenza del 4 per cento», dice.

Filottrano uguale Scarponi

A Filottrano passiamo sotto l’arco d’ingresso al centro storico, che proprio poche settimane fa abbiamo visto addobbato per il passaggio del Giro d’Italia, tanto che sono ancora appesi da una casa all’altra i festoni rosa.

Il legame tra questo paese delle Marche e Scarponi si respira ovunque. Nelle foto che sbucano dalle finestre che danno sul corso, fino al murales realizzato recentemente proprio per il passaggio del Giro. Lo troviamo nel punto maledetto dove 5 anni fa avvenne la tragedia. Al centro dell’opera, realizzata da uno street artist di Osimo, campeggia Frankie, la stupenda ara giallo-blu che accompagnava Michele nei suoi allenamenti. E che ha reso dolci e oramai struggenti i loro video che girano sul web. Anche noi, alzandoci sui pedali, scrutiamo il cielo oltre la visiera del cappellino. Nella speranza che un’ara giallo-blu voglia farci compagnia per un tratto di strada…

Osimo è un paesone nel cuore delle Marche che sorge su due colline affiancate. Una sosta per l’acqua e via
Osimo è un paesone nel cuore delle Marche che sorge su due colline affiancate. Una sosta per l’acqua e via

Fra Argentin e Pantani

Osimo la vediamo stagliarsi dopo aver superato un tratto sul dorso di una collina, lungo la provinciale per Montoro. E’ proprio uno di quei tratti in cresta che ci piacciono tanto, perché ci regalano un doppio panorama di qua e di là. E ci fanno sentire ricchi con una bici tra le mani. 

Scendiamo veloci, ma il muraglione che sorregge Osimo rimane lassù e per raggiungerlo la catena è costretta a scendere sul 34. Mentre saliamo in paese, dondolando sui pedali, la mente va a pescare in un cassetto un ricordo dell’adolescenza, legato sempre al Giro d’Italia. Nel 1994 qui vinse tappa e maglia Moreno Argentin. Certo, la Corsa Rosa ci ha posto lo striscione d’arrivo anche pochi anni fa, ma i ricordi di gioventù hanno un altro passo. E poi stiamo parlando del mitico Giro del 1994, quello della “rivelazione” di Marco Pantani

Prima di chiudere il nostro giro, un ultimo sguardo al Conero, dove il verde si tuffa nel blu
Primo giro ormai finito, un ultimo sguardo al Conero, dove il verde si tuffa nel blu

Il verde e il mare blu

Ormai le difficoltà sarebbero concluse. Non ci sono più asperità da qui al mare e Numana ci aspetta, ma il fascino del Conero ci spinge a salire di nuovo a Sirolo. Stavolta il sole è a picco. I turisti sono con le gambe sotto i tavoli e le folate di vento spargono il profumo delle fritture di pesce che esce dai locali per tutta la piazzetta.

Noi, dopo esserci tolti i caschi ed aver appoggiato le bici alla ringhiera, vogliamo dare un ultimo sguardo dalla terrazza che si affaccia sull’Adriatico e contemplare una seconda volta la vista che racchiude tutto l’itinerario di oggi in una cartolina: quella del verde promontorio che si tuffa nel mare blu. E vi rimandiamo a questo link per scoprire gli altri due anelli di Ancona Rebirth. Il viaggio all’interno di Marche Outdoor è appena cominciato

Ancona, secondo e terzo anello fra incanto e salite

24.06.2022
5 min
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Oltre all’anello che vi abbiamo raccontato, con partenza e arrivo al Conero, Marche Outdoor ne propone altri due nella provincia di Ancona. Ci siamo fatti dare qualche indicazione da Simone Stortoni, grande amico e compagno di allenamenti di Michele Scarponi (con il quale ha condiviso alcuni anni nel professionismo), che abbiamo incontrato a Jesi a metà della nostra pedalata.

Le strade dell’entroterra sono poco trafficate. In cima a ogni salita c’è mediamente un punto di ristoro
Le strade dell’entroterra sono poco trafficate. In cima a ogni salita c’è mediamente un punto di ristoro

Saliscendi e zero traffico

«L’entroterra – spiega – è quello tipico del territorio marchigiano, ricco di saliscendi. Non c’è una vera e propria salita lunga. Verso Fabriano e Serra San Quirico ci sono quelle più impegnative come ad esempio la Castelletta dove ci allenavamo con Michele.

«Per quanto riguarda lo stato delle strade diciamo che vale il discorso per l’intera Penisola: buono… ma si può sempre migliorare. In realtà quando correvo ragionavo di quanto fossi fortunato a vivere in queste zone, perché comunque sono poco trafficate. Io mi sono allenato anche in Toscana e Lombardia e lì, nonostante ci siano ottime strade per andare in bici, spesso il traffico è maggiore».

Giro di Svizzera 2013, Stortoni tira per Scarponi sulla salita verso La Punt
Giro di Svizzera 2013, Stortoni tira per Scarponi sulla salita verso La Punt

Le strade più belle

Visto che ci avviciniamo alla piena estate, chiediamo a Simone qualche consiglio pratico per il cicloturista.

«In cima alle salite – risponde – c’è sempre il paesello e non sei mai in mezzo al nulla, quindi una fontanella o un alimentari lo trovi sempre. D’estate ovviamente le temperature sono più proibitive nelle ore centrali e nello Jesino, poi, la vallata è più umida e il caldo più afoso, con diversi tratti esposti al sole. Il Conero invece è l’opposto: ha un microclima particolare per cui d’estate è più fresco grazie anche al sottobosco, mentre d’inverno trovi sempre qualche grado in più, quindi è l’ideale per andare in bici.

«I luoghi a cui sono più affezionato sono quelli da Serra San Quirico ad Arcevia, ti si apre un mondo. Poi c’è la salita di Poggio San Romualdo e quella di San Vicino. Con Michele ci addentravamo per le stradine e non passava una macchina per ore. Sono scenari montani, con paesi medievali e circondati da mura antiche, molto belli».

Il punto di partenza del secondo anello di Ancona Rebirth è Serra San Quirico (foto FAI)
Il punto di partenza del secondo anello di Ancona Rebirth è Serra San Quirico (foto FAI)

Serra San Quirico, secondo anello

E allora addentriamoci anche noi verso l’Appennino con il secondo e il terzo anello di Ancona Rebirth, promosso da Marche Outdoor.

Il secondo anello misura 80 chilometri con 1.252 metri di dislivello. La partenza è proprio collocata nei pressi della stazione ferroviaria di Serra San Quirico, (posta lungo la tratta Roma-Orte-Falconara) e subito si sale verso il paese con 5 chilometri al 5-6 per cento. Segue un lungo tratto nervoso che scende verso nord-est ma in maniera discontinua, essendoci tre-quattro strappi degni di nota.

Si rimane ancora in zona collinare prima di Jesi, dove la discesa si conclude attraversando il Fiume Esino. Siamo a metà itinerario e sull’altra sponda inizia la salita che conduce all’abitato di Staffolo: si tratta di due tratti di 4 e 3 chilometri, intervallati da 3 chilometri di saliscendi.

Quindi 7 chilometri di discesa fin quasi a lambire nuovamente l’Esino, un paio di fondovalle e si risale per la terza e ultima asperità dell’itinerario, superando in successione gli abitati di Castelbellino, Monte Roberto e Maiolati Spontini, quest’ultimo raggiunto dopo 5 chilometri al 6 per cento.

Si rimane per qualche chilometro in cresta alle colline (il tour non supera mai i 450 metri di quota) per poi picchiare nuovamente fino al fiume e fare ritorno alla stazione di Serra San Quirico.

Arcevia, terzo anello

Il terzo anello di Ancona Rebirth è un po’ più impegnativo del precedente, con i suoi 87 chilometri e 1.640 metri di dislivello, in buona parte accumulati nella salita di Poggio San Romualdo, menzionata poco fa da Simone.

Partenza e arrivo sono collocati ad Arcevia e ci si dirige, in senso antiorario, nel parco della Gola della Rossa e di Frasassi. I primi 10 chilometri sono in lieve discesa verso Sassoferrato, poi dei lunghi falsopiani ci portano a Fabriano (anch’esso posto sulla direttrice ferroviaria Orte-Falconara).

Si segue il corso del Fiume Giano fin nei pressi di Albacina, dove inizia la vera difficoltà di giornata, la salita di Poggio San Romualdo, appunto. Per arrivare ai 930 metri del paese si deve coprire un dislivello di 700 metri in 10 chilometri, sempre con una pendenza costante tra il 6 e l’8 per cento.

Si sussegue una decina di tornanti, raccolti nella seconda parte dell’ascesa, poi lunga discesa di 14 chilometri fino alla stazione di Serra San Quirico, dove si riprende la salita descritta nel precedente itinerario.

Breve discesa di un paio di chilometri per rimanere su un tratto collinare, nervoso e con diverse curve, prima di affrontare l’ultima rampa di 6 chilometri che riporta ad Arcevia.

Marche Outdoor, l’economia riparte sul sellino di tante bici

16.06.2022
7 min
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Le Marche hanno mare, montagna, colline e cuore. Hanno anche valli, tesori e ferite da cucire con il filo magico della bicicletta. La forza del progetto Marche Outdoor sta proprio nell’ambizione di rilanciare lo sviluppo dell’entroterra, strizzando l’occhio alle aree colpite dal terremoto e con la possibilità di destagionalizzare le presenze. Trasformando l’anno in una lunga stagione cicloturistica. All’inizio di questa calda estate, andiamo pertanto a vedere più da vicino che cosa ci sia nella proposta marchigiana e in che modo sia nata, mentre nei prossimi articoli vi porteremo a pedalare con noi sulle rotte più belle.

«Il progetto esisteva già e rischiava di morire – racconta l’Assessore Regionale Guido Castelli – ma è stato ripreso perché l’intuizione di legare le Marche alle due ruote in tutte le loro espressioni era già chiara e nota. Abbiamo voluto rigenerare e rinnovare questo marchio. I risultati ci sono. Il nostro disciplinare è stato fatto proprio da più di 300 operatori, che aderiscono al decalogo previsto per un esercizio che fa accoglienza, tenendo conto delle esigenze dei ciclisti».

Disciplinare e comunicazione

Perché il progetto acquistasse concretezza c’era bisogno di calarlo nel reale e questo è avvenuto con un disciplinare che ha riunito strutture ricettive e realtà del territorio.

Parallelamente, la Regione ha investito in comunicazione. Prima c’è stata la campagna con Nibali, ma l’esplodere del Covid ha impedito di passare all’incasso. E proprio per questo, si investirà ancora per i prossimi 7 anni.

«Per noi è importante – prosegue Castelli – creare una cultura dell’accoglienza sintonizzata e tarata sulle esigenze del biker. Faccio un esempio. Sono assessore al trasporto pubblico locale e ho preteso, fra virgolette, che nel nuovo contratto di servizio fra noi e Trenitalia vi fossero esclusivamente treni dotati di carrozza portabici. Quindi i treni Swing, Jazz e Pop, che Trenitalia ha messo a nostra disposizione, sono già tutti predisposti in modo che la bici possa essere trasportata con tutte le attenzioni necessarie. Inoltre abbiamo invitato alcune aziende di trasporto pubblico ad avere i carrelli per le biciclette, quindi dovremmo essere in grado di soddisfare ogni esigenza possibile anche per il gran turismo».

Rebirth Marche

Marche Outdoor si è preso a cuore l’area dei Sibillini, straziata dal terremoto del 2016. Non a caso, i percorsi più recenti sono accomunati dalla denominazione Rebirth: Rinascita. La bicicletta, dunque, e il turismo lento diventano la chiave per il ritorno alla vita. Grazie anche a un accordo sottoscritto con Michelangelo Pistoletto – artista e scultore – che ha concesso l’uso del simbolo del Terzo Paradiso, alle Marche sono state riconosciute le potenzialità di un luogo della Rinascita per l’Italia e il mondo.

Essa avverrà promuovendo la conoscenza, valorizzando le tradizioni artistiche, culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche e poi puntando a sviluppare l’economia del territorio in modo sostenibile 

«Devo dire – spiega Castelli – che già prima del terremoto l’area nord delle Marche, il Catria, erano già orientati su questo tipo di turismo e i risultati erano già evidenti. Ma il lavoro da fare è ancora molto, specie per i percorsi MTB e gravel particolarmente emozionanti nel nostro entroterra, rendendolo per certi versi ancora più sfidante».

Un prodotto turistico

Il progetto va ora trasformato in un prodotto turistico vendibile e appetibile. E questo avviene attraverso l’aumento delle strutture ricettive, la costruzione di nuovi posti letti nelle zone terremotate (possibile anche grazie al PNRR), la strutturazione del sistema dei noleggi e delle guide e il risalto offerto dai grandi eventi.

«L’idea – dice ancora Castelli – è quella di programmare un intervento pubblico che colga le potenzialità del ciclismo in ogni sua sfaccettatura. Quindi da un lato si punta sul ciclismo professionistico, dal Giro d’Italia alla Tirreno-Adriatico. Dall’altro bisogna sistematizzare l’offerta turistica. Nel giorno dell’arrivo della Adriatica Ionica Race ad Ascoli Piceno, si sono svolti dei contatti importanti con più di 40 buyer che venivano soprattutto dalla Finlandia e dal Nord Europa. Il terzo obiettivo è quello di favorire un clima bike-friendly, che supporti lo sforzo che da tempo stiamo facendo per le ciclovie».

Ciclovie e stanziamenti

Su quest’ultimo fronte invece, il PNRR era stato un po’ avaro nei confronti delle Marche, ma grazie a un intervento con il Governo nazionale e il Ministero delle Infrastrutture, sono stati recuperati 26 milioni per completare la Ciclovia Adriatica.

«Saremo l’unica regione – spiega Castelli – che, al netto di qualche interruzione nell’area urbana di Ancona, avrà un’unica ciclovia da Porto d’Ascoli a Gabicce (lunghezza di circa 180 chilometri, ndr), che poi a pettine si collega con altre arterie verso l’interno. Mi riferisco a quella che porterà dal mare ad Ascoli Piceno, essendo già allo studio un progetto per proseguire fino ad Acquasanta Terme, quindi fino al cratere del sisma. La stessa cosa stiamo facendo fra Civitanova e Corridonia e poi su fino a Serravalle e Foligno. La terza invece è quella che riguarda la dorsale da Pesaro verso Fano e Urbino…».

Presto tutta la costa adriatica marchigiana sarà unita in un’unica ciclovia
Presto tutta la costa adriatica marchigiana sarà unita in un’unica ciclovia

Anche virtual cycling?

Il percorso richiede tempo. Si stanno mappando nuove tracce, che prima di essere pubblicate saranno riqualificate, controllate e garantite. Studiando i percorsi contenuti nel sito, se ne riconoscono alcuni duri per lunghezza e altimetria, mentre non ce ne sono di elevata difficoltà tecnica che sconfini nella pericolosità, per rendere necessario e addirittura incentivare l’utilizzo di guide specializzate.

«Tutto questo – chiosa sorridendo Castelli – un po’ l’ha favorito il fatto che io sia un appassionato di ciclismo. Recentemente ho parlato anche col ministro Garavaglia, perché volevamo sviluppare un rapporto fra la Regione Marche e Ministero per quanto riguarda la trasposizione su Zwift di quelli che sono i percorsi marchigiani. Io sono un frequentatore della piattaforma e mi tocca andare a New York, a Londra e nello Yorkshire. E se volessi andare anche a Forca di Presta o sul Sassotetto?».

Marche Outdoor

Adriatica Ionica Race e Marche, su il velo alla BIT di Milano

13.04.2022
6 min
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Sin dalla nascita della Adriatica Ionica Race, Moreno Argentin disse chiaramente che uno degli intenti della sua corsa fosse quello di valorizzare i territori che attraversava. Avendo rintracciato in questo il modo di diventare appetibili per le Amministrazioni che ogni volta sono chiamate a pagare per ospitare partenze e arrivi.

Un giorno alla BIT

Non è stato pertanto con stupore che abbiamo accolto la presenza del veneziano alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, dove ha raccontato le due tappe finali nelle Marche assieme a Guido Castelli, assessore regionale al Bilancio della Regione.

«Il nostro territorio è legato a doppio filo al mondo del ciclismo – ha detto Castelli – ed è proprio attraverso l’utilizzo della bicicletta che vogliamo incentivare i turisti di tutto il mondo a scoprire e visitare le bellezze delle Marche. La proposta avanzata da Moreno Argentin va esattamente in questa direzione: l’Adriatica Ionica Race ha un format studiato appositamente per dare risalto e visibilità alle città e ai territori attraversati dalla corsa. I prossimi 7 e 8 giugno vogliamo mandare in tutto il mondo una splendida cartolina delle Marche valorizzando la nostra Regione sia dal punto di vista artistico e paesaggistico sia per le proprie eccellenze culturali ed enogastronomiche».

Dal Friuli alle Marche

La corsa partirà il 4 giugno da Tarvisio, con la prima tappa fino a Monfalcone. Poi da Castelfranco Veneto arriverà sul Monte Grappa. Da Ferrara a Brisighella. Da Fano alla Riviera del Conero. E si concluderà l’8 giugno con la Castelraimondo-Ascoli Piceno. Ciascuna delle città coinvolte trasuda di storia e tradizioni gastronomiche, pertanto al racconto della corsa lo stesso Argentin vuole abbinare un percorso legato al gusto.

«Abbiamo sempre visto la gara ciclistica – ha spiegato Moreno – come uno strumento di vera promozione dei territorio. Un lavoro che è stato apprezzato non solo dalle amministrazioni regionali e locali interessate dalla nostra manifestazione, ma anche e sempre di più dai tifosi provenienti da tutte le parti del mondo. Per la quarta edizione, oltre agli 80 minuti di passaggi televisivi diffusi in 100 Paesi del mondo, abbiamo voluto mettere in campo anche un’iniziativa dedicata ad un’altra eccellenza tutta italiana: il mondo dell’enogastronomia. Per questo ad ogni tappa proporremo un piatto tipico regionale e lo promuoveremo attraverso la presenza non solo dei media che si occupano di ciclismo, ma anche di quelli che dedicano la propria attenzione al mondo del food».

Sul traguardo marchigiano di Carpegna alla Tirreno-Adriatico 2022, la vittoria di Tadej Pogacar
Sul traguardo marchigiano di Carpegna alla Tirreno 2022, la vittoria di Pogacar

Corse e promozione

Durante la conferenza stampa, più simile in realtà a un incontro fra amici, l’assessore Castelli ha avuto anche il modo di ribadire il legame con il grande ciclismo, che nel 2022 è già approdato nelle Marche con le due tappe della Tirreno-Adriatico (Carpegna e San Benedetto del Tronto) e prima della Adriatica Ionica Race, accoglierà il Giro d’Italia.

«Crediamo fortemente nella manifestazione proposta da Moreno Argentin – ha detto – e siamo felici di farne parte. Il ciclismo è un incredibile volano di promozione per la nostra Regione che è particolarmente vocata per questo sport: eventi come l’Adriatica Ionica Race, ma anche come la Tirreno-Adriatico e poi la tappa del Giro d’Italia che il 17 maggio arriverà a Jesi, ci consentono di mettere in evidenza tutte le nostre bellezze dal mare sino all’entroterra. Sarà uno spot preziosissimo per tutta la Regione Marche che assicurerà una grande visibilità alle eccellenze del nostro territorio».

Dai pro’ al turismo

Subito dopo l’incontro con Argentin, nello stand delle Marche si è svolto un altro interessante momento che ha visto lo stesso Castelli affiancato a Chiara Ercoli, responsabile di Marche Outdoor, e Andrea Tonti. Si è parlato di scoperta del territorio, di gravel, di accoglienza e di fatturati già buoni che nell’estate 2022 potrebbero migliorare ancora. Il Covid ha messo in bicicletta un esercito di nuovi turisti. Saperli intercettare farà decisamente la differenza.

«Le Marche – ha detto Chiara Ercoli – sono la seconda regione più strutturata per il settore Bike nonostante i tempi relativamente brevi in cui è stato lanciato come cluster e contiamo di recuperare ulteriori posizioni».

Monte Carpegna: la palestra del Pirata aspetta la Tirreno

28.02.2022
5 min
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«Il Carpegna mi basta». Chi lo disse? Marco Pantani… Per lo scalatore di Cesenatico il Monte Carpegna, a cavallo tra la Romagna e le Marche, era il suo “Stelvio”, la sua palestra preferita. La salita più bella e più dura. Quella dove preparava le sue sfide e testava i suoi muscoli.

Il prossimo 12 marzo, lassù vi transiterà la corsa dei Due Mari, vale a dire la Tirreno-Adriatico. Evento che quest’anno per una grossa fetta sarà ospitato nella regione Marche.

Cicloturisti e pro’

Qui il cicloturismo ha un’incidenza sempre maggiore. Ci si punta molto. E anche il fatto di averne fatto testimonial un certo Vincenzo Nibali la dice lunga su questo intento delle Marche.

Il sindaco di Carpegna, Mirco Ruggeri, lo scorso sabato ha fatto gli onori di casa nel presentare la tappa che arriverà appunto a casa sua, la Apecchio-Carpegna, una frazione che è uno spaccato delle Marche. 

Questo borgo ducale è pronto a vestirsi a festa. La Tirreno è una grande opportunità per questa cittadina e per far conoscere al popolo del ciclismo il territorio del Montefeltro. Un territorio che può offrire molto a chi pedala.

E andiamo quindi a scoprirelo anche noi. Si tratta di una “fetta di terra” mossa come poche. Non ci sono picchi vertiginosi, ma neanche pianura. L’entroterra e l’Appennino da una parte (Ovest) e le colline che man mano degradano verso l’Adriatico dall’altra (Est): un dolce continuo saliscendi.

Marche Outodoor (il portale del cicloturismo della Regione) inserisce questa cima tra le sue proposte ufficiali. Qui paesaggio, natura e sport si fondono come in pochi altri luoghi d’Italia.

Salita feroce

Il Carpegna, come dicono proprio in Marche Outodorr, è: «Una salita feroce, senza sconti». Il traffico è sempre molto scarso, per non dire assente e nel weekend diventa una metà quasi di “pellegrinaggio” ciclistico.

E allora scopriamola questa scalata.

Si tratta di un’erta di 6 chilometri che arriva a 1.358 metri di quota. Si parte attacca fuori l’abitato di Carpegna (ad oltre 700 metri di quota) e da lì si sale. La prima parte è la meno ostica, anche se un chilometro al 7,2% di pendenza media non scherza. Poi le pendenze diventano da grimpeur puri. 

Per 5 chilometri solo in qualche breve tratto, solitamente negli ampi curvoni (come quello nella foto di apertura), si scende al di sotto del 10%, altrimenti si danza sempre sul 12%, con un paio di punte al 15%. Cinque chilometri possono sembrare pochi, ma con queste pendenze chi va in bici sa bene che non è proprio così.

Lungo la scalata, su asfalto e muretti, si susseguono le scritte che ricordano appunto il Pirata, Marco Pantani. La vegetazione va e viene, ma nel chilometro finale è alquanto fitta. Un Cippo, unilmonumento dedicato al re del Giro e del Tour 1998, indica la fine della salita.

E l’altro versante? E’ meno ostico (pendenze tra il 5% e il 7%), più regolare e anche più corto: 4,5 chilometri. Almeno se si prende in considerazione il tratto che percorrerà in discesa, chiaramente, la Tirreno-Adriatico. La corsa infatti arriverà fino al Passo della Cantoniera di Carpegna e da lì svolterà a sinistra prima di transitare sull’arrivo e di ripetere la scalata. 

Mentre sarebbe una salita ben più lunga se una volta giusti alla Cantoniera si svoltasse a destra e si attaccasse la salita da Ponte Baffoni, in fondo alla Val Marecchia. Si tratterebbe di una scalata di quasi 15 chilometri.

Sapori e cultura

Ma il territorio di Carpegna e del Montefeltro è anche altro. Marche Outdoor intende la sua regione come un grande giardino da scoprire, magari anche lasciandosi guidare dalle stagioni. L’inverno nella più bassa costa, l’autunno in collina, l’estate in montagna. Il Montefeltro va bene quasi sempre.

In ogni caso i percorsi selezionati da Marche Outdoor prevedono sempre strade secondarie a bassa percorrenza: un aspetto determinante a nostro avviso.

Nella zona del Montefeltro però occhio a non trascurare altri due aspetti: l’arte e la cucina. Castelli, rocche e borghi sono un invito per il cicloturista. Interessantissima è la Geoteca, un museo di fossili, proprio a Carpegna. Così come lo sono i piatti a base di tartufo, il formaggio di fossa o il prosciutto DOP di Carpegna.

Marche Outdoor