La vittoria, il terremoto, la mente. La Thailandia di Quartucci

03.04.2025
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Il terribile terremoto che la scorsa settimana ha devastato il Myanmar ha avuto pesanti ripercussioni anche in Thailandia, come si è visto su tutti i media. In quei giorni si stava correndo il locale Giro, che solo due giorni prima del tragico sisma aveva visto l’italiano Lorenzo Quartucci sfrecciare vittorioso al Pang Sida National Park. Tornato in Italia, tutti gli hanno innanzitutto chiesto come abbia vissuto quei difficilissimi giorni, che chiaramente hanno ammantato la sua vittoria di una luce diversa.

I ragazzi del team presenti in Thailandia. Il toscano ormai è al suo terzo anno nella Solution Tech
I ragazzi del team presenti in Thailandia. Il toscano ormai è al suo terzo anno nella Solution Tech

Il venticinquenne di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, non si stupisce delle domande, inizialmente poco riguardanti l’aspetto ciclistico. «Quando è avvenuta la scossa – racconta – noi non l’abbiamo sentita. Era il 28 marzo e noi eravamo a 200 chilometri da Bangkok che ho visto essere stata colpita pesantemente. Noi eravamo più lontani dall’epicentro, nella municipalità di Aranyaprathet. Dei suoi effetti ci siamo accorti soprattutto tornando nella capitale per prendere il volo di ritorno».

Quindi non avete avuto paura…

Personalmente no, abbiamo potuto rincuorare chi ci aspettava a casa. Siamo stati molto fortunati perché in televisione abbiamo visto come anche nella capitale i danni ci siano stati come in altre zone del Paese. Ma noi eravamo molto lontani.

La rimonta vittoriosa su Hopkins, Quartucci centra finalmente il successo in una corsa Uci
La rimonta vittoriosa su Hopkins, Quartucci centra finalmente il successo in una corsa Uci
Veniamo alla corsa, che hai concluso sul podio nella classifica generale. Facile però immaginare che esso sia poca cosa rispetto alla tua vittoria di tappa…

Effettivamente è così. Tenevo in maniera particolare a quel traguardo, anzi devo dire che con il team ne parlavamo da una settimana, era cerchiato di rosso nelle nostre agende e sapevo che la squadra avrebbe puntato su di me viste le caratteristiche del percorso. Le previsioni erano giuste, d’altronde già due giorni prima avevo sfiorato il successo, cedendo solo al danese Salby.

Era una vittoria che inseguivi da tanto?

Sì, è la mia prima da professionista in una corsa di buon livello. Ma devo dire che è dall’inizio della stagione che sto viaggiando forte: ho iniziato al Tour of Sharjah con un altro secondo posto, poi sono stato al UAE Tour dove il livello era massimo ma è servito per rodare la gamba. A Taiwan un altro secondo posto, poi l’inizio in Thailandia. Sentivo che la vittoria era matura, serviva solo che tutti i tasselli andassero al posto giusto.

Quartucci con Arashiro, il giapponese che gli ha dato una solida mano nella tappa vittoriosa
Quartucci con Arashiro, il giapponese che gli ha dato una solida mano nella tappa vittoriosa
Tante piazze d’onore e piazzamenti nella top 5, un bottino da velocista…

Ma io velocista non sono, anche se certamente posso giocarmela bene nei gruppi ristretti. Quella tappa l’avevamo scelta proprio perché aveva un percorso severo dove si poteva fare selezione, infatti siamo riusciti a ridurre il gruppo a una ventina di unità e poi ho trovato il giusto colpo di mano insieme all’australiano Hopkins, battendolo allo sprint.

Quanto influisce il fatto che sei al tuo terzo anno nel Team Solution Tech?

Molto, l’esperienza si accumula. Riguardo i miei tabellini e vedo un indubbio progresso, al Tour of Sharjah ad esempio lo scorso anno avevo colto un quarto posto, questa volta è andata molto meglio. Io dico che i chilometri macinati nelle strade sono come granelli che alla fine costruiscono il monumento, ma credo che soprattutto sia cambiato il mio modo di pensare, il mio approccio alle gare. Sull’aspetto psicologico ho lavorato molto e gli effetti si vedono…

Al Tour of Sharjah l’esordio stagionale con un secondo posto. Un inizio promettente da cui tutto è iniziato
Al Tour of Sharjah l’esordio stagionale con un secondo posto. Un inizio promettente da cui tutto è iniziato
Com’è avvenuto questo progresso, ti sei fatto aiutare da un mental coach?

No, diciamo che devo dire grazie a tutti coloro che mi sono vicini, in primis alla mia compagna Gaia che mi ha sempre spinto a credere nelle mie capacità, ad avere fiducia nel futuro e come lei la mia famiglia e chiaramente anche il team, nel quale mi trovo benissimo e circondato dalla fiducia. Sapevo che dovevo solo affrontare le gare con più positività e la differenza l’ho vista subito, infatti quando ho iniziato la stagione in Medio Oriente sentivo di essere in buona forma e ho affrontato la gara con più spavalderia. Da lì è venuto tutto di conseguenza.

Tu sei uno abituato a correre molto, lo scorso anno hai messo insieme 66 giorni di gara. E quest’anno?

Sono stato tre settimane in Estremo Oriente, ora sento che devo recuperare. Poi ricomincerò ad allenarmi e riprenderò le corse il 12 aprile a Reggio Calabria. Arriva una fetta di torta della stagione molto ricca di appuntamenti anche adatti alle mie caratteristiche. Chissà che, ora che ho rotto il ghiaccio, non si possa arricchire il bottino…

Team Hopplà e Corratec, una filiera tutta italiana

10.12.2022
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Dietro la notizia del nuovo rapporto che lega Hopplà Petroli e Team Corratec, ci sono profonde novità che riguardano la società toscana, che attraverso questo passaggio compie un deciso salto di qualità in presenza di altre novità. A illustrarle è colui che da sempre è la mente del team, Claudio Lastrucci, profondamente soddisfatto dei nuovi passaggi che preludono alla stagione che viene.

A inizio intervista, Lastrucci tiene a sottolineare un aspetto: «Molti dicono che in questo modo diventiamo la filiera della Corratec, ma deve essere chiaro che non abbiamo messo nulla per iscritto. E’ un rapporto in costruzione, che si sta realizzando nei fatti e che, non lo nego, rappresenta un grande passo in avanti per noi in quello che è il nostro obiettivo primario: far crescere i ragazzi per prepararli alla carriera professionistica».

Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Primo training camp per il team toscano, il giorno precedente la visita al Centro Mapei
Che vantaggi vi dà entrare in un rapporto comunque privilegiato con un team professional?

Possiamo presentare ai ragazzi un cammino delineato, che se tutto andrà bene potrà portarli verso i loro sogni. Noi siamo sempre stati orientati verso la crescita progressiva dei ragazzi. Il passaggio diretto da junior a pro’ può andar bene per l’Evenepoel della situazione ma non è la prassi, non è la scelta giusta per i giovani. Parlo con cognizione di causa: noi abbiamo portato ben 26 ragazzi fra i pro’, il primo è stato Ulissi con Appollonio e Magazzini, gli ultimi Ballerini, Fortunato e Albanese e ora arriva Quartucci che passerà proprio con la Corratec.

Il team professional può indicarvi qualche ragazzo da prendere nella vostra squadra per farlo crescere?

Certo, la filiera dovrebbe funzionare così. Sappiamo ad esempio che loro sono già in qualche modo legati al Team Franco Ballerini fra gli juniores, in questo modo i più giovani avrebbero un cammino già prestabilito, potrebbe affrontarlo con la dovuta calma pensando innanzitutto a crescere e migliorare. Un passaggio importante nella costruzione di questo rapporto sarebbe anche la possibilità di fare stages in comune, sarebbero un’altra esperienza utile ai più giovani. Il rapporto con il team professional deve improntarsi attraverso questa sorta di “do ut des”.

Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Lorenzo Quartucci è l’ultimo talento della Hopplà che passa pro’ nelle file della Corratec (foto Rodella)
Questa scelta è legata anche alla vostra di non richiedere più la licenza continental?

Non direttamente, ma di certo il fatto di essere ora un team completamente dedicato agli under 23 ci avvantaggia. Parliamoci chiaro: la licenza continental non dà quei vantaggi di cui si parlava, anzi sono ad oggi solo maggiori spese e briglie all’attività. Non ci sono benefici: per avere gli inviti alle gare con i pro’ che dovrebbero essere il fulcro dell’attività bisogna pagare tutte le spese e per un team un esborso di 12 mila euro a gara è un po’ troppo. Non solo: i nuovi regolamenti penalizzano fortemente le continental…

Verza ad esempio raccontava di come sia stato costretto a espatriare per trovare un calendario più ricco…

Ha ragione. Oggi gli elite delle continental sono esclusi dalle gare regionali, ma non solo: in esse possono essere schierati solo gli under 23 di primo e secondo anno. Sono tutti lacci che noi, avendo lasciato la licenza non abbiamo. Nelle gare di categoria possiamo schierare chi vogliamo dei nostri corridori a prescindere se siano primo, secondo o terzo anno e nelle gare open possono partecipare anche gli elite.

Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Una foto storica, il successo di Diego Ulissi alla Coppa del Grano 2008 (foto Fabrizio Sterpos)
Il fatto di non essere più continental vi preclude la possibilità di fare gare a tappe all’estero?

No, anzi il fatto di essere legati a doppio filo con la Corratec ci può aprire nuovi canali, grazie proprio al loro prestigio. Andare all’estero in qualche buona gara a tappe, confrontandoci con squadre vere, provando quel che significa il ciclismo di alto livello è fondamentale per la crescita dei ragazzi. Non è un caso se l’ultimo italiano ad aver vinto il Fiandre under 23 è stato un nostro corridore, Salvatore Puccio poi diventato una colonna della Ineos.

Ci sono altre novità che riguardano questa nuova sinergia?

Abbiamo stretto un legame con il Centro Mapei, infatti nei giorni scorsi abbiamo portato tutti i ragazzi a fare dei test a Castellanza. Tra l’altro, appena pubblicate le foto sul profilo Facebook, dalla Corratec mi sono subito arrivare delle chiamate: «Ho visto quel corridore, te l’avevo detto che doveva perdere qualcosa di peso…». Ogni scelta, ogni passaggio ora viene fatto di comune accordo.

Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
Tommaso Nencini durante i test al Centro Mapei. Il toscano è al terzo anno con la Hopplà
La Corratec vi fornirà le bici?

No, perché prima di stringere l’accordo con loro avevamo già firmato il contratto con la Guerciotti e siamo contenti e convinti di questa scelta. Un domani vedremo come si svilupperà il rapporto con il team professional, il contratto è annuale, nel caso cambieremo. Intanto però il rapporto è anche in senso opposto, in quanto la mia azienda è fra gli sponsor del nuovo Team Corratec e non nascondo che ci piacerebbe molto essere con loro al Giro d’Italia…

Con Quartucci anche l’Umbria ha il suo campione…

28.07.2022
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Non sono certamente tanti, anche nella storia, i ciclisti arrivati dall’Umbria. E’ come se il polmone verde d’Italia non spingesse i ragazzi a pedalare, a vivere pienamente nella natura attraverso il mezzo di spostamento più ecologico che c’è. Nella realtà non è così, anzi. Solo che l’attività non si traduce in atleti già pronti per il ciclismo su strada a differenza di quanto avviene nella mountain bike, dove complice anche un corposo calendario soprattutto nelle granfondo, il numero di praticanti è rilevante.

Lorenzo Quartucci è un po’ l’eccezione alla regola. E’ di Città di Castello (PG), ha 23 anni e si sta mettendo sempre più in evidenza alla Hopplà Petroli, fino al grande successo conseguito al Giro delle Valli Aretine, la gara alla quale teneva di più (il podio nella foto di apertura, foto FCI), ottenendo quel successo che cercava da inizio stagione.

«A dir la verità – dice – la prima parte dell’anno non è stata per nulla deficitaria, sono sempre stato nelle prime posizioni senza praticamente mai uscire dai primi 10. Ne ho accumulate 16, penso che se non è un record poco ci manca… Avevo colto anche un paio di vittorie e un secondo posto (oltretutto in una gara internazionale come il Trofeo Città di Brescia), quindi non posso davvero lamentarmi, certo che il risultato della Valli Aretine ha un sapore speciale».

Quartucci genitori
I genitori di Lorenzo, Clementina e Claudio, felici quanto lui per la vittoria al Giro delle Valli Aretine
Quartucci genitori
I genitori di Lorenzo, Clementina e Claudio, felici quanto lui per la vittoria al Giro delle Valli Aretine
Come mai ci tenevi così tanto?

Innanzitutto perché si svolgeva lungo le strade sulle quali mi alleno praticamente tutti i giorni, poi perché tanti erano venuti a vedermi. Si era creato una sorta di passaparola, c’erano tanti amici, i miei parenti, la mia ragazza, tutti a fare un tifo sfrenato a cominciare dai miei genitori. Non potevo tradire la loro fiducia, è stato come se le mie energie si fossero moltiplicate.

Raccontaci un po’ come nasce il Quartucci ciclista…

Ho iniziato a 10 anni, seguendo gli amici. Andavamo al ciclodromo per divertirci insieme, ma pian piano quel continuare a far fatica, cercando di emergere, di fare sempre un pochino meglio, di avvicinare se non superare il ragazzino che la settimana prima sembrava così lontano, mi hanno spinto a insistere e non mi sono più fermato.

Quartucci Marcialla
Volata vincente il 15 maggio a Marcialla (FI) per il Trofeo Matteotti (foto Rodella)
Volata vincente il 15 maggio a Marcialla (FI) per il Trofeo Matteotti (foto Rodella)
Quel ciclodromo di cui parli è ancora frequentato?

Quando ci andavo io era sempre pieno, a Città di Castello c’è una bella tradizione ciclistica. Ora però vedo che ci va meno gente e mi dispiace perché era un ottimo sistema per far pedalare i propri bambini in tutta sicurezza. E poi ci si divertiva tanto…

Perché secondo te c’è una così scarsa produzione di ciclisti professionisti in Umbria?

Me lo sono chiesto anch’io. Di ciclisti ce ne sono tanti, ma non molti vanno su strada, prediligono i sentieri offroad anche per quel discorso sulla sicurezza toccato prima. Una risposta non me la so dare: ad esempio ho tanti amici che sono curiosi della mia attività, che mi chiedono dopo ogni gara com’è andata , che mi sono sempre stati vicino, ma ne avessi mai sentito uno dire che voleva provarci…

Quartucci Marmantile
Successo in solitaria il 26 giugno a Malmantile (FI) con i primi inseguitori a 50″ (foto Rodella)
Quartucci Marmantile
Successo in solitaria il 26 giugno a Mamantile (FI) con i primi inseguitori a 50″ (foto Rodella)
Che tipo di corridore sei?

Penso di essere un ciclista completo. Tecnicamente prediligo le salite non troppo lunghe e mi trovo bene nelle volate ristrette. Dalla mia ho sicuramente la costanza di rendimento, che mi porta a garantire un risultato in qualsiasi periodo della stagione.

Dove pensi di arrivare?

E’ chiaro che il mio sogno è approdare in una squadra pro’ di grande qualità. Io ce la sto mettendo tutta con l’unica cosa che posso fare: ottenere risultati, poi ci penseranno i miei procuratori (Quartucci è seguito da Alberati e Fondriest, ndr) per trovare un contratto. Per ora non c’è niente di definito, io continuo a fare il mio meglio e vedremo se esce fuori qualcosa.

Quartucci azzurro
L’umbro ha vestito anche la maglia azzurra, lo scorso anno alla Corsa della Pace
Quartucci azzurro
L’umbro ha vestito anche la maglia azzurra, lo scorso anno alla Corsa della Pace
Secondo te per arrivare a una squadra professionistica, il procuratore è necessario?

Diciamo che è bene averlo, anche se sono convinto che alla lunga i risultati ti mettono in evidenza. Se un corridore vale, difficilmente non viene notato, ma l’esperienza del procuratore può essere importante per gestire meglio la crescita e fare le scelte giuste.

C’è una gara che sogni?

La mia preferita è la Liegi-Bastogne-Liegi, tutta strappi, mi piacerebbe tanto correrla un giorno. Dicono che se una cosa la desideri tanto poi si avvera, quindi…