La nuova vita di Paolo Totò, ora veterano paralimpico

06.08.2025
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Paolo Totò l’avevamo lasciato nel 2021, a chiusura di una carriera da pro’ neanche tanto lunga e con belle soddisfazioni, ad esempio la piazza d’onore al Trofeo Laigueglia 2018 dietro Moreno Moser, seppur non fosse mai uscito dall’universo delle continental, senza riuscire ad avere una chance per un livello superiore. Quando appese la bici al classico chiodo sembrava che la sua vita ciclistica fosse conclusa, non poteva sapere che, come dice il proverbio, chiusa una porta si sarebbe aperto un portone che lo avrebbe portato addirittura a vestire la maglia azzurra.

Con Fabio Colombo, Totò aveva colto un prestigioso podio agli europei 2023 (foto Instagram)
Con Fabio Colombo, Totò aveva colto un prestigioso podio agli europei 2023 (foto Instagram)

Paolo infatti è ora una colonna portante della nazionale paralimpica, ma per capire com’è nata questa sua seconda vita ciclistica bisogna tornare indietro nel tempo, alle sue scelte di 4 anni fa.

«Avevo già lasciato il il ciclismo ed ero pronto a dedicare la mia passione al mondo amatoriale, mi ero già tesserato con il Team Go Fast. In quello stesso anno ho avuto la proposta di Pierpaolo Addesi di provare l’esperienza paralimpica. Non ho avuto dubbi nell’accettare subito, ho pensato che poteva essere davvero una bellissima esperienza, una cosa nuova per me. Mi ha dato subito una motivazione giusta per riprendere. E sono contentissimo di aver preso questa decisione».

Il fermano, parallelamente alla sua attività in nazionale, si tiene in allenamento nelle Granfondo (foto Facebook)
Il fermano, parallelamente alla sua attività in nazionale, si tiene in allenamento nelle Granfondo (foto Facebook)
Facciamo un salto indietro, quando tu hai chiuso con il professionismo, cosa hai fatto dal punto di vista professionale?

Ho iniziato a lavorare in un ristorante-pub. La sera ho frequentato la scuola per massaggi diplomandomi e e ho iniziato a fare i massaggi a casa, aprendo una mia attività. Collaboravo con una palestra, poi dopo ho chiuso l’attività e la mia partita IVA perché comunque la nazionale mi portava via moltissimo tempo e non riuscivo a gestire la mia attività di massaggi. L’anno scorso si è aperta la possibilità di andare a fare le Paralimpiadi, è stato un motivo in più per concentrarmi su quello.

Che ambiente hai trovato nel mondo paralimpico?

Un ambiente tutto nuovo per me, ma sicuramente molto più bello di quando correvo fra i professionisti. Più rilassante, un mondo particolare, con tante storie e tanti racconti che mi hanno portato a essere sempre più coinvolto a 360°.

Il podio del Laigueglia 2018 con il marchigiano secondo, battuto da Moser in maglia azzurra
Il podio del Laigueglia 2018 con il marchigiano secondo, battuto da Moser in maglia azzurra
Tu quest’anno hai cambiato, diventando la guida di Bernard, prendendo il posto di Plebani sul tandem medagliato paralimpico…

Ogni anno c’è stato un cambiamento per me, perché sono passato da avere Fabio Colombo il primo anno, poi l’anno scorso con Federico Andreoli le Paralimpiadi e adesso quest’anno sono con Lorenzo ed è arrivata subito la prima vittoria in Coppa del Mondo a Ostenda. A Magnago siamo stati sfortunati, abbiamo avuto un problema meccanico al secondo giro e non siamo potuti ripartire, ma stiamo molto bene insieme.

Quanto cambia per una guida la sostituzione del compagno di tandem?

Cambia moltissimo, sia caratterialmente che fisicamente. Lorenzo ha una marcia in più perché ha un passato da atleta, è stato medagliato anche nel canottaggio, era già un atleta ben strutturato rispetto agli altri ragazzi. Poi è quello dei tre che comunque assomiglia di più alle mie caratteristiche.

Negli ultimi tre anni Paolo Totò ha cambiato sempre compagno di tandem. Ora c’è l’olimpico Bernard (foto Instagram)
Negli ultimi tre anni Paolo Totò ha cambiato sempre compagno di tandem. Ora c’è l’olimpico Bernard (foto Instagram)
Si dice sempre che nel ciclismo paralimpico di oggi si stia raggiungendo un livello professionale enorme. All’estero, praticamente sono veri e propri professionisti. Trovi più differenza adesso rispetto a questi o quando correvi in team Continental contro quelli del World Tour?

Beh, diciamo che quando correvo fra i professionisti mi sono scontrato con gente di calibro molto importante. La differenza lì si notava perché comunque essendo in una squadra Continental erano davvero due mondi diversi, con possibilità economiche neanche comparabili. Qui tra l’altro ho trovato tanti che correvano con me, che hanno fatto la mia stessa scelta, ma sono rimasti professionisti, lo fanno per lavoro in squadre professionistiche. Sia le guide che gli atleti. Negli ultimi due anni il livello qualitativo si è alzato enormemente. Volete sapere una cosa? Mi alleno anche più di quando correvo fino a 4 anni fa…

Vedi nel livello del paraciclismo italiano un gap da colmare rispetto agli altri?

Tecnicamente sì, soprattutto su pista.  Siamo in linea con i tempi, ma è a livello di materiali che in questi tre anni si deve lavorare per colmare il divario. E noi possiamo migliorare anche la nostra capacità atletica. Su strada diciamo che noi possiamo dire la nostra. Possiamo competere con i migliori, soprattutto nelle prove in linea perché a cronometro torna in ballo il discorso materiali. Ma io sono ottimista, mancano tre anni all’appuntamento principe, abbiamo il tempo necessario.

Totò ha corso nelle continental dal 2016 al 2021, cogliendo molti podi in Italia e all’estero
Totò ha corso nelle continental dal 2016 al 2021, cogliendo molti podi in Italia e all’estero
Prossimi appuntamenti?

Siamo in ritiro con la nazionale a Campo Felice fino al 13 agosto e poi partiremo il 24 agosto per i mondiali strada e cronometro a Ronsse in Belgio. Che cerco di prendere senza assilli. Lo scorso anno ho pensato continuamente alle Paralimpiadi e poi è andata com’è andata. Questo è un anno più di transizione perché non portano punti per le qualificazioni olimpiche, quindi diciamo che sono molto più tranquillo. E chissà che non sia meglio così…

Due fratelli, il loro tandem e un bronzo storico

30.08.2024
8 min
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Il giorno dopo di Davide Plebani, Lorenzo Bernard e del loro tandem ha il ritmo del riposo. Ieri sera dopo la medaglia di bronzo nell’inseguimento le cose sono andate per le lunghe, tra formalità e antidoping. Tempo per riflettere poco: i festeggiamenti, la medaglia sotto il cuscino e tutti a nanna.

Plebani racconta, le domande servono solo per indirizzare il fiume delle parole. Il bergamasco ha sempre trasmesso la sensazione di avere di fronte una brava persona. E il suo stupore per i valori dello sport paralimpico lo conferma. L’ambiente lo aveva già colpito nei giorni dei mondiali di Rio, la dimensione olimpica ha fatto il resto. Dice che non gli era mai capitato di abbracciare un avversario prima del via di una finale, mentre ieri lo ha fatto. Lui che normalmente soppesa le parole, ha voglia di raccontare ed è un’occasione da cogliere al volo. Accanto c’è Lorenzo Bernard.

Il tempo di rendersi conto e poi sul tandem esplode la gioia. Medaglia di bronzo al primo tentativo (foto CIP)
Il tempo di rendersi conto e poi sul tandem esplode la gioia. Medaglia di bronzo al primo tentativo (foto CIP)
Che effetto fa il giorno dopo avere quella medaglia tra le mani?

Abbiamo dormito insieme, l’ho tenuta sotto il cuscino e l’effetto è bellissimo. Io ho questo rito che quando prendo le medaglie, la notte ci dormo insieme. E’ un’emozione grandissima e siamo molto contenti, perché comunque il giusto e duro lavoro paga. Non sempre, pur lavorando, si viene ripagati, magari perché si sta lavorando male.

Voi avete fatto tutto bene?

Sono contentissimo di lavorare con Lorenzo e di essere cresciuti insieme, anche se in poco tempo. Ho spinto un po’ sull’acceleratore con lui per riuscire ad ottenere subito il massimo. Vedendo le sue qualità, sapevo che avremmo potuto far bene. Solo che dovevamo recuperare terreno sui nostri avversari, che ormai stanno insieme da dieci anni.

Ieri Perusini ha parlato proprio del poco tempo, da Glasgow in avanti…

E noi tra l’altro Glasgow non l’abbiamo fatto. Praticamente facciamo pista da veramente poco, da ottobre scorso. Però adesso non vorrei che arrivasse il messaggio che è banale prendere una medaglia Paralimpica, mi dispiacerebbe che passasse questo messaggio. Perché non lo è stato affatto!

Nella finale per il bronzo, gli azzurri hanno fatto il tempo di 4’04″613 (foto CIP)
Nella finale per il bronzo, gli azzurri hanno fatto il tempo di 4’04″613 (foto CIP)
Che cosa ha fatto la differenza?

Il discorso è stato solamente che Lorenzo è portato. Tutti i nostri avversari ci temono veramente tanto e ci hanno fatto i complimenti. Soprattutto perché lui è l’unico B1, cioè totalmente cieco. Vuol dire che deve avere doppia grinta. Perché hai sicuramente dei deficit in più rispetto agli altri, che riescono a vedere il movimento di quello davanti. Che si allenano da soli con la loro bicicletta, su strada. E’ una situazione totalmente diversa.

Davvero in così poco tempo gli avversari vi hanno inserito fra quelli da guardare?

Capiscono che Lorenzo è veramente forte, mentre io ho fatto il professionista praticamente fino a ieri. Avevo smesso e quando mi hanno chiesto di continuare sembrava che fare la guida del tandem fosse una passeggiata. Invece ci siamo trovati davanti a un livello devastante. Basta vedere i tempi: 3’55” significa volare. Ieri abbiamo spinto il 67×14, sono numeri da inseguimento al top. Sicuramente il fattore che ha permesso di abbreviare i tempi è stata la mia esperienza. Abbiamo anche preso delle batoste, però il duro lavoro ha pagato. E vi assicuro che Lorenzo non è ancora al massimo.

Di te si diceva che girassi sui tempi di Ganna, per cui Lorenzo è forte, ma tu non sei da meno…

Sono arrivato davvero a giocarmi due Olimpiadi (parlando di questo, la sua voce cambia impercettibilmente e vira su un tono più freddo, ndr), ma non ci sono mai riuscito. E quando mi si è aperta la porta di Lorenzo, che comunque aveva questo motore eccezionale, mi sono detto che dovevamo crederci fino in fondo. La cosa è che, come i nostri tecnici giustamente continuavano a ripetere, essendo la prima Paralimpiade, poteva anche non venire il risultato. Io però non l’ho mai vista così. E’ la mia prima Paralimpiade, ma voglio portare a casa qualcosa. Sapevo che era possibile.

Fra europei e mondiali, Plebani ha conquistato cinque podi. Qui l’argento nell’inseguimento agli europei di Monaco 2022
Fra europei e mondiali, Plebani ha conquistato cinque podi. Qui l’argento nell’inseguimento agli europei di Monaco 2022
Siete sempre stati in vantaggio, c’è mai stato un momento difficile?

Sì, ai meno 6. In partenza l’abbiamo gestita bene. Sentivo che siamo stati sempre in vantaggio, perché eravamo entrambi costanti. Solo che noi avevamo un ritmo maggiore, quindi guadagnavamo. Non abbiamo mai avuto un cedimento. In qualifica il tempo era stato migliore, però nell’ultimo chilometro avevamo sofferto di più. Qui invece siamo riusciti a essere sempre costanti, anche se un pelo più lenti. Però a un certo punto il fisico ti dice no. Ti dice: aspetta, guarda che adesso sta finendo la batteria! Quindi le gambe diventano durissime e non si va più avanti. Ecco, il fulcro secondo me è arrivato a quel punto, perché ho capito di dover andare a tutta e allora avremmo fatto la storia. Quindi ho chiuso gli occhi e ho dato tutto. Per modo di dire (ride, ndr), altrimenti chi lo guidava il tandem?

A proposito di tandem, ne avete usato uno in carbonio?

Sì, siamo stati fortunati perché la squadra di Lorenzo, il Team Equa, ha permesso l’acquisto di questo tandem. Altrimenti non saremmo riusciti ad averlo. Quando ho parlato con Ercole Spada, il suo presidente, è stato subito gentile. Ha detto che credeva in noi e grazie a lui abbiamo potuto fare una grande differenza nei materiali e per i ritiri, per i quali ci ha appoggiato. Quindi un grazie va a lui e sicuramente anche da parte mia alle Fiamme Oro, perché senza il loro permesso e il loro supporto, non sarei potuto venire qui a giocarmi la medaglia.

E’ presto per pensare a Los Angeles 2028?

Decisamente. Ero molto concentrato e mi sono detto di fare un passo alla volta. Quando hai un obiettivo, cerchi di focalizzare le tue energie. Non abbiamo neanche fatto un giro nel Villaggio. Ho tolto anche Instagram per un mese, ho cercato di isolarmi e concentrarmi con Lorenzo. Sono stato veramente bene. Non ho pensato al futuro, ma una cosa la so. Avrei dovuto fare i mondiali, ma non andrò, perché in quei giorni devo sposarmi.

A proposito di matrimonio, raramente si è vista Elisa Balsamo tanto commossa per un risultato…

Lo ha detto anche lei: «E’ stata un’emozione più forte di quando vinco io». E io le ho risposto: «Adesso almeno capisci cosa provo quando vinci tu!».

Lorenzo Bernard, classe 1997, ha debuttato come canottiere (foto Instagram)
Lorenzo Bernard, classe 1997, ha debuttato come canottiere (foto Instagram)

Come due fratelli

Qui potrebbe scattare la gelosia, diciamo ridendo. Cosa dirà Lorenzo Bernard, sapendo che il suo compagno di Paralimpiadi preferirà andare a sposarsi piuttosto che fare con lui il prossimo mondiale? La risata scatta per entrambi. Il posto di Davide sarà preso da Manuele Caddeo, ligure, a sua volta un ex stradista.

«No, no – sorride – non sono geloso. Lui per me è come un fratello e assieme a lui ho realizzato il sogno di una vita. Come ho sempre detto a tutti, vincere una medaglia era una mia ossessione. Mi stava turbando e mi sono levato un grosso peso di dosso. Sapevo che Davide sarebbe stato la persona migliore per me. Abbiamo visto da subito che se ci impegnavamo e avevamo un buon feeling, si poteva fare questa roba. Quindi io ci ho creduto dal primo giorno e ho messo tutto me stesso. Come ha fatto anche lui».

Plebani ammette di aver trovato un livello stellare nei tandem. Ieri hanno corso con il 67×14 (foto CIP)
Plebani ammette di aver trovato un livello stellare nei tandem. Ieri hanno corso con il 67×14 (foto CIP)
E’ stato davvero così semplice passare dal canottaggio alla bicicletta?

Devi avere gambe veramente forti e poi più o meno lo sforzo è quello. Io facevo i 2.000 metri: erano 6 minuti di sforzo intenso. Quindi ho dovuto solamente trasformare il mio corpo in un corpo da ciclista, quindi levare un po’ di massa sopra e mettere tutta la concentrazione nelle gambe. E’ stata una progressione, pian piano sono migliorato e siamo arrivati alla medaglia. Mi hanno mandato messaggi un sacco di persone, mentre la mia famiglia era qui.

Davide ha parlato di strette di mano prima del via, ma come sono state le fasi prima della partenza?

Secondo me le ho gestite molto meglio rispetto ai mondiali. Certo, è un’altra situazione. Ha funzionato il fatto di restare tranquillo e con la mente abbastanza rilassata, non pensarci troppo e dare tutto. Però comunque c’era tensione, l’adrenalina non mancava.

Al sesto chilometro si è capito che la gara fosse alla svolta. Siete riusciti in qualche modo a comunicare?

Durante la gara no. Noi abbiamo la nostra tecnica, che consiste nell’andare a tutta finché ne hai. Quindi io metto giù, so che sono 16 giri e mi metto a contarli. Almeno ci provo. In qualifica e ieri in finale fra il dodicesimo e il tredicesimo giro ho perso il conto. Ma sapevo che ne mancavano pochi e sono andato avanti a pedalare finché non ha smesso anche Davide.

Secondo Bernard il tipo di sforzo fra i 2.000 metri al remo è simile a quello dell’inseguimento (foto CIP)
Secondo Bernard il tipo di sforzo fra i 2.000 metri al remo è simile a quello dell’inseguimento (foto CIP)
Qual è stato il primo pensiero, quando hai capito che era fatta?

Ci sono stati due o tre giri di assestamento, per prendere entrambi fiato. Poi quando Davide me l’ha detto, è esplosa una gioia infinita. Non sono mai stato così felice, credo, in tutta la mia vita. Secondo me, nulla succede per caso. Credo che ci sia un motivo per tutto e quindi sono contento. Cerco di raccontare a tutti quello che mi è successo, affinché non succeda ad altri (Lorenzo ha perso la vista per l’esplosione di una granata della Seconda Guerra Mondiale mentre era a lavorare nei campi, ndr). Quindi in qualche modo l’ho presa bene e non ho rimpianti.

Si guarda al futuro o, come dice Davide, si vive il presente?

Fino ad ora, ero concentrato su questa gara, si vedrà poi come andrà avanti nei prossimi anni. Adesso lascio finire queste Olimpiadi, che abbiamo ancora tre gare da fare, poi ci penseremo. Intanto però mi godo questa medaglia, sapeste da quanto tempo la inseguivo…

Ceci, applausi per Plebani-Bernard e lo sguardo al 2028

30.08.2024
7 min
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ASCOLI PICENO – Ceci arriva su una Caballero 700 rossa, con i bermuda e la maglia nera. Ha smontato dal turno nel supercarcere di Marino del Tronto e dopo un rapido passaggio da casa, ha accettato l’invito per un caffè. La città è calda, anche se negli ultimi giorni, qualche scroscio di pioggia ha provato a rinfrescare l’aria.

«Complimenti a Davide e Lorenzo – dice Ceci prima di ogni altra cosa – sono stati grandissimi. Erano andati per una medaglia e ci sono riusciti al primo assalto. Si sono meritati ogni applauso!».

Due giorni fa, il 28 agosto, sono iniziate le Paralimpiadi di Parigi, che andranno avanti fino all’8 settembre. E ieri Davide Plebani e Lorenzo Bernard hanno centrato la medaglia di bronzo nell’inseguimento. Nel commentare il risultato, il cittì Perusini ha usato parole molto chiare. Ha lodato i due azzurri pr la rapidità dei loro progressi. Poi ha fatto notare il gap tecnologico a livello di biciclette. Infine ha dedicato il bronzo a tutti i ragazzi che nell’ultimo anno hanno fatto pista e hanno ottenuto risultati ai mondiali di Rio, ma non sono a Parigi per il ridotto numero di slot.

Ieri a Parigi, la medaglia di bronzo storica di Plebani e Bernard nell’inseguimento (foto Instagram)
Ieri a Parigi, la medaglia di bronzo storica di Plebani e Bernard nell’inseguimento (foto Instagram)

Gli esclusi più illustri per l’esiguità dei posti sono Francesco Ceci e Stefano Meroni, oltre a Elena Bissolati e Chiara Colombo che proprio ai mondiali brasiliani hanno conquistato un oro storico nel Mixed tandem team sprint. E anche se questo è il momento di tifare per i compagni di nazionale, si può capire che l’esclusione abbia bruciato. E proprio per questo, probabilmente, Silvano Perusini si è sentito di fare quella dedica. Non c’è voglia di piangersi addosso né di attaccare: certe cose non si possono cambiare. Quel che sta a cuore al velocista marchigiano è semmai la possibilità di riprendere presto la preparazione. Di fatto i tandem veloci non gareggiano dai mondiali di Rio. A Montichiari c’è stato tempo solo per un ritiro a maggio, in occasione del quale sono stati anche comunicati i nomi di chi sarebbe andato a Parigi. Da allora è tutto fermo.

Puntavi a Parigi?

A livello personale, ci puntavamo tanto e sapevamo di avere l’età giusta e la possibilità per puntare a una medaglia. Abbiamo iniziato a lavorare insieme da un anno e la cosa positiva è che sono arrivati subito dei buoni risultati. Siamo entrambi due atleti lavoratori, quindi ci prepariamo dopo aver finito i nostri turni. Potete immaginare cosa abbia significato prepararsi d’inverno sui rulli e in palestra. Magari fai un paio d’ore su strada, sapendo che i lavori sono completamente diversi rispetto alla pista.

Colombo-Bissolati, Meroni-Ceci: l’iride nella velocità a squadre di Rio 2024 resta una pietra miliare per la pista paralimpica
Colombo-Bissolati, Meroni-Ceci: l’iride nella velocità a squadre di Rio 2024 resta una pietra miliare per la pista paralimpica
Eppure i risultati sono arrivati lo stesso…

Oltre alla vittoria nella velocità olimpica, nel chilometro abbiamo fatto la qualifica con il quarto tempo a due decimi e mezzo dall’argento. E poi in finale siamo arrivati quinti, a 7 decimi dalla medaglia. Abbiamo avuto un problema con la bicicletta in partenza, ma non potevamo fermarci per effettuare una seconda partenza. Quindi abbiamo tirato dritto abbassando il nostro tempo di 7 decimi rispetto all’anno prima. Quindi, pensando a Parigi, secondo me ci sarebbe stata la possibilità di fare bene.

Quando ti alleni con Meroni?

Quando ci sono collegiali in pista. Lui vive a Lurago d’Erba, siamo a sei ore di macchina l’uno dall’altro. Dopo il mondiale, abbiamo continuato ad allenarci forte, finché non ci hanno dato la notizia che non saremmo andati. Ovviamente si accettano le scelte, quelle non si discutono. E siccome ci è stato detto che il nostro progetto dovrà dare i frutti migliori a Los Angeles 2028, speriamo che effettivamente si possa continuare a lavorare per allora. Spostiamo gli obiettivi a lungo termine.

Si fa il tifo per gli altri azzurri?

Ho scritto un messaggio nel gruppo Whatsapp facendo gli bocca al lupo a tutti. In pista purtroppo siamo pochi, perché abbiamo solo Claudia Cretti, oltre a Davide e Lorenzo che hanno già preso la medaglia. E ripeto: sono stati strepitosi! Speriamo che il bilancio finale sia ottimo, per dare slancio al settore. Se iniziamo a creare una storicità anche nel settore pista, automaticamente cresce tutto il movimento. Mi auguro che si possa continuare in questo lavoro, in modo che al prossimo mondiale possiamo pensare di andare per vincere un titolo. In un anno tutto il movimento è cresciuto. Abbiamo riportato ottimi risultati, il nostro titolo mondiale ha avuto un bel risalto. Peccato non si sappia ancora quando e dove si faranno i prossimi.

Prove di partenza ai mondiali di Rio per il team azzurro. Partono Bissolati e Ceci (foto Instagram)
Prove di partenza ai mondiali di Rio per il team azzurro. Partono Bissolati e Ceci (foto Instagram)
Perusini ha parlato di margini enormi per noi su pista.

E ha ragione. Ovviamente Nazioni come Gran Bretagna, Francia, Germania e Olanda sono molto avanti. I paralimpici usano le stesse bici dei “normo” e fa tanto. Noi siamo partiti da un anno e mezzo e corriamo con il tandem di alluminio. Abbiamo lavorato per migliorarlo, abbiamo ottenuto dei miglioramenti, ma i tandem in carbonio di altre squadre restano più performanti.

In che modo procede ora la vostra attività?

Siamo in attesa di conoscere i calendari, perché non ci sono gare per noi. L’importante sarebbe dare continuità al lavoro per poter crescere. Non è sfuggito il fatto che in tutti i Paesi stiano cercando atleti di elite per dare forza ai loro tandem. Ai mondiali mi sono ritrovato con altri velocisti con cui anni fa facevo i tornei della velocità. Per cui a un certo punto diventa decisiva anche l’affinità nella coppia. Con Stefano ci si sente spesso al telefono. Ha 37 anni ed è partito da zero. Non aveva mai fatto certi lavori in palestra, per cui per arrivare a certi livelli ha messo costanza e impegno. Sappiamo anche cosa ci servirebbe per migliorare nel chilometro.

A Rio 2024, Ceci e Meroni hanno sfiorato la medaglia nel chilometro (foto Instagram)
A Rio 2024, Ceci e Meroni hanno sfiorato la medaglia nel chilometro (foto Instagram)
Che cosa?

Abbiamo visto che perdiamo tanto nel primo giro e mezzo. Dobbiamo lavorare su forza massima, forza esplosiva e tecnica di partenza. Però bisogna farlo insieme. Al momento ognuno di noi lavora su se stesso, in modo che quando ci ritroveremo, partiremo da un livello più alto. Ci sentiamo spesso, a volte discutiamo. Io sono molto duro e a volte lo richiamo sul lavoro da fare. Sono contento, perché secondo me è la maniera giusta. Gli ho detto sin dal principio, che quando siamo in nazionale siamo due atleti che gareggiano per un obiettivo. Quindi, a prescindere dalle condizioni in cui lavoriamo, dobbiamo dare il massimo. Lo sappiamo entrambi e riusciamo a farlo.

Tu hai fatto parte del gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre: credi che se lo fossi ancora, quei 7 decimi che vi hanno diviso dalla medaglia ai mondiali di Rio sareste riusciti a limarli?

Io penso con la massima serenità che la medaglia fosse alla portata, se si fosse investito sul mezzo meccanico come in ogni disciplina e se avessimo avuto il tempo di prepararci al meglio. Con più ritiri e investendo su noi stessi, avendo davanti la possibilità di andare a un’Olimpiade. Se fossi rientrato nel gruppo sportivo subito dopo i mondiali di Glasgow, forse in Brasile la medaglia sarebbe arrivata, dato che in qualifica eravamo a due decimi e mezzo dall’argento. Il tempo c’è, il valore è quello. Ci manca solo la rifinitura finale, considerando che ci sono grandissimi step e grandissimi margini di crescita dati da aspetti oggettivi, che possono essere modificati con un minimo di sforzo da parte di tutti.

Il cittì Perusini assieme a Clauda Cretti in un’immagine 2023: la bergamasca è a Parigi
Il cittì Perusini assieme a Clauda Cretti in un’immagine 2023: la bergamasca è a Parigi
Quindi cosa ti auguri quando le Paralimpiadi saranno concluse?

Che l’UCI vari subito i nuovi calendari e si possa riprendere a lavorare, avendo davanti un quadriennio per arrivare a Los Angeles nel modo migliore. Allenarsi nelle pause del lavoro non è facile, considerando che altri fanno solo gli atleti. Se la domenica gareggi e il giorno dopo vai in ufficio, non riesci a recuperare. E se ti alleni la sera dopo il lavoro, ci arrivi già stanco. Nonostante tutto, devo ringraziare il mio Istituto che mi permette di farlo. Lo fai quando sai che ne vale la pena, con la consapevolezza che significa togliere dalla propria vita ogni altra cosa. Per un’Olimpiade ha senso. Ma noi non siamo come gli altri atleti che se non corrono su pista hanno la strada. Noi abbiamo solo la pista. E in questo momento quello che fa paura è il vuoto che vediamo davanti.

Parigi ha il sapore del riscatto. Ora Plebani vuole vincere

22.07.2024
5 min
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Questa settimana Elisa Balsamo, insieme agli altri 402 atleti della grande spedizione olimpica azzurra, sarà a Parigi. Per Davide Plebani ci sarà invece da aspettare ancora oltre un mese, per gareggiare sotto l’insegna dei cinque cerchi. Il fidanzato della pluricampionessa del mondo ha raggiunto il traguardo della qualificazione insieme a Lorenzo Bernard. Nei giorni scorsi a Ostenda (BEL) con il bronzo in Coppa del Mondo ha confermato come la coppia sia una valida carta da giocare per il podio e per lui questi giorni hanno anche il dolce sapore della rivincita.

L’approdo alle Paralimpiadi riscatta infatti la doppia Olimpiade sfuggita dalle mani proprio in extremis e che gli aveva lasciato ferite che solo ora iniziano a rimarginarsi. Parlando con il corridore di Sarnico, la soddisfazione è evidente, ma anche la carica fortissima per portare a casa qualcosa di importante.

Bernard e Plebani, in un anno sono arrivati sul podio mondiale e ora sognano quello a cinque cerchi
Bernard e Plebani, in un anno sono arrivati sul podio mondiale e ora sognano quello a cinque cerchi

«Mi avvicino al momento più importante della mia carriera», esordisce. «Abbiamo cominciato a fare lavori specifici su pista abbinati alla distanza per la strada per ottenere la miglior condizione in entrambe le discipline, che rispetto alle Olimpiadi per normodotati saranno invertite: prima la pista e poi la strada. Noi punteremo molto sulla prima e anche sulla prova in linea, per la crono non abbiamo avuto molto tempo per prepararla, comunque è chiaro che ci proveremo».

C’è un particolare che ti accomuna al tuo vecchio compagno d’avventure Filippo Ganna: anche tu sarai una delle primissime punte azzurre a scendere in gara…

Sì, la prova di inseguimento sui 4.000 metri sarà il giorno successivo alla cerimonia d’apertura, spero tanto che potremo avere fortuna noi come anche Filippo sabato prossimo. Il primo giorno di gare hai tutta l’attenzione addosso, se fai bene sei di buon auspicio per tutti gli altri, qualsiasi disciplina affrontino.

L’ultimo podio in Coppa del Mondo a Ostenda è il viatico verso una Paralimpiade ricca di ambizioni
L’ultimo podio in Coppa del Mondo a Ostenda è il viatico verso una Paralimpiade ricca di ambizioni
Che cosa rappresenta per te esserci arrivato?

Era un obiettivo importantissimo, uno dei grandi traguardi della mia carriera. Uso appositamente il passato perché ora è invece uno stimolo, per conquistare almeno una medaglia. E’ sicuramente l’evento più importante al quale parteciperò, averlo raggiunto attraverso la fiducia dei cittì mi dà ulteriore spinta per alzare la mia condizione, cercare di arrivare davvero al massimo.

Quanto c’è di diverso rispetto a prima?

Molto, perché qui siamo in due, questa è una grande responsabilità. Non inseguo più solo obiettivi personali, ma condivisi. Io e Lorenzo facciamo squadra, lavoriamo come una cosa sola. Io poi sento dentro di me una spinta in più.

Una delle grandi soddisfazioni di Plebani da inseguitore, l’argento agli European Games 2019
Una delle grandi soddisfazioni di Plebani da inseguitore, l’argento agli European Games 2019
C’è anche voglia di rivalsa per due Olimpiadi sfuggite?

Un po’, non lo nego. La cosa che mi piace è aver visto i miei sforzi, i miei risultati essere finalmente valsi a qualcosa. C’è stata una meritocrazia, mi sono sentito premiato per quel che avevo fatto e questo, riflettendoci, è ciò che mi è mancato in passato. Ho visto Rio 2016 e Tokyo 2020 da spettatore dopo aver tanto lavorato, essermi impegnato per qualificare il quartetto. In quel caso però i miei sforzi non trovarono un giusto premio.

Oltretutto tu hai vissuto sulla tua pelle tutta la parabola del team, partito praticamente dal nulla per arrivare all’oro olimpico…

Sì, con momenti importanti anche prima di Tokyo come ad esempio quell’edizione dei mondiali nella quale stavamo viaggiando ai limiti del record del mondo, fallito solo a causa della sfortunata caduta di Lamon. Io c’ero, io stavo contribuendo, io potevo farlo. E’ tutto ciò che non è stato considerato. Ma fa parte del passato, ora c’è un nuovo orizzonte per me e voglio concentrarmi su quello.

Bernard e Plebani, per loro pista e strada con elevate ambizioni da podio
Bernard e Plebani, per loro pista e strada con elevate ambizioni da podio
Intorno a te hai mai sentito giudizi e pensieri che esprimevano una considerazione diversa per le Paralimpiadi rispetto alle prove dei normodotati?

No, perché chi si occupa di sport sa quanto lavoro ci sia dietro e soprattutto si rende conto che il livello è altissimo. Voglio fare solo un esempio: il record mondiale di Ganna nell’inseguimento individuale è 3’59”. Noi nel tandem viaggiamo a 3’58” e per arrivarci serve un lavoro enorme. Non è che essendo in due si va automaticamente più veloci, anzi. Il peso è doppio, tanto per capirci. Sarà un’impresa enorme conquistare il podio, noi vogliamo provarci e ci stiamo provando senza stress, perché l’ambiente ci aiuta, anche questa è per me una novità.

La tua preparazione quanto è stata influenzata da quel che è accaduto a Elisa?

E’ complicato dirlo. Io le sono stato vicino e ho accompagnato tutta la sua ripresa, paradossalmente il momento peggiore è stato coincidente con un momento di minor attività mia, quindi ho potuto esserle accanto. Abbiamo condiviso la ripresa, la crescita e ci davamo forza l’un l’altra. Sicuramente è stato un viaggio bello ma difficile, ora il suo si avvia alla conclusione.

Davide insieme a Elisa Balsamo. L’avventura a Parigi ci sarà per entrambi, in periodi sfalsati
Davide insieme a Elisa Balsamo. L’avventura a Parigi ci sarà per entrambi, in periodi sfalsati
Nessuno più di te può saperlo: in che condizioni è?

E’ consapevole di quel che sta facendo, del fatto che ha dovuto ricominciare praticamente da zero e sin dall’inizio ci siamo detti che l’obiettivo vero doveva essere arrivare al 4 agosto non solo nella miglior condizione possibile, ma coscienti di aver fatto tutto quello che si poteva fare, senza avere rimpianti. La sua forma cresce giorno dopo giorno, so per certo che appena sarà a Parigi ci metterà tutto quel che si sente nella testa, nelle gambe, nel cuore. Poi staremo a vedere.

Perusini, il miracolo della pista alle Paralimpiadi di Parigi

16.07.2024
6 min
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Se Pierpaolo Addesi sta a Daniele Bennati, nel ciclismo paralimpico il ruolo di Villa appartiene a Silvano Perusini, che lo scorso anno ebbe l’incarico di costruire dal nulla il settore della pista. Nell’Italia delle tantissime medaglie su strada, infatti, la pista inspiegabilmente mancava. Il friulano, che per mestiere lavora in un centro di riabilitazione per tetra e paraplegici in cui gestisce tutta la parte di scienze motorie, ha preso l’incarico con serietà ed entusiasmo. Il frutto del suo lavoro e quello degli atleti sono state le prime medaglie ai mondiali – da Glasgow a Rio – e la qualificazione olimpica. Da domani la sua nazionale sarà in ritiro a Montichiari.

«Non me l’aspettavo – dice – sinceramente, non me l’aspettavo. Cordiano stesso (il presidente federale Dagnoni, ndr) mi aveva indicato come obiettivo massimo le Olimpiadi di Los Angeles del 2028, perché anche lui capiva che era tutto da costruire. Quando sono arrivato, non avevo neanche un’officina, non avevo un box, non avevo una bicicletta, una ruota, né dati sugli atleti. Quando entravo in pista con quei 4-5 ragazzi che avevo convocato, c’era una disorganizzazione incredibile. Loro non sapevano come riscaldarsi, non sapevano dove mettersi. Ne avevo uno in curva, uno nel rettilineo delle partenze, l’altro nel rettilineo opposto. Adesso invece si fissa un orario. Si dice che alle 9,30 si sale in pista e li vedi puntuali, che fanno doppia fila, organizzati con il rapporto giusto, con la pressione giusta delle gomme. Ormai abbiamo raggiunto un livello di organizzazione molto elevato. Quindi non guardo solo il risultato, ma anche il lavoro fatto. Adesso hanno delle competenze tecniche e tattiche, sanno gestire le varie tipologie di allenamento. In questi due anni, abbiamo fatto veramente un bel lavoro».

Campionati del mondo pista di Glasgow 2023, prima apparizione per la nazionale di Silvano Perusini
Campionati del mondo pista di Glasgow 2023, prima apparizione per la nazionale di Silvano Perusini
Si può dire che il primo scatto nella consapevolezza sia stato il mondiale di Glasgow?

Sono stati i mondiali in cui sono scattati il senso di appartenenza alla squadra e l’orgoglio per le medaglie raggiunte. E chi non ha portato medaglie comunque ha ottenuto dei quarti posti. Ci siamo resi conto delle nostre capacità, delle nostre potenzialità e dei margini di miglioramento. Glasgow ci ha dato visibilità a livello nazionale, grazie alla presenza dei giornalisti. Eravamo equiparati alla nazionale di Villa, siamo usciti dall’ambiente ciclistico paralimpico e siamo entrati in quello del ciclismo. C’erano le dirette, immagini che giravano in televisione e sui siti. A Glasgow c’è stata una grossa gratificazione anche dal punto di vista mediatico che, assieme ai risultati ha fatto crescere il gruppo. E tutto questo ci ha dato una grande spinta verso i mondiali di Rio.

Cosa è successo a Rio?

Abbiamo avuto una bella crescita che ci ha permesso di conquistare delle medaglie e di vincere il titolo mondiale a squadre (foto di apertura, ndr), che secondo me è il più gratificante. Fra tutte le specialità, è la più difficile da costruire dal punto di vista tecnico. Hai bisogno di lavorare su quattro atleti (Chiara Colombo-Elena Bissolati, Federico Meroni-Francesco Ceci, ndr), sulla tecnica, sulla tattica. Ci sono meccanismi da curare, devi raggiungere veramente la perfezione per fare un risultato del genere. Probabilmente nell’ambito del mondiale è stata la medaglia più bella.

Hai avuto difficoltà a fare le scelte per Parigi?

Ho avuto difficoltà perché nell’attimo in cui raggiungi una certa posizione nel ranking, l’UCI ti dice che hai dei posti limitati e quindi ti devi confrontare anche con la strada. Il gruppo guidato da Pierpaolo Addesi ha una tradizione e una storia molto più lunga di quella su pista. Ha dei campioni affermati che calcano da sempre il palcoscenico dei mondiali e delle Olimpiadi e questo ti porta a delle scelte obbligate. Quindi per il rispetto verso gli atleti della strada, che sono veramente di altissimo valore, abbiamo scelto di portare in pista chi ai mondiali aveva fatto podio nelle specialità olimpiche. Per cui i nomi erano quelli di Claudia Cretti e il tandem di Plebani-Bernard. In più ci siamo giocati la slot con Andrea Tarlao, anche se ai mondiali non aveva preso una medaglia nelle discipline olimpiche.

Ai mondiali di Rio, Claudia Cretti è stata terza nell’inseguimento
Ai mondiali di Rio, Claudia Cretti è stata terza nell’inseguimento
Le discipline olimpiche sono il chilometro e l’inseguimento, giusto?

Esatto. E sono soddisfatto di partecipare con tre ragazzi – due del tandem e la Claudia – perché mai ci saremmo sognati di poter già accedere alle Paralimpiadi. Penso sia una bella gratificazione per tutto il gruppo della nazionale su pista e soprattutto per questi ragazzi che hanno lottato tanto. Mi dispiace per il tandem di Ceci e Meroni, perché a Rio hanno fatto un grandissimo mondiale. Hanno vinto la specialità a squadre, il tandem sprint a squadre, ma non hanno preso la medaglia in una specialità olimpica. Sono arrivati quinti nel chilometro, a pochissimo dal podio, ma non è bastato.

Quanto è stato difficile, visto il gruppo che si è creato, comunicare l’esclusione agli atleti rimasti fuori?

E’ una cosa tragica. Durante i ritiri nasce una grande complicità tra atleta e tecnico nel rispetto dei propri ruoli. Mi rendo conto che l’atleta patisca una scelta del genere, però è tanto pesante anche trasmetterlo, proprio per il rapporto che si crea. Non è stato semplice, però poi fai una valutazione prettamente tecnica e quindi i ragazzi devono recepirla, capirla e accettarla.

Quanto siete cresciuti sotto l’aspetto tecnico rispetto al non avere nemmeno un’officina?

Molto. Per quanto riguarda il tandem, abbiamo la collaborazione con Bonetti. Per le ruote, viviamo abbastanza alla luce della nazionale maggiore. Infine, per tutto quello che è la valutazione funzionale, ci basiamo sulla collaborazione col Team Performance della Federazione. Quindi abbiamo dei dati molto specifici sulle qualità e le capacità dei ragazzi e questo è veramente una cosa molto importante. In più utilizziamo i biomeccanici della Federazione e anche in questo riusciamo a curare il materiale e il posizionamento in modo molto preciso. Se penso a quello che eravamo, abbiamo raggiunto veramente un livello importante.

Secondo te quale potrebbe essere il nostro livello a Parigi?

Facciamo subito un’analisi per atleta. Claudia Cretti ha delle possibilità di medaglia per quanto riguarda l’inseguimento individuale. Stiamo lavorando tecnicamente in modo particolare sulla difficoltà nel raggiungere la velocità di crociera. La stiamo in parte risolvendo, quindi secondo me riusciremo a fare veramente una prestazione importante e mirare a una medaglia. Nei 500 metri ancora no, perché è ancora più importante lo stacco dal blocco in partenza. Quindi secondo me arriveremo fra i primi, ma non siamo da podio. Per quanto riguarda il tandem di Plebani e Bernard, che tra l’altro hanno fatto un ottimo risultato a Rio (terzi con 4’08”), anche lì abbiamo possibilità di medaglia. Rispetto a Rio siamo con tutti in condizione leggermente migliore. Abbiamo lavorato di più per quanto riguarda gli aspetti tecnici e gli aspetti metabolici specifici delle discipline paralimpiche. Sicuramente il tempo potrà essere abbassato, bisognerà vedere cosa faranno le altre nazioni. Io però sono abbastanza ottimista di poter migliorare intanto la prestazione di Rio.

Cosa farete di qui a Parigi?

Da questa settimana, da domani fino al 20, siamo in ritiro in pista. Il 20 abbiamo una gara paralimpica a Pordenone e ci teniamo anche a fare bene. Gli organizzatori sono stati gentilissimi e in Italia sono anni che non si fanno competizioni paralimpiche su pista al di fuori dei campionati italiani. La gara è la preparazione che ti dà qualcosa in più per fare bene nelle competizioni internazionali. Sono proprio contento di partecipare a questo evento, all’interno della Tre Sere di Pordenone, come nazionale. C’è un discreto pubblico, avremo visibilità e poi nella prima metà di agosto faremo altura a Campo Felice assieme al gruppo strada. Dal 20 al 25 torneremo in pista a Montichiari e il 25 si parte per Parigi. Andiamo alle Paralimpiadi, lo trovo meraviglioso.

La nuova vita di Plebani, ora a caccia del podio olimpico

09.04.2024
6 min
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Per Davide Plebani la notizia della prossima convocazione per i Giochi Paralimpici ha un sapore dolce come il miele. E’ già di per sé un riscatto dopo che la sua carriera da pistard si era chiusa senza essere riuscito a ottenere quel che voleva. Per anni parte della nazionale, sempre nel gruppo del quartetto anche se non titolare, nel corso del tempo Plebani era diventato l’esempio della grande speranza non concretizzatasi, di un corridore di grande talento ma con risultati inferiori a quelli che si attendevano. Il treno olimpico sembrava passato, invece…

La storia del suo connubio con Lorenzo Bernard, che l’ha portato al bronzo mondiale e quindi all’ammissione d’ufficio alla rassegna a cinque cerchi è un racconto che Davide fa con una gioia palpabile, che traspare dalla sua voce anche per il fatto che questo successo è condiviso.

I due in allenamento a Rio. Il loro bronzo vale direttamente la qualificazione olimpica
I due in allenamento a Rio. Il loro bronzo vale direttamente la qualificazione olimpica

«Io avevo smesso di correre per mia scelta, i mondiali del 2022 erano stati l’ultimo atto di una carriera comunque importante, considerando che ho dalla mia anche un bronzo mondiale ed europeo nell’inseguimento. Un mese dopo aver appeso la bici al chiodo mi ha chiamato il presidente della Fci Dagnoni, dicendomi che ha sempre creduto in me e che era un peccato mollare, ma che avrei potuto dare un contributo diverso. Mi ha suggerito l’idea del paraciclismo, fatto sta che a gennaio ero già in sella al tandem».

Una specialità completamente diversa, anche dal punto di vista tecnico…

Sì, serviva un po’ di tempo per abituarsi, ma d’altro canto la regola che vuole il decorrere di un anno di passaggio dal ciclismo olimpico a quello paralimpico mi dava il tempo per ambientarmi. Poi la mia esperienza nei velodromi mi consentiva di prendere presto confidenza col nuovo mezzo. Attenzione però, perché con Lorenzo il nostro impegno non riguarda solo la pista, ma anche le gare su strada, in linea e a cronometro. Io prima ero abituato ad affrontare le prove contro il tempo come un di più, ora invece sono un obiettivo vero e proprio.

Per Plebani e Bernard c’è anche la strada, con due occasioni di gara a Parigi 2024
Per Plebani e Bernard c’è anche la strada, con due occasioni di gara a Parigi 2024
Che cosa significa correre in tandem?

E’ diverso, non tanto e non solo per il gesto tecnico. E’ fondamentale trovare il giusto feeling con il compagno, conoscersi anche fuori dalla gara, entrare in sintonia. Soprattutto nel nostro caso dove per forza di cose abbiamo compiti diversi. Lorenzo, dietro, è fondamentale, perché deve spingere e trovare una grande sensibilità di gesto verso di me, seguire e assecondare la mia pedalata. In sella comunichiamo molto, io non sono solamente i suoi occhi, ma devo dargli i tempi. E’ importantissimo che ci sia sincronia e questa si acquisisce con il lavoro.

Accennavi al fatto che non sarete impegnati solo su pista, quanto cambia il vostro impegno passando alla strada?

Sono sforzi diversi. Le cronometro sono intorno ai 30 chilometri e anche qui bisogna trovare il giusto rimo di pedalata. Nelle gare in linea serve anche la sensibilità nel coesistere con gli altri, sono prove sui 100-120 chilometri, forse sono quelle dove il connubio è più forte. Resta il fatto che pista e strada sono connesse, ognuna è utile all’altra come per me è sempre stato, ogni specialità aiuta l’altra.

Ai mondiali hai ritrovato tanti corridori che erano con te nelle gare su pista e su strada da normodotati. Che effetto ti ha fatto ritrovarli in una situazione così diversa?

E’ particolare, tra una gara e l’altra a Rio spesso ci ritrovavamo, ci salutavamo, condividevamo le nostre esperienze e in tutti ho trovato la gioia di essere lì, di vivere questa nuova esperienza molto più profonda. E’ qualcosa che va al di là della pura competizione, è appagante già per il solo fatto di esserci. Ho trovato campioni della pista e anche della strada, è stato bellissimo.

Personalmente che effetto ti fa questa nuova esperienza?

Sono contentissimo, mi sento per la prima volta teso verso un obiettivo chiaro. Avevo chiuso la mia carriera insoddisfatto, mi era mancato qualcosa, soprattutto non sentivo fiducia intorno a me. Invece qui è tutto diverso. A gennaio avevamo gareggiato in Coppa del Mondo e le cose non erano andate bene, ma sapevo di poter crescere e avevo chiesto fiducia a Perusini. Lui me l’ha accordata, si è fidato. Io e Lorenzo abbiamo lavorato insieme trovando il giusto mix e ho potuto dare risposta a quella fiducia. Ora so che possiamo fare anche molto meglio, abbiamo ampi margini di crescita, quindi per Parigi sono molto ottimista.

Lorenzo Bernard, 27 anni della Valsusa, è già stato olimpico a Tokyo 2020 nel paracanottaggio
Lorenzo Bernard, 27 anni della Valsusa, è già stato olimpico a Tokyo 2020 nel paracanottaggio
Oltretutto avere già in tasca il biglietto olimpico è una motivazione in più…

Sì, perché possiamo concentrarci totalmente sulla preparazione, anche le tappe di Coppa diventano ora semplici test, non dobbiamo dannarci l’anima per qualificarci. Noi ci crediamo fortemente, possiamo davvero puntare al massimo risultato, l’importante è finalizzare l’obiettivo. Il mondiale era una tappa, il target è più in là…

Ti ritroverai a Parigi come la tua compagna Elisa Balsamo. Che cosa ha detto di questa tua seconda carriera?

Elisa mi aiuta e mi supporta in tutto, come io faccio con lei. Ci siamo sentiti durante i mondiali, ma lei era contenta per me già prima, mi diceva che da tempo non mi vedeva così felice, così concentrato verso qualcosa e per lei tanto bastava, i risultati venivano di conseguenza. Sarebbe stato bellissimo condividere la nostra esperienza olimpica, ma anche il fatto di viverla entrambi anche se con qualche settimana di differenza è esaltante.

Plebani con Elisa Balsamo: saranno entrambi a Parigi, ma in periodi diversi
Plebani con Elisa Balsamo: saranno entrambi a Parigi, ma in periodi diversi
Che impressione hai tratto dal mondo del ciclismo paralimpico?

Non credevo davvero di trovare tanta professionalità. Sono atleti veri. Il primo pensiero che mi è venuto in mente è che qui dovevo andare anche più forte di prima, se volevo emergere. Poi c’è il fatto che non si corre solamente per se stessi, si condivide l’esperienza con un compagno ed è bellissimo. Vorrei che Parigi fosse già domani…

Bernard e Plebani: un tandem tricolore che sogna in grande

09.07.2023
6 min
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Non solo Comano Terme e Mordano, i campionati italiani si sono corsi anche a Codogno. Nella provincia di Lodi sono andate in scena le gare per assegnare i titoli italiani assoluti di paraciclismo. Nella categoria MB, dedicata ai non vedenti, la prova in linea è stata vinta dal tandem composto da Lorenzo Bernard e Davide Plebani (in apertura insieme sul podio, foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof). Una coppia giovane e nata da pochissimo ma che si è già dimostrata vincente. 

Plebani e Bernard si sono ritrovati a correre il campionato italiano dopo pochi allenamenti (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Plebani e Bernard si sono ritrovati a correre il campionato italiano dopo pochi allenamenti (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Dal canottaggio alla bici

Lorenzo Bernard arriva però da un mondo completamente differente, dal canottaggio. In questa specialità ha preso parte alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, ora si è spostato in sella ad una bici. Lorenzo ha trovato in Davide Plebani una guida d’eccellenza e la giovane coppia è già arrivata al successo. Ma l’obiettivo vero è spostato di qualche mese

«Ho sempre avuto la passione verso il ciclismo – racconta Bernard – e dopo Tokyo mi sono messo alla prova. Ho iniziato a girare in tandem con degli amici e pedalavo per il semplice gusto di farlo. In primavera ho conosciuto il cittì della nazionale Addesi e grazie a lui sono venuto a contatto con Davide (Plebani, ndr). Lui era già con un ragazzo ma a giugno è venuta fuori l’occasione di fare insieme il campionato italiano. Era un banco di prova per capire cosa avremmo potuto fare, direi che non è andata male (dice con una risata, ndr)».

I due ragazzi del Team Equa corrono con le maglie della Green Project partner della squadra (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
I due ragazzi del Team Equa corrono con le maglie della Green Project partner della squadra (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Due caratteri affini

Per creare una coppia che sia in grado di vincere e affiatata non bastano poche settimane. Bernard e Plebani hanno dimostrato delle grandi qualità, ma la strada per essere competitivi al massimo è ancora lunga. 

«Più si pedala insieme – ammette Bernard – più si crea affiatamento, dobbiamo creare un’unione. Bisogna essere in totale sintonia ed avere anche fisici e caratteristiche simili. Davide ed io siamo della stessa età, stesso peso ed altezza, caratteristiche fisiche che hanno aiutato il nostro affiatamento. Davide mi ha aperto subito le porte di casa sua e sono stato spesso a Sarnico, dove abita, ad allenarmi. Il feeling in bici si crea man mano, serve totale fiducia e devi capire cosa vuole fare la guida. Io percepisco tramite i pedali quello che lui vuole fare: girare, accelerare o frenare».

«Quello che ha fatto Plebani – aggiunge Ercole Spada, presidente del Team Equa – non è da tutti. Sia Davide che Lorenzo sono due persone d’oro, anche il fatto di aprire le proprie porte di casa ad un estraneo è bellissimo. Davide ci crede e ha detto che ha ritrovato la voglia di correre in bici». 

Plebani ha detto di aver trovato un livello molto alto nella competizione (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Plebani ha detto di aver trovato un livello molto alto nella competizione (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

L’esperienza di Plebani

Davide Plebani aveva smesso di correre in bici, almeno a livello individuale elite, ma un incontro con Spada gli ha permesso di vivere questa nuova esperienza. 

«Ero ad una gara di ciclocross – racconta – ho conosciuto Spada e mi ha chiesto se fossi disponibile per fare da guida a un ragazzo. Io sono un atleta della Polizia e loro mi hanno indirizzato su un atleta di interesse nazionale. Inizialmente correvo con un altro ragazzo, ma pochi mesi dopo mi hanno messo in coppia con Lorenzo. Sono rimasto stupito del livello che ho trovato in queste competizioni, sono tornato ad allenarmi seriamente. In Lorenzo credo molto, l’ho ospitato a casa mia per quattro settimane, tre giorni a settimana, per allenarci. Convivo con la mia ragazza, Elisa (Balsamo, ndr) e lei ci ha dato una mano in tutto. Il carattere di Lorenzo ha reso tutto più semplice, fino a quando hai una persona come lui diventa tutto più semplice».

Bernard arriva dal canottaggio, ha provato a correre in bici dopo aver terminato le Paralimpiadi di Tokyo (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Bernard arriva dal canottaggio, ha provato a correre in bici dopo aver terminato le Paralimpiadi di Tokyo (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

L’affiatamento

Sia Bernard che Plebani hanno parlato di feeling e sensazioni, ma come si crea una coppia competitiva e affiatata? Quali sono i passi da fare? Ma soprattutto, come ci si comporta in bici?

«Sul tandem – spiega Plebani – la guida ottima è quella che pensa anche per chi ha dietro. Se una delle due parti “salta”, il tandem non va più avanti. Sono io che gestisco la bici: cambio il rapporto, guido e do le indicazioni a Lorenzo. Prima pensavo solo a me stesso, ora invece devo farlo anche per lui. Per fortuna ho una buona sensibilità e questo mi permette di capire quello che sente Lorenzo. Devo… sentirlo, in tutti i sensi, e correggerlo. Quando sei davanti, senti tutto – peso e ciondolamento – insieme abbiamo affinato la tecnica di pedalata.

«Non è stato facile – prosegue Plebani – nel ciclismo le categorie dedicate ai non vedenti sono tutte insieme, quindi c’è grande differenza tra avere alle spalle un ipovedente o un non vedente come Lorenzo. Al campionato italiano mi è capitato spesso di guidarlo anche con la voce. Dovete sapere che i non vedenti si regolano con l’udito, capiscono che un avversario sta attaccando dal rumore della cambiata. Lorenzo, però, nel suo incidente ha perso anche l’udito, ad un certo punto in gara ci hanno attaccato ed io ho aumentato il ritmo. Stavo facendo una fatica enorme, ad un certo punto guardando i nostri dati al ciclocomputer mi sono reso conto che Lorenzo non spingeva a tutta. Inutile dire che ho dovuto urlagli “mena!” (conclude con una risata, ndr)».

I due andranno in ritiro con la nazionale a Livigno alla ricerca del miglior feeling (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
I due andranno in ritiro con la nazionale a Livigno alla ricerca del miglior feeling (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Obiettivo Glasgow

«Ora andremo a Livigno con la nazionale a fare un ritiro – dice alla fine Bernard – e non vedo l’ora di affinare la tecnica con Davide. Siamo l’unica coppia nuova, gli altri lavorano insieme da inizio anno, però andiamo forte. L’obiettivo è quello di partecipare ai mondiale ed all’europeo».

«Non abbiamo ancora festeggiato la vittoria del campionato italiano – conclude Plebani – aspettiamo i mondiali e gli europei. Magari uniamo più festeggiamenti in uno e ci facciamo una bella vacanza insieme!»