Kask WG11, il protocollo per la sicurezza

19.10.2022
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WG11 è un acronimo che caratterizza i prodotti Kask, ma non è solo un’etichetta applicata sulla confezione. WG11 è l’abbreviativo di Working Group 11, di fatto un protocollo di valutazione degli impatti rotazionali e mirato a sviluppare (e aumentare) la sicurezza nell’ambito dei caschi.

Siamo stati nell’azienda bergamasca e abbiamo incontrato Luca Viano che ricopre il ruolo di Direttore Prodotto e con lui abbiamo approfondito l’argomento scientifico WG11. Si, perché di ricerca scientifica si tratta.

Le prove sono eseguite in un laboratorio indipendente (foto Kask)
Le prove sono eseguite in un laboratorio indipendente (foto Kask)

Sviluppo e produzione Made in Italy

Kask ha sede a Chiuduno in Provincia di Bergamo, un’azienda con una catena produttiva completamente italiana. Questo fattore permette di mantenere un’identità del brand e anche di avere un contatto diretto con la produzione, considerando che la maggior parte dei supplier sono dislocati nella provincia bergamasca. L’azienda nasce nel 2004 e nel 2006 entra nel ciclismo. E’ relativamente giovane, ma in pochi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista; difficile pensare che non sono neppure vent’anni che sviluppa i caschi per la bicicletta!

WG11, un gruppo di lavoro

E’ un gruppo di lavoro del quale Kask è parte integrante e tra i compiti principali c’è quello di creare degli standard di sicurezza per i caschi da ciclismo. Si studiano le forme ed il design, i coefficienti di frizione, ma anche gli strumenti di produzione e i materiali che sono usati per costruire i caschi. I metodi di valutazione e le dinamiche degli impatti, tra i quali la velocità e la rotazione.

Luca Viano è il Direttore Prodotto dell’azienda bergamasca (foto Kask)
Luca Viano è il Direttore Prodotto dell’azienda bergamasca (foto Kask)

Parla Luca Viano

«Qualche anno addietro – spiega il Direttore Prodotto di Kask – abbiamo sentito l’esigenza di validare un metodo per testare l’efficienza dei nostri caschi, considerando i diversi fattori in campo, tra questi anche le prove di valutazione degli impatti direzionali. Questi ultimi sono i protagonisti principali dei traumi che si verificano in caso di incidente ed impatto. Possono portare a danni celebrali di varie entità. Premesso che, ad oggi non esiste uno standard scritto in grado di dettare delle regole di produzione riferite alla sicurezza dei caschi da bici, Kask si è ispirata ai caschi da motociclismo, dove le regole in ambito di sicurezza ci sono e sono molto severe.

«I protocolli di sicurezza per i caschi dedicati al motociclismo sono ufficiali dal 2021 – continua Viano – e li abbiamo presi come un esempio da seguire. Abbiamo fatto nostre le metodologie di sviluppo e valutazione, gli strumenti e le metriche. Ci siamo affidati inoltre a laboratori esterni per i test dei prodotti, laboratori già abituati a lavorare nell’ambito del motociclismo e del motorsport. Abbiamo adattato e adeguato alcuni passaggi, come ad esempio la velocità d’impatto, perché le masse in gioco tra motociclismo e ciclismo sono diverse. Il risultato finale è che in Kask abbiamo creato un vero e proprio protocollo di test che ci offre un’infinità di dati. Inoltre lo standard che utilizziamo per la sicurezza ci permette di provare tutte le taglie dei caschi, facendoli impattare in ogni punto e sezione, frontale e laterale, posteriore e superiore, analizzando di conseguenza il loro comportamento».

Si identificano e segnano le varie parti del casco prima del test (foto Kask)
Si identificano e segnano le varie parti del casco prima del test (foto Kask)

Il test d’impatto

Viene eseguito da un laboratorio indipendente che ha sede nella Provincia di Milano. E’ uno dei più autorevoli in ambito internazionale, un riferimento per l’approvazione degli standard di sicurezza.

Focalizzandosi sui test Kask, il metodo prevede il test d’impatto di un modello di casco nelle varie taglie. Si utilizzano diverse misure delle teste-prova che, non solo per la conformazione, ma anche per la finitura esterna sono molto simili a quella umana.

Ogni testa-prova è dotata di tre sensori interni che rilevano il movimento angolare e tre accelerometri. La testa-prova viene montata su una slitta, posizionata all’interno di una colonna e fatta cadere sul punto d’impatto ad una velocità di 6 metri al secondo. Il punto d’impatto è dotato di carta abrasiva in ossido di alluminio con grana 80 e simula l’asfalto. I dati che si ottengono forniscono una lettura, che in seguito è trasformata in un’equazione.

Da qui prende forma il criterio BriC (brain injuri criterion), un valore numerico che quantifica i danni celebrali in caso d’impatto. Il risultato numerico finale deve essere inferiore a 0,68.

I costi della ricerca

Quando si decide di disegnare, sviluppare, testare e produrre un nuovo casco i costi principali sono, nell’ordine: la ricerca, i test in laboratorio e la produzione del mold che determina la forma del casco. A questi vanno aggiunti eventuali prove all’interno della galleria del vento e conseguenti software, che non di rado sono creati ad hoc.

I dati dopo uno dei test d’impatto (foto Kask)
I dati dopo uno dei test d’impatto (foto Kask)

Al di sotto dei limiti

«Il metodo di valutazione adottato da Kask – spiega Viano – ha come soggetto principale la sicurezza. Non solo, proprio il protocollo da noi adottato ci ha permesso di migliorare molti aspetti legati alla produzione e lavorazione delle materie prime. WG11 è un metodo di prova scientifico. Tutti i caschi della gamma Kask non hanno mai superato il valore di 0,39, ben al di sotto del limite 0,68. E’ un risultato che assume ancora più valore se consideriamo anche la leggerezza, il comfort e altri aspetti che non sono mai stati sacrificati in ogni modello».

Kask, il partner perfetto per le stelle di Kona

17.10.2022
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Lo scorso 6 ottobre si è svolto l’Ironman di Kona nelle Hawaii. Si è trattato come sempre dell’evento clou della stagione del triathlon con l’assegnazione del titolo di campione mondiale Ironman. Tra i protagonisti dell’evento di Kona possiamo sicuramente annoverare Kask. L’azienda italiana, da diversi anni ormai punto di riferimento nei caschi da ciclismo, ha fornito il suo supporto tecnico a diversi nomi di spicco della starting list dell’evento hawaiano. Fra questi meritano sicuramente una citazione Lucy Charles-Barclay (foto di apertura hollycharlesphotography) e Braden Currie.

Branden Currie in pena azione con il suo casco griffato RedBull (foto Koruptvision)
Branden Currie in pena azione con il suo casco griffato RedBull (foto Koruptvision)

Stelle mondiali

Stiamo parlando di due atleti di fama mondiale. Lucy Charles-Barclay ha di recente sottoscritto un accordo che la legherà a Kask fino al 2024. Si tratta di una tra le più forti triatlete nel panorama mondiale. Nel proprio palmares può vantare tre argenti consecutivi a Kona, dal 2017 al 2019, oltre a due vittorie all’Ironman South Africa nel 2018 e nel 2019, insieme a una vittoria al Challenge Roth 2019.

Tra i successi più recenti, nel settembre 2021 ha conquistato il primo titolo mondiale nell’Ironman 70.3 World Champs in America. Sulla stessa distanza, ma in occasione dei Campionati Europei svoltisi solo tre mesi prima, ha fatto segnare la miglior prestazione di tutti i tempi.

Non meno prestigioso il palmares sportivo di Braden Currie, atleta neozelandese classe 1986, vincitore del titolo Asia Pacific Ironman Championship per ben due anni consecutivi nel 2018 e nel 2019 e medaglia d’argento nel 2022. Nel 2021 ha potuto arricchire il suo palmares con un terzo posto all’Ironman World Championship St George.

L’aerodinamica al centro

Per ogni triatleta, un Ironman è una sfida contro gli avversari ma anche contro sé stessi. Nella frazione di ciclismo non potendo sfruttare la scia dell’avversario, la gara diventa una dura prova a cronometro lunga 180 chilometri. L’aerodinamica gioca quindi un ruolo determinante e diventa altrettanto fondamentale poter disporre di prodotti all’altezza.

In occasione dell’Ironman di Kona Lucy Charles-Barclay e Braden Currie hanno potuto disporre di prodotti top di gamma realizzati da Kask appositamente per il triathlon. Stiamo parlando di Bambino Pro, Bambino Pro Evo e Mistral.

Nel dettaglio, Bambino Pro e Bambino Pro Evo sono caratterizzati da un design innovativo con diversi fori di aerazione nella parte frontale che offrono freschezza e comodità. Presentano inoltre un’imbottitura dello spessore di 5 mm che consente una dissipazione molto rapida dell’umidità, ideale per i percorsi più intensi, e una visiera integrata mediante un sistema magnetico. Differiscono per la coda. Bambino Pro presenta una coda tronca, mentre Bambino Pro Evo una lunga. Mistral, oltre a sei aperture frontali, presenta invece due vie di sfiato posteriori e un design che include canalizzazioni interne estese, per offrire al ciclista una comodità costante.

Chiudiamo con il pensiero di  Lucy Charles-Barclay in merito ai prodotti Kask: «Oltre alla forte connotazione aerodinamica, apprezzo la leggerezza di questi caschi. Grazie alle loro caratteristiche riescono a mantenermi fresca anche in situazioni estreme, come a Kona. Mi dà una straordinaria sicurezza sapere che ogni watt che risparmio viene consegnato alla velocità della bici».

Kask

Kask Bambino Pro Evo, il casco del record

13.10.2022
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Il record dell’Ora di Filippo Ganna è il frutto anche di un lavoro di squadra compiuto intorno all’atleta dallo staff del Team Ineos Grenadiers. Dietro a questo risultato storico c’è una serie di innovazioni tecniche che hanno visto investimenti e trovate tecnologiche degne di entrare di diritto nella storia della tecnica. Una su tutte la sua bici Bolide F HR stampata con tecnologia 3D. Tra i protagonisti c’è anche Kask con il casco Bambino Pro Evo e la nuova visiera Aero Pro. Accessori che hanno permesso a Top Ganna di ridurre ancor di più la resistenza aerodinamica durante il primato e assecondare la sua prestazione mostruosa.

Le prove a cronometro nel ciclismo, si sa, sono un concentrato di forza e tecnologia e quella andata in scena nel velodromo di Grenchen in Svizzera, ne è stata ancora una volta la dimostrazione. La forza ce l’ha messa Filippo Ganna che, con una prova magistrale è riuscito a battere il precedente record dell’Ora firmando a 56,792 chilometri il nuovo limite.

Tutto in 340 grammi

Il casco Bambino Pro Evo è lo stesso scelto da Ganna per le prove in pista, come gli stessi mondiali attualmente in corso. Si distingue per un design innovativo a coda lunga. Sei fori di aerazione nella parte frontale che offrono freschezza e comodità e un’imbottitura dello spessore di 5 millimetri che consente una dissipazione molto rapida dell’umidità, ideale per le gare più intense.

Peso di 340 grammi in taglia M, vede una forma della calotta studiata all’interno della Galleria del Vento del Politecnico di Milano. L’imbottitura vanta una costruzione a cella aperta 3D anallergica, rimovibile e lavabile così come il cinturino sottogola Faux Leather Chinstrap.

La livrea nera è stata dipinta del tricolore con linee che hanno accompagnato l’incredibile velocità di Filippo. Stefano Barzaghi è l’artista dei caschi dei campioni che ha disegnato l’estetica del casco con la bandiera italiana sfumata, ripresa anche sul lato posteriore del body Bioracer Katana.

La visiera 

Lo sviluppo della nuova visiera Aero Pro è partito da studi approfonditi di fluidodinamica computazionale, che hanno visto i tecnici Kask realizzare numerosi test in galleria del vento in collaborazione con il Team Ineos Grenadiers per poi consegnare il prodotto allo staff per le successive prove sul campo. 

La complessità del progetto di questa nuova visiera si è avuta nella combinazione del materiale impiegato, il policarbonato, che ha permesso l’adozione della forma desiderata dai tecnici, senza per questo inficiare la sua classe ottica. Il suo debutto lo abbiamo visto in occasione del Tour de France 2022.

Marginal gains

Sin dalla sua creazione nel 2010, il Team Ineos Grenadiers lavora sui cosiddetti “marginal gains” ovvero quei miglioramenti impercettibili che possono fare la differenza, e Kask, in questo processo di continuo miglioramento, ha dimostrato anche in occasione del Record dell’Ora di Filippo Ganna di essere un partner solido e determinante. 

Il record di Pippo Ganna è stato di 56,792 km
Il record di Pippo Ganna è stato di 56,792 km

«Nelle prove contro il tempo abbiamo un solo obiettivo: ridurre la resistenza all’aria degli atleti mentre pedalano – spiega Luca Viano, Product Director di Kask – e nel caso della nuova visiera Aero Pro il processo di sviluppo è iniziato nello scorso gennaio: dopo sei mesi di lavoro siamo stati in grado di offrire un prodotto che sentiamo possa essere un grande alleato per tutti gli atleti».

Kask

Per Jonny Mole arriva un premio di prestigio

10.09.2022
3 min
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Nei giorni scorsi Jonny Mole, studio di design e comunicazione molto conosciuto e apprezzato nel mondo del ciclismo, ha annunciato con giustificato orgoglio di aver vinto il “Red Dot Award” nella categoria “Brand & Communication”. Stiamo parlando di uno dei premi di maggiore prestigio al mondo per quel che riguarda il design legato alla comunicazione (in apertura Jonny Moletta, fondatore dell’agenzia Jonny Mole, ndr). 

Ecco lo staff di Jonny Mole
Ecco lo staff di Jonny Mole

Sulla strada del Tour

Il premio vinto ha in qualche modo a che fare con il Tour de France. L’agenzia guidata da Jonny Moletta ha infatti ottenuto il prestigioso riconoscimento grazie alla progettazione e sviluppo della campagna “Valegro Tour de France Limited Edition Helmet”. Si tratta di un video 3D che in soli 40 secondi è stato in grado di veicolare la storia e le caratteristiche del casco Valegro di Kask realizzato per l’ultima edizione del Tour. Si tratta di un modello che ha fatto il suo debutto sulle strade di Francia nel 2017, accompagnando al successo gli atleti del Team Sky, oggi Ineos-Grenadiers

In occasione dell’ultimo Tour, Kask ha deciso di realizzare una versione limited edition del Valegro caratterizzata da una grafica davvero unica. Su tutto il casco di colore bianco erano presenti sette righe parallele gialle che si rincorrevano e disegnavano una strada a richiamare le sette storiche vittorie ottenute al Tour da atleti che hanno indossato Kask. In soli 40 secondi il video realizzato dallo studio di design Jonny Mole ha saputo raccontare in maniera perfetta le caratteristiche davvero speciali del Valegro e il suo legame con il Tour. Assolutamente iconico, il video ha reso semplice la complessità grazie a incredibili soluzioni creative realizzate con programmi 3D.

Già apprezzato in occasione del Tour de France, il video è stato in grado di convincere anche la giuria internazionale del Red Dot Award.   

Il casco Valegro Tour de France Limited Edition, con tanto di watermark di riconoscimento del premio Red Dot Award
Il casco Valegro Tour de France Limited Edition, con tanto di watermark di riconoscimento del premio Red Dot Award

La nuova era dei video

Il successo ottenuto conferma come oggi i video rappresentino l’ultima frontiera della comunicazione sia online che offline. L’intuizione di Jonny Moletta, founder e CEO dello studio Jonny Mole, è stata quella di integrare perfettamente design e comunicazione, fornendo così degli strumenti innovativi ai brand per le loro campagne pubblicitarie. 

«Questo video – racconta lo stesso Jonny Moletta  – rappresenta l’incredibile capacità di Jonny Mole di coniugare comunicazione e design: l’ottimo lavoro di regia si integra perfettamente con l’abilità nel creare sofisticate animazioni 3D. La vittoria del Red Dot Award è un’ulteriore conferma del lavoro che ogni giorno svolgiamo nel nostro studio per portare innovazione e qualità senza tempo, dimostrando così la nostra voglia di eccellere sempre». 

Appuntamento a Berlino

La cerimonia di consegna del “Red Dot Award: Brand & Communication” si terrà il prossimo 28 ottobre a Berlino. Sul sito ufficiale del Red Dot Award sarà possibile ammirare il video “Valegro Tour de France Limited Edition Helmet“ che entra oggi a pieno titolo nella storia del design e della comunicazione. 

Una curiosità: per l’edizione di quest’anno del Red Hot Award sono stati presentati oltre 20.000 lavori. Si tratta di un numero importante che conferma il valore creativo e tecnologico del progetto realizzato da Jonny Mole per Kask

Ricordiamo che sono davvero tanti i brand, solo per restare nel mondo ciclo, che hanno deciso di affidare la loro comunicazione a Jonny Mole. Oltre a Kask possiamo sicuramente ricordare i seguenti: Wilier, FSA, Vision, Selle Italia, Selle San Marco, Elastic Inteface, Shimano, rh+, Lapierre, Ekoi, Udog.

Jonny Mole

Kask celebra il Tour con un casco speciale

22.06.2022
4 min
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Archiviato il Giro d’Italia, gli occhi di tutti gli appassionati di ciclismo sono ora puntati sulla Francia. Fra poco più di una settimana scatterà infatti dalla Danimarca l’edizione numero 109 del Tour de France, la corsa a tappe più famosa al mondo.

Da sempre Kask è fortemente legata alla Grande Boucle. In ben sette edizioni il vincitore del Tour de France ha conquistato la maglia gialla indossando un casco dell’azienda italiana. Kask ha infatti accompagnato sulle strade di Francia il Team Sky, oggi Ineos Grenadiers, nella conquista dei suoi sette Tour. Il primo successo è arrivato nel 2012 con Bradley Wiggins, seguito poi da Chris Froome che ha firmato ben quattro edizioni della corsa francese (2013, 2015, 2016, 2017). Nel 2018 e 2019 sono infine arrivati i successi di Geraint Thomas e Egan Bernal. Ancora oggi Kask è partner tecnico della formazione britannica e lo sarà almeno fino al 2024.

Questa la locandina che annuncia il debutto del Valegro al Tour de France
Questa la locandina che annuncia il debutto del Valegro al Tour de France

Un casco speciale

Per celebrare i trionfi ottenuti sulle strade di Francia, Kask ha deciso di proporre una limited edition del casco Valegro che fece il suo debutto nel 2017 proprio in occasione del Tour. Questa edizione speciale si presenta con una grafica davvero unica. Su tutto il casco di colore bianco sono presenti sette righe parallele gialle che si rincorrono e disegnano una strada a richiamare le sette storiche vittorie al Tour di atleti che hanno indossato Kask

L’edizione limitata e numerata del casco permetterà di possedere un pezzo unico. Ne sono infatti stati prodotti solo 3.328 esemplari, tanti quanti i chilometri dell’edizione 2022 del Tour. Chiunque acquisterà questa edizione speciale del Valegro porterà quindi con sé il suo personale chilometro del Tour di quest’anno, grazie al numero progressivo impresso nella parte posteriore di ciascun casco, a certificare l’autenticità del prodotto.

Prodotto top

Fin dalla sua progettazione il Valegro è stato pensato per essere leggero ed estremamente ventilato, capace di offrire la massima areazione nelle calde e afose giornate di luglio sulle salite di Alpi e Pirenei. E’ caratterizzato da ben 37 prese d’aria ed è estremamente leggero. Nella taglia S parliamo di solamente 180 grammi. Garantisce inoltre il massimo livello di traspirabilità e comfort, grazie all’imbottitura interna in Resistex® Carbon, antistatica, traspirante e di veloce asciugatura.

L’edizione limitata sarà disponibile in taglie dalla S alla L in tutto il mondo, tranne in Australia dove saranno disponibili le taglie M e L. Il prezzo di questa edizione speciale del Valegro ispirata al Tour de France sarà di 249 euro.

Orgoglio Kask

Chiudiamo con una dichiarazione di Diego Zambon, General Manager di Kask, davvero orgoglioso della partnership con il Tour de France rappresentata perfettamente da questa edizione speciale del Valegro.

«Siamo estremamente orgogliosi di questo esclusivo progetto sviluppato con il Tour de France, l’evento sportivo a cadenza annuale con la maggiore audience al mondo – ha commentato – e vogliamo condividere questo successo con tutti coloro che hanno contribuito alla crescita della nostra azienda, protagonista della bike economy di un territorio bergamasco con lunga tradizione nel ciclismo su strada».

Kask

Protone Icon: il modello iconico di Kask viene ridisegnato

19.04.2022
4 min
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Kask ridisegna uno dei suoi prodotti più identitari: il casco Protone Icon, che si presenta in una nuova ed elegante veste. L’azienda bergamasca ha messo ancora una volta al centro design, sicurezza e comfort. Il casco è uno degli accessori più importanti quando si va in bici e tecnologia e sviluppo devono sempre guardare verso una maggiore sicurezza.

Lo stile Kask

Il nuovo Protone non è stato solamente riconfigurato dal punto di vista estetico, che è stato rivisto, ma ha ricevuto un occhio di riguardo al miglioramento di determinate caratteristiche. Una delle aree che ha subito maggiori variazioni è il telaio interno. Un elemento importante per aumentare ancor di più la sicurezza una volta in bici. A questa fondamentale caratteristica si sono aggiunte una ventilazione più accentuata ed un’aerodinamicità superiore

Il rotore per la chiusura è più grande per una regolazione ancor più precisa
Il rotore per la chiusura è più grande per una regolazione ancor più precisa

Il profilo costruttivo

Kask per costruire il nuovo Protone Icon ha impiegato la tecnologia seamless per unire la parte superiore a quella inferiore. Anche il campo dedicato al comfort ed alla stabilità ha fatto dei passi in avanti. La parte della regolazione, che ora prende il nome di Octofit+, ha subito delle modifiche. 

E’ presente un nuovo disegno dei sostegni in gomma ed un nuovo stabilizzatore che aderisce ad una maggiore area della nuca. La rotella per la regolazione della chiusura è più grande e rivestita di una gomma che aumenta il grip con le dita, per una regolazione ancor più precisa. In più, il sistema Octoft+ consente a tutti i ciclisti e le cicliste che hanno i capelli lunghi di inserire facilmente la propria coda di cavallo.

Sicurezza e caratteristiche

Come tutta la gamma Kask anche il nuovo Protone Icon è stato sviluppato nel rispetto del protocollo KASK WG11. Basato sulla misurazione scientifica della risposta del casco contro l’impatto rotazionale. L’imbottitura interna, rimovibile e lavabile, è realizzata in CoolMax.

Il nuovo Protone è disponibile in tre taglie: small, medium e large e dieci differenti colorazioni, in versioni shine e matt. Ha un peso di 230 g nella taglia M e sarà disponibile al prezzo di 275,00 euro.

Kask

Kask Wasabi, quello con la cover integrata

23.12.2021
5 min
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Il Kask Wasabi è il primo casco della gamma con una cover che slitta dal basso verso l’alto e viceversa. E’ un meccanismo che identifica il prodotto ed ha una valenza tecnica ben precisa, ovvero personalizzare il flusso d’aria nella sezione frontale e cambiare la temperatura nella zona della nuca. Wasabi ha un design e un DNA propri. Lo abbiamo provato e questi sono i nostri feedback.

Il Kask Wasabi visto di lato e con la cover in modalità “aperta”
Il Kask Wasabi visto di lato e con la cover in modalità “aperta”

Difficilmente paragonabile

Non si tratta solo di argomentare un casco per la bici, ma di snocciolare le diverse particolarità di un casco tecnicamente molto interessante. Kask Wasabi fa collimare il design aerodinamico ad un concept protettivo che riduce e/o consente l’aumento della temperatura interna di 1,5°. Questo avviene con una soluzione meccanica e grazie alla calotta superiore. Quest’ultima scivola verso il retro (e verso l’anteriore basso) con un semplice gesto e con una pressione ridotta della mano. E poi ci sono le imbottiture, morbide e con uno spessore importante, con la superficie a contatto della pelle (o dei capelli) che è in Lana Merino. Questa soluzione garantisce una termoregolazione migliore, rispetto ai pads tutti sintetici. La cura dei dettagli e alcune soluzioni di alto livello, lo rendono vicino agli altri della gamma Kask, al Protone e all’Utopia, ma non accostabile in fatto di performances.

Il protocollo Kask WG11

E’ un acronimo che identifica il sistema di valutazione dei test d’impatto, una procedura alla quale sono sottoposti i prodotti Kask. Si inizia proprio con l’assemblaggio che avviene con tre parti ben distinte e poi unite tra loro. Il mold interno è un blocco unico, compatto e ben protetto grazie alla calotta esterna e a quella inferiore perimetrale. Questa soluzione è favorevole anche alla longevità tecnica della zona interna. Nell’insieme si ha anche un casco ben rifinito ed estremamente curato nei dettagli. Il design arrotondato fa il resto, perché aumenta il potere di scivolamento e distribuisce le forze negative che si generano in caso d’impatto.

Le nostre impressioni

A nostro parere “relegarlo” al solo utilizzo stradistico è riduttivo, perché conferma la sua versatilità in diverse fasi.

  • Quando la slitta è abbassata, la testa è protetta dal freddo, dall’aria in entrata e non si ha quella sensazione di raffreddamento che passa dalla nuca al collo. Al tempo stesso sono rare le occasioni nelle quali il calore aumenta in modo esponenziale, perché le feritoie superiori e posteriori non bloccano lo scambio dell’aria. Questo è un fattore da considerare per un eventuale impiego in un contesto off-road, gravel e ciclocross. Si, lo abbiamo utilizzato anche nel cx, beneficiando del posteriore arrotondato, senza code e spigoli, che limitano le interferenze quando si corre con la bici in spalla. Anche la zona sopra le orecchie non crea compressioni, così come i due punti a ridosso della zona sfenoide.
  • Quando la cover è sollevata si apre un’ampia “bocca”, alla quale va aggiunta un’asola superiore. L’insieme sembra voler comprimere l’aria aumentando la velocità del flusso, rispettivamente verso la fronte e la nuca. In aggiunta ci sono le comode imbottiture (quella centrale più grande è impercettibile), che tengono la parte rigida del casco ben sollevata. A nostro parere mancano due “garage” per inserire le aste degli occhiali. Eccellente il sistema di regolazione della taglia, che si sviluppa grazie alle fibbie con la chiusura a buckle (il cinturino in eco-pelle è un valore aggiunto non da poco, perché oltre al resto non trattiene il sudore) e alla gabbia posteriore, regolabile su tre posizioni: altezza, orizzontale e perimetrale.

In conclusione

Scriviamo di un casco da 300 euro (prezzo di listino). Il prezzo non è di quelli popolari, ma è pur vero che la qualità del Kask Wasabi è superiore alla media della categoria. Il suo design “tuttotondo” è funzionale alla sicurezza e alla performance, ma deve piacere e deve essere capito. In parallelo abbiamo un casco che una volta indossato è compatto, perfettamente aderente, con quel fit che non ha punti di pressione ed è ampiamente regolabile. Uno dei vantaggi di questa sua forma è la capacità di “vestire” l’utilizzatore, che non è per forza e solo l’agonista e il professionista. Il comfort è quel valore aggiunto che, ti aspetti quando la ventilazione è completa, ti colpisce in maniera molto positiva quando la calotta è ribassata ed il casco è chiuso e non si tratta di limitare esclusivamente l’ingresso dell’aria fredda.

Mojito 3, il nuovo modello di Kask fra tradizione ed innovazione

27.09.2021
3 min
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Kask presenta il nuovo Mojito, arrivato alla terza generazione. Il casco è il primo elemento che ci viene in mente se pensiamo alla parola sicurezza. Un oggetto tanto leggero quanto fondamentale è ormai da molti anni al centro di studi. I continui sviluppi portano a scoprire materiali sempre più leggeri ed allo stesso tempo resistenti.

Questo iconico oggetto è anche fondamentale per l’aerodinamica. Con l’ausilio dei tecnici e della galleria del vento si scoprono nuove forme e prestazione migliori anno dopo anno. E’ anche il caso di Kask che rinnova uno dei suoi modelli migliori: ecco a voi il Mojito 3.

Il nuovo Mojito 3 mantiene le linee verticali che lo rendono un casco estremamente moderno
Il nuovo Mojito 3 mantiene le linee verticali che lo rendono un casco estremamente moderno

Continuo rinnovamento

Da molti anni Kask collabora con il team Ineos come abbiamo già avuto modo di raccontarvi sul nostro web magazine. Quel che l’azienda bergamasca ha fatto con la squadra britannica è un lavoro meticoloso e di ricerca quasi maniacale. La nuova imbottitura traspirante Blue Tech è quel che serviva per distinguersi e dare maggior comfort ai ciclisti, di qualsiasi tipologia. Fondamentale per aiutare a disperdere il calore in eccesso, soprattutto quando si pedala in salita. Chiedere a Sir Bradley Wiggins che ha portato il Mojito a vincere il suo primo Tour de France nel 2012.

Un pensiero allo stile…

Il retro del rinnovato Mojito rimane invece legato alla tradizione. Kask non rinuncia alla sua iconica forma arrotondata nella parte posteriore. Non perde neppure le sue linee verticali che rendono il Mojito 3 un casco molto “serio” e performante, ottimo per chi ricerca la massima performance.

Il Kask Mojito 3 ha una buonissima capacità aerodinamica ed un’ottima ventilazione tanto da avvicinarsi al punteggio massimo nei test effettuati.

La calotta permette una miglior dispersione del calore, anche grazie alle tre prese d’aria posteriori
La calotta permette una miglior dispersione del calore, anche grazie alle tre prese d’aria posteriori

… e uno alla sicurezza

Il sistema brevettato WG 11 Rotational Impact Test è un’analisi effettuata con studi di laboratorio per garantire la massima sicurezza in caso di impatto con il suolo. Qualora il ciclista dovesse cadere ed impattare il terreno con la parte frontale del casco questo ruoterebbe fornendo così un’area di impatto maggiore.

Il peso è davvero esiguo tanto che la taglia M porta la bilancia solo a 230 grammi. Il costo per il Mojito 3 è di 134€ ed è disponibile in ogni misura da 50 a 62 centimetri.

Carapaz è pronto per tre anni tutti d’oro

21.08.2021
4 min
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La storia del campesino fa parte della sua vita, ma Carapaz se l’è lasciata abbondantemente alle spalle. I chilometri e le esperienze hanno aiutato l’ecuadoriano a costruirsi una nuova solidità, a partire da quando vinse il Giro d’Italia e proseguendo con il podio all’ultimo Tour de France. L’oro di Tokyo ha messo il punto e mandato a capo la sua storia. Eppure, quando in meno di due settimane alla sua porta di sono presentati i corrieri degli sponsor tecnici della Ineos Grenadiers, consegnandogli il loro carico d’oro, Richard ha sorriso e un po’ è arrossito.

L’ecuadoriano ha sfoggiato il nuovo look alla Vuelta: oro dalla testa ai piedi
L’ecuadoriano ha sfoggiato il nuovo look alla Vuelta: oro dalla testa ai piedi

Richard e le multe

La storia di come vestire il campione olimpico è piena di aneddoti e regole stringenti del Cio. Il primo professionista a vincere i Giochi fu Pascal Richard ad Atlanta 1996. E lo svizzero, che quell’anno correva con la Mg-Technogym e subito dopo passò alla francese Casino, si inventò una maglia bianca con i cinque cerchi: vietatissima. Ma lui non se ne fece un cruccio, si rassegnò a pagare ogni volta una multa e visse e probabilmente monetizzò così la sua gloria olimpica.

Ullrich non fece nulla di particolare, mentre fu Bettini a capire la possibilità di mettere mano al colore degli accessori. E così da allora si è sempre fatto, intervenendo su casco, occhiali, scarpe e bicicletta.

Dogma d’oro

«Vincere l’oro olimpico – disse nella sera di Tokyo – è di gran lunga la cosa migliore che potesse capitarmi, ben più grande del podio al Tour. Immagino che nel mio Paese siano impazziti e li capisco, visto che non vincevamo una medaglia da 24 anni e la mia è la prima nel ciclismo, sport che è seguitissimo».

E per celebrarlo i suoi sponsor si sono scatenati. Come già fatto da Cervélo sulla bici da crono del campione olimpico di specialità Roglic, Pinarello ha messo una mano sulla Dogma F con cui Carapaz ha vinto a Tokyo e come Re Mida l’ha trasformata in oro.

Da Bettini a Carapaz

A seguire si sono mossi gli amici di Sidi, con un intervento sulle Shot 2 che già Carapaz utilizzava dall’inizio dell’anno. Le scarpe bianche sono state impreziosite grazie a una serie di ricami utilizzando un filo dorato e ad alcuni dettagli ugualmente d’oro, che le fa risaltare in modo elegante. Nel 2005 di Bettini, le scarpe ugualmente Sidi vennero invece realizzate con la tomaia tutta d’oro.

Anche Sidi ha messo mano agli scarpini, fregiandoli con un filo e dettagli dorati
Anche Sidi ha messo mano agli scarpini, fregiandoli con un filo e dettagli dorati

Tre anni con l’oro

Come ben si può vedere dalla foto di apertura, mentre Carapaz lotta tutti i giorni alla Vuelta, anche Kask e Oakley si sono allineati con un casco e occhiali d’oro. Casco modello Protone Wg11 che dal blu Ineos nella parte posteriore sfuma fino all’oro della parte anteriore. Mentre è dorato anche il riflesso delle lenti Oakley.

Questa potrebbe essere la livrea di Carapaz fino a Parigi 2024, che semmai sarà aggiornata con il variare dei modelli. Due anni in meno di quanto Van Avermaet abbia portato in giro il suo casco d’oro. A causa del rinvio delle Olimpiadi, il belga s’è fregiato dell’oro per cinque anni. Carapaz brillerà per tre stagioni, ma anche lui rimarrà nella storia dello sport.