Campionati del mondo Kigali 2025, Juan Ayuso, massaggiatore Pablo Lluna

Matxin e l’addio di Ayuso: erano davvero tutti convinti?

30.09.2025
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KIGALI (Rwanda) – Juan Ayuso ha chiesto di andarsene. Il messaggio che deve passare è però che la decisione sia stata presa dalle tre parti coinvolte: la UAE Emirates, l’atleta e la Lidl-Trek. Sta di fatto che lo spagnolo ha chiesto di lasciare i numeri uno al mondo, subito accolto dalla squadra di Guercilena.

Le spie del suo disagio c’erano da tempo. Lo scorso anno i dissapori del Tour passarono in sordina con il suo ritiro. Anche se nelle dichiarazioni dopo il Galibier la squadra gettò acqua sul fuoco, ci risulta che quella sera a Valloire, Pogacar in persona avesse tuonato contro la condotta del compagno. Da allora i due si sono incrociati davvero raramente. Quest’anno il Giro e la Vuelta hanno confermato che il giovane spagnolo diventa insofferente ogni volta che gli viene affiancato un secondo leader. Al Giro, con Adam Yates e soprattutto Del Toro. Alla Vuelta con Almeida. E proprio durante la Vuelta, nonostante si fossero accordati per una comunicazione condivisa a fine corsa, è stata la UAE Emirates a comunicare la partenza di Ayuso.

Vuelta Espana 2025, Jotxean Matxin, Giovanni Lombardi, procuratore di Juan Ayuso
Lombardi, qui con Matxin, è l’agente che ha trattato il passaggio di Ayuso dalla UAE Emirates alla Lidl-Trek
Vuelta Espana 2025, Jotxean Matxin, Giovanni Lombardi, procuratore di Juan Ayuso
Lombardi, qui con Matxin, è l’agente che ha trattato il passaggio di Ayuso dalla UAE Emirates alla Lidl-Trek

Ayuso a Kigali

In questi giorni, lo spagnolo ha parlato e ha rivelato di essere rimasto in buoni rapporti con i compagni e con Matxin, meno con Gianetti. E probabilmente nella decisione di lasciarlo andare, il general manager svizzero ha avuto un ruolo decisivo, dopo che all’inizio dell’anno gli era stato prospettato un rinnovo fino al 2030.

«Queste decisioni non si prendono dall’oggi al domani – ha detto Ayuso in un’intervista a Domestique – credo che fosse una sensazione che si avvertiva gara dopo gara. La cosa importante per me era che internamente non ci fosse un buon coordinamento. Anche se capisco quanto sia difficile in una squadra dove si hanno così tanti impegni con così tanti bravi corridori. E’ andata male quando Gianetti si è reso conto che non c’era modo, per quanto lo desiderasse, di tenermi. Da quel momento in poi, il suo atteggiamento è cambiato».

Nel post che ha pubblicato su Instagram all’indomani dell’annuncio della squadra, lo spagnolo ha inteso ringraziarla e dichiarare la sua volontà di andare in cerca di altri obiettivi e di un ambiente più in linea con i suoi valori e il suo modo di essere. Un ambiente in cui possa crescere con fiducia e tranquillità.

Campionati del mondo Kigali 2025, Juan Ayuso, Tadej Pogacar, Mount Kigali
Kigali 2025, inizia l’attacco di Pogacar a Mount Kigali: Ayuso lo segue: sembra un regolamento di conti, ma la pagherà cara
Campionati del mondo Kigali 2025, Juan Ayuso, Tadej Pogacar, Mount Kigali
Kigali 2025, inizia l’attacco di Pogacar a Mount Kigali: Ayuso lo segue: sembra un regolamento di conti, ma la pagherà cara

Lombardi e il Tour

Nel raduno di partenza del mondiale su strada, Matxin è una sorta di calamita per corridori e addetti ai lavori. Il tecnico spagnolo è quello che più ha spinto per avere Ayuso alla UAE Emirates, avendolo seguito sin da quando era un ragazzino. Ora che il passaggio alla Lidl-Trek è ufficiale, si affacciano alla mente degli spicchi di memoria e la sensazione che se fosse stato per lui, non si sarebbe mai arrivati a questo punto.

Nel secondo riposo del Tour, una scena ci aveva incuriosito. Eravamo in attesa di parlare con Gorka Prieto, nutrizionista del team, per un confronto fra Pogacar e Milan, quando ci accorgemmo che a un tavolo del giardino assieme a Matxin era seduto il general manager Gianetti. E mentre i due confabulavano a bassa voce, Giovanni Lombardi li aveva avvicinati. Aveva chiesto come andassero le cose, poi si era allontanato. Una battuta sarcastica fra gli altri due ci aveva sorpreso, quasi a sottolineare che si trattasse di un interessamento poco sentito. Pochi giorni dopo sapemmo che Ayuso si era affidato al manager pavese, che in questo ruolo ha preso il posto di suo padre.

Che cosa pensa Matxin della fuga del suo corridore? Anche Covi è andato via per trovare più occasioni per sé, ma che effetto fa vedere andar via il primo corridore giovane su cui la squadra ha puntato con convinzione? «Non è una questione di andare via – dice – e non è neanche questione se sia il primo oppure no. E’ una situazione individuale con lui e credo che l’accordo raggiunto sia stato voluto da tutte le parti».

Campionati del mondo Kigali 2025, Juan Ayuso, Giulio Ciccone
Dopo il fuori giri per seguire Pogacar, Ayuso si è ritrovato con Ciccone, futuro compagno, chiudendo alle sue spalle
Campionati del mondo Kigali 2025, Juan Ayuso, Giulio Ciccone
Dopo il fuori giri per seguire Pogacar, Ayuso si è ritrovato con Ciccone, futuro compagno, chiudendo alle sue spalle
Perchè secondo te è voluto andar via?

Il perché magari lo devi chiedere lui. Con Juan ho un rapporto buono, ho volato con lui dalla Spagna, non è cambiato niente. Ovviamente a livello sportivo, lui vuole qualcosa di più che noi, a suo parere, non possiamo dargli. Abbiamo parlato sempre molto chiaro. Quest’anno doveva fare il Giro da capitano. Una volta che non l’ha finito per le circostanze che sapete (la puntura sul volto di una vespa, ndr), ha chiesto subito se poteva fare la Vuelta.

Ma alla Vuelta doveva andare Pogacar…

Infatti gli ho detto di stare in stand by, perché ovviamente se Tadej avesse corso in Spagna, sarebbe stato leader unico. Non si tratta di non volere Juan con lui alla Vuelta, solo avremmo preferito che andasse alle altre corse per cercare di vincere. E’ stata una decisione di squadra.

Ayuso ha fatto sempre un po’ di fatica ad aiutare Pogacar nei Giri…

Alla fine lui è un campione, per cui forse non è una questione di fatica. Juan è sempre convinto delle sue prestazioni e delle sue condizioni e noi crediamo che quando ha il livello per vincere, lo portiamo da capitano. Proprio per questo, se serve lavorare per un altro leader, preferiamo portare un altro. Siamo onesti e anche realisti.

Il dado è tratto, ma intanto alla Vuelta Ayuso vince la settima tappa e Matxin corre ad abbracciarlo
Vuelta Espana 2025, 7a tappa Cerler, Juan Ayuso
Il dado è tratto, ma intanto alla Vuelta Ayuso vince la settima tappa e Matxin corre ad abbracciarlo
Quest’anno ci avevi detto che fosse pronto per vincere il Giro, che però è andato male. Credi che a 23 anni sia pronto per diventare leader di uno squadrone con tutto il peso sulle spalle?

E’ quello che vuole. La domanda in più per lui è se non gli andasse bene essere un co-leader come era con noi, perché di certo ha un’opinione anche su questo. Io ovviamente la rispetto, ma so anche che alla UAE decide la squadra, in questo caso tocca a me, come programma e come tattica. Lo abbiamo portato come leader al Giro d’Italia. Però, come sapete bene, avevamo anche due alternative per fare eventuali movimenti tattici. Uno era Adam Yates e l’altro era Del Toro. E’ ovvio che quando Isaac è davanti, si rispetta il leader. Anche questo l’ha deciso la squadra e lo trovo giusto.

Quale sarebbe stato secondo te lo sviluppo di Ayuso se fosse rimasto con voi?

Secondo me poteva fare come quest’anno. Cioè puntare il Giro o la Vuelta. Qualche anno farne uno, qualcun altro doppiarli come quest’anno, che non era d’accordo a farlo. Salvo che, non avendo finito il Giro, è stato lui a chiedere di fare la Vuelta. E noi abbiamo approntato un piano A e un piano B. Non è stato lui a volerlo né ad imporlo. Se Tadej avesse corso la Vuelta dopo il Tour, Ayuso sarebbe andato a fare San Sebastian, Polonia, Plouay, Canada e le cose di fine stagione, provando a vincerle. Una volta che Pogacar ha rinunciato, cambiare è stato naturale. Il Canada a Tadej al posto di Juan, mentre Ayuso alla Vuelta.

Tour de France 2024, Presentazione squadre Firenze, Tadej POgacar, Juan Ayuso
Il Tour de France 2024 parte da Firenze, Ayuso è con Pogacar, ma lascerà la corsa dopo qualche frizione e per Covid alla 13ª tappa
Il Tour 2024 parte da Firenze, Ayuso è con Pogacar, ma lascerà dopo qualche frizione e per Covid alla 13ª tappa
Ti dispiace che cambi squadra?

Ovviamente sì. Mi dispiace a livello personale perché ho grande considerazione e mi dispiace a livello professionale, perché so che è un corridore eccezionale. Credo che se lui voleva fare questa scelta, era giusto ascoltarlo. Lo abbiamo fatto e alla fine la decisione l’abbiamo presa in tre. Noi, lui e la squadra che ha deciso di prenderlo. Non è che Juan abbia deciso di andare, questo sia chiaro: abbiamo deciso tutti insieme di fare così.

Dall’Ecuador arriva Mateo Ramirez: lo manda l’amico Narvaez

01.08.2025
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Al Giro Ciclistico della Valle d’Aosta si è affacciato il talento di Mateo Pablo Ramirez, corridore che arriva dall’Ecuador con il volto da bambino ma gambe forti. Sulle montagne si trova bene e al primo anno tra gli under 23 ha già fatto vedere di trovarsi a suo agio. Il primo squillo importante è arrivato a inizio anno, nel suo Ecuador, quando ha conquistato il terzo posto nella prova in linea del campionato nazionale riservata agli elite, alle spalle Jhonatan Narvaez e Jefferson Cepeda. Uno squillo che non è passato in secondo piano e che ha acceso i riflettori sul suo talento.

Di lui si era già accorta la UAE Emirates che lo aveva messo nell’orbita del devo team. Una volta capito che il talento era pronto a sbocciare e trovato lo spazio per farlo correre, Joxean Matxin non ci ha pensato due volte a inserirlo nel programma di sviluppo della formazione numero uno al mondo.  

Mateo Pablo Ramirez ha esordito in Italia al Giro del Medio Brenta ottenendo il quarto posto (foto Instagram)
Mateo Pablo Ramirez ha esordito in Italia al Giro del Medio Brenta ottenendo il quarto posto (foto Instagram)

L’esordio in Italia

Il talento ciclistico di Mateo Pablo Ramirez è maturato in Spagna, terra che lo ha accolto e dove ha corso nei due anni da juniores e in questi primi mesi da under 23. Nelle varie corse a tappe nelle quali ha preso parte si era messo in mostra dando filo da torcere anche a corridori come Adrià Pericas, suo compagno di squadra ora nel UAE Team Emirates Gen Z

«Il Giro della Valle d’Aosta – ci ha raccontato il giovane ecuadoriano – è stata la mia prima corsa a tappe in Italia. Avevo già corso in altre gare (Giro del Medio Brenta, terminato al quarto posto e Giro dell’Appennino, ndr) e sono andato bene. Sono state esperienze difficili, soprattutto in Valle d’Aosta dove le tante salite mi hanno lasciato senza energie nel finale. Una corsa dura ma mi è piaciuta molto».

Al Giro della Valle d’Aosta sono emerse le sue qualità di scalatore
Al Giro della Valle d’Aosta sono emerse le sue qualità di scalatore
Qual è stata la parte più difficile?

Il ritmo in gara e il livello degli avversari. Per un ragazzo che arriva dal Sud America non è mai facile adattarsi al ciclismo europeo. Da questo punto di vista i due anni in Spagna mi hanno dato una grande mano. 

Quali sono le principali differenze?

Si va più forte e il gruppo è numeroso, quindi servono grandi abilità di guida per riuscire a competere ad alti livelli, non basta solamente pedalare forte. 

Sei entrato nel UAE Team Emirates Gen Z dall’1 giugno, ti sei trovato bene?

Sì, mi seguivano già dal campionato nazionale di inizio febbraio. Già quando ero juniores ho avuto modo di vedere le mie qualità ma quest’anno sento di aver fatto un passo in avanti. 

Mateo Pablo Ramirez in Ecuador ha subito fatto capire di essere pronto per correre a un livello superiore (foto Instagram)
Mateo Pablo Ramirez in Ecuador ha subito fatto capire di essere pronto per correre a un livello superiore (foto Instagram)
Chi è il tuo idolo, il corridore a cui ti ispiri?

Sono due: uno è Tadej Pogacar e l’altro Jhonatan Narvaez, veniamo entrambi dall’Ecuador e siamo molto amici ed è una bravissima persona. Ho avuto modo di allenarmi con lui a gennaio, durante la preparazione, è impressionante perché va davvero forte ma ci siamo divertiti. 

Come hai iniziato ad andare in bici?

Durante la pandemia, nel 2020, insieme a mio papà. E’ un appassionato di mountain bike e mi ha portato con lui. Sono passato poi a correre su strada grazie al mio allenatore Ernesto Valdez. A me piace molto di più il ciclismo su strada perché in Ecuador abbiamo tante salite ed è divertente pedalare.

Il secondo posto finale al Giro del Valle d’Aosta dietro a Jarno Widar gli è valso la maglia bianca di miglior giovane
Il secondo posto finale al Giro del Valle d’Aosta dietro a Jarno Widar gli è valso la maglia bianca di miglior giovane

L’occhio del preparatore

Il talento di Mateo Pablo Ramirez è passato sotto lo sguardo attento di Giacomo Notari, suo preparatore ora che è arrivato nel UAE Team Emirates Gen Z. 

«Avevamo già avuto modo di conoscerlo nei mesi passati – ci dice – e si erano subito notati dei valori molto interessanti. Chiaramente il dubbio era sull’adattamento al ciclismo europeo ma Ramirez ha fatto vedere di riuscire a entrare subito in questi meccanismi. C’era stata anche la possibilità di vederlo al Giro Next Gen ma non abbiamo voluto accelerare il processo di adattamento.

«E’ un corridore forte ma con ampi margini di miglioramento, soprattutto negli sforzi brevi e intensi. Quando siamo stati in ritiro con la squadra abbiamo avuto modo di vedere certe doti atletiche che gli permettono di fare la differenza, come il fatto di non soffrire certe altitudini. Siamo curiosi di vederlo al Tour de l’Avenir e di poterci lavorare insieme il prossimo anno per capire quali sono i margini di crescita che sembrano davvero promettenti».

Adrià Pericas: un altro talento spagnolo scovato da Matxin

28.07.2025
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SAINT PIERRE – La pioggia batte forte sul tendone del bus del UAE Team Emirates, i ragazzi della formazione emiratina under 23 scendono dalle scalette coperti e con grandi occhiali dalle lenti trasparenti. Adrià Pericas si muove silenzioso controllando ogni movimento con lo sguardo concentrato. Ha occhi piccoli e verdi, lo spagnolo, che brillano ma non lasciano trasparire alcuna emozione. E’ un altro dei talenti iberici scovati dalla UAE, arrivato nel devo team quest’anno dopo che tra gli juniores ha raccolto vittorie in ogni angolo della Spagna e non solo (in apertura foto Guillem Riera Alvaro). 

Adrià Pericas, UAE Team Emirates Gen Z, Giro Ciclistico della Valle d’Aosta 2025
Adrià Pericas, UAE Team Emirates Gen Z, Giro Ciclistico della Valle d’Aosta 2025
Come sei arrivato al UAE Team Emirates Gen Z?

Mi ha portato qui Matxin (Joxean Matxin Fernandez, sport director della UAE, ndr). L’ho conosciuto due anni fa, quando la Vuelta Espana è passata da casa mia, vicino a Barcellona. Ho avuto subito un buon feeling con lui e quando mi ha contattato per venire nel devo team ho accettato subito. 

Di cosa avete parlato?

Di tante cose, ma soprattutto del progetto che lui aveva in mente per me. Entrare nel team e crescere in maniera graduale, piano piano. Ma la cosa più importante rimane imparare e disfrutar (godersi, ndr) questo sport. 

Nei due anni da junior hai vinto tanto, correndo in tante gare a tappe.

Mettersi alla prova in diverse gare del genere aiuta tanto a crescere, questo sicuramente. Inoltre anche la nazionale ci dà una grande mano portandoci spesso in competizioni internazionali. 

Adrià Pericas ha partecipato al Giro Next Gen 2025, chiudendo al settimo posto
Adrià Pericas ha partecipato al Giro Next Gen 2025, chiudendo al settimo posto
Come si inizia ad andare in bici vicino a Barcellona?

La mia famiglia è appassionata di ciclismo, mio padre ha sempre pedalato in mountain bike, ma senza mai gareggiare. L’ho seguito fin da quando ero piccolo, ma anche io non ho mai corso. 

Quando hai iniziato a gareggiare?

Un giorno ho provato ad andare in una scuola di ciclismo vicino a casa. Lì ho scoperto la passione per le corse su strada, fino ad allora avevo solo usato la mountain bike. Mi sono iscritto quando ero U17 (categoria allievi, ndr). 

Adrià Pericas ed Enea Sambinello, qui al Giro Ciclistico della Valle d’Aosta 2025
Adrià Pericas ed Enea Sambinello, qui al Giro Ciclistico della Valle d’Aosta 2025
Un percorso diverso dagli altri…

Non mi interessava tanto correre prima di allora. Avevo preso parte a qualche gara ma senza molta convinzione. Mi piaceva andare in bici ma solamente come passatempo da fare insieme a mio padre. 

Come ti sei convinto a gareggiare?

Credo che mio padre abbia provato a iscrivermi a una corsa perché aveva visto che andavo forte. L’esordio è andato bene, non chiedetemi se ho vinto perché non lo ricordo ma mi sono divertito. 

Al Giro Next Gen, Pericas ha collezionato due terzi posti: al Passo Maniva e a Prato Nevoso
Al Giro Next Gen, Pericas ha collezionato due terzi posti: al Passo Maniva e a Prato Nevoso
Tanto da arrivare nel vivaio più ambito al mondo, come ti trovi?

Benissimo. Lo staff è composto da bellissime persone con le quali è divertente lavorare e passare il tempo. Il mio preparatore è Giacomo Notari, anche con lui mi trovo bene perché oltre agli allenamenti ci chiama spesso per sapere come stiamo e come procedono le cose. 

E cosa fa Pericas quando non corre in bici? Qual è la tua altre passioni ne hai?

Adesso non ho altre passioni o hobby, voglio solo andare in bici e pensare a fare il meglio possibile.

Non il solito Pogacar, ma quanto basta per arginare Vingegaard

22.07.2025
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MONT VENTOUX (Francia) – Che sia stato per una crepa o un leggero malessere, la tattica del UAE Team Emirates è parsa subito insolita. Se Pogacar chiede di partire con la bici nera superleggera e poi lascia che la fuga guadagni sei minuti e chiede ai compagni un ritmo regolare, qualcosa forse non va. Abbiamo vissuto l’avvicinamento della corsa alle pendici del monte calvo seduti davanti al maxischermo sulla cima. Un panino comprato nell’ultimo bar, una felpa provvidenziale e lo sguardo fisso sulla corsa. Il vento non era violento come in altre occasioni, mentre tutto intorno lo sguardo si perdeva all’infinito facendo capire perché poeti e campioni abbiano trovato quassù la loro sublimazione.

I tifosi sloveni

La fuga guadagnava, solo il gruppo di Ben Healy alla fine è riuscito ad agganciarsi e dare la svolta al finale. Dietro, se non fosse stato per un’accelerata della Visma-Lease a Bike nell’avvicinamento alla salita, il margine sarebbe continuato a crescere. Pogacar non sta bene, abbiamo pensato, altrimenti sarebbe andato a riprendere tutti i fuggitivi. E così, nella disputa fra colleghi che parteggiano per l’uno o per l’altro, l’eventuale calo dello sloveno avrebbe significato il riaprirsi del Tour in vista delle Alpi. Solo che quando Vingegaard ha attaccato, l’altro gli si è incollato addosso. Pochi scatti, ben altra cosa rispetto a quello che sarebbe stato necessario. Tanto che quando Pogacar è scattato a sua volta, non è parso troppo provato. Non s’è tolto il danese di ruota, ma ha confermato ancora una volta che il suo è un livello a parte.

«E’ stato piuttosto difficile – dice quando tutto è finito e sul traguardo ha rifilato 2 secondi a Vingegaard – perché c’era solo una salita. Considerando che era la tappa dopo il giorno di riposo, sono molto contento di come l’ho affrontata e di aver mantenuto il vantaggio. Ho visto più bandiere slovene che sui Pirenei, penso che d’ora in avanti ce ne saranno tantissimi. Tifano anche Roglic e questo dà a entrambi un’energia in più. Quindi spero che nei prossimi giorni sulle Alpi, anche se il tempo sarà un po’ peggiore, avremo ancora le bandiere slovene alzate e che tiferanno per noi».

Violenti colpi di tosse

Un breve passo indietro. Ieri nell’hotel subito fuori Montpellier, passando casualmente accanto alla tavola in cui stavano mangiando i corridori della UAE, ci siamo accorti che proprio Tadej tossisse in modo violento. La notizia del ritiro mattutino di Van der Poel per problemi respiratori aveva acceso un allarme. Se davvero c’è qualcosa e gli avversari se ne accorgono, sul Ventoux per lui si farà dura.

«Fin dall’inizio della salita – prosegue Pogacar – sapevo che i corridori della Visma stavano bene e che avrebbero provato ad attaccare. Avevano un buon ritmo e noi ne abbiamo tenuto uno altrettanto buono, quindi sicuramente non hanno avuto tante occasioni per attaccare. In alcuni tratti ho sofferto, lo sforzo è stato intenso e le raffiche di vento si sono fatte sentire. Abbiamo lasciato andare la fuga perché non ci interessava vincere. Se avessimo voluto farlo, avremmo attaccato la salita con Adam Yates, invece abbiamo deciso di lasciare spazio. Anche se con gli scatti di Jonas e miei, ho pensato che li avremmo raggiunti. Si meritavano la vittoria. Mentre ci cambiavamo ho visto Paret Peintre, era super felice. Stava chiamando qualcuno ed è stato bello. E’ stata una giornata davvero dura dopo il giorno di riposo, ma ora sono motivato per i giorni successivi».

Vingegaard ha attaccato e ci riproverà: forse manca un po’ di convinzione?
Vingegaard ha attaccato e ci riproverà: forse manca un po’ di convinzione?

Vingegaard ci crede ancora

Il danese non ha vissuto il miglior finale di tappa. Dopo aver attaccato per staccare la maglia gialla e averne subito il ritorno, Vingegaard si è ritrovato anche per terra a causa di uno scontro fortuito con un fotografo. Si spiega perché di colpo gli addetti al servizio d’ordine siano diventati spietati e per muoverci abbiamo dovuto adottare tattiche da… uomo ragno.

«Un fotografo si è ritrovato davanti a me subito dopo il traguardo – racconta Jonas – e sono finito a terra. Credo che chi sta dietro al traguardo dovrebbe stare più attento… Mi sentivo davvero molto bene. Sono molto contento delle mie sensazioni oggi e degli attacchi che sono riuscito a sferrare. Certo, non ho recuperato tempo, ma è una grande motivazione per me. Volevamo mettere dei nostri corridori in fuga, la squadra è stata fantastica. Tutti hanno lavorato, hanno dato quello che avevano e mi hanno sostenuto completamente. Pogacar mi ha seguito in ogni attacco e così ho fatto io. Non credo di aver visto debolezze in lui, ma le mie sensazioni di oggi mi danno la motivazione e mi spingeranno a continuare».

La Visma è parsa unita. Prima il lavoro di Van Aert, poi Kuss (nella foto) infine Benoot e Campenaerts
La Visma è parsa unita. Prima il lavoro di Van Aert, poi Kuss (nella foto) infine Benoot e Campenaerts

La tappa migliore

Sulla stessa linea è il suo tecnico Marc Reef, uno che porta bene alla squadra. Quando c’è, di solto vincono. Lo incontriamo nella coda delle ammiraglie che si avviano lungo la corsia di evacuazione e si ferma per rispondere a qualche domanda.

«Eravamo e siamo ancora pronti per la battaglia – dice – siamo ancora molto fiduciosi. Jonas ha incitato i ragazzi a fare un ritmo molto alto e poi ha fatto un attacco davvero, davvero forte. Benoot era pronto più avanti e dopo di lui anche Victor (Campenaerts, ndr). Penso che continuare ad attaccare sia l’unico modo per creare ancora qualcosa e riguadagnare un po’ di tempo. Vogliamo lottare per ogni occasione che avremo. E’ stata la tappa migliore che abbiamo fatto finora e continueremo a mettergli pressione. Aver visto che oggi non è riuscito a staccarci accresce la nostra fiducia per le giornate che dovremo affrontare».

Dopo l’arrivo, Pogacar ha ringraziato i compagni: qui con Adam Yates
Dopo l’arrivo, Pogacar ha ringraziato i compagni: qui con Adam Yates

Raffreddore e aria condizionata

L’ultima parola è per Matxin, il responsabile tecnico della UAE Emirates, che aspettava proprio Pogacar per affrontare la discesa. Tutti gli altri sono andati in bicicletta, con il classico fischietto al collo, approfittando della strada chiusa con encomiabile zelo dalla Gendarmerie, che per certe cose è inimitabile.

«Non siamo voluti entrare nella lotta per la fuga – dice lo spagnolo – eravamo consapevoli che a un certo punto la Visma avrebbe iniziato a muovere le acque, dato che avevano cinque corridori, fra cui due scalatori. Ma noi abbiamo usato la testa. Potevamo anche controllare e cercare di vincere la tappa, ma avrebbe significato spremere tutti i corridori per un solo giorno. Alla fine abbiamo una priorità che è la maglia gialla, alla tappa si può anche rinunciare. La Visma ci proverà ancora, dovrà provarci ancora, per questo non è nostro interesse essere sempre i primi ad attaccare.

«Il raffreddore di Tadej? Ha avuto qualche fastidio per l’aria condizionata e per tutti questi cambiamenti dovuti al meteo degli ultimi giorni. Arrivi al podio che ci sono 15 gradi, poi il giorno dopo ne trovi 30 e in hotel hai l’aria gelida. Fa parte degli aspetti da tenere sotto controllo».

In sintesi, prima di salutarvi e darvi appuntamento a domani: se Pogacar sta bene, te ne accorgi perché attacca. Se invece non è al meglio, si mette buono in gruppo e lascia fare. Manca una settimana di Tour, mancano le Alpi dove probabilmente pioverà. L’obiettivo della maglia gialla è fisso su Parigi: le azioni plateali per ora sono sospese, in attesa di altre comunicazioni.

Pablo Torres solidità, crescita e una news: farà l’Avenir

27.05.2025
4 min
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Pablo Torres è un altro gioiello della ricca corona della UAE Emirates e uno degli scalatori più forti in prospettiva. Su di lui, tutto sommato, si sa ancora poco. Quest’anno è passato nella squadra WorldTour. Torres era già in casa UAE, ma nella continental, ed era seguito da Giacomo Notari.

Come si sta adattando a questa nuova dimensione? Sin qui ha messo nel sacco ben 32 giorni di corsa e si è fermato ai primi di maggio a causa di una caduta, come vedremo. Tante corse a tappe per mettere chilometri ed esperienza nelle gambe e aumentare il motore. Ricordiamo che parliamo di un ragazzo nato nel 2005.

Torres sul podio del Giro d’Abruzzo dove ha chiuso terzo nella generale e primo nella classifica dei giovani
Torres sul podio del Giro d’Abruzzo dove ha chiuso terzo nella generale e primo nella classifica dei giovani

Dall’Abruzzo all’Ungheria

Ci eravamo lasciati con Pablo Torres brillante al Giro d’Abruzzo e poi al servizio del team al Tour de Romandie, sua terza gara WorldTour. Lo spagnolo era partito alla volta della corsa magiara con i gradi di leader e grandi ambizioni, ma nella seconda tappa ecco una brutta caduta che lo ha messo ko. Commozione cerebrale e stop forzato.

Come sta dunque Pablo Torres? «In Ungheria è caduto – spiega Matxin – ed è un peccato perché avrebbe potuto fare classifica. C’era per lui una tappa in salita interessante. La cosa importante però è che sta recuperando bene».

Noi ci ricordiamo delle sue imprese al Giro della Valle d’Aosta. Vederlo pedalare dal vivo non fu cosa banale: scioltezza e potenza insieme.

Matxin con il suo pupillo al Catalunya (foto Instagram)
Matxin con il suo pupillo al Catalunya (foto Instagram)

La crescita

Non è facile stabilire quanto sia cresciuto il madrileno. Ma se una squadra come la UAE Emirates, dove di certo non c’è fretta di sfornare campioni, ti promuove in prima squadra, vuol dire che stai andando bene e che la stoffa c’è.

«Io – va avanti Matxin – dico che Pablo sta facendo bene la sua professione ed è senza dubbio in crescita. Sta imparando a prendere il livello del WorldTour, che è diverso da quello della continental. Lo sta facendo piano piano. Stiamo mischiando un po’ le cose e le corse: alcune gare di primo livello e altre nel WorldTour, per far sì che possa crescere, come detto, e ottenere, non col Tour, qualche risultato».

«Non voglio neanche etichettare la sua crescita con un numero, con i watt… Non è una macchina che è in anticipo o in ritardo su certi parametri. Vogliamo fare le cose in maniera corretta, rispettando i suoi tempi. Se lui va forte siamo contenti, se va meno forte siamo fiduciosi per quello che sarà. Insomma, vogliamo togliergli tutta la pressione e dargli tutta la fiducia».

Torres al Romandia ha lavorato per il team e capitan Almeida. Anche questo fa parte della “scuola”
Torres al Romandia ha lavorato per il team e capitan Almeida. Anche questo fa parte della “scuola”

Torres all’Avenir

Matxin parla a tutto tondo del suo giovane connazionale. Esalta sia l’aspetto tecnico che quello umano.

«Pablo è un ragazzo d’oro. In squadra lo adorano tutti. Si sa far voler bene, E’ un ragazzo umile che ha tanta, tanta voglia di vincere. Per lui tutto questo è un sogno. Mi diceva: “Il primo giorno che sono stato con la prima squadra e sedermi al fianco di Tadej, Adam o Jay… non ci credevo. Erano i corridori di cui avevo il poster in camera”».

Ma c’è una domanda che ci preme fare al manager della UAE Emirates. Di solito chi arriva al primo anno nel WorldTour non fa un grande Giro. Tuttavia, qualche eccezione c’è stata: Del Toro e, prima ancora, Ayuso. Insomma, c’è un’idea Vuelta per Torres?

«Quest’anno no – replica Matxin – almeno per il momento. Ma vi dico questa: Torres farà il Tour de Suisse, il campionato nazionale e, visto che l’anno scorso è arrivato secondo sarà presente al Tour de l’Avenir. Abbiamo parlato con la Federazione spagnola, l’ho fatto io personalmente, per prepararlo bene in vista dell’Avenir».

Matxin sicuro: «Del Toro più forte. Pronto per il Giro con Ayuso»

31.03.2025
4 min
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Con il Giro d’Italia alle porte, dove sarà al via, e la vittoria alla Milano-Torino, Isaac Del Toro è nuovamente sotto i riflettori. Il messicano del UAE Team Emirates continua a crescere, dimostrando maturità e costanza. Ma quanto queste qualità sono aumentate in lui? E’ un tema che abbiamo voluto approfondire con Joxean Fernand Matxin, tecnico e talent scout della squadra emiratina.

Archiviata questa prima porzione di stagione, ora il messicano correrà il Giro dei Paesi Baschi (7-12 aprile), poi andrà in altura e inizierà il grande lavoro in vista della corsa rosa. E’ tempo non tanto di primi bilanci, che ovviamente sono positivi, ma per fare il punto e capire qual è lo “stato dell’arte” di Del Toro. Lui ad inizio stagione aveva dichiarato: «Per il 2025 sono più ambizioso. Voglio fare meglio e ottenere risultati migliori, il che è qualcosa che arriva con il tempo». Vediamole dunque queste ambizioni e attraverso cosa passeranno.

Joxean Fernàndez Matxin è Sports Manager UAE Team Emirates (foto Instagram)
Joxean Fernàndez Matxin è Sports Manager UAE Team Emirates (foto Instagram)
Joxean, possiamo dire che Del Toro ha fatto un altro step di crescita?

E’ un corridore con tanto talento e tanta classe. Ho piena fiducia che possa diventare, piano piano ma neanche troppo lentamente, un grandissimo atleta. Lo ha già dimostrato vincendo diverse gare l’anno scorso e si è confermato quest’anno conquistando la Milano-Torino.

Avete previsto un percorso di crescita per Del Toro: è in linea con i parametri prefissati?

Sì, assolutamente. Ma non poniamo un focus rigido su numeri o obiettivi specifici. Non lavoriamo con macchine. Vogliamo che la crescita sia graduale, un passo alla volta. Il mio approccio è quello di migliorare ogni anno. I risultati ci sono, ma non ci basiamo solo sulle vittorie. Le prestazioni sono importanti, l’approccio alla vita da corridore (e non solo), le sue reazioni di fronte a tutto questo… e quelle di Isaac sono sempre più corpose.

Parlare di numeri non è facile, ma avete notato dei miglioramenti da quel punto di vista?

Isaac è in fase di miglioramento, anche perché sta completando il suo sviluppo fisico. Nei giovani, ogni giorno può rappresentare un progresso. I buoni corridori eccellono inizialmente su brevi durate come uno o dieci minuti, ma crescendo migliorano anche sui venti o trenta minuti. Isaac sta progredendo in tutti questi aspetti: sia nelle fasi intense e brevi che in quelle più lunghe. Questo ci rende fiduciosi, ma evitiamo di mettergli pressioni o aspettative eccessive.

Del Toro e Ayuso: due talenti e anche due amici. Sangue latino per entrambi
Del Toro e Ayuso: due talenti e anche due amici. Sangue latino per entrambi
A livello umano come ti sembra? E’ più maturo rispetto all’anno scorso? Si dice che si sia integrato bene a San Marino.

E’ molto maturato, anche se lo era già. Ha un cuore grande ed è una persona che si lascia voler bene. E’ franco e responsabile: se c’è da aiutare, aiuta. Se c’è da prendersi una responsabilità, lo fa. Lo vedo spesso scherzare, ma quando è il momento di fare sul serio, è sempre pronto. Cuore e talento, e tutto questo si riflette anche in corsa.

Ti aspettavi la sua vittoria alla Milano-Torino?

Non era nei programmi iniziali. Isaac doveva essere competitivo all’inizio della stagione per poi fermarsi in vista del Giro d’Italia, ma un piccolo problema al ginocchio ha cambiato i suoi piani. Alla Milano-Torono il leader doveva essere Jan Christen, ma si è rotto la clavicola, avevamo bisogno di un sostituto. Ma non ci sembrava giusto un sostituto che prima magari avrebbe dovuto aiutare Christen.

Isaac in azione con Adam Yates alla Tirreno per aiutare proprio Ayuso. Prove di Giro…
Isaac in azione con Adam Yates alla Tirreno per aiutare proprio Ayuso. Prove di Giro…
E lo avete detto a Del Toro…

Esatto, abbiamo chiesto a Isaac di correre la Milano-Torino e di farlo da leader. Gli abbiamo dato questa chance. Nonostante il calendario intenso, ha colto l’opportunità e ha vinto.

Dopo la Vuelta dell’anno scorso, ora arriva il Giro d’Italia. E’ pronto? Come può aiutare Juan Ayuso?

E’ sicuramente pronto fisicamente. Quella esperienza gli è servita moltissimo. Con Juan ha un rapporto perfetto, c’è grande amicizia e lo stesso vale per Tadej e tutti gli altri della squadra. Isaac è felice in questo ambiente e la squadra lo sostiene con affetto. AL Giro sarà un aiuto importantissimo per Ayuso.

Può già contare sul supporto dei big del team?

Assolutamente. Per esempio, quando vediamo che sta bene e può vincere, può contare sull’aiuto di corridori come Adam Yates. Un anno fa era in una squadra dilettantistica e oggi corre in un team WorldTour, a volte anche da leader. Questo per lui è un sogno e non lo dà mai per scontato.

Matxin: «Ayuso ora è pronto per vincere il Giro»

07.03.2025
5 min
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Juan Ayuso punterà al Giro d’Italia, lo spagnolo lo ha confermato nei giorni scorsi dopo la vittoria al Trofeo Laigueglia. Prima ci sarà il passaggio dalla Tirreno-Adriatico, nella quale lo scorso anno aveva conquistato il secondo posto alle spalle di Jonas Vingegaard. L’inizio di stagione del ventiduenne scalatore del UAE Team Emirates-XRG è stato folgorante: tre gare disputate con due vittorie all’attivo.

Dopo il podio alla prima partecipazione alla Vuelta del 2022, al quale era seguito un quarto posto l’anno successivo, nel 2024 era arrivato anche l’esordio al Tour de France. Un’avventura sfortunata, terminata con il ritiro a causa del Covid

Juan Ayuso fisicamente è cresciuto parecchio nelle ultime stagioni
Juan Ayuso fisicamente è cresciuto parecchio nelle ultime stagioni

Il rosa nel destino

Il 2025 per Juan Ayuso avrà il colore rosa, simbolo del primato al Giro d’Italia. Maglia già conquistata quattro anni fa al Giro Under 23 quando in maglia Colpack-Ballan aveva vinto tre delle dieci tappe. Ripensando al percorso di crescita dello spagnolo sembra arrivato il momento giusto per provare a vincere il suo primo Grande Giro, ma riuscirà a farlo con la stessa solidità che aveva contraddistinto i suoi anni da juniores e under 23?

Per rispondere a questa domanda ci rivolgiamo direttamente a Joxean Matxin, che il talento di Ayuso lo ha visto sbocciare e poi fiorire.

«Lo conosco da quando era allievo – racconta Matxin – e sono convinto che può essere un corridore in grado di vincere le grandi corse a tappe. E’ un atleta polivalente, sa andare forte a cronometro, in salita e in volata ha un ottimo spunto veloce. Quest’ultima qualità l’avete vista al Laigueglia nei giorni scorsi, la facilità con cui ha vinto quello sprint è un bellissimo segnale».

Lo scorso anno lo spagnolo è stato protagonista di una solida Tirreno-Adriatico, quest’anno torna per vincere
Lo scorso anno lo spagnolo è stato protagonista di una solida Tirreno-Adriatico, quest’anno torna per vincere
Avete lavorato tanto durante l’inverno?

Abbiamo fatto i passi giusti affinché Juan (Ayuso, ndr) riuscisse a migliorare ancora. Ha lavorato molto di più in palestra, perché nel ciclismo moderno non conta solo essere magri ma avere un giusto equilibrio tra peso e forza. Lui sul rapporto tra peso e potenza è sempre stato a livelli alti, mancavano alcuni tasselli e quest’anno li ha aggiunti. 

Da quando era allievo com’è cambiato?

E’ cresciuto anno per anno, non c’è stata una cosa nella quale è migliorato più di altre. Si è trattato di un passaggio naturale e lui è stato bravo a fare i passi giusti: prestazioni, numeri e professionalità. Ayuso ha sempre avuto la testa da corridore, ma questa è sempre andata di pari passo all’età anagrafica. Quando aveva 16 anni era in un modo e ora che ne ha 22 è in un altro. Sa cosa vuol dire essere un ciclista, lo ha sempre saputo. 

Questo ha permesso una progressione continua?

Ci siamo sempre impegnati affinché riuscisse ad avere un margine sul quale lavorare anno dopo anno, questo ci ha garantito tanti miglioramenti una volta passato professionista. 

Al Giro d’Italia U23 aveva dominato, indossando la maglia rosa per nove dei dieci giorni di corsa
Al Giro d’Italia U23 aveva dominato, indossando la maglia rosa per nove dei dieci giorni di corsa
Ha la solidità per poter vincere un Grande Giro?

Non ho nessun dubbio a riguardo. Quando aveva 20 anni alla Vuelta ed era il suo primo anno da professionista. Ora è pronto, ne sono sicuro. 

Cambiano però gli scenari…

Nell’anno in cui è andato a podio alla Vuelta aveva avuto il Covid ma poi il ritiro di Roglic gli aveva lasciato spazio per il terzo posto. Ma un corridore come Ayuso è in grado di fare bene ovunque e lo ha fatto vedere. In questo inizio di stagione ha vinto due gare su tre. Negli anni passati ha vinto il Giro dei Paesi Baschi, è arrivato secondo alla Tirreno e al Giro di Svizzera. 

Sapere che verrà al Giro ci fa tornare alla mente quando lo dominò al primo anno da U23, secondo te è possibile pensare a una tale forza?

Anche questo aspetto è cresciuto insieme a lui negli anni. Al primo anno da under 23 aveva esordito tra i professionisti facendo esperienza, poi nelle gare di categoria aveva dominato. Inizialmente avevamo pensato che il posto giusto per lui fosse la squadra di Axel Merckx, poi la scelta era ricaduta sulla Colpack. Facendo le nostre valutazioni avevamo capito che Ayuso avesse bisogno di correre in Italia.

Alla sua prima Vuelta Ayuso è salito sul podio alle spalle di Evenepoel e di Mas, la stagione successiva fu quarto a Madrid
Alla sua prima Vuelta Ayuso è salito sul podio alle spalle di Evenepoel e di Mas, la stagione successiva fu quarto a Madrid
Perché?

Da junior in Spagna partiva a quaranta chilometri dall’arrivo e vinceva da solo. Non si era mai messo alla prova nel lottare per le posizioni, trovare il giusto spazio in salita e in altri aspetti tattici. Anche in questi dettagli è migliorato anno dopo anno, lo vedo più sicuro e convinto dei propri mezzi. 

E’ il momento del salto definitivo…

Assolutamente, penso sia pronto. Anzi ne sono certo.

Pogacar allunga le mani su Sanremo, Fiandre, Tour e mondiale

11.12.2024
8 min
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BENIDORM (Spagna) – E venne finalmente il giorno di Pogacar. Lo abbiamo aspettato per tutto il giorno. E’ uscito in bici vestito con l’iride, dedicando poche parole a poche persone. La Colnago bianca come quella del Lombardia e non la Y1Rs nuova e futuristica su cui è stato alzato il velo giusto ieri. Pare che la conformazione a dir poco originale del manubrio richieda un’attenzione certosina per la messa in sella, per cui ci vorrà ancora qualche giorno prima che la squadra cominci a usarla.

La mattina era inondata di sole, solo nel pomeriggio si è alzato il solito vento che ha portato nuvole e qualche grado in meno. Per il resto, la regione è un incanto a misura di ciclista. Accorgersi ogni volta della disciplina delle auto dietro i gruppi ci fa vergognare della nostra voglia di passarli.

Per questo primo ritiro, il UAE Team Emirates ha scelto il gigantesco Grand Luxor Hotel, parte integrante di Terra Mitica, il parco dei divertimenti a Benidorm, che per anni ha sponsorizzato la nazionale spagnola. Una hall smisurata, marmi e statue finte di divinità egizie, la piscina e il mare in lontananza.

Prima che arrivasse Pogacar, Matxin ha spiegato il suo programma per il 2025
Prima che arrivasse Pogacar, Matxin ha spiegato il suo programma per il 2025

Svelato il calendario

Prima di Pogacar è stata la volta di Matxin. Il capo dell’area tecnica della squadra ha spiegato per sommi capi i programmi del campione sloveno. Inizio al UAE Tour. Poi Strade Bianche, Sanremo e le classiche del pavé fino al Fiandre. Quindi le Ardenne e il Tour de France preceduto dal Delfinato. Ha anche detto che per battezzare il secondo Grande Giro, aspetteranno la presentazione della Vuelta il 19 dicembre, ma la sensazione è che quest’anno al Giro avremo Ayuso e non Pogacar.

Quando Tadej si siede davanti al plotone dei giornalisti, il nodo del calendario è già sciolto, ma tutto sommato l’attesa era inferiore allo scorso anno, quando la scelta del Giro era un fattore intrigante per la possibile doppietta col Tour. Ora che lo sloveno ha dimostrato di non avere limiti, il suo calendario ha smesso di essere motivo di interesse. Solo i giornalisti spagnoli insistono per sapere se tornerà alla Vuelta.

Aver realizzato la doppietta Giro-Tour ha in parte tolto la suspense dall’annuncio del calendario
Aver realizzato la doppietta Giro-Tour ha in parte tolto la suspense dall’annuncio del calendario
Come fai ad addormentarti pensando a questa stagione così bella, forse la più grande di sempre?

Non sono io a giudicare, ma dal mio punto di vista, è stato un anno davvero grandioso. Mi sono divertito molto, per cui dormo davvero bene. E con tanti bei pensieri nella testa.

Cosa ha fatto sì che quest’anno tutto funzionasse?

Non lo so, credo che le cose a volte vadano bene, ma serve anche avere fortuna. Nel ciclismo, nello sport in genere è così. E quest’anno sono davvero grato e fortunato che tutto sia andato come volevamo. Sono arrivato in buona forma in ogni gara dall’inizio alla fine. Tutti i pezzi più piccoli si sono uniti e hanno composto il quadro. Allenamento, alimentazione, l’ambiente intorno a me… Tutto si unisce per dare vita alla stagione perfetta.

Puoi parlarci del tuo programma per il 2025 e spiegare i tuoi obiettivi?

Non c’è niente di strano nel mio programma. Inizio con il UAE Tour come ho già fatto altre volte in passato. Farò alcune classiche in Italia, alcune in Belgio fra il pavé e le Ardenne e poi inizierò la preparazione per il Tour, che sarà l’obiettivo principale insieme ai campionati del mondo. Voglio andare a difenderli entrambi e questo mi dà grande piacere.

Uscita del mattino. Il giovanissimo Giaimi alle prese con il misuratore di potenza del capo Gianetti
Uscita del mattino. Il giovanissimo Giaimi alle prese con il misuratore di potenza del capo Gianetti
Pensi di poter migliorare o sarà più importante mantenere lo stesso livello del 2024?

Penso che migliorerò, questo almeno è l’obiettivo. Le esperienze sono occasioni di crescita e io non mi considero ancora un corridore anziano. Sono piuttosto giovane, quindi forse c’è ancora spazio per crescere. Dovremo aspettare e vedere durante l’inverno se riesco a crescere in qualche aspetto. Le prime gare diranno se ci sono riuscito. Ma anche se sarò un po’ meno forte di quest’anno, penso che andrà bene lo stesso.

Hai individuato l’area in cui potresti migliorare di più?

Ci sono piccoli dettagli, come in qualsiasi altra cosa. Penso che gli esseri umani possano sempre migliorare se stessi e penso che nello sport sia lo stesso. Cerchi di migliorare fino alla fine della tua carriera e quando non ci riesci più, forse è il momento di dire basta. Altrimenti te ne accorgi quando è tardi e va tutto a rotoli. Per quanto mi riguarda, penso ai dettagli sulla bici, in allenamento, nell’alimentazione e nel sonno. Si può migliorare tutto e cercare di arrivare al 100 per cento. Dovrò impegnarmi alla perfezione e cercare di fare un passo avanti in ogni aspetto.

In realtà il tuo off-season è stato tutto fuorché riposante: può esserti costato troppo?

Sono riuscito a riposare bene. Ci siamo divertiti molto nel ritiro degli Emirati Arabi Uniti. C’è stato qualche impegno, ma con i compagni di squadra è andata molto bene. Poi sono stato in vacanza con Urska ed è stato davvero fantastico. Ci sono stati alcuni obblighi a cui non potevo dire di no, ma in genere ho capito che non puoi semplicemente stare seduto a casa tutto il tempo senza fare niente. Devi vedere persone, amici, famiglia, sponsor, partecipare ad alcuni eventi. Ogni anno è più o meno uguale e quando arriva il momento di riprendere gli allenamenti diventa impegnativo.

Un assalto di microfoni e telecamere per Tadej Pogacar al Grand Luxor Hotel
Un assalto di microfoni e telecamere per Tadej Pogacar al Grand Luxor Hotel
Tutto ciò richiede grande concentrazione. Hai mai pensato di farti aiutare da un mental coach per gestire tanta tensione?

La salute mentale è una cosa di cui in passato non si parlava a sufficienza. Ora le persone iniziano a rendersi conto che è un aspetto piuttosto importante, anche se non tutti hanno chiaro cosa fare. E’ difficile trovare qualcuno di cui ti puoi fidare, quindi questo sarebbe il primo passaggio. Se si sblocca una situazione mentale che ti condiziona, potresti averne anche dei miglioramenti nello sport. Ma la cosa più importante è che sarai più rilassato e più felice, anche al di fuori della vita ciclistica.

Hai firmato un contratto lunghissimo, fino al 2030: sarà un elemento di tranquillità per il futuro non dover pensare a questo aspetto?

Questa è una cosa certa. Quando firmi un contratto lungo puoi concentrarti di più solo sul ciclismo e sul fare bene la tua parte. C’è anche da dire che in questa squadra conosco tutti molto bene. Ho costruito delle grandi amicizie, quindi per me è bello restare molto a lungo. Non mi meraviglierei di chiudere qui la mia carriera.

Hai parlato delle classiche del pavé, ma non della Roubaix: come mai?

Non è una decisione definitiva, potrei anche decidere di farla, anche se sono certo che non mi si addica e che ho tanto tempo ancora per provarci. Mi piace molto fare le classiche, nel 2023 ho avuto una stagione fantastica finché non sono caduto. Per cui voglio tornare sul pavé almeno un altro paio di volte e non importa se per allora non avrò più la maglia iridata.

Sanremo 2024, il forcing di Pogacar sul Poggio non è bastato per fare il vuoto
Sanremo 2024, il forcing di Pogacar sul Poggio non è bastato per fare il vuoto
Abbiamo chiesto a Matxin se ci sono possibilità che tu prima o poi faccia i tre Grandi Giri nello stesso anno e lui dice di no, almeno per quest’anno…

Mi piacerebbe provare, ma non è una priorità né qualcosa per cui morirei. Quest’anno ho fatto Giro e Tour. Sarebbe bello anche fare Tour e Vuelta, fermo restando che il Tour è il più grande. Nel 2024 ho scoperto che fare due Giri nello stesso anno è molto bello, ma devi essere in buona forma. Devi pianificare e organizzare molto bene gli allenamenti, la pianificazione dei training camp e i periodi di riposo nel mezzo.

Uno dei grandi obiettivi che ti mancano è la Milano-Sanremo, hai già qualche idea di come correrla?

La Sanremo è la gara meno prevedibile del calendario, eppure è una di quelle in cui voglio davvero dimostrare il mio valore. Mi sto avvicinando al primo posto, ma ci sto arrivando lentamente. Penso che per l’anno prossimo sia uno dei primi obiettivi. E’ una Monumento davvero bella, la gara più lunga della stagione, che si concentra nelle ultime due salite della giornata. E’ davvero interessante e non vedo l’ora che venga.

Quanto è importante avere una bici aerodinamica per la Sanremo?

Non direi che la cosa più importante sia avere una bici aerodinamica. Di sicuro aiuta, ma si certo hai più bisogno di comfort, dato che passi molto tempo in sella. Hai anche bisogno di una bici che vada molto veloce su pendenze del 5-7 per cento e che vada bene in curva per l’ultima parte della gara. Ci sono molte occasioni in cui si corrono dei rischi, soprattutto nelle discese finali dalla Cipressa e dal Poggio. Quindi serve una bici veloce che vada bene in discesa.

Nel salone delle bici, ecco la nuova Colnago Y1Rs con i colori di Pogacar
Nel salone delle bici, ecco la nuova Colnago Y1Rs con i colori di Pogacar
Se dovessi scegliere quale sia l’aspetto più importante in cui puoi migliorare, di cosa parleresti?

Penso la completezza, l’attenzione all’allenamento, all’alimentazione sana e al sonno. Questa coerenza, la regolarità di ogni giorno ti consente di concentrarti su ciò che vuoi fare ed è la cosa principale da migliorare.

Molti dei miglioramenti di cui abbiamo parlato finora sono correlati alla scienza. Nel ciclismo è tutto molto calcolato, quanto è importante per te essere libero di attaccare da lontano?

Penso che quando si tratta di tattica, il ciclismo sia uno degli sport più liberi. Puoi anche fare riunioni di dieci ore cercando di spiegare come andrà la gara e ugualmente non riuscirai mai a inquadrarla, perché ci sono tante opzioni che possono accadere. Il ciclismo è uno sport molto aperto e imprevedibile. I corridori devono usare tanto la testa ed è la parte di questo lavoro che mi piace di più.

Lo squillo di Giaimi a cronometro, un anticipo per il 2025

21.10.2024
5 min
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Non avrà più il fascino del secolo scorso, delle sfide infuocate fra Merckx e Gimondi o fra Hinault e Moser, ma la Chrono des Nations resta sempre un appuntamento di prestigio per chi ama confrontarsi contro il cronometro. Soprattutto per le categorie inferiori. Luca Giaimi ne aveva fatto un obiettivo primario un po’ forzato, scaturito dall’andamento ondivago della sua prima stagione da U23. Ma alla fine il secondo posto di caregoria rappresenta tanto, è una boccata di fiducia.

Il podio della prova U23, vinta da Soderqvist con 47″ su Giaimi e 48″ sul belga Vervenne (foto Guerin/DirectVelo)
Il podio della prova U23, vinta da Soderqvist con 47″ su Giaimi e 48″ sul belga Vervenne (foto Guerin/DirectVelo)

Sotto il diluvio veneto, dove si trova per le ultime classiche italiane della stagione, il portacolori del devo team della Uae parte proprio dal podio transalpino per analizzare la sua stagione: «Era una conferma alla quale tenevo particolarmente. Ho chiesto espressamente di affrontare la trasferta prima di venire in Veneto, perché quest’anno non avevo potuto fare cronometro dal Giro Next Gen. E soprattutto ho voluto lavorarci sopra, volevo vedere quale livello posso raggiungere. Ho cercato di prepararla, Matxin mi ha dato l’opportunità di farlo credendo in questo mio piccolo progetto e il risultato mi ha dato le risposte che cercavo».

Ti si era un po’ perso di vista…

Effettivamente quest’anno ho corso poco e senza grandi risultati soprattutto nella prima parte, infatti sapevo che non sarei andato né agli europei né ai mondiali. Ho lavorato molto in allenamento anche se le gare non andavano bene, anche per questo avevo bisogno di un risultato in chiusura di stagione.

In Francia l’azzurro ha confermato la sua ottima propensione per le gare contro il tempo
In Francia l’azzurro ha confermato la sua ottima propensione per le gare contro il tempo
Come giudichi quest’annata?

Direi a due facce. Fino a luglio mi è pesata tantissimo la scuola, infatti ho potuto gareggiare poco e soprattutto inseguivo sempre la miglior condizione. Mi sentivo inferiore agli altri, d’altronde mi ero messo d’impegno con lo studio per finire bene e la squadra mi ha dato mano libera in tal senso. Ad agosto ho voluto un cambio di rotta e ho trovato in Alessandro Covi un grande amico oltre che una guida in allenamento. Ci alleniamo a Varese e dintorni dove c’è davvero ogni tipo di percorso. Sto cambiando il mio modo di vivere, entrando sempre più nella mentalità del ciclista a tempo pieno.

Tu quest’anno hai fatto già un buon numero di gare con la squadra WorldTour. Quanto cambia rispetto al tuo team abituale?

Molto, si impara tanto. Soprattutto il modo di avviare le corse, il lavoro che c’è nella prima parte sia per mandare avanti la fuga o per ovviare se non ci si è entrati. Io sono stato deputato proprio al lavoro in avvio delle gare, per questo ad esempio nelle classiche italiane mi sono ritirato. Serve molto per acquisire quel ritmo che è molto diverso da quello a cui siamo abituati. Faccio un esempio: la Parigi-Tours con i suoi 213 chilometri è la gara più lunga che abbia mai percorso. Anzi posso dire: il giorno nel quale ho coperto più chilometri in tutta la mia vita…

Il ligure, al suo primo anno nel devo team della Uae, ha fatto molta esperienza con il team WT
Il ligure, al suo primo anno nel devo team della Uae, ha fatto molta esperienza con il team WT
Il fatto che la squadra ti abbia chiamato in causa tante volte è però un sintomo di grande fiducia. Che cosa significa far parte dello stesso team di Pogacar e quindi vivere, anche se non direttamente, il suoi trionfi?

Sicuramente aiuta il morale. Io credo che la forza del team sia la sua coesione. I suoi successi ti portano ad attaccarti sempre più alla maglia. Io non ho avuto la possibilità di correre ancora con lui, ma ho gareggiato insieme a grandi campioni, ad esempio Hirschi. Standoci insieme, si ha l’opportunità di imparare tantissimo, per noi giovani è un plus.

Tornando a te, avrai altre occasioni per gareggiare con i “grandi”?

Mi hanno già detto di sì, anzi saranno sempre di più le occasioni e questo è sinonimo di fiducia. Ci saranno tante gare con la squadra del WorldTour, per aumentare la mia esperienza. So che il mio lavoro viene apprezzato sempre di più e questo vale molto perché nel team c’è molta competitività: se non vai forte, la squadra non ti convoca…

32 giorni di gara per Giaimi, con il 4° posto al GP Kranj come miglior risultato oltre a quello in Francia
32 giorni di gara per Giaimi, con il 4° posto al GP Kranj come miglior risultato oltre a quello in Francia
Perché non sei stato in Danimarca per i mondiali su pista?

Diciamo che un po’ è colpa mia. Villa ha chiesto di partecipare ai ritiri, ma tra corse e preparazione della crono non potevo dare le garanzie che chiedeva. Mi serviva fare questo percorso di carriera. Mi sarebbe piaciuto esserci, ma per farlo devi essere davvero al 100 per cento e con la pista ora non ho il necessario feeling.

Ma continuerai con la pista?

Certo, basterà trovare i giusti spazi nei rispettivi calendari per fare tutto al meglio. La squadra è perfettamente d’accordo che segua entrambi i percorsi, io alla pista tengo molto e soprattutto a percorrere una strada che possa portarmi a Los Angeles 2028 che è un mio obiettivo.

Per il corridore di Alassio tanto lavoro per i compagni. Ci saranno occasioni per vederlo leader?
Per il corridore di Alassio tanto lavoro per i compagni. Ci saranno occasioni per vederlo leader?
Tu spesso parli di lavorare per gli altri e della soddisfazione del team per il tuo apporto per la causa comune. Non temi però di essere identificato sempre più in un corridore che aiuta e non in uno che può mettere la propria firma sulle corse?

Le occasioni arrivano, bisogna farsi trovare pronti quando accadrà, fisicamente ma anche come esperienza. Alla Parigi-Tours, ad esempio non c’era un leader prestabilito, tutti correvano per procacciarsi la propria chance. Io troverò i miei spazi, ma devo ancora crescere…