Un classe ’98 non è vecchio. E il caso Tarozzi insegna…

13.09.2021
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Manuele Tarozzi, passerà professionista con la Bardiani Csf Faizanè. Il corridore della #inEmiliaRomagna Cycling Team è uno dei tanti acquisti del Greenteam per la prossima stagione. Ma il suo passaggio, rispetto ad altri ragazzi che si aggregheranno alla famiglia Reverberi ha qualcosa di particolare. 

Primo, perché Tarozzi è quasi “vecchio” essendo un classe 1998 e oggi si vede passare tantissimi giovani. Secondo, perché è un romagnolo che fa il salto in un team emiliano, senza contare che già corre in questa regione. Insomma c’è anche un po’ di sano, sanissimo, campanilismo. Un fatto così merita di essere approfondito. E lo facciamo con il suo attuale diesse, Michele Coppolillo, che tra l’altro ha vissuto una storia molto simile da giovane.

Tarozzi, tra Bruno Reverberi (a sinistra) e Michele Coppolillo (a destra)
Tarozzi, tra Bruno Reverberi (a sinistra) e Michele Coppolillo (a destra)
Michele, tu conosci Tarozzi da molto tempo. Che tipo è?

Ce l’ho da quattro anni e sì, lo conosco bene. Negli ultimi tempi è maturato molto e potrà fare bene. E’ un passista. Un passista che sa andare all’attacco e questa cosa mi piace perché dell’andare in fuga ho fatto l’emblema della mia carriera. A volte sbaglia ancora un po’, ma ci sta in questa categoria.

Che “motore” ha? Che corridore vedremo tra i pro’?

Manuele ha un margine enorme. E’ maturato tardi rispetto ad altri. Fino a quest’anno non aveva mai fatto il corridore al 100% si può dire. Ma con lo staff ci abbiamo lavorato molto. Abbiamo avuto pazienza e anche lui crede di più nelle sue possibilità. Dopo aver raccolto qualche risultato in estate è aumentata la sua autostima. Al Giro U23 ci si aspettava di più, bisogna ammetterlo, ma dopo il bel campionato italiano con i pro’ ha acquisito credibilità. E lo stesso ha fatto chi doveva notarlo.

Tarozzi in azione al campionato italiano di Imola dove è stato autore di una grande prestazione
Tarozzi in azione al campionato italiano di Imola dove è stato autore di una grande prestazione
Perché hai detto che non faceva la vita al 100%?

Non che non la volesse fare per pigrizia, ma perché lui era un tipo un po’ “naif”. Inoltre non credeva troppo nei suoi mezzi. O meglio, non ne aveva la consapevolezza. E non aveva la totale cognizione di quel che stava facendo. Magari non mangiava bene, non si allenava sempre al massimo. E qui basta fare le cose all’85% che gli altri ti scappano via. Perché okay che il ciclismo è cambiato, ma certe regole valgono sempre. Si trattava di una crescita generale.

Prima hai detto che è maturato tardi. In effetti lui è un classe 1998. Ai tempi di oggi per alcuni è “vecchio”. Ha rischiato di non passare…

Sappiamo che tutto è accelerato oggi. E a me questa cosa piace poco. Per me uno juniores dovrebbe fare lo juniores, un under 23 l’under 23. Ma questa è la situazione. Negli ultimi tempi, vuoi per gli allenamenti, vuoi per l’alimentazione… molti maturano prima ma non è questa la norma. Chi passa giovanissimo e poi vince è un’eccezione. Quindi sì: in questo ciclismo Tarozzi ha rischiato di non passare essendo un 1998. Ha fatto 5 anni anni da dilettante.

E non ha avuto paura di “restare a piedi”?

Beh, certo. Specie dopo il Giro aveva tanti dubbi. Non è stato facile farlo restare sul pezzo. Fargli capire che aveva i numeri a posto. Ma è stato facile dopo cinque anni tra gli under e continuando a vedere corridori più piccoli fare il salto.

Quest’anno il corridore di Coppolillo ha vinto due gare: il Trofeo Malmantile (in foto) e il Giro delle Due Province
Quest’anno Tarozzi ha vinto due gare: il Trofeo Malmantile (in foto) e il Giro delle Due Province
C’erano già stati dei contatti con la Bardiani prima del Giro U23?

Si era accennato a qualcosa, ma poi servivano i risultati. Da parte di Tarozzi serviva costanza. E non bisognava arrivare bene una volta e poi sparire per un mese. Ma come ripeto da parte mia e di tutto lo staff ci sono stati tanta pazienza e tanto lavoro.

Che difficoltà incontrerà, conoscendolo?

I primi tempi non sarà facile l’impatto con la categoria, non dovrà mollare anche se gli altri si aspetteranno grandi cose da lui. Stare alla Bardiani però è una fortuna: non ti mette pressione. A me per esempio diedero tempo. Non ci sono gerarchie bene definite, tattiche troppo ristrette e per un neopro’ questo è un vantaggio. Ricordo che nei primi tempi Bruno Reverberi non mi ha mai detto: tu non vai in fuga, o vai a tirare… Avevo carta bianca. Ho potuto correre a modo mio. Magari buttando delle corse al vento, ma mi fu data la possibilità di mettermi in luce.

E poi è tutto in salsa emiliano-romagnola. Tarozzi si sentirà a casa…

Eh sì, sarà un binomio perfetto: un romagnolo in un team emiliano. Poi nessuno ha la bacchetta magica però… è un buona possibilità per Tarozzi e per i giovani come lui.

18 luglio: la domenica pazzesca dei fratelli Dapporto

23.07.2021
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Chi lo ha detto che il lunedì è sempre un giorno difficile? La “monday motivation” in casa Dapporto è figlia di una domenica speciale, unica. La classica sgambata di scarico di lunedì scorso dei fratelli faentini Pietro e Davide, rispettivamente allievo e U23, deve essere stata simile ad una passerella nella quale avranno rivissuto assieme ciò che hanno compiuto il giorno prima, magari – anzi senz’altro – ricevendo anche i complimenti dai conoscenti incontrati per strada o dai loro compagni di allenamento.

Primi insieme

Infatti durante la stessa mattina di domenica 18 luglio hanno centrato la vittoria nelle loro categorie a distanza di poche ore (e di 300 chilometri) l’uno dall’altro: Pietro, classe 2005 della Cotignolese, ha conquistato il 16° Memorial Davide Galavotti nel bolognese a San Matteo della Decima, mentre Davide, classe 2001 dell’#inEmiliaRomagna Cycling Team, ha trionfato nel 36° Gp di Montegranaro, in provincia di Fermo.

Cantoni vince la prima tappa del Giro U23 e veste la rosa: a sostenerlo c’è anche Davide Dapporto
Cantoni vince la prima tappa del Giro U23 e veste la rosa: a sostenerlo c’è anche Davide Dapporto

Famiglia di corridori

Per entrambi è il secondo sigillo stagionale, stavolta firmato davanti proprio ad un loro compagno di squadra: Pietro, che si è fatto il regalo di compleanno (ha compiuto 16 anni il 20 luglio), ha superato allo sprint Diego Olivetti, invece Davide ha bissato il bel successo di domenica 11 a Lamporecchio nel Trofeo Chianti Sensi, anticipando di 50” Manuele Tarozzi, che a sua volta conferma un ottimo stato di forma.

Le loro carriere finora sono state simili e il bilancio delle vittorie totali dagli esordienti in avanti per il momento premia il giovane Pietro – 26 a 25 – ma ci scherzano su.

«Quest’anno – dice Davide ridendo – mio fratello può allungare, ma lo aspetto al varco i prossimi anni».

E vale la pena ricordare che la loro è una famiglia a forte trazione ciclistica: nonno Giovanni (dilettante), papà Diego (dilettante negli 80/90 con la Stracciari), la sorella Noemi e il fratello Giona (rispettivamente classe ’96 e ’97 fino agli juniores).

Pietro Dapporto è il giovane, ma ha già numeri molto interessanti
Pietro Dapporto è il giovane, ma ha già numeri molto interessanti
Davide com’è il rapporto con Pietro?

Ottimo, anche se non sempre mi ascolta o mi segue quando gli do qualche consiglio. Alla sua età si è un po’ esuberanti e tendi a fare di testa tua. Ma ci sta, è un bravo ragazzo e buonissimo atleta. Vista la differenza di categoria e quindi di chilometraggio, non ci alleniamo tanto assieme, ma al lunedì usciamo spesso assieme per una pedalata di scarico.

Proviamo a rivivere la scorsa domenica, cosa avete pensato quando avete saputo della vittoria dell’altro?

Davide: «Ovviamente ero molto contento, giornata storica per noi. Ho saputo poco dopo il mio arrivo che lui aveva vinto e mi ero già preparato per quando ci saremmo ritrovati a casa: gli avrei fatto vedere il mio trofeo, piuttosto alto, e gli avrei detto che lo avevo battuto».

Pietro: «Sono felice per lui perché so quanto valore abbia questa altra sua vittoria. Sono risultati che pesano. La mia gara è finita prima ed io ero pronto ad accoglierlo a casa alla stessa maniera che aveva in mente lui, perché anch’io avevo una grossa coppia ma mi ha fregato!.

Immaginiamo la gioia in casa vostra.

Davide:«Qui a Cassanigo (il loro paese, ndr) è stata un po’ la notizia del giorno, figuratevi per noi».

Pietro: «Nostro padre era commosso, soprattutto per Davide visto che era via con lui, ma era felice per tutti e due».

Raccontateci questa vittoria.

Davide: «Rispetto a quella in Toscana c’era un livello un po’ inferiore, ma ad un certo punto in fuga, anche se la nostra squadra era in superiorità numerica (chiuderanno in sei nei primi undici, ndr), ce la siamo vista brutta perché non siamo stati impeccabili tatticamente. In quei casi il confine è sottile tra il fare il filotto e la frittata, ma alla fine sono stato bravo a partire a circa 10 chilometri dal traguardo sfruttando il fatto che Tarozzi, in grande condizione, era abbastanza controllato. A Lamporecchio avevo vinto con un secondo di vantaggio grazie ad un colpo da finisseur al triangolo rosso, qui invece me la sono gustata di più».

Seconda vittoria per Davide, secondo trofeo molto ingombrante
Seconda vittoria per Davide, secondo trofeo molto ingombrante

Pietro: «Sono soddisfatto soprattutto della prova della nostra squadra, che si è mossa a ripetizione. A noi piace animare la corsa, siamo una squadra battagliera e alla fine siamo evasi in tre, di cui un mio compagno, e ce la siamo giocata in volata. Grande merito va al nostro allenatore Giandomenico Marangoni (padre dell’ex prof Alan, ndr)».

Le vostre caratteristiche quali sono?

Davide: «Sono un passista che se la cava bene in salite non troppo lunghe, con un discreto spunto veloce nelle volate ristrette. L’obiettivo nel futuro è quello di migliorare in salite lunghe da 10/15 chilometri e ci sto lavorando».

Pietro: «Sono un po’ più velocista rispetto a mio fratello, perché sono più piazzato fisicamente, ma al momento anche in salita tengo bene perché salgo di potenza. Bisognerà vedere i prossimi anni come affronterò le categorie superiori e quindi le salite».

Obiettivi a breve termine?

Davide: «Correrò la Bassano-Monte Grappa e quello sarà un bel test in salita per me. Sono curioso di vedere come andrò. Poi mi diranno il calendario settimana per settimana, ma vogliamo continuare così, a fare bene e cercare il successo».

Pietro: «Per me è tempo di Campionati Italiani su pista in Friuli a San Giovanni al Natisone (dal 28 al 31 luglio, ndr) con la rappresentativa dell’Emilia Romagna. Dovrei essere impegnato nell’omnium, inseguimento a squadre e madison. L’obiettivo è quello di portare a casa qualche maglia tricolore».

Seconda vittoria 2021 per Davide Dapporto e primo sentore della ripartenza
Seconda vittoria 2021 per Davide Dapporto e primo sentore della ripartenza
Chiudiamo con Davide. Il 2020 è stata una annata brutta, cos’era successo?

L’anno scorso praticamente non ho corso perché la stagione, dopo il lungo lockdown, l’ho finita subito. Ad inizio settembre, alla Astico-Brenta, stavamo per affrontare il circuito de La Rosina, quando ho impattato contro un pedone che dava le spalle alla gara. Non è stato un gesto incauto o volontario come quello capitato al recente Tour de France, non c’era quella folla anche perché eravamo in un tratto pianeggiante in cui andavamo a 60 all’ora. Ricordo che Coppolillo mi stava dicendo di guadagnare posizioni per affrontare la salita, quando ho colpito questa persona in modo violento. Ho perso conoscenza, hanno sospeso la gara poi ricordo che il medico provava ad aprirmi le palpebre. In realtà il vero risveglio è stato poi in ospedale qualche ora dopo. Lì è finita la mia stagione e credo che fosse destino. Non mi sento di dare troppe colpe a quel passante, un ciclismo più sostenibile purtroppo deve fare i conti anche con questi imprevisti, ma bisogna prestare più attenzione».

Adesso questo tuo buon momento ti sta ripagando di tanta sfortuna.

Ora sto bene, devo dire che dopo il Giro d’Italia U23 ho svoltato, ho trovato il colpo di pedale giusto. E’ stata un’esperienza fantastica che mi ha dato tanto.

Giro U23, l’urlo di Cantoni riempie le vie di Riccione

03.06.2021
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Un urlo di quelli veri, potenti, che vengono dal cuore, dalla pancia, da dentro. Andrea Cantoni, classe 2000 della #inEmiliaRomagna Cycling Team, ha riempito le vie di Riccione con quel grido e quella sua gioia. E’ sua la prima tappa del Giro d’Italia U23.

Una fuga che parte, un vantaggio che diventa importante (anche 9′) e scenari che improvvisamente si aprono per il corridore diretto da Michele Coppolillo. Anche il diesse non sta nella pelle. «Tappa, maglia, anzi maglie, con la squadra dell’Emilia Romagna in Romagna: sono sulla luna. Abbiamo lavorato bene. Stamattina ho detto ai ragazzi: divertitevi, andiamo nelle fughe che prima o poi paga. Questo era anche il mio modo di correre quando ero un atleta. In più ho avuto la fortuna di seguire la fuga dalla macchina e ce la siamo giocata bene».

Cantoni al rientro in hotel in maglia rosa insieme al diesse Coppolillo (al centro) e a Stefano Poli dello staff del team
Cantoni al rientro in hotel in maglia rosa insieme al diesse Coppolillo (al centro) e a Stefano Poli dello staff del team
Andrea, okay che era la prima, ma come si dice: tappa e maglia…

Eh sì – ribatte Cantoni con tono super squillante – abbiamo scelto bene per fare il colpaccio!

E’ il tuo primo successo importante, giusto?

Sì, ed è una bella soddisfazione. Ad inizio stagione ho avuto delle “sfighe” (sembra un po’ Valentino Rossi, nella cadenza e nel modo di parlare, ndr), ma adesso sono alle spalle. Negli ultimi giorni sentivo di stare bene, che le cose andavano meglio. E oggi ci ho creduto.

Quando sei partito?

Abbiamo ragionato bene su quando dare il colpo e lo abbiamo fatto almeno 40 chilometri prima. Quando il gruppo stava rinvenendo abbiamo deciso di attaccare. Dall’ammiraglia mi hanno detto di dare un colpo secco, una “botta” fatta bene e così ho fatto. In quel momento mancavano nove chilometri all’arrivo, c’era l’ultimo strappo di Sant’Ermete.

Prima parte molto veloce e gruppo allungatissimo
Prima parte molto veloce e gruppo allungatissimo
E poi ti sei goduto il finale, hai avuto il tempo di assaporare la vittoria…

Vero, però fino alla fine avevo deciso di non pensarci. Fino agli 800 metri ho fatto praticamente una cronometro, non mi sono mai voltato, ero concentrato a spingere, a tagliare le curve il più possibile. Poi vedevo che le moto erano sempre vicine a me, che la macchina ancora era dietro e a quel punto mi sono voltato. Ho visto che per almeno 200 metri non c’era nessuno e mi sono detto: è fatta. E’ stato il chilometro più lungo.

E più bello… A cosa e a chi pensavi in quei momenti?

Alla mia famiglia, alla squadra e a chi ci ha messo l’anima perché fossi lì in quel momento. Dopo un periodo buio. La pazienza dà i suoi frutti.

Di dove sei, Andrea?

Di Cesena.

Quindi conoscevi le strade?

La prima parte molto bene, soprattutto il Gpm di Sogliano. Anzi, in realtà vincere il Gpm e prendere la maglia degli scalatori era il primo obiettivo anche per questo motivo, perché passavo dalle mie zone. Poi gli ultimi 30 chilometri non li conoscevo molto perché comunque non sono vicini a casa mia, ma mi ricordavo il finale dello scorso anno. Avevo ben in mente le curve ed è stato “facile”.

Parlaci di te: quando hai iniziato?

Ho iniziato da G1, in pratica vado in bici da sempre. Ma il mio approccio è stato fortuito. Giusto la settimana prima di iniziare a fare ciclismo avevo fatto un provino con una squadra di calcio, solo che io e il pallone eravamo due cose diverse! Poi un amico di mio papà, Doriano Montanari, aveva una squadra di giovanissimi a Cesena, mi disse di provare e da quel giorno non sono più sceso.

Cantoni, premiato da Cassani, oltre alla maglia rosa sono sue anche quelle rossa, verde e combinata (in foto)
Cantoni, premiato da Cassani, oltre alla maglia rosa sono sue anche quelle rossa, verde e combinata (in foto)
Studi o hai finito?

Studio Scienze Motorie all’Università di Rimini, però la priorità è “passare di là”, dai grandi, che il sogno di tutti noi dilettanti e la soddisfazione delle nostre squadre – Cantoni fa una pausa – Per studiare, se non dovesse andare bene, c’è comunque tempo.

Che corridore pensi di essere?

Un passista scalatore, anche se nei finali duri quando fanno male le gambe ho un bel colpo. Non sono per le volate di gruppo.

Tenere la maglia rosa fino a Castelfranco Veneto è impossibile?

E’ molto complicato, ma di certo non l’abbandoniamo così facilmente. Tenerla il più possibile adesso è l’obiettivo.

#inEmiliaRomagna Cycling Team, dieci giorni di fuoco

14.04.2021
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Per il suo #inEmiliaRomagna Cycling Team si annunciano dieci giorni di fuoco e Michele Coppolillo lo sa bene. La squadra, l’unica in Italia sostenuta da una Regione, affronterà infatti le prove di Extra Giro che si svolgeranno nel weekend. Il 100° Anniversario Antonio Placci e il Trofeo Città di Meldola fino al Giro di Romagna per Dante Alighieri, passando per la Strade Bianche di Romagna.

«Contiamo di fare bene – dice il diesse calabresecome fossero mondiali e Giro d’Italia. Non sarà facile davanti alle migliori 20-30 squadre. Tanti percorsi li conosciamo, ma con la zona rossa non abbiamo potuto vedere gli altri. Quello di Meldola è un circuito storico che torna ed è forse la gara più alla nostra portata. Un anno la vinse anche il Panta, io invece arrivai secondo dietro Miodini…».

Debutto stagionale alla Firenze-Empoli di fine febbraio per i ragazzi di #inEmiliaRomagna Cycling Team (foto Fulgenzi)
Per i ragazzi di Coppolillo debutto alla Firenze-Empoli (foto Fulgenzi)
Come è cominciata la stagione?

Fra le mille difficoltà e i pochi contatti del periodo, con le compresibili difficoltà a organizzare le cose. Abbiamo fatto solo un ritiro di 4 giorni quando siamo stati in zona gialla. Però abbiamo ricominciato e sono venuti un secondo posto con Tarozzi a Valenza e il 5° di Dapporto al Trofeo Primavera (i due sono insieme nella foto Fulgenzi di apertura). Anche i ragazzi sono confusi da tutta questa fase.

A proposito di Tarozzi, era l’uomo più in vista, come sta?

Ha 22 anni, siamo tutti convinti che abbia degli ottimi mezzi e ancora cose da dire. Questo per lui sarà l’anno decisivo, per trovare la costanza e vincere le gare che lo portino tra i professionisti. Quando arrivò, era al terzo anno e vinse delle belle corse, come il Piccolo Giro dell’Emilia e il Giro delle Valli Aretine. Ha giornate super e dei vuoti che per stare a un certo livello non sono più permessi.

Ruote Fulcrum, coperture Veloflex e bici Pinarello per #inEmiliaRomagna Cycling Team (foto Fulgenzi)
Ruote Fulcrum, copertoni Veloflex e bici Pinarello: materiali al top (foto Fulgenzi)
La squadra ha anche dei giovani.

Ne abbiamo tanti. C’è Dapporto, che si è già piazzato, Cantoni che purtroppo si è fatto male. Non abbiamo gli juniores che hanno vinto e stravinto, ma ci sono ragazzi su cui possiamo lavorare. Mettiamo i corridori in condizione di esprimersi bene. Mi piacerebbe che per la nostra regione diventassimo la squadra di riferimento, quella in cui andare. Spero proprio che le prossime gare in casa siano di buon auspicio.

Che effetto fa sapere di essere la squadra ufficiale della Regione Emilia Romagna?

Per me è un grande stimolo, un onore. E metteteci che io sono… adottato e lo stesso mi sento romagnolo per gratitudine. Questa è la regione del turismo e della cultura e noi non siamo soltanto un gruppo di corridori, ma siamo i suoi ambasciatori. Ai ragazzi certi valori vanno ricordati, perché sono giovani e tendono a dimenticare. Ma hanno sempre davanti agli occhi il fatto di rappresentare la terra in cui sono nati.

Sarebbe bello riuscire a raccogliere i migliori talenti regionali, in modo che il prossimo Aleotti venga con voi…

Sarebbe stato bello avere anche lui, ma quando è passato U23, noi non c’eravamo ancora. E poi va detto che tanti ragazzi, soprattutto quelli più strutturati, risentono tanto del fascino delle continental e un po’ li capisco, mettendomi nei loro panni. Ma allo stesso tempo, dico che per i più giovani forse va meglio una squadra di passaggio di una che li manda subito fra i pro’.

Una delle rare occasioni di lavoro insieme sulle strade del mondiale di Imola per i ragazzi di Coppolillo (foto Fulgenzi)
Una delle rare occasioni di lavoro insieme (foto Fulgenzi)
Perché?

Perché è tutto più accelerato, vedo ragazzi di primo anno U23 correre nel WorldTour e forse è prematuro. Non sarebbe il caso prima di farsi le ossa in una dimensione più tranquilla? Il ragazzino di 19 anni che si ritrova a correre nel gruppo dei più forti al mondo, dopo 4-5 batoste subisce un duro contraccolpo psicologico. Pensi di essere uno di loro e invece hai appena cominciato. Come la prima volta che ti portano a correre in Belgio e ti sembra di essere in un altro mondo. Secondo me delle squadre di approccio devono esserci.

Dopo Extra Giro, #inEmiliaRomagna Cycling Team sarà anche al Giro d’Italia?

Saremo anche lì, sarà la nostra vetrina, anche se a un livello stratosferico. Per Tarozzi può essere l’occasione giusta per farsi vedere, anche se pensando al Pidcock dello scorso anno e a tutti gli altri ragazzi fortissimi che abbiamo visto, mi viene da fare gli scongiuri.

Sfumature di Romagna

A margine di tutto questo, una nota di colore. Se la squadra deve essere emiliano romagnola, abbiamo chiesto, invece di scriverci Cycling Team, non si poteva usare un’espressione dialettale? La risposta che abbiamo ricevuto è stata davvero simpatica. E allo stesso modo in cui il titolo felliniano Amarcord viene dal dialetto “a m’arcord”, io mi ricordo, ecco un’originale lettura del nome del team.

«Hashtag inEmiliaRomagna – ci fanno sapere – in dialetto significa “io sto in Emilia-Romagna”. Suona quasi come il dialettale “A stag in Emilia-Romagna”. E quando le persone di qua dicono “hashtag”, in realtà dicono «astàg”. Quasi perfetto». Applausi, geniale. In bocca al lupo!