Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia Gaffuri controlla l'inclinazione della sella

Gaffuri, l’emozione del debutto e il viaggio che continua

23.09.2025
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AVEZZANO – Un post su Instagram nella serata del 10 settembre. «Giro di Toscana – scrive Mattia Gaffuri – prima vera corsa fra i big, un’emozione pazzesca. 15esimo posto con una startlist di un livello che qualche mese fa potevo solo sognarmi o guardare in tv, in una giornata resa ancora più tosta dalla pioggia. Grazie Team Polti VisitMalta ❤️ e grazie a tutti per il tifo».

Gaffuri ha corso il campionato europeo gravel, chiudendo al quinto posto. Alla fine la sua chance di fare il professionista l’ha trovata grazie a Ivan Basso, che gli ha offerto una maglia e una bici per questo scorcio di stagione. Ha corso il GP Kranj, il Toscana e il Matteotti e ancora ne ha altre da fare. E non si è certo fatto pregare.

Le ha provate tutte, dai vari concorsi su Zwift all’acclamazione popolare, e ha diviso la platea. Da una parte i detrattori delle nuove vie di accesso al professionismo, dall’altra i possibilisti: quelli che partendo dall’esperienza di Vine e Vergallito si sono chiesti a lungo perché non potesse provare anche Gaffuri. Sembrava strano che un atleta capace di andare così forte non interessasse ad alcun team. Nel frattempo Mattia ha continuato a occuparsi di allenamento per sé e per gli altri. E alla fine, complice la grande prestazione ai campionati italiani e la necessità di punti, il Team Polti gli ha dato la chance che cercava.

Trofeo Maatteotti 2025, Mattia Gaffuri pedala in salita
Il debutto tra i professionisti glielo ha offerto il Team Polti Visit Malta. Qui Gaffuri in azione al Matteotti
Trofeo Maatteotti 2025, Mattia Gaffuri pedala in salita
Il debutto tra i professionisti glielo ha offerto il Team Polti Visit Malta. Qui Gaffuri in azione al Matteotti
Partiamo da quel post…

Sicuramente è stata un’emozione forte. Non voglio vederlo come un punto d’arrivo, più come un punto di partenza. Il mio obiettivo è cercare di fare bene anche di là. Sicuramente ci saranno un po’ di step da fare, però nelle prime gare ho visto che ho un buon livello. Quando si fa la corsa, riesco a stare davanti e questa è la cosa più importante, poi ci vorrà un po’ di esperienza.

Quanto è stata faticosa questa tua rincorsa al professionismo?

Era quasi più la gente, i miei tifosi e più in generale il pubblico del ciclismo, che pensava che avessi questo sogno, cioè l’obiettivo finale di passare professionista. In realtà per me è sempre stato cercare di migliorare e di fare il massimo possibile a tutti i livelli in cui ho corso. Alla fine è arrivata un po’ da sé, nel senso che quest’anno come Swatt Club abbiamo corso finalmente a livello UCI e quindi sono riuscito ad avere questa opportunità. Ora cercherò di mantenere la stessa traiettoria.

All’europeo gravel corso domenica ad Avezzano, il quinto posto finale è parso una beffa
Trofeo Maatteotti 2025, Mattia Gaffuri pedala in salita
All’europeo gravel corso domenica ad Avezzano, il quinto posto finale è parso una beffa
Il campionato italiano vinto da Conca e il tuo quinto posto possono aver influito?

Sì, anche mentalmente quel risultato è stato una bella svolta. Finalmente abbiamo visto che potevamo dire la nostra in un gruppo di professionisti e anche dall’esterno ci siamo guadagnati un po’ di rispetto. Nelle gare successive ci hanno accolto diversamente.

Di Gaffuri si dice che sia anche un ottimo preparatore. Come convivono le due figure?

Direi che è complicato, ma si impara tanto, sia a livello professionale da preparatore sia come atleta. Sei sempre in connessione con quello che senti. A volte è un po’ stressante, ma anche molto formativo.

Hai vinto l’italiano gravel, ma ora si apre la porta della strada. Che cosa ha rappresentato per te questa specialità?

Direi che per me è stata fondamentale. All’inizio era nata come piano B, poi però è stato fondamentale per migliorare a livello tecnico. Quindi vorrei mantenerla il più possibile e integrare le due cose. Il gravel e la strada. Chiaramente se l’anno prossimo dovessi fare un’attività da professionista, non ci sarebbe molto spazio per le gare gravel. Però è una cosa che in futuro vorrei tenere, anche perché è un mondo che ha più margini di crescita rispetto alla strada che vive nella sua bolla.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia Gaffuri posa con dei tifosi per una fotografia
Lo Swatt Club ha ormai grande popolarità e Gaffuri ne è la bandiera. Diversi tifosi gli hanno chiesto di fare una foto
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia Gaffuri posa con dei tifosi per una fotografia
Lo Swatt Club ha ormai grande popolarità e Gaffuri ne è la bandiera. Diversi tifosi gli hanno chiesto di fare una foto
Prossime gare?

Per ora so che andrò alla CRO Race a tappe, poi la Tre Valli Varesine e il Gran Piemonte.

Colpisce l’attenzione dei tifosi, anche in quest’angolo d’Abruzzo. Gli chiedono di fare la foto insieme e lo incitano a darci dentro. Anche i social avranno la loro parte, ma certo vederlo arrivare davanti è la conferma che hanno fatto bene a battersi per lui. Gaffuri ringrazia, non è uno sbruffone e davanti a tanto interesse è quasi in imbarazzo. Al di là delle fazioni e dei partiti che ha smosso, è semplicemente un corridore alle prime armi che vuole farsi strada e sa che il solo modo per riuscirsi è andare forte.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Elena Cecchini

Pontoni, l’agenda è piena: il bello inizia adesso

23.09.2025
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AVEZZANO – Il titolo europeo gravel con Erica Magnaldi e alcuni segnali molto interessanti nella gara maschile hanno dato la carica a Pontoni. L’inizio delle gare conclude la fase forse più faticosa di programmazione e dei complicati incastri con le squadre. Per questo vedere il tecnico della nazionale di gravel e cross correre come un folletto da un punto all’altro del percorso ha fatto capire che finalmente per Daniele è arrivata la parte bella dell’incarico. Fra tre settimane i mondiali di Maastricht chiuderanno la stagione del gravel e lanceranno quella del cross e poi il calendario non concederà più respiro.

Le convocazioni per gli europei gravel di Avezzano hanno avuto qualche defezione e qualche sorpresa dell’ultima ora. Le squadre della strada sono impegnate con la rincorsa ai punti e alcune non hanno concesso i loro atleti, al punto che forse varrebbe la pena assegnare punti anche per la semplice convocazione. Che è titolo di merito, ma distoglie il corridore dalle gare con la propria squadra. E’ giusto che la chiamata in nazionale sia vissuta come una penalizzazione?

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Gli europei sono andati bene, adesso si va verso un mondiale più veloce e meno tecnico. Così almeno si dice…

In realtà non ci hanno ancora mandato il programma e siamo qui che lo stiamo aspettando. Abbiamo sollecitato più volte l’UCI, ma ancora non ci sono novità. Mi serve saperlo anche per capire le convocazioni da fare, per atleti e staff. Sapere quante feed zone ci sono, che tipo di percorso sia. Le uniche informazioni le abbiamo avute da Elena Cecchini (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr), perché la Wiebes l’ha provato e le ha raccontato qualcosa…

E’ cominciata la tua stagione?

No, la mia stagione non finisce mai. Anzi, adesso che ci sono le gare, inizia il momento più soft. E’ tutto più bello, più facile, più semplice. Ma la testa ad esempio è anche sul cross. Fino a dicembre è già tutto programmato, quindi poi avremo da gestire l’ultimo mese, ma non abbiamo grossi problemi. Adesso dobbiamo capire bene come gestire la situazione di Agostinacchio, cosa farà realmente. Quindi se salta la categoria under 23 o meno.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
E’ stato facile fare le convocazioni per gli europei?

E’ stato un po’ uno slalom, però alla fine abbiamo fatto una bella nazionale, sia in campo maschile che in campo femminile. Abbiamo avuto due defezioni dell’ultimo momento, perché Bertizzolo e Barbieri si sono fatte male. Tra l’altro Rachele era anche indirizzata al mondiale e quindi la perderemo anche per quello, perché è difficile che possa recuperare. Aspettiamo ancora, abbiamo tre settimane.

Si parla con le squadre o con gli atleti?

Un po’ con le squadre, un po’ con gli atleti. Alcuni di loro hanno voluto esserci e sono stati bravi a spingere. Garofoli può essere sembrato una sorpresa, ma lo abbiamo concordato con Davide Bramati. Gianmarco aveva la volontà di provare e io sono stato ben felice di accoglierlo, anche perché è un atleta di alto livello.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
L’obiettivo di un cittì di solito è crearsi un gruppo con cui lavorare, mentre la sensazione è che la tua rosa cambi spesso.

I ragazzi e le ragazze si mettono a disposizione e, anche se sono nuovi o nuove, si integrano subito. Un compito importante del cittì è farli sentire partecipi del gruppo, che ci siano stati per venti volte o che sia la prima. Ho sempre detto che il nostro oro è il gruppo di lavoro, meccanici, massaggiatori e quelli che fanno il lavoro sporco. Gli atleti vanno e vengono, ma il gruppo di lavoro deve essere uno zoccolo duro di cui hai fiducia e cui delegare perché devi poterti fidare a occhi chiusi. E io dei miei ragazzi mi fido al 100 per cento.

Forse la vera squadra è proprio quella?

Esattamente così. Quando mi hanno fatto la proposta per diventare commissario tecnico, ho subito chiamato un responsabile dello staff e ho detto che se ci fosse stato lui, allora ci sarei stato anche io. Quindi ho voluto un vice come Billo (Luigi Bielli, ndr), che arrivava già da un’esperienza lunga 16 anni. Poi abbiamo il resto, dal team manager, al presidente, dal segretario ai nostri consiglieri che ci mettono nel migliore condizioni per fare questo lavoro.

La nuova vita di Pellaud in Cina, per vincere e dirigere…

17.09.2025
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Il grande rullo dei risultati ciclistici della domenica ha ripresentato un nome del quale avevamo perso le tracce: Simon Pellaud si è aggiudicato il Tour of Binzhou, classica del calendario cinese, cogliendo il primo successo in una prova in linea nel calendario internazionale su strada della stagione dopo molti centri nel gravel, che da quest’anno è la sua attività principale.

Pellaud, corridore svizzero di origine colombiana è un vero cittadino del mondo quindi non è strano che abbia trovato casa in Cina, al Li Ning Team che è la formazione principale del grande Paese orientale. La chiamata che arriva dall’altra parte del mondo, quando l’elvetico è in una calda Pechino dove ha appena concluso la sua giornata di allenamento, è quasi un raggio di sole e si coglie dalla sua voce squillante.

Pellaud sul podio di Binzhou, dove ha vinto con 9″ sul gruppo regolato dal giapponese Arashiro (foto Instagram)
Pellaud sul podio di Binzhou, dove ha vinto con 9″ sul gruppo regolato dal giapponese Arashiro (foto Instagram)

«Qui mi sto trovando benissimo, sinceramente. Mi rispettano, faccio il calendario che voglio tutelando l’attività col gravel che è primaria in questo momento. Abbiamo una squadra spettacolare, molto forte, che vince tappe o classifiche generali in ogni occasione, quindi le cose funzionano anche perché c’è un bel ricambio, si vince un po’ tutti. Quindi sono veramente contento, felice per questa esperienza».

Che corsa era quella di Bingzhou?

Intanto non è stata la mia prima vittoria su strada, avevo già conquistato la prima tappa al Giro di Thailandia e avevo portato la maglia per 5 giorni per poi cederla al nostro velocista danese Alexander Salby, così abbiamo fatto primo e secondo nella generale. Quella di domenica era una gara piuttosto pianeggiante, sembrava essere terreno ideale per i velocisti, ma c’era un ponte, uno di quei punti lunghissimi che contraddistinguono l’Asia e lì si è fatta grande selezione, anche perché si percorreva in andata e ritorno. E’ stata una gara veramente intensa, senza alcun controllo della corsa tanto che a un certo punto pensavo fossi in una kermesse belga… Abbiamo fatto quasi 50 di media.

Da quest’anno l’elvetico è parte della Li Ning Star, team continental con ciclisti di più nazioni
Da quest’anno l’elvetico è parte della Li Ning Star, team continental con ciclisti di più nazioni
Come ti trovi alla Li Ning?

E’ la squadra numero 1 quest’anno. Non abbiamo tanti cinesi che corrono nel team ma c’è una ragione. Qui i corridori locali sono divisi per le varie province e sono gli stessi organi locali che costruiscono i team, tra l’altro si lavora soprattutto per i giochi cinesi che si svolgono ogni 4 anni, sono una sorta di Olimpiade locale e tutti i corridori nazionali sono concentrati su quelli. Quest’anno saranno in novembre, chi emergerà potrà entrare nelle Continental locali. E questo secondo me un po’ frena lo sviluppo del ciclismo locale.

Quindi l’anno prossimo le cose cambieranno…

Sì, quest’anno abbiamo corso solamente con due o tre cinesi, nel 2026 ne avremo sicuramente di più, sarà differente. Perché dal mio punto di vista anche quello è importante, per fare capire che per emergere bisogna confrontarsi il più possibile con il meglio che c’è all’estero, ancora meglio sarebbe se si potesse gareggiare in Europa.

7 gare nel gravel vinte quest’anno, compresa la tappa delle World Series in Brasile
7 gare nel gravel vinte quest’anno, compresa la tappa delle World Series in Brasile
Dopo un po’ di mesi che sei lì, pensi sia stata la scelta giusta essere andato in Cina?

Non ho nessun dubbio al riguardo, innanzitutto a livello di esperienza umana. Sto conoscendo una cultura diversa, essere qui non è certo lo stesso che venire con una squadra europea e correre solo per qualche giorno. Bisogna starci per entrare a pieno contatto con la vita locale, capire davvero che cos’è questo grande Paese. Inoltre è una grande esperienza professionale perché qui non faccio solo il corridore, ma sono una sorta di direttore sportivo in pectore, faccio io i briefing, diciamo che mi faccio le ossa in vista di un futuro che mi piacerebbe costruirmi addosso. Abbiamo corridori da Nuova Zelanda, Danimarca, Bielorussia e devo dire che mi ascoltano, mi rispettano, si affidano molto alla mia esperienza.

Tu però quest’anno stai privilegiando il gravel…

Sì, per certi versi corro su strada per essere più forte nei miei obiettivi di stagione legati al gravel. E’ importante per aumentare di livello anche in allenamento, trovare il giusto ritmo.

Pellaud insieme a Stockli forma il team gravel per la Tudor, con cui ha mantenuto il contratto
Pellaud insieme a Stockli forma il team gravel per la Tudor, con cui ha mantenuto il contratto
A proposito del gravel, come mai quando gareggi offroad cambi divisa?

Io con due contratti. La mia licenza è con la Li Ning, ho però mantenuto anche il contratto con la Tudor relativamente all’offroad, infatti faccio gare di gravel e anche di mtb, infatti la settimana scorsa, prima della corsa di Bingzohu ero negli Usa per una gara.

Ai mondiali di gravel ci sarai?

No, perché il mio obiettivo principale quest’anno è il Life Time Grand Prix, che è una serie di sei gare, le più importanti che ci sono in America, con il gran finale il 18 di ottobre. Nel gravel c’è una forte contrapposizione tra l’UCI e le altre organizzazioni che non gradiscono le regole che la federazione internazionale vuole imporre, poi a me questi mondiali quando si corrono in Europa non piacciono molto, è come correre una classica del nord, ma per quelle c’è già il ciclismo su strada…

Una curiosità per finire: tu che parli tante lingue, col cinese come te la cavi?

No, sono lontano dal dire che posso esprimermi in cinese, ci vorrebbero almeno un paio d’anni per imparare, ormai ho un’età e faccio fatica…

Parkpre K3 Gravel: “toscanaccia” per gareggiare e… viaggiare

15.09.2025
4 min
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La @PARKPREBicycles K3 GRAVEL si basa sul nuovo telaio gravel in carbonio monoscocca UD che grazie al reggisella Parkpre Areo e al manubrio integrato monoscocca PFR DIRT rende l'insieme areodinamico ma adatto anche per le lunghe escursioni. Un gravel a tutti gli effetti anche grazie alla predisposizione in vari punti del telaio di portapacchi e agganci per le borse.

MISANO – Si chiama Parkpre K3 Gravel ed è stata una delle bici più apprezzate all’Italian Bike Festival. I veli sulla “toscanaccia” si sono levati proprio in quei giorni e l’attenzione non è mancata. Già a prima vista si è notato un vero salto rispetto alla precedente K1, che resta comunque un mezzo estremamente valido.

Nella sua livrea bianca con dettagli neri, a spiegarcela nel dettaglio, come si vede nel video, è stato Dino Gelli, responsabile tecnico di Parkpre, il quale in mezzo alla vasta gamma dello stand ci ha portato nei meandri della K3.

La Parkpre K3 Gravel: qui nella colorazione bianca. Da notare anche le viti per l’alloggio per le borse
La Parkpre K3 Gravel: qui nella colorazione bianca. Da notare anche le viti per l’alloggio per le borse

Telaio monoscocca

Partiamo dal telaio. Quello della K3 Gravel è un monoscocca UD che la rende davvero fedele al comportamento sui vari terreni, sia dal punto di vista delle performance che del comfort.
Si tratta di tubi abbastanza grandi e questo è un vantaggio non da poco ai fini della comodità, che nel gravel, a seconda del tipo di utilizzo, può diventare anche motivo di prestazione. Tubi la cui lavorazione è stata calibrata dagli ingegneri di Parkpre in un lavoro durato oltre otto mesi. Non si trovano tubi semplicemente tondi o squadrati: ogni linea ha un suo perché.
«Si è partiti dalla base del telaio K1. Abbiamo preso quanto di meglio aveva quel modello e abbiamo cercato di esaltarlo», ha riferito Gelli.

E a proposito di linee, molto interessante è il carro posteriore. L’attacco dei foderi alti è piuttosto basso, una soluzione insolita per una gravel. Ma questo rende la bici molto comoda e confortevole alle sollecitazioni verticali. Il pregio della K3 è che, nonostante questa scelta, trovano posto gomme fino a 45 millimetri. In teoria potrebbe entrarci anche un 50, ma in casa Parkpre lo sconsigliano in quanto troppo al limite.

Componentistica top

La K3 Gravel si avvale poi di altri due pezzi davvero di pregio e sempre “made in Parkpre”: il reggisella e il manubrio integrato.
Il reggisella è l’Aero Parkpre, pensato appositamente per questo telaio. Ha una forma “ovaleggiante” che ci saremmo aspettati più su una bici da corsa di pura impostazione racing, eppure dai test effettuati ha dato eccellenti risposte anche nell’offroad. Di sicuro è di grande impatto estetico.

Si passa poi al manubrio. Anche questo è in carbonio monoscocca ed è il PFR DIRT, con una campanatura delle curve ad hoc per il gravel. Questo fa sì che il peso della K3 sia davvero contenuto e che nel complesso non risulti una linea massiccia, ma pulita. Nessun cavo esterno, nessun fronzolo: la K3 è pura sostanza.

Questo continuo mix di prezzi dall’assoluto DNA racing (un must per la casa toscana), come appunto la piega integrata, e alcune soluzioni invece più “soft” del telaio ci piace molto, in quanto fa della K3 una bici adatta davvero a tanti usi. Non è un caso che ci siano anche le predisposizioni per le borse con le viti su forcella, pendenti e orizzontale. Insomma con la Parkpre K3 Gravel ci si può correre viaggiare o anche semplicemente divertirsi.

Il configuratore per il design del telaio sul sito: https://custom.parkpre.it/configuratore/
Il configuratore per il design del telaio sul sito: https://custom.parkpre.it/configuratore/

Montaggio e dettagli

Il modello che abbiamo ammirato noi montava il Campagnolo Ekar 1×13, con cassetta 11-46 e monocorona da 38 denti. Ma c’è anche la versione con l’L-Twoo 1×12, il gruppo del brand cinese che si sta espandendo sempre di più anche nel mercato europeo. Un set davvero interessante.

Le ruote, parte fondamentale in una gravel, sono le PFR Infinity38 Carbon TLR, con coperture Vittoria Terreno da 45 millimetri. La sezione maggiorata delle gomme rappresenta uno dei grandi salti in avanti rispetto al modello precedente.

In ogni caso la personalizzazione del K3 è totale: sia negli allestimenti, c’è anche l’opzione solo kit telaio (telaio, forcella, reggisella e ruotismi), sia nelle colorazioni, grazie al servizio MyParkpre. In pratica, grazie alla realtà aumentata, ci si può creare il proprio modello direttamente dal sito Parkpre, così da avere un gioiello unico al mondo.

Parkpre

S-Phyre RX910: la scarpa gravel di alta gamma by Shimano

06.09.2025
4 min
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Il gravel sta crescendo sempre più, così come le sfumature di questa disciplina che è capace di spaziare dai viaggi di diversi giorni fino alle gare più estreme e impegnative. Per chi vive il fuoristrada con uno spirito competitivo ed è sempre alla ricerca della miglior prestazione è importante cercare prodotti in grado di dare tutto ciò. Uno di questi lo presenta Shimano: sono le scarpe gravel S-Phyre RX910. Si tratta di un modello realizzato da zero grazie al prezioso contributo tecnico di atleti professionisti. 

Alla base di questo nuovo modello di scarpe c’è la ricerca del miglior trasferimento di potenza, pari a quello che si trova sulle calzature stradali. Un dettaglio capace di fornire il miglior controllo anche nei settori più tecnici, al quale è correlato il massimo comfort. 

L’esperienza degli atleti

Nelle uscite gravel, così come nelle gare, il ciclista è chiamato ad affrontare diverse situazioni che lo spingono sempre vicino al limite. Serve una grande efficienza di pedalata per riuscire a fare la differenza nei lunghi tratti in cui è necessario spingere sui pedali. Allo stesso modo è importante avere alcuni dettagli tecnici sui quali contare come: trazione nei tratti a piedi, comfort e resistenza. 

Le nuove scarpe Shimano S-Phyre RX910 garantisco un trasferimento di potenza senza pari, stabilità nella camminata e comfort di pedalata per tutto il giorno con un design compatto e performante. Peter Stetina, ex-ciclista professionista che dal 2019 corre nel gravel, il quale collabora con Shimano ha dato un importante contributo allo sviluppo delle S-Phyre RX910

«Per ottimizzare le prestazioni nel gravel – ha detto Stetina – serve una scarpa leggera e rigida, con una superficie di contatto solida per un trasferimento di potenza costante, oltre alla capacità di affrontare tratti a piedi e situazioni fangose».

Novità

La S-Phyre RX910 è il risultato di una grande innovazione da parte di Shimano che risponde alle esigenze specifiche delle competizioni gravel. Una novità importante è il nuovo sistema Pontoon Cleat, che include una coppia di blocchi di contatto in TPU modulari, sostituibili. In questo modo il punto tra scarpa e pedale risulta ottimizzato per trasferire al meglio la potenza dell’atleta. 

Una serie di soluzioni che danno un interfaccia simile a quello delle scarpe da strada ma che mantiene la compatibilità con il sistema di aggancio rapido SPD. 

Per offrire un’ottima trasmissione di potenza è importante avere una rigidità della suola, che per le S-Phyre RX910 è il massimo: 12 su 12. 

Peso: 304 grammi.

Prezzo: 399,99 euro. 

Shimano

Dalla Monsterrando agli europei, tante news per Pontoni

30.08.2025
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La Monsterrando di domenica scorsa a Fubine (AL) ha aperto un mese importante per il gravel, che culminerà il 21 settembre con gli europei in programma ad Avezzano. La classica piemontese, tappa dei circuito Uci ha dato risposte importanti, con la vittoria in campo maschile di Romain Bardet che, dopo il suo ritiro dalle scene professionistiche ha dimostrato che volendo il talento è rimasto intatto, mentre fra le donne Erika Magnaldi ha lasciato il mondo delle corse su strada per una domenica immergendosi in un ambiente più vicino a quello delle sue radici granfondistiche.

Romain Bardet ha chiuso la sua carriera su strada al Giro del Delfinato, ma si sta appassionando al gravel
Romain Bardet ha chiuso la sua carriera su strada al Giro del Delfinato, ma si sta appassionando al gravel

Una nazionale difficile da costruire

Daniele Pontoni a Fubine non c’era, ma è rimasto sempre con le antenne dritte considerando anche che il tempo della selezione per la squadra nazionale per l’Abruzzo è sempre più vicino (senza dimenticare che poi c’è anche la scadenza mondiale da tenere in conto). La gara piemontese gli ha fornito molti spunti sui quali ragionare.

«La composizione di una nazionale – afferma Pontoni – in questo periodo è legata fortemente agli impegni dei team. Bisogna fare una sorta di gimkana fra mille ostacoli, ma io penso di avere ormai una certa idea in testa, che si basa molto sulle risultanze dei campionati italiani. Ci sarà il campione nazionale Mattia Gaffuri, ma poi penso che andrò a pescare in quell’ordine di arrivo. Avrei voluto avere in squadra De Marchi ma il suo calendario stradistico è cambiato e dovrà andare in Slovacchia. Sarà comunque una squadra mista, fra stradisti, biker e gravelisti puri. Fra le donne non potremo avere Persico per la concomitanza mondiale su strada ma penso di averla poi per la rassegna iridata che ricalcherà per molti versi il percorso dell’Amstel Gold Race. Qui la vittoria di Erica Magnaldi è stata una bellissima notizia che vedremo di far fruttare».

Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel, sta preparando la nazionale per europei e mondiali (foto Giulietti)
Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel, sta preparando la nazionale per europei e mondiali (foto Giulietti)
La vittoria di Bardet è arrivata al termine di un lungo testa a testa con il ceko Vakoc, che è uno specialista puro. E’ la dimostrazione che a parità di situazione è ancora lo stradista a prevalere?

Sì, ma bisogna fare alcuni distinguo. Su distanze come quella della Monsterrando, ricalcando molto la strada, io credo che la differenza sia ancora marcata, ma più il chilometraggio si allunga, più il divario diminuisce. Sopra i 300 chilometri le prospettive cambiano. Ricordiamoci poi che parliamo di un signor corridore come Bardet, uno dei grandi della strada dell’ultimo decennio. La verità è che i gravelisti si stanno adattando sempre di più e questo sta assottigliando il divario e si annullerà del tutto con le novità in arrivo.

Quali in particolare?

La scelta dell’Uci di attribuire punti per il ranking su strada anche alle altre discipline come gravel e marathon di mtb è qualcosa di rivoluzionario. Questo sta spingendo molti team di primo piano a prevedere la costituzione di vere e proprie costole dedicate al gravel, quindi vedremo sempre più professionisti gareggiare perché le gare internazionali assegneranno punti preziosi. Io credo che già dal prossimo anno ne vedremo delle belle da questo punto di vista…

Per Erica Magnaldi una vittoria netta in Piemonte, con 2’45” sull’australiana Frain (foto organizzatori)
Per Erica Magnaldi una vittoria netta in Piemonte, con 2’45” sull’australiana Frain (foto organizzatori)
Questo influirà anche sul tuo lavoro?

Certamente, cambierà molto, dovrò avere un occhio sempre più attento, tenere contatti stretti con corridori e squadre. La presenza della Magnaldi domenica a Fubine è stata un bel regalo, anche da parte del UAE Team Adq per lei e per tutto il movimento, ma non sarà più così sporadica. Non solo: questo sta spingendo anche gli organizzatori a mettersi in gioco. Avevamo iniziato con un paio di gare, quest’anno erano già 7-8 di richiamo internazionale e so già che ci sono alla porta altri organizzatori che vogliono essere coinvolti.

Da dove nasce tutto quest’interesse?

Facile rispondere: sono le grandi case ciclistiche che stanno spingendo tutto il movimento e gli enti internazionali e le federazioni non possono che andar dietro. Il mercato delle gravel sta vivendo un’enorme espansione e le aziende giustamente, per cavalcarlo, hanno bisogno di vetrine sempre più importanti.

Alla Monsterrando il miglior italiano è stato Matteo Fontana, 6° a 2’38” (foto organizzatori)
Alla Monsterrando il miglior italiano è stato Matteo Fontana, 6° a 2’38” (foto organizzatori)
L’esempio di Bardet che dopo il suo ritiro si è fatto coinvolgere da questo mondo resterà isolato?

Non credo proprio, è lo stesso che avvenne negli anni Novanta per la mtb. Ricordate Vandelli, Noris, Rosola, Vairetti, Gioia tanto per fare qualche nome? Trovarono una coda importante alla loro carriera. Il gravel consente e consentirà a chi per qualsiasi ragione non trova spazio su strada di poter comunque fare attività con tutto quel che ne consegue, anche a livello economico.

Tornando agli europei, sarà un percorso simile a quello affrontato domenica in un’altra parte d’Italia?

In parte, perché si correrà su un circuito di 30 chilometri da ripetere tre volte per le donne e cinque per gli uomini, con un dislivello importante, oltre 2.500 metri. Gli organizzatori non l’hanno ancora ufficializzato, devono verificare e completare alcune parti, ma sappiamo che a differenza della Monsterrando che aveva una prima parte veloce e filante, lì sarà impervio fin da subito, più simile forse a quello del campionato italiano all’Amiata. Io credo che i concorrenti arriveranno alla spicciolata, bisognerà fare in modo di arrivarci preparati.

Gravelator: la rivoluzione gravel di KTM è iniziata

29.08.2025
4 min
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Il brand KTM guarda alla stagione 2026 con curiosità vista la grande novità che arriverà in termini di gamma di bici dedicata al gravel. Infatti questo periodo lo si potrebbe definire come l’inizio di una nuova era, perché dopo diversi anni il settore dedicato alle strade miste viene completamente rivoluzionato. I modelli X-Strada vengono sostituiti dalla collezione Gravelator, composta da dodici modelli che vanno a coprire tutte le esigenze degli utenti che si avvicinano, o già conoscono, il mondo gravel. 

Uno spettro molto ampio, con modelli capaci di dire la loro nelle competizioni più agguerrite di questa disciplina. Ma anche biciclette votate al viaggio e al godersi un’uscita in maniera tranquilla, oppure alla ricerca dell’avventura. Insomma, con la nuova gamma Gravelator di KTM non ci saranno più limiti a quello che si potrà fare insieme alla propria bicicletta gravel. 

La gamma Gravelator va a sostituire i modelli X-Strada diventando il riferimento gravel per KTM Bikes
La gamma Gravelator va a sostituire i modelli X-Strada diventando il riferimento gravel per KTM Bikes

Dinamica

Il nuovo progetto del brand austriaco è partito completamente da zero, e ha visto al centro due nuove piattaforme di telaio totalmente rivoluzionate. Si parte con la versione in alluminio, versatile e orientata a chi cerca un ottimo equilibrio tra qualità e prezzo. Mentre la seconda piattaforma è in carbonio e strizza l’occhio all’animo racing del mondo gravel. La Gravelator nella versione Exonic ha un telaio differente, realizzato Premium Carbon/R6990, e ha già vinto al suo esordio al Salzkammergut Trophy, corsa gravel austriaca. 

Tutte e due le versioni di questo nuovo telaio sono state studiate, progettate e realizzate dai tecnici di KTM con l’obiettivo di offrire la miglior dinamica di guida possibile, il tutto combinato con un design moderno. Non importa quale terreno passi sotto le ruote, la Gravelator troverà sempre il modo di farvi spingere al massimo sui pedali. 

Libertà

Il gravel, nelle sue mille sfaccettature è sinonimo di libertà e avventura. Per questo in KTM non hanno escluso alcuna possibilità, e infatti alcune bici della gamma Gravelator godono di tanti punti di montaggio per borse e sacche: come sulla forcella anteriore e sul tubo superiore. Sulle dodici versioni realizzate da KTM ben otto hanno il telaio in carbonio. La maggior parte dei modelli monta un gruppo specifico per il gravel con monocorona all’anteriore, mentre il pacco pignone varia tra le dodici e le tredici velocità. E’ possibile optare anche per due modelli più “classici” con doppia corona all’anteriore, per chi ama pedalare con una scelta più ampia di rapporti. 

Le restanti quattro versioni con telaio in alluminio, con forcella carbonio, risultano più comode se si sceglie la Gravelator con l’obiettivo di fare lunghi viaggi. Infatti questa lega garantisce un miglior assorbimento delle vibrazioni del terreno senza affaticare e stressare l’utente

In tutte e dodici le versioni KTM ha optato per un impianto frenante con dischi da 160 millimetri sia all’anteriore che al posteriore, per una migliore reattività sia in corsa che quando si viaggia carichi. 

Prezzo: si parte dai 949 euro della Gravelator 30, fino ad arrivare ai 6.849 del modello top di gamma Gravelator Exonic. 

KTM Bikes

Pinarello Dogma GR, una nuova Pina per il gravel race

11.07.2025
7 min
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CA’ DEL POGGIO – Prende forma la nuova Pinarello Dogma GR, ovvero la bicicletta gravel che nasce in modo specifico per le competizioni. E’ stata presentata alla stampa internazionale in un contesto che è a dir poco la casa del ciclismo e della bicicletta: Cà del Poggio, nel cuore del territorio del Prosecco.

Firma Pinarello, famiglia Dogma e categoria F: un blend di fattori che rendono esplosiva una bicicletta che lascia i compromessi agli altri, proprio come la Dogma F stradale. Dogma GR non è l’evoluzione della Grevil, è un’altra cosa. Vediamola nel dettaglio.

Dogma GR, figlia di una categoria di bici race
Dogma GR, figlia di una categoria di bici race

Pinarello Dogma GR, perché nasce?

Dogma GR nasce con il chiaro obiettivo di essere una bici per le gare gravel, mutuando diverse soluzioni dalle sorelle Dogma già presenti in gamma, adattandole e plasmandole per l’ambiente gravel race. Materiali, tecnologie ed aerodinamica dalla Dogma F da strada e dalla Crossista, alle quali si ispira anche l’impatto estetico (e le geometrie).

Eppure c’è anche un po’ di mtb, perché alcune soluzioni tecniche derivano dalla Dogma XC. Per meglio contestualizzare la Dogma GR abbiamo chiesto alcune considerazioni a Raffaele Maccari, Product Manager Pinarello per la categoria gravel.

Raffaele Maccari è il Product Manager di Pinarello sul fronte del gravel
Raffaele Maccari è il Product Manager di Pinarello sul fronte del gravel

Dogma GR, l’evoluzione della velocità

«Se volessimo categorizzare le gare gravel di oggi – spiega Maccari – potremmo identificare tre macrocategorie: competizione, light gravel e tutto quello che ruota intorno al trail/bike packing/adventure. Possiamo segmentare il gravel anche tenendo conto del lasso temporale di percorrenza, fino alle 5 ore e oltre le 5 ore di gara. La nuova Dogma GR rientrerebbe nelle competizioni fino alle 5 ore. Da Dogma F e dalla Crossista eredita l’aerodinamica funzionale, il carbonio, la velocità , la reattività e la leggerezza. Il suo telaio ferma l’ago della bilancia a 960 grammi. La confidenza in discesa e la stabilità ricorda la Dogma XC.

«Pinarello Dogma GR – prosegue – non presenta degli inserti meccanici nella sezione centrale e nel carro posteriore, ma permette una flessione longitudinale che può arrivare a 8 millimetri. Al tempo stesso non è però possibile montare un dropper post. Il design non lo permette e si è preferito sfruttare al meglio la proprietà del carbonio e dei componenti, con un reggisella che abbiamo definito adattivo. La nostra tesi è avvalorata anche dal fatto che nell’ambiente gravel race di alto livello, l’utilizzo del reggisella telescopico trova pochi consensi».

Come è fatta la Dogma GR

Il carbonio è di matrice M40X, il medesimo della Dogma F da strada. La forcella è Pinarello Onda (con rake da 50 millimetri), un marchio di fabbrica, tutta in carbonio e opportunamente adattata alla nuova bici e al contesto gravel. Telaio e forcella adottano la nuova soluzione E-TiCR per il passaggio frontale delle guaine, significa maggiore stabilità dello sterzo e asseconda un design del comparto completamente ereditato della sorella stradale. Inoltre c’è una migliore interfaccia con il manubrio integrato full carbon Talon Ultrafast GR (che ha 7° di flare e permette il montaggio delle protesi). Il passaggio delle coperture è differenziato: fino a 45 per l’anteriore, fino a 42 per il posteriore, misura che si riduce a 40 con l’eventuale trasmissione con doppia corona (e deragliatore). Da sottolineare che la linea catena della Dogma GR è quella stradale (calza perfettamente il pacchetto Dura Ace). La batteria Di2 è inserita nella zona della scatola centrale.

La scatola del movimento centrale è marchio di fabbrica Pinarello Dogma, per forme, design e per la filettature con passo italiano che permette il montaggio esterno delle calotte (la facilità di manutenzione ringrazia e anche la tanta rigidità del comparto). La tubazione obliqua prevede un vano porta oggetti al suo interno. E’ possibile montare una piccola bag (Racing Bento, fornita con la bici) sull’orizzontale. Le geometrie sono ereditate in toto dalla Crossista. Tante le taglie disponibili, come d’abitudine. Sono nove: dalla 43 alla 59,5.

Un dettaglio sui valori geometrici

Il carro posteriore ha una lunghezza leggermente superiore alla media attuale della categoria: soluzione voluta, rispettando i valori presi dalla Crossista e con l’ottica di incrementare la stabilità complessiva di una bici rigida e briosa. 42,5 centimetri fino alla misura 54,5, che diventano 42,7 per le tre misure più grandi (56, 57,5 e 59,5). Gli angoli del piantone sono piuttosto aggressivi e portano l’atleta a sfruttare completamente la sezione centrale della bici, caricando in avanti il peso del corpo. Quelli dello sterzo invece non sono così estremi e seguono perfettamente il rake della forcella. Il passo complessivo della Dogma GR risulta contenuto, a prescindere dalla misura.

Gli allestimenti

Sono tre e tutti di alto livello. Uno si basa sulla trasmissione Sram Red XPLR e ruote Princeton 4540, gli altri due sulla trasmissione Dura Ace stradale con doppia corona (sempre le Princeton 4540). E’ disponibile anche in versione frame-kit. I prezzi di listino: 11.000 euro per l’allestimento F9, 7.200 e 6.900 euro per i due F7, rispettivamente su base Sram e Shimano. Si passa a 5.600 euro per la versione F5 (sulla base del nuovo Sram Rival AXS 1×13), per scendere a 4.300 euro per i due pacchetti F3. Il pacchetto Pinarello Dogma GR si chiude con la F1 proposta ad un listino di 3.500 euro.

Pinarello

Bianchi: la rivoluzione è partita, si punta al tetto del mondo

03.07.2025
5 min
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TREVIGLIO – Bianchi si sta proiettando verso il futuro, il cammino è già iniziato e l’azienda non vede l’ora di muovere i primi, decisi, passi. La serata con la quale hanno presentato il progetto agli addetti ai lavori e poi ai giornalisti ha una dichiarazione d’intenti ben precisa, come sottolineato dal cavaliere Salvatore Grimaldi: «Diventare la miglior azienda di biciclette al mondo che farà le migliori biciclette al mondo». Musica, spettacoli di bike trial (con il campione del mondo Elia Orfino) e un accenno a quelle che saranno le biciclette del prossimo futuro. 

Il progetto che vuole rivoluzionare il percorso di Bianchi si è tenuto nella sua nuova struttura, fortemente voluta dal Cavaliere Salvatore Grimaldi, presidente del marchio. E’ lui l’anima del brand, la sua storia e tutto quello che ha costruito e realizzato in passato fungono da biglietto da visita. Il resto lo hanno fatto gli altri protagonisti. Per questa presentazione sono state coinvolte tutte le più importanti figure di Bianchi, che a loro modo e per il ruolo rivestito hanno presentato i punti di forza e le novità dalle quali ripartire.

A destra, Alberto Cavaggioni, amministratore delegato. Accanto a lui, Salvatore Grimaldi proprietario del brand
A destra, Alberto Cavaggioni, amministratore delegato. Accanto a lui, Salvatore Grimaldi proprietario del brand

100 giorni

E qualche altro in più. Perché Alberto Cavaggioni, nuovo amministratore delegato di Bianchi, è arrivato da poco ma ha già fatto sentire la forza delle sue idee e di un nuovo impulso. La rinnovata sede produttiva di Treviglio è stata resa teatro, letteralmente, della rivoluzione partita da poco, ma che ha già visto coinvolti tutti i membri dell’azienda. 

Due tribune, montate per l’occasione, con un palco davanti e uno schermo pronto a proiettare la storia e il futuro. Bianchi rimarrà fedele al passato che l’ha resa grande, ma guarderà avanti per tornare dove per anni è stata. Le prime immagini che scorrono sono foto di Marco Pantani, quando la storia della tua azienda è legata a un nome del genere è impossibile distaccarsene. E poi arriva il momento di vedere quale sarà il volto di Bianchi

E-mtb e gravel

Così vengono presentate le novità tecniche del brand. I segmenti di mercato dai quali ripartire sono stati delineati da ricerche approfondite e da indagini di mercato. Il mondo della mountain bike è in grande ascesa, ma non quello muscolare bensì l’elettrico. Bianchi infatti presenta due nuove e-mtb: e-Vertic FX e Tronik X, entrambe motorizzate Bosch. 

Su strada il focus si sposta verso le prove contro il tempo che Bianchi proverà a dominare con le nuove Aquila Triathlon e Aquila Time Trial. Il gravel è un’altra fetta di mercato in grande crescita, capace di raccogliere molte persone che si avvicinano al ciclismo con la voglia di scoprire ed esplorare. Anche in questo caso Bianchi entrerà sul mercato con due nuove biciclette, muscolari, la Nirone e la Arcadex. Entrambe con telaio in alluminio e dal profilo pulito. 

Claudio Masnata, Group Marketing and Communication Manager dell’azienda con la Specialissima RC Pantani Limited Edition
Claudio Masnata, Group Marketing and Communication Manager dell’azienda con la Specialissima RC Pantani Limited Edition

Strada

Sull’asfalto Bianchi ha costruito i suoi successi e la sua storia, che quest’anno sono arrivati al 140° anniversario. E da qui vorrà ripartire e lo farà con una nuova versione della sua bicicletta endurance: la Infinito. Una bici che risulterà ancora più comoda e votata al comfort. Nel campo delle collaborazioni Bianchi ha voluto sottolineare l’importanza per un brand del suo calibro di lavorare con il massimo livello del ciclismo mondiale: il WorldTour. Da questo punto si aspettano importanti novità nel prossimo futuro.

Il passato che incontra il presente, così possiamo definire la limited edition presentata da Bianchi: la Specialissima RC Pantani. Una bicicletta ispirata a quella con cui il Pirata conquistò la doppietta Giro-Tour nel 1998. I modelli disponibili saranno 101, come il numero che Pantani aveva sulla schiena a quel Giro d’Italia. 

A 360 gradi

Le novità “investono” il mondo Bianchi nella sua totalità. Tra pochi mesi partiranno i lavori per realizzare un museo dedicato, sempre nella sede di Treviglio. 

Ma la grande notizia per gli appassionati si chiamerà Officina Edoardo Bianchi: un laboratorio di restauro, personalizzazione e una boutique d’eccellenza. Lusso e tecnica si uniranno per dare al cliente un servizio unico. Chi possiede già una bici Bianchi d’epoca potrà restaurarla utilizzando prodotti e colori originali. Se, al contrario, si entra per la prima volta nel mondo Bianchi lo si potrà fare scegliendo lo stile che più ci si addice. 

Sono nate anche nuove colorazioni capaci di accontentare chi rimane fedele al famoso “Celeste Bianchi” e chi invece vuole guardare all’innovazione partendo dal design. 

La sfida è lanciata e in Bianchi l’entusiasmo è palpabile. I prossimi appuntamenti saranno fondamentali, il primo arriverà in autunno con la presentazione ufficiale delle novità gravel. Per il resto toccherà aspettare il 2026 e un nuovo appuntamento in casa Bianchi.

Bianchi