Time ADHX: la prima gravel ha carattere racing

21.04.2022
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Time presenta la sua prima bicicletta gravel: l’ADHX. Un prodotto che incorpora, per la prima volta la Dyneema bio based, la fibra più forte del mondo, adatta per costruire un telaio ancor più resistente. Il telaio ADHX è il primo ad utilizzare la struttura intrecciata BCS. Un modo diverso di assemblare la fibra di carbonio, intrecciandone diversi tipi per una maggiore resistenza.

La bici ADHX ha il passaggio cavi semi-integrato
La bici ADHX ha il passaggio cavi semi-integrato

Un nuovo progetto

Per descrivere questo nuovo progetto abbiamo interpellato Paolo Mion, direttore commerciale di Time. «Da quando l’azienda è stata acquistata dalla Rossignol – ci dice – si è deciso di puntare sulla Next Generation, di cui il gravel fa parte, nella quale saranno presenti dei nuovi prodotti che lanceremo. Una scelta che ci ha dato tanti spunti per lavorare partendo dalla consapevolezza della qualità dei nostri prodotti».

Stile racing

«Abbiamo guardato al modello americano – spiega Mion – dove il gravel è diventato una disciplina racing. Sono molte le gare agonistiche che si corrono lì, come la Barry-Roubaix o la Unbound Gravel. Noi siamo un brand da corsa, quindi abbiamo puntato su un telaio in stile racing, la definirei una fast gravel. Un dettaglio che fa capire questo nostro intento è la massima larghezza dei copertoni che si può montare, che è di 40 millimetri». 

«Il dna – riprende – è quello del nostro modello Alpe d’Huez, ovviamente con degli adattamenti e delle geometrie diverse dedicate al gravel. L’ADHX si potrebbe definire tranquillamente una bici allroad, questo per le geometrie racing adottate, anche se il suo focus rimane il gravel».

Triplo allestimento

«Il telaio – prosegue Mion – è implementato della tecnologia Dyneema, ciò lo rende leggero, resistente. Il dettaglio in più, da non trascurare assolutamente, è la sua grande capacità di assorbire i colpi. Una caratteristica sulla quale il nostro team di esperti ha lavorato tanto, bisognava mantenere lo stile Time anche su questo nuovo progetto».

L’allestimento della ADHX prevede l’utilizzo di tutti e tre i gruppi dedicati al gravel: Shimano GRX, Sram Force e Campagnolo Ekar, quindi monocorona. Sul tubo verticale è visibile un coperchietto di plastica dedicato al deragliatore, questo fa capire che è comunque possibile montare anche gruppi con le classiche due corone.

Anche la verniciatura ha richiesto un particolare studio, i dettagli sono definiti grazie ad una speciale vernice ink che risalta le linee del carbonio donando alla ADHX uno stile unico ed elegante.

Time

Gravel in the land of Venice: ascoltiamo Panighel

15.04.2022
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Una coast to coast in Veneto? Eppure è possibile! Non c’è solo quella da un mare all’altro, ma anche quella che va da un mare, l’Adriatico, ad un lago, quello di Garda. E da chi poteva nascere questa “folle” ed entusiasmante idea se non dal genio di Massimo Panighel?

Siamo in Veneto, terra di sapori, di vini, di Dolomiti, ma anche di cultura. Ed è l’insieme di tutto ciò il fil rouge di Gravel in the land of Venice.

Campagne, colline, borghi, Ville Palladiane… la rete di Gravel in the land of Venice è infinita
Campagne, colline, borghi, Ville Palladiane… la rete di Gravel in the land of Venice è infinita

A tutto gravel

La bici è un grandioso mezzo turistico. Noi scriviamo sempre di professionisti e di gare, anche di altre categorie, ma la sezione turismo si è resa necessaria proprio perché non potevamo trascurare questo gigantesco settore delle due ruote a pedali, tanto più in Italia.

The Land of Venice è ormai la piattaforma del Veneto in generale per la sua promozione turistica. Gravel in the Land of the Venice è la rete cicloturistica ideata da Massimo Panighel.

Si tratta di un progetto in collaborazione con la Rete d’imprese Cycling in the Venice Garden. La rete prevede, per ora, un qualcosa come 1.350 chilometri, suddivisi in 20 diversi percorsi i cui chilometraggi oscillano tra i 50 e gli 83 chilometri.

«Ma – dice Panighel – per fine anno contiamo di arrivare a quasi 80 percorsi. I tracciati li sto mappando io stesso per due motivi. Il primo è che è un divertimento anche per me. Il secondo, è sono responsabile di questi percorsi e devo essere certo che siano ben fruibili e sicuri. E che non manchi la qualità dei paesaggi».

Pronta già una maglia di questo “circuito” di percorsi…
Pronta già una maglia di questo “circuito” di percorsi…

Sensi e eccellenze 

«Inoltre – continua Panighel – io ho ben in mente l’idea, e le caratteristiche, che i cicloturisti devono condividere lungo ogni percorso. Ognuno punta ad un qualcosa: cultura, vini, sapori, paesaggi… Ebbene, abbiamo voluto collegare i sensi e le eccellenze. E’ un bel “gioco”».

Un percorso, per esempio, passa per i vigneti: ebbene vista e gusto (prevedendo una sosta indicata) devono essere soddisfatti.

«Penso, per esempio, alla Villa Palladiana di Vicenza o al Lago di Fimon che è un’oasi naturale in mezzo ai Colli Berici, o alle trattorie e ai ristoranti che ci sono lungo i percorsi».

Intanto, Gravel in the land of Venice, sta già riscuotendo un buon successo. Complice anche la voglia di ripartire, come notiamo anche dalle prenotazione per questa prima Pasqua (quasi) libera dal Covid.

«Abbiamo preparato un brevetto – continua Panighel – Un brevetto che si raggiunge concludendo 12 percorsi in un anno. A quel punto si riceve una maglia, una medaglia e un attestato. Non è un qualcosa di agonistico, ma ci si pone però un obiettivo da portare avanti nel corso anno. Un obiettivo perseguibile in assoluta libertà, senza stress. Bisogna completare un percorso in ognuna delle sette province venete e poi aggiungerne altri cinque a scelta».

«Noi vorremmo che il brevetto, ma in generale Gravel in the land of Venice, richiamasse flussi anche da fuori. Che strizzasse l’occhio anche ai ciclisti delle Regioni vicine. Anche per questo la tracciatura è gratuitamente disponibile e aperta a tutti».

Uno scorcio del Lago di Fimon, incastonato nei Colli Berici
Uno scorcio del Lago di Fimon, incastonato nei Colli Berici

Terre Nobili

E a questa rete si affianca la ciliegina sulla torta di un evento, il Terre Nobili, in programma dal 23 al 30 settembre. Si tratta di un’avventura “unsupported” che porta a scoprire le bellezze della parte centrale del Veneto.

«Lo abbiamo chiamato Terre Nobili – spiega Massimo Panighel-  perché il percorso si snoda tra le eccellenze del Veneto. Una terra dalla bellezza disarmante, composta da vigneti e vini pregiati, laghi, natura, siti Unesco e preziosissimi borghi, scrigni di storia e cultura da vivere e scoprire. Ogni anno però il tema cambierà. Intanto partiamo con i siti Unesco, appunto».

«Il percorso della Terre Nobili – spiega ancora Panighel – inanella 7 dei 9 siti Unesco presenti in Veneto, la regione che ne ha di più. Mancano all’appello quelli di Prosecco e Dolomiti, ma posso dire che c’è già pronto un evento in chiave futura che li coinvolgerà. Si chiamerà Olimpica e dalle Dolomiti si arriverà al Parco del Delta del Po’. Questo parco è ufficialmente classificato in Emilia-Romagna anche se per gran parte si estende in territorio veneto».

Il percorso della Terre Nobili di settembre
Il percorso della Terre Nobili di settembre

Che avventura

Terre Nobili dicevamo: un’avventura in programma a settembre. Si parte da Caorle, si arriva a Peschiera del Garda e si ritorna, passando per i Colli Euganei per un totale di 700 chilometri.

Tanti? No! Perché si può scegliere in base alla disponibilità di tempo e di volontà. E sta proprio in questo l’originalità di Terre Nobili: può essere vissuto come una staffetta. Si può decidere di arrivare a Peschiera del Garda dove per il ritorno si darà il cambio ad un compagno di avventura.

Oppure si può anche fare in team composti da quattro persone disposte in altrettante stazioni di cambio (Caorle, Padova, Peschiera del Garda e Montegrotto Terme). E poi c’è chiaramente anche la tradizionale formula da soli, in autonomia, quella che più amano i gravelisti puri.

Gravel in the Land of Venice

Canyon Endurace CF All-Road, il test

13.04.2022
6 min
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Il test della nuova Canyon Endurace in versione CF 7 All-Road. L'abbiamo anche portata in gara alla Granfondo Strade Bianche.

Dopo aver rinnovato la piattaforma Endurace, Canyon introduce la versione CF 7 All-Road, quella per i tanti utilizzi e diverse interpretazioni, il modello Endurace che maggiormente si avvicina al segmento gravel. L’allestimento standard prevede le gomme con design multipuntinato e una larghezza da 35 millimetri, ma noi l‘abbiamo provata anche in una configurazione racing.

Il nostro test vede anche la partecipazione alla Granfondo Strade Bianche.

La stabilità della Endurace è uno dei punti di forza (@chiara_redaschi foto)
La stabilità della Endurace è uno dei punti di forza (@chiara_redaschi foto)

Canyon Endurace, comfort e non solo

L’obiettivo principale è quello di avere una bicicletta comoda sulle lunghe distanze e capace di sfruttare una geometria non estremizzata. Il risultato è un mezzo versatile, adatto ad affrontare le strade sterrate e fuori porta, non troppo complicate, ma che non dimentica il dna racing di Canyon.

Il frame e la forcella mettono sul piatto una grande elasticità nelle risposte, al pari di stabilità ed equilibrio tra le parti. L’avantreno non è mai nervoso e si guida bene anche dopo tante ore di sella, preciso e senza vibrazioni. Il retrotreno e il corpo centrale della bici contengono le vibrazioni, a vantaggio di comfort, piacere di guida e stabilità.

L’allestimento

Si tratta di un tessuto composito Canyon di matrice CF, per frame e forcella. La tecnologia monoscocca collima con un’applicazione specifica del carbonio, che vuole amplificare e sfruttare l’elasticità del progetto, insieme alle geometrie dedicate alla disciplina endurance.

Tutto il cockpit è firmato Canyon, con stem e piega in alluminio (l’attacco manubrio è da 1”/1,4, ovvero con un diametro di 31,8 millimetri) e un reggisella da 27,2 millimetri. Quest’ultimo è classico, con fusto in composito. A nostro parere il nuovo progetto Endurace si sposa alla perfezione con il seat-post VCLS 2.0, quello sdoppiato per intenderci, componente che aumenterebbe ulteriormente il potere smorzante della sezione alta della bici.

La trasmissione è Sram Rival AXS, 48/35 e 10/36. Le ruote sono DTSwiss Endurance LN in alluminio, gommate Shwalbe G-One tubeless. La sella è la Fizik Argo Tempo da 150 millimetri di larghezza. La bicicletta ha un prezzo di listino di 2999 euro e a nostro parere può sfruttare un rapporto ottimale con la qualità complessiva del prodotto.

Test con doppia configurazione

Dopo aver preso confidenza con la Canyon Endurace nella sua versione originale, abbiamo voluto “estremizzare” la prova della bici portandola alla Granfondo Strade Bianche di Siena.

Per questo motivo abbiamo montato delle ruote leggere in carbonio (Deda RS4 DB con pneumatici Schwalbe Pro One tubeless), sfruttando una configurazione più stradale. La volontà è stata quella di usare una bicicletta che non conosce limiti di percorso e di interpretazione, immedesimandosi nell’utente finale che potrebbe pedalare la Endurace con qualsiasi tipologia di ruota ed allestimento.

L’arrivo in Piazza del Campo a Siena
L’arrivo in Piazza del Campo a Siena

Perfetta per buona parte degli amatori

Questa Endurace potrebbe essere la bici perfetta per fare un po’ di tutto e per gli amatori che amano le lunghe e lunghissime distanze. E’ comoda e offre dei vantaggi in termini di guida, perché è facile e stabile anche sui fondi sconnessi. Ha una geometria vantaggiosa, sfruttabile e che aiuta ad un’impostazione comoda.

Si risparmiano energie, non ci si stanca in modo eccessivo a causa delle tensioni che si generano nella parte alta del corpo e asseconda eventuali errori nelle fasi di guida maggiormente tecniche. Inoltre si adatta al meglio ad una eventuale configurazione racing.

Ripaga nel lungo periodo

La Canyon Endurance non ha il compito di essere una bicicletta per gli sprint e per i continui cambi di ritmo. Ci piace categorizzarla come una bici progressiva, più lunga nelle risposte e che ripaga nel medio e lungo termine. Non è una piuma, la configurazione originale si avvicina ai 9 chilogrammi e quella utilizzata per la Strade Bianche si abbassa poco sotto gli 8, ma proprio per le sue qualità di trazione e bilanciamento non ha paura delle salite arcigne dove si pedalata parecchio scaricando tutto il peso sulla bici. Anche in discesa è un bel cavallo da battaglia e sa anche essere veloce.

In conclusione

E’ difficile trovare un limite a questa bicicletta, che nasce per l’endurance, per essere versatile e conferma la bontà della piattaforma Endurace di Canyon. La trasversalità del suo concept dipende dal vestito che indossa e proprio le ruote (e gli pneumatici con una gestione adeguata) fanno la differenza.

Non è una bicicletta gravel, certo, la si può usare sulle strade battute e in quei contesti che definiamo “gravel leggero”, ma a nostro parere l’accostamento e una sorta di confronto, vanno fatti con una bici stradale vera e propria.

Canyon

Miche Graff Route, innovazione e scorrevolezza per il gravel

11.04.2022
3 min
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Miche lancia sul mercato la nuova Graff Route. Un’accattivante e innovativa ruota da gravel pronta a diventare un riferimento per la già ricca gamma della casa trevigiana.

Un prodotto progettato appositamente per una disciplina che richiede sempre più componenti premium e prestazioni crescenti. Con i suoi 1565 gr e la sua audace resistenza agli urti e sconnessioni, si candida ad essere un riferimento per la categoria. 

Le ruote da 700c pensate per il gravel sono un concentrato di innovazione
Le ruote da 700c pensate per il gravel sono un concentrato di innovazione

Per competere

Questo nuovo modello si propone per essere una valida alternativa all’iconica Graff Carbon. Questa Graff Route infatti si posiziona in vetta alla gamma di Miche grazie alle sue esclusive caratteristiche tecniche. 

Il cerchio da 700c in carbonio ha un’altezza da 36mm e risulta essere sulla carta uno dei prodotti più completi sul mercato. A conferma di ciò c’è la mission che i progettisti della casa italiana si sono posti, quella di creare un modello gravel versatile e propenso alla competizione. 

Il canale interno hookless da 24mm favorisce una maggiore stabilità di guida
Il canale interno hookless da 24mm favorisce una maggiore stabilità di guida

Innovazione e stabilità

A definire un prodotto innovativo ci sono le novità che questa Graff Route presenta cucite addosso. Una di queste è il canale interno hookless da 24 mm. Grazie a questa tecnologia acquisisce una stabilità maggiore in discesa e una notevole resistenza agli impatti. Sempre grazie al canale le sconnessioni possono essere assorbite in modo migliore e la pressione degli pneumatici può essere tenuta più bassa, con i relativi benefici. 

In combinazione con queste caratteristiche Miche consiglia pneumatici con sistema TLR con sezione a partire da 35 mm. Mentre la pressione di riferimento, nel rispetto delle raccomandazioni del costruttore, non deve essere di norma superiore a 4.5 bar. 

Fluidità scorrevole

Il peso di appena 1565 grammi favorisce il risultato finale di una ruota leggera e agile. La raggiatura da 24 raggi straight-pull, dona alla guida una fluidità costante grazie alla dispersione delle tensioni. 

I mozzi prodotti da Miche sono lavorati a CNC in Ergal 7075 HT, montati su cuscinetti ad alta scorrevolezza. La registrazione del mozzo è semplificata ed è possibile attuarla anche a ruota montata attraverso una regolazione precisa, tramite un’apposita ghiera. 

La Graff Route è disponibile per le varie compatibilità esistenti sul mercato con corpetti ruota libera: Shimano HG, Sram XDR e Campagnolo Ekar. Le ruote sono vendute con il kit tubeless assemblato e garantito dal CQ Miche e il prezzo complessivo è di 1650 euro.

Miche

La Sicily Divide di Visconti: un viaggio nell’anima

10.04.2022
6 min
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«Qui Trapani! Da domani inizia la mia Sicily Divide! Ho deciso di fare una sorta di blog per raccontarvi un viaggio all’interno di me stesso attraverso la bici, la stessa bici che tanto mi ha dato, ma senza mai permettermi il lusso di guardarmi attorno e soprattutto di guardarmi dentro…».

Siciliy Divide taglia la Sicilia da Trapani a Catania: una dorsale magica
Siciliy Divide taglia la Sicilia da Trapani a Catania: una dorsale magica

La sua terra

Cominciava così, il 29 marzo, il viaggio in Sicilia di Giovanni Visconti e Paolo Alberati. Un viaggio inaspettato per il palermitano di San Baronto, che aveva da poco annunciato il ritiro. Si poteva pensare che avesse voglia di starsene a casa, ma evidentemente mancava qualcosa. Non si possono chiudere 17 anni di professionismo semplicemente andando via. C’era da fare i conti con il se stesso più profondo e la terra da cui partì molto giovane per conquistare il mondo, senza probabilmente avere il tempo di conoscerla.

«Quando sono giù – sorride – conosco le strade dove mi alleno e poco di più. Non so il nome delle vie di Palermo, che la gente snocciola dando riferimenti di negozi e monumenti. Ho visto paesaggi che non pensavo potessero esistere, ho visto la vera Sicilia. In certi momenti mi è parso di essere in un altro posto, invece era la terra che mi ha permesso di diventare quello che sono. Quando Paolo mi ha chiamato, gli ho detto subito di sì. Io che negli ultimi anni facevo fatica a staccarmi da casa, ho capito che modo migliore non c’era. Un vero ritorno alle origini».

Un viaggio dentro

Ore e chilometri per pensare e soprattutto parlare. Luoghi magici. Fatica. L’ironia di partire anche se pioveva. E alla fine la riscoperta della bicicletta per quello che è davvero.

«Parlare in bici è una cosa che non avevo mai fatto. Così come non mi ero mai guardato intorno. Invece quel paesaggio e quell’andatura invitavano a farlo. Ho detto e sono riuscito a fare un viaggio dentro me stesso attraverso la bici e così è stato. Tramite questo tipo di esperienza e grazie a tutto quel silenzio, ho scoperto lati di me che non conoscevo. Quando sei nel ritmo delle gare, non c’è mai il tempo di ascoltarsi davvero e le cose restano dietro. Magari qualcosa che fingi di non aver visto comincia a crescere e alla fine per tirarlo fuori c’è bisogno del mental coach. Pensavo che alla fine del mio percorso, avrei appeso la bici al chiodo. Invece ho scoperto che non ho la nausea, ho voglia di usare la bici. Sono tornato a sentirla come quando ci montai sopra la prima volta».

Il punto sulla vita

Giorni nel vento. Luoghi che segnano l’anima come il Cretto di Burri e il ricordo di un terremoto dimenticato. La discesa da Mussomeli attraverso colline verdissime verso Serradifalco, casa di Rosario Fina, passando sotto creste simili alle Tre Cime di Lavaredo. La scoperta, dentro e fuori di sé. E un’idea di futuro tutto da scrivere.

«Posso dire che per ora – ammette – me la sto godendo. Sto mettendo vari punti nella mia vita e non mi sento ancora di dire cosa voglio fare. Forse non ho voglia di rinchiudermi in un’ammiraglia per fare il direttore sportivo o davanti a un computer. Ho parlato con Federico Zecchetto (titolare di MCipollini e DMt, ndr), che è un amico vero. Mi ha sempre rispettato, io ho sempre rispettato lui. Ci sono proposte. Vediamo cosa viene fuori. Non sparisco, a qualche evento ci sarò, non credo che farò una vita tanto diversa. Il ciclismo è il mondo in cui continuerò a vivere».

Una rinascita

La nuova vita ha un sapore diverso e strano. L’andirivieni da casa a scuola con i bimbi, che intanto crescono. Il giretto in bici quando se ne hanno tempo e voglia. Il non dover comunicare ogni giorno i propri spostamenti.

«Io sono cresciuto con l’Adams – dice – e la necessità di comunicare ogni cosa che facessi, fosse anche andare a pesca o a funghi. Ho mandato una lettera all’UCI e mi è stato risposto che non devo più aggiornarlo. Non ho più questo pensiero e non potete capire quanto sembri strano potermi muovere in questa nuova libertà. Quando corri non ci fai caso, ora è stranissimo. Sono contento. E sono contento anche per Katy, mia moglie. Mi ha detto che se avesse immaginato di avermi così rilassato in casa, mi avrebbe fatto smettere prima. E io, lo sapete, sono uno che si porta dietro i malumori. Pensate che peso deve essere stato avermi in casa negli ultimi tempi… Oggi piove, stavo per uscire in bici, mentre prima ne avrei avuto disgusto e rabbia. Ora capisco certi amatori appassionati e la loro grinta. Questo viaggio con Alberati è quello che serviva. Era da tempo che mi trascinavo, c’era solo da ammetterlo. Aspettare significava volersi male. Questo viaggio è stato una rinascita».

Alta Badia, un’estate in sella sulle Dolomiti

09.04.2022
5 min
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Paesaggi mozzafiato, passi mitici, estate e due ruote. Il mix perfetto per una vacanza in sella lo si può trovare nel cuore delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO che incorniciano e sovrastano l’Alta Badia. In questo territorio la bici è stata accettata e integrata nella natura, le escursioni e le manifestazioni disponibili sono infatti tantissime.

Eventi come il Dolomites Bike Day, il Sellaronda Bike Day e la Maratona dles Dolomites-Enel sono il fiore all’occhiello di una terra in cui il ciclismo assume valenze leggendarie. Ma non solo, impianti di risalita, percorsi per gravel, Mtb e tante altre attività legate alle due ruote sono pronte ad allietare il soggiorno estivo all’insegna della natura e del ciclismo.

Un parco giochi della bicicletta che vede calcare ogni anno le proprie strade a passaggi del Giro d’Italia, Gran Fondo e turisti da tutto il mondo.

Gli eventi estivi fanno arrivare appassionati da tutto il mondo
Gli eventi estivi fanno arrivare appassionati da tutto il mondo

Le gran fondo

Il sogno di ogni appassionato è quello di poter percorrere in sella alla propria bici le salite più famose d’Italia senza macchine e lo smog della città. L’aria pulita in montagna è un privilegio e grazie agli eventi come Dolomites Bike Day, il Sellaronda Bike Day e la Maratona dles Dolomites-Enel è possibile farlo con le strade chiuse al traffico.

L’11 giugno e il 17 settembre va in scena il Sellaronda Bike Day, che prevede di percorre in totale sicurezza i passi del Gruppo del Sella. L’evento non competitivo sarà aperto dalle ore 8.30 alle ore 15.00. Protagonisti del Dolomites Bike Day sono invece i passi dolomitici Campolongo, Falzarego, Passo Falzarego, Passo Valparola.

Infine il 3 luglio è prevista la Maratona dles Dolomites-Enel, una delle più importanti gran fondo d’Europa. Con i suoi 8.000 partecipanti accompagna i ciclisti sui passi dolomitici: Campolongo, Sella, Pordoi, Gardena, Giau, Falzarego e Valparola. 

Le gran fondo e le giornate dedicate alle due ruote sono completamente chiuse al traffico
Le gran fondo e le giornate dedicate alle due ruote sono completamente chiuse al traffico

Gravel e natura

Per chi cerca un avventura esule dall’asfalto ma ama i manubri curvi e non solo, l’Alta Badia mette a disposizione una rete vastissima di percorsi gravel e Mtb. E’ possibile pedalare in mezzo ai boschi, raggiungere baite, malghe e distese di prati ai piedi delle Dolomiti.

Tra gli itinerari più caratteristici si segnala quello che si districa alla scoperta dei masi ladini e dell’architettura locale, accessibile anche a ciclisti poco allenati. Oppure il tour di media difficoltà che parte dal paesino di La Val, che si snoda su strade asfaltate e sterrate, ai piedi dei due Parchi Naturali Fanes-Senes-Braies e Puez-Odle. Chiude la carrellata di percorsi, l’itinerario di media difficoltà, che da Badia porta ai prati di Armentara, passando sotto l’iconico massiccio Santa Croce. 

Questi percorsi non sono solo per bici muscolari ma anche e-bike per chi ha un approccio alla scoperta di questo sport, che vuole semplicemente godersi il panorama dolomitico sulle due ruote.

I percorsi per gravel e fuoristrada sono molteplici e si immergono in mezzo alla natura
I percorsi per gravel e fuoristrada sono molteplici e si immergono in mezzo alla natura

La Pedalata

Lo Stelvio, il Gavia e le Dolomiti, sono miti eterni conosciuti e ambiti dal professionista all’amatore alle prime armi. Bormio, con le sue famose cime, e l’Alta Badia contornata dai suoi Passi, sono lo scenario de La Pedalata. Due modi di interpretare un percorso che accomunano la passione di visitare luoghi in sella.

La Pedalata TOSTA consiste nel percorrere Bormio-Alta Badia e ritorno, tutto d’un fiato. Si parte al mattino presto con il Gavia, discesa a Ponte di Legno, poi Tonale, Passo della Mendola. Dopodichè la picchiata panoramica verso la Strada del Vino ed il passaggio per Bolzano, infine Val Gardena e ritorno. 

La Pedalata LIEVE invece ripercorre lo stesso tragitto ma con un altro approccio. Il tutto all’insegna del bike packing. Sulle bici verranno montate comode borse messe a disposizione dagli hotel, nelle quali portare l’essenziale per affrontare i percorsi. La parola d’ordine è esplorare in libertà questi luoghi incantati, grazie ad un programma da creare appositamente. Il tutto con soste e pernottamenti nei borghi e paesini tipici di queste zone.

I passi Dolomitici che si possono trovare in Alta Badia sono tra i più iconici d’Italia
I passi Dolomitici che si possono trovare in Alta Badia sono tra i più iconici d’Italia

Territorio amico della bici

Bike Friendly e si rivolge a tutti i ciclisti al di là di ogni disciplina. Gli uffici turistici mettono a disposizione cartine stradali con percorsi consigliati, mentre la collaborazione con le guide locali permette di organizzare escursioni guidate ogni giorno. 

Sono molte le convenzioni con esercizi ricettivi, negozi per il noleggio bici, la vendita di ricambi e l’abbigliamento. Ma anche ristoranti, rifugi specializzati per le esigenze di tutti coloro che si dilettano a praticare questo sport. Le strutture alberghiere “Bike Expert” e “Bike Friendly” mettono a disposizione tutto quanto necessita al ciclista.

Dal deposito con possibilità di lavare e riparare le bici, cavalletti porta bici, cassetta specifica di attrezzi per le bici, lavanderia, ricca colazione equilibrata e piatto freddo o torte al pomeriggio per un pieno di energia. Gli impianti di risalita trasportano le bici gratuitamente e senza supplementi. 

AltaBadia

Brave, la maglia estiva e versatile di Wilier

06.04.2022
3 min
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Brave è la nuova maglia estiva di Wilier pensata per gli amanti del cicloturismo, per coloro che vogliono godersi la bici con un approccio meno severo rispetto alla pura performance. Ideata principalmente per il mondo gravel, il più avvezzo al cicloturismo, è comunque un ottimo prodotto anche per tutte le altre discipline: dalla strada alla Mtb.

La maglia Brave è adatta per chi ama fare lunghe uscite
La maglia Brave è adatta per chi ama fare lunghe uscite

Fresca e versatile

Cucita con un mix di pregiata lana Merinos e poliestere, la maglia è allo stesso tempo comoda come una t-shirt e tecnica. Grazie alla lana il tessuto ha delle proprietà antibatteriche e termoregolatrici oltre ad una grande resistenza agli odori. L’aggiunta del poliestere rende la maglia elastica aumentando così anche la vestibilità.

La forma del collo è leggermente a “v”, questo per unire comodità e una buona protezione dall’aria. La cucitura delle maniche viene fatta in maniera leggera per non avere fastidio in nessuna posizione durante la pedalata.

Dettagli tecnici

La maglia è dotata di una fascia grip di due centimetri sul fondo, per mantenere la vestibilità sempre stabile. La chiusura avviene con zip modello YKK a spirale con 3 camlock. Le tasche posteriori sono 3 bordate con elastico da un centimetro, inoltre sono presenti altre 3 tasche aggiuntive in tessuto rete.

La maglia è disponibile in due colorazioni: Brave verde e Brave sabbia, il prezzo è di 109 euro. Le taglie vanno dalla XS alla XXL.

Wilier

Cannondale Topstone, la nuova generazione gravel non ha limiti

05.04.2022
4 min
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Cannondale presenta la nuova generazione Topstone. Design accattivante e linee uniche sono il mix che ha dato alla luce il nuovo modello dedicato al gravel della casa statunitense. Un innovativo concetto che abbatte ogni limite per le due ruote e apre le porte a un utilizzo senza restrizioni di nessun tipo. 

Dal bikepacking alla performance più pura, questa nuova gamma di Topstone è pronta a conquistare il cuore dei ciclisti più audaci. E’ infatti compatibile con borse e ha le predisposizioni per installare gli accessori necessari per l’allestimento dell’attrezzatura per affrontare viaggi lunghi e avventurosi.

Geometria migliorata

La Topstone Carbon vanta una geometria affidabile e migliorata. La guida è fluida e facilmente governabile grazie alle sue caratteristiche tecniche versatili. Una di queste è sicuramente la sospensione Kingpin di Cannondale. Completamente ridisegnata, nel processo di riprogettazione ha infatti perso 100 gr, implementando una struttura più resistente e più snella di prima.

La Kingpin è in grado di assorbe urti e vibrazioni senza il peso e la complessità di ammortizzatori o molle. Il funzionamento è infatti nel carro posteriore che permette al telaio di flettersi. Il risultato è una bici confortevole su ogni terreno e sconnessione ed è in grado di affrontare percorsi impervi come mai prima. A completare le migliorie della geometria ci sono le altezze maggiori di standover e movimento centrale che donano un migliore controllo durante la guida. 

La geometria è stata migliorata sotto molti aspetti grazie alla riprogettazione totale
La geometria è stata migliorata sotto molti aspetti grazie alla riprogettazione totale

Allestimento top

Se si pensa a Cannondale non si può non pensare alla Lefty Oliver. Il monobraccio è una delle caratteristiche uniche dell’azienda statunitense che crea un valore aggiunto sotto il punto di vista delle prestazioni ed estetica. Una forcella sotto certi aspetti tra le più fluide e con un inserimento in curva tra i più dinamici sul mercato. Disponibile anche nella versione con forcella a doppia forca classica.

Le ruote sono da 700 con un alloggio per gli pneumatici che arriva ad ospitare dino a 45mm. E’ inoltre compatibile con ruote da 27,5″ x 2,1″ per affrontare anche terreni molto sconnessi con una stabilità maggiore. I mozzi delle ruote hanno un passo standard e il movimento centrale è BSA filettato. Sul tubo obliquo è presente uno StrapRack per poter portare con se un kit multi-attrezzo per ogni tipo di manutenzione ed emergenza durante le proprie uscite in sella. 

Questo modello è stato concepito per essere dinamico ma anche confortevole nei viaggi di bikepacking
Questo modello è stato concepito per essere dinamico ma anche confortevole nei viaggi di bikepacking

Tecnologia intelligente

Nella versione Topstone Carbon è disponibile lo SmartSense. Un sistema intelligente di luci e radar di Cannondale che comunica con il ciclista, la bici e l’ambiente circostante ed è alimentato da un’unica batteria. La sicurezza è un altro aspetto molto curato in questo modello. Con questi dispositivi infatti si ha una visibilità incrementata e di serie per affrontare percorsi al crepuscolo o in notturna in totale sicurezza.

Tra i vari allestimenti è possibile selezionarla con reggisella telescopico di 27,2 mm per avere un maggior controllo nelle discese più ripide. Sul mozzo anteriore è presente un sensore integrato che dialoga con l’app di Cannondale per il trasferimento di dati utili derivati dall’utilizzo della bici. 

Versioni e prezzo

La gamma Topstone vede nel catalogo di lancio dodici differenti allestimenti e relativi prezzi. Tutti i modelli sono consultabili sul sito. Le taglie vanno da XS a XL. SmartSense sarà presente sui modelli in carbonio 1 RLE, 2 L e 3 L. I prezzi vanno dal modello Topstone 4 a 1400 euro fino al top di gamma Topstone Carbon 1 RLE a 8.999 euro. 

Cannondale

Assos ridefinisce il comfort per il gravel

01.04.2022
5 min
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Talvolta si dimentica quanto sia importante la comodità e l’essere a proprio agio con l’abbigliamento, soprattutto quando le ore di bicicletta sono tante. Non necessariamente si ricerca una prestazione massimale, ma le situazioni ambientali che variano e la combinazione di varie tipologie di terreni mettono a dura prova uomini, mezzi ed equipaggiamenti. I capi tecnici sono in grado di fornire un grande aiuto, migliorando la qualità del comfort e l’esperienza dei momenti in bicicletta. Assos Mille GTC è la linea dedicata al gravel, che ai tessuti di alta qualità uniscono delle soluzioni a tuttotondo. Li abbiamo provati.

Il fondo gamba della salopette Assos
Il fondo gamba della salopette Assos

Mille GTC bibshort e jersey C2

L’azienda svizzera ha mutuato alcune soluzioni dell’alto di gamma road, sviluppando la gamma Mille GTC, una fascia top level specifica per il gravel. Non si tratta solo dei tessuti e del fitting con una compressione leggera, di un fondello con delle caratteristiche uniche nel suo genere per capacità e adattabilità.

Cerchiamo di argomentare i tanti dettagli di un pantaloncino con le bretelle e una shirt “morbida” che supportano il ciclista durante il viaggio in bicicletta.

La salopette, tante tasche e scomparti

E’ costruita grazie al tessuto Type, caratterizzato da una compressione graduata e leggera, avvolgente, aderente e molto traspirante, fondamentale quando la termoregolazione corporea diventa fondamentale all’endurance. Il fondo gamba ha una fascia elastica non ingombrante, che non fa muovere il pantaloncino anche sullo sterrato.

Ci sono degli inserti laterali anti-abrasioni e le tasche in rete. Queste sono quasi impercettibili, applicate esternamente, ma capaci di contenere piccoli oggetti e magari qualche integratore per i momenti di difficoltà. Le tasche sono presenti anche nella sezione laterale/posteriore, tra il gluteo e la zona lombare, facilmente raggiungibili, anche con la shirt indossata, grazie alle asole che fungono da tirante. E poi ci sono le bretelle con sistema X-Frame, incrociate sulla schiena. Sono toste ed esprimono un’azione decisa, mai fastidiosa, particolarmente efficiente per il supporto.

Il fondello multistrato

Non in ultimo il fondello, ampio nella sezione frontale/laterale, scaricato dove serve e con un’aggiunta di spessore solo nei punti strategici. E’ composto da diversi strati, con due inserti di 11 millimetri che permettono di distribuire le pressioni dei punti di appoggio. La parte a contatto con la pelle è chiamata Goldengate, al tanto ricorda il tessuto di Alcantara. La sua forma aiuta a scaricare in modo ottimale le pressioni nella zona delle protuberanze ischiatiche.

Lo stesso fondello è come una pannellatura sul tessuto della salopette e la parte centrale è completamente staccata, capace di favorire un circolo dell’aria davvero apprezzabile.

La maglia ha una tasca laterale che si chiude con una zip
La maglia ha una tasca laterale che si chiude con una zip

Assos Mille GTC jersey C2

Ci piace definirla morbida perché ha una vestibilità che richiama i capi trail, non estremamente aderenti e comodi anche una volta scesi di sella. A tratti sembra una maglia casual elegante. Il tessuto è robusto al tatto, per contrastare i rigori dell’ambiente off-road e boschivo, ma è traspirante e non blocca la sudorazione.

Il fondo presenta un inserto siliconico che permette al capo di rimanere aderente al corpo e di non sfarfallare in discesa. Inoltre la jersey è allungata verso i glutei. Le due bande laterali che si prolungano sotto le ascelle sono in rete e il lato sinistro integra una tasca con zip. Il collo è leggermente rialzato e anche in questo caso è stata prevista una zip.

I nostri feedback

La caratteristica principale della maglia Assos sta in una sorta di repellenza al sudore. Anche nelle condizioni di caldo, di andatura lenta in salita e di attività costante, il tessuto non si bagna e non si inumidisce. Non ha uno spessore troppo esiguo, tranne ai lati, ma la sua ergonomia non estrema, gli permette di non limitare l’arieggiamento della cute. Il valore aggiunto del kit è la salopette nel suo complesso.

Non è solo una parte ad offrire delle ottime sensazioni, perché ogni parte sembra lavorare all’unisono con le altre. Le bretelle tirano, stabilizzano e fanno adeguare la salopette alle varie parti del corpo. Questo succede anche sullo sterrato. L’imbottitura è abbondate, soprattutto al centro e davanti. Sono sufficienti pochi minuti per abituarsi a quella sensazione avvolgente e di pienezza.

Assos