FMoser, la rivoluzione ibrida è iniziata

26.05.2022
7 min
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Il filo conduttore della carriera di Francesco Moser, oltre alle vittorie, è sicuramente l’innovazione. Dai record dell’ora, alle cronometro, alla preparazione fisica. Dopo tre anni di sviluppo è nata la nuova bici di FMoser. Un modello che rilancia il nuovo brand e lo proietta nel futuro con caratteristiche esclusive ed originali. 

Siamo andati a provarla, proprio a casa dello “Sceriffo”, al Maso Warth in Trentino Alto-Adige. Abbiamo trovato una bici che si distacca dal concetto tradizionale, ma allo stesso tempo non si posiziona solo nel segmento elettrico stradale. L’unione dei due mondi ha portato ad un modello in grado di utilizzare la bici come si vuole.  

“Your road, your choice”. Questo è il payoff con cui si presenta il brand. Completa libertà di scelta all’utente, che ha la possibilità di passare da elettrico a muscolare in meno di due minuti, solo sostituendo la ruota posteriore. Andiamola a scoprire in ogni suo particolare…

A te la scelta

Il concetto di base che determina l’anima di questa FMoser è sicuramente il Dual Mode System.  La doppia ruota, che viene inclusa in tutti gli allestimenti, permette di passare da muscolare ad assistito in meno di due minuti. Il montaggio può essere effettuato in autonomia seguendo pochi semplici passi.  

Partendo dall’assetto muscolare si estrae la ruota posteriore. Si inserisce la batteria, nel canale ad “H” che facilita lo scorrimento dei cavi senza impedimenti. Si collegano i cavi in gomma unendo i connettori. Infine si innesta la ruota con motore nel mozzo in sede e si allaccia il connettore sul carro posteriore che dispone di un click per mantenerlo fisso. Un sistema che nel suo complesso regala sensazioni di affidabilità ed ergonomia nel montaggio. 

Reattiva e leggera

Veniamo a una delle caratteristiche che più ci ha stupito durante il test. Il telaio, ovviamente realizzato in carbonio, si presenta con sezioni ampie e profili che richiamano sapientemente l’aerodinamica. Una scelta intelligente per mascherare gli ingombri della batteria che vengono uniti al beneficio dell’estetica. 

Non solo bella da vedere, ma anche concreta nella performance. L’assetto è endurance, quindi il comfort è assicurato anche sulle lunghe distanze. Tuttavia abbiamo provato a stressarla con cambi di direzione e flessioni sotto sforzo massimo. La FMoser ha risposto in maniera sorprendente. Si è infatti dimostrata rigida e reattiva. Questo è frutto di geometrie che prevedono un angolo sterzo più aperto e un interasse maggiore, abbinati ad un carro compatto che non ne sacrifica la reattività. 

Durante il test, lo “Sceriffo” ci ha accompagnati tra le montagne trentine
Durante il test, lo “Sceriffo” ci ha accompagnati tra le montagne trentine

Con o senza batteria

La bici ha due indoli: con e senza batteria. Quando la si utilizza con il motore, risponde bene ed è facile da guidare. I pesi sono distribuiti in maniera omogenea e l’aumento di peso si sente soprattutto al posteriore, con un leggero ritardo nel cambio di direzione. 

La vera rivoluzione che fa di questa FMoser un’ibrida on-off, è la modalità muscolare. I progettisti della casa italiana hanno infatti trovato una soluzione tecnica rivoluzionaria. Normalmente la sezione del tubo obliquo sulle e-bike tradizionali vede sempre una “C” rivolta verso il basso. Questo implica una propensione alla torsione e alla flessione quando la batteria non è installata. 

Per questo progetto è stato disegnato un tubo obliquo a sezione chiusa con estrazione della batteria appena sopra il movimento centrale, sfilandolo verso il basso. Le sensazioni di guida con la bici senza batteria sono infatti da bici muscolare senza nessun tipo di rimpianto o mancanza di ciclistica. Questo è permesso anche dal fantastico peso di 7,5 chili. 

Lo sportellino per la ricarica è posizionato nell’incrocio tra tubo obliquo e verticale
Lo sportellino per la ricarica è posizionato nell’incrocio tra tubo obliquo e verticale

Il cuore della FMoser

A dare linfa a questa FMoser c’è il motore FSA HM1 Hub Motor con 42 Nm di coppia e batteria da 250 Wh. Un aiuto performante che supporta il ciclista nelle uscite più impegnative. I livelli di assistenza sono cinque e coprono in maniera omogenea ogni tipo di esigenza durante il percorso che si decide di affrontare.

L’autonomia non permette di fare chilometraggi eccessivamente lunghi, ma con una gestione sapiente si possono fare giri di qualunque tipo. Per chi invece si vuole spingere più in là con i chilometri è possibile acquistare una batteria aggiuntiva da 250 Wh che viene posizionata nel portaborracce e lavora in serie con la primaria condividendo tutte le peculiarità. 

Analizzando il motore FSA si nota il torque sensor all’interno della ruota libera. Questo consente in primis di avere linearità nell’assistenza, e in secondo luogo l’assistenza bilanciata in base alla forza impressa sui pedali. Una notevole differenza rispetto alla concorrenza che spesso non ne dispone. 

La batteria è formata da 20 celle Samsung, le migliori in commercio con queste caratteristiche. Affidabilità e durabilità infatti sono garantite anche da questa scelta tecnica. Il tutto con un peso complessivo che rimane sotto i 4 chili.

Il canale interno della forcella permette di montare copertoni da gravel in totale semplicità
Il canale interno della forcella permette di montare copertoni da gravel in totale semplicità

Comandi e cambio

Nelle due top di gamma sono compresi nel prezzo il range extender e il display Garmin per un monitoraggio ottimale. Inoltre in tutte le versioni è presente il remote Garmin che permette di salire e scendere con le assistenze del motore senza staccare le mani dal manubrio. 

La batteria è anche il cervello della bici e gestisce le connessioni grazie alla sua connettività Bluetooth e ANT+. I colori del led sul tubo orizzontale determinano gli aiuti: verde per il neutrale poi a seguire, blu, rosa, giallo e rosso per la massima spinta. Dal led si capisce anche in base al colore quanta batteria si ha a disposizione.

A supporto dell’esperienza c’è l’app che permette di avere un supporto per gli allenamenti e per la gestione dei dati. Con anche una funzione di diagnostica per monitorare lo stato delle componenti e la loro vita. Compatibile con Android e IOS e i wearables in commercio.

Il cambio elettronico wireless presente su tutte le versioni con diversi allestiementi, permette una cambiata più fluida, ma soprattutto più rapida e precisa rispetto al tradizionale cambio meccanico. 

Versioni e prezzi

Tutte le versioni della FMoser vengono fornite con le due ruote complete di cassetta, disco e coperture comprese nel prezzo. I modelli da corsa sono quattro: FSA, Force, Red e Rival. Le colorazioni sono due, argento e iridescente. Mentre per quanto riguarda la linea gravel ci sono Gravel Force e Gravel Rival entrambe monocorona in colorazione nera/verde salvia.

I prezzi variano in base all’allestimento che ne determina il nome del modello, e partono da 5.500 euro a 11.500 euro.

La colorazione iridescente cambia le sue tonalità a seconda di come viene colpita dalla luce del sole
La colorazione iridescente cambia le sue tonalità a seconda di come viene colpita dalla luce del sole

Le nostre considerazioni

Questa FMoser si può considerare un manifesto per il concetto di ibrido. Il vantaggio che si percepisce dalla doppia ruota è che questo concetto non venga ammorbidito ma bensì rinforzato. Con o senza motore, permette di scegliere come se si avessero due bici differenti al prezzo di una

L’autonomia forse rappresenta l’unico neo, se la si vuole utilizzare esclusivamente come bici elettrica. Discorso che decade se si acquista la seconda batteria che ne raddoppia la portata. In conclusione, questa bici stupisce e rispecchia i valori di innovazione e audacia che quel nome scritto sul telaio conserva in maniera indelebile da sempre nella sua storia. 

FMoser

Felt Breed, gravel con la velocità nel Dna (anche sul tecnico)

16.05.2022
7 min
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Pierer Mobility AG, gruppo austriaco che ha assorbito Felt, ci ha invitato al lancio di una nuova gamma di prodotti, tra cui la nuova Felt Breed, una gravel in carbonio di altissima fascia.

Il brand californiano è leader nel settore della pista e nel triathlon produce bici per i più forti campioni e (ha presentato anche la nuova e rivoluzionaria IA 2.0), in questo caso però ha creato una vera perla anche per quel che riguarda il settore gravel.

Dopo la presentazione ufficiale da parte di ingegneri e responsabili marketing, abbiamo avuto modo di provarla per bene sul campo, su un terreno impervio e reso ancora più tecnico dal bagnato.

Ma andiamo con ordine. Per capire bene una bici bisogna prima vedere come è fatta.

La Felt Breed Carbon, geometria massiccia e aereo al tempo stesso
La Felt Breed Carbon, geometria massiccia e aereo al tempo stesso. Si possono montare tre portaborracce: 2 sull’obliquo, 1 sul piantone

Velocità nel Dna

Partiamo dalla velocità: è questo uno dei filoni dello sviluppo della Breed. In Felt addirittura parlano di “ossessione”.

Velocità in una bici gravel? E’ lecito porsi questa domanda. Ma la risposta è: perché no? In fin dei conti Felt il concetto di velocità, come accennato, ce lo ha nel sangue tra pista, triathlon e strada e poi ricordiamoci che il gravel “made in Usa” è molto spinto: gare di 300 chilometri da fare “a tutta” e una bici maneggevole, veloce e, guarda un po’, anche aerodinamica ci sta tutta.

La Breed Carbon è progettata appositamente per lo sterrato chiaramente, quello è il suo primo terreno. Si tratta di un telaio full carbon con una modernissima disposizione delle fibre.

Ogni “pezzo” di carbonio è stato posto con un determinato criterio al fine di rendere la bici stessa rigida, ma anche comoda, con l’obiettivo (riuscito) di limitare al massimo fastidiosi rimbalzi.

Geometria gravel

Perno di tutto, nel vero senso della parola, è la scatola del movimento centrale. Si parte da una collaudata T47, che però è stata rivista e resa asimmetrica con due cuffie laterali di differente spessore. La sua larghezza totale è di 77 millimetri (76,75 per la precisione). Una scatola di tale misura agevola la rigidità di tutta la struttura, ma soprattutto consente l’alloggio di gomme da mtb in pratica.

E infatti la Breed offre l’alloggio per il classico cerchio da 700 cc da strada, su cui porre le gomme da gravel. Ma vi si può montare anche un cerchio da 27,5” (cioè un 650b) e persino quello da 29”. Rispettivamente quindi si possono montare per assurdo velocissimi copertoni da 28 millimetri, nel caso si voglia farne un uso su asfalto, fino ai 50 millimetri, pensando al cerchio da strada, il 700. Mentre si può arrivare fino a sezioni da 2.0 con il cerchio da 29” e da 2,1 con la 27,5. In pratica ci si ritrova una mtb rigida! E questo amplia a dismisura il range di utilizzo della Breed.

Per quanto riguarda gli angoli, senza dubbio si tratta di geometrie gravel, ma molto meno esasperate di quel che ci si poteva aspettare. E questo giudizio si è rafforzato dopo averla provata sul campo e averne saggiato la reattività.

Il tubo piantone va dai 74° della misura più piccola (Xs, cioè una 47) ai 72° di quella più grande (Xxl cioè una 61). Il tubo di sterzo, invece, va dai 70° della misura più piccola ai 71,5° di quella più grande.

Da segnalare il rake della forcella di 50 millimetri, qualcosa che abbiamo avuto modo di apprezzare.

Scelte tecniche

La super adattabilità della Breed passa anche per il suo reggisella. In Felt hanno studiato un attacco particolare, che consente di montare due sezioni differenti: quello con diametro da 27,2 millimetri e quello più racing da 30,9. In pratica c’è una sorta di spessore che riprende la forma del reggisella che va ad inserirsi all’interno del tubo piantone, nel caso si opti per il diametro più piccolo.

Da quel che abbiamo visto la Breed quindi può davvero essere la bici unica. Con pochi passaggi, si può trasformare in una “normale” bici da strada, oppure diventare una belva inarrestabile per lo sterrato. Sta a voi decidere come settarla. Magari bastano due tipi di ruote e due reggisella diversi per cambiarle i “connotati”.

E non a caso c’è anche la possibilità di scegliere se averla con il monocorona o con la doppia. Quello dipende moltissimo dall’utilizzo che se ne intende fare e dai percorsi che si battono solitamente. 

E ancora una volta stupisce l’adattabilità: col monocorona si può montare fino ad un 52 mentre con la doppia la corona interna può essere addirittura un 44. Altro dettaglio che ci è piaciuto non poco è che se si opta per il monocorona, sul telaio dove dovrebbe essere fissato il deragliatore, non resta uno spazio vuoto. Quell’incavatura è coperta da una placca di alluminio, leggerissima e che rifinisce la bici con eleganza. Ogni cosa quindi non è lasciata al caso.

Sulla Breed si possono installare trasmissioni elettroniche e meccaniche. Il passaggio dei cavi è quasi del tutto integrato, così che la bici oltre ad essere pulita ed aero, limita ulteriormente eventuali contatti con rovi, rami…

Test sul campo

Dalla conferenza di presentazione ai sentieri. Pronti via e subito radici, per di più bagnate. Un battesimo di fuoco! Ma la Breed è rimasta fedele ai nostri comandi. Eh sì che va svelato un aneddoto.

Nei giorni dei test non era previsto brutto tempo, quindi i tecnici di Felt (Pierer Mobility AG) avevano settato, giustamente, le bici riservate alla stampa con delle gomme piuttosto scorrevoli, le Vittoria Terreno Dry. Delle frecce sull’asfalto e sullo sterrato compatto, ma di certo non il massimo per i sassi e il sottosbosco bagnati.

Però alla fine tutto ciò non ha fatto altro che esaltare la bontà della Breed, il suo equilibrio.

E la trasmissione con i foderi asimmetrici a nostro avviso ha inciso moltissimo. La trazione è sempre stata costante. Alla fine il piede a terra lo abbiamo messo solo al termine di salite lunghe, sterrate, smosse, piene di foglie e con pendenze ben a di sopra del 30%. E in certe situazioni conta anche la preparazione atletica del ciclista (e la nostra non era certo ottimale!).

Una cosa che ci ha stupito è stata una discesa affrontata nel finale. Una discesa con poche curve, ma tanti sassi, quindi veloce: la Breed non ribalzava. Chiaro, qualche balzello c’è stato (non ci sono sospensioni), ma non ha mai dato scossoni violenti. Non ci aspettavamo un comportamento simile da gravel full carbon e con ruote a profilo medio come le Zipp 303s.

Il posteriore è rimasto sempre attaccato al terreno, merito, lo ripetiamo, di una scatola oversize e di foderi asimmetrici. Abbiamo mantenuto sempre una certa padronanza della guida anche all’anteriore. Con la Breed si riesce sempre a dare direzione.

La Breed si è mostrata davvero una bici equilibrata, divertente e con cui è facile trovare il feeling
La Breed si è mostrata davvero una bici equilibrata, divertente e con cui è facile trovare il feeling

Allestimenti 2023

Un’ultima considerazione. A nostro avviso, con un telescopico, stile Mohoric alla Sanremo, la Breed diventerebbe inarrestabile. Metterebbe in crisi una mtb front, con la differenza che nei tratti veloci o asfaltati sarebbe molto più veloce. E a proposito di sospensione: vi si può montare una forcella ammortizzata.

Tornando poi al discorso della padronanza di guida all’anteriore, merita un cenno il rake della forcella da 50 millimetri. Una misura consueta nelle gravel, ma con steli affatto piccoli (e di un’ottimo composito), la bici ha mantenuto quella stabilità e quella guidabilità di cui vi parlavamo. Non solo, ma si è mostrata veloce su asfalto e “leggera su braccia e polsi” nei tratti da fare in piedi, cosa non così scontata con un anteriore tanto aperto.

Ci ha perdonato più di qualche errore, come per esempio un ingresso in un tratto erboso estremamente morbido in cui la ruota anteriore è affondata un bel po’. Eravamo parecchio sbilanciati in avanti, ma la bici non si è impuntata, come sarebbe stato lecito attendersi. E ritorniamo al discorso fatto appena sopra che potrebbe mettere in crisi una mtb.

Felt propone quattro versioni della Breed: tre in carbonio e una in alluminio. Le tre in carbonio sono allestite rispettivamente con lo Sram Force (6.599 euro), con lo Shimano Grx 810 (4.699 euro) e con il Grx 600 (2.999 euro). Quello in alluminio, che mira a mantenere il prezzo al di sotto dei 2.000 euro, solo con lo Shimano Grx 600.

Felt Bikes

Challenge Getaway, il tubeless che è meglio di un tubolare

14.05.2022
5 min
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Non molti hanno avuto l’opportunità di usare uno pneumatico tubolare sullo sterrato, in modo particolare se consideriamo la disciplina gravel. Un parallelo può essere fatto con il ciclocross, ma le dimensioni delle gomme, la tecnica delle biciclette e la tipologia dei terreni portano a performances molto differenti. Si parla di tubeless e si argomenta un prodotto di eccellenza per il gravel, dal punto di vista costruttivo e prestazionale, simile ad un tubolare (anzi, forse migliore, soprattutto in fatto di versatilità e praticità): Challenge Getaway TLR Pro Series hand made.

Challenge Getaway Pro Series da 40
Challenge Getaway Pro Series da 40

Gomme fatte a mano, DNA Challenge

Le gomme Challenge le possiamo anche categorizzare come “tubolari aperti”, una definizione che rende ancor più l’idea della qualità complessiva. Concentrandoci su Getaway, questo è uno pneumatico specifico per il gravel, fatto a mano e tubeless ready, compatibile con cerchi hookless.

La gomma si presenta “aperta”
La gomma si presenta “aperta”

Come è costruito

Lo pneumatico Challenge è pieghevole e prende forma grazie ad una carcassa SuperPoly da 260 Tpi (fili per pollice quadrato). Non ha una struttura unica, ma ha una sorta di doppio strato. Il primo è l’intreccio dei fili di poliammide, il secondo è il film di lattice che copre la gomma internamente, da tallone a tallone (non è semplice gomma). L’obiettivo è quello di creare una struttura compatta, leggera e resistente, ma anche flessibile ed elastica in diverse fasi. Tra la carcassa ed il battistrada è inserita una striscia protettiva PPS2 a trama fitta, con il compito di irrobustire ulteriormente la gomma.

E poi c’è il battistrada, applicato esternamente e in un secondo passaggio, costituito dalla mescola SmartPlus. Ha una tassellatura che potremmo dividere in tre parti. Quella centrale con i ramponi molti vicini tra loro, quella mediana con una buona spaziatura e di piccole dimensioni e poi quella esterna. Quest’ultima è particolarmente larga (tra un tassello e l’altro c’è un centimetro), mediamente aggressiva nelle forme, capace di garantire un elevato grip nelle fasi di appoggio e curva, senza influire in maniera negativa sull’elasticità dello pneumatico.

Il peso ha un valore di eccellenza
Il peso ha un valore di eccellenza

Le fasi di montaggio

La facilità di montaggio di uno pneumatico tubeless dipende anche dal design del cerchio (il montaggio su un cerchio hookless è più semplice, ma anche dalla larghezza del canale interno) e dell’elasticità dello stesso pneumatico.

Nel caso di Challenge Getaway abbiamo un prodotto particolarmente pastoso e plasmabile, con i talloni estremamente semplici da inserire e da far scivolare, aspetti che in parte contrastano con la sezione superiore, più tosta e rigida per via della costruzione. Nel complesso abbiamo una gomma che deve essere “lavorata” e richiede un po’ di pazienza nelle fasi di ingaggio al cerchio.

La sua struttura e la sua costruzione si traducono nella presa della forma ottimale, anche dopo il primo gonfiaggio. Riteniamo obbligatorio l’inserimento del liquido anti-foratura.

Il suo shape permette di gestire anche diverse pressioni
Il suo shape permette di gestire anche diverse pressioni

Il nostro test

La prova si concentra sulla versione TLR Pro Series, con una sezione da 40. Getaway offre il meglio, in termini di performance e di versatilità tecnica, quando il terreno è asciutto, non per forza duro, secco e roccioso. E qui arriva il primo punto a suo favore, perché si adatta alle diverse consistenze che si incontrano nel gravel, ma anche alle varie pressioni di esercizio. La sua struttura e la sua costruzione lo rendono sempre e comunque diverso da uno pneumatico gravel di tipo “standard”, fattore decisamente importante e legato alla piena sfruttabilità delle sue potenzialità.

Più elastico

Se volessimo confrontarlo con un tubeless “tradizionale” di primissima fascia, a parità di sezione di pressione, Challenge Getaway è più morbido, lo è sempre, con una capacità smorzante più elevata e maggiormente sfruttabile con le atmosfere ridotte, anche su strade bianche ed asfalto. Rispetto ad uno pneumatico totalmente sintetico non fa l’effetto “bumping” sui sassi e sui terreni rocciosi. Non lavorano solo il battistrada e la tassellatura, ma anche la carcassa ha un ruolo di primaria importanza, che si percepisce durante le fasi di schiacciamento.

Ottimo il profilo laterale che si “adegua” al cerchio
Ottimo il profilo laterale che si “adegua” al cerchio

Scorrevolezza da primato

La scorrevolezza è incredibile e non è solo quella che si riferisce alle fasi di rotolamento sul dritto. Anche in curva e sui terreni inconsistenti il Challenge Getaway è un bel punto di riferimento, per capacità di mantenere un elevato grip e la velocità alta. Grazie ai tasselli, certo, ma soprattutto alla combinazione tra il battistrada e la carcassa elastica, che aiuta a sfruttare a pieno le fasi (inevitabili) di scivolamento, senza mai avere la sensazione che lo pneumatico perda il contatto con il terreno. Non è un prodotto adatto ai terreni fangosi, anche se la capacità (laterale) di pulizia è di buon livello.

In conclusione

Challenge Getaway è lo pneumatico che permette di fare uno step verso l’alto e di sicuro è in grado di cambiare il feeling della bicicletta. E’ un prodotto costoso ed esclusivo, ma nell’ottica di una performance di qualità fa la differenza. A prescindere dalla tipologia di ruote e dalla pressione di gonfiaggio, ma anche dal tipo di bicicletta, questo pneumatico eleva il concetto di comfort. In questo senso il comfort è il risultato che si ottiene dalla trazione, dalla versatilità e dal feeling, ma anche dalla sicurezza che ci trasmette tutto il comparto a contatto con il terreno.

Challenge

New Respect: la maglia per il gravel, con un occhio alla natura

13.05.2022
3 min
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Il gravel è un mondo in continua espansione e come tale la sua evoluzione è continua. Si tratta di una disciplina che entra a stretto contatto con la natura e con il mondo che ci circonda. Per questo Nalini nel proporre la sua nuova maglia per il gravel, la New Respect, ha voluto evidenziare proprio il contatto con la natura. 

Sostenibilità

Parola che, se legata al mondo del ciclismo e del gravel, ha un senso più profondo e marcato. La maglia New Respect è cucita con tessuto finezza 40 di poliestere riciclato, a richiamare il collegamento con l’ambiente. Le maniche ed i fianchi sono in tessuto indemagliabile, questo per evitare che la maglia si rovini al contatto con alberi o cespugli che si trovano abitualmente lungo i sentieri boschivi. 

Cura dei dettagli

Nalini ha pensato proprio a tutto nei minimi dettagli per permettere al ciclista di godersi una pedalata immerso nella natura. Il gravel, si sà, è una disciplina legata anche a lunghi viaggi in sella alla propria bici. Proprio per questo Nalini ha pensato di aggiungere, oltre alle tre tasche classiche, altre tre sovrapposte, così da aumentare lo spazio a disposizione del ciclista. 

La zip, lunga, è cam-lock YKK con una patella sotto lampo per non far entrare l’aria ed uno zip garage per una migliore comodità. Il fondo maglia in silicone ha dei puntini grippati per non perdere di vestibilità nell’arco della pedalata. Anche la sicurezza non è lasciata al caso, infatti la maglia New Respect ha dei dettagli rifrangenti sulla schiena così da aumentare la visibilità del ciclista in tutte le situazioni.

Nalini

Titici Relli: il gravel su misura realizzato in Italia

05.05.2022
4 min
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Titici presenta il nuovo modello gravel Relli. Un concentrato di velocità, stabilità, comfort e divertimento alla guida, pronto a soddisfare le esigenze delle gare e del bikepacking avventuroso. Una bici in carbonio su misura che dispone del rivoluzionario sistema AAT (Arch Absorber Technology). Un’innovazione che permette di non avere complicati ammortizzatori ma bensì di assorbire ogni sconnessione con le caratteristiche geometriche del materiale.

L’anima racing eleva questo modello gravel Made in Italy e traduce le caratteristiche in prestazioni pure. Relli deriva dall’evoluzione del modello F-GR02 e affianca nella linea gravel il modello ALL-IN in alluminio, completando la proposta di Titici per l’off-road. 

Il piantone sfrutta la curva per ammortizzare le vibrazioni, rendendo la guida più fluida
Il piantone sfrutta la curva per ammortizzare le vibrazioni, rendendo la guida più fluida

Meno vibrazioni più veloce

Una caratteristica imprescindibile di questa Relli è il sistema di assorbimento delle vibrazioni. Nel 2017 Titici sviluppò in esclusiva e lanciò il il sistema PAT (Plate Absorber Technology). Un concetto che traduceva a livello ingegneristico, la forma delle tubazioni e la deformazione dei materiali per regalare un elevato impatto sul comfort percepito dal ciclista. Con questa tecnologia infatti l’assorbimento delle vibrazioni viene aumentata del 19%, senza alterare la rigidezza torsionale del telaio

Con Relli l’innovazione si ha con il sistema AAT (Arch Absorber Technology). Un secondo elemento di riduzione delle vibrazioni, questa volta nella zona verticale. Infatti il tubo piantone è stato ridisegnato con una speciale forma ad arco che ha la funzione di attenuare le sollecitazioni tra i due nodi del movimento centrale e della sella. In questo modo, le vibrazioni non si trasmettono in maniera diretta e immediata dal terreno al corpo del ciclista. Oltre al comfort percepito si ottiene un beneficio prestazionale dovuto alla guida fluida e non muscolarmente stressante.

La forcella si ispira alle versioni aerodinamiche per una sensazione di scorrevolezza anche alle alte velocità
La forcella si ispira alle versioni aerodinamiche per una sensazione di scorrevolezza anche alle alte velocità

Stabile e aerodinamica

Una bici completamente ridisegnata rispetto alle precedenti che vede un carro posteriore originale. I foderi ribassati garantiscono maggiore stabilità sullo sterrato e alta reattività. Infatti l’innesto con il tubo piantone è 30 mm più basso rispetto al tubo orizzontale. 

La linea pulita e filante è stata ripresa dal modello stradale Vento. Aerodinamicità e leggerezza sono due caratteristiche che fanno parte delle sensazioni che il ciclista percepisce quando si mette alla guida. Il tubo sterzo di dimensioni maggiorate 1 1/2”, offre stabilità e precisione di guida e consente il passaggio di cavi interno. Carro e forcella sono progettati per ospitare pneumatici di dimensioni generose, fino a 700x42c.

Su misura

Un telaio su misura è un valore aggiunto se poi viene realizzato in Italia questo diventa un pregio incontestabile senza. Ogni esemplare di Relli è quindi unico, cucito nelle geometrie e nei colori. Titici fa di questo aspetto una parte determinante della propria filosofia, curando dalla progettazione, all’ingegnerizzazione, fino alla creazione dei telai e all’assemblaggio del prodotto finale. 

La bici è realizzata in carbonio ad altissimo modulo utilizzando il metodo di fasciatura PBW (Progressive Bandage Workmaship) con resine lente. Questa tecnica permette di creare telai perfetti al millimetro partendo dalle misure antropometriche del ciclista e dalle analisi biomeccaniche.

Titici

Trek Checkpoint SL6, perfetta compagna di viaggio

04.05.2022
6 min
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Il test dell'ultima versione della gravel di casa Trek, la Checkpoint nell'allestimento SL6 eTap

Rispetto al passato la piattaforma Checkpoint viene completamente rivista e ridefinita. C’è il carbonio OCLV500 per le versioni SL e c’è l’IsoSpeed che separa i foderi obliqui del carro posteriore, dal tubo obliquo e dal piantone. Ma ci sono una nuova geometria che viene definita “progressiva” e uno shape dei profilati che avvicina questo progetto alle nuove Trek da strada. Proprio il design delle tubazioni diventa un vero e proprio “family feeling design” dell’azienda a stelle e strisce. Abbiamo provato l’allestimento SL6 eTap.

Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)
Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)

L’aerodinamica sposa la funzionalità

La zona dello sterzo e la tubazione obliqua in particolare sono mutuati (o accostabili) dalla Emonda. Lo sterzo è sagomato e puntuto, ha quella protuberanza caratteristiche di Trek e la sezione superiore adotta quella caratteristica svasatura con l’inserto specifico.

L’obliquo è abbondante e voluminoso, ma qui c’è anche il vano portaoggetti (e non è una cosa da dimenticare) e proprio come per le stradali, sembra dare ulteriore sostegno all’intera bicicletta.

Non ci possiamo scordare della scatola del movimento centrale, che è larga 86,5 millimetri ed è uguale a quella delle biciclette da strada. Sono ormai lontani i tempi quando le Trek avevano il bottom bracket da 92. Questa bici è funzionale in ogni sua parte, ricca di dettagli e ognuno di questi collima alla perfezione con gli altri e con il concept del mezzo.

Come è fatta e come è allestita

Il telaio è la forcella sono in carbonio monoscocca OCLV500 con IsoSpeed. Entrambi presentano tantissimi punti di ancoraggio per parafanghi e borse da viaggio, che fanno di questa bici una viaggiatrice, ma capace di sorprendere nei percorsi tecnici.

Ha la trasmissione Sram Rival 1×12 e il comparto manubrio in alluminio Bontrager. Il reggisella ha lo stelo in carbonio, con un diametro da 27,2. Si può montare un reggisella telescopico? Si, è possibile, ma non è possibile montare una forcella ammortizzata. In alluminio sono anche le ruote, sempre Bontrager. Il modello è Paradigm Comp con canale interno da 25 millimetri e gommate con i tubeless Bontrager GR1 da 40. Inoltre, la Checkpoint permette il passaggio di pneumatici fino a 45 di sezione ed è possibile montare le ruote da 650b con gomme fino a 2,1”.

Le nostre considerazioni

La Trek Checkpoint è appagante nel design che risulta moderno, ma non eccessivamente ingombrante. Nonostante integri delle soluzioni non comuni, ad esempio l’IsoSpeed e alcune tubazioni che si spingono verso la ricerca aerodinamica, la bicicletta ha sempre quel tocco “classico” che non stufa, anche grazie ad impatto estetico quasi tradizionale.

Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)
Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)

Una geometria vantaggiosa

Come per la Emonda, anche in questo caso uno dei valori aggiunti del progetto è la geometria, che ovviamente è da contestualizzare nella categoria gravel. Il corpo del pedalatore è sempre ben centrato sul piantone, a tutto vantaggio del comfort, della stabilità e anche a favore di una distribuzione ottimale dei pesi.

L’orizzontale è lungo e aiuta a sfruttare una pipa corta; la stabilità nei tratti tecnici e l’agilità ne guadagnano. Inoltre non si è mai sbilanciati sull’avantreno e il muscolo del diaframma non si schiaccia. La respirazione e il comfort per la schiena ringraziano.

In conclusione

Una bicicletta facile, la Trek Checkpoint SL6 è questo prima di tutto. Va bene per chi vuole smanettare e aprire il gas, magari lontano dalle gare su strada. Nonostante la sua natura “morbida”, non c’è mai quel distacco eccessivo con il mondo road e le sue doti di trazione e stabilità sono ampiamente sfruttabili anche dagli amanti della mtb. E poi è veloce. E’ una bici che può essere caricata come un mulo, adatta al bikpacking, al viaggio e a quell’experience della quale tanto si parla.

Trek

Levante, la nuova ruota gravel made in Campagnolo

29.04.2022
3 min
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Campagnolo Levante è la nuova ruota gravel del marchio veneto, costruita senza compromessi per essere leggera e performante, durevole e sempre affidabile a prescindere dalle condizioni del terreno. C’è un cerchio in carbonio con una finitura mutuata dalle road Bora Ultra WTO. Il peso? Leggerissime, se consideriamo la categoria, con soli 1.485 grammi dichiarati e un prezzo di listino di 1.575 euro. Vediamo i dettagli principali.

Eleganti, ma con quel tocco race (@campagnolo)
Eleganti, ma con quel tocco race (@campagnolo)

Campagnolo e l’arte di fare le ruote

Le ruote Campagnolo sono un punto di riferimento in tutte le categorie, lo sono per stile e design, lo sono per la qualità dei materiali e per la tecnica costruttiva, ma anche in fatto di prestazione. Non sono da meno le nuove Levante, ruote sviluppate per il gravel che hanno il compito di mettere insieme performances e versatilità, qualità sempre più ricercate proprio in ambito gravel. Tecnicamente di tratta di un prodotto con un cerchio alto 30 millimetri 2Way-Fit, con una canale interno da 25, per una larghezza totale di 30,6, ovvero con un design moderno. Ci sono i mozzi in alluminio con il sistema cono-sfera (quello classico Campagnolo), con la ruota libera perfettamente compatibile con Ekar a 13 velocità, Shimano e Sram.

Il cerchio

Viene adottata la grafica laserata C-Lux, che oltre ad aumentare il valore estetico, ha l’obiettivo di implementare il concetto di longevità del prodotto. Questa tecnica non richiede l’impiego della verniciatura, fattore che aiuta a risparmiare peso. Possiamo anche definirla una grafica a specchio, la stessa utilizzata per le stradali WTO. Ma non finisce qui, perché la tecnica C-Lux offre dei vantaggi nell’abbinamento tra cerchio e pneumatico tubeless.

Il cerchio è full carbon H.U.L.C. Con fibra unidirezionale, acronimo di Hand Made Ultra Light Carbon. E’ una matrice composita esclusiva, con un peso specifico molto ridotto e al tempo stesso robusto. La stessa fibra limita l’impiego delle resine, a tutto vantaggio del peso finale.

Mini-hook, zero problemi per gli pneumatici

Lo stesso cerchio utilizza la soluzione mini-hook per l’ingaggio della gomma e corrisponde agli standard di sicurezza ETRTO. Significa che la ruota può sostenere i copertoncino con la camera d’aria e anche i tubeless, a prescindere da marchio e predisposizione. Il cerchio così costruito, si pone come un’interfaccia ottimale per gomme da 38, fino a 76 millimetri di sezione (da 1,5, fino a 3 pollici): un range davvero ampio, che rimanda ad uno scenario futuro della categoria gravel.

Campagnolo

UYN Naked gravel , senza cuciture e ultra traspirante

29.04.2022
4 min
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Una forza della natura, la nuova scarpa Naked di UYN rappresenta un’innovazione per quanto riguarda gravel ed Mtb. Non solo per la tecnologia utilizzata ma anche grazie all’accurata scelta dei materiali a base biologica. Realizzata in Italia, la fibra scelta è una combinazione tra canapa e organica Natex. Il tutto senza rinunciare all’affidabilità di una resistenza all’abrasione dovuta all’utilizzo di speciali protezioni in gomma liquida

Non è solo amica dell’ambiente ma anche rivolta alla performance. Questa calzatura infatti dispone di una tomaia ultra traspirante e comoda in grado di regalare la sensazione di pedalare scalzi. Caratteristiche omogenee permesse dalla totale assenza di cuciture

La tomaia non presenta cuciture e ha proprietà ultra traspiranti
La tomaia non presenta cuciture e ha proprietà ultra traspiranti

Come una calza

Naked spicca per la sua tomaia a doppio strato in maglia tridimensionale, realizzata in un unico pezzo, senza cuciture e senza parti accessorie. Grazie all’alta elasticità del tessuto knit, la scarpa avvolge il piede adattandosi a ogni sua curva. L’assenza di cuciture che creano fastidiosi punti di pressione fanno si che questa scarpa sia come un calzino al piede. 

Un’altra caratteristica predominante della tecnologia knit è nell’intera superficie della tomaia. Questa infatti risulta essere traspirante e avvolgente allo stesso tempo. Il tutto favorendo lo scambio d’aria tra l’ambiente interno della calzatura e quello esterno.

Il rotore per la chiusura è unico e permette grazie al sistema di rilascio una regolazione millimetrica
Il rotore per la chiusura è unico e permette grazie al sistema di rilascio una regolazione millimetrica

La forza della natura

Specifiche come la traspirazione sono favorite dai pregi dei materiali scelti. I tecnici UYN infatti hanno pensato di utilizzare per lo strato interno la fibra di nuova generazione Natex. Un filato a base biologica che deriva dai semi di ricino. Natex è il 25% più leggero e asciuga il 50% più velocemente del nylon, è più elastico e ha un effetto batteriostatico che riduce gli odori sgradevoli. 

La soletta in canapa contribuisce a mantenere il piede asciutto, fresco e ventilato anche nelle uscite estive ad alte temperature. Lo strato esterno invece è realizzato in filato HI-Force con rivestimento in TPU che rende la tomaia resistente all’abrasione e alle sollecitazioni.

Feeling perfetto

Dietro ad una silhouette minimal la struttura di questa Naked è complessa e sofisticata. Il trasferimento di potenza infatti è uno degli aspetti su cui i progettisti di UYN si sono focalizzati. L’exoframe esterno abbraccia il piede e offre contenimento nella zona mediale e posteriore. Questa struttura ad alta resistenza è ottenuta attraverso il riciclo del film plastico presente all’interno dei vetri laminati dei veicoli.

La chiusura è la UYN Micro-Tune con un singolo rotore in combinazione con il pulsante Click-To-Fit per un feeling perfetto. A completare la scarpa c’è la suola ad alte prestazioni realizzata in nylon rinforzata con polvere di carbonio per aumentarne rigidità e resistenza. 

UYN

MB Wear Gravel AllDay, lo stile italiano con e senza bici

23.04.2022
3 min
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MB Wear ha creato Gravel AllDay, una maglia progettata per una disciplina che richiede stile, comfort e tecnicità. Con un taglio regular, come una t-shirt, è stata pensata per essere utilizzata anche quando si scende dalla bici. 

Con un tocco di stile come i bottoni davanti e il tessuto piacevole al tatto, morbido e confortevole. Questa maglia è anche sicura, grazie alle bande catarifrangenti posteriori. Il tutto prodotto dall’azienda di Treviso con materiali Made in Italy e rifiniture di qualità come le cuciture ultra piatte.

Il taglio è regular per una comodità costante anche per le attività extra bici
Il taglio è regular per una comodità costante anche per le attività extra bici

In bici con stile

Gravel AllDay è una maglia unisex ideata per essere utilizzata durante le uscite su strade bianche con bici muscolari ed e-bike. Il suo taglio regular e la scelta dei tessuti fanno di questo capo il compagno ideale per gli allenamenti del periodo di tarda primavera, estate e inizio autunno. Senza definire il livello di perfomance, questa maglia è adatta sia per chi è alla presa con le prime uscite sia per lo sportivo agonista più esigente. 

In pieno stile MB Wear, questo prodotto incarna un concetto di vestibilità che si adatta ad ogni condizione e contesto di utilizzo. La scelta dei materiali Made in Italy e una modellistica adatta ad un utilizzo giornaliero, grazie al suo fitting morbido e i dettagli unici, permettono di salire in sella con eleganza e performance. 

I bottoni per la chiusura frontale donano uno stile senza tempo adatto anche quando si scende di sella
I bottoni per la chiusura frontale donano uno stile senza tempo adatto anche quando si scende di sella

Elastica e traspirante

Per una maglia di questo tipo con caratteristiche così versatili, la scelta dei materiali è fondamentale. Il cucito predominante che ne caratterizza le tecnicità è il tessuto New Antibes, scelto per la sua elasticità ed elevata traspirabilità. Nella parte posteriore sono presenti due tasche grandi in tessuto Time Out, che garantiscono affidabilità e comodità grazie alla resistenza del materiale. 

Nella parte frontale spiccano i quattro bottoni che danno un tocco di eleganza e praticità. La chiusura a pattina rende più facile l’utilizzo delle tasche e allo stesso tempo ne valorizza l’estetica. A completare la scelta dei tessuti c’è il Maribor Reflex, utilizzato per aumentare la sicurezza nella parte posteriore in corrispondenza delle tasche. 

Le tasche posteriori sono spaziose e resistenti, con inserti catarifrangenti
Le tasche posteriori sono spaziose e resistenti, con inserti catarifrangenti

Versioni e prezzo

La maglia Gravel AllDay è acquistabile sul sito MB Wear e presso i rivenditori autorizzati. Le taglie disponibili sono sono sette e vanno da 2XS a 2XL. I colori selezionabili invece sono cinque: nero, giallo, petrolio, arancione e verde. Il prezzo consigliato al pubblico è di 109 euro. 

MB Wear