Pontoni e la gravel, un’evoluzione già vissuta

03.09.2022
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Girando nella zona di partenza/arrivo della Monsterrato Race, la gara italiana inserita nelle Uci World Series in programma nel primo fine settimana di settembre a Quattordio (AL) si respira forte la sensazione di novità, di addentrarsi in un mondo sconosciuto e alla ricerca di una sua identità agonistica, quale quello della gravel. La gara piemontese precede i campionati italiani di Argenta e i mondiali che si svolgeranno in Veneto, un trittico al termine del quale si saprà molto di più del futuro della specialità. Ma nelle sue riflessioni il cittì della nazionale Daniele Pontoni va anche oltre.

Pontoni è stato un pioniere, da atleta, della mountain bike e affrontando ora per ora la vigilia dell’evento internazionale, ammette di respirare la stessa aria che c’era ai primordi del ciclismo offroad: «Mi sembra di vivere in un deja vu, di affrontare quel che avevo già vissuto agli inizi degli anni Novanta, quando la mtb iniziava a diffondersi. Non era ancora stata ammessa nel programma olimpico, era vista ancora come qualcosa di nuovo, di strano, anche di assurdo da parte degli integralisti del ciclismo su strada. Sappiamo tutti com’è andata a finire e sarà così anche per la gravel».

Monsterrato Race
La Monsterrato Race si disputa a Quattordio (AL) su una distanza di 125 km
Monsterrato Race
La Monsterrato Race si disputa a Quattordio (AL) su una distanza di 125 km
Effettivamente si parte fra mille incertezze, anche dal punto di vista regolamentare…

Non potrebbe essere altrimenti, stiamo entrando in un mondo sconosciuto, che andrà a formarsi e a crescere esattamente com’è avvenuto per la mountain bike, fra esperimenti, alcuni riusciti e altri sbagliati, fino ad arrivare a una conformazione più chiara. Guardate ad esempio alle distanze: una gara di gravel può essere compresa fra i 50 e i 200 chilometri, questo significa che bisogna ancora trovare il format giusto, il che comprende anche fattori come dislivelli, tipologie del terreno, tempi di percorrenza. Ogni gara è un unicum, perché così sono le caratteristiche geografiche di ogni luogo e bisogna trovare i giusti punti di contatto. Ma si può fare solo sperimentando, come sta avvenendo.

Come riesci a muoverti allora avendo sulle spalle la responsabilità di una nazionale?

Anch’io sono chiamato a sperimentare, tenendo contatti a 360° tanto con il mondo della strada quanto con quello della mtb. L’Uci ha deciso questo “lancio” internazionale del gravel culminante con i mondiali davvero in extremis, a calendari delle altre specialità già abbondantemente formati. Ecco quindi che trovare corridori disponibili, considerando che in concomitanza con la Monsterrato Race c’è la Coppa del Mondo di mtb in Val di Sole e su strada ci sono Vuelta e tante altre gare, è stato difficile. Ho comunque formato una squadra che prende sia dall’una che dall’altra disciplina, con Antonio Folcarelli, Mattia Viel e fra le ragazze Carlotta Borello, Rebecca Gariboldi e Barbara Guarischi.

La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche
La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche
Che cosa ti aspetti?

Al di là del massimo impegno che ci deve sempre essere indossando la maglia azzurra, assolutamente nulla. Non abbiamo uno storico, non sappiamo la scala dei valori, bisogna un po’ procedere a tentoni. Tutte queste esperienze serviranno via via per normare l’attività, esattamente come avvenne trent’anni fa per la mountain bike.

Questa gara e i tricolori saranno importanti anche per la formazione della squadra azzurra per i mondiali. Sondando il terreno fra società e corridori, che reazioni hai riscontrato?

L’interesse c’è da più parti, ma molti che avrebbero anche voluto mettersi alla prova non hanno trovato gli spazi e mi riferisco proprio a chi è impegnato con la mtb o a chi sta magari preparando la trasferta australiana per i mondiali su strada o il Lombardia che si svolgerà proprio lo stesso giorno dei mondiali. Rispetto alle idee che mi ero fatto all’inizio ho dovuto cambiare molti nomi, ma faremo di necessità virtù, è un anno zero un po’ per tutti. Ma l’interesse maggiore sapete da chi lo sto riscontrando? Dai costruttori…

Nel senso che sono quelli maggiormente incuriositi da questo primo boom agonistico?

Sì, perché vogliono sondare il terreno prima di mettersi alla prova sul mercato in maniera seria, mirata. Nella mtb avvenne lo stesso, in pochissimi anni ci fu un’esplosione di modelli, di novità e conseguentemente di vendite. Io sono sicuro che in 2-3 anni sarà così anche per le gravel.

All’estero la situazione è identica a quella che stai verificando in Italia?

Non proprio, c’è chi è partito molto prima. Negli Usa vedevamo questo tipo di bici già agli albori del secolo, li prendevamo per pazzi, allestivano questi eventi che avevano più un sapore goliardico o di reminiscenze del ciclismo passato, un po’ sulla strada che ha fatto grande l’Eroica. Ma ora è tutta un’altra musica, ora si fa sul serio…

Sei ottimista sull’evoluzione di questa disciplina?

Tantissimo. Mi viene in mente un paragone con il calcio femminile: prima dei mondiali del 2019 in Italia quasi nessuno lo conosceva, ma dopo tutti hanno iniziato a interessarsene e quello sport ha compiuto passi da gigante. Vedrete come cambieranno le cose dopo il primo mondiale in Veneto…

Guarischi, azzurra… multiuso. Strada, pista e ora il gravel

02.09.2022
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Alzi la mano chi è rimasto sorpreso leggendo il nome di Barbara Guarischi tra i convocati della nazionale per la gara di gravel Monsterrato Race di domani. Forse non ci credeva nemmeno la stessa velocista della Movistar quando lo ha saputo, ma per la 31enne lecchese la corsa che si terrà a Quattordio (in provincia di Alessandria) e che è valida come nona prova del circuito Trek Uci Gravel World Series rappresenta attualmente il picco del suo calendario agonistico.

La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche
La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche

Ci siamo incuriositi non poco per questa chiamata all’apparenza un po’ bizzarra da parte del cittì del ciclocross Daniele Pontoni. Insieme alla atleta del team WorldTour correranno anche le elite Carlotta Borello (ventenne del GB Junior Team), Rebecca Gariboldi (Team Cingolani), mentre tra i maschi ci saranno Antonio Folcarelli (Race Mountain Folcarelli Team) e Mattia Viel (D’Amico UM Tools).

Sfruttando pertanto la buona dialettica di Guarischi, abbiamo subito voluto sentirla per farci raccontare il suo imminente debutto nel gravel, la specialità più di tendenza del ciclismo moderno.

Il Rush Cycle Shop di Malgrate ha aiutato Guarischi nell’assetto della bici da gravel
Il Rush Cycle Shop di Malgrate ha aiutato Guarischi nell’assetto della bici da gravel
Barbara come è nata questa convocazione?

Per caso, anzi direi proprio per scherzo (ride, ndr). A fine luglio ero a correre la sei giorni di Pordenone (dove ha vinto la madison in coppia con Martina Fidanza, ndr) e lassù ho incontrato Pontoni, che abita lì vicino. Chiacchierando con lui, gli ho detto che quest’anno dopo strada e pista mi mancava fare del ciclocross per completare la mia stagione. La mia era chiaramente una battuta invece lui l’ha presa sul serio e mi ha proposto se mi sarebbe piaciuto provare col gravel. Mi ha detto che c’erano alcune gare e che avrebbe voluto vedermi all’opera. E così correrò sulle strade bianche del Monferrato.

Avevi già avuto esperienze simili?

No mai, nemmeno in MTB da giovane. Sarà un battesimo assoluto. Ho già fatto un paio di giri con la bici nuova lungo gli argini dell’Adda e ho avuto brutte sensazioni. O meglio, mi sembrava di non andare abbastanza, mi sembrava di essere ferma. Però ci sta questa impressione venendo dalla strada o pista, che sono mondi diversi, tutto un altro modo di pedalare. In ogni caso guardavo i dati sul computerino e stavo facendo i miei valori standard, quindi mi sono un po’ più tranquillizzata. Oggi farò una ulteriore prova del percorso per prendere ancora più confidenza. Spero solo di non fare figuracce.

Quest’anno Guarischi ha vinto il Mediterraneo e poi è stata preziosa nel treno azzurro all’europeo di Monaco
Quest’anno Guarischi ha vinto il Mediterraneo e poi è stata preziosa nel treno azzurro all’europeo di Monaco
Cosa ti spaventa di più di questa gara?

Innanzitutto bisogna fare i conti con distanza e dislivello importanti. Saranno 125 chilometri e 1750 metri di dislivello. Si supereranno abbondantemente le quattro ore di gara. Fortuna che ho fondo, una buona forma e che ormai le gare femminili si disputano su quella durata, però non sarà semplice. Le previsioni inoltre mettono pioggia e brutto tempo. Però l’aspetto che più mi preoccupa è mentale. Ovvero cercare di restare concentrata il più possibile evitando di fare in corsa paragoni con la strada, anche quando starò facendo fatica.

Per la bici come hai fatto?

Quando ho avuto la conferma della chiamata di Pontoni, mi sono messa in contatto con Erik Zabel. Lui è ambassador dell’azienda, fa da tramite con i team e lo conosco fin da quando correvo nella Canyon Sram. Così gli ho detto che mi serviva un modello da gravel e mi ha fatto recapitare a casa la Grail CF SLX passando attraverso il benestare di Movistar. Poi ringrazio i ragazzi del Rush Cycle Shop di Malgrate che mi hanno sistemato la bici e che sono sempre molto disponibili.

Guarischi mostra le sue nuove scarpe da gravel firmate da Fizik
Farai anche italiano e mondiale di gravel?

Non lo so onestamente, bisogna tenere in considerazione anche il ranking per le griglie di partenza. So che il tricolore c’è il 18 settembre (ad Argenta in provincia di Ferrara, organizzato da ExtraGiro, ndr) e che sarà di 84 chilometri, però prima devo vedere come andrà questa corsa. E vedere naturalmente cosa deciderà Pontoni. E solo a quel punto si potrà riflettere sulla prova iridata (in programma l’8 ottobre a Cittadella ed organizzata dalla PP Sports Event di Filippo Pozzato, ndr).

A questo punto una domanda ci viene spontanea. Come mai la tua stagione su strada è già finita?

Diciamo che sto già lavorando per il 2023 (sorride, ndr). Dopo la prova su strada all’europeo ho fatto quattro giorni di recupero psicofisico perché ero piuttosto stanca. Poi però fortunatamente è arrivata questa chiamata per il gravel che mi permette di poter allungare la stagione. In ogni caso finora ho continuato e continuerò ad allenarmi sia su strada che in pista a Montichiari.

Domanda di riserva allora. Fai un pensierino ai mondiali su pista?

Mi piacerebbe tanto, sarebbe un sogno, non lo nascondo. Tuttavia ci sarà da capire cosa si vorrà fare, se andare in Francia (dal 12 al 16 ottobre, ndr) per vincere o per risultati alla nostra portata. Sicuramente fa piacere essere prese in considerazione, ma bisogna anche essere onesti con se stessi. Avrei i punti per disputare la madison e potrei anche far parte del quartetto, ma ci sono ragazze giovani che vanno forte e che hanno un maggior feeling con la pista. I posti a disposizione saranno pochi, non sarà facile guadagnarsene uno. Come ho detto prima, a settembre e ottobre lavorerò per mantenere la condizione e farmi trovare pronta per una eventuale chiamata.

Viel di nuovo azzurro: «Il gravel non è un fuoco di paglia»

01.09.2022
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Mattia Viel sarà uno dei primi a indossare la maglia azzurra in una gara gravel. Lo ha convocato Daniele Pontoni per la Monsterrato Strade Bianche del prossimo fine settimana nel Monferrato. I due si erano sentiti perché il piemontese, che si dedica alla disciplina offorad da quest’anno, aveva contattato il tecnico azzurro per una serie di quesiti.

«Sono stato credo il primo italiano – spiega Viel – a qualificarsi per il mondiale, grazie a una delle gare dell’UCI Gravel Series che si è corsa a giugno in Francia. E avevo tutta una serie di domande su come funzioni con gli sponsor. Ad esempio l’abbigliamento. Da quest’anno collaboro con le aziende del Gruppo Zecchetto, per cui volevo sapere come funzionasse con la maglia azzurra e gli sponsor. Da cosa nasce cosa. Gli avevo mandato il mio curriculum e i miei risultati nelle gare di quest’anno e dopo qualche giorno Daniele mi ha chiamato per propormi di debuttare in una nazionale che sarà prima di tutto un esperimento».

Viel ha 27 anni e viene da Torino. E’ stato professionista dal 2018 al 2021
Viel ha 27 anni e viene da Torino. E’ stato professionista dal 2018 al 2021

Carriera da reinventare

Facciamo un passo indietro. Dopo averlo incontrato sull’Etna all’inizio del 2021 mentre assieme a Luca Chirico si preparava per la stagione con la Androni Giocattoli, la carriera su strada di Mattia Viel ha subito uno stop. Savio non lo ha confermato. E lui, che assieme alla sua ragazza Carola aveva già avviato a Torino un centro di fisioterapia e preparazione (Bike Kinetic), smaltita la botta si è rimboccato le maniche, studiando un progetto gravel che fosse una via di mezzo fra l’agonismo, il turismo e il mondo amatoriale.

Nel frattempo ha trovato una maglia con la D’Amico Area Zero, anche se dopo le poche corse fra i professionisti e davanti a un programma che non sarebbe bastato per giustificare la vita di atleta, ha incontrato Ivan De Paolis e gli ha fatto una proposta. Avrebbe corso su strada se ci fosse stata necessità da parte del team, per il resto del tempo avrebbe potuto portarne il nome sulla maglia nel gravel, sdebitandosi per l’investimento. E quando il manager abruzzese ha accettato, il progetto ha preso il largo.

Il gravel è un mondo nuovo sul fronte agonistico: vanno creati tutti i riferimenti tecnici
Il gravel è un mondo nuovo sul fronte agonistico: vanno creati tutti i riferimenti tecnici
Perché il gravel?

Poteva essere il modo di dare ancora qualcosa al ciclismo, cui devo tanto. Ho cominciato a collaborare con le aziende del Gruppo Zecchetto, con Deda Elementi e con Briko e l’idea di partenza era di fare un calendario misto, fra eventi in stile ultra-cyling, altri semi competitivi come Nova Eroica, dove pure è venuto Nicolas Roche, e le gare vere e proprie. Per questo ho fatto la prima prova europea dell’UCI Gravel Series a Millau, in Francia, a metà giugno e mi sono qualificato per i mondiali. C’era Niki Terpstra con la Total Energie in supporto. E in quel momento mi sono reso conto che se l’UCI mette mano a un calendario così ampio (12 prove in tutto il mondo, ndr), forse il fenomeno è destinato a crescere. Così mi sono guardato dentro. A me piace l’agonismo. Lo sforzo di una gara gravel è come per una Strade Bianche, ma con una bici diversa. Non posso sperare che cresca tanto in fretta da poterne vivere, ma l’idea di fare l’atleta part time mi alletta.

Part time fra lavoro e bici?

Esatto. Ho fatto una ventina di trasferte in Europa e durante l’inverno andrò in Sudafrica per portare i marchi con cui collaboro. E l’obiettivo per il prossimo anno potrebbe essere quello di avere un ruolo più centrale nelle aziende di Zecchetto. E per questo il gravel, come pure il cross, lascia molta più libertà della strada.

Con Chirico al Rifugio Sapienza sull’Etna, preparando il 2021 su strada
Con Chirico al Rifugio Sapienza sull’Etna, preparando il 2021 su strada
Facciamo il punto tecnico, per capire meglio?

Al momento c’è tanta inesperienza. Venerdì mi ritroverò con la nazionale, ma è tutto nuovo anche per loro. Ci saranno dettagli tecnici da definire. Quali tubeless, quali rapporti. Come in tutte le discipline si andrà verso la specializzazione, ma per ora siamo ai primi passi. Le gare sono lunghe 120-130 chilometri, solo il mondiale sarà più lungo. Le medie, viste le bici e il tipo di percorso, non sono mai stellari. E poi c’è il fatto della navigazione.

Vale a dire?

Non tutti i tracciati sono segnalati, è un po’ come la Parigi-Dakar. Hai il file gpx caricato nel computer e devi buttarci l’occhio, sennò rischi di sbagliare strada. In Francia era segnalato bene, ma qualcuno ha sbagliato lo stesso. Basta passare a destra o sinistra di un albero, per trovarsi sul sentiero sbagliato (ride, ndr).

E poi manca l’assistenza meccanica…

Non è un percorso di ciclocross in cui ad ogni giro passi dal box. Non so come farà la nazionale per coprirci, ma in ogni caso non c’è l’ammiraglia che ti segue ovunque e devi essere autonomo. Abbiamo le mousse che già si usano nel cross e nella Mtb sperando di arrivare a un punto di assistenza.

Una gara gravel è lunga fra 120 e 130 chilometri in cui essere quasi totalmente autonomi
Una gara gravel è lunga fra 120 e 130 chilometri in cui essere quasi totalmente autonomi
Stessa cosa per i rifornimenti, allora?

Esatto. Devi partire sicuro di aver mangiato bene. La gara di 120 chilometri si fa comunque sui 30 di media, per cui alla fine diventano prove esigenti e non hai il sacchetto, l’ammiraglia che ti passa da mangiare e da bere. Sei in mezzo al nulla. E se la squadra non fa come la Total Energie con Terpstra, che aveva lungo il percorso decine di persone di supporto, devi cavartela da solo. Io ad esempio ho il mio punto critico nell’idratazione. E in Francia sono partito con un Camel Back dietro la schiena, uno zaino idrico da un litro.

Un mondo da scoprire, ma pur sempre una maglia azzurra…

L’ultima credo sia stata nel 2017 su pista. Qualcuno all’inizio dell’anno fece battute, adesso vengono a chiedermi. Ho sempre creduto nei nuovi progetti e la maglia azzurra l’ho sempre onorata. Potrà non essere la gara nella vita, ma la rispetto per tutto quello che c’è dietro e per la fiducia che mi ha dato Pontoni.

Nella Wish One Gravel Race in Francia, Viel ha ottenuto la qualificazione per i mondiali (foto Compass)
Nella Wish One Gravel Race in Francia, Viel ha ottenuto la qualificazione per i mondiali (foto Compass)
Hai detto di voler restituire al ciclismo quello che ti ha dato.

Mi ha risollevato quando persi mia madre ed è stato una scuola di vita impagabile e adesso voglio fare qualcosa io. Per questo prima del mondiale, nel weekend 1-2 ottobre, organizzo la Erratico Gravel, il primo evento nel Canavese. E’ un territorio fra Torino e Biella, ha potenzialità notevoli e poco conosciute. Avrò l’appoggio dei miei sponsor (MCipollini Dmt ed Alé, Deda, Briko e Vittoria) e di Banca Reale. Non so cosa verrà fuori dal gravel, ma lo dissi all’inizio e lo ripeto adesso. Non sarà un fuoco di paglia.

Demon Gravel: l’occhiale per tutte le situazioni

01.09.2022
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Demon presenta il suo occhiale Gravel: un prodotto che unisce le esigenze tecniche dei ciclisti di tutti i giorni a quelle di questa disciplina ormai sempre più praticata. Gli occhiali sono uno degli accessori più importanti quando si pedala, ci proteggono dai detriti e difendono i nostri occhi dai raggi solari.

L’occhiale Gravel è adatto anche per chi pratica mountain bike, questo grazie all’alta stabilità della sua montatura
L’occhiale Gravel è adatto anche per chi pratica mountain bike, questo grazie all’alta stabilità della sua montatura

Leggeri e stabili

Demon, nel creare questo nuovo prodotto ha progettato al meglio ogni singolo dettaglio. La montatura utilizzata è la TR90 Ultralight, costruita in fibra di carbonio e nylon. Questo la rende leggera e confortevole anche dopo tante ore di utilizzo. La montatura TR90, inoltre è molto più resistente ad urti e frizioni, il rischio di rovinarli con una caduta è praticamente inesistente. 

La stabilità della montatura è data dal nasello in gomma che favorisce il grip con il viso, dettaglio che rende l’occhiale di Demon ben utilizzabile anche per chi pratica mountain bike. 

Le lenti

Le lenti dell’occhiale Gravel sono in Policarbonato infrangibile, resistente anche ad urti molto forti. Si tratta del prodotto più sicuro perché è impossibile romperlo, salvaguardando la sicurezza dei vostri occhi. Le lenti, inoltre, sono fotocromatiche e specchiate DCHROM: categoria 1-3. Questo vuol dire che la gradazione della lente cambia a seconda della luce esterna. E’ disponibile anche la lente Specchio ad alta definizione di categoria 3, per una massima protezione in giornate abbastanza soleggiate. 

Le dimensioni dell’occhiale Gravel sono: larghezza 150mm; altezza: 60mm e lunghezza dell’asta 120mm. Una caratteristica che permette di proteggere in maniera efficace anche dall’aria.

Demon

Selle Italia, nuovi colori per le tre famiglie gravel

31.08.2022
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Blue Granite e Mud Brown, le selle gravel si rifanno il look. Selle Italia ha presentato le nuove colorazioni dedicate alle tre famiglie rivolte all’offroad. Flite, SLR e Novus vengono quindi proposte per il 2023 con due nuove tinte ispirate al mondo gravel.

Le versioni Blue Granite e Mud Brown della SLR Boost e della Flite Boost saranno disponibili con rail TI 316, in taglia S3 e L3, mentre la Novus Boost Evo sarà disponibile con rail TM in taglia L3. Tutte le versioni nei due look saranno acquistabili nei negozi dal prossimo autunno. 

La Flite Boost Gravel grazie al taglio Superflow riduce la pressione sul perineo
La Flite Boost Gravel grazie al taglio Superflow riduce la pressione sul perineo

Flite Boost Gravel

La Flite Boost Gravel TI 316 Superflow è stata progettata per avventure che si spingono oltre i sentieri battuti. L’inserto imbottito in gel e le guide TI 316 riducono le vibrazioni della superficie e il taglio Superflow riduce la pressione sul perineo, rendendola una delle selle gravel più comode in commercio. 

La particolare forma Flite offre una gamma di movimenti imbattibile, permettendo al ciclista di pedalare più a lungo e senza limiti. A confermare la sua solidità strutturale la rifinitura è realizzata con materiale Fibra-Tek molto resistente.

La SLR Boost Gravel è una delle selle più versatili e performanti
La SLR Boost Gravel è una delle selle più versatili e performanti

SLR Bost Gravel

La SLR Boost Gravel TI 316 Superflow è la sella che ogni ciclista che si avventura vorrebbe. Aggiungendo un’imbottitura in gel e un taglio Superflow allo stile collaudato e inconfondibile della SLR Boost da strada, questa sella gravel consente di guidare comodamente mentre i binari TI 316 della sella assorbono le vibrazioni dalle superfici irregolari. 

Una compagna di viaggio anche per le uscite serali grazie agli inserti ad alta visibilità nella parte posteriore, che consentono di continuare l’allenamento fino a notte fonda.

La Novus Boost Evo Gravel grazie al suo comfort da la possibilità di fare lunghe pedalate
La Novus Boost Evo Gravel grazie al suo comfort da la possibilità di fare lunghe pedalate

Novus Boost Evo

Per chi vuole il massimo dalla sella in ogni condizione, Selle Italia propone la Novus Boost Evo Gravel TM Superflow. Grazie all’inserto imbottito extra le vibrazioni della superficie vengono agevolmente assorbite. 

Mentre il taglio Superflow riduce la pressione sul perineo, favorendo il benessere d’utilizzo anche per molte ore. Tenendo le ossa ischiatiche in posizione e fornendo un supporto extra, la sella a forma di onda consente di effettuare uscite in bici senza limiti dettati dalle limitazioni del comfort.

SelleItalia

Escape: la via di Guerciotti per entrare nel mondo gravel

30.08.2022
3 min
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Il gravel è una disciplina che sta prendendo sempre più piede, accogliendo via via un maggior numero di appassionati. La bellezza dei sentieri infiniti e dei paesaggi che si possono trovare immergendosi nella natura sono impagabili. Ma per godersi al meglio queste esperienze occorre un mezzo adatto: ecco che Guerciotti punta su Escape, pensata apposta per le strade bianche.

Doppia anima

La passione per il gravel sta contagiando anche molti “stradisti” e per questo la Escape ha una doppia anima. Un telaio elastico ma che allo stesso tempo si presenta rigido in fase di rilancio. Guerciotti ha presentato due versioni per la bici Escape: la “G” con un’anima più orientata al gravel e la “S” per chi desidera prestazioni elevate anche su asfalto. 

Il telaio è costruito in fibra di carbonio monoscocca ad altissimo modulo. La forcella ha un’inclinazione standard ma allo stesso tempo è progettata per abbassare l’avancorsa, garantendo così più stabilità e maneggevolezza. Il carro posteriore differisce tra le due versioni: nella “G” presenta delle geometrie che consentono di montare copertoni fino ad una larghezza massima di 42 millimetri. Nella versione “S” la misura massima di copertoni che si può montare è di 38 millimetri, a conferma dell’anima più “stradista”. 

Il manubrio e l’attacco sono nella versione QTC Carbon: disponibile anche nella versione integrata
Il manubrio e l’attacco sono nella versione QTC Carbon: disponibile anche nella versione integrata

Dettagli tecnici

La Escape presenta 3 differenti equipaggiamenti, dove la differenza sta nel gruppo montato. Nel primo equipaggiamento si è optato per la doppia corona, il gruppo montato è lo Shimano GRX 810 a 11 velocità. Gli altri due gruppi sono entrambi monocorona: il primo è il Campagnolo Ekar a 13 velocità, il secondo è Sram Rival AXS a 12 velocità

Il peso del telaio della Escape è di 1.120 grammi. E’ disponibile in tre colorazioni: verde, lilla ed azzurra.

Guerciotti

Pinarello Grevil F, una bicicletta gravel aero da gara

20.08.2022
6 min
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Grevil F, la gravel di Pinarello per correre. A tratti sembra di pedalare su una Dogma con le gomme più grandi e non è solo una questione di design. Montata con Campagnolo Ekar e ruote Princeton Grit 4540 con mozzi White. L'abbiamo provata e queste sono le nostre considerazioni.

Il DNA race non è un’opzione, non lo è per nessuna delle biciclette dell’azienda di Treviso, non lo è neppure per la Pinarello Grevl F.

A tratti sembra di pedalare su una Dogma con le gomme più grandi e non è solo una questione di design. C’è una proporzione ottimale tra retrotreno e avantreno, che si riflette sulla rapidità della bicicletta e sulla trazione. C’è una geometria che non è mai troppo esigente e permette di cucire la Grevil sulle proprie esigenze. L’abbiamo provata e queste sono le nostre considerazioni.

Il claim che caratterizza il progetto Grevil F (foto Matteo Malaspina)
Il claim che caratterizza il progetto Grevil F (foto Matteo Malaspina)

Non una bicicletta da viaggio

Ci piace parecchio il suo carattere marcato e deciso, che vuole la nuova gravel di Pinarello come riferimento nella categoria race. La Pinarello Grevl F non è da considerare un progetto ibrido, non lo vuole essere. Non è la bicicletta che va bene per fare questo e quello, che va bene e “deve” accontentare tutti a prescindere.

E’ un mezzo da gara e deve essere contestualizzata in un ambiente di agonisti. Pochi fronzoli per una bicicletta “unica” in fatto di impatto estetico e comunque essenziale.

La versione del test

Una livrea full black alterna delle sezioni opache ad altre brillanti. Il kit telaio full carbon (la fibra di carbonio è la Toray T700) comprende anche il seat-post (specifico), la forcella, anch’essa tutta in carbonio e il cockpit Most in alluminio. La scatola del movimento centrale mantiene le calotte esterne, come vuole la tradizione Pinarello.

La forcella: il design è una sorta di family feeling Onda, certamente aerodinamica, ma con l’obiettivo di essere anche efficace in ambito off-road. La luce è abbondante, tra il passaggio dello pneumatico e la testa. Qui si possono montare coperture fino a 2,1” (con ruote 650b). Non un cavo, non una guaina passano all’esterno e nonostante questo lo sterzo gira senza blocchi e senza frizioni. Belli e utili i perni passanti con la leva di estrazione a scomparsa, per forcella e carro.

La componentistica prevede la trasmissione Campagnolo Ekar, con la monocorona anteriore da 40 denti e i 13 pignoni posteriori con la scala 9/42. Ci sono le ruote Princeton Grit 4540 con mozzi White, belle da vedere e gratificanti da usare, con gomme Maxxis da 40. La sella è Most.

Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 8,5 chilogrammi. Il prezzo di listino della bicicletta è di 5900 euro (nella versione con ruote Fulcrum Rapid Red).

Come va

Quando si sale per la prima volta sulla Pinarello Grevil F, sembra davvero di montare su una bicicletta da strada, di quelle disegnate per le competizioni. Il corpo è centrato in modo perfetto sulla scarola del movimento centrale e il reach complessivo dell’avantreno invita a caricare proprio sulla porzione anteriore. La bicicletta non ha uno sterzo troppo basso e, anche quando si pedala in presa bassa non si è mai schiacciati in avanti. Il comfort ne guadagna, soprattutto nel medio e lungo periodo, considerando che con la Grevil è divertente quando si va a smanettare sullo sterrato.

Soffre lo sconnesso importante ai limiti della mtb. Proprio in un contesto del genere emerge il suo carattere brioso e delle doti di rigidità non secondarie, che vengono assecondate da una corretta gestione degli pneumatici (meglio tubeless), per dimensione e tassellatura. Il suo terreno ideale rimane il sentiero battuto (senza troppa roccia), anche tecnico con tanti cambi di direzione, dove si può apprezzare l’agilità dell’avantreno e la stabilità del carro.

In salita è un gran bel mezzo, con una trazione che non ci aspetta da una bicicletta così compatta. Il carro posteriore è lungo 42,2 centimetri e il passo totale è di 109,2 nella taglia 53. Inoltre il corpo centrato sul movimento centrale contribuisce a far forza in salita e anche ad uscire di sella.

In conclusione

La Pinarello Grevil F segue una filosofia che accomuna tutte le biciclette dell’azienda veneta, ovvero il piacere di sviluppare dei mezzi race oriented. E’ ovvio che la nuova Grevil deve essere contestualizzata in un ambiente gravel, ma comunque non è un compromesso e il DNA corsaiolo emerge in diverse situazioni e per più volte durante l’uscita. E’ pur vero che in ambito off-road il setting del mezzo ricopre un ruolo fondamentale, nell’ottica di sfruttare a pieno le potenzialità della bicicletta.

La Pinarello Grevil F è la bicicletta da usare con le ruote a medio/alto profilo, magari con le gomme leggermente più basse di pressione, in modo da essere veloci e al tempo stesso stabili. Questa Pinarello è una bici di sostanza, non è leggerissima e tutto sommato è meglio così. Trasmette un costante senso di forza e di controllo, con risposte sempre decise. Ma è pure unica nel suo design e in un mondo di standard è un aspetto che non passa in secondo piano.

Pirelli Cinturato Gravel RC, quello per le gare

17.08.2022
3 min
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Chi pensava che l’agonismo e le competizioni non sarebbero approdate nel gravel si deve ricredere. Proprio le gare gravel crescono di numero, cresce l’interesse nei loro confronti e anche le aziende investono nella tecnica, nella ricerca e sviluppo.

Pirelli Cinturato Gravel RC è lo pneumatico tubeless con un battistrada aggressivo di derivazione mtb, veloce e resistente alle forature. Dopo averlo presentato ad inizio Luglio, lo abbiamo visto e toccato ad Eurobike e vediamo le sue peculiarità.

I tasselli centrali e mediani
I tasselli centrali e mediani

Forte richiamo alla mtb

Il disegno del battistrada arriva in modo diretto dalla gamma Scorpion XC RC ed è destinato alle competizioni. E’ caratterizzato da tasselli laterali pronunciati, spaziati, quasi squadrati e votati ad arpionare il terreno, creando grip e tenuta nelle fasi di cornering anche ad alta velocità. Questi tasselli non sono eccessivamente duri, quasi pastosi e proprio per questo lasciano anche spazio ad una versatilità ottimale.

La parte centrale invece ha dei ramponi più bassi, sono numerosi e fitti. Sembrano divisi in due zone, quella centrale dove la forma che assumono ricorda una freccia, quella mediana dove sono sfalsati. Vogliono creare scorrevolezza, grip e stabilità, ma al tempo stesso vogliono proteggere. Non limitano la scorrevolezza, ne sullo sterrato compatto, ne sull’asfalto. Pirelli Cinturato Gravel RC è una gomma veloce da gara e da smanettoni corsaioli.

Come è costruito

Ha una carcassa in nylon da 60Tpi (60 fili per pollice quadrato) che avvolge completamente i cerchietti flessibili e presenta una bandella protettiva TechWall. Questa avvolge tutta la struttura, da tallone a tallone. La mescola è SpeedGrip e a prescindere dalla tassellatura si adatta al meglio anche quando il terreno è umido e l’ambiente esterno varia di temperatura.

Pirelli Cinturato Gravel RC è disponibile in tre larghezze, 35-40 e 45×622, rispettivamente con un valore alla bilancia dichiarato di: 510, 540 e 590 grammi.

Pirelli

Giant CXR1, le ruote gravel con il cerchio hookless 3S

04.08.2022
5 min
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Le Giant CXR1 fanno parte di una nuova generazione di ruote, accessibili in termini di prezzo, ma dotate di ottimi concept costruttivi.

Hanno il cerchio full carbon 3S hookless, alto 35 millimetri e con uno shape arrotondato. Ci sono i mozzi in alluminio costruiti sulla base dei DT Swiss DT350 con meccanismo interno Rachet a 54 punti d’ingaggio. Il peso della coppia? 1450 grammi con il nastro tubeless applicato. Le abbiamo provate.

Ben fatta anche la zona della valvola
Ben fatta anche la zona della valvola

Obiettivo qualità

Di strada ne è stata fatta parecchia e queste CXR1, ma anche le SLR1 da strada, sono un esempio di quanto il segmento di Giant è cresciuto. E’ migliorato nelle soluzioni tecniche, nel design e di conseguenza nelle prestazioni, pur tenendo fede ad uno degli obiettivi principali dell’azienda.

Quali obiettivi? Offrire dei prodotti performanti ad un prezzo interessante e sempre in linea alla categoria. Inoltre c’è anche una rinnovata apertura alle soluzioni che arrivano dall’esterno. Il riferimento è chiaramente collegato ai mozzi Ratchet e alla collaborazione con DT Swiss.

Il mozzo Rachet con le due ruote dentate e contrapposte
Il mozzo Rachet con le due ruote dentate e contrapposte

CXR1, come sono fatte

Hanno un cerchio in carbonio con finitura unidirezionale della fibra composita e sono hookless con un canale interno largo 25 millimetri. Non un dettaglio a caso, perché qui si possono montare coperture da 40 e 45 millimetri, senza il minimo problema e senza che gli stessi pneumatici spancino troppo all’esterno della ruota. Attenzione a gestire la pressione di gonfiaggio nel modo corretto.

Il cerchio è alto 35 e ha una larghezza totale di 31 millimetri con standard ETRTO da 622. I nipples sono esterni, comodi per un’eventuale aggiustamento della centratura dei raggi e questi ultimi sono in acciaio.

Sono Sapim CX Ray con il corpo appiattito (un pezzo di Italia) e sono 24 per entrambe le ruote. La raggiatura segue il concetto DBL (Dynamic Balance). Hanno una tensione differenziata tra anteriore, posteriore, lato drive e quello non drive, mentre gli incroci sono in doppia su tutti i lati.

I mozzi sono in alluminio, non sono oversize, anzi, il corpo è piuttosto magro ed asciutto; bello e ben fatto, non è eccessivamente ingombrante. Le flange dove si innestano i profilati sono diverse tra loro. Anteriormente abbiamo una struttura maggiore verso il disco, sul mozzo dietro la flangia grande è quella del lato dei pignoni.

I cuscinetti sono classici, ma la sezione interessante è quella della ruota libera Rachet. Infatti il mozzo posteriore adotta il meccanismo DT Swiss 350, con le due ruote dentate contrapposte da 54 denti. La ruota libera è incastonata a pressione, facile da montare/smontare. Gli assi passanti hanno dei diametri tradizionali.

Come vanno?

Vanno bene e non mostrano degli eccessi che, talvolta segnano anche una sorta di confine e limite. Sono leggere, sono molto scorrevoli e vestono in modo adeguato tutte le tipologie di biciclette gravel, da quelle più massicce, fino ad arrivare a quelle più “sottili”. In Giant hanno un rapporto qualità/prezzo di buon livello: il listino dice 1.240 euro.

Non sono troppo rigide, anche se una ruota gravel da 35 millimetri di altezza deve trovare una giusta interfaccia (pneumatico), capace di smorzare e copiare il terreno. Anche nei tratti più tecnici si guidano con facilità e non obbligano a sforzi aggiuntivi per rimanere in traiettoria.

Un altro vantaggio che ci piace sottolineare è l’ampia compatibilità di alcuni parti dell’assemblaggio: i mozzi, il meccanismo interno e anche i raggi. In caso di manutenzione forzata e sostituzione, è facile trovare la “chiusura del cerchio” e non rimanere a piedi.

Conclusioni

Le Giant CXR1 nascono in modo specifico per il gravel, ma che dimostrano una sorta di polivalenza. In un certo senso le contestualizziamo all’interno di un segmento endurance di livello superiore, che strizza l’occhio anche all’agonismo.

A nostro parere non sono adatte ad una pratica estrema che sfocia nell’ambito della mountain bike più moderna e aggressiva.