Gravel 2021

Caos Gravel, sulla normativa c’è molto da chiarire

14.01.2022
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La repentina affermazione del gravel sta creando non pochi movimenti in Federazione. Alla vigilia di quella che dovrebbe essere la prima vera stagione agonistica strutturata attraverso un calendario, ci sono alcuni aspetti ancora nebulosi, sulle attribuzioni delle competenze ma anche, anzi soprattutto, sulla struttura stessa dell’attività, figlie di un regolamento internazionale che l’Uci ha realizzato, probabilmente in fretta, lasciando aperta la porta ad interpretazioni, il che significa che le strade possono essere diverse da Paese a Paese.

Andiamo per ordine e partiamo dalla responsabilità tecnica. Inizialmente (quando ancora era in fase di costruzione tutto il settore federale che ha visto numerosi cambi, in primis quello di Bennati chiamato alla guida della strada) era previsto che l’ex cittì del ciclocross Fausto Scotti assumesse l’incarico di gestore dei settori gravel, endurance ed E-bike. Alla resa dei conti, mentre questi ultimi due sono andati al tecnico romano, il gravel è stato accorpato al ciclocross e affidato a Daniele Pontoni.

Martinelli Serenissima 2021
Davide Martinelli alla Serenissima Gravel: la gara di Pozzato era a invito e aperta agli elite di ogni disciplina
Martinelli Serenissima 2021
Martinelli alla Serenissima Gravel: la gara di Pozzato era a invito e aperta agli elite di ogni disciplina

Una normativa lacunosa

Scotti intanto aveva messo mano alla normativa gravel, provando a sviluppare una serie di punti per la gestione dell’attività; d’altronde senza un documento specifico di base che regolamenti l’organizzazione, ogni disciplina non può esistere. Il suo lavoro e i suoi contatti con la Federazione sono stati rallentati dal Covid, che il tecnico romano ha preso in maniera forte, passando le feste natalizie in ospedale e dal quale solo ora si sta riprendendo.

In Fci però non erano rimasti a guardare e la Commissione Fuoristrada guidata da Massimo Ghirotto aveva già redatto una normativa, mutuata direttamente da quella Uci. Normativa che da una parte specifica in maniera molto dettagliata modalità di partecipazione agli eventi da parte dei corridori, divisione delle categorie e via discorrendo. Dall’altra è ancora piuttosto lacunosa su come un evento di gravel debba essere organizzato.

«E’ proprio questo l’aspetto sul quale ho lavorato – specifica Scotti, che appena ripresosi ha in programma di affrontare il tema con i vertici federali – serve una normativa attuativa che non guardi solamente all’agonismo. Non deve essere solo a uso e consumo dei praticanti. Gli organizzatori devono avere un quadro chiaro di come si organizza un evento. Non basta dire che la distanza deve essere fra 50 e 200 chilometri e che l’asfalto non deve superare il 20 per cento del totale».

Scotti Giro d'Italia CC 2021
Scotti, ex cittì del ciclocross, ora responsabile tecnico per endurance ed E-bike
Scotti Giro d'Italia CC 2021
Scotti, ex cittì del ciclocross, ora responsabile tecnico per endurance ed E-bike

La costruzione dei percorsi

Che cosa manca quindi? «Il gravel – prosegue Scotti – è qualcosa di differente sia dalla strada che dal cross country di Mtb: fare un percorso in linea su quelle distanze è molto complicato, significa che devi transitare per più comuni, su strade spesso private dovendo chiedere permessi; inoltre la normativa vigente impone paletti severi, come l’evitare prati, ridurre al minimo i single track, ecc. Il problema principale è il controllo di un tracciato di gara prevedendo velocità maggiori a quelle della Mtb e una marea di incroci. Per certi versi è più facile allestire un circuito, anche di 40-60 chilometri, più gestibile. Senza dimenticare poi che il gravel non è solo agonismo, dobbiamo pensare alla gestione di un movimento legato molto all’escursionismo. Ne parlerò al più presto in federazione».

Ghirotto perentorio

La normativa però c’è già e non si tocca, su questo Ghirotto è stato perentorio. Era fondamentale sentire anche la sua voce e il responsabile della commissione fuoristrada tiene a specificare come il lavoro di redazione della stessa normativa vada inquadrato in un discorso più ampio che coinvolge tutto l’offroad.

«Noi dobbiamo uniformarci ai regolamenti internazionali – dice – ma questo non vale solamente per il gravel ma per tutte le discipline. E’ un lavoro grande ma necessario perché nel corso degli anni le cose sono cambiate in ogni specialità e spesso siamo rimasti indietro. Sul gravel l’Uci sta procedendo velocemente, prima ad esempio si parlava di bicicletta gravel, ora la filosofia è diversa perché bisogna contemplare il territorio, i percorsi di gara».

Ghirotto Serenissima 2021
La nazionale offroad alla Serenissima 2021: con Ghirotto da sinistra il cittì Celestino, Luca e Daniele Braidot, Luca Cibrario e Jakob Dorigoni
Ghirotto Serenissima 2021
La nazionale offroad alla Serenissima 2021: con Ghirotto da sinistra il cittì Celestino, Luca e Daniele Braidot

L’evoluzione del gravel

«In commissione ne abbiamo parlato – riprende Ghirotto – perché definire una gara gravel non è semplice. Qui ad esempio dobbiamo pensare a percorsi prevalentemente ghiaiosi, ma senza trasformarli in qualcosa tipo Strade Bianche perché allora rientriamo nel ciclismo su strada. Poi c’è l’aspetto della partecipazione, pensare a modulare le gare in maniera diversa in base alle categorie (per i più giovani non si possono prevedere le stesse distanze dei grandi) e considerare anche le disposizioni da dare sul comportamento dei partecipanti. C’è tanto da fare, ci rendiamo conto anche noi che la normativa internazionale va ancora perfezionata».

Torna a galla il problema delle distanze, che a lungo ha caratterizzato anche il mondo delle gran fondo di Mtb, esponendo l’Uci a critiche senza che si trovasse una definizione chiara.

«Il regolamento dice che l’asfalto non deve superare il 20 per cento, il che significa che dovrebbero essere costruiti percorsi fuoristrada per l’80 per cento, ma dove li trovi? Forse si può pensare a superare il 50 per cento… Un altro discorso è legato al cambio ruote che fino al 2021 non era possibile. Noi abbiamo mutuato l’esperienza della Mtb e previsto aree tecniche dove poter provvedere. Come detto, è un discorso in evoluzione legato a una disciplina che si sta affermando a una velocità impressionante».

Gravel escursione
L’affermazione del gravel passa principalmente per l’escursionismo (foto Duncan Philpott/Redbull)
Gravel escursione
Ad ora il gravel passa per l’escursionismo (foto Duncan Philpott/Redbull)

La Serenissima Gravel

Un grande peso, anche per verificare sul campo tutto quel che va fatto, lo ha avuto l’esperienza della Serenissima Gravel allestita da Filippo Pozzato.

«E’ stato indubbiamente un bel test – sottolinea Ghirotto – in quel caso ad esempio tutti hanno parlato di gara professionistica, ma non era così. Era una prova elite a invito, tanto è vero che hanno partecipato anche atleti di Mtb come i fratelli Braidot. Noi abbiamo stabilito delle linee guida alle quali gli organizzatori dovranno attenersi e sulla base delle quali verrà sviluppato il calendario della nuova stagione».

Effettivamente molto c’è da fare per un settore ancora in piena evoluzione. Il gravel, dal punto di vista agonistico, può essere un punto d’incontro fra specialisti della strada e della Mtb, ma molti addetti ai lavori sono convinti che a breve termine diventerà una disciplina a sé stante, con propri protagonisti, senza però dimenticare che il ciclismo moderno è fatto anche da gente come Van Der Poel o Pidcock che svaria indifferentemente da una bici all’altra. Questi però sono fattori successivi alla necessità di una regolamentazione chiara e completa, un traguardo che appare ancora lontano.

BH GravelX: agile, scattante, performante e comoda

13.01.2022
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BH svela la sua gamma di biciclette GravelX, pensate e progettate per i lunghi viaggi e per il divertimento offroad. La prima parola d’ordine per la serie GravelX è versatilità. La seconda invece è divertimento. Queste bici sono ideali per soddisfare tutte le esigenze. Comode compagne di viaggio, ma anche aggressive e scattanti quando il terreno si fa difficile.

La GravelX è adatta per affrontare anche lunghi viaggi bikepacking
La GravelX è adatta per affrontare anche lunghi viaggi bikepacking

Versatile e stabile

La bici GravelX è progettata per essere usata anche per molte ore di seguito, le caratteristiche fondamentali per ottenere ciò sono comodità e stabilità di guida. Il tubo sterzo è alto, così da fornire un maggior controllo sulla parte anteriore della bici, soprattutto in frenata ed in curva. L’angolo di direzione è ampio – 71-72 gradi – e permette una guida agile ed allo stesso tempo estremamente stabile.

Un’altra caratteristica che si sposa con la comodità dei lunghi viaggi offroad è la dimensione del copertone, portata a 42 millimetri. Un buon compromesso tra tenuta di strada su ghiaia o strade bianche e percorrenza su asfalto. I perni passanti da 12 millimetri forniscono più sicurezza e rigidità.

La tecnologia di assemblaggio HCMI del telaio nella GravelX permette un notevole risparmio di peso
L’assemblaggio HCMI del telaio nella GravelX permette un notevole risparmio di peso

Tecnologia e leggerezza

Per far sì che il peso della GravelX sia contenuto BH ha utilizzato la stessa tecnologia di assemblaggio dei tubi che usa per i telai da strada: la HCIM. Una lavorazione effettuata combinando le lamine in fibra di carbonio Toray: T-800, T-500 ed una speciale resina. Nel corso della lavorazione si applica una pressione elevata così da creare un materiale compatto privo di imperfezioni e bolle d’aria.

Ricordiamo come anche la rigidità sia un elemento chiave per ottenere una bici performate. Per questo BH inserisce nel modello GravelX una pedaliera speciale: la BB386EVO che aumenta la larghezza del movimento centrale a 86,5 millimetri, senza tuttavia, influenzare il peso del telaio.

La GravelX utilizza la tecnologia dei freni Flat Mount di Shimano
La GravelX utilizza la tecnologia dei freni Flat Mount di Shimano

Asimmetria e performance

Il carro posteriore è asimmetrico nella parte del fodero, una soluzione che permette di utilizzare al meglio i rapporti corti allineando in maniera ottimale la catena. I freni della GravelX usano la tecnologia Flat Mount di Shimano che permette di usare pinze più piccole risparmiando peso senza perdere in efficacia nella frenata.

BH

Cadex pensa anche al gravel con il nuovo manubrio AR

20.10.2021
3 min
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E’ arrivato. Dopo il Race, il nuovo Cadex AR è il manubrio che mancava all’appello. Progettato e ideato per il gravel, il nuovo manubrio lanciato sul mercato vanta una struttura in carbonio monopezzo che offre rigidità e comfort su strade sconnesse e terreni misti. Con i suoi 190 grammi (nella misura da 420 millimetri), Cadex AR è considerabile un ultraleggero nel panorama della concorrenza.

Dopo il lancio del Cadex Race, l’azienda del gruppo Giant, specializzata in prodotti ad alte prestazioni, consolida il suo impegno e allarga i propri orizzonti andando a completare l’offerta per quanto riguarda l’esperienza all-road

Carbonio monopezzo 

Il Cadex AR vanta una costruzione in carbonio monopezzo, in grado di eliminare il peso in eccesso e la flessibilità dell’incollaggio dei giunti tradizionali in tre pezzi. Il risultato dello stampo unico è un prodotto rigido, ma allo stesso tempo leggerissimo con un peso che oscilla tra i 185 grammi per la misura da 400 millimetri fino ai 200 grammi per quello da 460 millimetri. L’ergonomia e la relativa posizione di guida non sono esasperate, ma offrono un comfort funzionale e dinamico grazie alla posizione leggermente più eretta e la presa allargata (flare) di circa 8 gradi per un maggiore controllo.

Caratteristiche tecniche

I dettagli tecnici frutto dell’innovazione proposta da Cadex sono il fiore all’occhiello dell’azienda taiwanese. Cadex AR ha un reach di 70 millimetri e un drop di 115 millimetri. Essi consentono una rapida transizione dalle parti superiori a quelli inferiori del manubrio per un maggiore controllo quando si cambiano le posizioni delle mani.

La stabilità è favorita anche dagli angoli di arretramento (backsweep) pari a 3° e a un angolo di rotazione della curva (outsweep) di 3°.

A chiudere i dati che riguardano le misure di questo manubrio gravel c’è la particolarità della presa bassa che ha una maggiorazione di 40 millimetri che regala una presa extra al ciclista. Con un diametro centrale di 31,8 millimetri il Cadex Ar è disponibile in 4 misure: 400, 420, 440, 460 millimetri. Il prezzo è di 319,99 euro.


cadex.com

Palta II: la bici gravel definitiva di casa Basso

09.10.2021
4 min
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Basso va oltre i confini delle gravel bike e presenta la nuova Palta II, una bici rivoluzionaria e capace di distinguersi seguendo una propria identità. Questo nuovo mezzo proposto da Basso è una scelta forte e determinata rispetto alla propria idea di bici gravel. Dopo anni di studio, progettazione e miglioramenti, la tecnologia delle bici da strada del marchio veneto entra nel mondo del gravel.

Nonostante l’enorme successo della prima generazione della bici Palta, Alcide Basso, ha deciso di rinnovare la gamma e di migliorarla. Non è stato un compito facile, ma alla fine ne è uscita la Palta II. La filosofia è quella di un profilo competitivo ed aggressivo perché esplorare è più piacevole con un mezzo dalle prestazioni competitive ed adrenaliniche.

La nuova Palta II detta la propria strada verso il mondo gravel, una bici aggressiva e performante ma con una grande affidabilità per i bike packing
La nuova Palta II, aggressiva e performante, ma con una grande affidabilità per i bike packing

Piccole modifiche, ma decisive

Il telaio ha subito delle modifiche rispetto alla prima versione, l’angolatura del tubo orizzontale è aumentata di qualche grado. Questa modifica non rende la pedalata più comoda, non ce n’è bisogno, ma lascia una maggiore esposizione del tubo sella che è una delle parti flessibili ed in grado di attutire meglio i colpi. Il ciclista non dovrà più preoccuparsi del terreno dissestato ma potrà spingere a pieno mantenendo un controllo impeccabile sull’avantreno.

Si è cercato di rendere il telaio più aerodinamico, per questo in Basso hanno dedicato molto tempo allo studio della geometria dei tubi, in particolare quelli più esposti ai flussi d’aria. I tubi della nuova Palta II, infatti, hanno una coda tronca ed una parte anteriore più arrotondata per garantire un miglior scorrimento dell’aria.

La Palta II ha un tubo superiore più obliquo in modo tale da aumentare il reggisella esposto
La Palta II ha un tubo superiore più obliquo in modo tale da aumentare il reggisella esposto

Più versatile…

Tutti i miglioramenti sopra indicati permettono alla nuova nata in casa Basso di essere performante anche su strada, rendendola così una bici polivalente. Un altro cambiamento non indifferente ma non di primo impatto è l’aver nascosto tutti i cavi, questo li mette al riparo dagli agenti esterni ed in più riduce l’attrito aerodinamico.

La sezione della serie sterzo è maggiorata per permettere il passaggio dei cavi ma anche per aumentare la guidabilità del mezzo. I distanziatori sono impilabili al design split lock possono essere mossi senza dover intervenire sui cavi. Per chi ama una guida più aggressiva e sportiva i distanziatori possono essere tolti completamente, l’asta presente può essere usata anche come tappo per la serie sterzo non creando coì complicazioni.

Il manubrio della Palta II è stato abbassato per rendere la bici più aerodinamica e con una guida più aggressiva
Il manubrio della Palta II è stato abbassato per rendere la bici più aerodinamica e con una guida più aggressiva

Per andare ovunque

Il manubrio, in fibra di carbonio, è stato sistemato ed appositamente studiato per il gravel, il dislivello da 122 millimetri rende la bici più aerodinamica e pronta per incorporare le borse manubrio se necessario.

Il nuovo design del telaio lo rende compatibile con tutti i gruppi dei migliori marchi in circolazione. La Palta II è studiata e progettata per rendere le vostre pedalate durature e improntate all’avventura, senza però disdegnare la performance. L’idea dell’azienda veneta è quella di lasciare il rider al centro del progetto. Per questo, nella fase di progettazione, si è pensato di rendere il telaio facile da modificare e sistemare. In questo modo, grazie all’utilizzo di pochi utensili, il ciclista può intervenire sulla bici in qualsiasi situazione, anche durante una delle proprie avventure.

Basso

Strada Etna

Il Giro a 2.860 metri sull’Etna. Sogno o realtà?

30.11.2020
4 min
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Un ingegnere, una passione, un vulcano, un sogno. L’ingegnere è Fabio La Ferla. La passione è il ciclismo. Il vulcano è l’Etna. E il sogno è portarci il Giro d’Italia.

Sì, il Giro ci è già arrivato più volte, ma in questo caso parliamo di portarlo proprio in cima! A lambire i crateri. Stavolta la cosa è grossa davvero, stavolta si parla di arrivare a 2.860 metri di quota, per quello che sarebbe l’arrivo più alto della storia dei grandi Giri.

La ricognizione con i pro’ e le immagini spettacolari del finale sull’Etna

Si può fare

Cerchiamo di fare ordine. L’ingegner La Ferla è appassionato di ciclismo ed è un grande conoscitore dell’Etna. Con l’avvento delle gravel bike, ma anche dei freni a disco che hanno reso possibile montare gomme più larghe sulle specialissime, l’idea di portare il ciclismo professionistico lassù è diventata improvvisamente più che concreta.

«Tutto nacque – dice La Ferla – sul finire del 2018. Iniziai fare degli studi tecnici sul percorso che andrebbe da Piano Provenzana alla base dell’osservatorio INGV dell’Etna. E mi resi conto che la cosa si poteva fare. Poiché siamo nel cuore di un Parco Nazionale e per di più con le criticità di un vulcano, mi sono rivolto all’Ingv che lo monitora costantemente. Anche loro hanno fatto una perizia e degli studi tecnici sulla base del mio progetto. E lo hanno fatto con il geologo Marco Neri, Primo Ricercatore Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania, il quale ha dato esito positivo».

La documentazione prodotta in questi due anni è mastodontica. E alla fine ne emerge che il versante di Nord Est è il più sicuro,in quanto statisticamente non ci sono eruzioni pericolose e soprattutto la zona è più protetta  dalle fuoriuscite di gas dei crateri sommitali a quota 3.350. E infatti non è un caso che questa area sia stata scelta per installare la seggiovia che giunge sino a quota 2.500 ed è proprio da questo versante Nord che salgono ogni anno migliaia di turisti.

Etna
La ricognizione con i professionisti l’anno scorso
Etna
La ricognizione con i professionisti l’anno scorso

Una rampa micidiale

«Chiaramente tutta la logistica va strutturata bene. E la sicurezza di tutti (corridori, staff tecnico, pubblico) viene prima di ogni cosa – riprende La Ferla – Ma soprattutto da quel versante eventuali variazioni del vulcano sono prevedibili per tempo. Semmai è il meteo a destare più “rischio”. Lassù cambia in modo repentino. Giusto un anno fa, circa, organizzai un evento con 15 professionisti del pedale, anche donne, una vera e propria ricognizione tecnica. Tra loro c’era gente del calibro di Damiano Caruso, Silvia Valsecchi, Francesco Romano, Giampaolo Caruso, Pierpaolo Ficara… e nonostante nella parte finale furono avvolti da nebbia e maltempo, all’Osservatorio, quando ci riunimmo rilasciarono pareri più che positivi. Erano stanchi, ma molto emozionati.

«Lo stesso Damiano Caruso disse che la cosa si poteva fare, con delle gravel bike, cambiando bici a Piano Provenzana laddove è arrivato il Giro quest’anno. Io però che penso alla sicurezza immagino una cronoscalata, così da poter gestire ogni aspetto e stoppare la corsa in caso di necessità e soprattutto nel massimo rispetto dell’ambiente naturale unico, con riprese video effettuate da droni, solo una moto al seguito del corridore e con un barrage del pubblico a quota 2.500 così da enfatizzare ancor più la sfida tra atleta e salita degli ultimi 3 chilometri sino a quota 2.860».

La scalata misurerebbe 8,6 chilometri. Avrebbe una pendenza media dell’11,8% e una massima del 24%. La carreggiata è larga mediamente 5 metri. Sarebbe un vero spettacolo per riportare eroicità in uno sport spesso troppo attaccato a numeri e tattiche.

Etna
La traccia che da Piano Provenzana sale all’Osservatorio dell’Etna
Etna
La traccia che da Piano Provenzana sale all’Osservatorio dell’Etna

Candidatura ufficiale

Forte di responsi positivi da parte degli atleti, del benestare dell’INGV e persino dell’okay del Comune di Linguaglossa si sono mossi i primi passi per realizzare il sogno Giro-Etna Nord.

«A questo punto, era la primavera 2019, cercai d’incontrare Mauro Vegni alla Settimana Siciliana. Lui mi disse d’inoltrare la documentazione ad Rcs che l’avrebbe vagliata. Quando vidi che il Giro 2020 sarebbe arrivato sull’Etna ero comunque entusiasta. Peccato che si è fermato a Piano Provenzana ma speranzoso per il futuro. Io credo sarebbe un qualcosa di unico al mondo Un colpo mediatico pazzesco. Lassù nei giorni limpidi si vede da Salerno a Malta e persino Favignana, punta occidentale della Sicilia.

«La logistica non sarebbe un problema. In zona arrivo c’è il Pianoro Pizzi De Neri, una vastissima distesa sulla quale poter installare tutti i mezzi e le infrastrutture compound del Giro. Inoltre i mezzi fuoristrada potrebbero ridiscendere ai 1.800 metri di Piano Provenzana tramite la strada sterrata utilizzata per l’assistenza e manutenzione dei piloni della funivia».

Tutto è pronto. Il sindaco di Linguaglossa, Salvatore Puglisi, ha inviato la richiesta ufficiale ad Rcs per il Giro 2021. A questo punto non resta che passare la “palla” a Mauro Vegni e sentire cosa dice.

Gravel

Gravel bike al Giro: follia o colpo di genio?

27.11.2020
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Una tappa gravel al Giro d’Italia. Fantascienza o realtà? Per il momento è poco più che una provocazione, ma perché non provare ad immaginare uno scenario diverso?

In fin dei conti il ciclismo negli ultimi 15 anni ha provato ad inserire qua e là delle novità che destassero attenzione. Dalla tappa sullo sterrato a Montalcino al Giro 2010, alla riproposizione della Roubaix nel Tour 2014 tanto caro a Nibali. La partenza stile griglia di F1 con le griglie, sempre al Tour. E adesso perché non cavalcare questa ondata di novità portata da questa tipologia di bici?

Con l’avvento del freno a disco i “disegni” delle specialissime sono cambiati. Si hanno più spazi per le ruote, si possono utilizzare gomme più larghe e le influenze della Mtb sono sempre di più. Influenze che riguardano anche l’allenamento visto che in parecchi le usano. 

Morton dice di sì

Lachlan Morton ovviamente non ha dubbi: si potrebbe fare e sarebbe anche bello. Ma è chiaro che il suo è un parere di parte: come per Cancellara quando si trattava di inserire tratti di pavé nel percorso del Tour.

«Parliamo del Giro – dice – tutto è possibile. Avete inventato la tappa sulle strade bianche e altre cose che inizialmente hanno fatto storcere il naso e adesso sono apprezzate da tutto il mondo. Ovviamente il primo problema che vedo è per le squadre, che oltre alle bici da crono dovrebbero portarsi dietro le gravel. Poi però penso alle aziende che vendono più gravel che bici da crono. Per cui magari per una volta accetterebbero di fare lo scambio. Chiaro che su certe strade si va bene anche con la bici da corsa e le ruote più grandi, ma è anche vero che non stiamo parlando di strade bianche, quanto piuttosto di strade di montagna dal fondo non lavorato».

Gravel
Soprattutto negli Usa le gare gravel sono già una realtà
Gravel
Soprattutto negli Usa le gare gravel sono già una realtà

Non mischiare le carte

«Io sono un tradizionalista – dice Alessandro De Marchi – se è una gara su strada, deve essere una gara su strada. Okay la Parigi-Roubaix, ma l’idea di mischiare le due cose non mi piace, ha poco senso. Già negli ultimi anni si è inserito spesso lo sterrato. Okay, c’è la Strade Bianche, ma quello è un evento fatto apposta, unico. Piuttosto meglio creare una gara specifica per gravel, allora sì. Sarebbe una bella esperienza».

E pure abbiamo visto come campioni del calibro degli stessi Nibali e De Marchi, ma anche di Visconti, Ulissi, Bardet… la usano. Perché non provare?

«Per me sono due cose troppo diverse – sostiene Giacomo Nizzolo – snaturerebbe troppo la natura di un Giro. Creerebbe troppe variabili al fine di una corsa a tappe che dura tre settimane. E non sarebbe giusto a mio avviso».

Sogno Etna

«Se dovessi parlare da spettatore – dice Damiano Caruso – direi di sì. Mi rendo conto che sarebbe un vero spettacolo. Se invece parlo da corridore, e ancora di più da corridore di classifica, allora dico no. Inserire dei single track sarebbe senz’altro divertente, ma anche un azzardo».

Però pensiamoci: si potrebbero ipotizzare delle limitazioni sui ritardi, cioè una classifica fatta di soli abbuoni o penalità temporali a prescindere dal distacco reale. Per esempio, il 147° prende 3′ di distacco, il 148° 3’02” e così via…

Gravel
Le alture dell’Etna
Gravel
Le alture dell’Etna

«Non credo neanche a questa soluzione. I corridori non la prenderebbero seriamente al 100% viste le difficoltà del caso. A questo punto preferirei eventi appositi. Prima di lanciare queste novità in un Giro andrebbero testate in gare singole.

E Damiano rilancia: «Mi hanno chiesto un parere sull’arrivo dell’ultimo Giro a Piano Provenzana sull’Etna. Da lì c’è una strada sterrata che sale fino a 2.800 metri di quota. Volevano sapere se con le bici da strada sarebbero potuti salire fin lassù. Io gli ho detto di no, ipotizzando però che si sarebbe potuto fare una gravel o una Mtb. Sarebbe stata una cosa bella. Pensate, solo i corridori e gli elicotteri. Niente pubblico. Magari in futuro una cronoscalata. Però bisogna ricordare che comanda sempre il vulcano. Se quel giorno i fumi dell’Etna soffiassero sulla corsa?».

Parola al meccanico

E poi ci sarebbe da capire la logistica. In teoria un evento gravel dovrebbe corrersi in autonomia, anche perché in certi punti le ammiraglie non potrebbero seguire i corridori. C’è molta carne al fuoco.

«Io credo che le cose non sarebbero così semplici neanche da un punto di vista logistico – dice Gabriele Tosello, meccanico dell’Astana – alla fine non sarebbe un problema per noi in senso stretto se non del lavoro in più, ma minimo servirebbero due bici per corridore. E riportare le misure in modo preciso non sarebbe così facile. Inoltre con il disco, oggi, si possono montare coperture più grandi, magari si potrebbe intervenire in tal senso, con una tappa su sterrato».

Gravel
Single track facili sono ideali per le gravel
Gravel
Single track facili sono ideali per le gravel

Da fare subito

Ma per chi la pensa in un modo c’è anche chi va controcorrente, come Giovanni Ellena, direttore sportivo della Androni Giocattoli.

«Il mio pensiero? Beh, dico che mi hanno sempre insegnato a mettermi nei panni degli altri e allora dico che se fossi un organizzatore non aspetterei un attimo ad inserire una tappa per gravel: sarebbe uno spettacolo eccezionale. Guardiamo la Strade Bianche: in pochi anni è diventata una classica di riferimento. La Parigi-Roubaix la guardano tutti. La gente vuole il ciclismo eroico. Lo sterrato ha sempre fatto effetto, ha sempre divertito. Io sono ancora incavolato nero per come sono andate le cose nel giorno dello sciopero di Morbegno (tappa lunga e con pioggia, ndr), quindi figuriamoci… 

«Di contro, proprio perché mi metto nei panni degli altri – conclude Ellena – se fossi un team manager che ha il corridore che punta forte alla classifica qualche dubbio ce lo avrei. Lì ci sono in ballo mesi e mesi di lavoro e investimenti importanti. Magari resterei più sui tratti di strada bianca. Però ripeto, il tifoso più che imitare il corridore, lo idolatra. Lo vede come un eroe».