Ferrand Prevot, trionfo in Olanda e la dieta che fa parlare

14.08.2025
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La questione è stata sollevata da Rutger Tijssen, l’allenatore di Pauline Ferrand Prevot, durante la festa in cui la vincitrice del Tour è stata accolta nel quartier generale della Visma Lease a Bike a ‘s-Hertogenbosch, al pari di Vingegaard, Roglic e Kuss negli anni passati.

Il tecnico olandese ha sottolineato con i giornalisti presenti che sia stato un peccato che a tenere banco durante la vittoria in Francia sia stato il peso della campionessa e non le sue imprese. Ferrand Prevot non ha fatto mistero di aver sostenuto una dieta piuttosto importante per raggiungere il peso necessario per vincere il Tour. Ha parlato di quattro chili perduti nel periodo trascorso in altura, sotto lo strettissimo controllo della sua squadra. Ugualmente Demi Vollering, seconda per il secondo anno consecutivo, ha detto di voler dimostrare alle ragazze che non bisogna essere super magre per essere le migliori.

Vollering ha vinto il Tour nel 2023 e si è piazzata seconda nelle ultime due edizioni
Vollering ha vinto il Tour nel 2023 e si è piazzata seconda nelle ultime due edizioni

Il limite della salute

Il limite è quello della salute. Non sono stati rari i casi di disturbi alimentari, fra gli uomini e ancor più fra le ragazze, seppure negli ultimi anni l’avvento dei nutrizionisti in squadra ha permesso di monitorare con maggiore attenzione le eventuali deviazioni.

«Penso sia positivo che se ne parli – ha detto Ferrand Prevot nell’incontro con la stampa – ognuno ha diritto alla propria opinione e io di certo non la prendo sul personale. Ma dobbiamo anche ricordare che il nostro compito è vincere le corse ed essere al top della forma. Io mi sono semplicemente preparata per la gara più importante del calendario e ho trovato il modo di essere al meglio. Gli ultimi due giorni del Tour sono stati incredibilmente duri e quel che contava sono stati i watt per chilo. Spetta ai genitori insegnare queste cose ai propri figli, dicendo loro che potrebbe non essere sano al 100 per cento (motivo per cui durante il Tour, Ferrand Prevot ha detto di non poter tenere quel peso per tutto l’anno, ndr). Non sono malata. Ho perso peso in modo intelligente lavorando con un intero team. Tutto è stato analizzato e monitorato. E l’ho fatto allo stesso modo per le Olimpiadi l’anno scorso. Ora che il Tour è finito, torno alla mia vita normale e se voglio mangiare una pizza, la mangio subito».

Il quartier generale della Visma ha accolto Ferrand Prevot come ha già fatto con Vingegaard, Roglic e Kuss
Il quartier generale della Visma ha accolto Ferrand Prevot come ha già fatto con Vingegaard, Roglic e Kuss

Il corpo delle donne

Il tema è caldo. Nei giorni successivi al Tour Femmes, attraverso un comunicato si è espresso anche The Cyclists’ Alliance, il sindacato delle cicliste professioniste, presieduto da Grace Brown.

«Lavoriamo costantemente – ha dichiarato l’australiana che si è ritirata lo scorso anno – per rendere il ciclismo professionistico una carriera sostenibile e appagante per le donne. La salute e il benessere delle cicliste sono fondamentali per la longevità della loro carriera. Il sistema attuale non è strutturato per proteggere la salute femminile, quindi credo sia nostro dovere continuare a educare e promuovere standard migliori che consentano alle donne di competere con un corpo sano, forte e felice».

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I punti del comunicato

A margine del suo intervento, il sindacato ha rilevato una serie di punti che su bici.PRO abbiamo sollevato e approfondito qualche anno fa, ma che evidentemente restano sensibili.

“La salute e il benessere delle cicliste – si legge nel comunicato – sono una priorità assoluta per noi e per i nostri iscritti. Siamo preoccupati per le pratiche e le culture sportive che mettono a rischio la salute delle atlete. La salute e le prestazioni ad alto livello devono andare di pari passo. Oggi lo sport dispone di conoscenze scientifiche, intuizioni ed esperienze umane più che sufficienti per creare prestazioni sostenibili ed etiche che non compromettano la salute dei ciclisti. Siamo delusi dal fatto che le donne nello sport ricevano un controllo sproporzionato sul loro corpo rispetto ai loro colleghi maschi. Speriamo in un futuro in cui il corpo delle donne non sia così pesantemente esaminato, sia in gara che nella vita».

L’incontro a Monaco con Pogacar e Urska alla prima uscita dopo il Tour vinto (immagine Instagram)
L’incontro a Monaco con Pogacar e Urska alla prima uscita dopo il Tour vinto (immagine Instagram)

Il no al mondiale

Nella sua giornata in Olanda, Ferrand Prevot ha anche parlato dei giorni subito successivi alla vittoria, annunciando che non correrà i campionati del mondo di Kigali. Ha anche raccontato che nella prima uscita in bici ha incontrato Pogacar e la compagna Urska e ha molto apprezzato i consigli ricevuti da Tadej sul non guardare troppo i social e godersi il momento.

«Quando ripenso agli ultimi mesi – ha detto – mi rendo conto di quanto ho lavorato duramente per riuscirci. Ma voglio davvero provare a vincere di nuovo il Tour l’anno prossimo. E’ proprio questo che mi piace di più del mio lavoro: prepararmi per un grande obiettivo e cercare di essere la migliore possibile. Se dipendesse da me, ricomincerei a prepararmi per i campionati del mondo ora e farei un ritiro di allenamento in altura. Perché quando le cose vanno bene, come al Tour, vuoi sempre di più. Ma è meglio godersi ciò che ho realizzato ora e rilassarsi, così da poter continuare a fare bene negli anni a venire».

Grace Brown, un altro oro e la scelta di dire addio

23.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – A un certo punto della conferenza stampa, a Grace Brown vengono gli occhi lucidi. La disamina della crono vinta con 16 secondi su Demi Vollering è durata il tempo di un battito di ciglia, poi il discorso si sposta sul suo annuncio (fatto alla fine di giugno) del ritiro a fine stagione. Manca ormai poco. E dopo la vittoria alla Liegi e l’oro olimpico della crono, sembra davvero strano che alla fine del 2024 l’australiana mollerà tutto.

«Non sapevo esattamente come sarebbero state le mie energie dopo le Olimpiadi di Parigi – racconta l’australiana che come Evenepoel ha doppiato a Zurigo l’oro di Parigi – però mi sono concessa lo spazio per cambiare aria un po’ e non stressarmi troppo per il campionato del mondo. Quando sono tornata ad allenarmi e ho iniziato a finalizzare i miei allenamenti su questo evento, sono rimasta piacevolmente sorpresa di sentirmi ancora forte in bici. Sono arrivata qui sicura di poter fare qualcosa».

Veloce in pianura, potente in salita, accorta in discesa: così Grace Brown ha vinto il mondiale crono
Veloce in pianura, potente in salita, accorta in discesa: così Grace Brown ha vinto il mondiale crono

Le gare contate

Siamo curiosi. Come ci si rapporta con la fatica, sapendo di essere agli ultimi fuochi? Si ha la tentazione di lasciarla andare oppure la si tiene stretta facendosela amica? Lei ascolta, annuisce col sorriso e spiega. Non c’è una gran folla attorno, le parole arrivano bene anche senza il microfono. La stanza ha il soffitto come un alveare, le grandi vetrate guardano verso il lago.

«Sono sicura che questa consapevolezza – prova a spiegare – mi sia di aiuto, perché non ho un’alternativa con cui confrontarmi mentalmente. So che questa è la mia ultima stagione e forse questo mi ha dato l’energia mentale necessaria per puntare tutto su di me e concentrarmi al 100 per cento. Quest’anno mi sono chiesta quale sarebbe stato il risultato se avessi puntato tutto su questi due grandissimi obiettivi. E ora che li ho raggiunti, sento di aver raggiunto il mio massimo potenziale e finalmente so cosa significa».

Oro nella crono di Parigi, davanti a Henderson e Dygert, il magico 2024 di Grace Brown è proseguito con la crono olimpica
Oro nella crono di Parigi, davanti a Henderson e Dygert, il magico 2024 di Grace Brown è proseguito con la crono olimpica

Una scelta di vita

Quando però il discorso si sposta sul lato emotivo della faccenda, allora la voce sorridente di Grace cambia tono. Si capisce quanto sia doloroso lasciarsi tutto alle spalle e allo stesso tempo quanto sia pesante passare dei mesi via da casa. Forse solo ora si percepisce davvero la distanza fra l’Australia e l’Europa. Quante persone ti hanno chiesto di fare un altro anno? E cosa pensi quando te lo chiedono?

«Credo di aver perso il conto – sorride – probabilmente più di mille. Ma sì, sarebbe bello, ovviamente, continuare a fare sport. Mi piacerebbe continuare a dare il mio contributo allo sport e continuare a contribuire al ciclismo e all’entusiasmo per il ciclismo femminile, che è una parte importante di tutto questo. Sono sicura che l’anno prossimo, quando guarderò le gare, mi dispiacerà non essere più presente.

Ad aprile, nella sua ultima primavera da corridore, Grace Brown ha battuto Longo Borghini alla Liegi
Ad aprile, nella sua ultima primavera da corridore, Grace Brown ha battuto Longo Borghini alla Liegi

«Però il motivo per cui ho scelto di mollare non è perché mi sono disamorata del ciclismo. Lo faccio perché la vita che ho messo da parte in Australia negli ultimi sei e più anni mi sta riportando indietro ed è più forte del mio amore per il ciclismo. Per questo smetterò. I risultati di quest’anno sono sempre stati i miei obiettivi e mi sono preparata per raggiungerli, quindi non mi faranno cambiare idea all’improvviso».

Ancora due

Ci sono amore e malinconia. Poi si capisce che forse proprio aver raggiunto certi risultati potrebbe essere stato la molla per voltare pagina e cercare le stesse soddisfazioni in una vita un po’ più normale.

«Probabilmente qui in Europa – spiega – non ci si rende conto di cosa significhi lavorare nel ciclismo per un’atleta australiana. Credo che anche molte delle mie compagne e delle mie avversarie non capiscano davvero i sacrifici che ho fatto. Ho un marito, ma è in Australia. Ciò che rende perfetto il fatto di smettere e tornare a casa è la presenza della mia famiglia e dei miei amici. Non so, mi sento bene quando torno lì e francamente conto i giorni. Non passa giorno senza che riceva abbracci e si faccia qualche piccola festa, ma la testa è ancora alla bici. Mercoledì farò la staffetta con questa squadra e non vedo l’ora. Non l’ho fatta negli ultimi anni solo perché veniva prima della crono individuale. Invece quest’anno ho alzato la mano e non vedo l’ora di correre. Penso che abbiamo una squadra forte e spero di poter competere anche lì per la medaglia d’oro.

Il miglior tempo e la hot seat: il mondiale crono era un obiettivo e Grace Brown lo ha centrato (foto Zurich 2024)
Il miglior tempo e la hot seat: il mondiale crono era un obiettivo e Grace Brown lo ha centrato (foto Zurich 2024)

«E poi, ovviamente, resta la gara su strada di sabato prossimo. La nostra squadra è davvero forte. Non abbiamo un favorito assoluto, ma credo che se sapremo essere intelligenti dal punto di vista tattico, potremo avere buone possibilità».

Detto da una che alla Liegi ha tenuto duro su tutte le cotes e poi ha battuto in volata la nostra Longo Borghini, suona vagamente minaccioso. Non offenderti Grace, oggi siamo tutti con te e con le tue emozioni, ma sabato si farà tutti il tifo per la Longo.

Longo è più forte, Brown più furba. Ma ci abbiamo sperato

21.04.2024
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LIEGI (Belgio) – Come una doppia maledizione, anche questa Liegi l’ha vinta un’altra. Eppure Elisa Longo Borghini trasmette positività in ogni sorriso e ogni parola, per cui quando dice che ce ne sarà un’altra l’anno prossimo, non puoi che darle ragione. La corsa se l’è presa Grace Brown, una grande atleta che doveva solo sperare che le cose andassero come sono andate. Non poteva rispondere agli attacchi delle scalatrici, per cui è andata in fuga. E quando l’hanno ripresa, anziché abbandonarsi alla deriva si è messa a limare e alla fine è arrivata alla volata. E a quel punto sono diventati affari per le altre. Prima Brown, seconda Longo Borghini, terza Vollering (prima lo scorso anno) e tutti a casa. Ora l’australiana è qui che racconta con il suo accento aussie e scherzando dice che è «monumentale aver vinto una monumento, la vittoria più importante della mia carriera…».

Un giorno chiederemo a Elisabetta Borgia di spiegarci il modo e i tempi con cui un grande atleta elabora il risultato e riesce a farci di conto. Arrivare seconda nella Liegi, il suo obiettivo di primavera, dovrebbe far scattare nella testa di Elisa chissà quale rabbia funesta. Invece nei primi istanti dopo l’arrivo già sorrideva. E anche adesso che le trotterelliamo accanto accompagnandola verso l’antidoping, la sua serenità è uno spunto su cui ragionare.

Subito dopo l’arrivo, malgrado la sconfitta, Elisa sorrideva
Subito dopo l’arrivo, malgrado la sconfitta, Elisa sorrideva

La fuga da riprendere

La fuga è arrivata tanto avanti, ma quando la piemontese ha aperto il gas sulla Cote de la Roche aux Faucons, dietro il gruppetto si è sbriciolato. Sono rimaste attaccate le stesse che poi sono arrivate con lei al traguardo e chissà se quell’attacco le sia costato troppo. Noi siamo qui a cercare una spiegazione, mentre lei se l’è già data ed è contenta così.

«Non credo di aver speso troppo a fare l’azione – dice – perché comunque doveva essere fatta in qualche modo. Bisognava chiudere sulla fuga e comunque sia avrei attaccato lo stesso. Probabilmente saremmo rimaste in tre e ce la saremmo giocata diversamente. Però alla fine questo è il ciclismo e per questo è lo sport più bello del mondo. Non sempre vince la più forte o il più forte, vince anche il più furbo, il più veloce, quello che prende meglio le curve. Forse è vero che la fuga è arrivata un po’ troppo avanti, però c’è anche da dire che c’erano dei corridori forti. C’era Chabbey, c’era Grace Brown che sono notoriamente dei corridori pericolosi se corrono per fare risultati».

Una volata già scritta

E poi c’è la volata, quella in cui credevamo ormai tutti. Dopo il Fiandre vinto a quel modo e i miglioramenti degli ultimi mesi, eravamo tutti a pensare che fosse quasi fatta, senza fare i conti con la concretezza e il giusto cinismo di Grace Brown.

«Sono arrivata alla volata – dice Elisa mentre pedala al piccolo trotto – non tanto con sicurezza, quando con la voglia di vincere. Puntavo il traguardo e guardavo avanti e devo dire che per un attimo ci ho anche quasi creduto. Poi mi ha passato sulla destra Grace, però non ne posso fare un dramma. Ci sarà una Liegi anche l’anno prossimo, penso, no? Diciamo che è un secondo posto a suo modo bello, diverso dall’anno scorso. Ho preso l’iniziativa e sono partita sulla Roche aux Faucons, poi ho fatto una bella volata e alla fine sono contenta. Se fossimo arrivati in tre, probabilmente avrei vinto io, ma così non è stato. Vero che ho chiuso il buco su “Kasia” Niewiadoma, ma resta il fatto che Grace Brown è più veloce di me. Non c’è storia, non si può raccontare un’altra versione, questo è…».

E adesso la Vuelta

Il Trofeo Oro in Euro, il Giro delle Fiandre e la Freccia del Brabante: la sua primavera può essere soddisfacente. Il terzo posto nella Freccia Vallone e il secondo qui a Liegi dicono che comunque Elisa è arrivata puntuale all’appuntamento con le Ardenne e questo conta tanto dopo i problemi della scorsa estate.

«Non posso che essere contenta – dice – perché comunque ho fatto tantissime top 10. Ho fatto tre vittorie, sono tornata ai miei livelli e forse anche qualcosa di più. Sono veramente contenta. Adesso ci saranno tre giorni a casa e poi la Vuelta, per cui la primavera non è certo finita. E pensate che a casa riuscirò anche a incontrare Jacopo per poche ore, perché io arrivo e lui parte per il Romandia».

Alza gli occhi al cielo, che d’incanto è tornato azzurro. La sera volge verso il tramonto. Noi torniamo in sala stampa per scrivere queste parole, lei prosegue verso il controllo e poi sarà tempo di impacchettare tutto e tornarsene finalmente a casa.

Da Imola a Stirling, Dygert ha chiuso il cerchio

11.08.2023
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STIRLING – Dopo essere rimasta seduta ben più di un’ora sulla hot seat con il miglior tempo della crono, Chloe Dygert e la sua voce molto roca hanno fatto tappa davanti ai giornalisti per riallacciare il filo che si era spezzato nel 2020 in una discesa della crono di Imola. I capelli legati sopra la testa, lo sguardo scintillante.

Era campionessa del mondo in carica per aver battuto Van der Breggen e Van Vleuten l’anno precedente, quando perse il controllo della bici in un tornante in discesa e finì contro il guard rail, che come una lama tagliò i muscoli della sua gamba sinistra.

Tre anni molto duri

La rincorsa richiese tempo e pazienza. E se già l’americana commosse tutti vincendo il campionato nazionale della crono nel 2021 poi strappando il settimo posto nella gara olimpica di Tokyo, il vero ritorno è datato 2023. Nel mezzo infatti, una bruttissima mononucleosi e un intervento al cuore hanno azzerato il 2022.

«Sì, arrivare sin qui – ha detto ieri pomeriggio – è stata sicuramente una strada difficile. Sono stati tre anni molto duri. C’erano momenti in cui non mi importava più della mia vita. Pensavo che non sarei stata mai più bene. Dopo l’incidente di Imola, ho perso 3 pollici di circonferenza della mia gamba sinistra e per ora è ancora un pollice più piccola. A tratti ho ancora dolore, ad esempio alla schiena, quando il mio corpo inizia a compensare».

Dygert è partita fra le prime, poi è rimasta in attesa per oltre un’ora
Dygert è partita fra le prime, poi è rimasta in attesa per oltre un’ora
Come sei riuscita a superarlo?

Ancora una volta, non l’ho affrontata da sola. Ho un’enorme rete di supporto che mi circonda, dallo staff tecnico della mia squadra e della nazionale, alla mia famiglia. Devo molto a tutti loro. All’inizio della stagione era in discussione se avrei corso di nuovo, perciò se sono qui sulla sedia del vincitore è anche grazie al grande supporto di tutti quelli che ci sono dietro di me. Questo significa molto per noi. Abbiamo creduto nel piano di Dio e per questo sono davvero grata».

Perché era in discussione se avresti continuato?

A novembre ho dovuto operarmi al cuore per un’aritmia che mi toglieva tranquillità. L’intervento ha aiutato, ma ci sto ancora facendo i conti. Ci sono alcuni momenti mentre pedalo, in cui sembra che il problema voglia presentarsi di nuovo. E’ uno spavento. Se succede durante un momento importante di gara, devo fermarmi e lasciarlo passare, perché a quel punto ci sarebbe in gioco la mia vita.

A quel punto però sei potuta ripartire?

Un mese dopo l’operazione sono stata malata per circa quattro settimane. Quindi ho avuto un incidente durante un training camp con la squadra e mi sono strappata un muscolo della gamba già infortunata. Quindi tecnicamente non ho iniziato ad allenarmi prima di marzo. Sono andata a farlo nello Stato di Washington, dove già in precedenza avevo vissuto la mia preparazione. Ho fatto un mese di lavoro molto intenso e poi sono venuta in Europa e ho iniziato con la Vuelta, la mia prima gara dell’anno, poi Burgos, London Ride Classique e il Giro d’Italia. Di solito le corse così lunghe non mi piacciono, ma mi hanno permesso di trovare un’ottima condizione.

Al Giro d’Italia Donne 2023 Dygert ha portato a casa due podi
Al Giro d’Italia Donne 2023 Dygert ha portato a casa due podi
Perché sei senza voce?

Sono stata a lungo nel velodromo e penso che là dentro ci fossero tante malattie in corso. Sono stata solo sfortunata a prendermi qualcosa. Oggi è il quinto giorno di questo raffreddore, se la crono ci fosse stata un giorno prima, non credo che sarei stata in grado di correre.

Perché?

Quando corro, ho bisogno di sentire l’odore della gara. E’ stato un grande vantaggio per me stamattina quando mi sono svegliata, poter annusare un po’ l’aria. Così sono salita sui rulli, ho pedalato per 30 minuti e le gambe mi sono sembrate decenti. Nell’ultima settimana, non ho mai pedalato per più di un’ora, quindi mentalmente ho cercato di capire se avrei avuto o meno le forze per la crono. Per fortuna ho avuto qualche giorno di recupero in più.

Perché distanze così brevi?

Avevo fatto solo i lavori della pista, per cui questa crono è stata decisamente 16 chilometri troppo lunga (le donne elite hanno corso sulla distanza di 36,2 chilometri, ndr). Da un certo punto in poi, non riuscivo a recuperare il respiro e ho iniziato a sentire la fatica.

A Glasgow, Chloe Dygert ha conquistato il quarto iride nell’inseguimento col tempo di 3’17″542
A Glasgow, Chloe Dygert ha conquistato il quarto iride nell’inseguimento col tempo di 3’17″542
E come l’hai gestita?

Ero nervosa. Sapevo che Grace Brown stava per arrivare e che il finale era molto adatto a lei. Sapevo che sarebbe stata una di quelle da guardare. Ho fatto tutto il possibile per arrivare al traguardo. Sono davvero fortunata che sia bastato addirittura per vincere.

La tua storia può essere di ispirazione, secondo te?

Forse sì, ma è difficile dirlo per me vivendoci dentro. Sto solo cercando di essere una persona migliore, ogni giorno, dentro e fuori dalla bici. Spero solo che si sappia tutto quello che faccio e come agisco.

Domenica punterai alla gara su strada?

La crono era il mio obiettivo principale. Se non mi sentirò al 100 per cento per la gara su strada, non toglierò spazio alla squadra. Prenderò la decisione nei prossimi giorni per vedere se avrò recuperato. Ma se mi sento bene, allora sì, penso che sarà una bella gara. Sarà dura e non vedo l’ora, perché abbiamo una squadra davvero forte.

L’infortunio del 2020 è avvenuto durante una crono, ma qui prima hai vinto l’inseguimento. Quale vittoria ti ha dato più emozioni?

Questa è una bella domanda. Ogni volta che indossi la maglia iridata, ogni volta che ascolti il tuo inno nazionale, è un onore assoluto perché lavoriamo tutti per questo momento. Io ho una storia. Ho degli infortuni che ho dovuto superare. Ho dovuto lavorare sodo come tutti gli altri per arrivare a questo momento. E alla fine della giornata, non mi sentirei di cambiare qualcosa di tutto quello che ho vissuto. Tutti abbiamo degli ostacoli da superare. Perciò non so dire se sia stato meglio vincere l’inseguimento o questa crono. Penso che alla fine sia un onore assoluto poter indossare questa maglia.

Possiamo dire che il momento nero sia alle spalle?

Sono tre anni che cerco di tornare e sento che questo è stato il primo tentativo riuscito. Sono davvero grata e felice. Non sono ancora al 100 per cento, ma sono in buona salute. Non vedo l’ora che arrivi la fine dei mondiali per vedere a che punto sarà la mia forma fisica.