Perani, da quel secondo posto nascono tante riflessioni

22.10.2025
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Quanto male può fare perdere una corsa a tappe avendo alla fine lo stesso tempo, al secondo, di colui che ha vinto? Non capita spesso e ancor più raro è il caso che siano ben tre a chiudere la gara e a giocarsi la vittoria finale in base ai piazzamenti. E’ quanto accaduto a Riccardo Perani, ma il corridore della Trevigiani ha già imparato che dalle corse bisogna prendere il meglio, anche se il retrogusto è amaro.

Al Giro del Veneto era filato tutto liscio, con anche una vittoria di tappa, ma alla fine non è bastato per battere il belga Ferre Geeraerts (DL Chemicals-Experza Cycling Club): «Io non mi attendevo di tenere in classifica generale, non sono certo un uomo da corse a tappe nel loro complesso. Mi sono un po’ stupito di me stesso, di aver tenuto duro, anche a livello mentale, grazie a delle persone che mi stanno seguendo e che mi hanno fatto credere in me e infatti è arrivato un buon risultato».

Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d'onore del giorno prima (Photobicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d’onore del giorno prima (Photobicicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d'onore del giorno prima (Photobicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d’onore del giorno prima (Photobicicailotto)
Come erano le tre tappe?

Le prime due erano completamente piatte, infatti abbiamo fatto una media altissima. L’ultima era più frastagliata con salite corte negli ultimi 50 chilometri e si pensava che lì ci sarebbe stata selezione. Ma io su quel tipo di ascese vado bene, infatti ho tenuto. La prima tappa è andata bene, peccato un po’ che nel finale le gambe non erano delle migliori, non pensavo neanche di riuscire a fare lo sprint invece ho chiuso al secondo posto. La seconda tappa era simile alla prima, soltanto che c’era da fare due volte la salita di 5 km bella impegnativa, con due corridori in fuga ripresi a 5 chilometri dal traguardo. Lì Luca Rosa mi ha aiutato a chiudere i buchi sul finale, io sono partito a 500 metri e riprendendo Oioli ed è arrivata la vittoria.

E nell’ultima tappa?

Sulle salite di Vicenza è andata via una fuga molto pericolosa con dentro due uomini di classifica, Cretti e Valent insieme all’inglese Harding della Zappi, con un mio compagno di squadra dentro che faceva da stopper. Dietro mi sono messo a tirare con i miei compagni di squadra per andare a chiudere insieme alla squadra belga. Abbiamo chiuso ai -4 e lì sono partiti un po’ i continui scatti e controscatti, ma alla fine siamo arrivati in volata. Lì ho sbagliato un po’ la posizione, sono uscito un po’ troppo all’aria e negli ultimi 300 metri è andata male.

Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Alla fine è più la soddisfazione, anche la sorpresa di essere arrivato a quel livello o la rabbia per aver perso una corsa a pari merito con il belga?

A mente fredda prevale la soddisfazione perché nonostante abbia fatto secondo, mi è piaciuto questo Giro del Veneto perché abbiamo corso proprio da squadra, io e i miei compagni, anche lo staff. Certo alla fine perderla così è un po’ brutto, ripensi sempre a quel che avresti potuto cambiare per guadagnare quel secondo decisivo.

Quest’anno sembra che comunque ci sia stato un progresso da parte tua nei risultati, pur essendo un corridore più da corse in linea…

Sì e devo dire grazie al mio preparatore Filippo Rocchetti che mi ha aiutato tantissimo accompagnando la mia crescita fisica. Mi è stato dietro tutto l’anno, nonostante quello che è successo in squadra. E’ infatti anche grazie a lui che è arrivata una condizione fisica così brillante. E’ stata una stagione non sempre semplice, puntavo molto al Giro NextGen ma non sono stato bene fisicamente. Volevo tanto una tappa al Giro d’Italia o almeno un buon piazzamento, ma non ero a posto. Ma rispetto all’anno scorso ho fatto un finale di stagione in crescendo nella condizione, nella forma fisica da Capodarco in poi.

Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (Photors)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (photors.it)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (Photors)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (photors.it)
Accennavi ai problemi della squadra, com’è stata l’atmosfera in tutto l’anno?

All’inizio andava tutto bene, poi a fine aprile la società ha deciso di cambiare, chiudendo il rapporto con Rocchetti dopo che non sono state rispettate certe promesse che a noi erano state fatte. Infatti Filippo è andato via, non ci ha più seguito, è arrivato il nuovo direttore sportivo Rino De Candido, uomo di grande esperienza ma che è tutto l’opposto di Filippo.

Come vi trovate con lui?

Abbiamo un rapporto molto professionale. Lavorativo nel senso stretto del termine. Ci vediamo in corsa, ci relazioniamo in settimana per gli allenamenti. E’ un po’ il mio datore di lavoro. Con Filippo avevo innanzitutto un rapporto anche di amicizia, nonostante magari la gara andasse male o succedeva qualcosa, c’era, sapeva come smorzare la tensione, stemperare la rabbia del momento.

Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Anche i suoi compagni vivono questo trapasso allo stesso modo?

Sì, con Filippo avevamo un rapporto più di amicizia, con Rino è strettamente legato alla corsa. Magari c’è una chiamata a settimana, ma Filippo ci stava molto più dietro, magari ci si sentiva tutti i giorni anche per delle semplici cose, per sapere come stai.

Il prossimo anno cambierai squadra?

Sì, vado alla Beltrami TSA. Sarò il primo anno elite, lavorerò con Matteo Provini che da quest’anno è il nuovo direttore sportivo e ho molta fiducia in lui, per cercare di portare a casa più risultati e magari riuscire a fare il salto fra i professionisti, perché penso che fisicamente ho ancora margini di crescita. Il fatto che passo Elite non mi ha tolto la speranza, anzi mi ha dato uno stimolo in più per cercare di dimostrare che nonostante io abbia – sembra assurdo a dirsi – un’età avanzata per il ciclismo di adesso, sono ancora pienamente abile per il ciclismo di adesso. Proprio perché non mi sta bene, sono pronto per dimostrare di più l’anno prossimo.

La seconda chance di Raccani, tornato a fare ciò che ama

08.07.2024
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Per certi versi la vittoria di Simone Raccani al Giro del Veneto è stata una delle principali sorprese di questo scorcio di stagione. Perché rilancia il nome di un corridore che pur essendo ancora molto giovane (ha solo 23 anni) ha già vissuto una totale altalena di emozioni su due ruote, tanto da essere uscito da questo mondo per poi rientrarci. Cosa decisamente non comune.

Il podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, con Raccani fra Piras e Roganti (Photors)
Il podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, con Raccani fra Piras e Roganti (Photors)

Un successo il suo che cambia molto le prospettive: «Ci voleva davvero, spero di continuare su questa strada anche perché adesso la stagione propone molte gare a me adatte, con arrivi in salita e ci arrivo con la gamba buona, quella che ti capita non così spesso. Il mio obiettivo ora è il Giro del Friuli dove voglio fare classifica e ripetere l’exploit del Veneto, ma chiaramente in un contesto internazionale decisamente più qualificato».

Com’è arrivata la vittoria nella corsa a tappe?

E’ stata una prova molto particolare, con le prime due tappe annullate per maltempo. Nella terza sono andato un po’ in crisi allo scollinamento per poi riagganciare i primi, ma non ne avevo per giocarmi la vittoria. Ero comunque tra i primi e per com’era andata la giornata era già abbastanza. Sapevo che tutto si sarebbe giocato nella tappa conclusiva su una salita che conosco bene, dove avevo già vinto nel 2019 da junior. All’inizio c’è stata subito selezione, a 7 chilometri dal traguardo eravamo rimasti in pochi, i migliori, quelli in lotta per la classifica.

La vittoria a Schio è stata decisiva per la conquista del Giro del Veneto
La vittoria a Schio è stata decisiva per la conquista del Giro del Veneto
E poi?

Io sapevo quali erano i punti duri, dove fare la differenza. Con me sono rimasti Masciarelli e Meris che aveva la maglia di leader, ma a 4 chilometri dal traguardo su un altro punto duro li ho staccati e a quel punto è diventata una sfida contro il tempo, dovevo ribaltare la classifica. Tra l’altro questa vittoria è anche una sorta di ringraziamento mio per la squadra che ha la sede vicino, a Castelfranco, in una tappa è venuto anche il patron ad assistere.

Sei molto legato a lui?

Non potrebbe essere altrimenti. E’ stato proprio Egidio Fior che di sua iniziativa mi è venuto a cercare l’inverno scorso, convincendomi a rimettermi in gioco. Io avevo mollato a settembre chiudendo con la Eolo Kometa, ma non era stato per dissidi o altro. Ho passato un brutto periodo, non c’ero più con la testa, avevo deluso le aspettative che tutti avevano quand’ero passato junior ma che avevo soprattutto io. Non saprei neanche dire perché, c’entra la brutta caduta del GP Industria e Artigianato, ma difficile ripresa, ma non saprei trovare una vera spiegazione. E’ solo che le cose non erano andate come speravo.

Nel 2019 Raccani aveva vinto il titolo regionale junior, precedendo Alessio e De Pretto (Photors)
Nel 2019 Raccani aveva vinto il titolo regionale junior, precedendo Alessio e De Pretto (Photors)
Fior ha trovato le parole giuste?

Sì, mi ha spinto a rimettermi in gioco. Mi sono preso un paio di settimane per riflettere, per capire se potevo davvero onorare un simile impegno perché quando ti arriva una seconda possibilità, sai che non puoi sprecarla, anche perché era stata una sua iniziativa che meritava rispetto. Non è stato semplice, i primi mesi sono stati durissimi, ho fatto davvero tanta fatica, ma ho trovato un supporto eccezionale nella squadra. Se mi sono rimesso in sesto è stato anche grazie a loro.

E’ stato più difficile fisicamente o mentalmente?

Forse a livello di testa. Non correvo da mesi, le prime gare sono state davvero pesanti, non è facile ritrovare il ritmo gara. Oltretutto io sono ormai Elite, ho superato il limite di età e il calendario non propone così tanti eventi per quelli come me non potendo fare le gare regionali. C’è stata anche l’occasione di affrontare i pro’, al Giro d’Abruzzo e non ero andato neanche malaccio, anche se ancora non ero io. Poi al Giro della Provincia di Biella è arrivato il podio che è stato un bel segnale, la vittoria al Memorial Tortoli, altri piazzamenti. Dove correvo riuscivo ad emergere.

La sua condizione era apparsa in crescendo già al Memorial Tortoli, vinto di forza
La sua condizione era apparsa in crescendo già al Memorial Tortoli, vinto di forza
A questo punto che cosa ti proponi?

E’ difficile trovare un obiettivo specifico. Io voglio onorare al meglio questa seconda chance, ovunque si corra, a qualsiasi livello, poi si vedrà. Con la squadra non ci siamo presi alcun impegno per la prossima stagione, qualsiasi cosa me la dovrò meritare con i risultati.

C’è chi ti segue a livello di contratti?

Sì, la GL Promotion e devo dire loro grazie perché non mi hanno abbandonato, anche dopo il mio ritiro, pur sapendo che li avevo messi in difficoltà e che non avevo tenuto fede alle aspettative. Chiunque avrebbe mollato, loro no, hanno continuato a credere in me, nelle mie qualità e li ringrazio per questo.

Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (Photors)
Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (Photors)
Evidentemente, vista la tua vittoria, è stata la scelta giusta…

Anche perché rispetto a quando sono passato U23, è evidente che il livello si è alzato. Vincere a questi livelli fa ben sperare, ora devo solo continuare su questa strada. Quel che conta è che ho ritrovato la motivazione, posso ancora fare bene.

Il Giro del Veneto promuove il “nuovo” Faresin, pronto a riprovarci

13.07.2022
4 min
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Nel Giro del Veneto U23 che ha confermato lo straordinario stato di forma di Riccardo Lucca, fino all’ultima tappa al comando della classifica c’era un figlio d’arte del quale si è già spesso parlato, Edoardo Faresin, alla fine terzo a 1’23” dal vincitore. E’ un risultato importante, ancor di più conoscendo la storia del corridore della Zalf Euromobil, che ha sempre vissuto il ciclismo in parallelo con la sua vita studentesca fino ad arrivare alla laurea. Poi aveva deciso di dedicare questa stagione privilegiando le due ruote e i risultati cominciano ad arrivare, anche se la strada parallela è sempre lì.

Faresin Veneto 2022
Faresin ha preso la maglia alla seconda tappa, perdendola solo all’ultima (foto Francesco Cecchin)
Faresin Veneto 2022
Faresin ha preso la maglia alla seconda tappa, perdendola solo all’ultima (foto Francesco Cecchin)

Per Faresin il Giro del Veneto era la gara di casa, da affrontare con la massima concentrazione. Una sorta di crocevia per capire anche dove quelle due ruote avrebbero potuto portarlo e qualche risposta è arrivata: «Intanto ho dimostrato che quando programmo un evento, mi pongo un obiettivo, lo raggiungo. Ci tenevo a fare bene sulle strade conosco. Avevo detto che questo 2022 doveva essere un anno speciale, ma la prima parte lo è stata non come volevo io…»

Che cosa è successo?

Un po’ di tutto a dir la verità. Covid, problemi fisici, non riuscivo mai a sbloccarmi, a essere quel che volevo, ma sapevo di poter far bene. In gara sono andato in crescendo, ho conquistato la maglia grazie alla costanza e l’ho difesa fino all’ultima tappa, poi nell’ultima frazione le salite erano troppo lunghe per le mie caratteristiche, ma sono riuscito a salvare il podio.

Faresin 2021
Il corridore della Zalf quest’anno ha corso spesso nelle gare Open, brillando all’Adriatica Ionica Race (foto Scanferla)
Faresin 2021
Il corridore della Zalf quest’anno ha corso spesso nelle gare Open, brillando all’Adriatica Ionica Race (foto Scanferla)
Hai dimostrato soprattutto grande resistenza e una certa propensione per le corse a tappe, la cosa ti ha stupito?

Non più di tanto. Anche lo scorso anno al Giro U23 ero stato maglia verde, mi ero accorto di andare meglio ogni giorno che passava. Diciamo che correndo in una squadra continental ho notato quest’anno decisi miglioramenti, grazie soprattutto al calendario molto più importante. Quest’anno ho corso Coppi e Bartali, Giro di Sicilia e Adriatica Ionica Race e, soprattutto in quest’ultima, sono stato sempre a ridosso dei primi. Ho capito alla fine che non andavo poi così piano come credevo…

Alla vittoria finale ci avevi fatto un pensierino?

Non posso negarlo, ma era una situazione nuova, anche la gestione della squadra per me non era cosa usuale. Ho pagato l’inesperienza, che è emersa tutta nella gestione dell’ultima salita.

Faresin De Pretto 2021
Il veneto insieme a De Pretto, neo bronzo europeo U23, in ritiro prestagionale (foto Scanferla)
Faresin De Pretto 2021
Il veneto insieme a De Pretto, neo bronzo europeo U23, in ritiro prestagionale (foto Scanferla)
A inizio anno avevi detto di voler mettere da parte gli studi per vivere una stagione completamente ciclistica: sei sempre di quell’avviso?

In verità mi ero detto di vedere come andava la prima parte di stagione e magari nel secondo semestre rivedere la situazione, ma se fai il ciclista a tempo pieno, non ci sono grandi possibilità per studiare. L’idea di tenermi una strada aperta extrasportiva c’è sempre, ma perdere un anno non cambia nulla. Io ho intanto preso la laurea triennale, servono altri due anni per quella magistrale oppure preparare l’esame di Stato per entrare nell’albo ingegneri e cercare una ditta. Ho tempo per pensarci.

Avevi anche detto che il sogno di passare pro’ era rimasto tale vista anche l’età, i tuoi 24 anni, ma i tuoi risultati e soprattutto la tua condotta matura in corsa potrebbero ancora aprirti qualche porta?

Che dire, l’età non è dalla mia parte, ma è anche vero che la mia evoluzione fisica è stata più lenta di quella di tanti miei coetanei. Ognuno ha i suoi tempi, io ci credo ancora ma servirebbe che si guardasse al di là dei semplici numeri. Sicuramente i risultati ottenuti hanno riacceso la speranza, questo non lo posso negare. Io non sono un fenomeno – sottolinea Faresin – ma la grinta compensa il talento e soprattutto so lavorare bene in un team, potrei essere molto utile anche e soprattutto a chi è più giovane di me.

Faresin famiglia 2022
Edoardo fra i genitori Sonia e Gianni, suo diesse alla Zalf, dove hanno notato la sua crescita
Faresin famiglia 2022
Edoardo fra i genitori Sonia e Gianni, suo diesse alla Zalf, dove hanno notato la sua crescita
Il tuo cognome ha certamente un peso nell’ambiente: rispetto a tuo padre che cosa hai di simile e che cosa di diverso?

Lui era sicuramente più forte, più alto, più pesante, alla mia età era pro’ già da un anno, ma non va dimenticato che quello era un ciclismo molto diverso. Era uno scalatore puro, io sono più veloce e scattista e mi ritrovo bene in arrivi ristretti. La differenza principale però penso sia data dal fatto che lui era più portato ad attaccare ed io in questo spero di migliorare e seguire il suo esempio.

Elite, mentori e chiocce dei giovani, ne parliamo con Zurlo

05.11.2021
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In un ciclismo in cui si passa professionisti sempre più giovani c’è una categoria di corridori di cui ci stiamo dimenticando: gli elite. Nella categoria under 23 l’età media si abbassa sempre più così abbiamo voluto capire quanto conta avere in squadra un corridore con esperienza. Nel corso della stagione uno degli elite che si è messo maggiormente in mostra è stato Matteo Zurlo, della Zalf Euromobil Desiré Fior.

Il ragazzo veneto ha ottenuto numerose vittorie: ben cinque tra cui la classifica generale del Giro del Veneto. Abbiamo voluto così chiedere a Matteo quali sono state le differenze maggiori che ha riscontrato in questa stagione. Soprattutto per quanto riguarda il suo ruolo con i compagni e com’è cambiato lo stesso all’interno della squadra. Faresin ha speso belle parole per i suoi elite dicendo che non vuole rinunciare a loro. Cerchiamo di capire perché.

Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Matteo, quanto conta creare un gruppo coeso?

Per ottenere i risultati di quest’anno è fondamentale. Bisogna remare tutti nella stessa direzione per far andare avanti la barca. Ho chiuso il mio quarto anno in Zalf e l’anno prossimo potrei essere ancora qui, conosco tutto di questa squadra.

Da dove si parte?

Banalmente dai vari ritiri invernali, dove passiamo i primi momenti insieme e si inizia a creare il gruppo. I giovani che arrivano qui da noi sono di un certo livello, la Zalf non prende gente qualunque, come testimoniano i 14 corridori diversi che hanno ottenuto almeno una vittoria quest’anno.

Zurlo ha corso molte gare con i professionisti, da quest’anno infatti la Zalf è diventata continental
Zurlo ha corso molto anche con i professionisti, la Zalf è continental
Da più esperto, come ti rapporti con i più piccoli?

Il mio ruolo viene fuori in corsa, avendo fatto qualche gara in più mi faccio sentire su come muoversi in gruppo. Gli dico quando stare a ruota o quando andare in fuga. Faresin crede molto in noi e ci chiede di passare la mentalità Zalf anche ai nuovi arrivati.

Ovvero?

Non si gareggia guardando il proprio interesse ma a quello del team. Tutti hanno la possibilità di ben figurare durante la stagione, se ti metti a disposizione dei compagni loro faranno lo stesso per te.

Non si corre il rischio di avere troppi galli nel pollaio?

Qui entra in gioco il ruolo del diesse, deve essere bravo a mantenere l’equilibrio. Poi quando dimostri quel che dici con i risultati è più facile lavorare anche per noi atleti.

Ti alleni spesso con loro?

Abbiamo una casetta a Castelfranco Veneto e noi della zona. Cattelan, Faresin, Tolio, Menegale, Raccani ed io ci siamo allenati spesso insieme. Ci diamo motivazione a vicenda, penso che per i ragazzi nuovi avere qualcuno di esperto che si alleni al loro fianco sia importante. Il salto tra junior ed under 23 si fa sentire, cambia il modo di allenarsi e la frequenza con cui lo fai, inizi a vedere l’obiettivo più vicino.

Intendi quello di passare pro’?

Sì, nella categoria under 23 abbiamo tutti lo stesso sogno.

Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Non c’è il rischio di aiutare troppo un compagno e di rimanere indietro?

Avere un capitano predefinito è un’arma a doppio taglio in questa categoria. Correre sempre per un capitano non ti permette di maturare appieno e di scoprire i tuoi limiti e le tue potenzialità. Noi giovani dobbiamo essere lasciati liberi, soprattutto in questa categoria.

Non ti preoccupa che alcuni tuoi compagni siano passati e tu no?

Sono sereno, è ovvio che il mio obiettivo è diventare professionista, ma ci credo ancora e non smetto di lavorare. Qualche contatto ce l’ho per il prossimo anno, ma so anche che in casa Zalf le porte per me sono aperte. Una cosa è certa, non smetterò di pedalare.

Un altro Zurlo sulla scena: Giro del Veneto nel sacco

04.07.2021
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Si è concluso ieri il Giro del Veneto U23 ed è stato Matteo Zurlo ad aggiudicarsi la maglia amaranto. Corridore della Zalf Euromobil, fratello di Federico (professionista dal 2015 al 2020), il ciclismo è una questione di famiglia.

Ci facciamo raccontare questi cinque giorni di corsa e lo conosciamo meglio per scoprire qualcosa in più di questo promettente corridore.

Con Riccardo Verza ha diviso le fatiche e anche la maglia di leader (foto Scanferla)
Con Riccardo Verza ha diviso le fatiche e anche la maglia di leader (foto Scanferla)
Partiamo dall’ultima tappa, quella che ti ha permesso di trionfare.

La definirei difficile, dato il percorso, ma mi sono gestito bene soprattutto grazie all’ottimo lavoro di squadra. Avevamo da affrontare due salite toste. Il mio compagno Riccardo Verza, che era in testa alla generale ha perso le ruote, mentre io sono rimasto con i migliori. Sono arrivato a giocarmi la vittoria di tappa con altri 7, alla fine l’ha spuntata Francesco Romano ed io sono arrivato secondo.

Un Giro del Veneto lungo e variegato, tante strade differenti ed arrivi insoliti. Quale di questi ti è rimasto piacevolmente impresso?

Personalmente mi sono trovato bene su tutti i terreni, arrivavo da un periodo di forma positivo, con la vittoria al Trofeo Antonietto Rancilio a Parabiago, ed ho cavalcato l’onda dell’entusiasmo. L’arrivo sugli sterrati è stato quello più spettacolare dal punto di vista della gara. Con Gandin e Verza ho preso margine grazie ad una fuga e siamo riusciti ad accumulare quasi 3 minuti sui rivali.

Un momento difficile invece qual è stato?

Difficile no, ma a causa di una disattenzione nella quarta frazione, in cima ad uno strappo, non ho seguito bene le ruote dei primi e si è creato un buco. In quella giornata ho perso un minuto e la maglia di leader, che è comunque rimasta in squadra, passando sulle spalle di Verza.

Come squadra in che modo avete gestito le situazioni?

Dopo gli sterrati del secondo giorno abbiamo capito la nostra forza, non c’è mai stato un capitano designato. Ci si è gestiti giornata per giornata senza mai andare in crisi e senza farsi condizionare dalle emozioni del momento. Anche ieri quando Verza è andato in difficoltà, non siamo andati in panico. Eravamo certi di poter contare su due punte.

Un bel successo, ma ora ci racconti un po’ di te? Come ti sei avvicinato al ciclismo?

Ho iniziato presto, nei G1, nella stessa squadra di mio fratello Federico. Lui correva nella categoria G5, nella Bicisport Linda di Tezze sul Brenta. Sono passato poi alla Zalf, dove corro da ormai quattro anni. Qui mi sento a casa, anche perché sono a 15 chilometri da dove sono nato e cresciuto.

Prima del Giro el Veneto, Zurlo ha corso la Adriatica Ionica Race: la Zalf è continental (foto Scanferla)
Prima del Giro el Veneto, Zurlo ha corso la Adriatica Ionica Race: la Zalf è continental (foto Scanferla)
Che rapporto hai con tuo fratello, essendo più grande immagino ti abbia consigliato molto

Abbiamo un bel rapporto, guardandolo correre, da bambino, mi sono appassionato a questo mondo. Lui è stato importante per la mia crescita. Già che lui sia riuscito a fare un’esperienza nel professionismo la dice lunga su quanto io possa imparare dal suo passato. Non siamo uguali, questo è bene dirlo, ma avere un punto di riferimento tale è davvero bello e stimolante.

La Zalf da quest’anno è una continental, come influisce questo cambiamento sul tuo futuro?

E’ una bella novità, correre con i professionisti mi permette di accelerare il mio percorso di crescita senza però forzare la mano. Con la squadra decidiamo di volta in volta, l’ultima gara disputata è stata l’Adriatica Ionica Race.

Ora ti concederai un po’ di riposo?

Sì, meritato direi (ride, ndr), poi di nuovo al lavoro più carichi e con il morale alto.