Martina Alzini e Chiara Consonni assieme sul San Luca al termine del Giro dell'Emilia 2025

Consonni anti-Wiebes per il 2026? Chiara ci lavora, Alzini ci crede

14.10.2025
5 min
Salva

SAN LUCA – Avevamo lasciato in sospeso una considerazione di Gian Paolo Mondini su Lorena Wiebes. Secondo il diesse della SD Worx-Protime potrebbe essere Chiara Consonni la prima a battere in volata la sua velocista olandese (fresca iridata nel gravel). Così abbiamo girato l’argomento direttamente alla bergamasca della Canyon//Sram zondacrypto.

Piccolo salto indietro

Dobbiamo tornare indietro di una decina di giorni per riprendere la simpatica scenetta nata da una curiosa circostanza al Giro dell’Emilia tra la stessa Consonni e Alzini, due azzurre che vedremo impegnate ai prossimi mondiali in pista a Santiago del Cile (in programma dal 22 al 26 ottobre).

Trenta metri dopo il traguardo di San Luca, proprio quando la strada comincia a scendere verso il versante meno nobile, Consonni era sembrata quasi venirci incontro per sottoporsi alle nostre domande. Come se avesse intuito che la stessimo cercando. Accanto a lei si era fermata a chiacchierare Martina Alzini, arrivata quaranta secondi prima. Chiara aveva finito il Giro dell’Emilia come lo finisce una sprinter, ma aveva pungolato la sua amica della Cofidis colpevolizzandola scherzosamente di non averla aspettata. E allora ne abbiamo approfittato per coinvolgerle assieme sulla questione.

Anti-Wiebes cercasi

In una stagione che sta volgendo al termine, Wiebes è stata la plurivittoriosa dell’anno, considerando anche gli uomini: 25 successi, riuscendo ad inanellare una striscia conclusiva che ne certifica l’imbattibilità sul suo terreno preferito. Nelle ultime nove gare disputate, ha conquistato otto vittorie parziali (tutte in volata) ed una generale.

«Innanzitutto – ci dice Consonni – sono straonorata che Mondini abbia pensato a me come possibile antagonista di Lorena. Quest’anno penso di essere stata quella che ci è andata più vicina a batterla. Mi manca un po’ di costanza, nel senso che lei è una campionessa anche nel saper prendere tutte le volte la volata nella migliore possibile. Però io contro di lei ci provo sempre.

«Gli ormai famosi primi tre secondi di Lorena? Sì, sono tremendi – prosegue Chiara cercando una risposta – anche Elisa (Balsamo, ndr) si è confrontata spesso con lei e quando l’ha battuta è perché ha saputo anticiparla di quel poco che basta per vincere. Diciamo che questo è il segreto, cercare di anticiparla anche quando lei stessa cerca di anticiparla la sua volata. Però, come ho già detto, non è semplice. Alla fine noi avversarie aspettiamo che Lorena sbagli qualcosa e invece non sbaglia mai nulla».

Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E' quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E’ quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E' quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E’ quella che si è avvicinata di più alla olandese

Nuovo treno

Per arrivare al testa a testa in uno sprint, contano le gambe, l’esperienza e naturalmente le compagne. Quando Consonni è arrivata alla Canyon, sia lei che la squadra sapevano che avrebbero dovuto creare un piccolo comparto per le volate. Gli automatismi vanno perfezionati col passare del tempo e si sa che nel ciclismo di adesso devi trovarli alla velocità della luce.

«Trovarsi al posto giusto nel momento giusto – analizza Chiara in maniera molto pragmatica avendo già precisa la situazione in testa – è uno di quegli aspetti su cui lavorerò insieme alla squadra per l’anno prossimo. Dobbiamo insistere nel curare tutte quelle piccole cose che servono per arrivare a vincere una volata, contro Wiebes o in generale.

«Non posso nemmeno dire – va avanti – che il mio treno sia migliorato rispetto ad inizio anno perché abbiamo sempre avuto un po’ di intoppi. Tra infortuni e problemi di salute mi sono sempre mancate due compagne nel finale. Nonostante tutto, ci abbiamo provato sempre ed è un aspetto importante».

Alzini è convinta che Consonni possa battere l'attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l’attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l'attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l’attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)

Martina crede in Chiara

Accanto a Consonni c’è Alzini che ascolta le sue parole ed annuisce, pronta a riprendere le sue risposte. Si conoscono benissimo, sono amiche prima che colleghe o avversarie. Ogni tanto Chiara guarda Martina per capire se trovare la sua approvazione in ciò che dice.

«Sono convinta – interviene Alzini – che Chiara possa essere la prima a battere l’attuale Wiebes in volata. Il problema è che lei non si è ancora resa conto della sua forza. Chiara ha parlato di costanza e quei tre secondi. E naturalmente i numeri che ha Lorena in volata non ce li ha nessun’altra. Penso però che ci siano altri fattori, come la testa, che facciano molto di più dei numeri. Lo ripeto, ne sono convinta, perché Chiara lo ha dimostrato».

Tutta la loro amicizia esce in maniera naturale ed è piacevole starle a sentire e guardare.
«Non sto lodando Chiara – chiude Martina scherzando inizialmente – per tenermela buona solo perché è sempre la mia compagna di stanza quando siamo in nazionale o perché non voglio che mi avveleni di notte o ancora perché mi presta sempre il suo phon per asciugare i capelli. Dicevo prima che deve rendersi conto di quanto è forte. Ecco, quando lo ha fatto a Parigi 2024, ha vinto un oro olimpico (nella madison con Guazzini, ndr). Giusto per farvi capire. Ora non voglio metterle pressione addosso (dice ridendo mentre guarda Consonni, ndr), ma lei ha tutto per battere Wiebes».

Wiebes mai così “ingiocabile” in volata. Ce lo spiega Mondini

16.09.2025
7 min
Salva

La volata è l’atto conclusivo di una gara ciclistica in cui un folto numero di velociste tenta il guizzo giusto, ma alla fine vince sempre lei, Lorena Wiebes. Da qualche anno, e progressivamente, si potrebbe sintetizzare in questo modo l’esito di ogni sprint disputato dalla olandese della SD Worx-Protime.

Non ha bisogno di ulteriori presentazioni la attuale campionessa europea, ma vale la pena ricordare la sua annata. Il tassametro di Wiebes al momento conta 23 successi stagionali (che diventano uno in più sommando la generale del Simac Ladies Tour) per un totale di 118 in carriera. Quest’anno più che in passato, le avversarie hanno tentato in tutte le maniere di sorprenderla quando si arrivava ad un sprint più o meno ristretto, ottenendo sempre posti dal secondo in giù. Quando è stata battuta, è stato merito di un’azione da lontano o di un colpo da finisseur. Tenendo conto che Lorena ha ancora 26 anni e tanta “fame” di crescita, abbiamo analizzato questa supremazia col suo diesse Gian Paolo Mondini. Un excursus fatto di dati, approccio e semplicità.

A parte la crono del Simac, sette vittorie su sette volate negli ultimi otto giorni di gara. Possiamo descrivere Wiebes con qualcosa di nuovo?

Credo che siano i numeri a parlare per lei. Oltre alle vittorie su strada, bisogna contare le maglie delle classifiche a punti di Giro Women e Tour Femmes che certificano la sua solidità nelle gare a tappe. Anzi con la generale del Simac, Lorena è balzata in testa al ranking mondiale superando Vollering. Una velocista davanti ad una donna da Grandi Giri. Se ci pensate è abbastanza atipico, ma contestualmente significativo di che atleta sia Wiebes. E non si ferma qua…

Cosa intendi?

Quest’anno ha vinto anche una gara delle World Series di gravel e ad ottobre correrà anche i mondiali che si terranno praticamente a casa sua (in Limburgo, ndr). E dicevo che non è finita perché dieci giorni dopo farà anche i mondiali in pista a Santiago del Cile (in programma dal 22 al 26 ottobre, ndr). Lorena è una forza della natura. Non si pone limiti e non ha paura di fare altre specialità.

Sia Guarischi che alcune sue avversarie ci hanno sempre detto che Wiebes ha i primi tre secondi della volata che sono fulminanti per tutte. E’ questo il suo segreto?

Barbara è il suo lead out e sua compagna di stanza, la conosce bene e ha ragione. Lorena ha uno sprint bruciante in avvio, perché ha un rapporto peso/potenza incredibile. E’ 60 chilogrammi, quindi deve spostare poco peso in volata. In quei tre secondi è capace di prenderti otto metri di vantaggio che diventano difficili da colmare. Ha registrato picchi di potenza molto più alti, ma abbiamo visto come facendo uno sprint con 1.200 watt di potenza riesca comunque a battere le rivali. E poi è molto aerodinamica.

Quest’anno è stata davvero ingiocabile per tutte, alzando ulteriormente il livello. Su cosa ha lavorato?

Diciamo che dopo che era stata battuta l’anno scorso da Kool al Tour e in qualche altra occasione, Lorena ha voluto migliorare ancora sotto tanti fondamentali. Lei è molto metodica, precisa ed ama allenarsi. Quando è fuori da sola o con le compagne, inserisce sempre 10/15 sprint in allenamento. Ho lavorato molto nel ciclismo maschile e non ho mai visto cose del genere nemmeno dagli uomini. La differenza è proprio lì e si vede la testa della campionessa. Potrebbe anche non farle o farne meno, visto che tanto vince 20 venti corse all’anno e invece no, ci dedica ancora tempo.

Wiebes vince Fourmies, l’ultima stagionale. Quest’anno è stata letteralmente insuperabile. Chi sarà la prima a batterla in volata?
Anche tatticamente ci è parsa ancora più attenta. E’ così?

Bisogna dire che Lorena quando mette casco, occhiali e numero sulla schiena diventa un cecchino in certe gare. Vede e legge la corsa. In ogni gara in cui c’era nervosismo o si formavano ventagli, lei era sempre nelle posizioni giuste. Un esempio sono i ventagli al UAE Tour oppure quello che abbiamo orchestrato noi al Giro Women nella tappa di Monselice o ancora recentemente al Simac. Lorena è brava a non sprecare energie e ormai sa gestirsi da sola anche quando non ha un lead out perfetto.

Vuole diventare più completa? Una velocista moderna alla Mads Pedersen, se ci accetti il parallelismo?

Faccio fatica a trovare paragoni tra i maschi come caratteristiche, chiaramente facendo le debite proporzioni. Per numeri, intesi come vittorie e valori espressi, può ricordare un Cavendish o un Viviani. In realtà Lorena può puntare a molte più gare lontane apparentemente da lei. Faccio un esempio anche in questo caso. La tappa del Tour vinta da Mavi Garcia aveva un finale molto impegnativo e lei ha vinto molto bene lo sprint del secondo posto arrivando a pochi secondi.

Tatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animati
Tatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animati
Quindi potremmo vederla più competitiva anche dove c’è più salita?

In questo caso il discorso può assumere diverse connotazioni. Lorena potrebbe iniziare a lavorare di più in salita solo per capire come affrontarla meglio, per una questione di posizioni in gruppo. Ovvio che poi se ci lavora troppo, rischia di perdere altre doti, tipo esplosività o velocità. Detto questo, io credo che una come Wiebes possa tenere duro in tante classiche come Fiandre o Amstel (dove è già arrivata seconda esultando sul fotofinish, ndr) e magari vincerle. Comunque sarebbe bello e giusto che organizzassero un mondiale per velocisti, perché Lorena meriterebbe di indossare una maglia iridata.

Come talvolta capita con Pogacar al via di una gara, hai l’impressione che le avversarie partano già battute quando c’è lei?

Non lo so, a me sembrano tutte serene le nostre avversarie, forse proprio per quel motivo o magari sono contente di andare a podio assieme a Lorena. Devo riconoscere anche che ogni tanto vediamo alcune squadre che preferiscono lasciare tanto spazio alla fuga, anche a costo di non chiudere più, pur di non arrivare in volata contro di lei. Per la serie, se chiude la SD Worx bene, altrimenti la gara finisce così.

Sappiamo che è una domanda paradossale, ma per Gian Paolo Mondini come si può battere Lorena Wiebes e chi potrebbe farlo?

Non saprei. Forse in una volata che per un qualsiasi motivo non è lanciata ad alta velocità, un lead out che arriva da dietro e forte potrebbe trovare la carta giusta per batterla. Oppure una squadra che ha due velociste. Una parte lunga, chiama allo scoperto Lorena e l’altra sfrutta la sua scia per passarla. Non so, sono ipotesi a cui noi stiamo già attenti e che vogliamo evitare. Tuttavia se devo fare un nome, ora come ora, penso che Chiara Consonni sia una velocista che potrebbe battere Lorena. Sarebbe una grandissima volata.

«Sempre più veloce», Remco feroce anche coi materiali

03.03.2023
5 min
Salva

«Voglio andare sempre più forte», parole di Remco Evenepoel. Il campione della Soudal-Quick Step è davvero sul pezzo. Oltre che scrupoloso nella preparazione, affamato in corsa, è anche molto attento a ciò che concerne i materiali. Per il belga il dogma è: “performance first”.

E di questo suo rapporto con i materiali parliamo con Specialized, che in pratica fornisce la maggior parte dei materiali, dai caschi alle ruote, dalla bici alle scarpe, e Castelli, che fornisce il vestiario, elemento sempre più importante ai fini dell’aerodinamica.

Asgreen, Cattaneo ed Evenepoel nella galleria del vento di Specialized per i test di fine 2021. Remco vi è poi tornato
Asgreen, Cattaneo ed Evenepoel nella galleria del vento di Specialized per i test di fine 2021. Remco vi è poi tornato

Sa ascoltare

Remco è puntiglioso, ma molto meno “rompiscatole” di tanti altri campioni: è quel che ci dicono da Specialized.

«Evenepoel – spiegano dal brand americano – ascolta ciò che gli viene detto. E questo è un vantaggio. Se gli vengono suggeriti dei materiali che secondo noi sul quel percorso, con quel meteo, sono più performanti lui li usa.

«Accoglie i suggerimenti. Al mondiale, per esempio, gli abbiamo suggerito di utilizzare una ruota più leggera nonostante siano poi usciti 42,5 chilometri di media oraria. Secondo noi era meglio per le accelerazioni sugli strappi. E Remco ci ha seguito».

«Per noi tutto ciò ha una doppia valenza. Oltre al fatto che l’atleta, numeri alla mano, rende di più essendo lui un leader influenza nella giusta direzione gli altri compagni. Se uno come Remco inizia a dire che quel “copertoncino X” non ha tenuta o è poco scorrevole in base ad una sua sensazione, alla fine andrà a compromettere il giudizio anche degli altri. E succede…».

Non solo Remco

La ricerca del dettaglio però non riguarda solo Evenepoel, è una tendenza che si nota dappertutto. Guardiamo il cambio epocale della UAE Emirates rispetto allo scorso anno. Hanno cambiato gruppi, ruote e per farlo hanno rinunciato a sponsorizzazioni importanti. Un po’ quello che fece la Ineos-Grenadiers quando acquistava le ruote Lightweight ma aveva Shimano. O la stessa cosa che ha fatto la Jumbo-Visma nel passaggio da Shimano a Sram.

«E questo ormai riguarda anche squadre un po’ più piccole. Per esempio alla Omloop la Lotto-Dstny ha sperimentato un monocorona con Campenaerts. Allo stesso tempo non nascondiamo che su un certo tipo di percorsi Remco ha utilizzato una ruota che non era nostra… e parliamo di un vantaggio millesimale».

Manubrio 3D, body extra aderente e con particolare finitura, casco specifico per la sua posizione: Remco è una freccia a crono
Manubrio 3D, body extra aderente e con particolare finitura, casco specifico per la sua posizione: Remco è una freccia a crono

Crono al millesimo

Lo scorso anno dopo i test in galleria del vento a Morgan Hill, nella sede del brand americano, Remco non era soddisfatto del tutto, in quanto Cattaneo, che era con lui, aveva ottenuto una percentuale maggiore di miglioramento. Al belga poco importava di partire da una base migliore rispetto all’italiano. E’ Remco! Come dicevamo, famelico anche sotto questo punto di vista.

«Cura sempre i dettagli e cerca di tirare fuori il massimo dai materiali – vanno avanti da Specialized – Ma anche lui ha qualche richiesta a volte e noi, se questa può essere valida, cerchiamo di accontentarlo. Per esempio ci sta chiedendo la corona da 60 denti per le crono. L’abbiamo montata e per farlo abbiamo operato un piccolo adattamento del deragliatore sulla bici».

«Sulla crono è davvero attento. Per esempio il casco che abbiamo sviluppato è stato fatto sulla sua testa e su quella di Asgreen. Anche il danese ha una posizione estrema. Questo casco è stato sviluppato in ottica non solo aero, ma anche di visibilità. Quando sono in posizione adesso possono vedere fino a 100 metri, prima ne vedevano 20-30. Era come se andassero al buio. Per guardare avanti erano costretti a perdere la posizione ottimale per quell’istante».

«Ma per fare tutto ciò serve tempo. E non sempre il corridore, anche se vuole, può venire in galleria del vento. Così abbiamo fatto un calco in 3D della conformazione della sua testa. E ci abbiamo lavorato. Così facendo abbiamo limato anche altrove. Per esempio si poteva dare un po’ più di libertà alle gambe e siamo riusciti ad accorciare le pedivelle di qualche millimetro».

«Solo alla Vuelta dello scorso anno in un paio di occasioni, Remco ha operato delle scelte non totalmente finalizzate alla prestazione. Aveva paura di soffrire il caldo e ha optato per un casco più aereato e un filo meno aerodinamico, Ma questo denota la sua attenzione per tutti i particolari».

Il belga è molto attento anche alla parte dell’abbigliamento. Tutto deve essere aderente, ma mantenendo il comfort
Il belga è molto attento anche alla parte dell’abbigliamento. Tutto deve essere aderente, ma mantenendo il comfort

Vestiario più veloce

E parlando di crono e di caldo si legano bene le parole di Alvin Nordell, tecnico di Castelli che cura i rapporti con i team.

«L’abbigliamento – spiega Nordell – deve essere comodo e funzionale. Abbiamo trovato alcune configurazioni veloci ma poco pratiche quando si tratta di una gara di 5 ore o di una cronomentro di 40 chilometri, ma con una temperatura di 40 gradi. Le prestazioni e il comfort devono completarsi a vicenda per rendere il ciclista il più veloce possibile».

«I vestiti e i test che facciamo aiutano Remco a ottenere quell’ultima percentuale di guadagno per vincere le gare. Testiamo e proviamo sempre i nostri completi tecnici per renderli più veloci».

«E’ vero – prosegue Nordell – Remco è attento a tutto: dal casco alla lunghezza delle maniche, dai calzini ai copriscarpe. Vuole davvero vedere cosa funziona (e cosa non funziona) per renderlo poi il più veloce possibile».

«Per noi di Castelli è una buona collaborazione. Portiamo la nostra conoscenza e la nostra esperienza e le integriamo con le sue, per trovare quanti più vantaggi possibili. Anche per questo ho apprezzato la sua disponibilità a provare cose nuove, solo per vedere se funzionano o meno. Alcuni hanno questa curiosità, altri no».

Remco Evenepoel

Deceuninck e Specialized, alla radice di tanti successi

29.11.2020
6 min
Salva

Oggi facciamo un viaggio particolare nel dietro le quinte del ciclismo. Un viaggio che unisce la tecnica all’agonismo. Il nostro “Cicerone” è Gian Paolo Mondini, responsabile Specialized area racing strada, che ci fa scoprire la collaborazione tra la Deceuninck-Quick Step e il brand californiano. Un qualcosa che va ben oltre il rapporto di sponsorizzazione. E’ la collaborazione tecnica più longeva nel grande ciclismo.

Gian Paolo Mondini
Gian Paolo Mondini, responsabile Specialized area racing strada
Gian Paolo Mondini
Gian Paolo Mondini, responsabile Specialized area racing strada

Pacchetto completo

«Con loro – racconta Mondini anche lui ex pro – collaboriamo ininterrottamente dal 2012, ma con il gruppo di Patrick Lefevere già avevamo fatto tre anni a partire dal 2006. Noi forniamo tutto il pacchetto, quindi anche caschi, scarpe… Da quest’anno abbiamo per le scarpe una fornitura di squadra, mentre prima potevano scegliere i singoli atleti. Per noi è importante. Anche lì l’assistenza è totale, dalle solette al disegno. E quando alcuni corridori (anche importanti) ci chiedono le scarpe senza logo perché non possono utilizzare brand differenti nelle loro squadre, è una bella soddisfazione. E sì, che un corridore può avere sponsorizzazioni anche di 100.000 euro nell’indossare una scarpa. Se vi rinuncia per le nostre vuol dire che abbiamo fatto un bel prodotto».

«Come organizziamo il lavoro? Di solito facciamo un ritiro, che è più un meeting tecnico, a fine ottobre. Forniamo il materiale e prima svolgiamo le “visite” biomeccaniche partendo dalle selle scelte, soprattutto per chi viene da selle diverse. Finito questo incontro gli atleti hanno il materiale nuovo anno con già le posizioni definitive e il posizionamento delle tacchette. A quel punto nel secondo ritiro già iniziamo a verificare che tutto abbia funzionato bene».

Crono first

Successivamente si passa alla performance. Il lavoro verte molto sulla questione crono.

«Eseguiamo dei test metabolici dapprima su un nostro macchinario e poi verifichiamo il tutto sul campo in velodromo. Partiamo da una posizione estrema, la più aerodinamica possibile. Il test si esegue con la maschera dell’ossigeno alla soglia. Spostiamo in tempo reale la posizione di un millimetro alla volta fino a quando il consumo d’ossigeno ha un calo sensibile. Bisogna trovare il giusto compromesso tra aerodinamica e respirazione».

Quando il VO2 Max crolla, significa che quella posizione l’atleta non la tollera e che si è trovato un limite. Da questo test emergono le due-tre posizioni sulle quali lavorare.

Questo esame si fa con la bici da crono perché su quella da strada si hanno troppe variabili e inoltre gli atleti ci devono stare per molte ore e si presuppone che un pro’ abbia già una posizione consolidata. Poi chiaramente si cerca di migliorare, rivedere… ma non è un test riproducibile su bici da strada.

Oggi nel trovare la migliore posizione i tecnici di Specialized coinvolgono molto anche i fisioterapisti, specialmente per quel che concerne i nuovi arrivi o se qualcuno ha avuto infortuni, fratture… I fisio indicano dove insistere e dove no. Insomma i trascorsi del corridore contano eccome.

Deceunick Quick Step
Remco Evenepoel e Julian Alaphilippe
Deceuninck Quick Step
Remco Evenepoel e Julian Alaphilippe

Le gomme di Alaphilippe

La corazzata belga è piena zeppa di campioni. Una volta puntava quasi solo alle classiche, adesso fa la voce grossa anche nelle corse a tappe. Remco Evenepoel, non ultimo Joao Almeida, e poi Julian Alaphilippe… E proprio di questi tre assi siamo curiosi.

«Sarà che collaboriamo con Alaphilippe già dal 2014 quando era nelle giovanili della Etixx. Sarà che il team gli ha dato tutto, ma Julian si fida proprio. Si lascia condurre. Gli dai il materiale e non discute mai. Non si è mai tirato indietro anche di fronte alle novità. Proprio per questo non ha un atteggiamento curioso. E’ l’opposto di Asgreen, lui chiede, prova, s’informa… Julian solo una volta è stato restio alle nostre dritte. E’ accaduto in occasione del mondiale di Imola con le gomme. Noi gli abbiamo proposto il copertoncino. Numeri alla mano, uno del suo peso avrebbe guadagnato 6 watt oltre i 40 all’ora. Tuttavia ha preferito usare le Roval 50 per tubolare. Io credo che la sua scelta non fosse stata tanto perché non si fidasse, ma perché aveva potuto provare poco quel setup. Noi glielo avevamo portato a fine giugno nel ritiro in Val di Fassa. Però il prossimo anno li userà. Lui, così come il team. Abbiamo lasciato delle “finestre” per alcune classiche, soprattutto Fiandre e Roubaix, ma faremo comunque dei test su campo tra fine gennaio e marzo.

«Li faremo con gli atleti perché per noi è importante avere dei feedback dai professionisti, soprattutto da quelli che già conoscono i materiali. E in tal senso l’appoggio della squadra è importante. Lefevere ha dato al team la giusta mentalità. E’ un crescere insieme. Tony Martin usò i copertoncini già nel 2015, a volte incappando anche in forature perché il lattice non era all’altezza… però per noi è stato importante questo passaggio. Il vero sviluppo avviene così. Pensate che solo per la Roubaix se dovessimo calcolare le ore impiegate c’è un mese di lavoro complessivo: tra gomme, bici, accessori… E se non hai un team che ti aiuta, non fai niente. Però siamo sempre nei primi cinque a fine gara».

Evenepoel verso Tokyo

«Di Remco riesci a vedere il ragazzino a cui brillano gli occhi quando consegni la bici nuova come accaduto quando gli abbiamo dato la bici con i colori del campionato europeo, e il professionista determinato, che vuol capire cosa deve avere per raggiungere i risultati.

«Per lui è molto importante il discorso della cronometro e il fatto che le Olimpiadi siano state rinviate di un anno è un bel beneficio per lui. Negli ultimi tre anni è cresciuto dai 30 ai 60 watt l’anno e sta ancora metabolizzando il lavoro fatto. Inoltre la crono di Tokyo è durissima, 40 chilometri e 1.500 metri di dislivello, quindi molto adatta a lui».

Remco è stato già inserito nel progetto Retul, specifico sulla crono. Ogni anno 4-5 atleti per i quali è importante lavorare su questa disciplina sono portati a Morgan Hill, nella sede Specialized, dove in galleria del vento si fanno dei test.

«Sella 3D? No, lui non la usa. Solo in due per ora l’hanno provata, ma il prossimo 8 dicembre abbiamo un incontro con il team proprio per presentarla». E’ importante che il prodotto passi dalla porta principale e soprattutto che i corridori siano ben consci di cosa possono usare.

Sam Bennett
Sam Bennett total green all’ultima tappa del Tour
Sam Bennett
Sam Bennett total green all’ultima tappa del Tour

Almeida e suoi margini

«Beh, il portoghese l’ho conosciuto tre anni fa quando era ancora nella squadra americana. Joao molto serio, non si lamenta mai e soprattutto non chiede nulla. Lavora a testa bassa, punto. Pensate che pur essendo stato un uomo di classifica ancora non era stato inserito nel programma Retul. E infatti lui così come Cattaneo, Bagioli, e persino Remy Cavagna (campione nazionale francese a crono, ndr) faranno parte del gruppo che verrà in California.

«Joao è davvero un ragazzo semplice. Anche al Giro non ha mai chiesto nulla, ha seguito le nostre indicazioni e stop. Anche sul vestire di rosa? Ah, per quello a inizio anno prepariamo maglie, calzini, salopette, caschi… con tutte le maglie di tutti i Giri in programma. Materiale che diamo alle squadre le quali lo gestiscono senza difficoltà. Prepariamo anche la bici, ma quella la diamo solo in caso di vittoria all’ultima tappa, come è stato per Bennet quest’anno al Tour. Gli abbiamo dato la bici verde (Sam ha vinto la maglia verde) il giorno prima».