Brabante a Pidcock, adesso Thomas fa paura

14.04.2021
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Era bastato vederlo pedalare sugli strappi del Fiandre per capire che Tom Pidcock stesse crescendo, mentre gli altri iniziavano a vedere la riserva. Ma siccome il mondo del ciclismo è restio a dare spazio agli… intrusi, si pensava forse che il neoprofessionista star del cross potesse farsi un altro giro in sala d’attesa. Senza considerare che la Freccia del Brabante inizia a somigliare più a una corsa su strada che ad una sfida sui muri e le doti da scalatore del britannico sarebbero venute a galla. A costo di risultare ripetitivi, chiunque lo abbia visto vincere il Giro d’Italia U23 si è reso conto che quella superiorità non fosse affatto banale.

«Stavo bene – ha detto a caldo Pidcock e con una punta di malizia – perché finalmente sono riuscito a fare una settimana di allenamenti senza interruzioni. Van Aert è andato a tutta per tutto il giorno e io per stargli a ruota ho dovuto fare gli stessi suoi watt. Ma forse alla fine ha esagerato, mentre io sapevo che sarei potuto arrivare ancora con margine nel finale».

La Freccia del Brabante si corre nel circuito di Overijse che ospiterà i prossimo mondiali
Si corre nel circuito di Overijse che ospiterà i prossimo mondiali

Finale nervoso

Corsa di transizione, regno di uomini potenti e veloci e di campioni eclettici come Pidcock. Raramente negli ultimi tempi si era visto un atleta capace di domare il Mortirolo e poi di spianare i muri battendo in volata lo stesso Van Aert che alla Tirreno beffava i velocisti e alla Gand ha piegato Nizzolo, Trentin e Colbrelli.

«So che giocarsi in volata una corsa come questa – ha detto – non è esattamente come fare le volate al cartello alla fine dell’allenamento. Di solito ho fiducia nei miei mezzi, ma questa volta stavo diventando un po’ nervoso, perché il gruppo risaliva e noi eravamo fermi. Per fortuna è partito Van Aert…».

A 26 chilometri dall’arrivo della Freccia del Brabante, l’allungo di Matteo Trentin
A 26 chilometri dall’arrivo, l’allungo di Matteo Trentin

Trentin guarda lontano

Corsa di transizione, ma ugualmente animata dall’agonismo sfrenato di questi ultimi mesi. E quando a 26 chilometri dall’arrivo Trentin ha piazzato il suo allungo, con un po’ di ottimismo si è pensato tutti che finalmente Matteo volesse scrollarsi di dosso la iella delle apparizioni precedenti. 

«Ho iniziato l’ultimo giro del circuito con un discreto vantaggio – ha raccontato – ma non ho potuto niente contro il gruppo in rimonta. Quando ho visto Van Aert e Pidcock avvicinarsi, ho abbassato il ritmo per risparmiare un po’ di energie. Le gambe stavano bene oggi e mi è mancato soltanto il guizzo finale. Ha vinto giustamente chi è arrivato al traguardo con più freschezza. Non vedo l’ora di tornare ad affrontare questi percorsi nel mondiale a settembre».

Van Aert ha speso tanto: «Forse troppo», annota Pidcock, vincitore della Freccia del Brabante
Van Aert ha speso tanto: «Forse troppo», annota Pidcock

Van Aert è nero

Preso Trentin, nella testa di Van Aert deve essere scattata la convinzione della vittoria già in tasca, senza considerare che il modo di correre come al solito dispendioso lo avrebbe esposto alla rimonta dei rivali. E mentre Trentin nello sprint alzava subito bandiera bianca, il belga ha provato fino all’ultimo e poi è parso davvero contrariato, come si conviene a chi corre sempre per vincere.

«A un certo punto – ha detto il belga, riconoscendo la superiorità dell’avversario – ho capito che Tom aveva più gambe di me. Ha dato un paio di accelerate e per stare con lui ho dovuto stringere i denti. Ma speravo di farcela ed è proprio fastidioso essere entrato nuovamente nella giusta selezione e non essere riuscito a vincere».

Un paio di tirate di Pidcock mettono alla frusta i compagni di fuga
Un paio di tirate di Pidcock mettono alla frusta i compagni di fuga

Assaggio iridato

Terzo a Kuurne, quinto alla Strade Bianche, nel vivo ma poi staccato ad Harelbeke e al Fiandre, Pidcock farà ora rotta verso Amstel e Freccia Vallone, dove il suo peso leggero potrebbe giocare ancora qualche brutto scherzo agli avversari. Poi staccherà con la strada e inizierà a lavorare per le Olimpiadi in mountain bike. Il percorso della Freccia del Brabante ha intanto consentito ai corridori di prendere le misure con l’anello di Overijse che metterà il sale nel prossimo mondiale di settembre, come bici.PRO vi ha anticipato in esclusiva. Lo strappo di Moskesstraat ha fatto male. E vista la selezione di questi 201 chilometri, immaginando quel giorno di doverne fare altri 60, c’è da pensare che il mondiale di Leuven sarà un po’ meno veloce del previsto.

Luca Paolini, Freccia del Brabante 2004

Freccia del Brabante, nata nel segno di Pino Cerami

13.04.2021
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La Freccia del Brabante ha avuto nel corso della sua storia 6 vincitori italiani (Pambianco nel 1964, Bartoli nel ’94 e ’99, Pianegonda nel ’97, Paolini nel 2004, in apertura, Colbrelli nel 2017) eppure il primo nome a comparire nel suo albo d’oro è italiano che di più non si può, ma non per passaporto: Pino Cerami, nel 1961. E la sua storia è di quelle che vanno raccontate.

Pino Cerami è morto nel 2014 a Gerpinnes, in Belgio. Era nato in Sicilia il 16 marzo del 1956
Pino Cerami è morto nel 2014 a Gerpinnes, in Belgio

Pino era nato nel 1922 a Misterbianco, piccolo centro catanese, ma pochissimo tempo dopo quei colori così verdi e quei profumi tipici erano per il bimbo già un ricordo, cancellato dalle brume e dal freddo di Montignies-sur-Sabre, nei sobborghi di Charleroi. Suo padre, che voleva andare a fare fortuna negli Usa, aveva dovuto ripiegare sul Belgio, trovando posto in un altoforno.

Una bici, una maglia, una vittoria

Tanto lavoro, poco tempo per la famiglia, pochissimi svaghi: uno di questi erano le corse di bici. Andando a vedere i campioni dell’epoca, quell’ometto si era invaghito delle due ruote e il padre mise da parte quanto poteva finché a 7 anni gli regalò la sua prima bici, una Finet artigianale, della quale Pino andava fiero, con i suoi colori blu e giallo. Girava e girava, pedalava e correva, finché il padre provò a iscriverlo a una gara.

Bartoli primo nel ’94, battendo il compagno di fuga Den Bakker. terzo fu Bugno a 10″
Bartoli primo nel ’94, battendo il compagno di fuga Den Bakker

Era un circuito a cronometro, che poi era semplicemente il giro di una piazzetta. Pino vinse, naturalmente, con la maglia di lana che la madre gli aveva fatto a mano per l’occasione.

Voleva dar seguito a quel successo, alla sua passione, ma il padre fu inflessibile: «Non se ne parla, la scuola viene prima di tutto». Va bene, pensò Pino. E si mise con lena a studiare, prendendo il diploma di meccanico d’auto.

Un corridore senza patria

Poi fu libero, libero di correre e di seguire le sue aspirazioni. Ma all’inizio fu dura, tanta polvere da mangiare. Ripensandoci negli anni, Pino diceva che quando correva aveva tutti contro, gli italiani perché era in Belgio, i belgi perché era italiano.

Gianluca Pianegonda vince la Freccia del Brabante nel 1997
Gianluca Pianegonda vince la Freccia del Brabante nel 1997
Gianluca Pianegonda vince la Freccia del Brabante nel 1997

Spesso raccontava un episodio risalente al 1949: «Alla Freccia Vallone andammo in fuga io e Fausto Coppi, un gran signore oltre che campione, Ma i belgi erano furiosi, non vincevano una classica da anni e così Van Steenbergen e Peters si misero dietro un’auto per venirci a prendere. Alla fine primo Van Steenbergen, secondo Peters, terzo Coppi e io fuori dal podio».

L’ultimo acuto italiano è datato 2017, la volata vincente di Sonny Colbrelli
L’ultimo acuto italiano nel 2017, la volata vincente di Colbrelli

L’ultimo Cerami, il più grande

A un certo punto Cerami disse basta e nel ‘56 prese la cittadinanza belga. D’incanto i belgi non gli corsero più contro, trovò maggiori spazi e la sua carriera prese il volo, a 35 anni suonati: nel ‘60 vinse la Parigi-Roubaix e pochi giorni dopo si prese quello che aveva visto sfuggire 11 anni prima, la Freccia; non pago, al mondiale in Germania conquistò anche il bronzo.

L’anno dopo, inaugurarono la Freccia del Brabante e lui iscrisse il suo nome mettendo in fila una lunga serie di belgi, lasciandoli a 55”, per poi in autunno andare a conquistare la classica regina per i velocisti, la Parigi-Bruxelles, lui che in volata era praticamente fermo.

In questa storica foto d’epoca, Cerami all’attacco nella sua vittoriosa Parigi-Roubaix
In questa foto d’epoca, Cerami nella vittoriosa Parigi-Roubaix

Ritiratosi nel ’63, dall’anno successivo istituirono il GP Cerami, divenuto presto una delle classiche del calendario belga e non solo. Il siculo-belga non mancava mai, fino al 2014 anno della sua scomparsa: «Di solito queste corse le organizzano in memoria di qualcuno, ma io sono vivo e vegeto e ci vengo sempre per ricordarlo a tutti…».

Matthews nelle Ardenne per cancellare la iella del pavé

11.04.2021
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Michael Matthews è tornato a casa, nelle file del Team Bike Exchange da cui proveniva, alla fine del 2020 dopo 4 anni al Team Sunweb. Un periodo redditizio per il corridore classe 1990 di Canberra, con due tappe al Tour, le due prove canadesi del WorldTour e lo scorso anno la corsa di Plouay. Quest’anno Michael compirà 31 anni e al netto di una bella carriera da 35 vittorie (finora), non si può nascondere che dopo la vittoria del mondiale U23 a 20 anni attorno al suo nome ci fossero altre attese. Lui lo sa e non si nasconde. Perciò dopo il 6° posto della Sanremo e il 5° della Gand, si prepara a sbarcare sulle strade delle Ardenne, cercando di dare una forma più consistente al suo ben pagato ritorno a casa.

Con il 3° posto di Amilly, Matthews per un giorno leader della Parigi-Nizza
Con il 3° posto di Amilly, Matthews per un giorno leader della Parigi-Nizza
Come è andata finora?

Sono stato entusiasta di essere tornato quassù, soprattutto perché l’anno scorso me le ero perse. Sono state corse super aggressive, visto il modo in cui ultimamente corrono tutti. Si parte e si fa subito la selezione.

Ha raccontato Trentin che alla Gand siete stati voi i primi ad approfittare del vento.

Prima della corsa, abbiamo fatto una bella riunione. Mat Hayman, il nostro direttore sportivo, ci ha dato una buona idea su cosa fare circa 70 dopo la partenza. Ha suggerito che se ci fossimo messi in testa con tutta la squadra, avremmo potuto approfittare del vento laterale.

Ci siete riusciti?

Ha funzionato. Il gruppo si è rotto e davanti si è formata una fuga di circa 25 corridori con 5 di noi (foto di apertura). E’ andata bene e poi abbiamo lavorato per tutta la gara cercando di impedire gli scatti e darmi la migliore opportunità per lo sprint in finale.

E qui qualcosa invece non ha funzionato. Che cosa?

Nel finale eravamo rimasti in sette e io purtroppo non avevo più le gambe per vincere lo sprint. Lo stesso ho dato il massimo, la squadra ha fatto un lavoro fantastico. E tutto sommato la cosa mi aveva dato fiducia per il Fiandre.

Ma anche lì…

Mi ero sentito sempre meglio dopo ogni gara. Avevamo fatto una bella ricognizione con i compagni il giovedì, stavo bene. Sembrava che tutto andasse secondo i piani fino al secondo passaggio sul Qwaremont.

Fiandre sfortunato: insegue sul Qwaremont, poi affonda…
Fiandre sfortunato: insegue sul Qwaremont, poi affonda…
Che cosa è successo?

Circa 10 chilometri prima ero rimasto coinvolto in una caduta e avevo dovuto inseguire. Ero quasi rientrato, ma c’è stata un’altra caduta ai piedi del muro. Avevo delle ottime gambe, ho continuato a inseguire, ma se non sei con i primi sul secondo Qwaremont, diventa tutto più difficile.

E lì si è chiuso il tuo Fiandre?

Ho cercato di lottare per tornare in gara, ma sono finito nel terzo gruppo. Pensavo a un risultato molto migliore.

Cosa cambierà nelle Ardenne?

Sento di avere ancora una buona condizione, per cui ora sono ancora più motivato a cercare di ottenere un risultato. Alla Freccia del Brabante sono arrivato due volte secondo (nel 2014 e nel 2015, ndr), è una gara che mi piace. E’ sempre dura e aggressiva. E penso che la ripetizione delle salite possa giovarmi.

Pensi di poter vincere?

Abbiamo una squadra davvero forte, quindi spero che possiamo fare una buona gara. Un po’ di fortuna non guasterebbe. Sarebbe bello finire sul podio ancora una volta, però onestamente questa volta puntiamo alla vittoria. Voglio rimettere a posto le cose dopo il Giro delle Fiandre.