Crescita e speranze di Lipowitz, parla il cittì tedesco

05.07.2025
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Siamo veramente sicuri che Primoz Roglic sarà l’unico capitano alla Red Bull nel Tour che parte oggi? Perché se c’è qualcosa che il Giro d’Italia ha insegnato al team tedesco è avere un’alternativa. La corsa rosa ha visto l’esplosione piena di Pellizzari, al Tour molti confidano che arrivi quella di Florian Lipowitz, capace all’ultimo Delfinato di dare battaglia anche ai grandi favoriti della corsa francese: Pogacar e Vingegaard. E’ vero, una corsa di tre settimane cambia tutto, ma alla Red Bull ci credono e tengono il loro gioiello molto protetto, preservandolo anche dai contatti con la stampa.

Lipowitz sul podio del Delfinato con Vingegaard e Pogacar. E se si ripetesse al Tour?
Lipowitz sul podio del Delfinato con Vingegaard e Pogacar. E se si ripetesse al Tour?

La voce del cittì

C’è però qualcuno che ormai lo conosce bene e punta forte su di lui anche per ragioni personali. E’ Jens Zemke, il nuovo cittì della nazionale teutonica, anche se il termine “nuovo” non è forse quello giusto.

«Sono già stato allenatore della nazionale per quattro anni – racconta – fino all’appuntamento di Wollongong nel 2022. Poi mi sono ritirato perché non riuscivo più a conciliare il mio lavoro con quello dei diesse alla Bora Hansgrohe. Troppe gare. Troppi contatti da tenere, considerando le varie selezioni perché non si parlava solo di quella elite. Tra l’altro, è un ruolo per il quale non si percepisce stipendio in Germania. Se lo fai, lo fai quasi gratis. Così dopo il quadriennio è subentrato André Greipel. Quest’anno però la federazione me l’ha chiesto di nuovo: “Conosci le strutture, conosci tutti, ci sei ancora dentro. Sei molto vicino a tutti gli atleti del ciclismo, quindi puoi farlo di nuovo?” Io sono incuriosito dall’esperienza in Rwanda, non vedo l’ora, così ho detto sì».

Jens Zemke, tornato quest’anno al timone della nazionale tedesca
Jens Zemke, tornato quest’anno al timone della nazionale tedesca
Quest’anno europei e mondiali avranno un percorso difficile, per scalatori: è un percorso adatto ai corridori che hai in mente?

Sì, perché sta arrivando una nuova generazione di scalatori tedeschi. Con Florian che è un po’ la guida, ma non c’è solo lui. C’è Marco Brenner, ad esempio. Io sono molto ottimista e penso che possiamo raggiungere qualcosa d’importante. Se guardi agli ultimi anni, siamo sempre stati bravi negli sprint. Ma per le scalate, arrivare tra i primi tre, cinque o dieci, era difficile. Abbiamo avuto Schachmann che è stato protagonista anche alle Olimpiadi. Ma io devo pensare anche che non tutte le squadre sono contente di mandare i propri corridori in Rwanda. Anche perché serve un ritiro in alta quota prima, quindi almeno una settimana. E’ uno dei miei primi compiti, contattare tutti i corridori e faremo anche una chiamata con la Federazione per spiegare qual è il nostro piano.

Il primo successo da pro’ di Lipowitz, al Czech Tour 2023 (foto organizzatori)
Il primo successo da pro’ di Lipowitz, al Czech Tour 2023 (foto organizzatori)
Florian Lipowitz secondo te è solo un uomo da corse a tappe o può emergere anche nelle corse di un giorno?

Nelle corse di un giorno non ha fatto grandi cose. Nelle corse a tappe ha trovato la sua dimensione. Quello mondiale è un percorso super duro, con quasi 5.000 metri di dislivello. Potrebbe essere adatto a lui, dipende da come ci arrivi. Ho già parlato con il suo allenatore, dobbiamo convincerlo delle sue possibilità. Vedremo come andranno le prossime settimane.

Tu hai corso all’epoca di Ullrich: c’è qualcosa che te lo ricorda?

Per certi versi sì. Lipowitz lo conosco sin da quand’era giovanissimo e correva con la Tirol. E poi l’ho visto nel 2021, al suo secondo anno nel team austriaco. L’ho incrociato con la Bora e in salita faceva la differenza. Così l’ho invitato per gli europei a Trento. Erano tutti corridori di piccoli team. Così sono entrato in contatto con lui, si è evoluto piano piano. Sia sulle tattiche, come stare in gruppo, come muoversi e trovare spazio. Ma si vedeva che ha un motore enorme, quindi lo abbiamo portato alla Bora come stagista.

Al Sibiu Cycling Tour ’24 la sua consacrazione come uomo da corse a tappe (foto organizzatori)
Al Sibiu Cycling Tour ’24 la sua consacrazione come uomo da corse a tappe (foto organizzatori)
Che cosa potrà fare alla Grande Boucle?

Non mi aspetterei troppo. Il capitano lì è Roglic. Ma lui può ritagliarsi degli spazi. E’ un ragazzo super simpatico e determinato, saprà cogliere le occasioni ma bisogna anche stare attenti a non pretendere troppo, va lasciato tranquillo. Farà quello che la squadra gli chiede. Lo conosco e spero che facciano bene con lui. Perché quello che avete visto nel Delfinato è stato incredibile. Anche nella cronometro. Ma il Tour è un po’ diverso, tutti arrivano in ottima forma e ognuno fa l’ultima messa a punto, quindi dobbiamo vedere.

Gli anni alla Tirol sono stati per il tedesco un importante apprendistato
Gli anni alla Tirol sono stati per il tedesco un importante apprendistato
Nell’epoca di campioni di oggi, quanto è difficile per i giovani farsi strada nelle squadre del WorldTour?

Ora è anche più facile di prima. Io sono diventato professionista a 27 o 28 anni. Vincevo ogni anno, ma nessuno se ne accorgeva. Ora se mostri un po’ di talento da junior hai la strada spianata. Hai subito un contratto con la squadra di categoria. Se mostri buone prestazioni nella squadra di categoria, ti prendono nella squadra professionistica. E’ uno sport che diventa sempre più giovane e non è detto che sia solo un bene. Qui devi migliorare ogni anno per mantenere quello che hai.

La Bora ne piazza due. Gasparotto si gode Martinez e Lipowitz

05.05.2024
4 min
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OROPA – Mentre tutti scappano verso il basso, Enrico Gasparotto cammina verso l’alto. Il tecnico della Bora-Hansgrohe risale il traffico di ammiraglie e ciclisti. Non appena il suo Florian Lipowitz lo ferma, gli mette le mani attorno le guance quasi come un papà. Qualche pacca sulla spalla e inizia a parlarci.

Inizia a parlarci ma qualche secondo dopo si ferma. Quasi di corsa, si volta e va in ammiraglia. Il corridore trema. Forse gli dice che ha ancora freddo. Lo fa spogliare, gli passa una maglia asciutta ancora più pesante di quella che in precedenza gli aveva dato il massaggiatore. I due riprendono a confabulare. Poi Lipowitz, sorridente, parte in bici per scendere a Biella.

Gasparotto ascolta e consiglia Lipowitz che col 5° posto di oggi riscatta la non bella prestazione di ieri
Gasparotto ascolta e consiglia Lipowitz che col 5° posto di oggi riscatta la non bella prestazione di ieri

Sorriso ritrovato

«Ho provato a seguirlo – replica il tedesco a chi gli aveva chiesto della sua scalata – ma Pogacar era nettamente più veloce. Da parte mia sono felice, mi sono sentito bene lungo la scalata. Avanti così».

«Sono venuto incontro a Florian – spiega Gasparotto – perché ieri ha avuto una giornata no, ma noi sappiamo che sta bene visto quello che ha fatto al Romandia. E anche oggi ha fatto un gran lavoro. E’ un ragazzo giovane, alla prima esperienza al Giro d’Italia e ci è rimasto male per ieri. Lui sperava di rimanere davanti con i migliori. Pertanto era un po’ giù, non dico demoralizzato, però iniziava ad avere dubbi sulla condizione, che magari era già sparita rispetto al Romandia. Vediamo come va giorno per giorno. Sia lui che noi dobbiamo scoprire il suo potenziale».

Gaspa ha consolato il suo atleta insomma. Un direttore sportivo è, e deve essere, anche psicologo.

In questo primo arrivo in salita del Giro d’Italia ha dominato, come ci si attendeva, Tadej Pogacar, ma ad oggi è chiaro che la seconda forza della corsa rosa è la Bora-Hansgrohe. Gaspa ne ha due lì davanti. Lipowitz, appunto, e Daniel Martinez.

Lipowitz (a sinistra) e Martinez (al centro) allo sprint al Santuario di Oropa

Martinez c’è

Gasparotto va di nuovo controcorrente. Stavolta la sua meta è Daniel Martinez. Lo trova mentre fa i rulli per il defaticamento. E’ nell’area dell’antidoping. Il colombiano è stato chiamato per il controllo. Stavolta lo sguardo è meno “da padre”, anche Martinez è più maturo e sa il fatto suo. Ma Gaspa ascolta e parla con la stessa attenzione.

«Con Daniel – riprende Gasparotto – ad un tratto c’è stato del nervosismo, perché proprio nel punto più duro della salita, tra i meno 5 e i meno 4, ha avuto un problema con la bici. Voleva sostituirla, ma noi eravamo dietro con l’ammiraglia e la giuria non ci ha fatto passare. Non abbiamo potuto fare niente, se non lasciargli vicino Lipowitz».

«Io credo che riuscire a stare là davanti e a sprintare per il secondo posto vuol dire che le gambe ci sono. Con Dani poi dovevamo essere un po’ conservativi perché è tanto tempo che non correva, dalla Tirreno. Pertanto in queste situazioni si cerca sempre di non esagerare all’inizio. E se in una giornata nella quale dovevamo essere conservativi Dani fa secondo penso che vada bene».

Dopo il 2° posto di Oropa Martinez è secondo nella generale (con Thomas) a 45″ da Pogacar
Dopo il 2° posto di Oropa Martinez è secondo nella generale (con Thomas) a 45″ da Pogacar

Sorprese possibili

Il diesse svizzero-friulano recrimina un po’ sul fatto che il suo atleta non si sia potuto esprimere al massimo, ma sottolinea anche come sprintare per un secondo posto vuol dire molto. Martinez, e lo scrivemmo in tempi non sospetti, punta forte sul Giro. E’ l’obiettivo della stagione.

Così obiettivo che lui e Gaspa avevano visionato diverse tappe di questa corsa rosa. Il direttore sportivo della Bora-Hansgrohe non è nuovo a colpi di teatro e averne due davanti è stuzzicante. Qualcosa ci si può inventare?

«Eh domani è una tappa per velocisti – glissa e sorride Gasparotto – e ci punteremo con Van Poppel. Perché no: si può provare a fare qualcosa. La strada è ancora lunga, lunghissima. Ci sono tappe critiche e anche tappe interessanti, movimentate. L’importante però è che i ragazzi stiano bene… come hanno dimostrato oggi».

Wladimir Belli: «La sorpresa del Giro? Io dico Lipowitz»

03.05.2024
4 min
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«Una sorpresa per questo Giro d’Italia? Florian Lipowitz», attacca deciso Wladimir Belli. Con il commentatore di Eurosport abbiamo fatto una sorta di gioco, ponderato chiaramente, su chi oltre a Tadej Pogacar non diciamo possa vincere la corsa rosa ma comunque fare bene. E farlo ad alti livelli.

Tutto sommato se è vero che il fuoriclasse sloveno sembra fare gara a sé e viaggiare su un altro pianeta, è anche vero che dopo di lui il campo è davvero libero e lascia spazio a molte interpretazioni, sorprese e lotte aperte.

E quindi spazio anche a Florian Lipowitz: tedesco, alto 181 centimetri per 67 chili, è al terzo anno tra i professionisti. Vanta una tappa e il Giro della Repubblica Ceca 2023.

Wladimir Belli (classe 1970) è stato pro’ per 16 stagioni, ora è un commentatore di Eurosport
Wladimir Belli (classe 1970) è stato pro’ per 16 stagioni, ora è un commentatore di Eurosport
Wladimir, perché hai fatto il nome del corridore della Bora-Hansgrohe come sorpresa per questo Giro?

Perché sta arrivando al Giro in buone condizioni. E’ andato in crescendo e al Tour de Romandie, dove c’erano corridori molto importanti, alcuni dei quali che uscivano in palla dalle Ardenne, è arrivato terzo. E parlo di gente come Ayuso, Carapaz, Bernal, Van Wilder… e solitamente chi va forte al Romandia, poi va bene anche al Giro. Poi mettiamoci che è giovane e questo è il ciclismo dei giovani. Quindi se devo fare un nome fuori da quelli classici dico lui.

Come lo hai visto appunto al Romandia?

Si è mosso bene, mi è piaciuto in generale. E si è mosso bene sia lui che la sua squadra, mi sembra si siano preparati nel modo più idoneo per questo Giro. In più ho notato che sin qui ha corso poco, appena 15 giorni di gara e questo vuol dire che è fresco, che può andare in crescendo. Poi è chiaro che è anche al suo primo grande Giro e non dà garanzie sulla tenuta nelle tre settimane. 

Motivo in più perché sia una sorpresa!

Inoltre è giovane, ma non giovanissimo, ha 23 anni (è un classe 2000, 24 da compiere a settembre, ndr).

Al Tour de Romadie Lipowitz ha lottato alla pari con gente come Carlos Rodriguez e Carapaz
Al Tour de Romadie Lipowitz ha lottato alla pari con gente come Carlos Rodriguez e Carapaz
Hai fatto cenno alla sua squadra. Questo è un punto a suo favore visto che in ammiraglia c’è un tecnico come Enrico Gasparotto che con i giovani ci sa fare e ha già vinto un Giro con Hindley…

Gasparotto è bravo. Io ci ho anche corso con lui ed era uno sveglio. Non solo, ma oltre a Gasparotto in quel team è tornato Patxi Vila dopo l’esperienza alla Movistar: anche lui è esperto. Insomma Lipowitz alle spalle ha una squadra ben strutturata.

Ma a crono cosa ci puoi dire di lui?

E’ un punto di domanda, ma più che stare a parlare della sua prestazione a crono analizzerei la cosa nel suo insieme. Non abbiamo informazioni certe e ripeto, la prestazione ce l’ha, bisognerà vedere se ha anche la tenuta nelle tre settimane.

Forse il suo più grande limite è il fatto che sia al debutto nei grandi Giri…

Sì e no. Alla fine io al mio primo anno da pro’ feci tredicesimo, al secondo anno fino a quattro tappe dal termine ero in maglia bianca… me la sfilò Pantani all’Aprica, ma presi l’influenza e scivolai in 12ª piazza. Ma ero al debutto tra i pro’, lui un po’ di anni già li ha fatti. Sicuramente l’esperienza è importante, ma non avendo pressioni, aspettative e al tempo stesso però ha motore può correre liberamente, come se non ci fosse un domani. Non deve per forza correre al risparmio. Magari così facendo può ottenere qualcosa d’importante.

A crono Lipowitz non è un fulmine, ma si difende grazie anche alle sue leve lunghe
A crono Lipowitz non è un fulmine, ma si difende grazie anche alle sue leve lunghe
Lo spazio lo può avere in effetti. Alla fine il leader della Bora-Hansgrohe è  Dani Martinez che si è forte, ma non dà poi tutte queste garanzie…

Io credo che il discorso sia un po’ diverso. Con un faro in corsa come Pogacar per me c’è più libertà per tutti. Se le cose vanno come devono andare, per gli altri la sfida è aperta. Penso alla Ineos Grenadiers con Thomas, Arensman e Foss: vuoi che non attacchino, che non provino a inventare qualcosa? La Bora-Hansgrohe non è da meno. Io vedo una corsa aperta. Anche la EF Education- Easy Post ha un buon team per fare un certo tipo di corsa.

Wladimir, Lipowitz è il nome secco che ti avevamo chiesto. Ma se dovessi aggiungerne un altro paio?

Cian Uijtdebroeks, ma anche per lui vale il discorso della tenuta sulle tre settimane, aggiungendo però l’incognita che non è un super guidatore e sulle strade del Giro serve sempre. E poi O’ Connor, anche se non è del tutto una sorpresa.