Incontro per caso ad Antalya: Greipel, pronto per correre

13.02.2022
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A volte pensi che non si accorgano di te, perciò quando Andrè Greipel fa un cenno di saluto e dice che finalmente ci si vede senza fretta, il primo istinto è di voltarsi per vedere se stia parlando con qualcun altro. Il tedesco invece si avvicina e si siede accanto per fare due chiacchiere, al sole del meraviglioso teatro romano di Aspendos. Quello conservato meglio di Turchia e probabilmente al mondo.

Tappa di ieri del Tour of Antalya, 110 chilometri con arrivo in salita a Termessos, città antichissima costruita a mille metri sul monte Solimo. Greipel lo avevamo avvistato il primo giorno, vicino alla macchina della nazionale tedesca, guidata da un altro ex di lusso come Ralph Grabsch. E Sergio Barbero, oggi meccanico della Drone Hopper-Androni accanto al quale ci trovavamo in quel momento, se ne era uscito con l’osservazione che si è sempre fatta davanti al tedesco: «Aveva due polpacci pazzeschi!».

I polpacci di Greipel

I celebri polpacci di Greipel, tedesco di Rostock che, quando nacque nel 1982, era ancora Germania dell’Est. Professionista dal 2005 al 2021, con un palmares di 156 vittorie, fra cui sette tappe al Giro, undici al Tour e quattro alla Vuelta. Modello di educazione e garbo anche nelle situazioni più tese, ragione per cui il suo addio, al pari di quello di Tony Martin, lo scorso anno è stato salutato con una bella punta di nostalgia.

Cosa fai qui in Antalya?

Prima di tutto sono stato invitato da Aydin (vecchio organizzatore del Presidential Tour of Turkey, ndr), lo conosco da tanto tempo e quando mi ha chiesto se volessi raggiungere la corsa, l’ho fatto. E poi aiuto una piccola squadra delle mie parti, la Saris Rouvy, in cui cerco di guidare un po’ i ragazzi.

La terza tappa del Tour of Antalya è partita dal teatro romano di Aspendos: un gioiello
La terza tappa del Tour of Antalya è partita dal teatro romano di Aspendos: un gioiello
Ti mancano le corse? In fondo hai smesso da 4 mesi…

Vado in bici ogni giorno. Non qui, ma a casa. Non mi mancano le corse, smettere è stata una mia decisione e non ho rimpianti per averla presa. Adesso guardo questo mondo dall’altro lato, spero un qualche modo di stare nel ciclismo riuscirò a trovarlo. Ma se ripenso a quell’ultima corsa, mi si strozza ancora la gola.

E quando ti ritrovi a guardare una volata come negli ultimi due giorni?

Cerco di dargli consigli (sorride, ndr), ma vederla da fuori non ti dà proprio l’idea di come sia dentro. Forse per questo, ora che lo vivo da un’altra prospettiva, quando ho tempo libero non guardo quasi mai le corse. Qui è capitato di farlo. E ammetto che è dura vederli correre e combattere per le posizioni. Ho ancora cuore di corridore.

Che effetto fa vedere che il tuo vecchio compagno di squadra Cavendish è ancora lì che lotta e vince?

Sono contento per lui (allarga le braccia, ndr). E’ stato uno dei migliori dell’ultimo secolo di ciclismo. Quando lavori duro e hai la testa per continuare a fare ciclismo, devi farlo.

Vai in bici tutti i giorni?

Non tutti i giorni, ora posso scegliere. Corro, nuoto e vado in bici. Guardo il tempo e decido, quando non piove cerco di uscire. Quello che voglio è restare attivo e almeno nell’aspetto sembrare in forma (in realtà è ancora tiratissimo, ndr).

Sei diventato un ciclista tranquillo?

Mi alleno tanto con Nils Politt e Rik Zabel (sorride, ndr) e loro sono pro’, per cui devo essere in grado di stare con loro. Diciamocelo, è difficile passare dalla testa del corridore agonista a una modalità normale, guardo ancora i dati. Penso che se mi attaccassi un numero oggi, potrei stare nel gruppo senza problemi, perché ho una buona forma. Ma non è più necessario.

Invitato dall’organizzazione, è stato accanto ai ragazzi del team tedesco Saris Rouvy
Invitato dall’organizzazione, è stato accanto ai ragazzi del team tedesco Saris Rouvy
Hai smesso tu, ha smesso Tony Martin, quale futuro per il ciclismo tedesco?

E’ sempre più dura. Di sicuro abbiamo dei talenti, ma credo che in ogni Paese sia molto difficile trovarne che durino. Le generazioni sono tanto cambiate, questo modo di impostare tutto sui ragazzini non è lo stesso di vent’anni fa. Forse per questo non rimpiango il fatto di aver smesso.

Adesso sfila la felpa e si appoggia dietro sui gomiti. La giornata sarebbe da prendere il sole a oltranza, ma fra mezz’ora parte la tappa: l’unica con l’arrivo in salita. Lo lasciamo a contemplare la meraviglia del posto, noi andiamo a mischiarci fra i corridori.