Perani, da quel secondo posto nascono tante riflessioni

22.10.2025
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Quanto male può fare perdere una corsa a tappe avendo alla fine lo stesso tempo, al secondo, di colui che ha vinto? Non capita spesso e ancor più raro è il caso che siano ben tre a chiudere la gara e a giocarsi la vittoria finale in base ai piazzamenti. E’ quanto accaduto a Riccardo Perani, ma il corridore della Trevigiani ha già imparato che dalle corse bisogna prendere il meglio, anche se il retrogusto è amaro.

Al Giro del Veneto era filato tutto liscio, con anche una vittoria di tappa, ma alla fine non è bastato per battere il belga Ferre Geeraerts (DL Chemicals-Experza Cycling Club): «Io non mi attendevo di tenere in classifica generale, non sono certo un uomo da corse a tappe nel loro complesso. Mi sono un po’ stupito di me stesso, di aver tenuto duro, anche a livello mentale, grazie a delle persone che mi stanno seguendo e che mi hanno fatto credere in me e infatti è arrivato un buon risultato».

Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d'onore del giorno prima (Photobicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d’onore del giorno prima (Photobicicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d'onore del giorno prima (Photobicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d’onore del giorno prima (Photobicicailotto)
Come erano le tre tappe?

Le prime due erano completamente piatte, infatti abbiamo fatto una media altissima. L’ultima era più frastagliata con salite corte negli ultimi 50 chilometri e si pensava che lì ci sarebbe stata selezione. Ma io su quel tipo di ascese vado bene, infatti ho tenuto. La prima tappa è andata bene, peccato un po’ che nel finale le gambe non erano delle migliori, non pensavo neanche di riuscire a fare lo sprint invece ho chiuso al secondo posto. La seconda tappa era simile alla prima, soltanto che c’era da fare due volte la salita di 5 km bella impegnativa, con due corridori in fuga ripresi a 5 chilometri dal traguardo. Lì Luca Rosa mi ha aiutato a chiudere i buchi sul finale, io sono partito a 500 metri e riprendendo Oioli ed è arrivata la vittoria.

E nell’ultima tappa?

Sulle salite di Vicenza è andata via una fuga molto pericolosa con dentro due uomini di classifica, Cretti e Valent insieme all’inglese Harding della Zappi, con un mio compagno di squadra dentro che faceva da stopper. Dietro mi sono messo a tirare con i miei compagni di squadra per andare a chiudere insieme alla squadra belga. Abbiamo chiuso ai -4 e lì sono partiti un po’ i continui scatti e controscatti, ma alla fine siamo arrivati in volata. Lì ho sbagliato un po’ la posizione, sono uscito un po’ troppo all’aria e negli ultimi 300 metri è andata male.

Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Alla fine è più la soddisfazione, anche la sorpresa di essere arrivato a quel livello o la rabbia per aver perso una corsa a pari merito con il belga?

A mente fredda prevale la soddisfazione perché nonostante abbia fatto secondo, mi è piaciuto questo Giro del Veneto perché abbiamo corso proprio da squadra, io e i miei compagni, anche lo staff. Certo alla fine perderla così è un po’ brutto, ripensi sempre a quel che avresti potuto cambiare per guadagnare quel secondo decisivo.

Quest’anno sembra che comunque ci sia stato un progresso da parte tua nei risultati, pur essendo un corridore più da corse in linea…

Sì e devo dire grazie al mio preparatore Filippo Rocchetti che mi ha aiutato tantissimo accompagnando la mia crescita fisica. Mi è stato dietro tutto l’anno, nonostante quello che è successo in squadra. E’ infatti anche grazie a lui che è arrivata una condizione fisica così brillante. E’ stata una stagione non sempre semplice, puntavo molto al Giro NextGen ma non sono stato bene fisicamente. Volevo tanto una tappa al Giro d’Italia o almeno un buon piazzamento, ma non ero a posto. Ma rispetto all’anno scorso ho fatto un finale di stagione in crescendo nella condizione, nella forma fisica da Capodarco in poi.

Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (Photors)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (photors.it)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (Photors)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (photors.it)
Accennavi ai problemi della squadra, com’è stata l’atmosfera in tutto l’anno?

All’inizio andava tutto bene, poi a fine aprile la società ha deciso di cambiare, chiudendo il rapporto con Rocchetti dopo che non sono state rispettate certe promesse che a noi erano state fatte. Infatti Filippo è andato via, non ci ha più seguito, è arrivato il nuovo direttore sportivo Rino De Candido, uomo di grande esperienza ma che è tutto l’opposto di Filippo.

Come vi trovate con lui?

Abbiamo un rapporto molto professionale. Lavorativo nel senso stretto del termine. Ci vediamo in corsa, ci relazioniamo in settimana per gli allenamenti. E’ un po’ il mio datore di lavoro. Con Filippo avevo innanzitutto un rapporto anche di amicizia, nonostante magari la gara andasse male o succedeva qualcosa, c’era, sapeva come smorzare la tensione, stemperare la rabbia del momento.

Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Anche i suoi compagni vivono questo trapasso allo stesso modo?

Sì, con Filippo avevamo un rapporto più di amicizia, con Rino è strettamente legato alla corsa. Magari c’è una chiamata a settimana, ma Filippo ci stava molto più dietro, magari ci si sentiva tutti i giorni anche per delle semplici cose, per sapere come stai.

Il prossimo anno cambierai squadra?

Sì, vado alla Beltrami TSA. Sarò il primo anno elite, lavorerò con Matteo Provini che da quest’anno è il nuovo direttore sportivo e ho molta fiducia in lui, per cercare di portare a casa più risultati e magari riuscire a fare il salto fra i professionisti, perché penso che fisicamente ho ancora margini di crescita. Il fatto che passo Elite non mi ha tolto la speranza, anzi mi ha dato uno stimolo in più per cercare di dimostrare che nonostante io abbia – sembra assurdo a dirsi – un’età avanzata per il ciclismo di adesso, sono ancora pienamente abile per il ciclismo di adesso. Proprio perché non mi sta bene, sono pronto per dimostrare di più l’anno prossimo.

Rocchetti riparte dagli juniores: la sfida ora è nelle sue Marche

10.09.2025
5 min
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In un messaggio nei primi giorni di settembre Filippo Rocchetti ci annunciava di essere tornato in ammiraglia. Da lì a poche ore la telefonata per raccontare il tutto. Dopo l’addio alla U.C. Trevigiani il diesse marchigiano si era fermato e sembrava non volerne più sapere di ciclismo. Però quando la chiamata arriva da casa diventa difficile dire di no, soprattutto se lo sport ti scorre nelle vene. La nuova avventura prende il nome di Fior di Grano-Tris Stampi, la categoria è quella juniores. 

«E’ una cosa nata parlando con il presidente della squadra, Antonio De Angelis – ci dice Rocchetti durante una pausa pranzo al lavoro – sono una realtà giovane di Montecassiano. Mi hanno chiesto una mano e sono stato felice di dare il mio contributo, anche se per quest’anno è stato poco visto che sono arrivato a stagione in corso. Mi ha contattato un amico, che è lo sponsor principale del team, parlandomi del progetto. Si tratta di una squadra locale a gestione familiare, tutta gente del posto e giovane. L’altro diesse Cristian Falcioni ha poco più di trent’anni, mentre il presidente De Angelis è giovane, ha quarantatré anni».

Al primo anno tra gli juniores la Fior di Grano-Tris Stampi ha corso tutte le gare più importanti (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Al primo anno tra gli juniores la Fior di Grano-Tris Stampi ha corso tutte le gare più importanti (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)

I tasti giusti

Il ciclismo nelle Marche, come in altre parti d’Italia, soffre. Le squadre fanno fatica ad andare avanti per diversi motivi, legati alle difficoltà nel trovare sponsor e per alcune scelte non sempre lungimiranti. Tempo fa vi avevamo raccontato, con la voce del Pedale Chiaravallese, di come sia difficile fare attività. La stessa realtà di Chiaravalle ha poi dovuto chiudere la squadra juniores all’inizio di questa stagione. Il loro miglior talento, Tommaso Cingolani correrà con il Team Ecotek.

«Con Filippo Rocchetti abbiamo saputo toccare i tasti giusti – dice simpaticamente Antonio De Angelis – e siamo contenti sia venuto con noi. La nostra è una squadra che vuole crescere, siamo al primo anno nella categoria juniores, ma arriviamo da un cammino costante. Siamo nati ormai cinque anni fa, quando io ed Enrico Vissani abbiamo fondato questa realtà, con noi ha sempre lavorato anche Pierino Pinton, ruolo di vicepresidente. Siamo partiti con i giovanissimi, per poi aggiungere gli esordienti e gli allievi nelle stagioni successive. Lo scorso anno ci siamo stabilizzati con queste categorie, mentre il 2025 ha visto un cambiamento interessante. E’ nata la squadra juniores, a fronte di aver tolto le categorie prima».

La categoria allievi è gestita in collaborazione con la SC Recanati (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
La categoria allievi è gestita in collaborazione con la SC Recanati (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Raccontaci…

Nelle Marche non ci sono tanti ragazzi che vanno in bici, così per mettere insieme una squadra serve trovare il modo giusto di lavorare. Noi abbiamo voluto allinearci e coinvolgere altre due realtà locali che sono vicine a noi: Recanati e Porto Sant’Elpidio. La S.C. Recanati tiene gli esordienti e gli allievi, mentre la G.S. La Montagnola ha i giovanissimi. 

Insomma c’è da costruire un puzzle non facile da comporre?

La nostra forza è stata quella di trovare altre squadre pronte a collaborare e che hanno la nostra stessa idea di ciclismo. Piuttosto che fare tre mezze società con pochi ragazzi ci siamo divisi il lavoro. E’ una questione di budget, di ragazzi e di staff.

Che idea?

Noi come Fior di Grano-Tris Stampi vogliamo diventare una squadra di riferimento per i ragazzi marchigiani, per gli juniores. Anche voler coinvolgere Rocchetti è un investimento da questo punto di vista. E’ un ragazzo giovane, con belle idee, tanta voglia di fare e un curriculum di tutto rispetto. Ora siamo il vivaio della Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente

Leonardo Micanti che nel 2026 correrà con la Fior di Grano-Tris Stampi, arriva dalla vicina Umbria (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Leonardo Micanti che nel 2026 correrà con la Fior di Grano-Tris Stampi, arriva dalla vicina Umbria (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Un progetto ambizioso…

Vero, ma quando ci siamo trovati a parlarne ho voluto fare qualcosa di importante. Ho corso fino ai dilettanti, e per farlo sono andato via da casa. Mi piacerebbe dare ai ragazzi una struttura competente vicino a casa nella quale crescere. Non è solo una cosa per le Marche, ma per tutto il centro-sud Italia. Infatti abbiamo anche ragazzi che arrivano dall’Umbria. 

Il primo anno nella categoria juniores com’è andato?

La squadra è composta da dieci ragazzi, di cui otto di primo anno. Anche perché eravamo partiti con dei buoni numeri all’inizio e siamo arrivati fino ad ora. Grazie al lavoro con la S.C. Recanati dovremmo avere la categoria coperta fino al 2027. Vogliamo far crescere i nostri atleti, ne abbiamo di interessanti e siamo convinti che i ragazzi talentuosi ci siano. 

Al Lunigiana 2025 nella Rappresentativa Marche hanno corso due atleti del team di De Angelis: Uguccioni e Battistoni (primo e secondo da destra, foto Ptzphotolab)
Al Lunigiana 2025 nella Rappresentativa Marche hanno corso due atleti del team di De Angelis: Uguccioni e Battistoni (primo e secondo da destra, foto Ptzphotolab)
Come siete riusciti a coinvolgere tanti sponsor?

Sono tutte realtà locali, e questo ci fa piacere perché vuol dire che il progetto attira interesse. Non passiamo dalle vittorie o dai numeri, ma dal cammino di crescita. Chi ci sostiene vuole che i ragazzi siano felici di andare in bici e che si possano divertire. Noi mettiamo la parte sportiva, abbiamo fatto diverse gare internazionali, altre a tappe e anche un ritiro a Livigno questa estate. 

Riuscite a fare tutto?

Sì, poi qui entro in gioco io e lo staff. Le bici le abbiamo comprate, corriamo con le Olmo. Mentre il nostro preparatore è Giuseppe De Maria (preparatore di Piganzoli al team Polti VisitMalta, ndr). Siamo ambiziosi perché viviamo il ciclismo in questo modo, ma la cosa importante è dare ai ragazzi una realtà valida vicino a casa. Stiamo crescendo e l’arrivo di Rocchetti ci darà una mano in questo senso

Rocchetti lascia la Trevigiani: «Non c’era modo di proseguire»

14.07.2025
4 min
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Il mondo del ciclismo e il suo gruppo si racchiudono spesso in piazze che ospitano la partenza delle gare, per qualche ora quei pochi, o tanti, metri quadri all’aperto diventano un universo a parte. Si corre su e giù, ci si saluta scambiando sorrisi e qualche parola con tutti. Poi la gara porta via tutto e si riparte, verso altre città oppure verso casa. Nell’ultimo periodo nei vari ritrovi di partenza mancava una figura, quella di Filippo Rocchetti, il giovane diesse che abbiamo imparato a conoscere con la U.C. Trevigiani (in apertura photors.it). Ci eravamo accorti della sua assenza al Trofeo Piva, era inizio aprile, un messaggio per sapere come stesse ma nessuna risposta. 

La U.C. Trevigiani ha fatto l’affiliazione come team continental per il 2025 (photors.it)
La U.C. Trevigiani ha fatto l’affiliazione come team continental per il 2025 (photors.it)

Un passo indietro

Poi al Giro Next Gen ci siamo accorti che la sua assenza continuava, anzi al suo posto c’era una nuova figura in squadra: Rino de Candido, ex cittì della nazionale juniores e della rappresentativa friulana, sempre juniores. Così incuriositi siamo tornati da Filippo Rocchetti, questa volta al messaggio è seguita una risposta e una telefonata per raccontare. 

«Ho interrotto il mio rapporto con la Trevigiani – racconta durante una pausa pranzo al lavoro – a fine aprile. Il motivo è semplice: a inizio anno erano stati fatti dei programmi che poi non sono stati rispettati. Si era deciso di fare l’affiliazione come continental per allargare il calendario e proporre una serie di corse ai ragazzi. Lo scorso anno (quando la squadra era ancora affiliata come club, ndr) avevamo fatto i primi passi in questa direzione. Eravamo andati a correre alla Ronde de l’Isard e poi in Ungheria».

Il calendario presentato ai ragazzi a novembre prevedeva delle gare con i professionisti ed esperienze all’estero (photors.it)
Il calendario presentato ai ragazzi a novembre prevedeva delle gare con i professionisti ed esperienze all’estero (photors.it)
Quali erano i programmi di questa stagione?

Avevo parlato con la società fin da novembre e con l’affiliazione come continental avevamo concordato di correre alla Coppi e Bartali, il Giro d’Abruzzo e anche la Ronde de l’Isard. Alla fine però non siamo andati, anzi ci siamo trovati a fare un calendario inferiore rispetto a quello dello scorso anno (è notizia di pochi giorni fa che la Trevigiani non correrà nemmeno al Giro della Valle d’Aosta, ndr).

Quando hai presentato il calendario eri in accordo con la società? 

Sì, anche perché nel cercare i corridori per questa stagione ho detto loro che avremmo fatto determinate corse. Comunque abbiamo preso ragazzi da devo team (Raffaele Mosca, ndr) e alcuni da altre formazioni continental. Quindi mi sono chiesto: «Perché facciamo anche noi l’affiliazione continental, se poi non proponiamo un calendario di livello?».

Lo scorso anno, quando era ancora una squadra di club, la Trevigiani era andata a fare le prime gare all’estero (foto DirectVelo/Florian Frison)
Lo scorso anno, quando era ancora una squadra di club, la Trevigiani era andata a fare le prime gare all’estero (foto DirectVelo/Florian Frison)
Come avete gestito la cosa?

Quando ho capito che l’intento era di non rispettare gli impegni ho deciso di fare un passo indietro, anche perché chi poi ci ha messo la faccia con i corridori sono stato io. Loro venivano da me a chiedere come mai non andassimo a fare le gare. E’ successo anche con le biciclette e i materiali, con Bottecchia avevamo un accordo sulla fornitura di biciclette e ruote che poi la squadra non ha rispettato sino in fondo. 

Ai ragazzi cosa hai detto?

Nulla, loro devono seguire la loro strada sportiva. Non credo avesse senso coinvolgerli in certe dinamiche a livello societario. Mi dispiace sicuramente per i ragazzi perché il progetto era un altro e loro erano stati presi con un programma differente.

Uno dei motivi di discussione tra Rocchetti e il team ha riguardato la fornitura del materiale (photors.it)
Uno dei motivi di discussione tra Rocchetti e il team ha riguardato la fornitura del materiale (photors.it)
Non c’era modo di riparare e ripartire?

No. Alla fine credo che se si vuole creare una squadra solida si debba andare dallo sponsor e presentare un determinato progetto. Non in tutte le realtà è possibile fare in questo modo, purtroppo. Non sempre interessa fare un calendario di valore e proporre un’attività che faccia crescere i ragazzi, in particolar modo nella categoria under 23 dove trovi corridori competitivi e pronti per il professionismo. 

Affiliarsi come continental era stata una delle richieste fatte a inizio stagione?

No, dal canto mio sarei rimasto anche con l’affiliazione come club. Quello che mi interessava davvero era il progetto. Alla fine lo scorso anno abbiamo tirato fuori un corridore come Zamperini, avremmo potuto fare lo stesso con altri ragazzi. 

Ti rivedremo presto in gruppo? 

Al momento sto fermo, non ho in mente nulla. Ci devo pensare ancora.

La Trevigiani torna Continental, un’alternativa fatta di giovani

08.01.2025
5 min
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E’ un ritorno all’antico per Uc Trevigiani Energiapura Marchiol, che approda nel mondo continental o per meglio dire vi fa ritorno, considerando che l’ultracentenaria formazione veneta (è nata addirittura nel 1913) era già parte di quel mondo che poi aveva deciso di lasciare.

Luciano Marton (a destra), a 70 anni ha ancora la voglia di rivoluzionare tutto
Luciano Marton (a destra), a 70 anni ha ancora la voglia di rivoluzionare tutto

Un ritorno che fa parte di una strategia a lungo termine, come spiega il manager Luciano Marton: «Noi c’eravamo già, attraverso il nostro team sono usciti tanti ragazzi poi diventati professionisti e che si erano formati con un giovane e valido diesse come Mirko Rossato che si è evoluto allo stesso modo entrando nel mondo del professionismo. Poi abbiamo vissuto un periodo di transizione perché c’era bisogno di ripartire su nuove basi e ora lo stiamo facendo».

Perché cambiare?

Perché il ciclismo richiede sacrifici, ma anche un adeguamento. I tempi sono cambiati e bisogna muoversi in fretta rivolgendosi ai più giovani. La nostra sarà infatti una squadra molto giovane, nella quale porteremo i ragazzi a fare i passi giusti per crescere e affacciarsi al ciclismo che conta. Il nostro messaggio è chiaro: noi dobbiamo dare un’alternativa ai giovani ciclisti italiani, altrimenti costretti ad emigrare, approdare in team esteri di nome ma dove trovare i giusti spazi nei giusti tempi è difficile. Si può fare attività di spicco anche qui, se ci si pone nel modo giusto.

Lorenzo Montanari, 2° al Trofeo Cleto Maule. Un passista che può crescere molto (foto Facebook)
Lorenzo Montanari, 2° al Trofeo Cleto Maule. Un passista che può crescere molto (foto Facebook)
Contrapporsi al fascino dei devo team è difficile…

Guardiamo in faccia la realtà: spesso i ragazzi vanno all’estero e non maturano, vengono quasi parcheggiati finché non si adattano a ruoli di contorno. Il prestigio, la storia del ciclismo italiano meritano di meglio. Quella strada non è chiusa, possiamo fare tanto anche da noi, infatti la nostra sarà una squadra tutta di under 23 e giovane anche nel suo staff.

Quanti corridori avete confermato?

Avremo un roster di 13 elementi dei quali 4 sono rimasti dallo scorso anno (nella foto di apertura, ndr): Simone Griggion, Riccardo Perani, Marco Di Bernardo e Luca Rosa. Sono elementi che a dispetto della giovane età hanno dimostrato di poter fare molto bene e hanno esperienza, come anche Raffaele Mosca, che sarà un po’ il fulcro della nostra squadra vista la sua esperienza con la Q36.5, a dispetto della sua giovane età. L’elenco degli atleti lo stiamo definendo in questi giorni.

Proveniente dalla Q36.5, Raffaele Mosca sarà il capitano in corsa della squadra
Proveniente dalla Q36.5, Raffaele Mosca sarà il capitano in corsa della squadra
C’è qualche nuovo arrivo che, a parte Mosca, può essere annunciato?

Verranno da noi Lorenzo Montanari, che si è già messo in mostra alla Hopplà Petroli, poi Luca Fraticelli della B&P e Tommaso Cafueri, atleta che si è già fatto vedere da junior e che abbina al meglio l’attività su strada con quella di ciclocross. Per il resto stiamo vedendo, comunque sono ben distribuiti fra atleti all’ultimo anno nella categoria e più giovani. Ma a proposito di gioventù porrei l’accento su un altro aspetto.

Quale?

Io guardo quel che avviene nelle altre formazioni all’estero e pochi mettono l’accento sul fatto che negli staff ci sono giovani davvero preparatissimi. Direi anzi che la differenza fra Italia ed estero è proprio su questo aspetto. Abbiamo a che fare gente giovane ma estremamente informata, che si aggiorna di continuo e noi dobbiamo andare verso questa direzione. E’ proprio su questo aspetto che si fa la differenza e noi vogliamo seguire questa nuova strada.

Nuovo incarico per Filippo Rocchetti, diesse fra i più giovani d’Italia
Nuovo incarico per Filippo Rocchetti, diesse fra i più giovani d’Italia
E’ in quest’ottica che va inquadrato l’arrivo di Filippo Rocchetti nello staff?

E’ l’esatto prototipo di quel che dicevo. Un ex corridore con l’esperienza ancora fresca che dialoga con i giovani e che proprio per questa sua “freschezza” sa farsi ascoltare. Io me ne accorgo, c’è differenza su come si relazionano i ragazzi rispetto a noi della vecchia generazione. All’estero hanno tutti preparatori under 30 proprio perché parlano un linguaggio universale. Noi, come ciclismo italiano nel suo complesso, dobbiamo aggiornarci.

Che cosa vi attendete?

Di continuare sulla lunghezza d’onda del 2024, nel quale abbiamo vinto 12 gare ma con ben 66 piazzamenti nei primi 5. Agiremo a livello di calendario disputando corse di qualità per ben figurare anche per dare il giusto riscontro agli sponsor, che ci hanno chiesto espressamente un’attività di qualità.

Cafueri continua a dividersi fra strada e cross. Ora il passaggio alla Trevigiani
Cafueri continua a dividersi fra strada e cross. Ora il passaggio alla Trevigiani
Considerando il calendario italiano, c’è però da fare anche i conti con l’esigenza di far disputare ai ragazzi un adeguato numero di corse a tappe…

Per questo faremo anche trasferte all’estero proprio per corse a tappe. Sono passaggi fondamentali, lo scorso anno ne abbiamo avuto un esempio lampante con Zamperini che era a confronto con i più forti in Francia, gli stessi devo team lo temevano, poi una caduta ha infranto tutti i sogni. Noi vogliamo fare lo stesso. Ma teniamo sempre conto che è un passaggio di un cammino che avrà il suo traguardo molto più in là che nel 2025.

Trevigiani in Francia per la prima corsa a tappe della stagione

02.05.2024
4 min
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L’Uc Trevigiani si trova in Francia, precisamente sulle strade de la Ronde de l’Isard, corsa a tappe under 23 (foto apertura Florian Frison/DirectVelo). Ieri si è disputata la prima tappa con arrivo a Trie-sur-Baise, con vittoria dello svedese Lovidius, il secondo posto dell’azzurro Sierra (Tudor U23) e il quarto proprio di Perani della squadra veneta. Oggi si arriva invece a Bagneres de Luchon, città che ha ospitato parecchie volte il Tour de France. Un viaggio lungo, che ha portato i ragazzi della Trevigiani fino al dipartimento dell’Alta Garonna, al confine con la Spagna. Tanti chilometri per trovare la prima corsa a tappe della stagione: non un bel segnale se un team italiano deve attraversare un intero Paese per far correre ai suoi ragazzi un appuntamento di alto livello. 

«Questo – dice Filippo Rocchetti diesse del team – rappresenta il primo passo di avvicinamento al Giro Next Gen. Siamo arrivati nella giornata di lunedì 29 aprile: due massaggiatori, un meccanico, i sei corridori ed io. I ragazzi hanno pedalato su queste strade per prendere le misure e noi abbiamo fatto tutte le verifiche e i controlli prima di iniziare la corsa».

Un lungo viaggio

L’Alta Garonna si trova all’interno del Parco Nazionale dei Pirenei, da queste parti il ciclismo e la salita sono due certezze. Per certi versi l’idea degli organizzatori è la stessa di quella che hanno avuto al Giro della Valle d’Aosta. Una corsa a tappe breve ma impegnativa, sempre con la catena in tiro e la faccia che guarda al cielo. 

«E’ stato un viaggio davvero lungo – continua Rocchetti – dieci ore e mezza di macchina, per fortuna non abbiamo trovato traffico. Lungo, ma scorrevole (ride, ndr). Partiamo da qui per arrivare nel migliore dei modi al Giro Next Gen. Il percorso sarà impegnativo e i ragazzi si devono preparare, per molti di loro la Ronde de l’Isard è la prima corsa a tappe da U23. La Trevigiani da queste parti era già venuta qualche volta, per me, invece, rappresenta il debutto da diesse in terra francese».

Tanta Italia ieri nella prima tappa con 5 atleti nei primi 10 (foto Florian Frison/DirectVelo)
Tanta Italia ieri nella prima tappa con 5 atleti nei primi 10 (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come siete organizzati?

Abbiamo portato un furgone officina, una macchina e un furgone per trasportare i ragazzi. I trasferimenti sono comodi, al massimo ci saranno da coprire 45 chilometri tra l’arrivo di una tappa e la partenze di quella successiva. Ci siamo attrezzati con il minimo indispensabile, con sei ragazzi una macchina va ancora bene. Poi comunque ci sono gli altri a casa che saranno impegnati nelle attività nazionali. 

Hai parlato di preparazione al Giro Next Gen, quindi questi sei sono gli stessi che vedremo in azione alla corsa rosa per U23?

Praticamente saranno questi, al Giro i corridori che si potranno schierare saranno sei. Però i nomi usciranno da qui. La Ronde de l’Isard è una gara davvero dura, con cinque tappe che non danno mai respiro. 

Nella zona dei Pirenei la primavera non si è affacciata in maniera decisa (foto Florian Frison/DirectVelo)
Nella zona dei Pirenei la primavera non si è affacciata in maniera decisa (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come mai diventa una tappa importante per preparare il Giro?

Perché è la prima corsa di più giorni dell’anno, per prima cosa. Poi è dura e quindi si mette tanta fatica nelle gambe. Spero di uscire da qui con i ragazzi in crescita. La corsa prevede tante salite lunghe, cosa che in Italia nelle gare U23 facciamo fatica a trovare.

Hai detto che molti ragazzi sono alla prima esperienza in una gara a tappe. 

Sì, sembra strano ma è così. In Italia ne abbiamo poche e per di più il Giro Next Gen è la prima. Portare ragazzi a fare esperienza è importante per far capire loro come ci si muove in gruppo e come si gestiscono certi sforzi. Se penso al fatto che siamo arrivati fino al confine con la Spagna per fargli fare un’esperienza così

In questo giorni in Francia il corridore di punta della Trevigiani sarà Zamperini (in secondo piano)
In questo giorni in Francia il corridore di punta della Trevigiani sarà Zamperini (in secondo piano)
Il parterre è importante.

Ci sono altre due formazioni italiane: Technipes e CTF. Poi c’è la Visma Development al completo e tante squadre di sviluppo. Il livello è alto, noi punteremo a difenderci e a raccogliere qualche risultato. La nostra punta è Zamperini, sta bene ed è in condizione, il suo mese di aprile lo ha dimostrato. Vedremo cosa farà da qui in avanti.

La nuova strada di Rocchetti, diesse con un grande rammarico

23.11.2022
5 min
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«Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano». Parole di Paolo Rosola, diesse della General Store pronunciate all’indomani della scelta di impostare la squadra esclusivamente sugli under 23. Parole che ci hanno riportato alla mente la figura del corridore marchigiano, oggi diventato collega dello stesso Rosola, ma nelle file della Zalf. Il che colpisce per molte ragioni, come vedremo in seguito.

Filippo Rocchetti ha solo 26 anni, eppure è ora un riferimento nel team continental veneto e quell’avventura agonistica, seppur lontana appena qualche anno (Rocchetti ha chiuso la sua carriera nel 2020) sembra appartenere a un’altra epoca, perché il ciclismo contemporaneo che va così veloce costringe a crescere di pari passo e a rimettere sempre in discussione ogni cosa.

Il giovane diesse con Matteo Zurlo e Christian Rocchetta. Età simile, ma ruoli molto diversi
Il giovane diesse con Christian Rocchetta. L’età simile è un aiuto per comprendere le esigenze dei ragazzi

La grande sciocchezza del 2016

Perché Rocchetti non ha trovato posto in un mondo nel quale avrebbe meritato di essere? «E’ una domanda che mi sono posto spesso. I risultati c’erano, ma quel che forse mancava era un carattere adatto. Ero troppo esuberante e ho commesso errori che poi ho pagato. L’impegno non è mai mancato, anche da elite, ma mentalmente pian piano mi sono spento e ho deciso che era inutile sperare ancora».

Quando parla di errori, Rocchetti si riferisce alla vicenda del 2016. La sera seguente la vittoria di Nicolò Rocchi all’Astico-Brenta, Rocchetti con quest’ultimo e Davide Gabburo fece irruzione negli spogliatoi del Salvarosa Calcio, portando via palloni, magliette, pettorine e altro per oltre 600 euro di materiale. Immediatamente segnalati e fermati dai Carabinieri, i tre furono posti in stato di fermo e licenziati dalla loro squadra, guarda caso la Zalf.

Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare
Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare

La mano tesa della Zalf

Rocchi ha lasciato il ciclismo per dedicarsi all’altra sua passione, il calcio. Gabburo è ancora lì a combattere nelle file della Bardiani CSF Faizané, Rocchetti ha cambiato panni, ma a quel fattaccio pensa ancora.

«Io credo che quanto è successo – dice – abbia pesato. Molte squadre alla resa dei conti si sono tirate indietro pensando che non fossi un buon esempio e proprio per questo ho apprezzato la Zalf, che poi mi ha ripreso e mi è stata vicino. Sono andato via nel 2018 non per dissidi, anzi, ma volevo cambiare ambiente per fare altre esperienze e andai alla Colpack per due anni. Il treno però era ormai passato».

E’ un Rocchetti diverso quello di oggi rispetto ad allora, ma che cosa direbbe a quel ragazzo improvvido? «Di non sprecare le occasioni, non perdere tempo in sciocchezze e fare attenzione a non commettere errori perché gli anni volano e la bici non perdona. So che le capacità per fare una buona carriera da professionista c’erano, le ho sprecate. E devo dire grazie proprio alla Zalf, ai signori Lucchetta e Fior, al grande Faresin, campione su strada e nella vita se ho trovato un’altra strada, se mi hanno voluto ancora con sé dandomi fiducia in un nuovo importante ruolo».

Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli
Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli

Dipende tutto dal carattere

Faresin resta per Filippo un punto di riferimento, come lo era quando correva: «Mi sta insegnando tanto e questo mi sta cambiando, in tal senso l’anno appena passato è stato davvero molto importante per me. Lavoro con ragazzi che hanno l’età che avevo nel 2016 e cerco di tenerli tranquilli, di far capire l’importanza di quello che fanno e il rispetto che merita. Se vai in bici conta solo quello perché nel ciclismo odierno il treno passa prestissimo e se lo perdi non hai più possibilità».

Nel paragone fra lui e i ragazzi di oggi, Rocchetti tiene a sottolineare un aspetto: «Se andiamo a guardare i numeri e i valori tecnici, la differenza non è tanta rispetto a qualche anno fa. I livelli sono stabili, chi vinceva l’anno scorso vince anche quest’anno. La differenza abissale è nel carattere: se vuoi emergere devi tirar fuori il carattere e non tutti ce l’hanno, forse neanche fra chi è più grande. E a vincere sono quelli che il carattere ce l’hanno in abbondanza…».

Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23
Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23

Fate attenzione a Guzzo…

C’è tra i corridori che segue un altro Filippo Rocchetti? «Io mi rivedo molto in Federico Guzzo, uno che vince dappertutto e che ha un bel carattere. Secondo me ha solo bisogno di mollarsi un po’ di più, di mettere in gara quel pizzico di cattiveria ulteriore e potrà essere davvero un elemento su cui puntare».

Filippo è già al lavoro, per la sua seconda stagione da diesse aggiunto: «Abbiamo già effettuato un primo ritiro, credo che la campagna acquisti sia stata indovinata. Ci sono tanti giovani talenti sui quali lavorare e puntare. Diciamo che contiamo di mantenere il livello degli ultimi anni, ma io per primo so che non basta e bisogna fare sempre meglio. La lezione l’ho imparata…».