EDITORIALE / Tutto a Roma: prima il Giro, poi le elezioni FCI

13.01.2025
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Fra una settimana saremo nuovamente qui a commentare l’esito delle elezioni federali. Avremo il nome del presidente che guiderà la FCI fino a Los Angeles e le reazioni dei due sconfitti. Quello che potrebbe succedere nell’assemblea non ha limiti. L’ultima volta, con quattro candidati in lizza, il testa a testa fra Dagnoni e Martinello fu deciso da uno spostamento di voti dell’ultima ora. In teoria c’è solo da aspettare, mentre nel frattempo le corse australiane hanno iniziato a produrre titoli e immagini e le interviste portate a casa dal secondo giro di ritiri in Spagna racconteranno la preparazione e i buoni propositi degli atleti che di qui a poco debutteranno in Europa.

La politica federale non ha molta presa sul pubblico, forse per questo finora delle elezioni si è parlato poco. E forse per questo la settimana che ci attende vivrà di colpi di coda o colpi bassi e pochi approfondimenti, nel nome di convenienze più o meno manifeste.

A metà del guado

Il ciclismo è un mondo speciale a metà del guado. E’ passione, sogno, esaltazione, sfida. Ha bisogno a tutti i livelli di gente che ci creda: gli atleti per sostenere fatiche al limite dell’umano, i volontari per riconoscere un senso ai loro sacrifici. Il ciclismo parla al cuore e lo fa senza mezze misure e forse per questo non si riconosce nelle verità non dette e nelle spiegazioni balbettanti della politica. Guccini cantava che il profumo del ricordo cambia in meglio, in questo caso la sensazione è che in assenza del minimo contraddittorio, il tempo ammanta gli eventi e lascia che siano dimenticati.

Stasera nell’Auditorium Parco della Musica di Roma (immagine depositphotos.com in apertura) saranno presentati i due Giri d’Italia WorldTour: quello degli uomini e quello delle donne. Ricordiamo bene la grande pressione esercitata sulla FCI nei giorni successivi alla vicenda delle provvigioni irlandesi e di come questa cessò, come per incanto, quando le organizzazioni del Giro Donne e quello U23 passarono al RCS Sport. Se avete dedicato qualche minuto alla lettura delle missive tra il presidente Dagnoni e l’ex presidente Di Rocco, pubblicate su Tuttobiciweb, avrete avuto probabilmente la sensazione di un cesto di panni sporchi che si è cercato per anni di tenere nascosto. Se ne sentiva persino l’odore. Certe cose devi leggerle, se vuoi farti un’opinione. E se vuoi toccare con mano lo scollamento fra il vertice e la base che cerca di districarsi fra mille problemi – economici, amministrativi e legali – senza il senso di avere nell’istituzione una madre capace di sciogliere i nodi prima che arrivino al pettine.

Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Renato Di Rocco e Marco Selleri fanno entrambi parte della squadra di Martinello: l’ex presidente resta figura centrale
Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Di Rocco e Selleri fanno entrambi parte della squadra di Martinello: l’ex presidente resta figura centrale

Ottavi in classifica

Siamo cresciuti sentendoci dire che il ciclismo fosse il secondo sport d’Italia, preceduto soltanto dal calcio. In realtà non è più così da un pezzo. Al punto che un sondaggio Demos realizzato lo scorso anno per Repubblica mostra il nostro sport all’ottavo posto, dopo calcio, tennis, formula 1, volley, atletica, nuoto e motociclismo. Può bastare l’assenza di grandi campioni e di una squadra WorldTour, per giustificare un simile calo? Oppure la si prende come alibi per giustificare l’incapacità di guidare questo sport meraviglioso attraverso il guado?

Lino Secchi, il quarto candidato che però ha fatto un passo indietro, lo ha spiegato chiaramente. Il ciclismo non entra nelle scuole, così come non era presente ai tavoli della politica in cui si lavorava sul tema della sicurezza. Il ciclismo è sparito dalle feste di paese e non svolge azione di promozione sociale. Per contro, il ciclismo continua a campare sul volontariato, sperando che duri. Non mostra vigorosi tentativi nell’arginare il calo dei tesserati e la chiusura di squadre che riducono la possibilità di accesso allo sport. Non c’è una strategia o almeno non si vede. La partita non si gioca sul numero degli amatori, a nostro avviso, ma sul fatto che i ragazzini non sognano più di scoprire il mondo su una bicicletta. E quelli che ancora lo fanno, trovano la strada sbarrata da problematiche insormontabili, soprattutto perché non gestite. 

Fra i progetti di Sport e Salute, Bici in Comune riguarda la promozione del ciclismo, fra società e sport
Fra i progetti di Sport e Salute, Bici in Comune riguarda la promozione del ciclismo, fra società e sport

I soldi scarseggiano

La FCI nuota in acque basse e questo non è un buon segno. I soldi scarseggiano, attendiamo di capire se l’accordo con Infront darà una svolta. Il tesoretto ricevuto in eredità grazie ai risparmi del 2020 è stato speso in tre anni. E anche se nel primo anno post olimpico ci saranno certamente meno spese, è chiaro che il disavanzo sia importante e il risparmio non sia una scelta ma una necessità. Nella conferenza stampa di Milano, che ha preceduto il Giro d’Onore in cui ha recitato per tutto il pomeriggio da conduttore, il presidente uscente Dagnoni ha vantato i risultati, sfoggiato le medaglie e spiegato i suoi risultati. Si è però detto stupito, a fronte dei risultati conseguiti, del taglio dei contributi da parte di Sport e Salute. E questo forse dà la misura del cambiamento non percepito: le sole medaglie non bastano più.

I progetti pubblicati sul sito della società che distribuisce i fondi per lo sport sono tutti nel segno della diffusione della pratica sportiva e della promozione sociale. Lo sport è veicolo di benessere e salute, limitarsi a sbandierare le vittorie espone il ciclismo ufficiale alla rimonta da parte degli Enti che fanno attività sui territori e possono vantare un numero di tesserati di tutto rispetto. Se vuole garantire un futuro allo sport – chiunque sarà il presidente chiamato a guidarla – la FCI deve cambiare pelle. Per non ritrovarsi ancora una volta a chiudere la stalla quando i buoi sono già tutti fuori. Prendere esempio dall’operato del Presidente di Lega Roberto Pella, firmatario con il ministro Abodi e Mezzaroma di Sport e Salute del progetto Bici in Comune, potrebbe essere un bel modo per fissare degli utili punti di riferimento.

Per i tesserati FCI la sicurezza arriva da ICE-KEY

31.05.2024
3 min
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Il ciclismo è uno sport davvero unico in quanto consente all’amatore di emulare il professionista. Ogni appassionato può infatti affrontare le strade, le salite e anche le discese percorse dai professionisti e può farlo in sella alla stessa bicicletta utilizzata dal proprio campione preferito. Professionisti e amatori non sono però accumunati solo da questi aspetti, che possiamo tranquillamente definire “positivi”. Ad avvicinarli è anche (e purtroppo) la convivenza con il tema della sicurezza e il pericolo che porta con sé il pedalare su strada.

L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente
L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente

Dedicata ai tesserati FCI

La Federazione Ciclistica Italiana ha deciso di occuparsi della sicurezza dei propri tesserati e l’ha fatto siglando nei giorni scorsi un accordo ICE-KEY, realtà fondata da Roberto Simonelli che dal 2008 è costantemente impegnata nella realizzazione di dispositivi di sicurezza per chi pratica sport utilizzando le tecnologie più avanzate. L’accordo prevede per tutti i tesserati FCI l’acquisto ad un prezzo agevolato (14,90 euro invece di 19,90) di un dispositivo utile in caso di primo soccorso da applicare sul casco chiamato “Rispetta il ciclista”. Si tratta di uno sticker dotato di QR Code da applicare al casco.

Come un diario

“Rispetta il ciclista” è un vero e proprio diario sanitario che si propone di essere un aiuto concreto nel salvare la vita al ciclista vittima di un incidente. Permette infatti l’identificazione univoca della persona, associata ad un ventaglio di dati personali, tra cui i contatti da chiamare, dati clinici, come ad esempio allergie, malattie, terapie, patologie, vaccinazioni. Tutte queste preziose informazioni sono rese disponibili in modo rapido e semplice al soccorritore in caso di emergenza, di pericolo o di imprevisto rischioso.

Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo
Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo

Tecnologia al servizio della sicurezza

Perno tecnologico del prodotto è la piattaforma web cloud ICE-KEY nella quale vengono memorizzati i dati personali e sanitari del proprietario, inseribili tramite l’apposita app su smartphone (Android e iOS) e visualizzabili sul display di uno smartphone attraverso la fotocamera o un qualsiasi lettore QR Code. Basta inquadrare il QR Code stampato sullo sticker per far apparire le informazioni inserite dall’utente avviando così la procedura di alert e soccorso, tra cui contattare i numeri ICE (In Case of Emergency), inviare un SMS con la geo-localizzazione, collegarsi direttamente all’App WHERE ARE U del 112 e alle loro centrali operative. 

Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Ciclistica Italiana, ha commentato con queste parole l’importante accordo raggiunto con ICE-KEY a favore dei propri tesserati: «La Federazione si lega con entusiasmo a questa iniziativa rivolta alla sicurezza, argomento molto attuale e fondamentale per il nostro sport, che ripropone il tema sotto forma di uno strumento semplice ma estremamente utile in caso di emergenza».

Ice-Key

Un 2024 pieno d’impegni per Bennati, ma lui ha già le idee chiare

02.11.2023
5 min
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Quello che si profila sarà un anno molto intenso per il commissario tecnico, Daniele Bennati. Oltre agli impegni di avvicinamento, saranno ben tre gli appuntamenti ufficiali. Europei, mondiali e soprattutto Olimpiadi. Come si dovrà dunque organizzare il cittì? Tra visite, sopralluoghi, convocazioni… il dedalo appare piuttosto intricato.

Le date di fuoco del “Benna” sono queste: Olimpiadi di Parigi (27 luglio la crono, 3 agosto la prova in linea); gli europei in Limburgo (11-15 settembre); i mondiali di Zurigo (21-29 settembre). Con questi ultimi due appuntamenti che, se le altimetrie non fossero troppo divergenti, potrebbero quasi essere gli uni propedeutici agli altri. Ma su carta il mondiale è ben più duro della gara continentale.

A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo (uno per regolamento UCI che vale per tutte le Nazioni. E uno perché nel ranking siamo fuori dalle prime 5)
A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo
Daniele, dicevamo ti aspetta un anno ricco d’impegni…

Esatto sarà una stagione impegnativa, ma va bene così. Vengo da un bel “warm up” ormai! Le Olimpiadi in particolare sono un bel traguardo personale per me. Non le ho mai fatte da atleta, le farò da commissario tecnico e questo è motivo di orgoglio. Chiaramente non basta però, l’obiettivo è quello di una medaglia… che ancora non è arrivata.

Partiamo proprio dalle Olimpiadi: devi comunicare i probabili olimpici, anche per le visite mediche a Roma. Che tempi hai?

Non ho un limite preciso. In generale dico che questo è un aspetto per certi versi anche un po’ antipatico. Già in questo momento della stagione in cui i ragazzi sono alle prese col meritato riposo, devo iniziare a muovermi, a prendere i contatti per queste visite di prassi. Le feci anche io all’epoca. Sappiamo che a Parigi correremo solo in tre, ma la lista sarà più ampia di quei tre nomi chiaramente.

Cosa intendi per lista più ampia?

Parlo di 6-8 nomi, non di 20. E comprendono solo quelli della strada, anche se poi uno della strada deve fare anche la crono. E infatti mi sento anche con Marco Velo, sono scelte che valuteremo insieme (ovviamente il pensiero corre a Filippo Ganna, ndr).

Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica rispetto a Parigi, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Il tuo lavoro 2024 dà priorità alle Olimpiadi e poi a cascata il resto?

Presto mi vedrò con Velo e Sangalli per fare delle riunioni e programmare i vari sopralluoghi (anche per la logistica, ndr) e visionare i percorsi. La priorità in tal senso va a Parigi e successivamente al mondiale. E’ sempre importante “toccare con mano” dove si andrà a pedalare. E poi immagino che durante il periodo delle prossime classiche, andremo a visionare anche il percorso degli Europei che si svolgeranno in Limburgo. Le Olimpiadi sono una priorità anche perché cronologicamente arrivano prima di mondiali ed europei, ma in quanto a valore le metto alla pari o giù di lì con i mondiali.

E questo poi ti consentirà di preparare gli altri due appuntamenti in modo più tradizionale?

In linea di massima sì, facendo i Giochi solo in tre poi per le altre gare si va un po’ più sul sicuro. La mia idea è che in Francia non dico che non si debba correre da squadra, ma essendo solo in tre si va con tre capitani. O comunque con tre atleti che possono essere in grado e liberi di lottare per una medaglia. Per le altre due corse sarà invece una nazionale intera, una squadra.

Pensi di fare qualche raduno?

Purtroppo no. Mi piacerebbe condividere più tempo con i ragazzi ma ormai vediamo che l’attività dei pro’ è sempre più intensa. Non solo ci sono tante gare, ma loro stessi fanno tanti raduni con i rispettivi club, poi l’altura, le trasferte lontane come in Australia… Quindi, a stagione iniziata, chiedere ad un ragazzo di venire al raduno della nazionale è complicato. Significa andargli a togliere quei pochi giorni di riposo o che passa a casa con la famiglia.

Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Non è facile…

Non è facile ma non è questo aspetto che mi preoccupa. Alla fine riesco a tenere bene i rapporti al telefono, con delle call, magari anche tutti insieme, seguirli di persona nelle gare. Insomma cerco di starci a contatto il più possibile. Poi chiaramente farò dei ritiri a ridosso delle competizioni per amalgamare la squadra.

E le corse tipo il Giro di Sicilia che consentono il via alla nazionale assumeranno importanza? Diciamo il Sicilia perché è più vicino alle Olimpiadi…

Dovrò parlare con Rcs per capire se c’è la volontà di far partire la nazionale, ma come ho detto prima, non è facile avere i corridori nel pieno della stagione. In più c’è anche il problema che non è scontato convocare determinati corridori. Faccio un esempio, un nome a caso: non posso convocare Caruso se in quella corsa c’è anche il suo club. Questa cosa delle corse in azzurro, la faceva Davide (Cassani, ndr) e faceva bene, ma in dieci anni il ciclismo è cambiato… in meglio aggiungerei. Perché oggi è possibile avere in certe corse squadre WorldTour, professional e continental. Ma è anche vero che in questo modo dovrei convocare ragazzi che c’entrano poco con la nazionale e non mi sembra corretto dare loro una maglia azzurra.

Chiaro…

Ma anche in questo caso, come prima per i raduni, a ridosso di mondiali ed europei qualche corsa con la nazionale la faremo.

Montichiari, Spresiano e altro. Presidente, ci dica tutto…

10.09.2023
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Villa, nella sua disamina dei mondiali juniores, aveva preso spunto per ribadire come il nostro movimento su pista, nel suo cammino verso Parigi 2024, sconti il fatto di non avere un velodromo disponibile per organizzare gare internazionali. Montichiari grazie a una deroga è a disposizione per gli allenamenti della nazionale, ma questo non basta perché per gli azzurri mancano in questo modo occasioni di confronto.

Le parole del cittì azzurro hanno messo il dito su una piaga molto ampia: qual è la situazione degli impianti in Italia? Di Montichiari si è detto, ma da tempo si parla dei lavori di Spresiano, a un certo punto bloccati e oggetto di forti polemiche. Poi ci sono varie città che a parole si dichiarano disponibili per approntare impianti, ma qual è la realtà? Noi siamo voluti andare direttamente alla fonte per analizzare il problema, trovando disponibilità massima nel presidente della Fci Cordiano Dagnoni, chiamato a dare risposte reali, rifuggendo dal politichese.

L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
Presidente, partiamo da Montichiari e dalle parole di Villa…

La storia dell’impianto lombardo è nota a tutti, Montichiari paga vicissitudini lontane nel tempo che avevano portato anche al suo sequestro, mettendo in grave difficoltà tutto il settore. Ora è autorizzato il suo utilizzo solo per le varie nazionali, ma dobbiamo muoverci per risolvere la situazione e lo stiamo facendo.

Come?

La Regione Lombardia ha stabilito un importante contributo economico per procedere a lavori di messa a norma, esattamente come avviene per le case, quando bisogna adeguare impianti elettrici, idraulici e quant’altro. Nel nostro caso ci sono adempimenti da fare e si è cominciato con il rifacimento delle balaustre che è già in corso. Il programma di lavori prevede la messa a norma dell’impianto d’illuminazione, antincendio, antisismico, fra 15 giorni inizieranno anche lavori nei locali sottostanti che per fortuna non riguardano l’attività dei ragazzi sulla pista.

C’è una tempistica?

Quando i lavori sopra nominati saranno conclusi dovremo avere la certificazione di prevenzione incendi e con essa, penso che per l’inizio del 2024 potremo accogliere a Montichiari le scuole ciclismo e gli amatori. A seguire dovremmo avere l’autorizzazione alla presenza di pubblico e a quel punto potremo anche organizzare gare. Dico la verità, avrei voluto che tutto ciò fosse anticipato per poter allestire anche l’attività invernale a Montichiari, spero che almeno in conclusione della stagione si possa far qualcosa.

Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Pensa che comunque ci sarà possibilità di allestire qualche evento prima di Parigi 2024?

Io credo che almeno un paio di occasioni ci saranno, chiaramente trovando accordi anche con l’Uci e date compatibili nel calendario, ma io ci terrei anche che i prossimi campionati italiani si possano svolgere a Montichiari, su un impianto completamente a norma e con le caratteristiche utili per testare i ragazzi in vista dei Giochi. Gareggiare all’aperto, su piste in legno non è certo la stessa cosa. Ma c’è anche altro in ballo…

Ossia?

Tramite i fondi del PNRR, avremo a disposizione 3-4 milioni per costruire nelle adiacenze del velodromo una struttura con foresteria, mensa, studio medico. Potremo così avere il primo Centro di Preparazione Olimpica anche per il ciclismo e questo sarà un enorme passo in avanti.

Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Qual è la situazione di Spresiano?

Qui andiamo a toccare note dolenti. La situazione economica italiana non induce all’ottimismo. Venendo allo specifico, per completare i lavori servono almeno 15 milioni: il Comune di Spresiano con un enorme sforzo è pronto a garantirne 5, il resto dovrebbe metterlo il Governo. Noi abbiamo avuto rassicurazioni in merito, ma è davanti agli occhi di tutti come si sta procedendo con tagli in ogni campo e abbiamo timore che i tempi si allunghino ulteriormente e di molto.

Il vostro referente presso il Governo, per portare avanti le vostre istanze per un impianto che avrebbe un grande peso specifico, è il Ministro dello Sport Abodi?

Il ministro sa bene la situazione, ma non può fare molto essendo un dicastero senza portafoglio. Le “chiavi” della vicenda in questo caso le ha il Ministro dell’Economia Giorgetti, chiaramente Abodi si è fatto carico delle nostre aspettative ed esigenze, anche perché avere Spresiano sarebbe molto importante proprio nell’ottica di allestire eventi. Montichiari al massimo può ospitare 1.000 spettatori, a Spresiano potrebbero accoglierne già 2.500…

La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
Ci sono altri progetti in cantiere?

Da quando sono diventato presidente mi sono state proposte molte idee, alcune molto interessanti. Ma dove c’è l’area disponibile non ci sono i fondi, dove ci sono i soldi non c’è lo spazio, magari ci sono gli investitori ma non c’è un progetto adeguato… Con il presidente del Coni Malagò ne abbiamo parlato, l’importanza di avere impianti su pista sarebbe strategica anche per il discorso sicurezza.

Proprio a tal proposito, ok i velodromi, ma che cosa si può fare per fornire ai genitori impianti più a misura di bambino, come bike park di mtb o impianti per la bmx?

Su questo tema ho intenzione di muovermi soprattutto con i presidenti dei comitati regionali, in particolare con quelli al Sud, per trovare spazi e andare a colmare una lacuna, quella degli impianti di Bmx, ormai storica. Sono costruzioni che hanno costi molto contenuti, se si vuole allestire qualcosa per dare sicurezza ai bambini e soprattutto ai genitori, che così potrebbero portarli come si fa con le piscine. Mi viene sempre in mente l’esperienza di Radaelli, campione del mondo junior: si allena a Garlate, dove non c’era la rampa di partenza (che è la parte che costa di più). I responsabili della società hanno costruito una rampa artigianale con riporti di terra ed è stata più che sufficiente. Vediamo quel che si potrà fare, la strada per un ciclismo più sicuro passa anche da qui.

La seconda vita di Manfredi, tra allenamenti e promozione

14.02.2023
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Le attività di Samuele Manfredi vanno moltiplicandosi e in attesa di completare quel percorso che tutti sperano possa riportarlo a vestire la maglia azzurra, magari in occasione delle Paralimpiadi, è ora coinvolto in un importante progetto con la Federazione. Il corridore savonese, fermato da un gravissimo incidente in allenamento dal dicembre 2018 che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, è entrato a far parte della Commissione Attività di Promozione Ciclistica.

Il proposito del team, guidato dal vicepresidente Fci Ruggero Cazzaniga, è valutare idee e proposte per promuovere il ciclismo e l’uso della bicicletta fuori dagli ambienti agonistici, attraverso eventi promozionali rivolti ai più piccoli, la formazione di animatori per gestire gli eventi sul territorio e allargare attraverso varie iniziative il bacino d‘utenza degli utilizzatori della bici.

Samuele ha preso molto sul serio questo nuovo impegno: «Cazzaniga mi ha chiesto di mettere a disposizione le mie conoscenze e la mia storia per questo progetto e non ho avuto il minimo dubbio nell’accettare. Il mio compito è offrire idee e dare una mano nel trovare contatti utili per rapportarci con chi realmente può darci una mano. Abbiamo iniziato da pochi giorni, ma posso dire che ci sono già risultati».

Manfredi con gli altri componenti la Commissione Fci: da sinistra Pasqualini, Perazzi, Cazzaniga, Nicoletti e Negro Cusa (foto Fci)
Manfredi con gli altri componenti la Commissione Fci: da sinistra Pasqualini, Perazzi, Cazzaniga, Nicoletti e Negro Cusa (foto Fci)
Quali?

Nella mia città, Loano, c’è una pista al chiuso dedicata a mtb e E-bike. In questo teatro si può realizzare un centro di avviamento al ciclismo. Mi sono subito messo in contatto con il presidente del comitato regionale Fci Sandro Tuvo e la cosa si può dire che sia fatta. Io comunque mi sto muovendo anche per allargare il numero di collaboratori nella promozione del ciclismo, coinvolgendo mille attività prima lontane dal nostro mondo.

La tua storia e la tua testimonianza come vengono lette? Al giorno d’oggi il ciclismo ha ormai la patente di sport pericoloso…

E’ proprio su questo che dobbiamo agire. Dimostrare che il ciclismo, se affrontato nella maniera giusta e prendendo le giuste precauzioni, non è più pericoloso di tante altre attività, di tutto ciò che fa parte della vita stessa. Io non ho mai smesso di pensarla così, nonostante tutto.

Manfredi Europei 2018
Il trionfo nell’inseguimento agli Europei Juniores di Aigle 2018
Manfredi Europei 2018
Il trionfo nell’inseguimento agli Europei Juniores di Aigle 2018
Secondo te in questo quadro di attività dovrebbe rientrare anche una campagna di educazione riservata a chi va in auto, al rispetto verso chi pedala?

Non so quanto potrebbe trovare risposte. Noi stiamo invece lavorando verso una ristrutturazione delle figure di guida cicloturistica, rendendo l’accesso ai corsi più semplice e moltiplicando gli stessi. Quell’opera di educazione di cui si accennava prima può passare anche attraverso queste figure. Dobbiamo rendere la pratica ciclistica più radicata nella nostra cultura, non guardarla solo dall’aspetto sportivo. Inoltre è un’occasione di lavoro e questo oggi è importante.

Che cosa avete in programma ora?

Abbiamo già avuto tre incontri, uno a Milano e due in videoconferenza. L’attività è molto impegnativa, stiamo cercando di rendere questa commissione un organo che sia all’insegna del fare.

Il ligure sta sostenendo allenamenti molto intensi. E in futuro vuol provare il triathlon (foto Il Secolo XIX)
Il ligure sta sostenendo allenamenti molto intensi. E in futuro vuol provare il triathlon (foto Il Secolo XIX)
Questo impegno va a innestarsi in una tua vita quotidiana già molto impegnata, tra la continua opera di rieducazione e gli allenamenti…

Non c’è solo questo. Ho anche cambiato base, spostandomi a Pavia dove c’è la mia fidanzata. Ho dovuto ricostruire tutto. La cosa bella è che mi sto appassionando sempre più alla pratica sportiva, sto tornando quello di un tempo. Mi alleno sulla ciclabile lungo il Naviglio, quando torno a Loano su quella di Sanremo. Quel che è certo è che la sto prendendo molto seriamente.

Il progetto paralimpico ha quindi preso corpo…

Sì, anche se non mi pongo particolari obiettivi, non guardo certo a Parigi, sono un neofita della disciplina. Ho iniziato da poco, faccio uscite di 6-7 ore sotto la guida del mio vecchio preparatore atletico, Massimo Bechis. Sono poi in costante contatto con il cittì azzurro Rino De Candido che tanto ha insistito perché intraprendessi quest’avventura. E’ dura, ma ci metto tanto impegno.

Avversario di tante gare da junior, Manfredi ha mantenuto saldi legami con Evenepoel
Avversario di tante gare da junior, Manfredi ha mantenuto saldi legami con Evenepoel
Ti vedremo anche in gara?

Sì, subito dopo Pasqua a Marina di Massa, farò il mio esordio per il Team Equa. Ho anche una nuova handbike, una Carbonbike arrivata dagli Usa. Io sono alto 1,96, adattarla alla mia misura non è stato facile, ma ora mi trovo sempre più a mio agio.

Che sensazione provi nel tornare ad allenarti con l’obiettivo della gara?

E’ difficile descriverlo. Sentire la fatica nel corpo, sentire lo scorrere delle ruote e la velocità. Per carità, parliamo di cose molto diverse da quelle che si provano in bici, si va molto più piano e le pendenze, anche minime, si fanno sentire di più. Bisogna rivedere tutte le proprie nozioni di guida, adattarle alla diversa velocità nell’affrontare le curve, gli ostacoli. Non vedo l’ora di tornare in gara. Voglio tornare a respirare il Manfredi di una volta, quello che interpretava le corse alla garibaldina. Senza pensare al risultato, conterà esserci.

Bramati a sorpresa: «Sono stato messo da parte»

20.10.2022
5 min
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«Se parliamo di ciclocross, entriamo in un terreno minato…». Le parole di primo approccio di Luca Bramati lasciano già intendere quale sia l’atmosfera. L’ex olimpico azzurro (che condivise con Pontoni la prima esperienza in assoluto della mtb a cinque cerchi nel 1996) è sempre in giro, la stagione sui prati lo vede ancora protagonista, ma in veste molto diversa da quella a cui eravamo abituati.

Il grande progetto legato alla Fas-Airport Services, costola della Valcar-Travel&Service, non esiste più. I grandi successi della scorsa stagione (uno per tutti: il clamoroso bronzo mondiale della Persico nella lontana Fayetteville) sembrano lontanissimi. Il perché, riferito dal tecnico lombardo, lascia alquanto interdetti: «Nel corso dell’anno è successo un fatto estremamente grave: un alto dirigente federale del quale conosco il nome ma che non voglio riferire ha praticamente emesso una “fatwa” su di me: la prosecuzione dell’attività della squadra sarebbe stata possibile solamente senza di me. E’ un fatto di una gravità inaudita che lascia ben intendere come si lavori oggi nei massimi organi».

Lucia Bramati in gara. Per lei un inizio stagione soft, ma in Svizzera ha chiuso ai piedi del podio (foto Alessandro Billiani)
Lucia Bramati in gara. Per lei un inizio stagione soft, ma in Svizzera ha chiuso ai piedi del podio (foto Alessandro Billiani)
La Valcar ti ha messo quindi alla porta?

No, ci tengo a sottolinearlo. Villa mi ha contattato e mi ha detto che era venuto a sapere che io avrei portato mia figlia Lucia in una squadra belga. Gli ho detto che non era vero niente, ma che comunque per correttezza facevo un passo indietro e non avrei continuato la mia esperienza. Così la squadra non si è più fatta o meglio la Valcar continuerà a sostenere la Persico nelle sue uscite nel ciclocross, che so essere previste da dicembre in poi.

Come sei rimasto con loro?

In ottimi rapporti, il problema non sono mai stati loro, anzi stavamo costruendo una bellissima esperienza e i risultati dello scorso anno sono lì a dimostrarlo.

La Corvi viene da una grande annata nella mtb, con titolo italiano e bei piazzamenti all’estero
La Corvi viene da una grande annata nella mtb, con titolo italiano e bei piazzamenti all’estero
Quindi Lucia con che squadra corre?

Sia lei che Valentina Corvi, l’altra ragazza che seguo nel ciclocross, continuano a correre con lo stesso team della mtb, la Trinx. Io continuo a seguirle, a portarle in giro per le gare in Italia e soprattutto all’estero, ma mi rendo conto che il movimento è decisamente in disfacimento e devo dire che in questa situazione Pontoni sta facendo un lavoro enorme, con i giovani, ma solo sulle sue forze. Guardiamo però al di là: non c’è più una squadra femminile e al maschile solo la Selle Italia Guerciotti Elite, oltre abbiamo solo realtà locali. Con questo non vai molto avanti.

Il problema secondo te dov’è?

E’ tutto il settore offroad che è stato abbandonato, al contrario di quanto si era detto in campagna elettorale. Abbiamo ad esempio un calendario nazionale strapieno, ma fatto senza criterio, così domenica scorsa avevamo i nostri migliori in Spagna con la nazionale di Pontoni e in Svizzera noi e tanti altri. Perché? Per prendere punti Uci. Se però corri in Svizzera e ti trovi un Folcarelli che si fa 1.000 chilometri invece di andare alla tappa del Giro d’Italia che aveva praticamente dietro casa, ti rendi conto che qualcosa non va, perché così porti le persone a buttare soldi. Poi hai Brugherio sabato prossimo in contemporanea con la Coppa del mondo a Tabor: ma chi volete che andrà dei migliori italiani in Lombardia? E questo non è giusto per chi organizza e investe…

Per la Corvi vittoria in Spagna fra le junior, davanti alla Venturelli. Un duello che si ripete
Per la Corvi vittoria in Spagna fra le junior, davanti alla Venturelli. Un duello che si ripete
Parli di offroad: è un problema che riguarda solo il ciclocross o anche la mtb?

Tutto il comparto. Faccio un esempio: ci sono una cinquantina di corridori di mtb che passano under 23, ma in quali squadre, visto che quasi non ne esistono? Così la metà cercherà un approdo su strada, l’altra metà abbandonerà. In questo modo non c’è futuro per tutto il settore. Con Dagnoni avevamo parlato a inizio mandato: c’erano tante idee, ma tutto è caduto nel dimenticatoio.

Parliamo allora delle tue ragazze…

Lucia viene da una stagione di mtb che praticamente non ha fatto perché ha scelto, col mio pieno appoggio, di pensare alla scuola e dedicarsi agli esami di maturità. Ora mi ha chiesto di potersi dedicare anima e corpo al ciclocross, poi valuteremo che cosa fare anche in tema di studio. All’inizio faticava, ma gara dopo gara sta crescendo. Lucia ci crede molto nel suo futuro nella specialità e io voglio darle tutto il supporto possibile.

La figlia di Luca Bramati punta tutto sul ciclocross dopo aver pensato giustamente alla scuola (foto Billiani)
La figlia di Luca Bramati punta tutto sul ciclocross dopo aver pensato giustamente alla scuola (foto Billiani)
Lo scorso anno avevamo avuto Corvi e Venturelli nelle primissime posizioni internazionali. La Venturelli poi sappiamo che cosa ha fatto su strada. Di Valentina nella mtb che cosa puoi dirci?

Viene da una stagione eccezionale. Ha vinto il titolo italiano, è andata sul podio in Coppa del Mondo e ha chiuso sesta ai mondiali, il tutto da primo anno di categoria. Ha iniziato la stagione del ciclocross con una grande carica, ha vinto 4 delle prime 5 gare disputate, pur avendo staccato per un mese dopo la stagione di mtb. E’ anche oltre quel che mi aspettavo.

Che cosa ti aspetti da loro?

Io sono abituato a lavorare per obiettivi. Quest’anno ci siamo posti come termine il mondiale e dovranno arrivare all’appuntamento al massimo della forma, ognuna nella sua categoria. Io sono convinto che potranno fare davvero bene, Valentina poi ha un grande appuntamento all’orizzonte che sono i mondiali di mtb, dove con un anno in più può davvero fare risultato. Il fatto è che dietro di loro ci sono io, ma quanti altri giovani talenti rischiamo di perdere così? A me arrivano frotte di richieste per entrare nel team, ma non possiamo prendere tutti. Bisogna agire a livello più generale, più alto e bisogna farlo subito.

Gruppo performance: il progetto per i successi azzurri

25.09.2022
5 min
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Dal Centro Studi al Gruppo Performance (in apertura foto Fci): è una delle rivoluzioni della Federazione ciclistica italiana. Un cambio firmato Diego Bragato. Si tratta di una struttura che molto può dare e sta dando, in tempi in cui l’asticella si è alzata parecchio.

Oggi si parla di multidisciplinarietà. In questo caso si dovrebbe parlare anche di tecnici “multidisciplinari”. Alla base del Gruppo Performance, che tra l’altro come vedremo non è solo, c’è una grande condivisione di conoscenze e d’informazioni con tecnici e atleti.

Bragato (a destra) con Elisabetta Borgia e Federico Ventura del freestyle. Lo scambio d’informazioni è centrale in questo progetto
Bragato con Elisabetta Borgia, lo scambio d’informazioni è centrale in questo progetto
Diego, cerchiamo di capire meglio questo interessante cambiamento. In precedenza c’era il Centro Studi. E adesso?

In pratica il Centro Studi è stato sostituito da due gruppi: la Scuola dei tecnici, di cui fa parte tra gli altri anche Paolo Slongo, e il Gruppo Performance di cui faccio parte e ne sono il responsabile. Sono stato io a chiedere a  Roberto Amadio (team manager delle squadre nazionali della Fci, ndr) un gruppo a parte. La Scuola dei tecnici resta aggiornata sulla parte scientifica, gli studi, le evoluzioni delle preparazioni. Noi del Gruppo Performance invece curiamo la parte pratica di questi studi.

Qual è la funzione del Gruppo Performance?

Lavoriamo per i vari commissari tecnici e le loro nazionali. In quest’ottica ho chiesto un gruppo di persone al nostro supporto per poter collaborare appunto con i vari cittì. E per questo abbiamo indetto una selezione per titoli e colloquio con il fine di individuare altre figure. Si sono presentate 80 persone, ne abbiamo prese quattro

Chi sono i tecnici presenti?

Ci sono Marco Compri, che è esperto in termini di palestra, forza. C’è Mattia Michelusi che in passato faceva parte del Centro Studi e successivamente ha avuto delle esperienze con dei team WorldTour. Mattia è un esperto nell’analisi dei file, dei dati e delle prestazioni. Si passa poi a Luca Festa, la new entry. Oltre alle sue lauree in Scienze Motorie e dello Sport, è anche un ricercatore e vanta persino delle pubblicazioni. Anche lui ha avuto esperienze in squadre di club. E’ molto bravo in quella che è la fisiologia dell’esercizio, nel monitoraggio dei carichi di lavoro, nella programmazione a lungo raggio e per questo è importante nel lavoro con i giovani. Marco Decet invece è un esperto dei test e delle valutazioni funzionali. Inoltre lui viene dal mondo dell’offroad, gravity ed era importante una presenza di questo genere, per tornare a curare bene quel settore.

Le videonalisi sono importanti. Di questi aspetti se ne occupa Fabbioni
Le videonalisi sono importanti. Di questi aspetti se ne occupa Fabbioni
Una bella squadra…

E non vanno dimenticate altre due figure fondamentali. Fausto Fabbioni, che cura la parte logistica, i video, i software… Ed Elisabetta Borgia, alla quale è affidata l’area psicologica, che fa parte a tutti gli effetti della prestazione.

Qual è il’obiettivodel Gruppo Perfomance?

Affiancare i commissari tecnici in base alle loro richieste e dare loro un servizio di supporto. Faccio un esempio. Due anni fa il cittì della downhill ci aveva richiesto una figura per gestire lo stress degli atleti. E quindi ecco che abbiamo coinvolto la Borgia. Serviva qualcuno per la palestra ed è stato chiamato Compri.

Insomma il Gruppo Perfomance è un po’ come il settore tecnico di una squadra WorldTour?

L’idea è proprio quella, ma con molta più flessibilità verso tecnici e atleti. Noi infatti non abbiamo a disposizione i corridori tutto l’anno.

Nulla è lasciato al caso. Qui i test a crono a Monza. Dati preziosi per il Gruppo Performance e per i cittì (immagine Instagram)
Nulla è lasciato al caso. Qui i test a crono a Monza. Dati preziosi per il Gruppo Performance e per i cittì (immagine Instagram)
Lo scambio d’informazioni è vitale in questo progetto. Come fate?

Recentemente abbiamo fatto una due giorni a Montichiari. Siamo stati tutti insieme. Ho voluto coinvolgere tutti i tecnici per condividere il modus operandi, conoscere i loro punti di vista. I pareri esterni, derivanti da esperienze diverse, sono ben accetti. Compri per esempio non è mai andato in bici, viene dalla pesistica e dalla pallavolo, eppure il suo metodo e il suo approccio di lavoro hanno dato ottimi frutti. Sono stati un valore aggiunto.

Vi vedete online, avete una chat?

Chiaramente abbiamo una chat nostra. E ne fa parte anche Josè Dantas, il responsabile del reparto scientifico, proprio per fare da ponte con la Scuola dei tecnici. Passiamo poi molto tempo al telefono. Siamo un gruppo unito e ciò che voglio è avere idee lineari.

E infatti proprio di quest’ultimo aspetto ti avremmo chiesto. Con tanti tecnici di provenienza differente è importante individuare una direttrice, una “lingua comune”. Bisogna incanalare tutte queste teorie e per farlo serve un “collettore”…

Ed è proprio questo il mio ruolo. Mi devo assicurare che il gruppo vada nella stessa direzione ed anche per questo io non voglio ruoli etichettati o predefiniti: deve esserci interscambio. Ho detto di Compri tra bmx e pista, ma questo deve avvenire anche con altre discipline.

Bragato, autore della foto, durante la due giorni del Gruppo Performance a Montichiari
Bragato, autore della foto, durante la due giorni del Gruppo Performance a Montichiari
Come nasce questa idea del Gruppo Performance? Ed è una tua idea?

Sì, è una mia idea. Negli anni passati in Federazione vedevo che c’era un grande potenziale degli atleti e dei tecnici in tutte le discipline, ma mancava qualcosa per fare il salto di qualità. Mancava qualcosa da un punto di vista scientifico che desse ai ragazzi una base solida. Non volevo che le prestazioni o le vittorie fossero frutto di un exploit del talento dell’atleta o del tecnico. No, volevo che fossero frutto di un sistema. Una volta che quel tecnico o quel corridore lasciano, poi salta tutto. Quindi ho creato questa struttura, questo staff lineare e trasversale al tempo stesso. Uno staff che vorrei fosse abile anche nello scovare talenti.

E’ importante avere nuovi ricambi e allargare la base…

Faccio l’esempio di quanto accaduto fra pista e mtb: questo è stato possibile perché c’erano occhi su entrambe le discipline. Analizzando i dati, i test, abbiamo visto che alcuni atleti potevano andare bene anche per l’altra disciplina. Dobbiamo capire la disciplina più adatta ai ragazzi. E monitorarli è importante. Si lega anche alla loro crescita. 

La chiave, Diego, è tutta in quella frase: “Bisogna vincere non per il talento, ma per il sistema”…

Io sono convinto che si possa fare bene e che passo dopo passo si possa andare parecchio avanti. Serve continuità. Per ora Amadio e la Federazione ci hanno dato fiducia.

Progetto 3R, parte da qui la rivoluzione amatoriale

26.07.2022
5 min
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L’accordo siglato da Fci e Acsi e denominato sotto il nome di “progetto 3R” ha il sapore di una rivoluzione destinata a cambiare il mondo del ciclismo amatoriale. Si tratta di un accordo ad ampio raggio che coinvolge sì il mondo delle Granfondo, ma riguarda tutta la concezione ciclistica italiana, con una forte impronta sul turismo e sul rapporto con le istituzioni.

Il progetto nasce da un’idea dell’associazione Formula Bici, che voleva ridare impulso al settore delle Granfondo che, più di altri, ha sofferto gli effetti del lockdown (nel 2020 un movimento che viveva su oltre 200 gare ne aveva viste effettuate meno di una ventina e la ripresa è stata molto lenta con effetti che si avvertono ancora adesso): «Era necessario rimettere mano a tutto il settore per rilanciare le sue potenzialità – ha affermato il presidente Roberto Sgalla, responsabile anche della Commissione dei Direttori di Corsa, nel corso della presentazione – garantendo un più alto livello di qualità dei servizi, dei rapporti con gli enti locali, della sicurezza».

3R conferenza
Da sinistra Andrea Capelli (Commissione SAN), Emiliano Borgna, Roberto Sgalla e Gianantonio Crisafulli
3R conferenza
Da sinistra Emiliano Borgna, Roberto Sgalla e Gianantonio Crisafulli

Gare analizzate al microscopio

Per capirne di più abbiamo allora interpellato i firmatari del documento, in primis il consigliere federale Gianantonio Crisafulli, responsabile dell’attività amatoriale: «Siamo partiti dalla consapevolezza di dover mettere mano a un calendario che, nel suo pieno sviluppo, ha troppe gare: molti organizzatori per sopravvivere sono costretti a ridurre le quote d’iscrizione e a contenere le spese, a tutto danno della sicurezza e questo non poteva più avvenire. Gli organizzatori saranno quindi chiamati a richiedere una certificazione, attraverso un questionario e senza oneri, per poter entrare in calendario».

Nel questionario ogni organizzatore dovrà dare un quadro esaustivo della propria gara. Dalla sua storia ai dati sulla partecipazione. Da tutti i servizi erogati ai mezzi e volontari impiegati. Dalla ricettività del territorio a tutte le iniziative di contorno. In base a questa massa di dati, si otterrà una delle due seguenti certificazioni: Tripla A per manifestazioni con un minimo di 800 iscritti e costo d’iscrizione minimo di 50 euro, oppure Doppia A con riferimenti rispettivi di 400 iscritti e 40 euro.

3R cicloturismo
Uno degli obiettivi è ridare alle granfondo una forte impronta cicloturistica senza togliere l’agonismo
3R cicloturismo
Uno degli obiettivi è ridare alle granfondo una forte impronta cicloturistica senza togliere l’agonismo

Strada spianata per i permessi?

Gli obiettivi sono molteplici: «Ottenuta la certificazione, l’organizzatore avrà innanzitutto una maggiore protezione nel calendario, evitando concomitanze nel raggio di almeno 200 chilometri. Avrà poi una strada privilegiata nei rapporti con le istituzioni e con gli enti preposti alla concessione dei permessi. Infine spingeremo su ogni gara inserita nel calendario perché ci sia uno spazio specifico dedito all’attività giovanile, che vada da iniziative ludiche per i più piccoli fino all’allestimento di gare di contorno per le categorie fino agli allievi».

L’aspetto dei rapporti con gli enti non è secondario. Molto spesso il lavoro degli organizzatori viene vanificato a pochissimi giorni dalla gara dalla mancata concessione dei permessi di passaggio. «Un evento è tale se non è solo sportivo – riprende Crisafulli – Dobbiamo considerare la Granfondo come inserita in un contesto turistico, quindi bisogna far sì che sia un motivo non solo per arrivare, correre e andare a casa, ma anche per scoprire tutto quel che la località può garantire, dando quindi motivo a chi corre e soprattutto chi accompagna di fare di quel weekend un’esperienza a 360°».

3R Granfondo Versilia
La GF della Versilia, una delle tante prove con classifica su tratti cronometrati
3R Granfondo Versilia
La GF della Versilia, una delle tante prove con classifica su tratti cronometrati

Formula agonistica da rivedere

Proprio sull’aspetto turistico s’innesta il ragionamento di Emiliano Borgna, presidente dell’Acsi Ciclismo, il principale ente di promozione sportiva come attività che ha sottoscritto l’accordo: «L’agonismo com’era inteso prima del covid ha perso richiamo, ce lo dicono i numeri dei praticanti che erano fortemente calati nel pieno della pandemia e non sono ancora tornati ai livelli di prima. Questo perché la figura dell’amatore è più improntata verso un tipo di pedalata che non guarda al cronometro.

«Per questo siamo d’accordo nello spingere sempre più verso granfondo che prevedano tratti cronometrati dove chi vuole confrontarsi contro il cronometro e gli avversari può farlo, ma che per il resto sia una passeggiata in compagnia per godersi il mondo che lo circonda. Non tutti possono allenarsi tutti i giorni, anzi molti riescono a uscire in bici una volta alla settimana. Anche loro però vanno coinvolti nel nostro mondo, dando agli eventi un taglio più in linea con il passato cicloturistico».

Maratona dles Dolomites
Nelle grandi classiche come la Maratona dles Dolomites si pensa a invitare anche gli Elite (foto Freddy Planinschek)
Maratona dles Dolomites
Nelle grandi classiche come la Maratona dles Dolomites si pensa a invitare anche gli Elite (foto Freddy Planinschek)

Rating, ranking, responsibility

Torniamo al discorso delle certificazioni. Le 3 R stanno per rating, ossia la valutazione della qualità organizzativa della granfondo; ranking, per stilare una graduatoria di merito tesa in futuro a creare un circuito delle principali classiche e a garantire ai migliori nella graduatoria di poter partire sempre dalle prime griglie; responsibility, per spingere gli organizzatori a fare tutto quel che è necessario per garantire la sicurezza degli atleti.

Chi volesse quindi cimentarsi nell’organizzazione di una granfondo, avendo a disposizione un budget anche cospicuo ma senza un background di esperienze, troverà quindi porte chiuse? «No – risponde Borgna – ma dovrà dare risposte concrete. Troppo spesso abbiamo visto organizzazioni proporre gare “al minimo”, con quote d’iscrizione ridicole senza che di conseguenza ci fosse un’adeguata sicurezza. La certificazione è aperta a ogni organizzatore, anche di altri enti, ma bisognerà dare adeguate garanzie».

Cannondale sposa in pieno la filosofia FAR Gravel

12.07.2022
3 min
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Mancano appena due mesi e poi sarà ancora… FAR Gravel. Contando sul prezioso supporto di Cannondale, nuovamente main partner dell’evento, torna difatti ad Argenta (Ferrara), nel weekend del 17 e 18 settembre, l’atteso evento 100% dedicato al mondo gravel. Per il secondo anno consecutivo, il bike brand americano sarà dunque ancora al fianco della FAR Gravel. Quest’anno l’evento sarà ancora più prestigioso in quanto “sede” dei primi Campionati Italiani Federazione Ciclistica Italiana Gravel Open e Master della storia

La FAR Gravel Cannondale Alé prevede tre percorsi: 50, 100 ed un lungo di 150 chilometri, tutti tracciati aperti a ciclisti di qualsiasi livello e lungo i quali ci si potrà mettere alla prova utilizzando qualunque tipologia di bicicletta, dalla gravel tradizionale fino alla e-bike. La partenza, “alla francese”, è fissata per il pomeriggio di sabato, con arrivo previsto fino alla mezzanotte. Si pedalerà tra boschi, argini, canali e sentieri di erba e terra battuta, attorno a paludi che al tramonto si riempiranno di fascino, lasciando tutti a bocca aperta di fronte ai numerosi fenicotteri che popolano l’area…

Parola d’ordine: inclusione

E proprio sullo stesso percorso della cicloturistica del sabato si svolgeranno il giorno successivo i primi Campionati Italiani Gravel organizzati dalla Federazione Ciclistica Italiana. La prima storica edizione dei tricolori di questa disciplina si inserirà così in un già ricco weekend dedicato al mondo gravel, consentendo di fatto agli amatori di pedalare sullo stesso tracciato degli agonisti. 

L’evento Far Gravel si terrà il 17 ed il 18 settembre, al suo interno ci saranno anche i primi campionati italiani di disciplina
L’evento Far Gravel si terrà il 17 ed il 18 settembre

«Questa avventura a pedali aperta a tutti – ha dichiarato Simone Maltagliati, Marketing Manager Cannondale per l’Italia – rispecchia alla perfezione la filosofia del nostro brand. La nostra parola d’ordine è inclusione, perché nel mondo bike tutti sono i benvenuti. E proprio in sinergia con la FAR Gravel ci poniamo l’obiettivo di avvicinare più cicliste e ciclisti possibili allo spirito del gravel. Siamo dell’idea che con il mezzo giusto non esistano percorsi troppo sfidanti o ciclisti non all’altezza, ed è proprio per questo che lavoriamo costantemente per migliorare l’esperienza in bicicletta del nostro variegato pubblico. Essere presenti ad Argenta ci ricorda quanto sia importante in questo settore il concetto di fare comunità e di sentirsi parte di un insieme in cui quello che conta è partecipare, non arrivare primi».

Far Gravel

Cannondale