Pogacar Lombardia 2021

Pogacar, il perché di una vera impresa

13.10.2021
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Se andiamo a guardare i numeri, emerge chiaramente come l’impresa di Tadej Pogacar al Giro di Lombardia gli abbia consentito di fare un concreto salto nella storia del ciclismo, affiancando Coppi e Merckx fra coloro che sono stati capaci di vincere un grande giro e due Classiche Monumento nello stesso anno. Sembra strano, ma proprio il fatto di avere conquistato una seconda classica dopo quanto aveva già fatto gli ha permesso di uscire da un gruppo folto, esattamente come avviene quando scatta appena la strada si rizza sotto le ruote.

Proviamo a spiegare meglio il concetto: vincere una grande corsa a tappe e una classica delle 5 considerate capisaldi del ciclismo (Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia) è un fatto abbastanza comune. Nella storia ci sono riusciti in 46 e l’abbinamento fu normale già ai primordi, con Lucien Petit Breton, Maurice Garin ma anche Luigi Ganna.

Coppi 1949
Fausto Coppi nel 1949 vinse le tre grandi prove italiane: Sanremo, Giro e Lombardia, imitato solo da Merckx nel ’72
Coppi 1949
Fausto Coppi nel 1949 vinse le tre grandi prove italiane: Sanremo, Giro e Lombardia, imitato solo da Merckx nel ’72

Un abbinamento sempre più difficile

E’ pur vero però che ai tempi la concorrenza non era così elevata e men che meno la specializzazione, non è un caso se dei corridori attualmente in attività l’impresa sia riuscita solamente a gente come Nibali, Valverde e più recentemente ai due sloveni terribili, Roglic e per l’appunto Pogacar.

Il discorso diventa già più selettivo se chiediamo che queste vittorie siano arrivate nello stesso anno: l’elenco si restringe a 27 corridori. Il primo fu Petit Breton, che nel 1907 conquistò Milano-Sanremo e Tour de France. Qualcuno ci riuscì più volte: 6 Merckx (ma il Cannibale merita un discorso a parte), 3 Hinault e Binda, 2 Girardengo e Coppi, che però nel 1949 fu capace di un’impresa clamorosa: abbinare alla doppietta Giro-Tour anche i successi alla Sanremo e al Lombardia.

Perché lo chiamavano “il Cannibale”…

Entriamo così nel ristrettissimo novero dei vincitori di una grande corsa a tappe e due classiche. Detto di Coppi e Pogacar, resta il grande Eddy. Il campionissimo belga fu capace di farlo per ben 4 volte: nel 1969 portò a casa Sanremo, Fiandre, Liegi e Tour (e finì secondo a Roubaix…); nel ’71 Sanremo, Tour, Liegi e Lombardia; nel ’73 Roubaix, Liegi, Vuelta e Giro e perse la vittoria al Lombardia per la famosa squalifica. Ciò non bastasse, nel 1970 abbinò alla doppietta Giro-Tour anche il successo a Roubaix.

Il suo anno d’oro fu però il 1972: non solo ottenne un’altra doppietta Giro-Tour, ma condì il tutto con le vittorie a Sanremo, Liegi e Lombardia, finendo 7° nelle altre due classiche. Non corse la Vuelta, ma visto il suo strapotere, se l’avesse fatto…

Belloni 1920
Gaetano Belloni nel 1920 andò davvero vicino alla clamorosa tripletta
Belloni 1920
Gaetano Belloni nel 1920 andò davvero vicino alla clamorosa tripletta

Il problema della concorrenza

Riguardando le statistiche, emerge una curiosità. Fra coloro che andarono vicino alla grande impresa realizzata da Coppi, Merckx e Pogacar c’è Gaetano Belloni, ossia colui che è passato alla storia come “l’eterno secondo”. Nel 1920 realizzò la doppietta Sanremo-Giro (invero abbastanza comune, la Classicissima almeno nel secolo scorso era un viatico portafortuna per la corsa rosa) finendo terzo al Lombardia, battuto in volata da Brunero quando ormai Pellissier (uno dei tanti capace di vincere sia nel giorno solo che sulle tre settimane) era arrivato da 1’20”. Ma d’altronde Belloni è passato alla storia più per le sue sconfitte che per le vittorie…

Riuscirà Pogacar a elevarsi ancora di più? Merckx ne è convinto, avendo speso per lui parole di stima che non aveva mai pronunciato per nessuno, ma ci sono due fattori che rendono l’ulteriore impresa difficile: il primo è la concorrenza, forte nei grandi Giri (Roglic, Bernal, altri giovani rampanti) e fortissima nelle classiche (Van Aert, Van Der Poel, Alaphilippe e ne citiamo solo alcuni), ma quella va messa in conto e poi non è che Coppi e Merckx corressero contro nessuno…

Pogacar Merckx 2021
Tadej Pogacar ed Eddy Merckx: il campionissimo belga ha avuto parole lusinghiere per il suo erede
Pogacar Merckx 2021
Tadej Pogacar ed Eddy Merckx: il campionissimo belga ha avuto parole lusinghiere per il suo erede

Il secondo è forse ancor più problematico ed è dettato dai suoi programmi: seppur a parole Pogacar dica di essere affascinato da gare come il Giro d’Italia, il suo calendario è abbastanza statico. Il Tour è imprescindibile, Sanremo e Roubaix sono troppo lontane dalla sua mentalità per provarci davvero e questo, per chi ama il ciclismo e tifa per le grandi imprese a prescindere dalla bandiera, è un peccato.

Andrea Agostini, 2020

Agostini, la Nove Colli, Pogacar e Marco…

26.12.2020
4 min
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Agostini ha appena finito di sfogliare il libro del 2020 e come capita a un certo punto intorno ai 50, compiuti proprio quest’anno, ha tracciato un primo bilancio, uscendone col sorriso. Sembra ieri che spuntò fuori come addetto stampa accanto al suo amico Marco, invece sono passati più di 20 anni e oggi Andrea è uno dei tre manager della Uae Team Emirates. Come regalo di Natale, piuttosto inatteso, si è ritrovato presidente della Fausto Coppi di Cesenatico, in cui tanti anni fa iniziò a correre.

«Mi ci hanno tirato dentro – sorride Agostini – non ci pensavo nemmeno. Non nascondo che mi fa piacere, perché è un cerchio che si chiude e mi dà il modo di restituire un po’ di quello che mi ha dato il ciclismo. E’ la mia prima società e ancora oggi ho Arrigo Vanzolini come punto di riferimento. E’ del 1934 come mio padre, ma è ancora dinamico e molto lucido. Parliamo anche della società che organizza la Nove Colli, per cui non è un ruolo assolutamente banale…».

Partenza Nove Colli 2018
Agostini è diventato il presidente della Fausto Coppi che organizza la Nove Colli
Partenza Nove Colli 2018
Nove Colli, fiore all’occhiello della Fausto Coppi
Dove troverai il tempo?

E’ quello cui sto pensando proprio adesso. La mia routine vede 10 ore di impegno quotidiano, a casa o in giro per il mondo. E un ruolo come quello alla Fausto Coppi merita che sia fatto bene, non si tratta solo di presenziare. Vorrei lasciare il segno e fare qualcosa di buono. Perciò ne ho parlato prima con Gianetti, come per ogni cosa. E quando ho capito che si può fare, ho accettato.

Dovrai avere dei validi collaboratori.

C’è già un bel gruppo e il vicepresidente sa già che avrà parecchio da fare. Il 4 gennaio in assemblea assegneremo le varie cariche sociali. Non voglio essere accentratore e voglio dividere la vetrina con i volontari, che fanno il grosso del lavoro e di cui nessuno sa niente. Forse l’unica ricompensa per il loro lavoro è che se ne parli.

E poi c’è il ruolo alla Uae Team Emirates…

Nonostante i miei sogni di bambino per cui volevo diventare un campione, sono contento dell’uomo che sono oggi. A un certo punto fu chiaro che fosse Marco quello destinato a diventare grande in bici, per me sarebbe stato troppo faticoso e forse non ne avevo le doti. Nel mio lavoro invece riesco bene. Per semplificare e tradurre in italiano il mio ruolo nella squadra (Chief Operating Officer, ndr), sono il manager che riferisce all’amministratore delegato, che nel nostro caso è Mauro Gianetti. Mi occupo di marketing, comunicazione, logistica, finanza. Il quartier generale è casa mia.

A proposito di comunicazione, amico Agostini, passi per essere il mastino blocca giornalisti…

Mi piace avere le cose sotto controllo, credo sia giusto. I corridori lo sanno e dirottano le richieste su di me o sugli addetti stampa. Non è semplice. Capita anche che ti ritrovi pubblicato su un sito un messaggio privato, che magari il corridore ha scritto per ricambiare l’attenzione di un giornalista, senza immaginare che sarebbe stato reso pubblico.

Tadej Pogacar, Tour 2020
Tadej Pogacar: dal Tour vinto, è arrivata una marea di richieste per interviste e sponsor
Tadej Pogacar, Tour 2020
Dopo il Tour, complesso gestire Pogacar
Come vi siete trovati a gestire il post Tour di Pogacar?

Bene, perché in realtà è un ragazzino molto a modo. Non ha capricci. E’ molto ligio alle regole, mai avuto un problema. Dimostra molta maturità. Anche se un paio di volte c’è stato da discutere.

Per cosa?

In certi momenti è un po’ come Roglic, tende a tagliar corto e non essere espansivo. Così dopo un paio di casi, gli ho fatto un discorso chiaro su cosa sia importante per la squadra e cosa no. Il rapporto con i media rientra fra le cose importanti, anche quello con gli sponsor. Per fortuna c’è un’ottima collaborazione con il suo manager Alex Carera.

Come vi integrate?

Lui chiede a me se abbiamo qualche obiezione a eventuali impegni e così andiamo avanti. Stavo per dire che gestisce l’extra, ma la verità è che non esiste extra, perché anche l’immagine di Tadej è al 100 per cento della squadra.

C’è chi aspetta di intervistarlo da novembre…

Lo abbiamo gestito col buon senso, per non farlo andare fuori giri. E’ un ragazzino che sa la sua, ma ad esempio avevamo previsto una conferenza stampa su Zoom per il 21 dicembre e la abbiamo rinviata a gennaio, perché in quegli stessi giorni era saltata fuori un’altra cosa in Slovenia.

Quante richieste di interviste avete avuto?

Un mare, praticamente da dopo il Tour sono state quasi soltanto per lui. Abbiamo cercato di selezionarle e farle nei tempi giusti, per non rompere il suo equilibrio personale. Per non far accavallare troppe cose.