I destini incrociati di Groenewegen e Jakobsen

31.07.2021
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Come in un romanzo. A distanza di un anno i destini di Dylan Groenewegen e Fabio Jakobsen sono tornati ad incrociarsi. 

Tour de Wallonie, seconda metà di luglio. Una corsa a tappe per velocisti e pesi massimi, tanto che il campione uscente era Arnaud Demare. La prima tappa va a Dylan Groenewegen. Il giorno dopo ecco che ad alzare le braccia al cielo è Fabio Jacobsen. Il quarto giorno il Jumbo concede il bis, il quinto ribatte il colpo il Deceuninck. Una coincidenza più che particolare. I due olandesi sono tornati a gareggiare insieme quasi ad un anno di distanza dal “fattaccio” (era il 5 agosto) e anche stavolta si sono rincorsi in qualche modo. In realtà si erano già incrociati al campionato nazionale, ma senza nessun acuto da parte di entrambi.

La caduta al Giro di Polonia. I destini dei due iniziano a incrociarsi
La caduta al Giro di Polonia. I destini dei due iniziano a incrociarsi

Il fattaccio

Ricordiamolo il fattaccio. Giro di Polonia. Su un arrivo che già si sapeva essere pericoloso, l’olandese in volata commette una scorrettezza. Dylan stringe verso la transenna Fabio che cade rovinosamente a terra. A terra ci finisce anche il corridore della Jumbo-Visma. Il problema è che quello della Deceuninck-Quick Step prima di toccare l’asfalto tocca (toccare è un eufemismo) le transenne e il cielo. Schizza talmente veloce che comunque la vittoria è sua.

Subito divampa la polemica e i fucili sono tutti puntati sul Groenewegen, il “cattivo”, l’orco. Lui si rompe clavicola e riporta varie contusioni. Jakobsen finisce in coma, ha fratture multiple ovunque e persino sul volto, perde i denti. Lefevere, team manager della Deceuninck, vuole denunciare Groenenwegen.

Col tempo le polemiche non si smorzano poi tanto. Sembra, che Jakobsen volesse anche tendere una mano verso il rivale, ma che proprio Lefevere volesse tenere alta la tensione anche in ottica di un risarcimento. Groenewegn è squalificato dall’Uci, si dichiara colpevole. In pochi però puntano il dito sul perché le transenne si siano aperte, perché non erano state messe a norma. Perché Groenewegen avrà anche sbagliato, ma alla fine non ha fatto una scorrettezza più cattiva di tante altre che si sono viste in passato. Di certo gli effetti su Jakobsen gli hanno remato contro. Alla fine anche i colleghi velocisti, pur ammettendo che non sia un simpaticone, dicono che non è un ragazzo cattivo. E per vincere non ha bisogno di certi gesti.

Fine di un incubo per Groenewegen, la 1ª tappa del Wallonie è sua
Fine di un incubo per Groenewegen, la 1ª tappa del Wallonie è sua

Il ritorno di Dylan…

Ma torniamo al presente. Quel giorno ad Heron, dopo 185 chilometri di su e giù, Dylan mette in fila tutti. 

«È un grande sollievo sapere che adesso sto bene e che so ancora vincere –  disse Groenewegen – Ho attraversato un lungo momento molto difficile. In più ho corso pensando a mio nonno, scomparso da pochissimo. La squadra è stata molto importante perché mi ha aiutato oggi e anche nei quei mesi meno belli».

«Avevo ripreso a correre al Giro d’Italia e oltre a soffrire molto per mancanza di ritmo, nelle prime gare, ma anche nelle prime uscite in bici dopo l’infortunio, pensavo all’incidente tutto il giorno e tutto il giorno risentivo il rumore di quella caduta. E’ stato uno shock».

E 24 ore dopo, eccolo “gioire” per il successo di Jakobsen. «Fabio merita questa vittoria. Vederlo vincere è un sollievo, provo ammirazione per lui. Sono felice di poter correre di nuovo contro». I destini sono ufficialmente incrociati adesso.

Jakobsen vince la 2ª tappa del Wallonie e torna anche lui al successo
Jakobsen vince la 2ª tappa del Wallonie e torna anche lui al successo

E quello di Fabio

E Jakobsen? Come accennato Fabio è stato meno “caloroso” rispetto all’olandese. Almeno in pubblico. Vuoi perché veramente non abbia digerito la cosa (e sarebbe più che comprensibile), vuoi perché queste sono le direttive del team, ma ha teso meno la mano rispetto a Groenewegen.

«Non ho parole per descrivere questo momento – ha dichiarato l’atleta della Deceuninck dopo il suo successo – Non so quanta gente devo ringraziare: medici, fidanzata, famiglia, squadra, amici… Questa vittoria è anche loro. Sono contento di essere tornato velocista».

Jakobsen era rientrato alle gare e questa era la prima volta che ritrovava in corsa Groenewegen. In realtà la seconda, un primo approccio c’era stato al campionato nazionale olandese. 

Entrambi hanno sottolineato il fatto di aver ritrovato lo sprinter che era in loro. Segno che anche questi mostri di potenza hanno le loro insicurezze, le loro fragilità. 

Adesso si attende una volata tra i due, un testa a testa. Quello sì che sarebbe la vera chiusura del cerchio. Magari già oggi nella Heylen Vastgoed Heistse Pijl, ennesima gara belga per ruote veloci… e destini incrociati.

Editoriale / Il ciclismo è uno sport da grandi

03.05.2021
3 min
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Circa due settimane fa, a nove mesi dal drammatico incidente al Giro di Polonia, Groenewegen e Jakobsen si sono incontrati in una piccola stanza ad Amsterdam, prima che Fabio partisse per la Turchia. La notizia è passata inspiegabilmente in secondo piano, mentre avrebbe meritato grande risalto, in quanto ha dimostrato la forza del ciclismo e dei suoi protagonisti.

Lo ha raccontato a Sporza il velocista della Jumbo-Visma che quel 5 agosto del 2020 causò la caduta, subendo a sua volta la frattura della clavicola e la squalifica di nove mesi. Dopo aver lottato fra la vita e la morte, Jakobsen è tornato in gruppo lo scorso 11 aprile appunto al Turchia. Il rientro di Groenewegen avverrà invece sabato al Giro d’Italia.

Nelle settimane successive all’incidente, Patrick Lefevere prima si augurò che Dylan finisse in galera, poi annunciò la sua intenzione di portare la questione in tribunale.

La drammatica caduta che stava per costare la vita a Jakobsen (che vola oltre la transenna)
La drammatica caduta che stava per costare la vita a Jakobsen (che vola oltre la transenna)

Autorizzato dal contesto ad alzare i toni, scese in campo con argomenti piuttosto infantili anche Remco Evenepoel che in un’intervista a Humo dichiarò: «Non credo che Fabio debba parlare con Dylan, la cosa più giusta sarebbe ignorarlo. E penso che nessuno del nostro team debba parlare con lui. Ha fatto male a un nostro compagno e noi non possiamo dimenticarlo».

Groenewegen iniziò a ricevere minacce e richiese la protezione della polizia. Poi fece la sola cosa giusta: affrontò la questione.

Prima ha scritto un messaggio al padre di Jakobsen. E alla fine ha incontrato Fabio. Troppe persone avevano parlato, tranne loro due. Ed era tempo di farlo.

Evenepoel ha 21 anni: gambe da campione, maturità da raggiungere
Evenepoel ha 21 anni: gambe da campione, maturità da raggiungere

Dylan non ha voluto raccontare che cosa si siano detti, si è limitato a spiegare come entrambi abbiano alleggerito i loro cuori. Questo coraggio (reciproco) è una grande lezione. Per i manager, affinché capiscano che concentrarsi su Groenewegen significa ignorare che quelle transenne fossero più criminali della stessa scorrettezza. E anche per Evenepoel e chi lo consiglia. I vent’anni inducono spesso nella tentazione di parlare troppo: tenere a bada simili slanci sarebbe utile soprattutto per il ragazzo. Valga come ottimo esempio la condotta della Trek-Segafredo per le esternazioni politiche di Quinn Simmons. Jakobsen ha insegnato che per affrontare un caso così grave serve anche la bontà di accogliere il dolore degli altri. Il ciclismo è davvero una straordinaria scuola di vita.