Verso il voto: il programma del candidato Dagnoni

20.01.2021
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Dagnoni ha la sua storia nel ciclismo ed ha alle spalle anche trascorsi da industriale che lo inducono a ricondurre anche la Federazione ciclistica nell’alveo di un’azienda. Sia pure ripercorrendo dinamiche e toni che rievocano altre discese in campo, è impossibile non dargli atto che alcune delle sue critiche siano ben più che pertinenti. L’esigenza di un bello scossone è forse la cura più adatta per un organismo, talmente abituato ad avere i tempi rallentati, da non accorgersi nemmeno più dell’anomalia.

Prosegue il nostro viaggio nei programmi dei candidati alla presidenza. E dopo aver parlato con Daniela Isetti e con Silvio Martinello, oggi abbiamo fra le mani il programma dell’ex presidente del Comitato regionale lombardo: 11 pagine con l’idea di fare della Fci un’azienda.

Attorno a Montichiari si potrebbe costruire una foresteria
Attorno a Montichiari si potrebbe costruire una foresteria

La burocrazia

“Molto spesso – si legge nelle dichiarazioni di intenti iniziali – i vertici della FCI sono scollegati dalle problematiche della base. Per questo motivo sarà rivolta la massima attenzione alla ricostruzione di uno stretto rapporto tra la FCI centrale, gli organi periferici e le società, che possa garantire un riscontro costante con le realtà dei territori. Efficienza vuol dire anche facilitare la vita delle società, che sono il cuore pulsante della nostra struttura, attraverso un’attività di semplificazione, una sburocratizzazione al fine di rendere le procedure più veloci”.

Come avrà modo di ammettere lui per primo, la parola “sburocratizzazione” non è fra le più belle, ma rende bene l’idea.

«Già da Presidente del Comitato regionale lombardo – dice Dagnoni – soffrivo i legacci che ci erano imposti. Capitava che dopo una riunione si andasse a mangiare una pizza e finivo sempre col pagare io con la mia carta e poi presentavo domanda di rimborso. Altrimenti avrei dovuto chiedere tre preventivi e accettare il più vantaggioso. E’ una cosa che ci è stata chiesta anche per l’acquisto dei fiori per il funerale di Gimondi. Per la mia concezione di Federazione, le procedure vanno rispettate, ma bisogna anche puntare a sbloccare le situazioni. Le cose vanno semplificate. Nella mia azienda ho sempre coinvolto i collaboratori, facendoli sentire parte del progetto. Adesso invece sono lì come impiegati senza stimoli. C’è da lavorare per valorizzarli. E c’è da lavorare perché questa azienda si distingua per i servizi che offre.

«Non deve esserci soltanto il culto dei profitti, ma quello di essere accanto ai propri tesserati. Sto valutando anche l’ipotesi di ricreare le tessere fisiche, come le card degli abbonamenti di calcio, caricandoci dentro servizi e convenzioni che faccia sentire i ragazzi orgogliosi di averle».

I campioni possono essere testimonial per conquistare bambini al ciclismo
I campioni possono essere testimonial per conquistare bambini al ciclismo

Il reclutamento

Un programma pratico, che non entra troppo nei dettagli e improntato all’agire dell’imprenditore che prima fa e poi semmai ne parla.

«Credo si possa definire un programma concreto – dice Dagnoni – perché se propongo di rifare la Sei Giorni di Milano, potete essere certi che ho già parlato con City Life e ho individuato anche il posto. E se parlo dell’Academy di Montichiari, è perché già da un po’ sono in contatto con il sindaco. Il velodromo è l’unico coperto in Italia, quindi è una risorsa. Ma ad esempio le nazionali spendono ogni anno dei bei soldi all’Hotel Garda, non sarebbe più funzionale costruire una foresteria, in cui giri sempre gente?

«Può esserci un’area commerciale. Ci può essere anche il centro estetico, casomai una mamma voglia farsi i capelli mentre aspetta i figli. Una struttura completa di tutti i servizi e anche la creazione di un centro di specializzazione. Si ricrea così il gruppo delle discipline veloci, da abbinare all’impianto di Bmx di Verona. Una struttura che preveda anche l’organizzazione di campus estivi, in cui alla presenza di tecnici federali, fai girare i bambini, portandoli in pista, a giocare con la mountain bike o sulla Bmx. E intanto li osservi e a loro magari viene voglia di cominciare. Al discorso delle scuole credo un po’ meno, per le difficoltà oggettive di mettere d’accordo le varie componenti, le poche ore a disposizione e i rischi cui si espone l’insegnante in caso di caduta».

La comunicazione

L’osservazione delle strade fa pensare che ci siano molti più praticanti che tesserati per la Federazione, soprattutto da quando il Covid ha messo in bicicletta schiera di appassionati dell’ultima ora cui magare sfugge anche l’utilità assicurativa di avere una qualsivoglia tessera.

«Sono convinto – dice Dagnoni – che non riusciamo a sfruttare il nostro potenziale. A parte i tesserati, c’è un pubblico molto più ampio. Il calcio può contare i suoi appassionati, perché i posti negli stadi sono numerati, noi abbiano un bacino di utenti esagerato che in qualche modo dobbiamo intercettare. Se riusciamo a sfruttarlo, diventiamo appetibili anche per le industrie che investono. Ho parlato con alcune persone e hanno detto che sarebbero disposte a puntare tanto su un progetto di qualità, mentre non sono interessate a mettere pochi soldi su qualcosa di poco spendibile. Bisogna dare per ricevere, ma credo che non si sia mai fatto.

«La Federazione è statica. Su Instagram mi arrivano le notifiche degli sport invernali, che quasi in tempo reale mandano i video delle gare e lo spot dello sponsor. La legge di Darwin dice che “solo chi sa adattarsi sopravvive e conquista il suo ambiente” e noi questo dobbiamo fare. Non credo serva molto per fare meglio, ma è certo che se sai comunicare, è anche più facile vendere il prodotto ciclismo».

Dagnoni non parla di tecnici, ma pensa a un rinforzo per Celestino nella Mtb
Dagnoni non parla di tecnici, ma pensa a un rinforzo per Celestino nella Mtb

L’aggiornamento

Il ciclismo, ricorda, si è sempre basato sul volontariato. Questo un po’ stride (dal suo punto di vista) con la qualificazione che di tante figure ha determinato l’azione del Centro Studi. Il punto a dire il vero è un po’ controverso, perché si potrebbe percepire il rischio del passo indietro. Soprattutto là dove si vorrebbero fermare gli aggiornamenti lasciando a società e tecnici il compito di decidere su cosa aggiornarsi.

Si legge nel programma che il Centro Studi dovrà recepire le esigenze della base “per elaborare soluzioni efficaci finalizzate alla crescita del movimento. In concreto saranno le società e i direttori sportivi ad evidenziare necessità ed esigenze, per fornire al settore elementi per adeguare i contenuti e le modalità della formazione alle reali necessità. Sarà introdotto un sistema dei crediti che tenga conto dell’attività svolta effettivamente dai tecnici e che eviti, almeno parzialmente, i corsi (e i costi) di aggiornamento obbligatori previsti con un’attività alternativa di formazione”.

«Il Centro Studi – dice Dagnoni – ha esasperato la formazione, al punto che adesso anche gli Asa si fanno pagare per svolgere il servizio che fino a ieri era appannaggio della Protezione Civile. Sono d’accordo che ci sia bisogno di figure professionali, ma non di professionisti».

I tecnici azzurri

L’ultimo punto, lasciando gli altri alla lettura del programma completo, riguarda le nazionali. Si sa, quando arriva il nuovo Presidente, inizia di solito anche il ballo delle ammiraglie, a volte per il semplice voler cambiare e accontentare chi ha aiutato ad essere eletti.

«Ma non è il mio caso – dice Dagnoni – anche se dei nomi mi sono stati indicati. Sino alla fine dell’anno non si tocca nulla e questo è anche positivo, perché ci sarà il tempo di guardarsi in giro e valutare chi potrà rimanere e chi eventualmente non sarà confermato. E anche capire chi sarà disponibile per essere eventualmente coinvolto. Mi viene da dire che forse metterei mano nel settore fuoristrada, perché Celestino da solo non può farcela. Magari prevedrei l’aggiunta di un tecnico per dividere il cross country dalla marathon e anche valuterei la possibilità di collaborazione fra le varie discipline. Ad esempio il ciclocross potrebbe collaborare con la Mtb, trovando modo di integrarsi durante l’estate, quando l’attività per loro è ferma.

«In ogni caso ci saranno delle cose da fare con la necessaria gradualità. Prima farei un’assemblea con i Comitati regionali e quelli provinciali, allargando la platea e coinvolgendo tutti. C’è da mettere mano allo Statuto Federale, ci sono cose che non capisco. Bugno, che ben conosciamo, voleva candidarsi come mio vicepresidente ma gli è stato impedito dato che l’anno scorso non era tesserato. Potrei trovare un top manager d’industria, che abbia voglia di impegnarsi in Federazione e non potrei coinvolgerlo perché non è tesserato? C’è davvero tanto da fare…».

Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020

Di Rocco, passo indietro e avanti Isetti?

05.12.2020
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Di Rocco aveva deciso che non si sarebbe ricandidato alla presidenza già ai mondiali di Imola (in apertura è con Bach, Presidente del Cio). Però dice che avrebbe aspettato volentieri il 6 dicembre per annunciarlo, in occasione del 135° compleanno della Federazione Ciclistica Italiana. Stamattina pare non sia riuscito a fare colazione dalle telefonate che ha ricevuto. Tutto sommato era prevedibile, dato che la sua presenza copre più di un terzo di quei 135 anni.

A questo punto, dunque, la contesa elettorale di febbraio vedrà tre candidati di cui abbiamo già esposto le idee: Daniela Isetti, Silvio Martinello e Cordiano Dagnoni

Presentazione DDL salva ciclista - Camera dei deputati - da sx: Marco Benedetti, il senatore Michelino Davico, e Renato Di Rocco presidente Federazione Ciclistica Italiana (foto Scanferla=
Alla Camera con Benedetti e il senatore Davico, per il DDL Salva i Ciclisti (foto Scanferla)
Presentazione DDL salva ciclista - Camera dei deputati - da sx: Marco Benedetti, il senatore Michelino Davico, e Renato Di Rocco presidente Federazione Ciclistica Italiana (foto Scanferla=
Alla Camera, presentando il DDL Salva i Ciclisti (foto Scanferla)

Al fianco di Isetti

Siccome è prassi che il presidente uscente conceda una sorta di investitura, la prima cosa da chiedere a Renato è se abbia intenzione di schierarsi al fianco di uno dei tre.

«Di sicuro non con Silvio – dice senza esitare – perché ha portato il discorso su polemiche che non si vedevano da tempo. Non entro nel merito della sua squadra, mi limito a dire che al momento quello che più mi preme è che venga ultimata la palestra del centro di Bmx a Verona, in cui proprio oggi stanno scaricando gli attrezzi. E che Montichiari torni al massimo delle sue potenzialità. Mentre una parola voglio spenderla per Daniela Isetti. Sarebbe potuta salire già quattro anni fa, se a me non avessero concesso un altro mandato. Ha ottime competenze e le donne spesso hanno più determinazione degli uomini. L’attività del Centro Studi durante il lockdown e tutti quei corsi che i ragazzi hanno apprezzato sono stati farina del suo sacco ed è giusto che se ne goda il merito».

Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, Renato Di Rocco, Letizia Paternoster
Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, con Letizia Paternoster (foto Scanferla)
Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, Renato Di Rocco, Letizia Paternoster
Mondiali juniores Montichiari 2017, con Paternoster (foto Scanferla)

Una scelta astuta?

Chiaramente ogni mossa in politica ha la doppia lettura e così c’è già chi agita il più classico dei “te l’avevo detto” ragionando sul fatto che Di Rocco, dirigente super esperto, avendo capito la difficoltà di essere rieletto, abbia preferito fare un passo indietro che incassare la sconfitta.

«Quello che ho sempre detto agli atleti – dice Di Rocco sornione – è ritirarsi quando sono ancora in buona forma e per me è arrivato questo momento. Voglio prendermi cura di me stesso e della mia salute. Lo stress dei primi quattro anni non li auguro a nessuno. E forse, se avessi saputo di trovare quella situazione, non avrei accettato di tornare. Ma grazie al ciclismo ho vissuto una carriera che mi ha divertito, per la quale devo essere grato. Sono entrato negli anni peggiori del doping, con Petrucci che dalla presidenza del Coni proponeva di fermare il ciclismo. Invece ci abbiamo messo la faccia e ne siamo usciti meglio di prima. Nei cassetti di Roma c’erano anche 28 vertenze legali, appalti assegnati senza criteri trasparenti. Una situazione che abbiamo risanato e di questo vado fiero. Certo non sarò a Tokyo, ma fino a settembre sarò presente tramite la Commissione dei giudici di gara a vegliare sulle nostre squadre».

Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Alla presentazione del Giro U23, nel 2017, assieme all’organizzatore Selleri (foto Scanferla)
Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Con Selleri alla presentazione del Giro U23 nel 2017 (foto Scanferla)

Futuro Direttore?

L’ultima domanda riguarda un’altra delle voci o leggende che circolavano, secondo cui Di Rocco stesse cercando di ricavarsi un posto di Direttore Generale della Fci e avesse bisogno di un candidato presidente che glielo permettesse.

«Quello che mi preme dire adesso – prosegue Di Rocco – è che ai candidati lascio strada bianca. E’ giusto che facciano la loro campagna in autonomia, senza che io mi metta di mezzo. Un ruolo dopo l’elezione? Di certo non è un mistero che io abbia delle conoscenze a Roma, in sede sportiva e politica. Come è vero che rispetto ad altri presidenti di federazioni, che hanno costanza di rapporti con certe strutture, io sia stato parecchio lontano dalla Capitale. Se può servire una figura di raccordo fra il palazzo e i nostri uffici, sono ovviamente a disposizione. Direttore Generale? Non l’ho mai fatto, mi manca. Ma non mi dispiacerebbe».

Martin Marcellusi, Jonathan Milan, Extra Giro 202

Balducci mette in moto la Mastromarco 2021

23.11.2020
5 min
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Mastromarco è in zona rossa come tutta la Toscana e per Balducci è come essere tornati alla primavera. Non proprio un bel segnale alla ripresa degli allenamenti.

«Ma andrà bene anche questa volta – dice il tecnico della squadra toscana – allo stesso modo in cui i ragazzi hanno avuto una bella reazione alla ripresa dopo il lockdown, ne sono certo».

Alessio Nieri, Mastromarco 2020
Alessio Nieri, una vittoria a luglio, scalatore da scoprire
Alessio Nieri, Mastromarco 2020
Nieri ha vinto la crono per Alfredo Martini

La Mastromarco-Sensi, è noto, ha portato al professionismo campioni, fra cui Nibali, Bettiol e Caruso. Negli ultimi anni la strada si è fatta in salita, da quando il gap fra i team è diventato economico prima che tecnico. I corridori vengono fuori, poi arriva sempre chi se li porta via.

L’ultimo è Nencini, prima Benedetti…

A chi cerca i nostri corridori, dico che siamo bravi noi a individuarli. Se lo scopo è cercare e sviluppare i talenti, chi va a prendere quelli degli altri forse ha qualcosa in meno.

Balducci è soddisfatto del 2020?

Soddisfatto per la reazione dei ragazzi. Contento che Marcellusi abbia vinto la prima a Extra Giro, il segno che si fosse lavorato bene. Poi le vittorie di Molini a Lastra a Signa e di Magli a Vinci hanno completato il quadro. Dispiace, soprattutto per i ragazzi. Ci potevamo divertire molto di più.

Carlo Franceschi
Carlo Franceschi ha cresciuto Nibali e resta il riferimento della Mastromarco
Carlo Franceschi
Franceschi è il riferimento di Mastromarco
Cosa vi aspettate dal 2021?

Che siano cresciuti. Magli e Molini sono al quarto anno, abbiamo confermato buona parte di chi già c’era. Nencini ci ha lasciato. E abbiamo dei ragazzini di primo anno. Butteroni e Arzilli, figlio del Fabrizio che correva con me. Poi Frius, un ragazzo di Mastromarco, perché un corridore di casa ci sta sempre.

Marcellusi non ha avuto offerte?

Qualcosa c’è stato, ma con lui e con Massimiliano Mori, che lo segue come procuratore, abbiamo deciso di fare un altro anno. Può crescere. Si è creato un buon rapporto. Abbiamo già sentito Amadori per le prime trasferte e s’è buttato un occhio anche sul mondiale.

Un romano a Mastromarco…

Sembra ci sia nato. Ogni tanto sparisce dal ritiro e lo trovo dal barbiere o al circolo a parlare con tifosi e anziani. Il rapporto fra il paese le la squadra era un po’ allentato senza corridori di riferimento, ma con Martin si sta ricreando. E’ diverso dai ragazzi che stanno per ore sui social, che poi è il vero problema nella creazione del gruppo. E’ un trascinatore. Tanto sembra tranquillo fuori corsa, per quanto diventa cattivo in gara. Da tanto non vedevo un corridore cambiare tanto quando attacca il numero.

Un esempio?

La sera prima dell’italiano voleva andare a casa. Non andava e lo sapevamo. L’ho convinto a provarci e giro dopo giro era sempre lì. Alla fine è arrivato settimo e i compagni non si capacitavano di come avesse tirato fuori una giornata così. 

Tommaso Nencini, Mastromarco 2020, Firenze-Empoli
Tommaso Nencini lascia la Mastromarco e passa con Provini
Tommaso Nencini, Mastromarco 2020, Firenze-Empoli
Tommaso Nencini ha scelto di cambiare
Cosa dici di Nieri, che ha vinto la cronoscalata per Alfredo Martini?

Ne vedremo delle belle con lui. Sta a Santa Maria a Monte, il mio paese e sua madre lavora con mia moglie Romina da anni. Lui andava in bici e aveva una passione incredibile, finché un giorno ho detto ai genitori di farlo provare. Per età era allievo di secondo anno, così l’ho portato a fare un giro con i ragazzini dello Stabbia e in salita li ha staccati tutti. Allora ho chiesto in giro di farlo correre l’anno dopo fra gli junior eppure, con tanti favori che ho fatto, non s’è trovato nessuno. Perciò l’abbiamo messo alla Taddei, che fa mountain bike, la squadra di Francesco Casagrande e Favilli. L’anno dopo lo volevano tutti, ma è andato alla Big Hunter e ha fatto tre o quattro piazzamenti in cronoscalate. Finché nel 2020 è venuto con noi e in salita ha fatto dei numeri. Non l’ho portato al Giro e purtroppo non s’è fatto il Val d’Aosta, così non ha trovato troppo terreno.

Ma una l’ha vinta…

Appunto, la cronoscalata per Alfredo di fine luglio. Quel giorno io ero in Romagna con gli altri e sul percorso c’era il mio maestro, Marcello Massini. Prendeva i tempi e mi ha chiamato quando l’ha visto passare. E con quel suo tono furbo, mi ha detto: «Se non vince, ci va vicino!». Marcello è sempre in gamba, ci vediamo spesso, ogni 3-4 giorni è a casa mia…

Gabriele Balducci in una foto… d’epoca: con Antonio Nibali, ancora U23: è il 2013
E’ il 2013: Balducci con Antonio Nibali
Vuol dire, Balducci, che adesso Nieri ve lo portano via?

Lui è uno di famiglia, non lo porta via nessuno. Ma qualcuno l’ha notato. Dopo la Strade Bianche siamo andati un giorno ad allenarci con la Ef Pro Cycling, che si era fermata per una settimana in Toscana, perché Alberto Bettiol ci sta davvero tanto vicino. E Fabrizio Guidi è rimasto colpito. Vedremo. Se son rose…

Hai parlato di Massini, ma resta Franceschi il vero riferimento di Mastromarco?

E ci mancherebbe! Carlo è in regia, un’istituzione. E il suo sguardo, per quello che sa e quello che ha fatto, per questi ragazzi è un grandissimo valore aggiunto…

Emiliano Borgna, Edita Pucinskaite

Borgna-Fci: lavoriamo insieme per i giovani?

21.11.2020
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Emilliano Borgna è il presidente di Acsi Ciclismo e in questo periodo si sarà sentito tirare idealmente per la giacca. Acsi è un’associazione che raggruppa un significativo numero di organizzatori di eventi amatoriali e recentemente, con l’appoggio di Nalini, ha dato vita a un circuito di Gran Fondo da febbraio a settembre. Nella foto di apertura, Borgna è con Edita Pucinskaite, iridata a Verona 1999, la cui Gran Fondo dal 2020 è con Acsi.

Fci e amatori

Fra i temi cari ai candidati alla presidenza della Federciclismo, quello di riportare gli amatori e i cicloturisti alla casa madre è abbastanza ricorrente e spiegato in vario modo. E al di là del nobile intento, il dato che resta e fa pensare è che i cicloturisti e gli amatori sono gli unici che pagano. Per affiliarsi. Correre. Fare attività. Riportarli a casa potrebbe avere un valore economico non trascurabile. La Fci può avere effettivo giovamento nel riunirli sotto la sua egida o ne risulterebbe appesantita, perdendo di vista lo scopo olimpico?

Emiliano Borgna, GF Squali, Acsi
Emiliano Borgna, alla GF Squali affiliata all’Acsi
Emiliano Borgna, GF Squali, Acsi
Borgna alla GF Squali, affiliata Acsi

Nei giorni successivi alle interviste di Martinello, Di Rocco, Dagnoni e Isetti, più di un corridore ci ha contattato, infatti, chiedendo se abbia senso far confluire gli amatori all’interno di una Federazione che ha come fine ultimo la partecipazione alle Olimpiadi e la formazione di atleti che alle stesse un giorno possano arrivare. Non avrebbe più senso ricordarsi di quando si facevano i Giochi della Gioventù e investire sui giovani, piuttosto che rincorrere adulti che in taluni casi pensano di essere campioni?

La posizione è ovviamente estrema e viene da ex professionisti, ma un passaggio con Borgna, che fra le Gran Fondo ha il suo pane quotidiano, andava fatto.

Avvocato, che cosa pensa della problematica?

Penso che il settore amatoriale debba tornare tale, anche se l’Uci inventando le prove di World Series ha sdoganato l’agonismo. Ma quella sfera va lasciata ai professionisti e ai giovani che nel ciclismo possono avere un futuro. La Fci ha finalità olimpica, che cosa se ne fa degli amatori e dei cicloturisti in quest’ottica?

Che futuro immagina per le Gran Fondo?

Devono essere eventi molto partecipati per valorizzare i territori in cui si svolgono. Non credo si debba alimentare l’agonismo. Genera comportamenti eccessivi e diventa un deterrente per la stessa partecipazione. Le strade sono piene di bici e di neofiti. Se uno che non ha mai corso va al via di una prova in cui si parte a 70 all’ora, secondo voi continua o butta via la bici?

Partenza Arco Acsi
Le Gran Fondo tornino eventi che aggregano e fanno promozione
Partenza Arco Acsi
La Gran Fondo è la miglior promozione del territorio
Perché tante Gran Fondo hanno lasciato la casa madre e hanno bussato alla vostra porta?

Lamentano costi molto alti e la troppa burocrazia, che ammazza gli eventi. Noi ci occupiamo anche di questi aspetti, seguiamo per loro i protocolli delle varie richieste. Non basta più il foglio A4 di una volta. Adesso le amministrazioni vogliono sapere tutto e stare appresso a questi aspetti è un lavoro. Che noi facciamo per i nostri associati.

Pensa che esista un’alternativa alla lite?

Lo spero davvero tanto. Ho parlato con Silvio Martinello e Rosario Fina, candidato al Comitato regionale siciliano. Siamo in una fase in cui si può davvero collaborare. Si possono immaginare organizzazioni parallele, come a volte facciamo. Sfruttando la logistica della Gran Fondo, abbiamo fatto gare giovanili. E a quel punto la domenica della Gran Fondo diventa una festa di sport per tutta la famiglia.

Una delle grosse contestazioni è che un tempo i papà portavano i figli a correre, oggi i campioni sono loro.

Perché tutti vogliono la foto su Facebook, mentre l’attività amatoriale dovrebbe tornare su altri binari. Mi rendo conto che si spendono soldi importanti per tecnologie eccezionali, ma questo non sfocia per forza nelle liste rosse e nelle leghe fra manifestazioni. Su questo gli organizzatori sono uniti. Una volta l’ex professionista che dominava veniva mitizzato, oggi è guardato con fastidio. E crea problemi.

Di che tipo?

Per la chiusura strade. Di solito dopo 15 minuti dal passaggio dei primi, viene riaperto il traffico. E capirete che un Tommaso Elettrico scava subito quel margine e ti ritrovi con l’80 per cento del gruppo nel traffico. Bisogna ampliare questo margine, dare modo alla gente di vivere certi eventi con la giusta calma, di godersi i posti. Le Gran Fondo che non danno fastidio sono quelle organizzate a braccetto con le Amministrazioni locali, che ne approfittano per valorizzare il proprio territorio. La prima cosa da fare è proprio parlare con loro.

Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Le Gran Fondo dovrebbero sempre ospitare gare di giovanissimi (foto Fulgenzi)
Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Gran Fondo e attività di base: si può collaborare (foto Fulgenzi)
Quindi promozione e non agonismo?

L’agonismo in bici ci sarà sempre, ma non va spinto troppo oltre. Il ciclismo amatoriale deve e può essere la spinta perché lo sport popolare riparta. Per questo Nalini ha deciso di stare al nostro fianco nell’appoggiare un circuito in cui chi si iscrive avrà comunque un capo di abbigliamento dedicato, anche se per Covid si dovesse chiudere di nuovo. Gli eventi devono essere l’occasione di offrire temi diversi, come le experience che può offrire Paolo Bettini o approfondimenti sulla sicurezza con Marco Scarponi.

Quindi leggendo le dichiarazioni dei vari candidati?

Dico loro: incontriamoci. Ho visto che hanno tagliato i costi di affiliazione per avvicinarsi agli Enti. Spero solo che chiunque sarà eletto abbia voglia di ascoltare. Se un marito trascura la moglie e quella va con un altro, la colpa non è solo della moglie e dell’amante. Io sarei contento di collaborare, ma per farlo bisogna essere in due.

Fabio Perego, Ernesto Colnago, Cordiano Dagnoni

Dagnoni aspetta, ma ragiona da presidente

12.11.2020
4 min
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Cordiano Dagnoni (nella foto di apertura con Fabio Perego ed Ernesto Colnago) è il presidente del Comitato regionale lombardo della Fci. E a quanto si dice in giro c’è una forte spinta perché si candidi alla presidenza nazionale. Classe 1964, trascorsi da impreditore e da atleta, lo si conosce anche perché fa l’allenatore di derny in giro per i velodromi d’Europa. L’azienda, la Darimec, produceva riduttori meccanici di grandi dimensioni. Mentre la storia sul derny è un affare di famiglia, dato che ad essa si sono dedicati negli anni il padre Mario (scomparso nel 2015) e il fratello Christian. Di recente abbiamo visto Cordiano parlare con le atlete ai tricolori delle donne elite e la curiosità di sapere se vuole davvero essere il presidente della Fci, dopo aver parlato dello stesso tema anche con Silvio Martinello, ci ha spinto a chiamarlo.

Cordiano Dagnoni, Marco Coledan, tricolore Derny 2013
Come allenatore di derny ha vinto anche il campionato italiano con Marco Coledan
Cordiano Dagnoni, Marco Coledan, tricolore Derny 2013
Con il derny ha vinto il tricolore con Coledan
Candidato veramente?

Non ho ancora deciso. Sto aspettando le elezioni provinciali di Milano, poi incontrerò gli elettori della regione e valuterò. Non voglio commettere l’errore di Norma Gimondi alla tornata precedente, che si candidò senza passare per la sua provincia.

Perché candidarsi, semmai sarà?

Lo farei come volontariato, una missione. Se il ciclismo ha bisogno di me, io ci sono. Ma prima vediamo cosa dice la Lombardia.

Di cosa ha bisogno il ciclismo?

Che lo si valorizzi. Abbiamo una Ferrari che va in prima. La pandemia paradossalmente ci ha dato un vantaggio, perché ora tutti sono interessati alla bicicletta e al ciclismo. Dobbiamo sfruttare l’occasione. Puoi avere in mano il miglior prodotto del mondo, ma se non lo comunichi, lo tieni per te.

Come si fa?

Si è sempre pensato a tagliare. Io penso invece a valorizzare, trovando il modo per aumentare le entrate. Del resto, una federazione con 18 milioni di budget e più di 80 dipendenti ha bisogno di progettualità, non si può improvvisare. E tante regioni in effetti chiedono un’impostazione più manageriale, che con la mia esperienza lavorativa potrei portare. Dopo 4 anni al Comitato regionale, che è una succursale dell’ente centrale, conosco la materia.

Problema juniores, come la vedi?

In Val Seriana c’è la Cene, che faceva gli allievi. Finché gli è arrivato Davide Persico, fratello della Silvia che corre alla Valcar, che ha vinto il campionato lombardo. Subito gli squadroni sono arrivati per portarlo via. Invece quelli della Cene gli hanno proposto di restare, perché avrebbero trovato gli sponsor e fatto la squadra juniores. Lui ha accettato e gli altri 7-8 compagni hanno avuto squadra per l’anno dopo. A Brescia invece c’è la Ronco, in cui correva Guido Bontempi. Stessa storia, ma il corridore, che si chiama Trainini ed è appena passato dalla Colpack alla Bardiani, ha accettato di andare via. La squadra non è salita fra gli juniores e per i suoi compagni è stato un bel problema.

Gare Bmx (foto Fci)
La Bmx può essere il miglior accesso al ciclismo per i bambini (foto Fci)
Gare Bmx (foto Fci)
La Bmx, ottimo modo per iniziare (foto Fci)
Due esempi perfetti.

Mi piace parlare per casi concreti. Bisogna trovare un limite, un monte punti, per regolare gli equilibri fra squadre. Quelle di paese hanno bisogno di essere valorizzate. Non sono professionisti, che lavorano per la vittoria. Parlo di una categoria che ho seguito in questi anni.

Rivendichi molto la tua presenza sul campo.

Ero a Fiorenzuola per gli europei su pista e anche a Monte Tamaro a quelli della Mtb. Non vado a stringere mani o fare passerella, sto in mezzo. E dico che ci sono tutti gli ingredienti per fare bene.

Cosa dici del fuoristrada?

Sono un grande sostenitore della Bmx per giovanissimi. Ti consente di divertirti sulle cunette, i salti e le paraboliche. Ti vestono da motocross. Impari a guidare e quando ne esci, puoi fare tutto quello che vuoi perché hai tecnica, occhio ed esplosività. Ma servono impianti, come a Londra. Bisogna parlare con i Comuni…

Serve una svolta?

Bisogna vedere il ciclismo in chiave moderna. Ho parlato con il sindaco di Montichiari. Non è possibile che il velodromo sia abbandonato là in mezzo senza attività commerciali che lo circondino.

Dino Salvoldi, Cordiano Dagnoni, Marta Bastianelli
Ai campionati italiani delle donne elite, ha parlato con le atlete. Qui con Marta Bastianelli
Dino Salvoldi, Cordiano Dagnoni, Marta Bastianelli
Ai tricolori donne, confronto con Bastianelli
Dalla Lombardia che percezione si ha del Sud?

C’è spazio, lo vediamo tra i pro’ quante vittorie sono venute da ragazzi siciliani, no? L’Italia è lunga, ci sono differenze climatiche, perché non immaginare un’attività che ne tenga conto? Bisogna potenziare i territori. Creare sinergie e contatti fra le società.

Quando deciderai se candidarti davvero?

Finora ho avuto tanti stimoli dall’esterno, se deciderò accetterò i loro inviti ed entreremo nel vivo. Ho il vantaggio che non devo inventarmi qualcosa come chi non è stato nell’ambiente. C’è bisogno di confronto e coinvolgimento, si devono incontrare le persone.

E Di Rocco cosa fa?

Dice che aspetterà le assemblee regionali per decidere se candidarsi. Potrebbe sostenere la Isetti, oppure potrebbe dare una mano a me. Diciamo che io finora ho pilotato un Peiper, se andassi a Roma dovrei pilotare un Jumbo. I comandi sono gli stessi, ma i carichi no. E se avessi accanto quello che l’ha pilotato finora, sarebbe un bel vantaggio. Ma adesso vediamo cosa succede in Lombardia. Non c’è ancora niente di deciso, voglio prima sentire i miei elettori.