Leonardo Cover, meccanico FAS Airport Service-Guerciotti-Premac, Guerciotti

Un salto a Namur nel box del meccanico: le scelte tecniche

20.12.2025
4 min
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Il fine settimana scorso l’appuntamento di Namur è coinciso con il ritorno in Belgio della Coppa del mondo di ciclocross. Una gara attesa per tanti aspetti e punti di vista, il fascino del castello e il ritorno in gara di Van Der Poel (poi vincitore della prova) sono bastati per calamitare l’attenzione su questa piccola fetta di Belgio. Oltre all’avventura di Mattia Agostinacchio, del quale vi abbiamo raccontato, Namur ha rappresentato anche il ritorno di Lucia Bramati nella sua gara preferita del calendario. Due giorni nella terra del ciclocross, con fango, gente e un pubblico da grande appuntamento. 

La nostra curiosità si è trasferita però su chi questa prova l’ha vissuta dai box, Leonardo Cover è il meccanico della FAS Airport Service-Guerciotti-Premac. Per lui la trasferta di Namur era uno degli appuntamenti più impegnativi dell’inverno

«Lavorativamente è andata bene – racconta Leonardo Cover che in questo weekend è ancora impegnato con la Coppa del mondo – anche se Lucia Bramati ha avuto la sfortuna di forare proprio all’inizio della gara. Sono cose che capitano, soprattutto in un percorso come quello di Namur ricco di scalini e gradini da saltare».

Lucia Bramati, Namur, FAS Airport Service-Guerciotti-Premac, Namur 2025 (Photopress.be)
Lucia Bramati in azione nella tappa di Coppa del mondo a Namur (Photopress.be)
Lucia Bramati, Namur, FAS Airport Service-Guerciotti-Premac, Namur 2025 (Photopress.be)
Lucia Bramati in azione nella tappa di Coppa del mondo a Namur (Photopress.be)
La FAS Airport  Service-Guerciotti-Premac aveva la sola Lucia Bramati in gara?

Sì, a Namur era l’unica presente. Da questo punto di vista la trasferta è stata semplice, praticamente ero il suo meccanico personale. La gara siamo riusciti a gestirla bene, con i passaggi ai box e le scelte tecniche fatte il giorno prima della gara.

Andiamo con ordine, sabato si arriva e cosa fa il meccanico?

Monto la bici e faccio un primo controllo per capire lo stato di usura dei componenti più delicati come pastiglie dei freni e cuscinetti. Dopo gare con condizioni particolari, come quella in Sardegna dove c’erano sabbia e acqua, ho preferito fare un check subito. Di solito faccio un controllo completo della bici dopo ogni utilizzo.

Gazebo Guerciotti, FAS Airport Service-Guerciotti-Premac
Gazebo e mezzi del team sono stati portati a Namur da Leonardo Cover
Gazebo Guerciotti, FAS Airport Service-Guerciotti-Premac
Gazebo e mezzi del team sono stati portati a Namur da Leonardo Cover
Hai partecipato alla scelte tecniche di Lucia Bramati?

Sabato siamo andati a fare un giro a piedi sul percorso tutti e tre (Lucia Bramati, il diesse Luca Bramati e Leonardo Cover, ndr). Già da un primo sguardo si riesce a capire quale tubolare montare e le pressioni da utilizzare. 

Tubolare?

Sì, ancora preferiamo utilizzare questo tipo di copertoni perché abbiamo visto che lavorano meglio rispetto ai tubeless. I corridori si sentono più sicuri e inoltre hanno una buona risposta tecnica. A basse pressioni il tubeless rischia di stallonare nelle curve più impegnative.

Domanda cattiva: Lucia però ha bucato, sicuri siamo meglio?

E’ vero, però sono cose che nel ciclocross succedono. Inoltre non è stata l’unica a forare. Anche perché Lucia Bramati ha scelto pressioni davvero basse, 1,2 bar sia all’anteriore che al posteriore. Questo aumenta il rischio di foratura, infatti una volta tornata al box insieme a Luca Bramati abbiamo deciso di aumentare leggermente. Ma non è più servito, perché poi Lucia una volta fatto il cambio bici è andata fino alla fine. 

Leonardo Cover, meccanico FAS Airport Service-Guerciotti-Premac, Guerciotti
Con una sola atleta in gara la cura dei dettagli risulta più semplice, quando la squadra è al completo il lavoro si complica
Leonardo Cover, meccanico FAS Airport Service-Guerciotti-Premac, Guerciotti
Con una sola atleta in gara la cura dei dettagli risulta più semplice, quando la squadra è al completo il lavoro si complica
Quanto conta l’occhio del meccanico nella scelta tecnica?

Ho le mie esperienze, ma è il corridore a dover trovare il giusto feeling con la bici. Quindi le scelte finali sono sue, sia per la pressione dei tubolari che per la gamma di rapporti. 

Lucia Bramati a Namur cosa ha scelto?

Come rapporti l’opzione più corta possibile: monocorona da 36 all’anteriore e pacco pignoni 11-44. Lei aveva già corso qui e si ricordava della durezza del percorso, in particolare dello strappo che si trova a metà. Per cui ha optato per una pedalata agile. 

Leonardo Cover, meccanico FAS Airport Service-Guerciotti-Premac, Guerciotti
Lucia Bramati a Namur ha optato per tubolari Vittoria da 33 millimetri, larghezza massima concessa dall’UCI nel ciclocross
Leonardo Cover, meccanico FAS Airport Service-Guerciotti-Premac, Guerciotti
Lucia Bramati a Namur ha optato per tubolari Vittoria da 33 millimetri, larghezza massima concessa dall’UCI nel ciclocross
E’ un percorso davvero così tecnico?

Ci sono tanti strappi e discese tecniche. Un fattore da tenere in considerazione quando si va a scegliere il tipo di tassellatura del copertone. Infatti Lucia Bramati ha optato per scanalature da fango, anche se il terreno era abbastanza asciutto. Voleva evitare di non avere il giusto grip e rischiare qualche caduta. Da questo punto di vista è stata uno degli appuntamenti più tranquillo degli ultimi anni a Namur.

Di solito non lo è?

Un anno ha piovuto così tanto che i corridori cambiavano bici una volta a giro. Come meccanico in quel caso devi pulire il telaio dal fango e asciugare i punti delicati come manubrio e sella in meno di cinque minuti. Diciamo che le giornate a Namur possono essere più stressanti rispetto a quella di domenica scorsa.

Coppa del mondo ciclocross, Namur, dicembre 2025, crampi Vilmar Aastrup, Mathieu Van der Poel (immagine photopress.be)

Il crampo (virale) di Aastrup a Namur: proviamo a spiegarlo

19.12.2025
5 min
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Vilmar Aastrup sperava senza dubbio di farsi vedere nella Coppa del mondo di Namur, ma non così. Mentre scalava il muro sterrato, con Van der Poel alle spalle che stava per doppiarlo, lo svedese ha sentito la gamba destra diventare di legno e ha capito che si stava mettendo male. Il crampo l’ha addentato senza pietà, così Vilmar ha prima cercato di mantenere l’equilibrio, poi si è steso per terra. Mentre Van der Poel, con Nys a ruota, lo aggirava e volava verso la vittoria (in apertura, immagine Photopress.be).

«Il mio debutto in Coppa del mondo di ciclocross – ha scritto Aastrup su Instagram – non è stato come avevo immaginato. Ho avuto crampi a entrambe le gambe contemporaneamente e non riuscivo a muovermi. Ora ho una settimana per riprendermi e allenarmi prima della prossima Coppa del mondo ad Anversa (sabato 20 dicembre, ndr)».

Luca Festa è appena arrivato nello staff dei preparatori alla Groupama-FDJ. Fra i corridori che seguirà c'è anche Gaudu
Luca Festa è appena arrivato nello staff dei preparatori alla Groupama-FDJ. Fra i corridori che seguirà c’è anche Gaudu
Luca Festa è appena arrivato nello staff dei preparatori alla Groupama-FDJ. Fra i corridori che seguirà c'è anche Gaudu
Luca Festa è appena arrivato nello staff dei preparatori alla Groupama-FDJ. Fra i corridori che seguirà c’è anche Gaudu

Un video virale

Il crampo di Aastrup è diventato virale come il calcio alla borraccia di Evenepoel a Kigali. Eppure, al di là della facile ironia, abbiamo provato a fare luce sulle cause della scena impietosa. Stando magari alla larga dalla facile associazione tra crampi e disidratazione, che è subito scattata, banalizzando il fenomeno. Ci accompagna in questa esplorazione Luca Festa, dottore di ricerca in Scienze dello Sport e che dopo aver lavorato in Cofidis, agli ordini di Mattia Michelusi, dalla prossima stagione sarà alla Groupama-FDJ agli ordini di Julien Pinot.

«Dal punto di vista scientifico – spiega – non esiste una spiegazione univoca: il crampo non è facilmente riproducibile in laboratorio e la sua eziologia è considerata multifattoriale. Le due ipotesi principali chiamate in causa sono quella dello squilibrio idro-elettrolitico e quella della fatica neuromuscolare. Quest’ultima, negli ultimi anni, è diventata la più accreditata, soprattutto negli sport ad alta intensità».

Vilmar Aastrup è un classe 2007, qui in azione al campionato nazionale (foto Stefanek)
Vilmar Aastrup è un classe 2007, ha compiuto 18 anni a luglio. Qui lo vediamo in azione al campionato nazionale (foto Stefan Ek)
Vilmar Aastrup è un classe 2007, qui in azione al campionato nazionale (foto Stefanek)
Vilmar Aastrup è un classe 2007, ha compiuto 18 anni a luglio. Qui lo vediamo in azione al campionato nazionale (foto Stefan Ek)
Il ciclocross non è regolare come il ciclismo su strada.

Nel caso specifico del ciclocross, l’ipotesi della disidratazione come causa primaria appare poco convincente. Parliamo di gare della durata di circa un’ora, spesso disputate con temperature comprese tra i 5 e i 12 gradi. In queste condizioni la sudorazione difficilmente porta a una disidratazione tale da provocare crampi acuti. Questo non significa che l’idratazione non conti, ma che difficilmente rappresenta il fattore determinante.

Quindi?

Il cross è uno sport ad altissima intensità, con sforzi brevi e ripetuti, con richieste neuromuscolari molto elevate. In questo contesto, la fatica, soprattutto a livello del sistema nervoso, gioca un ruolo centrale.

In che senso?

Quando compare un crampo si verifica un’alterazione del controllo neuromotorio. In particolare, la teoria più condivisa parla di uno squilibrio tra gli input eccitatori e inibitori che regolano l’attività del motoneurone alfa. Con la fatica, diminuisce l’azione inibitoria degli organi tendinei del Golgi e aumenta l’attività eccitatoria dei fusi neuromuscolari. Il risultato è una contrazione involontaria e sostenuta del muscolo, che l’atleta non riesce più a controllare volontariamente. Lo stretching, spesso utilizzato per “far passare” il crampo, aumenta temporaneamente l’inibizione del motoneurone, riducendo l’attività riflessa e permettendo al crampo di attenuarsi.

Nello scorso gennaio, Aastrupo ha partecipato ai mondiali di Lievin ( jeff_cycling_photography)
Nello scorso gennaio, Aastrup ha partecipato ai mondiali di Lievin ( foto Jean-Francois Dhennin)
Nello scorso gennaio, Aastrupo ha partecipato ai mondiali di Lievin ( jeff_cycling_photography)
Nello scorso gennaio, Aastrup ha partecipato ai mondiali di Lievin ( foto Jean-Francois Dhennin)
E’ la soluzione del problema?

E’ un intervento efficace sul sintomo, non sulla causa. In questo contesto – giovane età, esordio in Coppa del mondo, percorso molto impegnativo – direi che il quadro suggerisce fortemente una predominanza della fatica neuromuscolare. E’ plausibile che Aastrup, 18 anni, non avesse ancora la capacità di sostenere quel livello di sforzo per l’intera durata della gara. Il crampo non arriva per caso: si manifesta quando il carico neuromuscolare supera la capacità di adattamento dell’atleta in quel momento specifico.

Il fatto di passare in continuazione dalla parte pedalata alla corsa a piedi può avere inciso?

Il passaggio continuo dalla pedalata alla corsa a piedi è un ulteriore fattore critico. I due gesti richiedono pattern neuromuscolari differenti e una diversa frequenza di attivazione dei motoneuroni. Se l’atleta non è perfettamente adattato a questi continui cambi, il rischio di crampo quando soppraggiunge la fatica aumenta sensibilmente.

Quindi il cross aumenta il rischio di crampi?

Collegando la parte neuromuscolare alla tipologia di sforzo del ciclocross, il crampo è assolutamente normale se vai oltre il tuo limite. In più spesso ci sono delle situazioni di terreno più o meno pesante, per cui Aastrup potrebbe non aver avuto problemi fino a quel punto, poi si è trovato “inchiodato”. Non mi stupisce, essendo doppiato dopo mezz’ora di gara, che il livello e l’adattamento non fossero in linea con la richiesta di un evento di Coppa del mondo. Inoltre c’è da considerare l’aspetto mentale che troppo spesso lasciamo in secondo piano, ma che gioca un ruolo fondamentale per un giovane che si confronta per la prima volta con i grandi.

Il crampo ha colpito, Aastrup è a terra, lo supera anche Nieuwenhuis (immagine photopress.be)
Il crampo ha colpito, Aastrup è a terra, lo doppia anche Nieuwenhuis (Photopress.be)
Il crampo ha colpito, Aastrup è a terra, lo supera anche Nieuwenhuis (immagine photopress.be)
Il crampo ha colpito, Aastrup è a terra, lo doppia anche Nieuwenhuis (Photopress.be)
Abbiamo parlato dello stretching, ma le immagini lo hanno abbandonato seguendo Van der Poel. Per ripartire qualcuno lo avrà aiutato tirandogli la gamba?

I casi sono due. Può essere riuscito a farlo da solo, oppure qualcuno gli ha dato una mano. Non è stato sicuramente un momento indolore, non penso che il suo obiettivo a Namur fosse farsi vedere a quel modo. Per questo non credo alla disidratazione come causa primaria, ma al fatto che abbia spinto il corpo oltre il suo limite.

BIBLIOGRAFIA

Articolo su rivista: Gaia Giuriato, Anna Pedrinolla, Federico Schena, Massimo Venturelli. Agosto 2018. Muscle cramps: A comparison of the two-leading hypothesis. Science Direct.

Articolo su rivista: Ronald J Maughan, Susan M Shirreffs. Novembre 2019. Muscle Cramping During Exercise: Causes, Solutions, and Questions Remaining. National Library of Medicine.

Mattia Agostinacchio, Namur, Coppa del mondo ciclocross, 2025, EF Education-EasyPost (Photopress.be)

Il “quarto d’ora granata” di Mattia Agostinacchio: un’onda continua

17.12.2025
5 min
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Il Grande Torino che negli anni ‘40 ha dominato il calcio italiano, fino al tragico incidente di Superga, aveva quel quarto d’ora finale in cui era capace di ribaltare ogni risultato. Una specie di trance agonistica nella quale tutto diventava possibile, con lo stadio Filadelfia pronto a diventare teatro di imprese che sono passate alla storia. Nello sport esistono atleti, che poi passano ai libri come campioni, capaci di far diventare normale qualcosa che non lo è affatto. Mattia Agostinacchio sembra poter essere uno di quelli, è presto per dirlo ma i segnali si intravedono e fanno ben sperare (in aperta foto Photopress.be).

Il quarto d’ora finale di Mattia Agostinacchio gli è valso un titolo iridato juniores a Liévin
Il quarto d’ora finale di Mattia Agostinacchio gli è valso un titolo iridato juniores a Liévin

Il Re degli ultimi giri

Lo stesso Daniele Pontoni, cittì azzurro del cross, si è stupito quando per la prima volta ha assistito al “quarto d’ora granata” del più giovane dei due fratelli valdostani. Domenica scorsa a Namur, nella gara di Coppa del mondo coincisa con il ritorno sul fango di Mathieu Van Der Poel, Mattia Agostinacchio si è ripetuto. Testa bassa sul manubrio e gambe che martellano sui pedali, curva dopo curva, ostacolo dopo ostacolo. Il ragazzino di diciotto anni, che dal 2026 sarà nel WorldTour con i colori della EF Education-EasyPost, in quelle ultime due tornate ha tenuto lo stesso passo del sette volte campione del mondo del cross, mantenendo invariato il distacco e concludendo al tredicesimo posto la corsa. 

«L’anno scorso lo chiamavano il Re degli ultimi giri», la voce e lo sguardo sono quelli del fratello maggiore, Filippo Agostinacchio, che fino a tre settimane fa era preparatore di Mattia e lo ha visto crescere. «Quello che ha fatto a Namur lo ha fatto anche ai mondiali juniores a Liévin a febbraio e all’europeo di Middelkerke dello scorso novembre (con un successo in entrambe le prove, ndr)». 

UCI Cyclocross World Cup 2024-2025, Mathieu Van der Poel
Negli ultimi due giri a Namur il giovane valdostano a Namur ha tenuto gli stessi tempi di VDP
UCI Cyclocross World Cup 2024-2025, Mathieu Van der Poel
Negli ultimi due giri a Namur il giovane valdostano a Namur ha tenuto gli stessi tempi di VDP
Da dove nasce questa dote?

Mattia ha un motore anaerobico enorme, è una cosa che tanti atleti hanno. Si tratta della capacità di andare “a blocco” come si dice in gergo, per diversi minuti.

Quale aspetto fa la differenza?

La durata, il tempo che si riesce a restare in questa zona rossa senza andare fuori giri ed “esplodere” divide i buoni corridori dai campioni. E’ una qualità che tutti cercano su strada, perché ci si è resi conto essere quella utile per fare la differenza. Nel ciclocross la differenza la si vede di più perché è proprio una dote innata.

Ciclocross Salvirola 2025, Mattia Agostinacchio (foto Alessio Pederiva)
Mattia Agostinacchio nel suo quarto d’ora finale entra in un flow incredibile inanellando settori a ritmi elevatissimi (foto Alessio Pederiva)
Ciclocross Salvirola 2025, Mattia Agostinacchio (foto Alessio Pederiva)
Mattia Agostinacchio nel suo quarto d’ora finale entra in un flow incredibile inanellando settori a ritmi elevatissimi (foto Alessio Pederiva)
Cosa succede in Mattia?

Va detto che non sono quindici minuti continui, perché lo sforzo nel ciclocross è composto da tanti passaggi al di sotto del minuto. Mattia però è in grado di inanellare una serie di sforzi brevi fuori dal comune. Inoltre c’è un altro aspetto decisamente importante.

Quale?

Smette di fare errori. Non so spiegare cosa succede e perché, ma non sbaglia più nulla. Entra in un flow psicologico incredibile. Uno lo guarda da fuori e l’unica cosa che riesce a dire è: «Boh».

Mattia Agostinacchio, Namur, Coppa del mondo ciclocross, 2025, EF Education-EasyPost (Photopress.be)
Non solo una grande fase anaerobica, ma anche una trance agonistica che porta Mattia a non sbagliare nulla (Photopress.be)
Mattia Agostinacchio, Namur, Coppa del mondo ciclocross, 2025, EF Education-EasyPost (Photopress.be)
Non solo una grande fase anaerobica, ma anche una trance agonistica che porta Mattia a non sbagliare nulla (Photopress.be)
Partiamo dalla dote atletica, quanto è innata e quanto ci si può lavorare?

Sicuramente il suo background di fuoristrada lo aiuta molto. Mattia ha sempre corso in mountain bike e nel cross, questo porta il fisico a sviluppare certe doti. Tuttavia c’è anche una parte genetica, perché anche io ho questa qualità, anche se in percentuale minore. E’ un mix di genetica, ambiente in cui siamo cresciuti e risposta a questo ambiente

La parte tecnica, invece?

Quella deriva dal fatto che Mattia è cresciuto con una bicicletta accanto fin da che ha memoria. Già quando era piccolo, ancora prima di saper camminare, andava in giro con quelle biciclettine a spinta per bambini. Imparare a stare in equilibrio e andare in bici fin da subito gli hanno permesso di sviluppare qualità tecniche impareggiabili. 

Trasportare le qualità di Mattia Agostinacchio su strada sarà uno degli obiettivi della EF Education-EasyPost (Photors.it)
Trasportare le qualità di Mattia Agostinacchio su strada sarà uno degli obiettivi della EF Education-EasyPost (Photors.it)
In che senso?

Io ho iniziato a utilizzare la bicicletta da più grande e non ho quelle doti tecniche e di guida che Mattia ha. E forse non riuscirei mai ad eguagliarle, il lavoro da fare sarebbe addirittura troppo. 

Come si trasportano su strada questi quindici minuti finali di Mattia?

Credo sia l’equivalente di arrivare fresco e concentrato nei settori finali di una corsa. A livello di guida lo tradurrei nella capacità di guidare in gruppo quando la tensione sale, limare e restare davanti nei momenti concitati. Mentre la qualità atletica è quella che farebbe la differenza tra piazzarsi e vincere. La differenza su strada è che il quarto d’ora potrebbe essere continuo, o comunque fatto da intervalli più lunghi. Su strada corre da talmente poco tempo che non abbiamo idea dei margini possibili, ma ora che passa in EF Education-EasyPost è in ottime mani.

UCI Cyclocross World Cup 2024-2025, Mathieu Van der Poel

Dopo Namur e Faè, una sbirciata negli appunti di Pontoni

15.12.2025
6 min
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Ieri Daniele Pontoni era a Faè d’Oderzo, per il tradizionale Ciclocross del Ponte, che ha visto vittorie italiane di buon interesse. Filippo Fontana ed Elisa Ferri fra gli elite, Patrick Pezzo Rosola e Nicole Azzetti fra gli juniores. Contemporaneamente il cittì della nazionale ha seguito la Coppa del mondo di Namur e con lui abbiamo voluto fare il punto su quello che ha visto e in qualche modo quello che vedremo.

Che cosa ti è parso di Namur?

Più di quello che ho visto, è stato utile parlare con i ragazzi. Per quanto riguarda i primi, credo che senza la scivolata di Nys, Van der Poel e Thibau se la sarebbero giocata fino all’ultimo. Aver portato la suspense fino all’ultimo è qualcosa di interessante e sicuramente Nys in questo momento è uno degli atleti che può dare fastidio.

La rassegna di Middelkerke si era aperta con il bronzo di Nicole Azzetti fra le junior (qui insieme al cittì Pontoni)
Il cittì Pontoni agli europei di Middelkerke, un selfie per il bronzo di Nicole Azzetti fra le juniores
La rassegna di Middelkerke si era aperta con il bronzo di Nicole Azzetti fra le junior (qui insieme al cittì Pontoni)
Il cittì Pontoni agli europei di Middelkerke, un selfie per il bronzo di Nicole Azzetti fra le juniores
Van der Poel che torna e vince alla prima gara stupisce ancora Pontoni?

Anche lui ha fatto degli errori, è caduto, però lo ritengo ancora il numero uno. Chiaramente la sua supremazia non è stata netta come eravamo abituati. Ieri eravamo sul percorso più esigente del ciclocross moderno. Devi avere gamba, devi avere tecnica e soprattutto devi avere tanta testa e tanta forza di volontà. Perché credo che tutti, almeno una volta, un errore lo abbiano fatto. Quindi rialzarsi subito, partire e resettare è la dote maggiore di chi vuole andare bene a Namur.

In Sardegna abbiamo visto un grande Filippo Agostinacchio, che ieri ha avuto qualche problema…

Se guardiamo i tempi, a un certo punto i due fratelli erano da soli. Sono partiti in quinta e sesta fila e a metà gara erano da soli. Mentre Filippo stava tirando per suo fratello, è caduto. Ha preso un albero, si è fatto male alla spalla e in più un sasso gli è rimasto bloccato sotto la leva per cui la ruota non girava. E’ dovuto andare ai box. E’ ripartito parecchio indietro, ha perso tantissimo tempo e ha recuperato ancora rispetto a dove era. E’ andato forte anche ieri.

Chi è andato forte davvero è Mattia, il più piccolo…

Gli ultimi due giri che ha fatto dimostrano di che pasta sia fatto questo ragazzo. Parti dietro, arrivi davanti e hai ancora questo ultimo quarto d’ora? E’ una prova importante. Sapete che sono tifoso del Torino e allora il quarto d’ora di Mattia io lo paragono al “quarto d’ora granata” (il finale di partita del Grande Torino che negli ultimi 15 minuti di gioco accelerava e ribaltava anche le situazioni più difficili, ndr).

Ciclocross Salvirola 2025, Mattia Agostinacchio (foto Alessio Pederiva)
Mattia Agostinacchio e il fratello Filippo corrono con la Ef Education. Pontoni entusiasta del suo 13° posto a Namur (foto Alessio Pederiva)
Ciclocross Salvirola 2025, Mattia Agostinacchio (foto Alessio Pederiva)
Mattia Agostinacchio e il fratello Filippo corrono con la Ef Education. Pontoni entusiasta del suo 13° posto a Namur (foto Alessio Pederiva)
Mattia fa lo stesso?

Lui ha quel quarto d’ora che, quando si… accende, è un razzo. Tecnicamente guida da far paura e quindi questi sono i risultati. E non è una prestazione che mi stupisce. Mi ha meravigliato la prima volta, quando lo ha fatto a Lievin. Gli ho visto fare quell’accelerata nel Team Relay prima del ponte e quella è stata l’unica volta che mi ha stupito. Poi l’ha fatto altre volte, quindi per lui è la normalità. Il suo passaggio da junior a under 23 me lo sarei aspettato proprio come lo sta dimostrando in questo momento. Adesso aspetto solo che anche Viezzi torni ai suoi livelli…

E’ ancora un po’ indietro.

L’ho visto in leggera difficoltà, soprattutto in questo weekend, ma già dalla prossima settimana me lo aspetto di nuovo motivato al punto giusto per tornare anche lui ai vertici di categoria. Ne ha tutte le doti e so che andrà a prendersi quello che in questo momento non ha in mano.

Secondo te è più difficile per questi ragazzi correre la Coppa del mondo con le squadre e non con la nazionale?

Magari con la squadra in certi momenti sono anche più attrezzati da un punto di vista logistico. Sicuramente come staff credo che la nazionale dia qualcosa in più rispetto ai loro team. Io ho una venerazione per il mio staff, perché vedo quanto si impegnano e quanto lavorano. Una cosa che dico sempre ai ragazzi è che quei 10, 20, 50 o 100 watt in più di cui hanno bisogno nel momento di fare la differenza, devono prenderli dai colori azzurri.

Overijse incorona la Casasola, una prima storica
Casaola ha iniziato la stagione con il successo di Overijse, ora è alle prese con i postumi di una bronchite. Pontoni la aspetta
Overijse incorona la Casasola, una prima storica
Casaola ha iniziato la stagione con il successo di Overijse, ora è alle prese con i postumi di una bronchite. Pontoni la aspetta
Con le ragazze finora siamo andati a corrente alternata.

Abbiamo Sara Casasola che è ferma, perché ha ancora un po’ di problemi con la bronchite che non passa. Lei purtroppo lotta sempre con l’asma e quindi ieri non ha corso. Spero sia l’ultima sosta ai box da qui al mondiale e che finalmente si ristabilisca e possa ritornare nelle posizioni in cui l’abbiamo vista da inizio stagione. Ormai sono rientrate tutte le big, quindi primeggiare sarà più difficile, però credo che Sara abbia tutti i numeri e le doti per essere là davanti con loro.

Poi c’è anche Lucia Bramati che sta andando bene.

Ieri magari Lucia non è stata brillantissima come in altre occasioni, però ha dimostrato di fare la sua bella figura in questa categoria. E se invece vogliamo parlare degli juniores, chiaramente Giorgia Pellizotti ha già dimostrato in Coppa del mondo, nella sua categoria, di essere sicuramente una fra le prime tre ragazze al mondo. Ieri poi a Faè d’Oderzo abbiamo visto Azzetti che è ancora forte e fra gli uomini abbiamo Grigolini e Pezzo che vincono e ragazzi del primo anno come Dell’Olio, Cingolani e Bosio che arrivano. Gli ultimi due il prossimo anno potranno prendere sicuramente il posto di Grigolini e Pezzo Rosola.

Si costruisce il futuro?

L’ho già detto in passato, non stiamo costruendo anno per anno, ma ragioniamo a lungo termine. Ormai guardiamo anche le categorie degli allievi e delle allieve, perché dobbiamo cominciare a formare questi ragazzi perché siano pronti quando passeranno juniores.

Da sabato ad Anversa, tornerà nel cross anche Van Aert, qui primo a Benidorm nel 2024. Pontoni ha grandi attese per il duello con Van der Poel
Da sabato ad Anversa, tornerà nel cross anche Van Aert, qui primo a Benidorm nel 2024. Pontoni ha grandi attese per il duello con Van der Poel
Quali saranno i prossimi passi della nazionale?

Andremo in Coppa del mondo a Koksjide, con doppia convocazione per entrambe le prove: appunto quella del 21 e il 28 a Dendermonde. Gran parte degli atleti italiani faranno tutto il periodo in Belgio: qualcuno tornerà il primo gennaio, altri il 4. Quasi tutti faranno delle gare anche internazionali. Poi ci sarà il campionato italiano e subito dopo andremo a Benidorm per correre e fare il ritiro di ogni anno. Il sabato voleremo a Hoogerheide, poi tre giorni a casa e il mondiale di Hulst.

Ultima domanda: sabato ad Anversa ci sarà il primo duello Van der Poel-Van Aert: sarà il solito grande spot per il cross?

Per me gli atleti di spessore e di valore come questi possono far bene alla specialità. Non li chiamo ciclisti ma atleti, che fanno bene alla specialità, portano tanto pubblico e portano interesse. Da quelle parti magari non ne hanno tanto bisogno perché sono abituati, però nel resto del mondo vedere in televisione uno spettacolo come quello è qualcosa di speciale. Credo che la sfida si ripeterà fino al mondiale. E spero che dia una spinta all’eventuale candidatura olimpica per questa specialità

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, ciclocross 2025

La routine pre gara di Lucia Bramati: dalla colazione alla partenza

15.12.2025
5 min
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Lucia Bramati è reduce dalla trasferta di Namur, tappa di Coppa del mondo, ultimo appuntamento prima di preparare gli impegni in Belgio di Natale. Una gara partita in maniera sfortunata e che poi non ha preso la piega sperata, ma per la giovane della FAS Airport-Guerciotti-Premac quello di Namur rimane l’appuntamento più atteso dell’anno (in apertura foto Instagram).

«Ho un’amore per la gara di Namur – racconta con trasporto la crossista – che è davvero viscerale, ho avuto modo di correre lì solamente due volte ma mi sono bastate per innamorarmi di questa tappa di Coppa del mondo. L’atmosfera che si respira intorno alla gara è incredibile, quasi magica. Così come magico è il posto nel quale si corre, con questo castello circondato da un parco sconfinato. Inoltre è uno dei percorsi più tecnici di tutto il calendario, dove non si trova mai un metro di pianura. Il terreno è sempre molto morbido, con un fango tipico del Belgio. Se ti piace il ciclocross è bello correre in queste condizioni, tutto diventa più divertente».

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, ciclocross 2025
Lucia Bramati arriva da un’ottima top10 nella tappa di Coppa del mondo in Sardegna, mentre a Namur si è messa in mezzo la sfortuna
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, ciclocross 2025
Lucia Bramati arriva da un’ottima top10 nella tappa di Coppa del mondo in Sardegna, mentre a Namur si è messa in mezzo la sfortuna

I rituali del ciclocross

Siamo andati dall’atleta della FAS Airport Service-Guerciotti-Premac incuriositi dal sapere come funziona la routine pre-gara nel ciclocross. Una gara nella quale ci si gioca tutto in appena un’ora, dove ogni dettaglio è importante e gioca un ruolo chiave nella prestazione finale. Non c’è solo il riscaldamento e la corsa, ma una serie di attività e una routine quasi sacra da rispettare. 

«Siccome nel ciclocross – racconta Lucia Bramati – corriamo intorno alle 13 la sveglia suona sempre alle 8 del mattino. Mi alzo con calma e la prima cosa che faccio appena sveglia sono degli esercizi di respirazione che per me sono molto importanti. Li ho aggiunti quest’anno, da maggio infatti lavoro con una figura che mi sta dando una mano dal punto di vista della fiducia nei miei mezzi. Era un percorso di cui sentivo di aver bisogno e dal quale sto avendo dei riscontri positivi».

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, colazione, pane e marmellata
La prima colazione nel giorno di gara prevede pane e marmellata di pesca o albicocca
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, colazione, pane e marmellata
La prima colazione nel giorno di gara prevede pane e marmellata di pesca o albicocca
Sono esercizi particolari?

Semplice respirazione. Ho un video da seguire che mi aiuta a prendere un ritmo di respiro. Sono due esercizi da cinque minuti l’uno, per un totale di dieci minuti.

Finito vai a fare colazione?

La prima della giornata, che per me è fatta rigorosamente con pane tostato con burro d’arachidi e marmellata di pesca o albicocca. Molto semplice, ma è un abbinamento che mi piace molto e mi fa svegliare più felice. Anche perché poi andiamo a correre tra fango e freddo, una colazione che mi mette di buon umore me la merito (ride, ndr). 

Manca ancora tanto alla gara…

Infatti risalgo in stanza e faccio degli esercizi di risveglio muscolare.

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento riso, pasto pre gara
Una volta arrivata sul campo da cross, tre ore prima della gara, Lucia Bramati mangia una porzione di riso in bianco
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento riso, pasto pre gara
Una volta arrivata sul campo da cross, tre ore prima della gara, Lucia Bramati mangia una porzione di riso in bianco
Quando si parte verso il campo di gara?

Tre ore prima più o meno siamo sul posto. Lì faccio la seconda colazione, che consiste in un piatto di riso bianco con dell’olio. Di solito la porzione è intorno ai 120 grammi. Anche in questo caso un pasto molto semplice, ma lo preferisco. Prima di correre mi si chiude lo stomaco e faccio fatica a digerire. 

Mangi da sola o con i compagni?

Dipende dagli orari degli altri. In squadra abbiamo la fortuna di avere dei meccanici che non ci fanno mancare nulla e spesso capita che ce lo fanno trovare già pronto al camper. Altrimenti loro mettono il pentolone a bollire e noi cuciniamo il riso a seconda di quanti siamo. 

Siamo a tre ore dalla partenza, giusto?

Esatto. Finito di mangiare vado a fare un giro a piedi del percorso per vedere i punti più importanti. Se le condizioni meteo sono cambiate molto rispetto al giorno prima faccio un giro in bici sul percorso, per capire quali copertoni e che pressioni usare. Una volta sistemato l’aspetto tecnico risalgo in camper e resto tranquilla fino a un paio d’ore dal via. 

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento ciclocross
Se le condizioni sono cambiate tanto rispetto al giorno prima Lucia Bramati fa la ricognizione in bici, altrimenti a piedi
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento ciclocross
Se le condizioni sono cambiate tanto rispetto al giorno prima Lucia Bramati fa la ricognizione in bici, altrimenti a piedi
E poi?

Inizio a prepararmi, mi vesto con calma e faccio ancora i miei esercizi di respirazione. Gli stessi del mattino. Una volta pronta scendo e mi metto sui rulli per il riscaldamento in bici: un quarto d’ora per far girare le gambe. Niente variazioni di velocità o cose particolari, al massimo aumento leggermente per due o tre minuti. Il vero riscaldamento arriva su strada.

Spiegaci meglio…

I rulli non mi sono mai piaciuti molto, sento di non riuscire a scaldarmi bene. Così una volta finita la mia sessione sgancio la bici, aspetto cinque minuti, e faccio tre scatti da una trentina di secondi su asfalto. In quel momento capisco se sarà una bella giornata oppure no. 

Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento rulli
Il riscaldamento sui rulli dura quindici minuti e serve per mettersi in moto, una volta finito arrivano i tre scatti su strada
Lucia Bramati, FAS Airport Service- Guerciotti-Premac, riscaldamento rulli
Il riscaldamento sui rulli dura quindici minuti e serve per mettersi in moto, una volta finito arrivano i tre scatti su strada
Perché?

Se sto bene allungo leggermente lo scatto e faccio anche più di trenta secondi, non troppo ma diciamo che è un buon feedback. Terminato il riscaldamento torno al gazebo del team e sistemo le ultime cose. Il giorno prima della gara mi scrivo tutto sulle note del telefono: orario di partenza, quando andare in griglia, quando gli scatti, ecc…

In griglia quanto prima del via si arriva?

Di solito una quindicina di minuti e trovo quasi sempre mia mamma. Parlo con lei, mi distraggo un pochino e faccio avanti e indietro sul rettilineo di partenza per tenere sempre le gambe calde e pronte. Anche perché nel ciclocross la partenza è fondamentale. Tengo ancora monitorato il respiro e aspetto che il semaforo diventi verde. 

Mathieu Van der Poel, vacanze 2025, California (immagine Instagram)

Torna Van der Poel e Namur diventa il centro del mondo

13.12.2025
5 min
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Sarà il periodo dell’anno e magari anche la sensazione che mancasse qualche pezzo, il ritorno di Van der Poel nel ciclocross fa pensare alla fine di un’attesa messianica, che sarà completa sabato prossimo, quando ad Anversa tornerà anche Van Aert. E quello sarà il primo derby nel fango, il primo dei cinque scontri fra i due giganti.

Van der Poel è tornato a inizio settimana dalla Spagna e il fatto che per debuttare abbia scelto Namur fa pensare che il suo livello sia davvero molto alto. L’olandese non è uno che corre sapendo di essere battuto ed evidentemente i suoi riscontri sono all’altezza della situazione.

«Fino a qualche anno fa – commenta il suo team manager Christoph Roodhooft – non avrebbe osato ripartire da Namur. Ma come atleta, si è evoluto a un livello tale che è pronto per debuttare su un percorso così impegnativo. Avrebbe potuto rendersi le cose molto più facili scegliendo il prossimo fine settimana, con Anversa e Koksijde. Inizialmente, era quello il punto di partenza della sua stagione, ma Mathieu si sente bene e ha abbastanza fiducia in se stesso per affrontare questa sfida. Mi aspetto che vinca? In ogni gara di ciclocross a cui Mathieu partecipa, ci aspettiamo che vinca. Se lo aspetta lui stesso, se lo aspettano tutti».

L'ultima vittoria 2025 di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L’ultima vittoria 2025 su strada di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L'ultima vittoria 2025 di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!
L’ultima vittoria 2025 su strada di Van der Poel è quella di Geraardsbergen al Renewi Tour: che fatica battere De Lie!

Quattro settimane di stop

Sembra di rileggere le parole pronunciate ieri da Giuseppe Martinelli, sia pure nel diversissimo ambito delle corse a tappe. La filosofia però è la stessa e la capacità e la facilità di prepararsi alla gara non correndo, unite all’immensa classe dell’atleta in questione, fa sì che la vittoria sia la prima delle opzioni. Non l’unica, ma quasi.

Van del Poel ha chiuso la stagione estiva a metà settembre con l’amaro in bocca per il 29° posto ai mondiali di mountain bike di Crans Montana, su cui invece puntava molto. La mountain bike continua a respingerlo, il gap tecnico sembra incolmabile. Sarà curioso vedere se presto o tardi deciderà di metterci una pietra sopra, concentrandosi sul ciclocross dove vincere invece gli viene molto più… facile.

«Ho riposato per un periodo più lungo del solito – ha spiegato ieri – la mia stagione si è conclusa prima rispetto agli anni precedenti (la foto Instagram di apertura lo ritrae in California, ndr). Questo mi ha dato l’opportunità di prendermi quattro settimane di riposo, poi ho ripreso ad allenarmi in Belgio. Due settimane dopo mi sono trasferito nella mia base in Spagna per continuare a potenziarmi e aumentare gradualmente l’intensità».

Nel passaggio alla MTB, Van der Poel non è ancora riuscito nella magia di colmare il gap tecnico dagi avversari (foto Alpecin-Deceuninck)
Nel passaggio alla MTB, Van der Poel non è ancora riuscito nella magia di colmare il gap tecnico dagi avversari (foto Alpecin-Deceuninck)

Gareggiare per non allenarsi

Il cross per allenarsi meno: questa è l’unica concessione che specialisti di questa grandezza fanno ai vecchi concetti della preparazione, eccezione all’infallibilità delle tabelle.

«Il fatto di avere un programma di 12-13 gare di ciclocross – ha spiegato – ha un senso. La seconda metà di dicembre offre sempre più opportunità di gara e finché sono in Belgio, preferisco gareggiare piuttosto che allenarmi. Ho guardato i percorsi e ho scelto le gare che mi sono sempre piaciute di più. Il fatto che molte di queste si svolgano nei dintorni di Anversa è un bel vantaggio».

Lo stesso ragionamento fatto da Van Aert. Le energie sono un capitale da salvaguardare e ridurre i viaggi gli permette di continuare con il cross, prendendone solo il positivo.

L’ottavo mondiale

L’obiettivo principale sono i mondiali di Hulst, che in caso di vittoria porterebbero a 8 il suo bilancio iridato. Sentendolo parlare, la sensazione è che fosse stanco di allenarsi e che non vedesse l’ora di riattaccare il numero sulla schiena.

«E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ho corso a Namur – ha raccontato – e il percorso mi è sempre piaciuto. Mi sento pronto. Finora non ho fatto una grande preparazione specifica, ad eccezione di due sessioni: una martedì e l’altra giovedì. Gli ultimi due giorni invece sono stati più blandi. Dopo l’allenamento di giovedì, ne ho programmati due più facili per essere fresco e riposato sulla linea di partenza. Non è molto, ma l’anno scorso è bastato. Le aspettative sono alte. Forse sono un po’ al di sotto del livello del 2024, ma credo che possa bastare per giocarmi la vittoria».

Campionati europei ciclocross 2025 - Middelkerke, Thibau Nys
Thibau Nys (qui agli europei) quest’anno ha già vinto due volte in Coppa del mondo: a Tabor e Flamanville
Campionati europei ciclocross 2025 - Middelkerke, Thibau Nys
Thibau Nys (qui agli europei) quest’anno ha già vinto due volte in Coppa del mondo: a Tabor e Flamanville

Il confronto con Nys

Immaginiamo la pressione che il suo ritorno stia mettendo addosso a coloro che sono stati protagonisti fino a questo momento. In particolare sarà molto interessante assistere al primo confronto di stagione con Thibau Nys, indicato da più parti come il possibile sfidante.

«Mi pare di aver capito che Nys sia diventato il nuovo punto di riferimento – ha detto Van der Poel – mentre Nieuwenhuis continua a confermarsi. A Namur, in particolare, bisogna stare attenti a Michael Vanthourenhout (vincitore della Coppa del mondo di Marceddì, ndr) e Toon Aerts. E Cameron Mason ha chiaramente fatto un passo avanti. Ci sono molti sfidanti. Come ogni anno infine, presto troverò anche Van Aert. Ognuno di noi ha la sua preparazione, soprattutto in vista delle classiche di primavera. Questo significa che ci incrociamo di tanto in tanto. Come ci confronteremo quest’inverno sarà presto chiaro, basterà aspettare una settimana. Speriamo di poter offrire un bello spettacolo ai tifosi».

Filippo Agostinacchio, ciclocross, EF Education EasyPost (foto Alessio Pederiva)

La settimana tipo del crossista: parola a Filippo Agostinacchio

11.12.2025
6 min
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L’ottavo posto nella prova di Coppa del mondo di ciclocross in Sardegna ha mostrato un Filippo Agostinacchio in grande spolvero. L’atleta valdostano era solamente alla sua seconda gara sul fango, in questa particolare stagione invernale che lo vedrà correre con i colori della EF Education EasyPost, prima di indossare anche la maglia della Biesse Carrera Premac in primavera. In Valle d’Aosta il freddo picchia forte e si fa sentire, trovare lo spazio per uscire in bici e allenarsi non è semplice e si devono fare i conti con tanti fattori. Eppure i lavori fatti dal più grande dei due fratelli ciclisti lo ha portato a vedere la top 10 in una delle gare più importanti della sua stagione sul fango (in apertura foto Alessio Pederiva). 

L’assist è pressoché perfetto e così insieme al ventiduenne di Aosta, che intanto porta avanti i suoi studi in Scienze Motorie e Sportive, andiamo a curiosare nella sua “settimana tipo” nel ciclocross. 

«La prima cosa che ho notato – racconta Filippo Agostinacchio – è di avere una buona condizione ma di aver bisogno di qualche ora in più in sella, per migliorare la guida e la tecnica. Il ginocchio che mi aveva fatto leggermente tribolare a novembre ora sta meglio e riesco a gestire bene tutto tra carichi di allenamento e gare».

Filippo Agostinacchio, ciclocross, EF Education EasyPost (foto A. Di Donato)
Quando il calendario del cross propone impegni ravvicinati dopo la gara Agostinacchio dedica dieci minuti al defaticamento (foto Alessandro Di Donato)
Filippo Agostinacchio, ciclocross, EF Education EasyPost (foto A. Di Donato)
Quando il calendario del cross propone impegni ravvicinati dopo la gara Agostinacchio dedica dieci minuti al defaticamento (foto Alessandro Di Donato)
Allora partiamo con la settimana tipo, iniziamo con il giorno dopo la gara…

In teoria già dopo la corsa della domenica (al momento il calendario di Agostinacchio prevede una gara a settimana, ndr) dovrei fare dieci minuti di defaticamento. Quando corro meno, come in questo periodo non lo faccio sempre. Se gli appuntamenti aumentano e diventano ravvicinati allora sì.

Adesso arriviamo al lunedì?

Giorno di scarico in cui faccio un’uscita di un’ora e mezza con la bicicletta da cross sulla quale monto le ruote da strada e pedalo su asfalto. Preferisco tenere la bici che uso per le gare per non avere variazioni nella seduta, le posizioni tra cross e strada cambiano sempre un pochino. Nel pedalare cerco di non guardare i numeri, diciamo che vado a spasso. Qualche volta l’occhio cade sul computerino che segna sempre tra Z0 e Z1 in termini di potenza. Se riesco pedalo in compagnia e faccio la classica sosta bar. 

Filippo Agostinacchio, ciclocross, EF Education EasyPost
Dopo il giorno di scarico, su strada, il martedì Agostinacchio riprende gli allenamenti in un campo di cross vicino a casa
Filippo Agostinacchio, ciclocross, EF Education EasyPost
Dopo il giorno di scarico, su strada, il martedì Agostinacchio riprende gli allenamenti in un campo di cross vicino a casa
Siamo a martedì?

Si parte con una pedalata su strada in Z2 per riscaldarmi. Poi vado a fare i lavori specifici su un campo da cross che ho dietro casa in modo da tenermi allenato anche sulla tecnica di base. Un giro del circuito corrisponde a tre chilometri, quindi circa sette minuti di percorrenza se fatto a tutta. Il martedì lavoro sul VO2 Max e divido l’allenamento così: faccio un giro a ritmo gara alternato a uno di riposo, per tre volte. Una volta terminato aggiungo degli sprint da trenta secondi da seduto.

Perché da seduto?

Per il cross è più utile visto che in gara non capita spesso di alzarsi sui pedali per rilanciare l’andatura. Questi sprint mi servono per simulare l’uscita di curva e situazioni che ritrovo in corsa. Di solito effettuo anche qualche variazione di cadenza per simulare i diversi terreni sui quali mi trovo a correre. 

Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Il mercoledì Agostinacchio lo dedica al lungo, per tenere allenata anche la parte aerobica
Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Il mercoledì Agostinacchio lo dedica al lungo, per tenere allenata anche la parte aerobica
Mercoledì?

E’ il giorno del lungo, se riesco prendo la macchina per andare verso Verres, dove il sole spunta prima da dietro i monti e fa leggermente più caldo. Per il lungo rimango nell’ordine delle quattro ore e mezza o cinque. Solo se c’è una gara importante diminuisco il volume e faccio tre ore e mezza. E’ un allenamento importante per mantenere una base aerobica e perché torna utile quando poi tornerò a correre su strada. Anche in questo caso meglio allenarsi in compagnia e fermarsi ogni tanto per riscaldarsi e socializzare. 

Si entra nella seconda parte della settimana…

Giovedì ritorno sul campo da cross per allenare la tecnica di base. Prima però faccio un paio d’ore in Z2 su strada, sempre utilizzando la bici da ciclocross. Una volta finito entro nel percorso e mi metto a girare a buon ritmo, guido, salgo e scendo dalla bici, porto la bici in spalla, salto ostacoli. Insomma alleno tutti gli aspetti tecnici. Al termine inserisco sempre una decina di sprint brevi, anche meno di dieci secondi, per tenere la gamba allenata. 

Venerdì cosa prevede il menu?

Mi regolo in base al viaggio, di solito si corre la domenica quindi il venerdì ci si sposta nella località di gara. Se riesco metto un’oretta di scarico, altrimenti faccio riposo completo e si passa al giorno successivo.

Sabato, vigilia della gara. 

Si fa un allenamento di un’ora e mezza, massimo due, con una prima parte su strada per riscaldarsi. Poi si entra nel percorso, faccio i primi giri piano per studiare e capire bene come approcciare i passaggi più delicati. Una volta memorizzato mi metto a ritmo gara per sbloccare la gamba dopo il giorno di riposo. Al termine di tutto inserisco qualche prova di partenza e qualche sprint sui dieci secondi. Domenica si corre e poi riparte la settimana. 

Filippo Agostinacchio, ciclocross, EF Education EasyPost, core, allenamento, corpo libero
Durante la settimana non mancano gli esercizi per il core e la palestra
Filippo Agostinacchio, ciclocross, EF Education EasyPost, core, allenamento, corpo libero
Durante la settimana non mancano gli esercizi per il core e la palestra
Apriamo il capitolo palestra?

Certo. Preferisco farla lontana dalle gare perché mi sono reso conto di fare più fatica a recuperare da questo tipo di allenamento, quindi la inserisco il martedì. Dopo l’allenamento in bici aspetto quattro ore e la sera vado in palestra. Faccio sempre qualche lavoro per potenziare il core e poi i classici esercizi: stacchi, squat e qualcosa di pliometria per allenare forza e velocità. Durante la settimana inserisco sempre anche due sessioni di allenamento a corpo libero, per rinforzare la schiena: solitamente lunedì e venerdì. 

Ultima domanda, fai anche qualche sessione di corsa a piedi?

Una a settimana. Una trentina di minuti prima di colazione, solo perché mi dà fastidio correre senza aver digerito. Mi gestisco abbastanza liberamente quando inserire la corsa, di solito è il lunedì, oppure la faccio nel giorno del lungo e tolgo trenta minuti di bici.

Coppa del mondo ciclocross, Marceddì, Terralba, Sardegna, dicembre 2025, Filippo Agostinacchio

Nell’ombra di Vanthourenhout brilla un grande Agostinacchio

07.12.2025
5 min
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MARCEDDI’ – Ad avere l’occhio un po’ allenato si era visto da ieri che Michael Vanthourenhout fosse quello più in palla, il candidato più convincente per la vittoria. Soltanto Sweek alle sue spalle, avendo in palio la testa della Coppa del mondo, ha provato a impensierirlo, ma alla fine si è fatto infilare anche da Nieuwenhuis, che ha colto il secondo posto. In questo tripudio nordico, non poteva passare inosservato l’ottavo posto di Filippo Agostinacchio: seconda gara di stagione e prima top 10 in Coppa del mondo. Nonostante sia una maschera di fango nero, il valdostano ha gli occhi che sfavillano per la soddisfazione e un po’ di sorpresa.

La corsa ha avuto ritmi frenetici. A differenza delle donne, gli uomini hanno pestato sui pedali con una potenza spaventosa: anche per questo le loro facce alla fine sono più sudice. Passavano così forte da sollevare l’acqua come motoscafi: un’acqua copiosa, come neanche ieri, che ha reso il percorso meno veloce e piuttosto impegnativo.

«Sinceramente non mi aspettavo di andare così bene – dice Agostinacchio – anche se sapevo di avere una discreta condizione. Già a Torino, che avevo preso la bici da 20 giorni, sentivo la gamba buona. Sono passate due settimane, ho rifinito un po’ la condizione e diciamo che oggi è andata sopra le aspettative. Ho fatto un errore il secondo giro per la foga di ritrovarmi davanti. Ho provato a recuperare un po’ di posizioni in un punto un po’ critico e sono caduto. Però per il resto penso di aver fatto pochissimi errori».

Qualche errore tecnico

Indossa la maglia della EF Education. La sua vicenda contrattuale ve l’abbiamo già raccontata, per cui conclusa la stagione del cross, Agostinacchio tornerà nelle file della Biesse-Carrera in attesa di passare nel WorldTour dal 2027. E se le strette di mano possono non bastare, questo suo pedalare selvaggio e potente si trasformerà di certo nel miglior biglietto da visita.

«Ovviamente è la seconda gara – prosegue dalla sua maschera nera – quindi qualche errore di più a livello tecnico l’ho fatto. Infatti dovevo recuperare ogni volta dopo i pezzi di sabbia. Diciamo che giro dopo giro mi sono sentito sempre meglio, anche nei pezzi tecnici. Ho preso un po’ di confidenza e alla fine negli ultimi due giri, quando ho visto che mi stavo giocando la top 10, ho dato tutto. Sinceramente è incredibile ottenere la mia prima top 10 di Coppa in Italia, con il pubblico che mi gasava un botto».

Dopo Agostinacchio, per gli italiani si sono piazzati al 14° posto Ceolin e 16° il tricolore Bertolini (foto A. Di Donato)
Dopo Agostinacchio, per gli italiani si sono piazzati al 14° posto Ceolin e 16° il tricolore Bertolini (foto A. Di Donato)
Dopo Agostinacchio, per gli italiani si sono piazzati al 14° posto Ceolin e 16° il tricolore Bertolini (foto A. Di Donato)
Dopo Agostinacchio, per gli italiani si sono piazzati al 14° posto Ceolin e 16° il tricolore Bertolini (foto A. Di Donato)

La campagna del Belgio

A lui il percorso è piaciuto. E forse per un atleta ancora in cerca della miglior condizione il fatto che non ci fosse un grande dislivello è stato un fattore positivo. La gamba ora verrà e gli permetterà di affrontare i percorsi in arrivo con altra solidità. A partire da Namur la prossima settimana.

«Un percorso divertente – dice Agostinacchio – è un peccato che ci fossero quelle pozze d’acqua che hanno un po’ infangato il tutto, però è stato divertente. La prossima settimana sarò a Namur e poi c’è tutta la campagna di Natale in Belgio. Pontoni lo sento abbastanza spesso, è anche il mio CT del gravel, quindi siamo sempre in contatto. Diciamo che il bello potenzialmente sta per cominciare».

Un giorno indimenticabile

Fa per allontanarsi e dalla transenna gli passano una borraccia così bianca che rende la sua faccia nera ancora più nera. Poi un bambino gliela chiede e lui dice di sì. E quando fa per allontanarsi, i tifosi lo circondano e gli chiedono di fare un po’ di selfie. Vi aspettereste che dopo una gara così faticosa e di rincorsa sia poco lucido, invece è lui a valutare la situazione e dire al ragazzino: «Metti il grandangolo, così ci stiamo tutti».

La foto viene scattata e immortala una giornata indimenticabile per il grande dei fratelli Agostinacchio. Anche in sala stampa volano gli apprezzamenti. Ci chiedono se lo vedranno ancora al Nord, gli diamo appuntamento a Namur. A noi non resta che scrivere.

Coppa del mondo ciclocross, Marceddì, Terralba, Sardegna, Lucinda Brand

La Sardegna di Lucinda, quasi un debito d’onore

07.12.2025
5 min
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MARCEDDI’ – Sin dal mattino si era capito che Lucinda Brand fosse una sorta di eroina locale. I suoi giorni dello scorso anno, quando annullata la gara rimase per fare lezioni ai bambini, non sono stati dimenticati. I sardi sono gente grata e quando l’hanno vista tornare, si sono sbracciati. Hanno disegnato striscioni che inneggiavano il suo nome. E quando l’hanno vista avvantaggiarsi spingendo forte, l’hanno incitata anche più di quanto abbiano fatto con le atlete italiane di cui magari non conoscevano il nome.

Lucinda Brand ha vinto la prova italiana di Coppa del mondo accelerando da seduta con la grande potenza di cui dispone. Ha scavato un solco fra sé e le due connazionali alle sue spalle: Shirin Van Anrooj che ha tirato sempre l’inseguimento e Aniek Van Alphen, che nell’ultimo giro ha ringraziato ed è andata a prendersi il secondo posto. Dopo aver tagliato il traguardo e prima delle interviste televisive, Brand si è guardata intorno, ha visto il mare e si è messa in acqua per togliersi di dosso la sabbia e il fango. Inutile sottolineare che gli obiettivi dei fotografi si siano avventati e l’inquadratura è diventata ancora più suggestiva quando al quadro si è aggiunta anche Van Anrooij. Compagne di Lidl-Trek e di cross con la Baloise Glowi Lions.

Partenza alle 13,15 dal porticciolo di Marceddì: 16 gradi
Partenza alle 13,15 dal porticciolo di Marceddì: 16 gradi
Partenza alle 13,15 dal porticciolo di Marceddì: 16 gradi
Partenza alle 13,15 dal porticciolo di Marceddì: 16 gradi

Lucinda Brand la agganciamo dopo l’antidoping ed è sorridente come quando si guardava intorno sul podio. C’è il tempo per poche domande, perché poi partirà la gara degli uomini e si dovrà correre di nuovo fra pineta, mare e prati zuppi d’acqua. Lei sorride, i registratore cattura le risposte.

Sei sembrata un’eroina locale, che effetto fa avere così tanti tifosi in Sardegna?

E’ davvero bello vedere come tutti abbiano fatto il tifo per me e i ragazzi del club di qui super entusiasti. E’ bello vedere che il nostro sport non è così popolare solo vicino a casa, nel Nord Europa, ma anche in luoghi così lontani…

Che tipo di gara è stata?

Piuttosto difficile. E’ un percorso super veloce, ma c’erano alcuni settori con la sabbia e alcuni passaggi sul fango davvero difficili. Ovviamente questo si somma e soprattutto se non hai la linea perfetta, ti mette in difficoltà. Rallenti nel fango e poi non è mai facile tornare a fare alte velocità. Penso che sia strano da dire, ma è stato bello avere così tanta acqua sul percorso, perché ci ha permesso di mandare via un po’ di sabbia.

Sei venuta qui perché dovevi tornare dopo l’anno scorso?

Sì, più o meno è andata così. Voglio dire, era giusto farlo, no? L’anno scorso non siamo riusciti a correre e volevo comunque provarci un’altra volta. In più venire in Sardegna si adattava al mio programma e questa ovviamente era la cosa più importante. E’ stato bello.

Con la vittoria di Marceddì, Lucinda BRand ha colto la 9ª vittoria stagionale
Con la vittoria di Marceddì, Lucinda Brand ha colto la 9ª vittoria stagionale
Con la vittoria di Marceddì, Lucinda BRand ha colto la 9ª vittoria stagionale
COn la vittoria di Marceddì, Lucinda Brand ha colto la 9ª vittoria stagionale
E’ strano correre con sedici gradi nel pieno dell’inverno?

Sono condizioni diverse, ovviamente, ma anche a Benidorm troveremo una situazione simile. Inoltre, per fortuna, all’inizio della stagione il tempo è ancora piuttosto bello anche nei Paesi Bassi e in Belgio. Quindi da una parte ci siamo abituati, dall’altro questo è un clima diverso e per questo penso che sia stato divertente venire e trovare che aveva piovuto tanto anche qui.

Tre olandesi sul podio, che cosa significa?

I Paesi Bassi sono davvero forti, soprattutto con le donne. Fortunatamente in questa stagione abbiamo già avuto parecchi podi internazionali, è anche bello vedere il proprio Paese che si comporta così bene. Ma sono anche felice quando abbiamo altre nazionalità sul podio perché è importante per lo sport in genere che più nazionalità che lottino per la vittoria.

Ora andrai al ritiro della Lidl-Trek in Spagna?

No, ne ho già fatto uno. Ora torno in Belgio, mi rimetto a posto e mi preparo per le prossime gare di cross.

Che cosa vuoi dire ai tuoi tifosi sardi?

Prima di tutto voglio salutarli. E poi adesso potrebbero essere loro a venire lassù per vedere l’atmosfera e come funziona il ciclocross da quelle parti. E però devo ringraziarli per aver messo a nostra disposizione il camper, il gazebo e le strutture di questa trasferta. Per noi si è trattato solo di volare ed è molto facile affrontare una trasferta quando si ha tanto appoggio.